Cane e ciliegie: può mangiarle?
Le ciliegie, con il loro sapore dolce e succoso, sono un frutto amatissimo durante la stagione estiva. Ma ti sei mai chiesto se il tuo cane può mangiarle? È una domanda comune tra i proprietari di cani che desiderano condividere le delizie estive con i loro amici a quattro zampe. Vediamo insieme i benefici, i rischi e le precauzioni da prendere prima di dare questo frutto al tuo cane.
Benefici delle ciliegie per i cani
Le ciliegie sono ricche di nutrienti benefici che possono essere utili anche per i cani:
Antiossidanti: contengono vitamina C e beta-carotene, due potenti antiossidanti che aiutano a combattere i radicali liberi e a sostenere il sistema immunitario del cane.
Minerali: sono una buona fonte di potassio, che è essenziale per la funzione muscolare e nervosa.
Fibre: La fibra presente nelle ciliegie può aiutare a mantenere la salute digestiva del cane.
Rischi delle ciliegie per i cani

Nonostante i benefici, le ciliegie presentano anche dei rischi significativi per i cani:
Nocciolo: Il rischio principale è rappresentato dall’ingestione del nocciolo. I noccioli contengono cianuro, che è tossico se ingerito in grandi quantità. Inoltre, i noccioli possono causare occlusioni intestinali, soprattutto nei cani di taglia piccola o media.
Zuccheri: contengono molti zuccheri naturali, che non sono ideali per la dieta dei cani. Un eccesso di zuccheri può portare a problemi digestivi e, a lungo termine, a condizioni come il diabete.
Effetto lassativo: come le prugne, hanno un effetto lassativo che può causare diarrea nei cani se consumate in grandi quantità.
Quante ciliegie dare al cane e come farlo
Se decidi di dare ciliegie al tuo cane, è importante farlo con moderazione e prendendo alcune precauzioni:
Rimozione del nocciolo: Assicurati sempre di rimuovere il nocciolo e il gambo prima di dare le ciliegie al tuo cane. Anche una piccola quantità di cianuro può essere pericolosa.
Quantità limitata: Per un cane di taglia piccola, una ciliegia ogni tanto può essere sufficiente. Per i cani di taglia media, una ciliegia al giorno può essere adeguata, mentre per i cani di taglia grande, si possono dare due o tre ciliegie al giorno, ma non tutti i giorni, per evitare fermentazioni intestinali.
Cosa fare se il cane mangia il nocciolo
Se il tuo cane dovesse accidentalmente mangiare una ciliegia con il nocciolo, è importante agire rapidamente:
Consulta il veterinario: Contatta immediatamente il tuo veterinario per ricevere consigli su cosa fare. Potrebbe essere necessario indurre il vomito o eseguire un’endoscopia per rimuovere il nocciolo.
Monitoraggio: Se il nocciolo è già passato nello stomaco, il veterinario potrebbe suggerire di monitorare il cane per segni di disagio o occlusione intestinale. Non aspettare che i sintomi peggiorino; un intervento tempestivo può prevenire complicazioni gravi.
Conclusioni
In conclusione, le ciliegie possono essere un’aggiunta occasionale alla dieta del tuo cane, ma solo se somministrate con attenzione. Rimuovi sempre i noccioli e limita la quantità di ciliegie per evitare problemi digestivi e di salute. Come sempre, consulta il tuo veterinario prima di introdurre nuovi alimenti nella dieta del tuo cane per garantire che siano sicuri e appropriati. Con le giuste precauzioni, puoi condividere il piacere di questo delizioso frutto estivo con il tuo cane, in modo sicuro e salutare.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Il cane non mastica il cibo, perché?
Chi vive con un cane lo sa: spesso mangia così in fretta che ci si chiede se abbia effettivamente masticato. A volte il pasto finisce prima ancora che noi abbiamo avuto il tempo di sederci a tavola! Ma perché i cani non masticano come facciamo noi? È un comportamento normale o c’è qualcosa da correggere? Vediamolo insieme.
Masticazione? Non come ce la immaginiamo noi
Prima di tutto, è importante capire che il cane non è progettato per masticare il cibo a lungo, come fanno gli esseri umani. I cani sono carnivori, e il loro modo di mangiare rispecchia la loro natura. Anche quando un cane mastica, lo fa in maniera molto diversa rispetto a noi: qualche morso veloce, poi via con la deglutizione.
Negli erbivori e onnivori, la masticazione è una fase importante della digestione, perché la saliva contiene enzimi (come l’amilasi) che iniziano a scomporre i carboidrati già in bocca. Nei cani, questo processo non avviene, perché non possiedono amilasi salivare. La loro digestione comincia davvero solo una volta che il cibo arriva nello stomaco.
Inoltre, i cani non hanno bisogno di “assaporare” ciò che mangiano per capire se è tossico o meno. I vegetali velenosi in natura, ad esempio, spesso hanno un sapore amaro facilmente riconoscibile. Ma per un carnivoro questa difesa naturale non serve molto. Quindi il cane tende a divorare il cibo, non a gustarlo.
Ma alcuni cani ingoiano tutto senza nemmeno un morso… perché?

Una cosa è masticare poco, un’altra è non masticare affatto. E ci sono cani che, letteralmente, ingoiano il boccone intero. Vediamo alcune delle cause più comuni.
1. È un cane vorace
Questa è la causa più diffusa. Alcuni cani, per indole o per razza, hanno un approccio molto vorace al cibo. Pensiamo al Labrador: uno dei campioni in questo senso. In questi casi, il cane non ha un buon sistema di autoregolazione e tende a divorare tutto il pasto in pochi secondi, anche a rischio di ingoiare cose non commestibili, come plastica o carta.
Questo comportamento, se non gestito, può portare a problemi seri, come occlusioni intestinali, soprattutto se il cane ingoia oggetti interi senza masticarli. Anche se lo stomaco del cane è molto resistente e in grado di digerire anche pezzi di cibo molto grandi, non è fatto per gestire materiali non digeribili.
2. È ansioso
Alcuni cani mangiano rapidamente non per fame, ma perché sono stressati o ansiosi. Questo comportamento, a volte, può trarre in inganno: sembra fame, ma è una reazione emotiva. Un po’ come noi quando mangiamo compulsivamente per nervosismo.
In questi casi, l’ansia va affrontata alla radice. Le ciotole anti-ingozzamento (quelle a forma di labirinto) possono aiutare, ma non sono la soluzione al problema. Anzi, se usate senza lavorare sull’ansia vera e propria, possono aumentare la frustrazione del cane.
3. Ha dolore ai denti
Anche se meno frequente, è possibile che il cane eviti di masticare perché ha dolore in bocca. Problemi ai denti o alle gengive possono rendere la masticazione scomoda o addirittura dolorosa. In questi casi, il cane potrebbe tenere il cibo in bocca per qualche secondo, ma poi lo ingoia intero per evitare di masticare.
Cosa fare se il cane non mastica?
Prima di tutto, bisogna capire il motivo. Non tutti i cani che mangiano in fretta lo fanno per le stesse ragioni. Proviamo a porci alcune domande:
- Il cane è sottopeso o in perfetta forma?
- Ha fame perché mangia poco o è vorace anche se è in sovrappeso?
- È tranquillo mentre mangia o mostra segni di ansia?
- Come sono i suoi denti? Ha alito cattivo, gengive infiammate, difficoltà a masticare snack duri?
Rispondere a queste domande può aiutarci a inquadrare meglio la situazione. Ma se il dubbio persiste, è sempre meglio rivolgersi a un veterinario esperto in nutrizione.
Qualche strategia utile
Nel frattempo, ci sono alcune cose che puoi fare per aiutare il tuo cane a mangiare in modo più sereno e sicuro:
- Evita di usare ciotole anti-ingozzamento a caso. Possono andare bene solo se inserite in un percorso più ampio di gestione dell’ansia o della voracità.
- Suddividi il pasto in porzioni più piccole. Puoi offrirle una alla volta, magari distribuendole in diverse zone della casa, per rallentare la velocità di assunzione.
- Usa il cibo come stimolo mentale. Nascondi piccole quantità di cibo in giochi interattivi o tappeti olfattivi per rendere il pasto un momento più “lento” e coinvolgente.
- Se sospetti dolore, prova a offrire cibo umido o omogeneizzato. È più facile da deglutire e non richiede sforzo da parte dei denti.
In conclusione
Non tutti i cani masticano, ed è normale fino a un certo punto. Ma quando il comportamento diventa eccessivo, va osservato con attenzione. La velocità con cui un cane mangia può dirci molto sul suo stato fisico e mentale.
Indagare le cause con l’aiuto di un professionista può fare la differenza per la salute del cane, sia in termini digestivi che comportamentali. E ricordiamoci sempre che anche un comportamento semplice come il modo in cui un cane mangia può essere una finestra importante sul suo benessere.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Cibo umano per cani: cosa si può dare e cosa no
Condividere il cibo con il nostro cane è un gesto d’affetto spontaneo, ma non tutto ciò che mettiamo a tavola è adatto alla sua salute. In questo articolo vedremo quali alimenti possono essere dati con serenità, quali richiedono precauzioni e quali sono assolutamente da evitare.
L’evoluzione del cane e il cibo umano
L’uomo e il cane convivono da migliaia di anni, influenzandosi a vicenda anche dal punto di vista alimentare. Seppur discendente dal lupo, il cane si è evoluto come carnivoro opportunista, sviluppando una maggiore capacità di digerire alcuni amidi e adattandosi al cibo umano. Tuttavia, ciò non significa che tutto ciò che mangiamo sia adatto alla sua dieta.
Cibo umano per cani: Attenzione prima di iniziare!
Prima di elencare i cibi consentiti e quelli vietati, è importante chiarire alcuni punti:
- Il cibo umano non deve sostituire una dieta bilanciata per il cane.
- Alcuni alimenti possono essere adatti a un cane, ma non a un altro, in base a patologie o intolleranze.
- Per qualsiasi dubbio, è sempre meglio consultare un veterinario prima di introdurre nuovi alimenti.
Quale cibo umano si può dare al cane?

Ci sono alcuni alimenti che possiamo dare con maggiore tranquillità al nostro cane, ovviamente nelle giuste quantità e senza eccessi:
- Carne cotta: pollo, tacchino, manzo e maiale senza ossa e senza condimenti eccessivi.
- Pesce cotto: ricco di Omega 3, ma deve essere ben deliscato.
- Uova: ottima fonte di proteine, meglio cotte per evitare problemi batterici.
- Riso, pasta e patate: ben cotti e senza condimenti pesanti, possono essere un’ottima fonte di carboidrati.
- Formaggi freschi e yogurt: in piccole quantità e solo se il cane li tollera.
- Verdure: carote, zucchine, zucca e altre verdure cotte possono essere un’aggiunta salutare alla dieta.
Precauzioni da adottare
Anche quando diamo alimenti sicuri, ci sono alcune regole fondamentali da rispettare:
- Evitare ossa cotte: possono scheggiarsi e causare danni interni.
- Attenzione al sale e ai condimenti: niente cibi troppo salati, speziati o grassi.
- Limitare la frutta troppo matura: può fermentare e causare problemi intestinali.
- Adattare le porzioni alla taglia del cane: troppi extra possono sbilanciare la dieta e favorire il sovrappeso.
Cibi umani da evitare assolutamente
Alcuni alimenti che per noi sono innocui possono essere molto pericolosi per il cane. Ecco i principali cibi da non dare mai:
- Cipolla e aglio: possono causare anemia emolitica.
- Cioccolato: contiene teobromina, tossica per il cane.
- Uva e uvetta: possono provocare danni ai reni.
- Avocado: la buccia e il seme contengono sostanze tossiche.
- Alimenti zuccherati e dolci industriali: possono favorire il diabete e l’obesità.
- Cibi fritti e troppo grassi: possono causare pancreatite.
Conclusioni
Dare occasionalmente un boccone al proprio cane può essere un gesto d’affetto, ma deve essere fatto con consapevolezza. Meglio evitare di condividere cibo a caso e, se si vuole premiare il cane con qualcosa di speciale, scegliere tra gli alimenti sicuri o optare per snack specifici per cani. La sua salute è nelle nostre mani!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Patologie della pelle e nutrizione: la storia di Amerigo detto “Rigo”
Amerigo è un Labrador Retriever color cioccolato, maschio intero, nato a Siracusa il 10/06/2019. Proviene da un allevamento riconosciuto con pedigree. Il cane è stato adottato a 13 mesi perché, una volta eseguite le lastre ufficiali, presentava displasia di secondo grado al gomito sinistro.
Arriva in famiglia a Ravenna nel 2020 già con mantello in brutte condizioni secco, schiarito, con forfora generalizzata che peggiorava dopo le passeggiate. Amerigo aveva anche sintomi gastroenterici e, dall’esame coprologico per flottazione, risultava affetto da anchilostomi, tricuridi e ascaridi. La terapia per questi parassiti dura 2 anni e sono stati fatti diversi trattamenti con farmaci antielmintici dalla collega curante perché non riusciva a negativizzarsi.
Patologie della pelle e nutrizione: cosa possiamo fare
A Maggio 2023, a seguito dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, la famiglia si è trovata in grandi difficoltà e Amerigo ha iniziato ad avere alopecia parziale a livello del collo e nelle zampe anteriori. Ha sviluppato delle cisti interdigitali con un importante eritema a causa di infezioni secondarie.
Il cane si lecca insistentemente i piedi, il pelo sul dorso è parecchio untuoso, cade a ciuffi e presenta forfora.
La curante prescrive shampoo terapia con diversi prodotti sebolitici e antimicotici e prescrive oclacitinib che porta ad un miglioramento del quadro dermatologico, purtroppo però se sospeso, il cane ricadeva.
La pododermatite e le cisti interdigitali sono patologie cutanee molto dolorose che, associate alla displasia del gomito, peggiorarono molto la qualità di vita di Amerigo, il cane infatti si sottraeva alle passeggiate, stava steso per lungo tempo e camminava solo se invogliato con biscottini e premietti.
Patologie della pelle e nutrizione: Anamnesi nutrizionale
All’adozione nel 2020 mangiava un cibo industriale di marca tedesca, successivamente inseriscono un monoproteico ma il cane prende peso e decidono di somministrargli una crocchetta per cani sovrappeso con problemi articolari, ma il cane presenta problemi intestinali. Una volta la settimana mangiava macinato di tacchino o maiale. Inoltre, la cute non migliorava e quindi il curante decide di prescrivere un commerciale a base di uova per problemi dermatologici che sta mangiando anche al momento della consulenza nutrizionale.
Amerigo mangia 3 volte al giorno circa 400 grammi di crocchette così suddivise: 100 grammi a pasto e gli ultimi 100 grammi vengono dati per convincerlo a camminare durante le passeggiate. Durante la giornata inoltre gli danno una decina di biscotti fatti in casa e un po’ di tutto dalla tavola. Con questo mangime l’intestino di Amerigo migliora ma lui prende peso, inoltre il quadro dermatologico continua a non migliorare.
Prima visita nutrizionale
Amerigo è sovrappeso alla prima visita è circa 46 kg ha un BCS di 6, un medio MCS e un peso forma di 43 kg non fosse altro per la sua malattia ortopedica. Ha un buon appetito, non ha episodi di vomito, ogni tanto mangia erba, carta, cartone e le feci del gatto. Le feci con le crocchette specifiche per la cute non sono più diarroiche anche se a volte è stitico. Amerigo mi è sembrato un cane sofferente, poco vitale, presentava numerose lesioni podali che gli alteravano l’andatura. Il gomito sinistro affetto da displasia, è aumentato di volume per la patologia articolare cronica che gli causa zoppia.
Questo è il quadro dermatologico:a livello delle zampe anteriori sono presenti cisti interdigitali arrossate e umide per il continuo leccamento, la cute tra i polpastrelli è umida ed eritematosa per le infezioni secondarie.
Amerigo ha anche diverse lesioni di piodermite superficiale localizzate in vari punti del muso, collo e nel dorso.
Terapia
In accordo con la famiglia di Amerigo iniziamo una dieta fresca low carb. La dieta prevede l’utilizzo di proteine come: pollo, tacchino, maiale, manzo e pesce bianco. L’inserimento delle proteine deve essere graduale inserendone una alla volta per capire se qualcuna non fosse ben tollerata. Come fonte di carboidrati ho utilizzato le patate e, come grassi, olio di girasole bio e olio di cocco. Le integrazioni funzionali prescritte sono: omega 3, vitamina E, PEA e fermenti lattici.
Al controllo dopo 1 mese Amerigo gradisce la nuova pappa, mangia con gusto, le feci sono formate, sono state inserite parte delle proteine prescritte e tutte sono state ben tollerate, la cute è migliorata il pelo è più lucido, meno secco, le varie lesioni cutanee sono migliorate ma la pododermatite continua ad essere sintomatica, il cane si lecca ed è ancora presente l’eritema.
La famiglia di Amerigo, pensando di far cosa gradita al cane, gli preparava dei biscottini con farina di ceci e mela che ho immediatamente sospeso inserendo carne essiccata in piccole quantità.
Al controllo a 3 mesi il cane è nettamente migliorato dal punto di vista dermatologico, unico neo da buon labrador, il controllo del peso risulta difficoltoso perché comunque la famiglia elargisce parecchi pezzetti di carne essiccata che ho lasciato riducendo le calorie della dieta.
Articolo della dott.ssa Monica Serenari, DVM
- Published in Monica Serenari
L’Asse Intestino-Cervello nel Cane e nel Gatto: Un Approccio Nutrizionale
Negli ultimi anni, il legame tra intestino e cervello ha attirato sempre più attenzione nel mondo scientifico, non solo per gli esseri umani, ma anche per i nostri cani e gatti. Questo legame, conosciuto come “Asse Intestino-Cervello” (GBA, Gut-Brain Axis), evidenzia come la salute intestinale possa influenzare il cervello e viceversa. In questo articolo esploreremo il ruolo della nutrizione nel mantenere questo delicato equilibrio nei nostri animali domestici.
Che cos’è l’Asse Intestino-Cervello?
L’Asse Intestino-Cervello è un sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale (SNC) e il sistema nervoso enterico (SNE) presente nell’intestino. Questo significa che il cervello e l’intestino “parlano” costantemente tra loro, influenzando non solo il benessere fisico, ma anche il comportamento e l’umore. Ad esempio, uno stress emotivo può causare problemi gastrointestinali e, allo stesso modo, una disbiosi intestinale (alterazione del microbiota) può avere effetti negativi sul comportamento e sulle funzioni cognitive.
Il Ruolo del Microbiota
Il microbiota intestinale è composto da trilioni di microrganismi che abitano l’intestino. Questi microrganismi svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute generale del cane e del gatto, inclusa la salute mentale. Quando il microbiota è in equilibrio, aiuta a prevenire l’infiammazione, regola il sistema immunitario e contribuisce alla produzione di neurotrasmettitori che influenzano l’umore, come la serotonina e il GABA.
Uno squilibrio nel microbiota intestinale, noto come disbiosi, può portare a una serie di problemi, tra cui infiammazione cronica, sindrome dell’intestino irritabile e disturbi comportamentali. La nutrizione gioca un ruolo cruciale nel mantenimento di questo equilibrio, influenzando direttamente la composizione del microbiota.
L’Influenza della Nutrizione sull’Asse Intestino-Cervello

La dieta è uno dei principali fattori che possono influenzare la salute intestinale e, di conseguenza, l’Asse Intestino-Cervello. Una dieta ricca di nutrienti specifici può favorire un microbiota equilibrato, ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Ecco alcuni elementi chiave da considerare:
- Grassi Essenziali (EPA e DHA): Gli acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, non solo hanno un’azione antinfiammatoria, ma nutrono anche la mucosa intestinale e favoriscono la diversità batterica. Inoltre, possono aumentare la produzione di batteri benefici come i Bifidobatteri e i Lattobacilli.
- Prebiotici e Probiotici: I prebiotici sono fibre che nutrono i batteri buoni presenti nell’intestino, mentre i probiotici sono microrganismi vivi che, se ingeriti in quantità adeguate, possono migliorare la salute intestinale e mentale. È stato dimostrato che alcuni ceppi di probiotici possono ridurre l’ansia e migliorare i sintomi depressivi nei cani e gatti con problemi comportamentali.
- Carboidrati e Fibre: Una dieta povera di carboidrati o che includa fibre vegetali può avere effetti benefici sul microbiota. Tuttavia, è importante scegliere attentamente le fibre, poiché alcune, come l’inulina, possono causare problemi digestivi se non gestite correttamente. Le fibre dovrebbero essere introdotte gradualmente e preferibilmente tritate, per facilitarne la digestione.
- Proteine: Anche le proteine giocano un ruolo cruciale. Le fonti proteiche di alta qualità, come carni bianche e pesce, possono avere un impatto positivo sulla salute intestinale. Inoltre, le diete monoproteiche, sebbene utili in caso di patologie specifiche come le enteropatie, dovrebbero essere somministrate solo per brevi periodi, per evitare un impoverimento del microbiota.
Strategie Nutrizionali per il Benessere Mentale
Quando si tratta di supportare l’Asse Intestino-Cervello nei cani e nei gatti, non esiste una soluzione universale. Ogni animale è unico e richiede un approccio personalizzato. Tuttavia, alcune strategie possono essere particolarmente utili:
- Dieta Variata: Offrire una dieta varia è essenziale per promuovere un microbiota sano e diversificato. Più varia è l’alimentazione, maggiore è la probabilità di mantenere un microbiota equilibrato, capace di supportare la salute mentale e fisica del cane e del gatto.
- Omega-3: Integrare la dieta con acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, può aiutare a ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Questi grassi essenziali sono particolarmente utili nei cani e gatti che presentano disturbi comportamentali o neurologici.
- Psicobiotici: Alcuni ceppi di probiotici, noti come psicobiotici, possono avere effetti benefici sul comportamento e sull’umore. Ad esempio, il Lactobacillus rhamnosus è stato associato a una riduzione dell’ansia nei cani.
Conclusione
L’Asse Intestino-Cervello rappresenta un’area affascinante e complessa della medicina veterinaria, che evidenzia quanto sia importante prendersi cura della salute intestinale per migliorare il benessere complessivo del cane e del gatto. Attraverso una dieta equilibrata e strategie nutrizionali mirate, possiamo supportare la salute mentale dei nostri animali e prevenire problemi comportamentali e gastrointestinali.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Sai capire se il tuo cane è allergico a determinati alimenti?
Negli ultimi anni, le allergie alimentari nei cani sono diventate sempre più comuni. Se hai un cane, probabilmente avrai sentito parlare di cani allergici a determinati alimenti, magari da altri proprietari al parco. Ma come si riconoscono queste allergie e come possiamo aiutare il nostro cane? Scopriamolo insieme.
Allergia alimentare o reazione avversa al cibo?
È importante chiarire che non tutte le reazioni agli alimenti sono vere e proprie allergie. Quando parliamo di allergia alimentare, ci riferiamo a una risposta anomala del sistema immunitario. Tuttavia, nel cane le allergie alimentari autentiche sono piuttosto rare. Più spesso, ci troviamo di fronte a reazioni avverse al cibo, un termine generico che include sia allergie sia intolleranze.
Nonostante la distinzione tecnica, i sintomi e il percorso diagnostico sono simili, perciò in questo articolo useremo il termine “allergia” per semplicità.
Il cane è allergico a determinati alimenti: i sintomi delle allergie alimentari nel cane
I sintomi più comuni sono di natura cutanea e/o gastrointestinale:
Sintomi cutanei
- Prurito intenso, spesso accompagnato da eritema (pelle arrossata).
- Microlesioni causate dal grattarsi, che possono portare a infezioni batteriche secondarie.
- Pomfi (piccole aree rilevate della pelle) o zone senza pelo (alopecia).
Questi sintomi possono essere confusi con altre patologie cutanee. È quindi fondamentale consultare un veterinario dermatologo per una diagnosi precisa.

Sintomi gastrointestinali
- Vomito e/o diarrea.
- Disappetenza o abbattimento.
- Nei casi più gravi, malassorbimento intestinale o perdita di nutrienti, con conseguente dimagrimento grave.
Anche in questo caso, i sintomi sono aspecifici e richiedono il supporto di un veterinario esperto in nutrizione e/o gastroenterologia.
Il cane è allergico a determinati alimenti: gli alimenti più comunemente allergenici
Le proteine sono spesso i principali responsabili delle allergie alimentari. Tra gli allergeni più comuni troviamo:
- Pollo, bovino e uova, spesso presenti negli alimenti commerciali.
È importante notare che non tutti i cani sviluppano allergie agli stessi alimenti. Ad esempio, un cane che ha sempre mangiato alimenti a base di pesce potrebbe essere più suscettibile a questo tipo di proteine rispetto al pollo.
Come si diagnostica l’allergia alimentare
La diagnosi è un processo lungo e richiede pazienza. Si parte con l’esclusione di altre cause, come parassiti, e si procede con una dieta di eliminazione. Questo metodo consiste nell’escludere tutti gli alimenti potenzialmente allergenici per un periodo di tempo e successivamente reintrodurli gradualmente. Vediamo le opzioni disponibili:
- Cibo commerciale monoproteico: preparato con una sola fonte proteica nuova per il cane. Tuttavia, alcuni prodotti possono essere contaminati da proteine non dichiarate.
- Cibo commerciale idrolizzato: le proteine sono scomposte in frammenti talmente piccoli da non essere riconosciuti dal sistema immunitario.
- Dieta casalinga monoproteica: la scelta più sicura. Permette di controllare con precisione gli ingredienti utilizzati, eliminando il rischio di contaminazione.
Durante la dieta di eliminazione è essenziale evitare qualsiasi alimento extra non approvato dal veterinario, poiché anche un piccolo errore può compromettere i risultati.
La dieta deve essere seguita per almeno 3 settimane (in caso di sintomi gastrointestinali) o fino a 2 mesi (in caso di sintomi cutanei). Successivamente, si procede con la reintroduzione graduale degli alimenti per confermare la diagnosi e garantire una maggiore varietà nella dieta del cane.
Alternative alla dieta di eliminazione
Sfortunatamente, non esistono alternative affidabili alla dieta di eliminazione. Sebbene esistano test allergici per i cani, questi non sono sufficientemente accurati e possono produrre falsi positivi o negativi.
Come trattare le allergie alimentari
Il trattamento è diviso in due fasi principali:
A breve termine
- Evitare gli alimenti allergenici identificati.
- Prestare attenzione alle etichette dei cibi commerciali per evitare contaminazioni.
A lungo termine
- Tornare gradualmente a una dieta variata, reintroducendo uno alla volta gli alimenti eliminati.
- Lavorare sulla modulazione della microflora intestinale e del sistema immunitario per migliorare la tolleranza e ridurre le infiammazioni.
Prevenzione e cura
Non esistono strategie certe per prevenire le allergie alimentari nei cani. Tuttavia, alcuni studi suggeriscono che somministrare cibo fresco fin dalla giovane età potrebbe ridurre il rischio di reazioni anomale. Al contrario, nutrire il cane con un solo tipo di alimento commerciale per tutta la vita potrebbe aumentare il rischio di sviluppare allergie.
Per quanto riguarda la cura, è importante evitare di somministrare sempre lo stesso cibo, poiché una dieta monotona può ridurre la variabilità intestinale, aumentando l’infiammazione. La soluzione migliore è seguire una dieta variata e personalizzata, monitorando eventuali reazioni negative.
Conclusioni
Le allergie alimentari nel cane sono un problema complesso, ma con la giusta attenzione e il supporto di un veterinario è possibile gestirle in modo efficace. Una diagnosi accurata, una dieta controllata e un approccio personalizzato sono fondamentali per migliorare la qualità della vita del tuo cane.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Cosa vuol dire AAFCO nelle crocchette del cane e del gatto?
Cosa vuol dire AAFCO: leggere le etichette del cibo per animali è una pratica fondamentale per chiunque abbia un gatto o un cane. Tra le diciture riportate sulle confezioni, una delle più comuni ma meno comprese è la sigla AAFCO. Ma cosa significa davvero e in che modo influisce sulla qualità del cibo che scegliamo per i nostri animali?
Cosa vuol dire AAFCO?
Ecco cosa vuol dire AAFCO: Association of American Feed Control Officials ed è un’associazione nordamericana che stabilisce le linee guida per il pet food, ossia il cibo per cani e gatti. Questa organizzazione, che include rappresentanti da agenzie governative di Stati Uniti, Canada, Costa Rica e Porto Rico, non emette leggi, ma definisce standard nutrizionali che i produttori possono seguire per garantire alimenti equilibrati.
Quando vediamo il marchio AAFCO sulle confezioni, significa che il prodotto risponde a determinati requisiti nutrizionali stabiliti dall’associazione. Sebbene l’AAFCO non sia un’ente legislativo, le sue linee guida sono un punto di riferimento in molti paesi, anche se in Europa si fa riferimento principalmente alle norme stabilite dalla FEDIAF (Federazione Europea dell’Industria del Pet Food). I due standard sono simili, ma non sono del tutto identici.
L’importanza di AAFCO e della conformità nutrizionale

L’AAFCO fornisce linee guida che determinano il profilo nutrizionale adeguato per cani e gatti in diverse fasi della loro vita, come crescita, mantenimento e gravidanza. Questo è importante, perché ogni specie e ogni età richiedono nutrimenti diversi. Ad esempio, i gattini in crescita necessitano di più proteine rispetto ai gatti anziani, mentre un cibo destinato ai cani non andrà bene per i gatti e viceversa. Il gatto, infatti, è un carnivoro stretto, quindi ha bisogno di un livello proteico più elevato, mentre il cane è onnivoro.
Quando un alimento segue le linee guida AAFCO, sappiamo che contiene almeno i livelli minimi dei nutrienti considerati essenziali per mantenere in salute un gatto o un cane. Ma attenzione: anche se il cibo segue queste linee guida, potrebbe non essere ottimale per il nostro specifico animale, per cui è sempre importante leggere l’etichetta con cura e, se in dubbio, consultare il medico veterinario esperto in nutrizione.
Come Leggere l’Etichetta del Cibo
L’etichetta è la nostra migliore amica quando scegliamo le crocchette per il nostro cane o gatto. Ecco alcuni aspetti chiave a cui prestare attenzione:
1. Specie di Destinazione: assicuratevi che l’alimento sia formulato specificamente per cane o per gatto. Sembra scontato, ma nutrire un gatto con cibo per cani può causare gravi problemi di salute, e viceversa, poiché i fabbisogni nutrizionali delle due specie sono molto diversi.
2. Età del cane o del gatto: le esigenze nutrizionali variano anche in base all’età. Assicuratevi che il cibo sia adatto alla fascia d’età del vostro cane o gatto, specialmente se avete un cucciolo o un cane/gatto anziano.
3. Tipo di Cibo: Completo o Complementare. Il cibo completo contiene tutti i nutrienti essenziali per una dieta bilanciata, mentre quello complementare deve essere somministrato insieme ad altri alimenti. Leggere attentamente questa dicitura è fondamentale per evitare squilibri nutrizionali.
4. Tenore Proteico: se la lista degli ingredienti include legumi come ceci, lenticchie o soia, il contenuto proteico indicato potrebbe includere proteine vegetali, meno utili per gatto e cane rispetto alle proteine animali.
5. “Carne Fresca”: se l’etichetta riporta “carne fresca”, bisogna considerare che il peso include anche l’acqua contenuta, spesso circa l’80%. Questo può far sembrare l’ingrediente più presente di quanto non sia in realtà.
L’AAFCO e la Legislazione Europea
Come detto, in Europa si fa riferimento alla FEDIAF per stabilire le norme sul pet food, e i prodotti in commercio devono rispettare la legislazione europea. Tuttavia, le linee guida AAFCO restano un’indicazione importante della qualità, e possono essere considerate un’ulteriore garanzia di attenzione nella produzione del cibo per animali.
Conclusione
L’AAFCO è uno strumento utile per orientarsi nella scelta del cibo per gatti, ma non è l’unico aspetto da valutare. Leggere attentamente le etichette e comprendere cosa significano le varie diciture è essenziale per scegliere un prodotto adatto al nostro cane o gatto. Inoltre, consultare il medico veterinario esperto in nutrizione e affidarsi a marchi trasparenti sono accorgimenti utili per assicurarci di dare il meglio al nostro cane o gatto.
Speriamo che queste informazioni vi aiutino a scegliere con consapevolezza il cibo migliore per il vostro cane o gatto!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Cani e grassi: vanno inseriti nella dieta, ma con moderazione
Molti proprietari di cani si preoccupano della quantità di grassi nella dieta dei propri animali, temendo che un consumo eccessivo possa essere dannoso. In realtà, i grassi sono un elemento essenziale per la salute del cane, purché vengano somministrati nelle giuste dosi e con attenzione alla loro qualità. Vediamo insieme i motivi per cui i cani hanno bisogno di grassi nella dieta, quali sono le fonti migliori e i rischi di una dieta troppo povera o troppo ricca di lipidi.
L’importanza dei grassi nella dieta del cane
I grassi (o lipidi) svolgono funzioni fondamentali nell’organismo di un cane. La loro funzione primaria è quella di fornire energia, ma non è tutto. I grassi infatti aiutano a formare le membrane cellulari, contribuiscono alla produzione di alcuni ormoni e supportano la salute del sistema nervoso. Per questo motivo, una dieta priva di grassi sarebbe molto dannosa per il cane, portando a carenze nutrizionali e problemi di salute.
Non tutti i grassi, però, sono uguali. Alcuni tipi sono essenziali per il cane perché il suo organismo non è in grado di produrli autonomamente. Tra questi, troviamo gli acidi grassi essenziali come l’acido linoleico e gli Omega-3 (EPA e DHA), fondamentali per il benessere del cane e spesso presenti in oli di pesce o di semi di lino.
Le fonti di grassi per il cane: quali scegliere?

La qualità dei grassi è importante quanto la quantità. Nella dieta dei cani, i grassi possono provenire da diverse fonti:
- Carne e pesce: Nelle diete casalinghe o nei prodotti industriali per cani, molti grassi provengono naturalmente dalle proteine animali. Tuttavia, alcuni grassi di origine animale possono contenere più acidi grassi saturi e possono essere meno salutari, specie se in eccesso.
- Oli vegetali: Oli come quelli di mais, girasole e semi di lino sono ottime fonti di acido linoleico, un acido grasso essenziale per i cani. Gli Omega-3, come EPA e DHA, si trovano soprattutto nei pesci e nei prodotti marini, utili per la salute della pelle e delle articolazioni del cane.
- Olio di cocco e ghee: Ricco di trigliceridi a catena media, l’olio di cocco è facilmente digeribile e ha effetti positivi sul metabolismo. Il ghee (burro chiarificato) è invece fonte di acido butirrico, con proprietà benefiche per la salute intestinale.
Cani e grassi: I benefici dei grassi per i cani
I grassi apportano numerosi benefici alla salute dei cani, soprattutto quando sono presenti in una dieta bilanciata. Tra i principali effetti positivi:
- Supporto energetico: I grassi forniscono energia di lunga durata, utile in particolare per cani molto attivi o per quelli che necessitano di maggiore supporto in alcune fasi della vita, come cuccioli, cani anziani o femmine in gravidanza.
- Salute della pelle e del pelo: Una dieta con adeguati livelli di grassi contribuisce a mantenere pelo lucido e pelle sana. Gli acidi grassi Omega-3, per esempio, sono noti per le proprietà antinfiammatorie e possono aiutare a ridurre il prurito o la secchezza cutanea.
- Funzione cerebrale e salute neurologica: Alcuni acidi grassi hanno effetti benefici anche sul sistema nervoso del cane. I grassi buoni sono coinvolti nel funzionamento delle cellule cerebrali e possono essere utili per cani in età avanzata o con problemi neurologici.
Quanti grassi dovrebbe assumere un cane?
Non esiste una quantità unica di grassi consigliata per tutti i cani. La quantità ideale dipende da vari fattori, come età, razza, livello di attività e stato di salute. Per soddisfare le necessità di base, bastano piccoli quantitativi: ad esempio, un cucchiaino di olio di mais per un cane di piccola taglia o un cucchiaio per uno di taglia grande. Se si opta per un petfood commerciale, è bene controllare che sia un prodotto completo, che copra tutti i fabbisogni nutrizionali del cane.
Cani e grassi: I rischi di un’alimentazione sbilanciata
Anche se i grassi sono importanti, un eccesso o un difetto di questi nutrienti può avere effetti negativi:
- Dieta troppo povera di grassi: Un’insufficienza di grassi porta spesso a problemi cutanei, con sintomi come pelo secco, pelle arrossata o cute screpolata. Senza grassi, il cane potrebbe anche manifestare carenze energetiche e problemi al sistema immunitario.
- Dieta troppo ricca di grassi: Un eccesso di grassi, specie se di origine animale e saturi, può risultare difficile da digerire e provocare infiammazioni a lungo termine. Contrariamente a quanto si pensi, non sono necessariamente i grassi in sé a causare sovrappeso, ma la qualità e l’equilibrio complessivo della dieta.
- Il mito della pancreatite: Molti pensano che un eccesso di grassi possa causare pancreatite nel cane. Tuttavia, recenti studi suggeriscono che il rischio è maggiore in caso di “abbuffate” improvvise o pasti eccezionalmente abbondanti piuttosto che in una dieta regolare e bilanciata. Un cane abituato gradualmente a una dieta ricca di grassi buoni non dovrebbe riscontrare problemi.
Conclusioni
In conclusione, i grassi sono un elemento fondamentale per il benessere del cane, ma è importante scegliere con cura le fonti e le quantità da somministrare. Optare per grassi di qualità, come oli ricchi di acidi grassi essenziali e Omega-3, e bilanciare correttamente la dieta del cane permette di sfruttare al meglio tutti i benefici di questi nutrienti, riducendo i rischi di problemi di salute.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Cani e gatti possono seguire una dieta vegetariana o vegana?
Negli ultimi anni, sempre più persone hanno scelto di adottare diete vegetariane o vegane, non solo per sé stessi ma anche per i loro animali domestici. Tuttavia, quando si tratta di cani e gatti, la questione è più complessa e merita un approfondimento. In questo articolo, esploreremo i motivi per cui è importante riflettere bene prima di optare per una dieta a base vegetale per i propri animali, considerando sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici.
Cani e gatti sono carnivori: cosa significa?
Un aspetto fondamentale da comprendere è la natura carnivora di cani e gatti. Anche se il cane viene talvolta descritto come un onnivoro (perché può digerire piccole quantità di amidi), in realtà, scientificamente, è considerato un carnivoro opportunista. Il gatto, d’altra parte, è definito un carnivoro stretto, con necessità nutrizionali ancora più vicine ai suoi antenati predatori. Questo significa che, per natura, entrambi gli animali dipendono in gran parte da proteine di origine animale per ottenere i nutrienti di cui hanno bisogno.
Quando si parla di diete vegane o vegetariane per cani e gatti, alcuni potrebbero argomentare che i loro animali domestici sono in grado di digerire amidi (presenti anche nelle crocchette), e quindi potrebbero essere considerati onnivori. Tuttavia, la realtà è più complessa: la definizione di carnivoro o onnivoro non si basa solo su cosa l’animale può mangiare, ma anche sulle sue capacità metaboliche. I carnivori, come i cani e i gatti, ricavano il glucosio necessario per vivere prevalentemente dalle proteine animali, ricche di amminoacidi essenziali.
Differenza tra proteine animali e vegetali
Uno dei principali problemi nel somministrare una dieta vegetariana o vegana a cani e gatti è la differente composizione delle proteine di origine animale rispetto a quelle di origine vegetale. Le proteine vegetali, sebbene presenti in alimenti come la soia, sono povere di amminoacidi essenziali per i nostri animali domestici. Questo significa che, anche se il cane o il gatto consumano una quantità adeguata di proteine vegetali, non riusciranno a sintetizzare tutti i nutrienti di cui hanno bisogno.
Le carenze nutrizionali che derivano da una dieta a base vegetale possono essere molto gravi. Ad esempio, una dieta vegana per un gatto potrebbe portare a carenze di taurina, un amminoacido essenziale per la salute del cuore e della vista, mentre per i cani potrebbe esserci una mancanza di arginina e metionina, necessarie per il corretto funzionamento del metabolismo.
Altri fattori da considerare: fibre e microbiota intestinale

Oltre alla composizione delle proteine, ci sono altri elementi da tenere in considerazione quando si sceglie una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti, come il contenuto di fibre e l’effetto sul microbiota intestinale. Le proteine vegetali, infatti, sono spesso accompagnate da elevate quantità di fibre e da fattori antinutrizionali, che possono ridurre l’assorbimento di nutrienti e influenzare negativamente la salute intestinale degli animali. Nei carnivori, un eccesso di fibre può velocizzare il transito intestinale, compromettendo ulteriormente l’assorbimento di nutrienti.
Ci sono anche casi documentati di animali che, seguendo una dieta vegana, hanno sviluppato gravi patologie. Ad esempio, si è verificato il caso di un cane che ha sviluppato una cirrosi epatica a causa della fermentazione alcolica a livello intestinale, probabilmente innescata dall’eccesso di fibre e carboidrati nella dieta.
Diete commerciali vegetariane e vegane: sono una soluzione?
Esistono sul mercato prodotti commerciali per cani e gatti che si presentano come vegetariani o vegani, solitamente arricchiti con integratori per cercare di bilanciare eventuali carenze. Tuttavia, anche in questo caso, la sicurezza a lungo termine di queste diete è ancora oggetto di dibattito.
Alcune aziende hanno condotto studi per verificare la completezza nutrizionale dei loro prodotti, ma questi studi sono stati generalmente di breve durata, insufficienti per valutare gli effetti a lungo termine. Inoltre, ricerche su alcune diete vegane per gatti hanno evidenziato carenze di nutrienti essenziali, come la taurina, mentre diete vegane per cani hanno mostrato squilibri di amminoacidi come arginina e metionina.
Il dilemma etico
Oltre alle questioni nutrizionali, è importante considerare anche l’aspetto etico. Molti proprietari scelgono di adottare una dieta vegana o vegetariana per i propri animali in buona fede, credendo di fare una scelta più rispettosa degli animali e dell’ambiente. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli dei rischi che questa decisione potrebbe comportare per la salute del cane o del gatto.
Forse una soluzione intermedia potrebbe essere valutare una dieta vegetariana, che includa uova o latticini, o considerare alternative come il pet food a base di insetti, un’opzione nutrizionalmente più adatta e più sostenibile.
Conclusioni
In definitiva, scegliere una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti è una decisione che non dovrebbe essere presa alla leggera. È essenziale considerare sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici, tenendo presente che cani e gatti sono carnivori per natura e hanno esigenze nutrizionali specifiche che devono essere soddisfatte. Prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta del proprio animale, è sempre consigliabile consultare un veterinario esperto, per garantire che la salute del cane o del gatto non venga compromessa.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Premietti fatti in casa: come premiare in maniera sana e golosa i nostri pet
I premietti fatti in casa a cosa servono? Chi possiede un cane sa quanto sia bello premiarlo, quanto sia appagante creare questo momento di condivisione delle risorse. A proposito di premio o di gratificazione vi siete mai chiesti come si può premiare un cane?
Il quadrifoglio della gratificazione

Ci sono diversi modi per farlo: con il cibo, con il gioco, con la carezza o con una frase carina, infatti si parla del quadrifoglio della gratificazione. Ogni petalo del quadrifoglio va utilizzato con dovizia, nel momento giusto e con criterio in particolare nelle prime fasi della vita e dell’apprendimento. Ogni cane ha le sue preferenze. Per molti cani il gioco è il jackpot, per altri lo è il cibo, dobbiamo quindi imparare ad osservare e a capire il nostro cane.
Premietti fatti in casa: a cosa servono?
Il premio, qualunque esso sia, serve per fissare un comportamento richiesto o serve a far capire al cane, in fase di apprendimento, che sta lavorando nel modo corretto. Tutte le ricompense sono da utilizzare con sapienza in modo da capire l’ordine di importanza che avranno per quel cane.

Quindi non solo il cibo gratifica ma, il cibo è per la maggior parte dei cani una vera delizia, comoda per il proprietario da
portare in tasca e reperibile in qualsiasi supermercato o negozio specializzato.
Durante il mio lavoro di medico veterinario nutrizionista chiedo sempre ai proprietari se somministrano premietti industriali ai cani, questo perché prima di tutto
apportano parecchie calorie e secondo potrebbero contenere ingredienti magari non indicati per quel soggetto. Ad esempio i wurstel, che ai cani piacciono tantissimo e che sono usatissimi, sarebbero assolutamente da evitare sia per gli ingredienti diciamo poco nobili e sia per le possibili implicazioni sanitarie in particolare se dati crudi.
Oggi vorrei con voi approfondire questo discorso perché lo ritengo importante e inoltre vi vorrei
condurre verso la scelta di questi alimenti gratificanti aiutandoli ad acquistarli o meglio ancora
vorrei dirvi come produrli in casa.
Premietti fatti in casa: come sceglierli
Per quello che riguarda i prodotti industriali il primo consiglio è quello di leggere bene l’etichetta e
di non soffermarsi al solo packaging frontale che spesso può trarre in inganno. Pensate che se
trovate scritto “con anatra”, la legge permette di inserirne solo il 4%, viene da se che i restanti
ingredienti siano da ricercare nell’etichetta sul retro della confezione. Questi prodotti inoltre
contengono molti cereali e zuccheri nascosti che possono non essere indicati.

Detto questo credo che la carne essiccata pura al 100% sia in assoluto la migliore opzione, la si trova di tanti tipi diversi in particolare nei negozi specializzati. Questa tipologia di premio consente anche ai cani che fanno diete ad eliminazione o simil-chetogeniche di sgranocchiare qualcosa di sicuro, nutriente, che si può spezzettare in piccoli pezzi ed è inoltre facile da trasportare. Il processo di essiccazione è un metodo molto antico di conservazione della carne che consiste nell’eliminazione della maggior parte dell’acqua libera, quindi nel blocco dell’attività enzimatica, vien da se che non è quindi una cottura.
Possiamo produrre in casa la carne essiccata?
Certamente! La cosa migliore è munirsi di un essiccatore, ma non è l’unico metodo vediamo come fare:
Premietti fatti in casa: Metodo con l’essiccatore
Prima di tutto servono tagli di carne magra o comunque carne privata dal grasso perché il grasso trattiene acqua e non si secca. Acquistate carne di buona qualità e lavoratela velocemente in modo da ridurre al minimo la contaminazione e la proliferazione batterica.
La carne va tagliata a cubetti o a striscioline larghe circa 1 centimetro e spesse mezzo centimetro, vanno disposte distanziate, meglio su carta forno, nei cestelli dell’essiccatore in modo che l’essiccazione sia uniforme.
Si imposta un ciclo a 68 gradi per circa 8 ore. Una volta che si sono raffreddate e ben asciugate queste striscioline si possono conservare in un vaso di vetro per circa 30 giorni al riparo dalla luce e, cosa importante, NON in frigorifero perché si potrebbero ammorbidire e ammuffire.
Per una migliore conservazione possiamo metterle sottovuoto e in freezer. Vi ricordo che questa carne non è cotta ma è solo privata dell’acqua e che, per una migliore sanificazione, la si può mettere dopo averla essiccata qualche minuto nel forno a 100 gradi. Si possono essiccare anche i pesci di piccole dimensioni dopo averli eviscerati, vanno acquistati freschissimi in modo che il contenuto di istamina sia molto basso, disposti nell’essiccatore sopra la carta forno, impostando la funzione pesce o avviando un ciclo a 60 gradi per 10 ore.
Premietti fatti in casa: Metodo con il forno
Se non abbiamo un essiccatore possiamo tagliare la carne e disporla nel forno di casa sulla carta forno. Se si possiede un forno statico impostarlo a 100 gradi per 2 ore girando i pezzi a metà cottura e tenendo leggermente aperto lo sportello, se si possiede quello ventilato si imposta a 60 gradi per 6-8 ore sempre tenendo leggermente aperto lo sportello.
Consigli generali
Offriamo al nostro pet la carne essiccata senza esagerare perché ha una notevole densità calorica cioè contiene dalle 300 alle 400 kcal per 100 grammi. Nei cani in sovrappeso o di piccola taglia, soprattutto, dobbiamo considerarla e dosarla quando si formula una dieta. È un ottimo alimento utilizzabile come premietto gratificante, come snack, per i cani da lavoro, per gli sportivi e anche nei cuccioli.
Articolo della dott.ssa Monica Serenari, DVM
- Published in Monica Serenari
I cani possono mangiare le patate?
Se ti sei mai chiesto se puoi condividere con il tuo cane le patate che hai nel piatto, sei nel posto giusto! Sono un alimento comune nelle nostre cucine, ma possono essere date anche ai cani? La risposta è sì, ma con alcune importanti precauzioni. Vediamo insieme quali sono i benefici, i rischi e i metodi giusti per includere questo tubero nella dieta del tuo cane.
Le patate e le loro proprietà nutrizionali
Le patate, originarie dell’America, appartengono alla stessa famiglia botanica di pomodori, peperoni e melanzane: le Solanaceae. Ne esistono tantissime varietà, e solo in Italia se ne coltivano oltre 30 tipi! Questi tuberi sono noti soprattutto per il loro alto contenuto di amido e fibre, in particolare nella buccia.
Una delle caratteristiche principali di questo alimento è l’elevato contenuto energetico. Infatti, 100 grammi di patate forniscono tra le 70 e le 85 calorie, rendendole un alimento molto più calorico rispetto a molte altre verdure. Questo le rende simili a cibi come la pasta e il pane per quanto riguarda l’apporto energetico, ma con una differenza: sono anche ricche di fibre.
Quando cotte correttamente, le patate risultano facilmente digeribili per i cani e possono offrire anche alcuni importanti benefici nutrizionali. Oltre all’energia, forniscono vitamine come la vitamina C, provitamina A, niacina (vitamina PP), oltre a minerali come potassio e zinco. Tuttavia, è essenziale prestare attenzione al modo in cui vengono preparate.
I rischi delle patate per i cani
Nonostante i benefici, ci sono anche alcuni rischi legati all’alimentazione dei cani con questo tipo di Solanaceae, soprattutto se non vengono preparate nel modo corretto.
- Apporto calorico eccessivo: Se dai al tuo cane le patate senza prestare attenzione alla quantità, il rischio è di farlo ingrassare. Esse sono infatti molto ricche di calorie e se offerte come snack o fuori pasto, possono contribuire all’aumento di peso. È sempre una buona idea consultare un veterinario o un esperto in nutrizione animale per inserire correttamente questo alimento nella dieta del tuo cane.
- Solanina: Uno dei rischi più importanti delle patate crude o mal cotte è la presenza di solanina, un alcaloide tossico che può causare problemi seri nei cani, come vomito o addirittura disturbi neurologici. La solanina si trova principalmente in quelle verdi o germogliate, perciò è fondamentale cuocerle bene prima di offrirle al tuo cane. La cottura elimina la maggior parte della solanina, rendendo le patate sicure.
- Indice glicemico: Se il tuo cane è diabetico, le patate potrebbero non essere l’alimento ideale. Questo perché hanno un indice glicemico elevato, il che significa che aumentano rapidamente i livelli di zuccheri nel sangue, un effetto da evitare nei cani con problemi di diabete. In questi casi, è meglio evitarle o inserirle in una dieta bilanciata e studiata appositamente da un esperto.
Come preparare le patate per il cane

Ora che sappiamo che le patate possono essere sicure per i cani, come possiamo prepararle in modo corretto?
- Cuocile sempre: Mai dare al tuo cane patate crude. La cottura è essenziale per inattivare la solanina. Le patate possono essere cotte in vari modi: bollite, al vapore o al forno. Un metodo semplice e sicuro è bollirle in poca acqua e poi ridurle in purea con un frullatore, così da renderle più digeribili.
- Con o senza buccia?: Le patate possono essere date con la buccia, soprattutto se sono state cotte al vapore o bollite. La buccia è ricca di fibre, utili per il sistema digestivo del cane. Tuttavia, assicurati sempre che la buccia sia ben pulita.
- Patate al forno: Le patate al forno sono un’ottima opzione per il tuo cane, purché siano preparate in modo semplice. Puoi cuocerle con un po’ di rosmarino per dare sapore. Anche le patate arrosto sono una buona alternativa, purché non siano fritte.
- Cosa evitare assolutamente: Evita di dare al tuo cane patate fritte, chips o altri snack industriali. Questi alimenti sono troppo grassi e pesanti per il loro fegato, oltre ad essere poco salutari in generale. Quelle fritte, in particolare, possono causare problemi digestivi e sono sconsigliate per i cani.
Conclusioni
In definitiva, sì, i cani possono mangiare le patate, ma sempre con alcune accortezze. Se cotte e preparate correttamente, possono essere un’aggiunta gustosa e nutriente alla dieta del tuo cane. Tuttavia, è importante tenere a mente i rischi legati alla solanina, all’eccesso di calorie e all’indice glicemico, specialmente se il tuo cane soffre di determinate condizioni di salute come il diabete.
Ricorda sempre di consultare il veterinario prima di introdurre nuovi alimenti nella dieta del tuo cane, e fai attenzione a non esagerare con le quantità. Un po’ di patate cotte ogni tanto possono fare felice il tuo cane senza causare danni!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Animali e invecchiamento
Quando un animale domestico comincia a manifestare i primi segni di invecchiamento, spesso ci troviamo completamente impreparati ad affrontare questa nuova fase della loro esistenza.
In questo articolo cercheremo di capire cosa significa “invecchiare”, quali sono i meccanismi alla base di questo processo fisiologico e come cambiano i fabbisogni degli Animali anziani, in modo da aiutarli ad affrontare questa fase della vita nel miglior modo possibile e raggiungere un invecchiamento di successo.
Perché è importante parlare di animali anziani
Negli ultimi anni, grazie alle migliori condizioni di vita, di cura e di alimentazione, stiamo assistendo ad un allungamento della durata della vita dei nostri animali domestici. Attualmente l’aspettativa di vita media, nei paesi occidentali, è di 13-14 anni per un cane e di 12-15 anni per un gatto.
L’aumento della popolazione geriatrica è collegato ad un aumento delle patologie correlate a questa fascia di età e, di conseguenza, delle spese veterinarie ad esse associate.
Inoltre, famiglie sempre più attente, richiedono, molto più che in passato, approcci di tipo “integrato” non solo curativi, ma anche di tipo preventivo. In quest’ottica, l’alimentazione e la nutraceutica rappresentano un’arma potentissima di prevenzione e di gestione delle patologie che possono colpire l’animale anziano.
Cosa si intende per invecchiamento

Cominciamo con lo sfatare una delle credenze più comuni: l’invecchiamento non è una malattia!
L’invecchiamento è un processo fisiologico che interessa tutti gli esseri viventi e che inizia nel momento stesso della nascita. Ebbene sì, proprio a partire dal giorno in cui nasciamo le nostre cellule, i nostri organi e tessuti cominciano ad invecchiare, anche se i primi segni di senescenza cominciano a manifestarsi in maniera evidente solo dopo il raggiungimento della maturità.
Quando possiamo dire che il nostro animale sta diventando anziano?
Se nell’uomo abbiamo delle fasce di età bene definite, nei nostri Animali non è così semplice, in quanto l’invecchiamento è legato a fattori quali specie, razza e taglia dell’animale.
In linea di massima possiamo dire che, per i gatti, la soglia di invecchiamento è tra i 10 e i 12 anni, mentre per i cani dipende dalla taglia. I cani di taglia piccola sono generalmente più longevi dei cani di taglia grande, mentre i cani di taglia gigante sono in assoluto i meno longevi.

Nella tabella sono riportate le soglie di senilità in base alle caratteristiche sopra descritte. Attenzione: si tratta solo di stime che non vanno prese così rigidamente. Quello che fa davvero la differenza, in un cane anziano, è lo stile di vita e la presenza o assenza di patologie correlate.
Agendo in prevenzione, con una corretta alimentazione e integrazioni funzionali, possiamo far sì che il nostro Animale raggiunga quello che viene definito un “invecchiamento di successo”. Un invecchiamento solo anagrafico, non accompagnato da patologie invalidanti.
Animali e invecchiamento di successo. Cosa cambia nell’organismo dell’animale anziano e quali sono le strategie nutrizionali per supportare questi cambiamenti?
Nell’animale anziano si verificano una serie di cambiamenti che dobbiamo prendere in considerazione quando impostiamo un piano alimentare:
- Dididratazione progressiva: l’organismo, invecchiando, tende a ridurre la sua capacità di mantenere un adeguato bilancio idrico. Per questo motivo, dobbiamo cercare di incoraggiare l’assunzione di acqua mediante l’utilizzo di fontanelle (sia per i gatti che per i cani). Prediligendo cibi commerciali umidi o, meglio ancora, una dieta fresca. Preparando dei brodi leggeri di carne e verdure con un pizzico di sale (se possibile) da aggiungere alla pappa. (ne parliamo qui: https://nutravet.it/lacqua-il-piu-importante-dei-nutrienti/ )
- Aumento del catabolismo: che porta a una perdita progressiva di massa magra, a una minor capacità di digestione ed assorbimento dei nutrienti e ad un ridotto metabolismo. Per questo motivo, la dieta dovrebbe prevedere un adeguato apporto energetico. Per evitare aumento di peso finanche all’obesità (condizione molto più frequente nei cani anziani rispetto ai gatti) e un adeguato apporto proteico. Le proteine, infatti, sono indispensabili per lo svolgimento di numerose funzioni organiche (tra cui il corretto funzionamento del sistema immunitario) e strutturali (costituzione delle masse muscolari). Per questo l’apporto proteico nel cane anziano, salvo rare eccezioni, non dovrebbe essere ridotto, ma addirittura aumentato. (ne parliamo qui 🡪 mettere il link al mio articolo sulle proteine, non ancora pubblicato). Per quanto riguarda i carboidrati, invece, in alcuni casi potrebbe essere utile una loro netta riduzione, soprattutto nei soggetti con tendenza al sovrappeso.
- Alterazioni del microbiota: essendo a tutti gli effetti un organo, il microbiota invecchia al pari di tutti gli altri organi. Questo invecchiamento porta ad un impoverimento della varietà di famiglie batteriche che lo compongono e quindi ad uno stato di disbiosi. Questa deve essere sempre valutato(puoi approfondire qui: https://nutravet.it/cose-la-disbiosi-intestinale/ ). Per supportare il microbiota, dal punto di vista nutrizionale, potrebbe essere utile un ponderato aumento di fibre ad azione prebiotica e l’aggiunta di probiotici, in modo ciclico o continuativo a seconda dei casi.
- Difficoltà digestive: possono essere una conseguenza della disbiosi e del ridotto metabolismo. In particolare si potrebbero verificare difficoltà nella digestione dei grassi. Meglio prediligere grassi a media e corta catena, come l’olio di cocco, più digeribili e con proprietà benefiche nei confronti delle cellule del sistema nervoso, come dimostrato da alcuni studi.
Ne parliamo qui: https://nutravet.it/olio-di-cocco-per-il-cane-cose-a-cosa-serve-e-come-usarlo/ - Aumento dei fenomeni ossidativi e irrigidimento delle membrane cellulari: in questo caso possono venirci in aiuto gli antiossidanti. Vitamina C e Vitamina E (utile in caso di animali in sovrappeso o con dermopatie), ma anche il Coenzima Q 10 (utile in caso di patologie metaboliche, come il Diabete o il Morbo di Cushing) e l’Acido alfa-lipoico (utile in caso di patologie neurologiche e cognitive). Gli acidi grassi omega tre, invece, nel cane anziano assumono una importanza particolare per il sostegno di reni e cellule nervose. Grazie alla loro attività antinfiammatoria e di mantenimento della fluidità delle membrane cellulari. (ne parliamo nel dettaglio qui: https://nutravet.it/acidi-grassi-essenziali-omega-3-e-omega-6-per-cane-e-gatto-perche-sono-importanti/ )
Animali e invecchiamento di successo. Quale dieta scegliere per l’animale anziano
La dieta dovrà essere scelta in base ad una serie di fattori legati allo stato clinico del vostro animale, ma anche alle esigenze dei familiari.
Pur non esistendo studi conclusivi che comparino la dieta fresca a una dieta industriale, per il fattore “aspettativa di vita”, possiamo affermare che la dietra fresca presenta numerosi vantaggi rispetto a quella industriale. Per esempio, la possibilità di essere cucita su misura sull’animale, come fosse un vestito sartoriale. Questo ci permette di adeguarla maggiormente alle esigenze del paziente, soprattutto laddove coesistano comorbilità (ovvero più patologie contemporaneamente). Inoltre la dieta fresca, essendo più idratata, si presta meglio alle esigenze di un organismo che ha difficoltà a mantenere un corretto bilancio idrico.
Nel caso si decidesse di optare per una dieta commerciale, i mangimi umidi potrebbero essere preferibili. Questo grazie alla loro maggiore idratazione e alla loro maggior appetibilità. Attenzione ai mangimi “senior”, che spesso prevedono una riduzione proteica non necessaria e spesso dannosa. Se l’animale non presenta patologie particolari, possiamo tranquillamente orientarci verso un mangime di mantenimento per adulti, mentre in caso di patologie, occorre valutare bene con il proprio Medico Veterinario esperto in nutrizione, quale scegliere in base alle condizioni cliniche del paziente.
Articolo del Dr.ssa Marta Batti, DMV
- Published in Marta Batti
Etichettature degli alimenti commerciali
Negli ultimi anni, il crescente interesse verso l’alimentazione dei nostri animali, ha portato ad una maggiore attenzione verso l’etichetta del cibo commerciale.
In questo articolo parleremo dell’etichettatura di un cibo commerciale e di come gli ingredienti vengono riportati. Analizzeremo le strategie di vendita con l’utilizzo di claim e come questi possano influenzare l’acquisto del prodotto finale.
L’affidabilità di un prodotto è spesso correlata alla trasparenza della sua etichetta. Un’etichetta chiara aiuterà il proprietario a scegliere il meglio per il proprio animale.
Etichettatura di un cibo commerciale
In etichetta partiamo dall’indicazione delle specie a cui è destinato il cibo (cane o gatto) o dalla categoria di destinazione (cuccioli, adulti, anziani, oppure cibo medicato tipo “renale, gastrointestinale”, ecc.).
Altre informazioni possono essere:
COMPLETO (ossia deve possedere le quantità adeguate di vitamine, minerali, proteine ecc. necessarie a rispettare i fabbisogni dell’animale).
COMPLEMENTARE (ossia il cibo non soddisfa tutte le esigenze nutrizionali). Attenzione ad esempio ai cibi umidi per gatti che molto spesso sono complementari, avendo ridotte quantità di Taurina.
“AL GUSTO DI”, “AROMATIZZATO AL”, CON” o “CONTIENE” indica che rispettivamente di quell’ingrediente non c’è nulla se non l’aroma (0%) o non più del 4%.
“ALTO IN” o “RICCO IN” non ha più del 14 % di quell’ingrediente (esempio “ricco in pollo” ecc.).
Se abbiamo la MARCA del cibo + l’ingrediente, esempio “Croccasuper agnello e riso”, vuol dire che deve essere presente almeno il 26% dell’ingrediente indicato.
“TUTTO” o “SOLO” contiene almeno il 99% dell’ingrediente scritto (tipo “solo tacchino” ecc).
Gli ingredienti in etichetta

Gli ingredienti in etichetta, devono essere sempre indicati in ordine decrescente (ossia il primo ingrediente descritto è quello maggiormente presente).
La formula con cui vengono espressi gli ingredienti potrebbe fare la differenza nel capire un’etichetta: un conto è scrivere “cereali, carni e derivati” (la cosiddetta formula chiusa), un conto è specificare i singoli ingredienti che compongono il mangime con la rispettiva percentuale “mais, riso 20 %, pollo ecc” ( la cosiddetta formula aperta).
È obbligatorio riportare sempre la quantità di proteine grezze, grassi grezzi, fibra grezza, ceneri grezze ed additivi (che sia vitamina C o grasso di pollo come appetizzante, vitamine E come antiossidante ecc.).
L’umidità (ossia l’acqua che un cibo contiene) non è obbligatorio che sia indicata in etichetta se non a partire dal 14%. Ma quindi, il cibo secco, non contiene acqua? Assolutamente si, almeno l’8%. ATTENZIONE quindi a confrontare un cibo secco con un cibo umido perché la loro quantità di acqua è diversa e quindi anche le percentuali che leggete vanno interpretate.
Più difficile è capire ad esempio, di quella proteina greggia, quanta sia di origine animale e quanta invece di origine vegetale. Non dimentichiamo che già il semplice glutine del frumento è una proteina vegetale, come anche una lenticchia. Ovviamente più proteine di origine animale abbiamo e meglio è per i nostri cani e gatti. Interessante è la percentuale di fibra indicata in etichetta, che si ottiene con un metodo di calcolo contenente “ufficialmente un errore di metodica”. Quindi quel 5% di fibra, potrebbe essere di più o anche di meno rispetto alla percentuale indicata.
Strategie di vendita e claim
Per claim intendiamo una sorta di slogan, pubblicità, “esaltazione” di una caratteristica di un cibo.
Tra i più comuni NORMATI dalla legge troviamo: FREE (molto frequente è il “GRAIN FREE”); FRESCO (spesso riportata la dicitura “CARNE FRESCA”); BIOLOGICO; NATURALE.
Tra quelli dove la NORMATIVA NON è ad oggi ben chiara, ci sono: CRUELETY FREE (non testato sugli animali) e MADE IN ITALY.
Ma come possono questi claim influenzare l’acquisto del consumatore?
GRAIN FREE spesso è associato all’assenza di carboidrati. Questo è un errore, perché gli amidi sono necessari in un processo di estrusione per ottenere un croccantino. La dicitura vuole dire assenza di amido dai cereali. Al massimo questi amidi possono derivare o dalle patate o dai legumi. Attenzione ai legumi, che sono ancora oggetto di studio per eventuale correlazione cardiomiopatia dilatativa nel cane/cibo ad alto contenuto di legumi.
MADE IN ITALY. In Italia, la carne utilizzata per i nostri animali, deve essere OBBLIGATORIAMENTE la stessa destinata al consumo umano, secondo le normative europee, anche se non riportato made in Italy. Ovviamente è carne scartata perché di seconda scelta (quindi potrebbe essere ANCHE di qualità inferiore). Ben diverso nei paesi extraeuropei (America, ecc.) dove il petfood viaggia su una linea diversa dello human food, quindi non segue necessariamente le stesse regole sulle somministrazioni di antibiotici, ormoni ecc..
FRESCO: ad esempio l’indicazione di CARNE FRESCA, come alimento principale, potrebbe indicare una minore quantità di proteina animale nel prodotto finale, poiché contiene più acqua, che viene persa dopo il processo di cottura. Quindi non per forza è segno di qualità alimentare ma va valutata attentamente al resto della formula.
SENIOR: questi cibi sono formulati basandosi anche su studi pregressi, dove anziano era sinonimo di ridotta quota proteica, ed alto volume di fibra. Questo non è sempre corretto, soprattutto in un animale anziano con una buona funzionalità renale. È la qualità della proteina che fa la differenza, quindi anziano non significa cibo senior!
È chiaro che interpretare un’etichetta non è cosi semplice, sia per il consumatore che per lo stesso professionista. Diventa, però, un’abitudine importante quella di esercitarsi nella lettura e nella comprensione delle etichette.
“The take of message “: Non esiste l’alimento migliore per un cane ed un gatto, esiste l’alimento migliore per il nostro cane e il nostro gatto, in base al suo stato di salute, al suo comportamento, la sua natura, le sue abitudini e molto altro ancora.
Articolo del Dr. Carmine Salese, DMV
- Published in Carmine Salese
Pressati a freddo: sono davvero più salutari per il nostro pet?
Se non possiamo offrire al nostro animale un cibo fresco, cercheremo sempre di trovare un cibo commerciale più adatto. Negli ultimi anni si sente spesso parlare di alimenti PRESSATI A FREDDO e di come questi possano essere più digeribili e salutari per il nostro amico. Ma è veramente così?
In questo articolo spiegheremo cos’è un pressato a freddo, la differenza con un croccantino estruso ed i reali vantaggi e svantaggi di questo alimento.
Interessante è cercare di soffermarsi sul tipo di tecnologia messa in pratica, che non sempre da un prodotto più digeribile per ogni animale o ne giustifica il reale costo finale.
PRESSATI A FREDDO E LA DIFFERENZA CON UN ESTRUSO
Per pressato a freddo intendiamo un cibo pellettato, ossia un cibo che si ottiene con una tecnologia chiamata pellettatura. Sfrutta un macchinario semplice chiamato pellettatrice, avente due rulli che premono il cibo contro una griglia e tramite l’attrito generano questo pellet. Qui si raggiunge una temperatura massima di 40-60 ‘ C con il solo “sfregamento” del cibo sulla griglia. Il classico croccantino invece, viene estruso mediante un macchinario molto costoso e complesso chiamato estrusore. Qui il cibo viene amalgamato con l’acqua e sfruttando il calore del vapore a 90-100’C ed una grossa vite, si ottiene il croccantino.
Oltre all’ evidente differenza di calore utilizzata nei due processi di produzione la differenza sta nella materia prima utilizzata:
Nel cibo pellettato pressato a freddo bisogna partire necessariamente da un cibo che sia già disidratato, macinato e ridotto in farina, poco umido. In un croccantino estruso si possono anche utilizzare materie prime fresche come la carne (che come detto in altri articoli, non è sempre un vantaggio)
Per quanto riguarda i nutrienti, la pellettatura utilizzando basse temperature, non dovrebbe portare a perdita di nutrienti e non richiederebbe aggiunta di additivi a fine produzione. Il cibo estruso invece, una volta asciugato e “gonfiato”, viene additivato infine con vitamine e Sali minerali in modo da non essere più degradate dal calore.
VANTAGGI E SVANTAGGI DEL PRESSATO A FREDDO

Il punto di forza del pressato a freddo è quello di non degradare le sostanze nutritive e non richiedere l’aggiunta a fine produzione di vitamine e Sali minerali come un croccantino estruso. Ma come abbiamo detto prima, deve necessariamente partire da materie prime che hanno già subito una disidratazione (come sarà avvenuta questa procedura?sono stati applicati comunque dei trattamenti hanno modificato la materia prima)
Ci sarebbe anche il vantaggio che la pellettatrice, costando molto meno di un estrusore, venga acquistata anche da realtà commerciali più piccole, definite di “nicchia”. Spesso però questi prodotti non costano meno di un classico croccantino estruso.
Il costo elevato è giustificato dalla loro alta digeribilità? Potendo utilizzare meno amido per le basse temperature (ricordate che c’è sempre amido anche in un pellettato!!) il cibo avrebbe anche più proteine e “galleggerebbe in un bicchiere d’acqua”. Per fortuna il nostro animale non si riduce ad un semplice bicchiere di acqua, ma è un organismo ben più complesso.
Usare meno amido non significa sempre facilitare la digestione. L’estrusione di un croccantino classico porta ad un processo chiamato gelatinificazione, che in molti animali rende l’amido più digeribile. Per assurdo, alcune razze con difficoltà a digerire gli amidi riescono ad utilizzare i loro pochi enzimi digestivi molto meglio su un prodotto cotto estruso piuttosto che pressato a freddo. Come lo capiamo? Andiamo a confrontare il volume e la quantità di feci del nostro animale e lì capiremo (feci=scarto). Per non parlare di alcuni pressati a freddo, dove l’ amido presente deriva solo da legumi.
Parlando di appetibilità, il pellettato non venendo appetizzato con grasso animale a fine produzione, spesso risulta meno gradito.
CONCLUSIONI
Ma allora questi pressati a freddo hanno troppi svantaggi? Assolutamente no! Esistono ditte molto affidabili, che selezionano bene le materie prime ed applicano una politica di trasparenza nel loro processo produttivo e dei loro ingredienti, usando amido prevalentemente derivato dalle patate e non dai legumi; studiano composizioni che rendano più appetibile il loro prodotto.
Se non si può scegliere un’alimentazione fresca e bilanciata ricordiamo sempre che “Non esiste l’alimento commerciale migliore per una cane ed un gatto, esiste l’alimento migliore per il nostro cane e il nostro gatto, in base al suo stato di salute, al suo comportamento, la sua natura, le sue abitudini e molto altro ancora”. Diffidiamo sempre da chi professa la verità assoluta!
Articolo del Dr. Carmine Salese, DMV
- Published in Carmine Salese
- 1
- 2