Le allergie alimentari nel gatto
Le allergie sono sempre più comuni anche nel gatto.
In questo articolo approfondiamo i sintomi e le cause di allergia, la differenza con le intolleranze, come si diagnosticano, le cure e il giusto tipo di cibo.
Come anche per il cane, le allergie e le intolleranze alimentari sono sempre più comuni anche nel gatto e vengono generalmente raggruppate in una macro-categoria chiamata Reazione Avversa al Cibo (RAC).
Anche se la sintomatologia può variare molto, i gatti che soffrono di allergie o intolleranze alimentari hanno prurito. Accompagnato talvolta a sintomi come vomito, diarrea o al contrario stipsi.
Se vogliamo dare dei numeri, possiamo dire che un 3-6% dei gatti con una malattia cutanea ha una allergia alimentare, ma la probabilità sale fino ad un 20% se il vostro gatto ha prurito.
Non sembra esserci una particolare predisposizione di sesso o età, anche se l’età media a cui viene fatta la diagnosi è di 4 anni.
Anche sulla predisposizione di razza non abbiamo dati molto chiari: il gatto Siamese e il Birmano sembrano essere colpiti con maggiore frequenza. In generale, se un gatto ha un parente con reazione avversa al cibo è più probabile che ne soffra anche lui/lei avendo spesso una familiarietà.
Approfondiamo bene l’argomento in questo articolo.
Sintomi delle allergie alimentari nel gatto
La sintomatologia delle reazioni avverse al cibo nel gatto è estremamente variata.
Il sintomo comune a tutti i gatti allergici ad un alimento è quello del prurito, talvolta generalizzato a tutto il corpo, nella maggior parte dei casi localizzato alla zona della testa e del collo.
Anche se il gatto con reazione avversa al cibo può arrivare a ferirsi in modo grave nel tentativo di grattarsi, non sempre questo segno è presente e il prurito può essere lieve.
Altri sintomi possono essere un pelo estremamente diradato sulla pancia o in altre zone corporee (fianchi, arti posteriori o anteriori), chiamata alopecia autoindotta: il gatto letteralmente si porta via il pelo leccandosi la zona fino allo sfinimento con la sua linguetta ruvida.
Oltre a questi due sintomi possiamo avere anche piccoli puntini rossi in diverse zone cutanee, accompagnati o meno da ferite da grattamento. Anche gli occhi a volte soffrono con delle congiuntiviti.
Infine come dicevamo all’inizio, il gatto può presentare anche sintomatologia gastro-intestinale, soprattutto vomito, diarrea o stipsi.
Purtroppo tutti questi sintomi non sono caratteristici solo delle allergie di origine alimentare nel gatto e per questo può essere particolarmente complesso fare diagnosi.

Cause delle allergie alimentari nel gatto
Il meccanismo preciso che dà il via alle allergie alimentari nel gatto non è chiaro al momento, ma si presuppone che sia simile a quanto avviene nel cane e nell’uomo. Quello che avviene probabilmente è che il sistema immunitario del gatto, per svariate ragioni, fra cui anche quelle genetiche, inizia ad avere una reazione eccessiva verso alcuni alimenti, considerandoli come “nemici”.
Questa reazione avviene in particolar modo verso le proteine che compongono la dieta, per cui è statisticamente molto più probabile che un gatto si allergizzi verso un tipo di carne o pesce. Eppure, non dobbiamo dimenticare che sono presenti proteine anche all’interno di cereali e legumi, per cui anche questi possono essere i “colpevoli” di stimolare eccessivamente il nostro gatto.
Per il gatto gli allergeni più comuni conosciuti al momento sono il manzo, il pesce e il pollo.
Differenze fra allergie e intolleranze alimentari
La differenza fra allergie e intolleranze è generalmente nel coinvolgimento o meno del sistema immunitario.
Nel caso delle allergie infatti, nel gatto come in altre specie, il sistema immunitario si attiva scatenando delle risposte anche a distanza, lontano dall’intestino come dire, dove avviene il contatto con l’allergene alimentare.
Per questo vediamo appunto prurito a livello cutaneo.
Le intolleranze invece sono in genere risposte non mediate dal sistema immunitario e quindi maggiormente localizzate all’intestino. Ad esempio: un gatto adulto non ha la possibilità di produrre enzimi lattasi, in grado di scindere lo zucchero lattosio presente in latte e latticini. Per questo il vostro gatto possiamo dire che è intollerante al lattosio e potrebbe avere diarrea, flatulenza o vomito se mangia latticini.
Come si diagnosticano allergie o intolleranze alimentari nel gatto
Per diagnosticare una allergia alimentare nel gatto ci vuole prima di tutto molta pazienza da parte del pet mate e un buon lavoro di squadra con il proprio Medico Veterinario. Non esistono infatti al momento prove o test di laboratorio che ci possano dire con certezza quali sono gli alimenti a cui il nostro gatto è allergico.
Inoltre come abbiamo visto la sintomatologia di allergia alimentare è molto ampia e potrebbe essere comune anche ad altre patologie! Per questo, dopo una visita dermatologica ben specifica, il vostro Medico Veterinario comincerà lavorando per esclusione, ovvero depennando una per una le altre possibili cause di prurito e della sintomatologia che presenta il vostro gatto.
Di questo processo di “esclusione” (o conferma, ovvio) di diverse cause, fanno parte anche le prove alimentari. In questo caso vi verrà chiesto di somministrare al vostro gatto per un periodo minimo di 3 settimane, fino ad un massimo di 8 settimane, un alimento ipollargenico, scelto secondo i suoi gusti. Potreste fare quindi una prova dietetica con l’alimentazione fresca (considerata la migliore dai dermatologi veterinari), se il vostro gatto lo concede. Oppure, se il vostro micio è abituato al commerciale, vi verrà chiesto di dare alimenti specifici commerciali ideati per questo percorso diagnostico.
Le allergie alimentari si possono curare
Mi viene spesso chiesto se le allergie alimentari del gatto si possono curare. È davvero difficile rispondere a questa domanda in modo sicuro, perché purtroppo sul gatto ci mancano molti dati. In linea di massima, dobbiamo dire di no, le allergie vere e diagnosticate non sono curabili. Una volta che il sistema immunitario del vostro gatto ha “preso in antipatia” un alimento, è probabilmente impossibile fargli cambiare idea.
Nonostante questo, diversi studi recenti in umana, ipotizzano processi di riduzione della reazione allergica, anche tramite introduzione graduale degli allergeni, in grado di creare una tolleranza immunologica. Lavorare sul microbiota intestinale del gatto potrebbe essere la chiave vincente in questo senso. Ma, dobbiamo dirlo, per ora tutto questo è assolutamente ipotetico. Il modo migliore di agire è quindi quello di eliminare per sempre l’allergene individuato dalla dieta del vostro gatto.
Cosa dare da mangiare ad un gatto allergico
Possiamo dare da mangiare al nostro gatto allergico tutto ciò che non è un allergene per lui/lei.
Magari sembrerà un’ovvietà quanto appena detto, ma vi assicuro che non lo è. Nella maggior parte dei casi infatti quando si opera la diagnosi di allergia alimentare in un gatto si somministra poi per tutta la vita un solo alimento, ipoallergenico, spesso con proteine idrolisate. Questa è certamente una possibile strategia: dare proteine idrolisate (ovvero come fossero pre-spezzettate), evita il riconoscimento dell’allergene da parte del sistema immunitario e evita quindi la reazione allergica.
Eppure, questo iter potrebbe non essere il più adeguato nel lungo periodo. Sappiamo infatti che le allergie dipendono soprattutto da una reazione eccessiva del sistema immunitario del soggetto. Togliere tutti i possibili allergeni quindi in qualche modo preserva sì dalle reazioni, ma è come se togliesse “allenamento” al sistema immunitario, che potrebbe diventare quindi sempre meno tollerante.
Il mio consiglio quindi per un gatto allergico è di scegliere fra un cibo ipoallergenico con proteine idrolisate (o comunque privo di allergeni), oppure al contrario di farsi aiutare da un Medico Veterinario esperto in Nutrizione che possa impostare una dieta fresca e variata. In questo caso, la dieta sarà sì priva di allergeni, ma la variabilità punterà a mantenere allenato il sistema immunitario, aiutando il gatto a rimanere in salute.
.Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Obesità del cane. Un problema frequente.
L’obesità è diventata un problema in costante aumento sia nella società umana che nel mondo animale.
Diversi animali domestici che condividono il nostro stile di vita sono infatti sovrappeso.
Come per l’uomo anche per i nostri animali questo è un problema serio da non sottovalutare, che richiede attenzione da parte dei proprietari e dei medici veterinari.
In questo articolo esploriamo le cause, i rischi, le possibili soluzioni per evitare l’obesità del cane.
Cosa fare se il nostro animale è in sovrappeso e un approfondimento sul Labrador, una razza maggiormente predisposta.
Quali sono le cause più comuni di obesità del cane
L’obesità è il risultato di uno squilibrio tra l’apporto calorico e il consumo di energia.
Le principali cause sono:
- Dieta sbilanciata: Molto spesso i nostri animali sono sovralimentati o sono alimentati con cibi di scarsa qualità che possono portare ad accumulo di grasso.
- Eccesso di extra: troppi spuntini possono portare ad un eccesso di calorie.
- Mancanza di esercizio fisico: E’ importante fare giornalmente attività fisica, va bene anche una passeggiata veloce di trenta minuti al giorno.
- Problemi di salute sottostante: alcune malattie metaboliche e endocrine, come l’ipotiroidismo, favoriscono l’obesità
- Per ultimo non dimentichiamoci la predisposizione di razza: alcune razze tendono al sovrappeso, tra queste quelle più comuni sono il Labrador e Beagle.
Labrador Retriever e predisposizione all’obesità
Il labrador è tra le razze più predisposte al sovrappeso. Tende ad ingrassare più facilmente ed hanno sempre fame, perché?
Troviamo la risposta in uno studio del 2016 dell’università di Cambridge.
Conor O’Donovan e il suo team infatti hanno studiato 130 esemplari di Labrador evidenziando che il 23% è portatore di almeno una copia della forma mutata di un gene chiamato POMC.
Questo gene impedisce una corretta sintesi di oppioidi endogeni che influenzano il senso di sazietà.
Proprio per questa loro predisposizione a mangiare sono state ulteriormente selezionate queste linee di sangue perché facilmente addestrabili e utilizzabili come ottimi cani da lavoro, perché sempre motivati dal cibo.
Per fortuna negli ultimi anni, grazie a questa scoperta, molti allevatori stanno cercando di eliminare questi soggetti dalla riproduzione per avere così cani più in salute.
Molto interessante è anche la connessione uomo-animale: è stato scoperto che i bambini obesi e costantemente affamati hanno la funzionalità compromessa di questo gene POMC, proprio come i Labrador.
Quali sono i rischi nell’obesità del cane?
Quando parliamo di obesità non dobbiamo soffermarci solo alla questione estetica.
Un animale obeso viene considerato un paziente con una patologia seria, che può comportare e predisporre a diversi problemi per la salute.
Ecco alcuni dei principali pericoli:
- Problemi cardiaci: l’eccesso di peso farà lavorare maggiormente il cuore che dovrà pompare più sangue. Aumentando così i rischi cardiaci e i problemi circolatori
- Diabete Mellito: l’obesità è un fattore predisponente nello sviluppo del diabete dei cani.
- Problemi articolari: le articolazioni sono sottoposte a maggiore stress e logorio che di conseguenza porterà a dolori con rischio di artrite, possibilità di rottura del legamento crociato e fratture.
- Problemi respiratori: l’eccesso di grasso può influire negativamente sulla capacità respiratoria, questo problema è maggiore quando parliamo di razze brachicefale.
- Problemi pancreatici: l’aumento dei trigliceridi potrebbe dar luogo a pancreatiti acute.
- Tumori: l’infiammazione cronica che l’obesità genera nell’organismo innesca una serie di meccanismi cellulari che aumentano il rischio di tumori.
- Problemi Ormonali: Il tessuto adiposo viene considerato un vero organo endocrino capace di produrre ormoni e quindi essere responsabile di squilibri ormonali.

Cosa possiamo fare per evitare l’obesità del cane?
La prevenzione all’obesità richiede un approccio olistico che comprendono non solo la gestione della dieta, ma anche l’esercizio fisico e l’attenzione alle abitudini alimentari che coinvolgono ovviamente il sistema famiglia.
Come prima cosa è molto importante seguire una giusta alimentazione sin da cuccioli, prevenendo così l’obesità giovanile che potrà solo predisporre ad un adulto obeso.
E’ importante scegliere un alimento adatto che sia completo e bilanciato per ogni fase della vita. Ad esempio non dare un cibo per cuccioli ad un adulto.
Assicura al tuo animale un’attività fisica regolare. La quantità di attività fisica può variare in base alla razza e alle esigenze individuali. Passeggiate quotidiane, addestramento e il gioco attivo possono contribuire a mantenere il tuo cane in forma.
Durante l’addestramento o i giochi di attività mentale è importante utilizzare degli snack sani cercando di non eccedere per non aumentare troppo l’apporto calorico giornaliero.
Evita di dare cibo da tavola, spesso la richiesta di cibo non equivale a fame!
Se utilizzi cibo commerciale non dare porzioni ad occhio ma cerca sempre di pesare per evitare così una sovralimentazione.
Adegua le porzioni, magari anche riducendo gli extra se sai che il tuo animale per un periodo farà meno attività fisica.
Infine ma non per ultimo monitora regolarmente il peso del tuo cane facendo attenzione a eventuali cambiamenti.
Cosa fare se il nostro cane è in sovrappeso?
Prima di iniziare un programma di perdita di peso consiglio sempre di consultare il proprio veterinario, che valuterà lo stato di salute del tuo animale e ti fornirà le giuste indicazioni.
Ricorda che la sola riduzione calorica, ovvero ridurre la dose di crocchette da dare non è sufficiente.
In commercio esistono diversi prodotti formulati proprio per aiutare la perdita peso, questi alimenti solitamente contengono meno grassi e sono ricchi di fibra.
Spesso però anche questi cibi non sono sufficienti e per avere un risultato bisogna intraprendere una dieta personalizzata ed un programma di dimagrimento che verrà formulato da un nutrizionista veterinario.
Una dieta fresca è il miglior approccio dietetico per raggiungere in modo più veloce i nostri obiettivi. Importantissimo sarà rispettare i fabbisogni minimi essenziali per evitare carenze nutrizionali.
Non da meno con una dieta fresca avremo un maggior appagamento del nostro animale, rendendo così la dieta meno sacrificante.
Un programma dietetico va seguito in modo preciso senza cedere alle richieste dei nostri animali, sarà inoltre essenziale che tutti i componenti della famiglia siano coinvolti per evitare che venga dato cibo extra.
La perdita di peso è molto soggettiva e non possiamo quantificare il tempo che ci occorrerà per raggiungere il nostro obiettivo, l’importante sarà che il dimagrimento avvenga in modo graduale e progressivo.
Per questo saranno importanti i controlli che verranno fatti periodicamente. Una volta raggiunto il peso ottimale si imposterà una dieta di mantenimento, per evitare che il cane riprenda il peso perso vanificando così gli sforzi fatti.
Come sempre anche in questo caso il fai da te è sconsigliato, chiedi a noi di Nutravet.
Articolo della dott.ssa Francesca Parisi, DMV
- Pubblicato il Francesca Parisi
Cosa deve mangiare un cane castrato?
Dopo la castrazione, il metabolismo del nostro cane cambia in modo radicale. In questo articolo parliamo quindi delle esigenze nutrizionali del cane castrato, come evitare il sovrappeso, come e quando cambiare alimentazione e quanto movimento deve fare il cane.
Lo sappiamo: sono tante le ragioni di convivenza e controllo della numerosità della popolazione che ci portano giornalmente in prima linea per la castrazione e la sterilizzazione del cane. Queste ragioni sono fondamentali e non possiamo che tenerne conto, nel nostro agire.
Al contrario, le ragioni legate alla salute che sono state presentate per tanti anni, sono sempre più frequentemente messe in discussione dai dati scientifici moderni.
In ogni caso, rimanendo sull’alimentazione, è fuori di dubbio che a seguito della castrazione/sterilizzazione, alcune conseguenze saranno molto importanti per il nostro cane: potremmo notare infatti aumento dell’appetito e un aumento di peso, anche non correlato ad una maggiore ingestione di alimenti. Ovvero avranno un ridotto fabbisogno calorico!
Vediamo come possiamo aiutarli con la nutrizione quindi!
Come cambia il metabolismo e le esigenze nutrizionali di un cane castrato
Dopo la castrazione o la sterilizzazione, vengono a mancare all’organismo del nostro cane gli ormoni sessuali, che rappresentano uno dei motori dell’anabolismo, ovvero della spinta del corpo a creare nuovi tessuti.
Un cane castrato diminuirà quindi in modo importante il suo fabbisogno calorico, anche di un 20-30% del totale calorico giornaliero. Per darvi un’idea chiara: è come se voi doveste togliere di botto uno dei vostri 3 pasti giornalieri (colazione/pranzo/cena) per mantenere il vostro peso attuale!
Oltre ad una drastica riduzione calorica ridotta al metabolismo inoltre, la perdita degli ormoni sessuali provoca in molti soggetti anche una maggiore riluttanza al movimento. Si muovono meno, sono meno attivi e per questo è possibile che si riduca ulteriormente la quota di calorie necessaria.
Ma non conta solo la quantità, dobbiamo vedere come dividerle calorie! Per aiutare l’organismo del nostro cane sarà importante fornire una buona quota di proteine di alto valore biologico (ovvero di origine animale), in modo da aiutare l’organismo nei processi anabolici, che la castrazione tende ad arrestare.
Come evitare il sovrappeso per il cane castrato
Per evitare il sovrappeso dopo la castrazione è importante ridurre l’apporto calorico, senza ridurre quello di proteine. Un’altra possibilità ovviamente è quella di aumentare la spesa energetica e ne parleremo in modo più approfondito fra qualche paragrafo. Vediamo invece le questioni inerenti l’alimentazione per capire bene cosa fare.
Se dopo la castrazione abbiamo visto che dobbiamo diminuire le calorie anche di un 20-30%, la tendenza sarà quella di prendere l’alimento precedente e ridurne semplicemente le quantità. Anche se questo approccio potrebbe non lasciare danni, dato che la riduzione è importante, ma non così intensa come altre che possiamo operare noi medici veterinari esperti in nutrizione, non è quello corretto.
Vi faccio qualche esempio numerico perché mi capiate. Facciamo conto che il nostro cane sta mangiando 300g di crocchette al giorno prima della sterilizzazione, pari a circa 1000kcal al giorno. Le crocchette che stiamo utilizzando contengono circa un 23% di proteine su sostanza secca. Possiamo arrotondare dicendo che quindi 300 grammi di crocchette contengono circa 69g di proteine.
Dopo la castrazione, il suo fabbisogno energetico sarà di 700-800kcal. Se noi continuiamo ad utilizzare le crocchette precedenti, diminuendo semplicemente le quantità di un 20% ad esempio, il nostro cane mangerà magari l’apporto giusto di calorie, ma saranno molto diminuite anche le proteine (da 69g precedenti a 55g circa). Questo è il punto!
Il nostro cane invece dovrebbe mangiare il medesimo apporto proteico precedente (ovvero 69-70g circa nel nostro esempio), ma ridurre l’apporto calorico. Come fare? Eh! Non è facile! Dovremmo scegliere un alimento con maggiore tenore proteico, oppure farci aiutare ad aggiungere la giusta quota di proteine tramite un alimento umido completo, generalmente ricchi di proteine e poveri di carboidrati.
Un’altra possibilità (quella che preferisco, ovvio!) è passare ad un’alimentazione fresca, specialmente formulata, in modo che questo problema non si verifichi! Avendo un piano dieta bilanciato infatti il vostro cane riceverà la giusta quota proteica su base calorica, senza far mancare nessun nutriente e soprattutto senza eccedere il calorie. Vogliamo mettere poi la gioia di mangiare una ciotola fresca?!
Come e quando cambiare alimentazione
Un altro aspetto fondamentale riguarda il quando cambiare alimentazione.
Il metabolismo del cane inizia a cambiare non dal giorno stesso della sterilizzazione, ma da circa un mese dopo, quando gli ormoni in circolo sono stati completamente smaltiti dall’organismo.
In generale quindi è buona norma iniziare il cambio dieta dopo l’intervento, a partire circa dalla settimana successiva, in modo da non aggiungere ulteriore stress alla chirurgia.
Altro aspetto fondamentale come sempre è quello di cambiare in modo graduale, in modo da dare tempo all’organismo di “accomodarsi”. Se ricordate l’esempio che ho fatto sul pasto mancante, immaginate che una diminuzione così drastica è meglio operarla nel giro di 7-10 giorni, non da un giorno all’altro. Questo vale specialmente se nel contempo stiamo inserendo un nuovo alimento. In questo modo evitiamo anche diarrea da cambio dieta!

Quanto movimento deve fare il cane castrato per evitare il sovrappeso
Ed eccoci alla parte movimento, perché lo abbiamo detto la bilancia dobbiamo controllarla in qualche modo. Aumentare il movimento fisico aiuta il nostro cane non solo a bruciare calorie, ma anche a mettere su maggiori quantità di muscolo, che altrimenti si andrebbero consumando con il tempo. E la massa magra poi brucia una maggiore quantità di calorie per mantenersi, instaurando in questo modo un circolo virtuoso che permetterà al nostro cane di mantenersi in forma.
Eccoci al dunque: quanto farli muovere e quando? Partiamo dal come!
La migliore attività fisica per aiutare un cane castrato a mantenersi in forma è la camminata veloce.
Non corsa, non salti, non gioco, ma camminata veloce. Camminando velocemente il suo organismo brucerà calorie senza produrre acido lattico né danneggiare i tessuti. I suoi muscoli saranno stimolati ad aumentare di volume.
Vediamo per quanto tempo a questo punto. Un tempo corretto potrebbe essere di 20-30 minuti per almeno 3 o 4 volte a settimana. Meglio di tutto se queste passeggiate saranno nel verde, in un ambiente tranquillo, in modo da non stimolare eccesso di cortisolo.
Vi sembra utopia? Forse! Ma di fatto anche a noi farebbe tanto bene camminare almeno per questo lasso di tempo e nel verde. Perché non cogliere “la scusa” allora e aiutare noi e loro al tempo stesso?
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Dermatopatie del cane e del gatto e carenze nutrizionali
Le dermatopatie del cane e del gatto sono tra le patologie più frequenti riscontrate nei nostri amici a quattro zampe. Scoprirne la causa spesso non è semplice e tra le prime domande che ci sorgono spontanee c’è se dietro a queste patologie non ci sia un problema alimentare.
Quando si parla di cause alimentari si pensa sempre a intolleranze o allergie. Ma esistono sintomi dermatologici che, invece, sono causati da una carenza di nutrienti.
In questo articolo scopriremo quali sono le varie carenze nutrizionali che causano dermatosi, come riconoscerle e gestirle.
Dermatopatie del cane e del gatto
Molte patologie cutanee possono essere correlate alla dieta, sia a causa di carenze nutrizionali congenite o acquisite che di reazioni avverse al cibo (allergie o intolleranze).
Mentre nei cani o gatti alimentati con il cibo commerciale di buona qualità, le carenze nutrizionali acquisite sono rare, dobbiamo fare molta attenzione alle diete fai-da-te. Poiché se non formulate da un veterinario esperto di nutrizione, rischiano di causare importanti problemi di salute ai nostri amici a quattro zampe.
Le carenze di nutrienti, specialmente di zinco, vitamina A, acidi grassi e proteine, si presentano principalmente in soggetti con necessità nutrizionali specifiche. Come nei soggetti anziani o in accrescimento, nelle cagne in gravidanza o lattazione se l’alimentazione viene gestita in maniera inappropriata.
Carenza di zinco e di vitamina A
Nei cani è stata ampiamente studiata la carenza di zinco, che spesso è causata da una deficienza genetica nell’assorbimento. Si osserva spesso nei cani giovani appartenenti a specifiche razze nordiche che sembrano essere particolarmente predisposte. Come il Siberian Husky, Alaskan Malamute ed il Samoyedo.
I cani colpiti presentano prurito di varia entità, alopecia ed eritema, spesso con presenza di croste.
Le lesioni sono generalmente localizzate in zona periorale e perioculare, sul padiglione auricolare, sul piano nasale e a livello dei cuscinetti plantari.
I cani affetti da questa carenza dovranno assumere un’integrazione di zinco per tutta la vita.
La carenza ma anche l’eccesso di Vitamina A causano segni simili.
In particolare ipercheratosi e scaglie, alopecia e condizioni scadenti del mantello.

Acidi grassi essenziali e dermatopatie
Le carenze di acidi grassi essenziali come l’acido linoleico e linolenico impiegano molto tempo per dare sintomi ma quando si presentano significa che la deficienza alimentare è presente già da molti mesi.
Si possono notare forfora, pelo opaco e secco, alopecia e a volte piodermite.
La carenza di acidi grassi è spesso riportata in cani che assumono diete commerciali secche mal conservate o quando il prodotto contiene pochi antiossidanti.
Anche diete casalinghe sbilanciate o diete ipocaloriche con forte restrizione dei grassi, protratte nel tempo, possono provocare lo stesso tipo di problema.
Altri nutrienti importanti per le dermatopatie del cane e del gatto
La carenza di proteine è piuttosto rara e normalmente associata a digiuno o diete ipoproteiche.
I sintomi che la caratterizzano sono ipercheratosi, iperpigmentazione della cute e depigmentazione del mantello.
La crescita del pelo richiede un alto tenore di proteine all’organismo ed è per questo che l’animale con carenza proteica può presentare alopecia, mantello scadente con peli sottili, fragili, ruvidi ed opachi.
Anche la carenza di rame provoca depigmentazione (animali a pelo nero che diventano rossicci) ma anche incanutimento precoce.
Ultime ma non meno importanti sono le carenze di vitamina E, vitamina D e del complesso B con sintomi aspecifici e comuni alle altre carenze quali dermatite ed eritema.
La risposta alla domanda “C’è correlazione tra drmatopatie del cane e del gatto e carenze nutrizionali” quindi sarà: “assolutamente sì! “
Per tutti questi motivi è importante che la dieta venga formulata e prescritta da un medico veterinario esperto in nutrizione che, conoscendo e tenendo conto delle specifiche esigenze del singolo paziente, saprà formulare un piano nutrizionale specifico per ogni esigenza.
Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM
- Pubblicato il Laura Mancinelli
Possiamo dare la pasta al gatto?
Gatti e pasta non sono un binomio vincente, dobbiamo dirlo.
In questo articolo approfondiamo perché, pur non essendo un alimento tossico, è meglio non dare pasta al gatto. Poiché molti gatti ne sono golosi però vediamo anche quanto darne e come prepararla.
I gatti sono sicuramente uno degli animali domestici più diffuso in Italia e la pasta è senza dubbio l’alimento più comune sulle tavole degli italiani. Cosa ne discende da queste due affermazioni?
Che ci saranno sicuramente molte persone che si chiedono se il loro gatto può mangiare la pasta presente sulle nostre tavole. Una risposta rapida a questa domanda non ce l’ho purtroppo, pena cadere in banalizzazioni eccessive, vediamo quindi quale è il rapporto fra gatto e pasta.
La pasta non è tossica per il gatto
Partiamo da questa certezza: la pasta non è tossica per il gatto.
Il gatto domestico infatti pur essendo un carnivoro stretto sviluppa in genere una discreta capacità di digestione degli amidi. Quello che intendo, è che l’amido, principale zucchero complesso di cui è composta la pasta, può effettivamente essere digerito e assimilato, almeno in parte, dal gatto.
E se vi sembra un’aberrazione, sappiate che posso essere in parte d’accordo con voi, ma purtroppo anche tutti gli alimenti secchi per gatti sono composti da circa un 40% di amido!
Abbiamo chiarito quindi che la pasta non è tossica per il gatto, ma questo non vuol dire che gli faccia bene.
La pasta infatti ha due grandi punti a sfavore per l’alimentazione del gatto:
- Apporta molta energia, ma poche proteine: la pasta è composta principalmente da zuccheri. La quota proteica presente nella pasta è piccola e comunque difficilmente utilizzabile dal gatto (glutine).
Il nostro gatto quindi quando mangia pasta ingerirà moltissime calorie e pochissime proteine. Il fatto molto interessante, è che è dimostrato che un gatto sceglie di quanti e quali alimenti cibarsi, in base soprattutto al suo fabbisogno di proteine. Non trovandone quindi nella pasta, il nostro gatto potrebbe trovarla gradevole, ma non avrebbe nessun freno di stop. Questo potrebbe portarlo nel tempo a ingrassare considerevolmente. - Stimola il picco insulinico, danneggiando la salute del gatto: quando un gatto mangia della pasta, nel suo sangue arriva una grande quantità di zuccheri tutti assieme.
L’organismo del gatto a quel punto risponderà al picco di zuccheri, producendo una grande quantità di insulina, l’ormone destinato a ridurre gli zuccheri nel sangue. Il picco di zuccheri però e il conseguente picco insulinico hanno degli effetti dannosi sul organismo del gatto, carnivoro stretto.
È dimostrato infatti che una quantità di zuccheri alta nel sangue porta l’organismo verso una patologia molto grave e sempre più comune del gatto: il diabete mellito!

Quanta pasta si può dare al gatto
Poca! Come abbiamo visto sopra infatti, la pasta pur non essendo considerata un alimento velenoso per il gatto, è assolutamente dannosa nel lungo periodo. Questo è specialmente vero se il gatto mangia abitualmente alimento secco (crocchette), che contiene grandi quantità di amido a cui quella della pasta si andrebbe a sommare.
Il gatto può però mangiare uno o due spaghetti da tavola con noi, sporadicamente! Ovviamente la pasta deve essere cucinata senza nessuno degli alimenti tossici per gatti: ad esempio, non va assolutamente data una pasta condita con sugo alle cipolle.
Se quindi vogliamo allungare il famoso spaghetto da tavola al nostro gatto, dobbiamo essere coscienti che è un animale molto piccolo di taglia rispetto a noi e che è un carnivoro stretto. Diamone quindi piccolissime quantità (uno spaghetto o massimo 2 a settimana per un gatto) e sempre solamente come extra.
Come dare la pasta al gatto
La pasta non deve costituire un pasto abituale per il gatto, ma neanche un premietto abituale. Non deve essere integrata alla sua alimentazione. Ma se proprio volete darla, seguite questi semplici accorgimenti:
- Date al vostro gatto pasta non scotta: fra i falsi miti anche quello della cottura della pasta, di cui abbiamo già parlato per il cane. In realtà, la pasta scotta è assolutamente meno digeribile di quella cotta “giusta” diciamo.
Non al dente, come piace a noi italiani, ma giusta.
- Aggiungete poco sale: non è vero neanche che il sale fa male ai reni del gatto, non ci sono assolutamente dati scientifici in questo senso. Se mettete troppo sale però quello che potrebbe succedere è che il vostro gatto si disidrati molto e questo non fa bene al suo organismo. Poco sale quindi!
- Evitate alimenti tossici nei condimenti: no quindi a tutti i sughi e le salse cucinati con aglio e cipolla.
Meglio evitare anche pomodoro crudo, che potrebbe dare vomito. Sì invece, a meno che il vostro gatto non abbia problemi di salute, ai grassi. Olio e, soprattutto, burro, sono in genere di facile digestione per il gatto, così come qualsiasi tipo di carne o pesce.
E se il vostro gatto va pazzo di pasta e ne vuole mangiare di più delle piccolissime quantità che vi ho suggerito, mi raccomando, non cedete!
Pensate al rischio di diabete, che per lui/lei che è un carnivoro stretto è davvero dietro l’angolo. Piuttosto, possiamo gratificarlo/a con snack a base di fonti proteiche e grassi, sani e gustosi e adatti alla specie.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Riso soffiato per cani. Fa bene o fa male?
Dalle stelle alle stalle, il riso soffiato bisogna capire se fa bene o fa male al nostro cane.
Ne parliamo in questo articolo, assieme ad alcuni accorgimenti su come darlo e quanto darne.
Il riso soffiato è stato forse uno degli alimenti più comuni nell’alimentazione casalinga del cane, soprattutto in quel periodo storico in cui l’alimentazione completa in crocchette non si era ancora sviluppata molto.
Al riso soffiato veniva aggiunta in genere la scatoletta di carne, qualche verdura e via, il pasto per il nostro cane era servito.
Cosa è effettivamente il riso soffiato?
Il riso soffiato è un chicco di riso che è stato sottoposto al processo di soffiatura (to puff in inglese), utilizzato anche per altri cereali.
Il processo consiste in una prima parte ad alta temperatura (300-400°C), cui segue un’introduzione di vapore acqueo preriscaldato, che è necessario agli amidi presenti nel riso per idratarsi e quindi diventare digeribili. Infine la pressione viene abbassata di botto, provocando così la vera e propria soffiatura, ossia l’aumento di volume del chicco. Ora che sapete di cosa si tratta esattamente, vediamo gli altri aspetti che riguardano il riso soffiato nell’alimentazione del cane.
Fa bene o fa male al cane?
Il riso soffiato in sé non è né il bene assoluto, né il male per il nostro cane.
Di base si tratta infatti di un cereale con molti punti di forza: è ricco di calorie, utili per integrare la dieta del cane, di facile digeribilità e senza glutine.
Di contro però il riso soffiato avendo una densità calorica importante, può rappresentare un problema se dato in eccesso, portando il nostro cane all’obesità.
Inoltre pur essendo ricchi di amido, uno zucchero complesso, il riso soffiato presenta un indice glicemico molto elevato. Alzando in modo repentino gli zuccheri nel sangue, porta ad una massiccia produzione di insulina, con tutti i possibili problemi metabolici correlati.
Insomma, il riso soffiato può essere utilizzato per le diete del cane, ma se ci teniamo al nostro pet dobbiamo saperlo inserire in una dieta ben bilanciata.

Come dare il riso soffiato al cane
Il riso soffiato può essere dato al cane in due modi: come alimento principale o come snack.
Come alimento principale si intende inserito all’interno della dieta del nostro cane, quindi in quantità magari anche importanti. In questo caso però sicuramente il Medico Veterinario esperto in nutrizione che formulerà la dieta terrà conto dell’indice glicemico elevato, mescolandolo ad altri alimenti che possano ridurlo.
Ad esempio, potrebbe essere dato assieme ad alimenti ricchi di proteine e grassi, con un buon quantitativo di fibre associato. In questo modo, è possibile evitare il picco glicemico post prandiale.
Riguardo al come è importante sapere che il riso soffiato è pronto da servire e non deve necessariamente essere ammollato in acqua previamente. Come dico spesso ai miei clienti: state dando da mangiare al vostro cane, mica ad una nonna senza dentiera!
Un altro modo di dare riso soffiato al vostro cane un pochino più alla portata di tutti invece è quello di utilizzare delle gallette. Le gallette di riso soffiato infatti sono sostanzialmente riso soffiato compattato e pronto in porzioni. Snack ottimo per molti cani che soffrono di reflusso gastroesofageo e vomito a stomaco vuoto, le gallette devono essere date in piccole quantità per evitare gli eccessi calorici.
Quanto darne al cane
Veniamo al quanto darne, punto sempre un po’ dolente dei nostri approfondimenti. Se abbiamo il riso soffiato inserito all’interno della dieta, sarà stato il nostro Medico Veterinario nutrizionista a scegliere la quantità e quindi siamo mediamente a posto.
Nel caso delle gallette, se il nostro cane è di piccola taglia e in peso forma (non grasso!) possiamo darne una quantità di 3,5-4g al giorno senza fare probabilmente eccessivi danni. Se invece abbiamo un cane di taglia medio grande possiamo salire fino a 10g al giorno. Cercate comunque di non eccedere visto che si tratta di calorie extra!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM, per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Come rafforzare il sistema immunitario del gatto con l’alimentazione
Il sistema immunitario del gatto è un sistema molto complesso, che può subire diversi attacchi nel corso della vita e che è importante mantenere sano e forte. In questo articolo approfondiamo come funziona il sistema immunitario di un gatto, quando si forma e come si evolve. Parleremo anche di come rafforzarlo con l’alimentazione e alcuni nutraceutici.
Per quanto si dica che un gatto “ha sette vite”, sta a noi aiutarlo a viverle tutte al meglio, rafforzando il suo sistema immunitario. Fondamentale infatti per garantire una lunga vita in salute, il sistema immunitario è deputato alla protezione del nostro gatto, sia da agenti nocivi esterni che da cause di malattia interne, come tumori.
Poiché il 70% delle cellule del sistema immunitario si trova nell’intestino, una alimentazione sana e magari alcuni nutraceutici, perché no, possono davvero fare la differenza.
Il sistema immunitario del gatto: come funziona e come si evolve
Come immagino tutti i lettori sappiano, il sistema immunitario è quell’insieme di cellule e tessuti del gatto deputata alla difesa dell’organismo.
Il sistema immunitario è come se fosse un organo unico, anche se è composto da una complessa rete di strutture, elementi cellulari e mediatori chimici, distribuiti in diversi distretti dell’organismo.
Queste cellule sono in continua comunicazione fra loro, tramite segnali biochimici e la salute del nostro gatto è legata al suo corretto bilanciamento.
In caso infatti di un funzionamento diminuito o difettoso, potrebbe andare incontro a patologie legate ad attacchi di microrganismi, ma anche ad altre come il cancro. Esistono però anche le patologie da iper-funzionamento, dove il sistema immunitario attacca gli obiettivi sbagliati (allergie, patologie auto-immuni).
Il sistema immunitario si comincia a sviluppare fin da dopo la nascita.
Assumendo il colostro, il gattino ingerisce anticorpi preformati dalla mamma, che lo difenderanno durante il periodo necessario a formare i propri.
Anche nei giorni successivi alla nascita, quando il colostro già non viene più prodotto, il latte materno ha lo scopo non solo di nutrire il nostro gattino, ma anche di continuare a trasmettere fattori che aiutano a comporre il suo microbiota intestinale. Che come vedremo più avanti avrà un ruolo importantissimo per tutta la vita del nostro gatto.

Alimentazione e sistema immunitario: cosa c’entrano?
Quando si pensa alla frase di Ippocrate “fai del tuo cibo, la tua medicina”, se la si vuole tradurre in termini moderni, potremmo farlo a questo modo: utilizza i principi nutritivi presenti negli alimenti per rafforzare il sistema immunitario del tuo gatto.
Se avessimo una lente di ingrandimento adatta infatti, potremmo vedere come a livello intestinale il nostro gatto presenta una meraviglioso microcosmo, in grado di regolare la sua salute. Nell’intestino infatti risiedono gran parte delle cellule del sistema immunitario (circa il 70%, come abbiamo detto sopra), in costante e continua interazione con batteri e altri microbi presenti.
Questi batteri non devono essere visti come nocivi, ma anzi, se sono in salute loro, produrranno una serie di metaboliti che aiuteranno il nostro gatto, fra l’altro ad esempio regolando il suo sistema immunitario.
Tramite queste sostanze e le loro interazioni con l’organismo, il sistema immunitario del gatto infatti apprende ad essere tollerante verso le molecole non nocive, come quelle del cibo, mentre attacca gli elementi estranei e pericolosi.
Questo fenomeno di apprendimento, legato anche al cibo che il nostro gatto, si verifica una sola volta nella vita, durante i primi mesi di vita. Studiata dagli scienziati come tolleranza alimentare, sembra rivestire un ruolo unico
L’alimentazione quindi può servire in due modi per rafforzare il sistema immunitario del gatto:
- Apportando molecole utili all’organismo, come antinfiammatori, antiossidanti etc. come vedremo più avanti in questo articolo
- Regolando la flora microbica locale, che poi a sua volta produce altre molecole utili per il benessere del gatto e per modulare il suo sistema immunitario.
Quando è necessario rafforzare il sistema immunitario del nostro gatto
Dobbiamo pensare di rafforzare il sistema immunitario del nostro gatto in tante e diverse situazioni. Un elenco, sicuramente non completo, comprende:
- Gattini che non hanno ricevuto allattamento materno
- Gatti con l’immunodeficienza felina (FIV)
- Gatti che soffrano di infezioni frequenti da batteri, virus, parassiti o funghi (fra cui soprattutto i gatti che soffrono di infezione latente da herpes virus felino).
- Gatti anziani, poiché il sistema immunitario invecchia con loro (fenomeno chiamato immunosenescenza)
- Gatti con patologie oncologiche (tumori anche benigni, cancro)
- Gatti stressati in modo cronico, dato l’influenza della psiche sul sistema immunitario.
Alimentazione e nutraceutici per rafforzare il sistema immunitario felino
Per aiutare il sistema immunitario del nostro gatto ad essere più forte, la base da cui partire è senza dubbio una alimentazione sana. Alimenti di buona qualità, possibilmente freschi e variati, sono la base per un organismo sano, gatto incluso.
Per mantenere un gatto sano, la sua alimentazione deve essere prima di tutto ricca di proteine animali. La malnutrizione proteica infatti, molto comune nei gatti essendo iper-carnivori, riduce la risposta immunitaria. Un gatto che non mangia una sufficiente quantità di proteine animali avrà quindi un sistema immunitario più debole e potrebbe persino avere una risposta minore alle vaccinazioni.
Fra i componenti delle proteine, gli aminoacidi glutamina, arginina e taurina sono fondamentali per mantenere il sistema immunitario del gatto in salute. Non a caso, questi nutrienti si trovano in grandi quantità nel cibo di origine animale.
Fra le integrazioni e i nutraceutici utili per rafforzare il sistema immunitario del nostro gatto, possiamo citare senza dubbio:
- Antiossidanti, come vitamina C e vitamina E. Vanno utilizzati con attenzione, dietro controllo medico veterinario, ma rappresentano un aiuto essenziale per il sistema immunitario del gatto.
- Zinco e selenio, sono due oligoelementi che sostengono il sistema immunitario del gatto, possono essere integrati ma con moderazione, avendo anche degli eccessi.
- Co-enzima Q10 (CoQ10), è un antiossidante che concorre in particolare a rafforzare il sistema immunitario in condizioni di malattia anche gravi, come il cancro.
Un discorso a parte lo merita invece la lisina. Molto utilizzata in ambito umano, soprattutto per le infezioni latenti da herpes virus, questo aminoacido sembra non avere la stessa potenza di azione sui nostri gatti. Gli studi in questo senso sono contradditori e l’utilizzo di integratori a base di lisina per il vostro gatto è sempre meglio che sia valutata dal vostro medico veterinario di fiducia.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Dieta BARF per gatti
La dieta BARF è un tipo di alimentazione a crudo, basata su cibi di origine animale, perfettamente adatta alla salute del gatto. In questo articolo approndiamo la dieta BARF per gatti, scoprendo i suoi vantaggi e suoi svantaggi, punti di forza e difficoltà.
La dieta BARF è certamente uno dei sistemi alimentari “alternativi” al cibo commerciale per gatti più diffuso al mondo. Il termine BARF, dall’inglese Bones And Raw Food (Ossa e Cibo Crudi), oppure Biologically Appropriate Raw Food (Cibo Crudo Biologicamente Appropriato) rappresenta un metodo di dieta codificato dal dr. Ian Billinghurst. Il medico veterinario australiano che per primo ne ha parlato diffusamente nei suoi libri.
Anche se spesso osteggiato da alcuni medici veterinari, la dieta BARF rappresenta una valida alternativa nutrizionale, soprattutto per il gatto, che viene definito un animale iper-carnivoro.
Vediamo in questo articolo di cosa si tratta esattamente.
Che cosa è la dieta BARF per gatti?
La dieta BARF, come suggerisce l’acronimo, è composta da cibo crudo, di origine animale composto in modo da soddisfare i fabbisogni nutrizionali del nostro gatto. Saranno inclusi quindi le Ossa Polpose (OP), ricche di calcio e fosforo, la Carne Senza Osso (CSO), organi di vario tipo (fegato, cuore e milza i più importanti), una piccolissima quota di fibre vegetali e grassi. Alcuni alimenti extra molto importanti sono anche pesce e uova.
La corretta composizione di una dieta BARF per gatti deve essere studiata con attenzione. Se è vero infatti che i gatti sono carnivori, capaci in natura di scegliere quali prede cacciare in base ai loro fabbisogni, questa possibilità di scelta viene a mancare in casa.
I gatti però a differenza del cane non hanno dei grandi “paracadute” nutrizionali e rischiano di andare in carenze o eccessi alimentari con molta più facilità.
Per questo attenzione: una dieta composta da sola carne cruda, magari senza organi, o con eccessive quantità di organi al contrario, può rappresentare un rischio reale per il vostro gatto. Studiare molto e/o farsi aiutare da un professionista è assolutamente consigliato.
Vantaggi della dieta BARF per gatti
La dieta BARF ha diversi vantaggi e svantaggi per i gatti da valutare. La scelta del regime alimentare, come in altri casi, deve essere basato su valutazioni individualizzate, legate sia al singolo gatto che alla famiglia convivente.
Per questo è importante sapere quali possono essere i punti di forza di una BARF per gatti e quali invece le difficoltà che potremmo incontrare.
Per quel riguarda i vantaggi, dobbiamo citare certamente la scarsa necessità di integrazioni della dieta BARF. Si tratta infatti di un regime dietetico molto vicino ai fabbisogni nutrizionali del gatto.
Se ben fatta e se il nostro gatto collabora con i suoi gusti, mangiando ciò che gli forniamo, non sarà necessario aggiungere quasi nulla.
Uniche due eccezioni sono la taurina e gli acidi grassi essenziali Omega-3.
La taurina infatti potrebbe essere necessario integrarla nel caso in cui il nostro gatto mangi cibo che è stato in precedenza congelato. Potremo evitare invece di integrare taurina se il nostro gatto mangia sufficienti quantità di cuore fresco, ricco di questo amminoacido essenziale.
Gli Omega-3, in particolare EPA e DHA di origine marina, dovrebbero essere forniti a parte, come integrazione, a tutti i gatti BARFer. Anche mangiando una parte di pesce fresco infatti, questi acidi grassi non saranno presenti nella dieta del nostro gatto. A meno di non li integriamo correttamente in quantità tali da garantire il loro effetto di prevenzione di patologie. Diabete, cancro, epilessia, malattie intestinali croniche, e tantissime altre malattie del nostro gatto possono essere curati o prevenuti con l’aggiunta di Omega-3 alla dieta!

I gusti del singolo gatto possono rappresentare una limitante difficile, anche se con il tempo e tanta pazienza e a volte possibile “convincerli”, almeno in parte.
Svantaggi e difficoltà della dieta BARF per gatti
Fra le difficoltà della dieta BARF devo ricordare come questo regime alimentare non sia accettato spesso da gatti troppo abituati all’alimento commerciale. Come tutte le famiglie che ospitano un gatto sanno far cambiare i gusti ai nostri piccoli felini ha una gradazione che va dal difficile all’impossibile. I gusti del singolo gatto in questo senso possono rappresentare una limitante difficile, anche se con il tempo e tanta pazienza e a volte possibile “convincerli”, almeno in parte.
In generale altri svantaggi o difficoltà della dieta BARF per gatti, risiedono in problemi intestinali cronici e/o sensibilità individuali. In questo caso però il gatto malato, a differenza del cane, difficilmente mangerà alimenti che considera dannosi per sé stesso/a. L’avversione naturale del gatto per cibi che in precedenza lo hanno fatto sentire male, chiamata avversione gustativa appresa o effetto Garcia, può essere di aiuto in alcune occasioni, ma un ostacolo insormontabile in altre. Mi è capitato più di una volta infatti di trovare gatti con gusti ormai così radicati contro alcuni specifici alimenti che comporre una dieta fresca bilanciata era davvero difficile.
Anche la famiglia che ospita il gatto fa la differenza: la dieta BARF non è a mio parere adatta a sistemi famiglia con soggetti immuno-compromessi, come donne in gravidanza, bambini molto piccoli o persone che stanno seguendo una chemioterapia. Anche gatti malati, che debbano utilizzare terapie con farmaci immunosoppressori, come cortisonici o chemioterapici, dovrebbero valutare molto attentamente con il proprio medico veterinario se proseguire con la dieta BARF o meno.
Altri rischi di cui abbiamo parlato anche nell’articolo riguardo la dieta BARF per cani (LINK), sono meno comuni per il gatto che fa BARF. Ad esempio, i danni fisici (fratture dentarie, perforazioni intestinali) che le ossa intere possono provocare. Non frequenti nel cane, sono possibilità ancora più remote nel gatto che fa BARF. I gatti sono infatti esseri superiori, come mi piace dire, molto cauti al momento di alimentarsi e perfettamente capaci, in genere e eccetto problemi comportamentali particolari, di auto-regolarsi, evitando problemi di questo tipo.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Dieta del cucciolo. Ecco gli errori da non commettere.
Perché la dieta del cucciolo è così importante? Il momento della crescita è una fase fondamentale che condizionerà tutta la vita futura. Per questo motivo è anche la fase più delicata dal punto di vista nutrizionale.
Le esigenze nutrizionali di un cucciolo e di un soggetto adulto sono diverse soprattutto per quanto riguarda i fabbisogni calorico, proteico e il rapporto Calcio/Fosforo.
E’ quindi fondamentale scegliere l’alimentazione corretta e fare attenzione a non commettere alcuni errori.
Dieta del cucciolo e fabbisogno calorico
Una dieta ipocalorica in un cucciolo può portare a una riduzione dell’accrescimento, crisi ipoglicemiche, alterazioni del pelo e non solo.
Un eccesso di calorie, d’altro canto, può causare una maggior incidenza di patologie ortopediche.
Una sottostante condizione di displasia di anca o di gomito, ad esempio, può peggiorare se il cucciolo è in sovrappeso durante la crescita.
Questo può accadere con più facilità nei cuccioli alimentati ad libitum. Cioè con il cibo sempre a disposizione durante la giornata.
Proteine
Il fabbisogno di proteine di cuccioli e gattini in crescita è maggiore rispetto all’adulto.
Oltre alle proteine che servono per mantenere l’organismo i cuccioli hanno bisogno di una quota aggiuntiva di proteine per la costruzione di nuovi tessuti.
E’ importante tenere in considerazione questa quota “extra” per la crescita.
Vitamina D e rapporto Calcio/Fosforo
Sia la carenza che l’eccesso di vitamina D, oppure un alterato rapporto Calcio/Fosforo interferiscono nella mineralizzazione delle ossa. Possono quindi causare gravi patologie dell’accrescimento (ad esempio rachitismo o fratture patologiche).
Altre carenze
Rispetto all’adulto il cucciolo in generale è più sensibile alla carenza di alcune vitamine e minerali.
Tra le principali rame, zinco, iodio , manganese, vitamina A.
Come evitare errori nell’alimentazione del cucciolo
Per evitare il sovrappeso o il sottopeso e favorire al tempo stesso una corretta digestione sono consigliabili almeno tre pasti al giorno nel cucciolo. E almeno 5 pasti al giorno nel gattino, pesando scrupolosamente gli ingredienti della dieta, sia che si tratti di dieta fresca che commerciale.
Sarà compito del veterinario dare indicazioni sulle quantità indicate per il vostro cucciolo in base ad una serie di fattori come razza, mesi di età, attività, peso previsto da adulto, ecc.
Proprio perché, come abbiamo visto, sia l’eccesso che la carenza di alcuni nutrienti possono avere effetti anche gravi su cucciolo e gattino la maggior parte degli alimenti “puppy” e “kitten” sono formulati tenendo conto di queste esigenze.
MAI integrare quindi calcio o vitamina D in un cucciolo che sta mangiando una dieta commerciale, se non prescritto da un Medico Veterinario.

E nel caso di dieta fresca?
Mai affidarsi al “fai da te”!
Sia le diete casalinghe che BARF per cuccioli correttamente formulate da un medico veterinario esperto in nutrizione prevederanno delle integrazioni o una particolare combinazione di ingredienti adatta a soddisfare i fabbisogni del cucciolo.
Fondamentale è quindi segnalare per tempo a chi vi ha prescritto la dieta se il cucciolo dovesse scartare qualche ingrediente o integratore, in modo da valutare tempestivamente alternative che non compromettano il suo sviluppo.
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DMV
- Pubblicato il Denise Pinotti
Colite del cane. Cos’è, come riconoscerla e cosa fare
In questo articolo parliamo della colite del cane. Quali sono i sintomi e cosa fare dal punto di vista nutrizionale se il vostro cane ne è affetto.
Infatti, la dieta in corso di colite ha un ruolo fondamentale e deve sempre accompagnare la terapia medica.
Vi è mai capitato di vedere del muco nelle feci del vostro cane?
Quel muco è sintomo di colite appunto.
La colite può avere diverse cause: alimentare, batterica, infiammatoria, comportamentale e altre ancora.
È fondamentale individuare l’eziologia di questa patologia per curarla al meglio.
Anche se la causa della colite non è primariamente alimentare una corretta gestione nutrizionale è importantissima per aiutare il vostro cane a superare questa patologia che in alcuni casi può portare a importanti condizioni di malessere.
Colite del cane, di cosa si tratta?
Con il termine “colite” si intende un processo infiammatorio a carico del colon.
Il colon è l’ultima parte dell’intestino crasso ed è deputato al riassorbimento di acqua e sali minerali.
La mucosa del colon è costituita da cellule mucipare che hanno il compito di produrre muco, una sostanza viscida e gelatinosa che ha funzione di facilitare il passaggio delle feci e la loro espulsione.
In caso di colite le cellule mucipare mettono in atto un meccanismo difensivo per cui producono maggiori quantità di muco che poi ritroviamo nelle feci.
La quantità di muco è variabile. Possono esser presenti pochi filamenti oppure possiamo avere delle feci completamente ricoperte di muco.
Le cause di colite possono essere veramente tante: batteriche, virali, autoimmuni, alimentari, comportamentali e molte altre ancora.
Gli accertamenti per individuare la causa possono essere diversi a seconda del sospetto diagnostico del medico veterinario.
In generale potrebbe essere utile effettuare un esame delle feci, una valutazione della dieta attuale, esami del sangue, ecografia addominale fino a arrivare all’endoscopia con biopsia.
Una volta individuata la causa ovviamente questa va trattata con la terapia mirata. L’aiuto del veterinario nutrizionista è molto importante per elaborare una dieta ad hoc per supportare il colon del nostro cane che sta attraversando un periodo di forte stress.

L’aiuto del veterinario nutrizionista è molto importante per elaborare una dieta ad hoc
Cosa possiamo mettere nella ciotola e cosa no in caso di colite?
- Fermenti lattici: sono sempre ottimi alleati per l’intestino, seguite i consigli del vostro veterinario per la scelta del prodotto migliore per il vostro cane
- Fibra: in alcuni casi è consigliabile sospendere le fonti di fibra per 24 ore o più per facilitare il lavoro del colon
- Alimenti altamente digeribili
- Acido butirrico: è un nutriente importantissimo per i colonociti. Lo troviamo ad esempio nel burro nel ghee.
Se il ritrovamento di qualche filamento di muco nelle feci è un evento saltuario e autolimitante non dobbiamo allarmarci.
È frequente ritrovare tracce di muco nelle feci dopo eventi stressanti o emozioni intense, sia positive che negative. Questo avviene per la stretta correlazione tra intestino e cervello.
Per esempio dopo un forte spavento o dopo un lungo viaggio è frequente che si verifichino episodi di colite che possono essere più o meno autolimitanti.
Se il vostro cane presenta questa sintomatologia in modo persistente (cronico) non va assolutamente sottovalutata.
È sempre il caso di andare a fondo per cercare di individuare la causa.
Anche nel caso della colite, dieta e terapia medica devono camminare insieme per agire su più fronti e curare al meglio la patologia.
Articolo della dott.ssa Giulia Moglianesi, DMV
- Pubblicato il Giulia Moglianesi
Cosa succede se il cane mangia troppo sale o zucchero
Se un cane mangia troppo sale o zucchero il rischio per la sua salute è davvero serio. In questo articolo approfondiamo il ruolo del sale e dello zucchero nell’organismo del cane, cosa accade se ne assumono in accesso e soprattutto come evitarlo.
Se un cane ingerisce una grande quantità di sale o zucchero, può andare incontro a rischi seri per la sua salute. Per quel che riguarda il sale, infatti, quando ingerito in grande quantità, possiamo avere immediatamente vomito e a seguire disidratazione e sintomi come da avvelenamento. Per quel che riguarda lo zucchero invece, non abbiamo un vero e proprio avvelenamento. Ma malattie e danni soprattutto se ingerito in modo cronico, con il diabete mellito come danno grave e, quasi sempre, irreversibile.
Ma, detto questo e prima di approfondire il tema in modo specifico, quali potrebbero essere le fonti di sale e zucchero nella vita del vostro cane?
Le fonti di sale che il vostro cane potrebbe avere a disposizione sono il sale marino grosso utilizzato per far vomitare, l’acqua marina e il sale presente negli alimenti.
Per quel che riguarda lo zucchero, anche se è possibile che qualche cane goloso trovi modo di accedere al sacchetto di zucchero intero, è molto più comune che questo venga ingerito sotto forma di dolci, destinati a noi.
Il sale e i suoi effetti sul cane
Il sale, al contrario di quello che si pensa, è un nutriente essenziale per il cane. Infatti, tutti gli alimenti commerciali per cani contengono quantità adeguate di questo nutriente. Ma, penserete, non dovrebbe mangiare sciapo? No!
Si tratta di una leggenda metropolitana tanto diffusa, quanto falsa. Le quantità minime di sale richieste da un cane in accrescimento o adulto secondo le linee guida europee (FEDIAF) difficilmente si trovano come sale presente negli alimenti freschi. Per cui va sempre aggiunto a parte nel caso in cui facciate alimentazione casalinga o BARF.
Come per tutti gli organismi viventi, il sale (nella forma di cloruro di sodio) svolge infatti diverse funzioni all’interno dell’organismo. Potremmo dire che le cellule funzionano a sale, dato che la loro capacità di scambiare acqua e altri nutrienti con l’esterno è legata proprio al gradiente di sodio presente.
Possiamo dire quindi che il sale serve per vivere. Dato che è essenziale per tutte le funzioni corporee, dalla regolazione dei fluidi corporei, al funzionamento e alla regolazione di scambi di altri elettroliti, come potassio e calcio, e quindi alla contrazione muscolare e alla creazione dell’impulso nervoso.
Eppure, ovviamente come tutte le sostanze, è la dose che fa il veleno, citando Paracelso. Se dato infatti in grandi quantità, il sale può letteralmente risultare velenoso per il vostro cane. Quando ingerito infatti in quantità molto alte, in un lasso di tempo breve, il sale può dare una sindrome tossica. Caratterizzata da vomito, diarrea, tremori e persino convulsioni e morte. Al contrario dell’ipernatremia dell’uomo invece, non è accertata la correlazione con aumenti della pressione sanguigna se ingeriscono modiche quantità di sale. Né peggioramenti sostanziali quindi di patologie cardiache.
Nonostante questo, dato che in corso di patologie cardiache gli sforzi del vostro veterinario saranno tutti indirizzati a mantenere costante il volume di fluidi corporei, cambiare quantità di sale assunto potrebbe provocare diversi problemi e va quindi sempre concordato.
L’ingestione di grandi quantità di sale è spesso legata (purtroppo) all’usanza di utilizzarlo proprio per causare vomito al cane, in caso di ingestione di corpi estranei (non lo fate! Preferite al limite acqua ossigenata, oppure meglio di tutto, recatevi dal vostro medico veterinario o in clinica per avere la puntura che induce il vomito).
Un’altra fonte di sale in eccesso è l’acqua di mare. Molto comune durante il periodo estivo, il cane viene portato in spiaggia e, magari quando siete distratti, beve una grande quantità di acqua salata. Fate attenzione quindi e se sospettate che il vostro cane ha ingerito quantità davvero importanti di acqua marina, provvedete immediatamente a reidratarlo offrendo acqua dolce e recatevi dal primo medico veterinario disponibile.

Gli effetti dello zucchero sul cane
Lo zucchero nell’alimentazione del cane, al contrario del sale, è un alimento non indispensabile. Non è quindi necessario apportare quantità minime di zucchero semplice (glucosio), né di zuccheri complessi nella forma di amido (come cereali, patate etc.). Il vostro cane, infatti, è un carnivoro e, anche se la fonte di energia cellulare rimane sempre il glucosio, come per noi, lui può ricavarlo facilmente dagli amminoacidi presenti nelle proteine.
Al contrario del sale, inoltre, non sono conosciuti effetti tossici acuti legati all’ingestione di zucchero nel cane. Questo però non vuol dire che faccia bene e anzi, se ingerito in quantità notevoli e sostenute nel tempo, può portare all’insorgenza di diverse patologie.
Prima di tutto, se il vostro cane ingerisce zucchero nella forma di dolci o zucchero semplice, il primo effetto avverso che noterete sarà aumento di peso e rischio obesità, con tutto quello che questa patologia comporta.
Inoltre, con il tempo, si potrebbe avere un effetto tossico sul pancreas del vostro cane e/o a livello periferico sulle cellule. Con comparsa di diabete mellito.
In questo caso la sintomatologia è, al contrario di quello che magari si potrebbe pensare, perdita di peso. Anche a fronte di una fame da lupi e grande aumento dell’urinazione e dell’assunzione di acqua.
Attenzione quindi a tutte le fonti di zuccheri, semplici o complessi, presenti nella vita del vostro cane. Non date assolutamente dolci contenenti saccarosio (zucchero semplice per capirsi), né zucchero di canna, miele o persino edulcoranti (direttamente tossici in questo caso). Se potete inoltre, limitate l’assunzione di fonti di amido come cereali e patate, allo stretto necessario, preferendo un’alimentazione da carnivoro.
Cosa prevenire che il cane mangi troppi zuccheri o troppo sale?
Sicuramente la migliore prevenzione è dare sempre un’alimentazione bilanciata e studiata per il vostro cane. Questo diciamo è la base e deve rappresentare la quasi totalità delle calorie necessarie per il vostro cane. Potete evitare poi di dare zuccheri extra. Preferendo ad esempio come snack degli essiccati di carne o pesce (ricchi di grassi e proteine), al posto di biscotti (ricchi invece di farine e quindi di zuccheri).
Ovviamente dobbiamo poi decidere se e cosa condividere di cibo destinato a noi con il nostro cane. Tolti gli alimenti direttamente tossici, infatti, consiglio comunque di evitare tutti i dolci e, possibilmente, pane, pizza e panini (se non in piccolissime quantità, questi ultimi) vista la presenza di zuccheri importante.
Se poi voleste offrire al vostro cane un cibo cucinato per voi, magari ricco di sale e zuccheri, come una bella focaccia con grani di sale grosso sopra, mi raccomando di farlo in modo estremamente saltuario. Fondamentale in questi casi lasciare sempre acqua fresca a disposizione, in modo che il vostro cane possa riequilibrare il suo organismo, aumentando i liquidi assunti. Condividere è bello, ma fatelo con accortezza!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV, per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Falsi miti sull’alimentazione del gatto
L’alimentazione del gatto è ricca di falsi miti, primi fra tutti la necessità di mangiare solo alimento commerciale e le proteine che danneggerebbero i reni. Sfatiamoli uno per volta in questo articolo!
A mio parere la specie dove esistono la maggiore quantità di falsi miti riguardo l’alimentazione è il cane, ma anche chi convive con un gatto non ne è esente e spesso sono davvero difficili da sfatare.
Chiamo falso mito una convinzione assoluta riguardo l’alimentazione, così radicata nella mente delle persone che spesso, quando cerco di spiegare che è falsa, la reazione che ottengo è di rabbia o persino attacco.
Ovviamente quasi sempre alla base di questi falsi miti vi sono alcune parti di verità. Il problema è che attorno ad un nucleo più o meno sensato, si costruiscono delle impalcature improbabili, che portano poi a fuorviare del tutto la situazione.
Se quindi alcuni di questi punti vi potranno sembrare strani o persino improbabili, sappiate che è normale e che sì, è proprio vero, siete incappati anche voi in uno dei falsi miti dell’alimentazione del gatto!
Il gatto deve mangiare alimento commerciale
Partiamo dal primo dei falsi miti, ovvero che il gatto sia un animale crocchettivoro come dico spesso, ovvero che può mangiare solo ed esclusivamente alimento commerciale.
Come abbiamo detto sopra, alla base dei falsi miti vi sono spesso delle verità e in questo caso il nucleo veritiero è che un gatto ha bisogno di un cibo pensato per la sua specie. Questo è vero!
È un carnivoro stretto, poco flessibile riguardo il suo metabolismo, e quindi ha bisogno di un’alimentazione bilanciata per questi suoi fabbisogni.
Questo però non vuol dire che debba o possa mangiare per tutta la vita solo alimento commerciale. Il cibo commerciale completo esiste da relativamente poco tempo (una cinquantina d’anni), mentre il gatto è stato domesticato da qualche millennio.
Inoltre, diversi studi dimostrano che un gatto domestico reinserito in natura (gatto ferale) è perfettamente in grado di tornare ad un’alimentazione ancestrale a base di piccole prede.
Quindi no, non è necessario alimentarli a cibo commerciale, ma sì, dobbiamo dare un’alimentazione adeguata alle sue necessità. Per questo, se voleste abbandonare il cibo commerciale, è essenziale che vi rivolgiate ad un medico veterinario esperto in nutrizione, in modo da poter avere un piano dieta adeguato e bilanciato nel tempo.
Bisogna dare sempre gli stessi alimenti al nostro gatto
Anche se in misura minore rispetto al cane, avrete sentito dire spesso che è meglio dare sempre lo stesso alimento, durante tutta la vita del gatto. In realtà questo è falso, per diverse ragioni.
Oltre ovviamente a dover adeguare anche un cibo commerciale all’età del gatto (quindi scegliere un alimento per gattini in crescita, gatti adulti o anziani), in generale è importante e consigliabile variare alimentazione.
Per variare alimentazione al vostro gatto potete farlo sia dando diversi alimenti commerciali (secchi o umidi), che, meglio ancora, facendo un’alimentazione fresca e variata. In caso di cibo commerciale, il mio consiglio è di cambiare periodicamente il cibo secco (facendo in questo caso in modo graduale), mentre potreste variare anche da un pasto all’altro il tipo di cibo umido, fornendo quindi un’alimentazione mista.
Le proteine fanno male al rene del gatto
Ecco forse il mito più radicato e difficile da sconfiggere: le proteine che fanno male al rene del gatto. Purtroppo, questo luogo comune viene ancora a volte citato anche da colleghi, ma in realtà non ha alcuna base scientifica.
Il vostro gatto, infatti, è un carnivoro stretto, evolutosi proprio per utilizzare al meglio le fonti proteiche presenti nella sua dieta. Possiamo dire quindi con certezza che le proteine non danneggiano in alcun modo il rene del gatto!
Se poi abbiamo un gatto con un rene già compromesso o danneggiato, la questione può farsi (almeno apparentemente) più piccante. In ambito scientifico veterinario, infatti, sono al momento presenti due grandi tendenze: chi è convinto che in caso di patologia renale avanzata sia bene ridurre in modo drastico la quantità di proteine nella dieta e chi invece al contrario pensa che, anche in caso di patologia renale avanzata, sia bene proseguire dando sufficienti quantità di proteine al gatto.
Anche se il diabattito per gli stadi avanzati della patologia è ancora aperto, vi sottolineo come in caso di patologia renale in fase iniziale siamo tutti concordi sul fatto che non debbano essere ristrette le proteine nella dieta del gatto. Il consiglio in questo caso è di discuterne con un medico veterinario esperto in nutrizione, dato che appunto è un falso mito radicato persino in una fetta di medici veterinari “di base”, diciamo.
Per il gatto è salutare un’alimentazione a base di solo carne
Al contrario del falso mito precedente, ci sta chi è convinto che un gatto, essendo carnivoro, possa cibarsi di sola carne. In realtà, la questione è abbastanza più complessa. Infatti, anche se è vero che il gatto è un carnivoro stretto (ecco il nucleo di verità), purtroppo non è vero che basta solo la carne per soddisfare tutti i suoi fabbisogni.
La carne, infatti, ovvero il muscolo degli animali, è povera di alcuni nutrienti essenziali come le vitamine liposolubili, il ferro (in molti casi) e il calcio. Inoltre, se cotta, potrebbe mancare anche la taurina, aminoacido essenziale, che viene inattivato appunto dalla cottura. Inoltre, se la carne è molto magra e magari di soli ruminanti (es. vitella), mancheranno anche acidi grassi essenziali, come l’acido linoleico. Neanche a parlare delle fibre che, seppur in piccolissime quantità, devono sempre essere presenti nella dieta del gatto.
Quindi sì, la dieta fresca del vostro gatto sarà composta principalmente da carne, ma non solo di carne! Potranno essere presenti, a seconda anche dei suoi gusti, alimenti o integratori in grado di bilanciare la dieta.
Il gatto può mangiare alimento vegetariano o vegano
Qui casca l’asino, come si dice! Infatti molte persone, mosse da motivi etici che considero personalmente assolutamente validi, vorrebbero poter applicare delle scelte alimentari come l’essere vegetariani o vegani anche ai propri gatti. Su questo punto purtroppo la risposta è abbastanza decisamente no, meglio evitare in modo assoluto.
Il gatto infatti come abbiamo ripetuto tante volte è un carnivoro stretto, ovvero ha altissime necessità di alcuni nutrienti presenti negli alimenti di origine animale. Mentre un’alimentazione vegetariana o vegana fresca sarebbe, nella maggior parte dei casi, totalmente rifiutata da un gatto, è possibile che riescano ad essere convinti da alimenti commerciali formulati in questo modo.
In questo caso abbiamo due maggiori problemi: prima di tutto alcuni studi dimostrano come la maggior parte degli alimenti in commercio, soprattutto vegani, sia totalmente non bilanciato per i nostri gatti, mettendoli a rischio di carenze nel breve-medio termine. Quando poi anche riuscissimo a trovare un cibo commerciale vegetariano o vegano adatto per gatti, dobbiamo considerare che non esistono studi che valutano l’impatto di una dieta di questo tipo nel lungo periodo su una specie che dovrebbe mangiare totalmente altro.
Utilizzo spesso questo paragone: abbiamo voluto dare proteine animali, tramite farine, ad animali vegetariani come vacche e pecore, e dopo diversi anni abbiamo avuto la BSE (sindrome della mucca pazza). Come possiamo essere sicuri degli effetti a lungo termine, quando ci arroghiamo il diritto di cambiare quello che è una specie-specificità importante? Ritengo sia più rispettoso alimentare un gatto come tale ed, eventualmente, dopo la sua dipartita scegliere come Pet un animale erbivoro, affettuosissimo e dolce, come ad esempio il coniglio.

Il gatto non dovrebbe mangiare bovino o altri grandi animali
Ecco un altro falso mito particolarmente diffuso fra chi segue per il proprio gatto un’alimentazione fresca. Viene affermato infatti che, dato che il gatto non si ciberebbe in natura di animali di grande mole come un bovino o un maiale, è sconsigliato darne la carne, in quanto non adatta alle sue necessità nutrizionali.
In realtà anche in questo caso siamo di fronte ad un falso mito. Infatti, è vero che i gatti in natura si cibano solamente di piccole, piccolissime prede, come topolini, insetti, lucertole o al limite piccoli uccelli. In questo senso, è altamente improbabile che un gatto ferale si metta a cacciare un tacchino, un pollo o una gallina, banalmente per la mole che possono raggiungere. Quindi? Che facciamo? Vogliamo dare solo topolini, insetti etc al nostro gatto? Mi sembra quanto meno complesso.
Inoltre, dal punto di vista nutrizionale, è banalmente falso quanto affermato. È perfettamente possibile, infatti, bilanciare correttamente una dieta a partire da alimenti come pollo, tacchino, bovino e maiale, anche se queste non sono specie naturalmente predate dal gatto in natura. Ovviamente una dieta fresca ben fatta, come abbiamo visto sopra, non avrà come unico ingrediente la carne, ma certamente possiamo utilizzarli come base, essendo ricchi di nutrienti utili al nostro gatto.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM, per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Cosa deve mangiare un gatto sterilizzato?
La sterilizzazione è una delle procedure chirurgiche più comuni quando si parla di gatti.
E’ ben noto che la castrazione può influenzare la fisiologia e il comportamento, predisponendo i felini all’obesità.
Cosa dovrebbe mangiare dunque un gatto sterilizzato?
Affrontare in modo proattivo questi cambiamenti con strategie di gestione alimentare può contribuire a prevenire l’aumento di peso e le conseguenze negative associate.
Ricordiamo che anche i gatti castrati sovrappeso possono tornare al loro peso forma, ci vuole solo impegno e pazienza.
Gatti sterilizzati. Qualche dato.
Buona parte dei gatti domestici sono sterilizzati e i dati epidemiologici hanno dimostrato che la castrazione è un fattore di rischio per l’obesità nei gatti, specialmente nei maschi.
I gatti in sovrappeso sono più inclini a sviluppare certe patologie, tra cui diabete mellito, stitichezza, malattie ortopediche, alterazioni dell’emostasi, malattie del tratto urinario, lipidosi epatica e malattie cutanee.
Considerando che la maggior parte dei pazienti veterinari felini ha un fattore di rischio noto (lo stato di castrazione) per una malattia che potrebbe causare una significativa morbilità (l’obesità), sono indicate strategie volte alla prevenzione e, se necessario, all’intervento.
Ricordate sempre che il sovrappeso non è un semplice problema estetico!
Castrazione, aumento di peso e spesa energetica
Le relazioni tra l’assunzione di cibo, il peso corporeo e la spesa energetica dopo la castrazione sono complesse.
E’ più probabile che i gatti aumentino di peso quando vengono alimentati ad libitum dopo la castrazione, sviluppando aumento della massa grassa.
Infatti sono portati a mangiare di più e spesso muoversi di meno, con conseguente diminuzione della spesa calorica e aumento del peso corporeo.
In questi casi è quindi più adatto somministrare porzioni controllate di alimento durante la giornata.

Quanto deve mangiare un gatto sterilizzato?
La gestione alimentare del gatto castrato richiede un approccio individuale.
È importante evitare l’accesso illimitato al cibo, considerare la densità energetica del cibo, fornire una dieta adatta alla fase di vita e monitorare regolarmente la condizione corporea del gatto.
La determinazione del fabbisogno energetico dovrebbe basarsi sulle calorie ingerite normalmente prima dell’intervento, ma il grado di restrizione necessario per evitare l’aumento di peso è variabile e sottolinea l’importanza del monitoraggio e dell’aggiustamento.
Ci sono soggetti che anche se castrati si muovono molto, quindi non avranno bisogno di essere messi “a stecchetto”; al contrario, gatti già sedentari prima avranno la necessità di una riduzione delle calorie anche importante.
Come proprietari dei gatti dobbiamo conoscere l’importanza della restrizione alimentare immediatamente dopo la castrazione per evitare sovrappeso e obesità.
In questo caso la visita dal veterinario nutrizionista toglierà ogni dubbio: il medico preparerà la giusta dieta, che copra tutti i fabbisogni nutrizionali del paziente e che lo mantenga normopeso.
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Come scegliere la giusta alimentazione per cane e gatto?
La salute, si sa, parte anche dall’alimentazione.
Al di là della tipologia di dieta, a cosa dobbiamo prestare attenzione per scegliere la giusta alimentazione per cane e gatto?
L’alimentazione per cane e gatto gioca un ruolo fondamentale nella salute e nel benessere dei nostri animali domestici.
Una corretta alimentazione infatti fornisce loro tutti i nutrienti essenziali di cui hanno bisogno per crescere, mantenere un peso sano e sostenere una buona salute generale.
In questo articolo, esploreremo le linee guida di base per l’alimentazione di cani e gatti, inclusi i nutrienti chiave e le considerazioni speciali da tenere a mente.
Le esigenze nutrizionali dei cani
I cani sono carnivori opportunisti e hanno bisogno di una dieta bilanciata che comprenda proteine, grassi, vitamine, minerali, fibre e, in alcuni casi, carboidrati.
- Proteine: le proteine sono essenziali per la crescita e il mantenimento della massa muscolare, oltre a svolgere tante altre funzioni fondamentali per il benessere di tutto l’organismo.
Fonti di proteine ad alto valore biologico includono carne, pollame, pesce e uova - Carboidrati: i carboidrati non sempre sono tollerati e non sempre sono necessari, ma possono aiutarci in alcuni casi a fornire un’ottima fonte di energia e bilanciare la dieta laddove, in caso di patologie, sia necessaria una restrizione di altri nutrienti
- Grassi: i grassi sono una fonte concentrata di energia e hanno un ruolo strutturale e metabolico di primaria importanza.
Alcuni grassi, come il burro, sono anche un ottimo alleato per aumentare l’appetibilità in caso di palati particolarmente esigenti! - Vitamine e minerali: i cani hanno bisogno di una varietà di vitamine e minerali, come la vitamina A, la vitamina D, il calcio, il ferro e così via.
Micro e macronutrienti devono essere attentamente bilanciati sul singolo individuo, al fine di garantire il corretto apporto di sostanze nutritive attraverso l’alimentazione - Fibre: le fibre sono molto importanti per la salute del microbiota intestinale e quindi di tutto l’organismo.
Non devono mai mancare nella giusta percentuale e della giusta tipologia, per favorire una corretta digestione

Le esigenze nutrizionali dei gatti
I gatti sono carnivori obbligati e richiedono una dieta che rifletta questa necessità!
La loro alimentazione deve essere ricca di proteine animali di alta qualità e grassi nella giusta percentuale.
I carboidrati andrebbero il più possibile eliminati, così da rispettare la loro natura.
Ricordiamoci anche una piccola parte di fibre!
Alimentazione per cane e gatto, alcune considerazioni
- Età: i requisiti nutrizionali dei cani e dei gatti cambiano con l’età.
I cuccioli hanno bisogno di alimenti specifici per la crescita, mentre gli animali anziani potrebbero richiedere una dieta adatta alle loro esigenze metaboliche - Peso corporeo: mantenere un peso sano è fondamentale per la salute di cani e gatti.
Se il tuo animale è sovrappeso o obeso, potrebbe essere necessario adottare una dieta appositamente formulata per la gestione del peso.
Ricordiamoci che l’obesitá può essere causa di tante patologie! - Condizioni mediche: alcune condizioni mediche, come le sensibilità alimentari o patologie di varia natura, richiedono una dieta specifica.
È risaputo ormai che la dieta gioca un ruolo chiave nella prevenzione ma anche nella cura di molte patologie!
Conclusioni
L’alimentazione corretta è cruciale per la salute e il benessere dei cani e dei gatti.
Una dieta equilibrata, che soddisfi le loro esigenze nutrizionali specifiche, contribuirà a garantire una vita lunga e sana per i nostri amici a quattro zampe.
Indipendentemente dal tipo di dieta scelta (commerciale, casalinga, BARF, mista) è importante tenere sempre a mente le esigenze del singolo individuo e garantirgli un’alimentazione bilanciata per la sua fase di vita.
Ricorda sempre di consultare il tuo Medico Veterinario Nutrizionista per consigli personalizzati sull’alimentazione del tuo animale!
Articolo della dott.ssa Camilla Marchetti, DMV
- Pubblicato il Camilla Marchetti
Che pesce può mangiare il cane?
Il pesce è un alimento molto ricco di benefici, anche per il cane. Vediamo quindi in questo articolo quali sono i tipi di pesce che può mangiare il cane, come cucinarlo e come proporlo.
Purtroppo in Italia siamo mediamente poco abituati a mangiare prodotti della pesca, pur avendone una lunga tradizione. Il pesce, nelle sue varie versioni e tipi, è in realtà un ottimo alimento per il cane e uno di quelli che amo maggiormente come nutrizionista.
Sono tanti infatti i benefici dei prodotti ittici e anche se ha alcuni contro (non ultimi costo e odore) sono uno di quegli alimenti di cui faccio più fatica a fare a meno in una dieta fresca per il cane. Vediamo quindi quali sono i benefici che il nostro cane può trarre dal pesce, dato che sono davvero molti.
Benefici del pesce per i cani
I valori nutrizionali del pesce dipendono molto da quale tipo di pesce decidiamo dare al nostro cane, ma alcuni benefici sono presenti in tutti i tipi di pesce. In generale, possiamo dire che il pesce è ricco di proteine ad alto valore biologico per il cane. Anche se erroneamente il pesce è considerato spesso meno nutriente della carne per il cane, questo non è affatto vero.
Il pesce infatti viene digerito più in fretta della carne nella maggior parte dei casi, ma semplicemente perché presenta una minor quantità di tessuto connettivo, che rende più facile l’attacco enzimatico. Studi fatti in laboratorio infatti hanno dimostrato in particolare come alcuni tipi di pesce (merluzzo, sogliola, spigola, trota, dentice, orata e altri) siano da considerare molto digeribili, altri siano mediamente digeribili (tonno, palombo, pesce spada, sarde e alici) e altre ancora siano poco digeribili (sgombro e anguilla in particolare).
In generale comunque il pesce è molto ricco di proteine come abbiamo detto (circa un 20%) e grassi “buoni” (acidi grassi polinsaturi), la cui quantità dipende molto dal tenore di grasso del singolo pesce. In particolare i grassi del pesce, lo rendono un alimento molto interessante dal punto di vista nutrizionale. I grassi presenti infatti, tranne rare eccezioni come l’anguilla, sono grassi ottimi per la salute del nostro cane, essendo per la maggior parte EPA e DHA, acidi grassi della classe Omega-3. Questi due acidi grassi, EPA e DHA, hanno una forte azione antinfiammatoria e sono di grande aiuto per la prevenzione e il trattamento di diverse patologie del cane.
Che pesce può mangiare il cane?
Vediamo quindi quali pesci possiamo dare al cane. Come abbiamo visto sopra, in generale pesci più magri sono più digeribili. Per tutti i cani che hanno problemi di digestione quindi potrebbe essere preferibile utilizzare merluzzo, platessa, nasello assieme ad altri pesci bianchi e magri.
Al contrario, i pesci più grassi come il tonno o lo sgombro, sono adatti solo per i cani che hanno buone capacità digestive e che magari sono un po’ più schizzinosi di gusti. Grasso è buono infatti, come sappiamo molto bene!
Tutto il pesce azzurro inoltre (sarde, alici, sgombro, suri ed altri) è estremamente ricco di EPA e DHA, gli Omega-3 più sani che possiamo desiderare. Se il nostro cane quindi ha buone capacità digestive, cerchiamo sempre di scegliere pesci pescati, non allevati, appartenenti a questa famiglia, in modo da regalargli i benefici degli Omega-3.
Ultimo ma non ultimo, in generale cerco di evitare la prescrizione di pesce di allevamento, specialmente salmone, per il cane. Sebbene infatti il salmone sia un pesce teoricamente molto ricco di Omega-3, il tipo di allevamento che viene utilizzato tende a renderlo una fonte proteica poco sostenibile dal punto di vista ambientale. Inoltre, come tutti i pesci grassi e di grande mole (pesce spada, verdesca, tonno) il salmone presenta problemi di bioaccumulo di metalli pesanti.

Come dare il pesce al cane
A seconda del tipo di pesce e della dieta del nostro cane, dovremmo decidere come cucinare e preparare i nostri sani manicaretti. In generale, un ottimo metodo di cottura per il pesce da dare al cane è quello al vapore. Essendo in generale “racchiusi” da una pelle esterna infatti, questa cottura permette di sigillare all’interno i preziosi contenuti nutrizionali. I filetti invece, (così come anche altri tipi di pesce, se vogliamo farla un po’ più semplice) possono essere cotti in padella con poca acqua.
Un altro tipo di cottura sana del pesce per il cane è al forno ovviamente, magari con l’aggiunta di un rametto di rosmarino che rende sempre tutto più gustoso e che è un antiossidante naturale.
Una volta cotto, a meno che non si tratti di filetti, dovremmo però deliscare il pesce prima di darlo al nostro cane. Le lische infatti, specialmente dei pesci più grandi, possono essere un problema se dati a cani inesperti come i nostri.
Per quel che riguarda le quantità infine, il pesce può essere inserito nella dieta di un cane come principale fonte proteica, oppure può essere dato come piccolo extra. Nel primo caso, come ben sapete ormai, le quantità dipendono dal tipo di dieta e dal cane, per cui devono essere concordate con il medico veterinario esperto in nutrizione. Per quel che riguarda invece gli extra, consiglio vivamente (per i cani non allergici!) un pezzettino di pesce bianco della grandezza di una noce per cani di taglia piccola. Per cani di taglia grande possiamo pensare invece a 2 o 3 pezzettini di questa grandezza, potendo magari optare anche per pesce più grasso se sappiamo che il nostro cane digerisce senza problemi.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer