Come rafforzare il sistema immunitario del gatto con l’alimentazione
Il sistema immunitario del gatto è un sistema molto complesso, che può subire diversi attacchi nel corso della vita e che è importante mantenere sano e forte. In questo articolo approfondiamo come funziona il sistema immunitario di un gatto, quando si forma e come si evolve. Parleremo anche di come rafforzarlo con l’alimentazione e alcuni nutraceutici.
Per quanto si dica che un gatto “ha sette vite”, sta a noi aiutarlo a viverle tutte al meglio, rafforzando il suo sistema immunitario. Fondamentale infatti per garantire una lunga vita, in salute, il sistema immunitario è deputato alla protezione del nostro gatto, sia da agenti nocivi esterni che da cause di malattia interne, come tumori. Poiché il 70% delle cellule del sistema immunitario si trova nell’intestino, una alimentazione sana e magari alcuni nutraceutici, perché no, possono davvero fare la differenza.
Il sistema immunitario del gatto: come funziona e come si evolve
Come immagino tutti i lettori sappiano, il sistema immunitario è quell’insieme di cellule e tessuti del gatto deputata alla difesa dell’organismo. Il sistema immunitario è come se fosse un organo unico, anche se è composto da una complessa rete di strutture, elementi cellulari e mediatori chimici, distribuiti in diversi distretti dell’organismo. Queste cellule sono in continua comunicazione fra loro, tramite segnali biochimici e la salute del nostro gatto è legata al suo corretto bilanciamento. In caso infatti di un funzionamento diminuito o difettoso, potrebbe andare incontro a patologie legate ad attacchi di microrganismi, ma anche ad altre come il cancro. Esistono però anche le patologie da iper-funzionamento, dove il sistema immunitario attacca gli obiettivi sbagliati (allergie, patologie auto-immuni).
Il sistema immunitario si comincia a sviluppare fin da dopo la nascita. Assumendo il colostro, il gattino ingerisce anticorpi preformati dalla mamma, che lo difenderanno durante il periodo necessario a formare i propri.
Anche nei giorni successivi alla nascita, quando il colostro già non viene più prodotto, il latte materno ha lo scopo non solo di nutrire il nostro gattino, ma anche di continuare a trasmettere fattori che aiutano a comporre il suo microbiota intestinale, che come vedremo più avanti avrà un ruolo importantissimo per tutta la vita del nostro gatto.

Alimentazione e sistema immunitario: cosa c’entrano?
Quando si pensa alla frase di Ippocrate “fai del tuo cibo, la tua medicina”, se la si vuole tradurre in termini moderni, potremmo farlo a questo modo: utilizza i principi nutritivi presenti negli alimenti per rafforzare il sistema immunitario del tuo gatto.
Se avessimo una lente di ingrandimento adatta infatti, potremmo vedere come a livello intestinale il nostro gatto presenta una meraviglioso microcosmo, in grado di regolare la sua salute. Nell’intestino infatti risiedono gran parte delle cellule del sistema immunitario (circa il 70%, come abbiamo detto sopra), in costante e continua interazione con batteri e altri microbi presenti. Questi batteri non devono essere visti come nocivi, ma anzi, se sono in salute loro, produrranno una serie di metaboliti che aiuteranno il nostro gatto, fra l’altro ad esempio regolando il suo sistema immunitario. Tramite queste sostanze infatti e le loro interazioni con l’organismo, il sistema immunitario del gatto apprende ad essere tollerante verso le molecole non nocive, come quelle del cibo, mentre attacca gli elementi estranei e pericolosi.
Questo fenomeno di apprendimento, legato anche al cibo che il nostro gatto, si verifica una sola volta nella vita, durante i primi mesi di vita. Studiata dagli scienziati come tolleranza alimentare, sembra rivestire un ruolo unico
L’alimentazione quindi può servire in due modi per rafforzare il sistema immunitario del gatto:
- Apportando molecole utili all’organismo, come antinfiammatori, antiossidanti etc. come vedremo più avanti in questo articolo
- Regolando la flora microbica locale, che poi a sua volta produce altre molecole utili per il benessere del gatto e per modulare il suo sistema immunitario.
Quando è necessario rafforzare il sistema immunitario del nostro gatto
Dobbiamo pensare di rafforzare il sistema immunitario del nostro gatto in tante e diverse situazioni. Un elenco, sicuramente non completo, comprende:
- Gattini che non hanno ricevuto allattamento materno
- Gatti con l’immunodeficienza felina (FIV)
- Gatti che soffrano di infezioni frequenti da batteri, virus, parassiti o funghi (fra cui soprattutto i gatti che soffrono di infezione latente da herpes virus felino).
- Gatti anziani, poiché il sistema immunitario invecchia con loro (fenomeno chiamato immunosenescenza)
- Gatti con patologie oncologiche (tumori anche benigni, cancro)
- Gatti stressati in modo cronico, dato l’influenza della psiche sul sistema immunitario.
Alimentazione e nutraceutici per rafforzare il sistema immunitario
Per aiutare il sistema immunitario del nostro gatto ad essere più forte, la base da cui partire è senza dubbio una alimentazione sana. Alimenti di buona qualità, possibilmente freschi e variati, sono la base per un organismo sano, gatto incluso.
Per mantenere un gatto sano, la sua alimentazione deve essere prima di tutto ricca di proteine animali. La malnutrizione proteica infatti, molto comune nei gatti essendo iper-carnivori, riduce la risposta immunitaria. Un gatto che non mangia una sufficiente quantità di proteine animali avrà quindi un sistema immunitario più debole e potrebbe persino avere una risposta minore alle vaccinazioni.
Fra i componenti delle proteine, gli aminoacidi glutamina, arginina e taurina sono fondamentali per mantenere il sistema immunitario del gatto in salute. Non a caso, questi nutrienti si trovano in grandi quantità nel cibo di origine animale.
Fra le integrazioni e i nutraceutici utili per rafforzare il sistema immunitario del nostro gatto, possiamo citare senza dubbio:
- Antiossidanti, come vitamina C e vitamina E. Vanno utilizzati con attenzione, dietro controllo medico veterinario, ma rappresentano un aiuto essenziale per il sistema immunitario del gatto.
- Zinco e selenio, sono due oligoelementi che sostengono il sistema immunitario del gatto, possono essere integrati ma con moderazione, avendo anche degli eccessi.
- Co-enzima Q10 (CoQ10), è un antiossidante che concorre in particolare a rafforzare il sistema immunitario in condizioni di malattia anche gravi, come il cancro.
Un discorso a parte lo merita invece la lisina. Molto utilizzata in ambito umano, soprattutto per le infezioni latenti da herpes virus, questo aminoacido sembra non avere la stessa potenza di azione sui nostri gatti. Gli studi in questo senso sono contradditori e l’utilizzo di integratori a base di lisina per il vostro gatto è sempre meglio che sia valutata dal vostro medico veterinario di fiducia.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Le vitamine del complesso B per il gatto
Quali sono le vitamine del complesso B e cosa servono nell’organismo di un gatto?
In questo articolo approfondiamo una per una le vitamine del complesso B, le loro funzioni nell’organismo del gatto e i sintomi di una loro carenza.
Le vitamine del complesso B sono otto vitamine idrosolubili fondamentali per la salute del gatto.
Queste vitamine svolgono numerose funzioni in tutti gli esseri viventi e il loro apporto con la dieta deve essere sempre garantito al gatto, per mantenerlo in salute. Poiché molte sono particolarmente labili e possono essere inattivate dalla luce o dal calore, bisogna essere certi di fornirne quantità adeguate al nostro gatto. Durante tutta la vita.
Quali sono le vitamine del complesso B
Il termine vitamina è stato coniato al principio del 1900 per indicare una classe di composti organici, indispensabili alla vita, richieste da un organismo in quantità limitate. In particolare, le vitamine non possono essere sintetizzate dall’animale. E se prendiamo in considerazione il gatto, questo dovrà recuperarle quasi interamente dalla dieta.
Fra le vitamine, quelle del gruppo B sono particolarmente importanti nella nutrizione del gatto. Si tratta infatti di una classe di vitamine idrosolubili, che vengono trasformate dall’organismo in coenzimi, coinvolti in svariati processi metabolici.
Per le vitamine del complesso B quindi può essere particolarmente grave la carenza (ipo-vitaminosi).
In caso non vengano assunte in quantità sufficienti, questo può sfociare in una mancata funzionalità di diversi complessi enzimatici, causando mancata funzionalità di diversi distretti corporei.
Al contrario, per le vitamine del complesso B non è possibile una ipervitaminosi, in quanto non tendono ad accumularsi nell’organismo ed hanno per questo un ampio margine di sicurezza, a differenza della vitamina A e D (liposolubili).
Una particolarità importante delle vitamine del complesso B è che sono, in generale, sensibili al calore e alla luce. Per questo, le temperature di cottura di una dieta casalinga, quelle di preparazione delle crocchette o delle scatolette per gatti, o persino la semplice esposizione alla luce solare possono ridurre molto il contenuto di vitamine del complesso B di un alimento.

si trovano in prodotti di origine animale, prima fra tutte la carne.
Tutte le vitamine del complesso B e a cosa servono per il gatto
Le vitamine del complesso B sono 8 in totale e si trovano in generale in tutti gli alimenti di origine animale. Vediamo quali sono esattamente e a cosa servono per la salute del gatto.
Vitamina B1 o Tiamina
Questa vitamina è un componente fondamentale del metabolismo energetico di tutte le cellule del nostro gatto.
Una sua carenza può portare a sintomi soprattutto a carico del sistema nervoso e cardicaco.
La vitamina B1 o Tiamina è particolarmente sensibile al calore e viene degradata durante i processi tecnologici cui viene sottoposto il petfood. Per questo le ditte produttrici sono solite addizionare gli alimenti di alte quantità di vitamina B1, in modo da garantirne la presenza nel prodotto finale.
Vitamina B2 o Riboflavina
Anche questa vitamina si trova in quasi tutti i tessuti di origine animale, ma ne sono particolarmente ricchi latte, uova, fegato e pesce. All’interno dell’organismo, viene trasformato in un coenzima che entra nel metabolismo energetico della cellula. La sua presenza è particolarmente importante per mantenere sana soprattutto le mucose del gatto. Una sua carenza causa perdita di peso, debolezza, dermatiti e lesioni oculari nel gatto.
Vitamina B3 o Vitamina PP o Niacina
Questa vitamina dai tanti nomi, si trova in buone quantità nelle carni, nel latte e può essere parzialmente prodotta dall’organismo del gatto a partire da triptofano. Come le altre vitamine del complesso B viste fino ad ora, entra a far parte del metabolismo energetico delle cellule del gatto. In particolare è fondamentale per il metabolismo dei carboidrati, degli aminoacidi e dei lipidi. La carenza di Vitamina PP provoca la comparsa di sintomi cutanei, del tratto gastroenterico e del sistema nervoso centrale. Sintomi aspecifici come stanchezza, inappetenza, debolezza e disturbi gastroenterici possono accompagnare il quadro di carenza di Niacina nel gatto.
Vitamina B5 o Acido Pantotenico
Nei tessuti questa vitamina viene trasformata in un coenzima fondamentale per il metabolismo di tutti i macronutrienti, oltre che per la sintesi di colesterolo e ormoni steroidei (coenzima A o CoA). Anche se in sintomi di una sua carenza non sono ben individuati, nel gatto si sa che si possono osservare sintomi gastroenterici e ingrigimento del pelo. Anche per questa vitamina del complesso B, fonti principali sono uova, fegato e lievito.
Vitamina B6 o Pirossidina
Anche in questo caso la vitamina B6 entra nel metabolismo cellulare, soprattutto degli aminoacidi. La deficienza di Vitamina B6 comporta la comparsa di sintomi dermatologici, anemia, infiammazione dei nervi con sintomi neurologici associati. E persino convulsioni epilettiformi. Un altro effetto di un deficit di Pirossidina può favorire anche la formazione di calcoli renali e uroliti nel gatto. Per questo importante tenerla in conto in caso di cistiti ricorrenti.
Vitamina H o vitamina B8
La vitamina H o biotina, si trova principalmente nel tuorlo dell’uovo, nel rene e in generale nella carne. Interessante come nell’uovo, questa volta però nell’albume, sia presente anche un fattore anti-nutrizionale, chiamato avidina, capace di inattivare la vitamina H e provocarne carenza. Per evitare carenze di biotina è fondamentale quindi non dare quantità (eccessive) di albume crudo al gatto.
Vitamina B9 o Acido Folico
L’acido folico, contenuto nel tuorlo dell’uovo, fegato, rene e in generale nella carne, è una vitamina antianemica. Costituisce infatti un elemento essenziale per la formazione dei globuli rossi. Una sua carenza è particolarmente frequente nei gatti con problemi intestinali cronici, dove è anche indicatore di malassorbimento intestinale. Fondamentale la sua integrazione, come nella donna, anche nella gatta prima della gravidanza, per evitare malformazioni al feto.
Vitamina B12 o Cobalamina
Fondamentale per tante e diverse funzioni nell’organismo, la vitamina B12 è coinvolta come coenzima nella formazione degli acidi nucleici, dei globuli rossi e del corretto funzionamento del sistema nervoso. Anche questa vitamina, come la precedente, può essere carente per la presenza di problemi infiammatori cronici intestinali nel gatto e in questo caso sarà fondamentale integrarla per evitare i tipici sintomi di anemia. Nel gatto, il fattore intrinseco, una proteina che si lega a questa vitamina ed è necessaria perché sia correttamente assorbita a livello intestinale, viene prodotto principalmente dal pancreas, al contrario del cane dove proviene dallo stomaco.
Le vitamine del complesso B. Quando vanno integrate nella dieta del gatto?
I mangimi completi presenti in commercio, sia nella forma di crocchette che cibo umido, sono in genere già addizionati di vitamine del complesso B. Nel caso della dieta BARF le vitamine del complesso B sono in genere già fornite dall’alimento, essendo quasi tutte presenti nella carne e nelle frattaglie. Per la dieta casalinga cotta, a seconda del metodo di cottura e dello stato del soggetto, il Medico Veterinario potrebbe decidere se integrare o meno questo complesso vitaminico nella dieta del gatto.
Ci sono però alcune patologie del gatto dove un apporto extra di vitamine del complesso B potrebbe risultare fondamentale. Ad esempio, in caso di malassorbimento intestinale, potrebbero mancare di essere assorbite. Anche le malattie croniche del pancreas e del rene del gatto possono beneficiare di una integrazione apposita. Il Medico Veterinario può inoltre utilizzarle come complemento alla terapia di diverse condizioni croniche, dato le loro molteplici funzioni nel metabolismo energetico dell’organismo.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM, PhD per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Cibo monoproteico per cani
In questo articolo parliamo di cibo monoproteico per cani, spiegando a chiare lettere cosa è, quali sono i suoi vantaggi, quali si suoi svantaggi e quando darlo al nostro cane.
Il cibo monoproteico per cani è un tipo di alimento sempre più diffuso nell’alimentazione del cane che consiste, come dice il nome appunto, in un alimento composto con una sola fonte proteica.
Il cibo monoproteico può essere utilizzato per la diagnosi di reazioni avverse al cibo nel cane. Viene suggerito infatti da molti colleghi e colleghe, quando il nostro cane presenta feci molli ricorrenti, vomito o sintomatologia dermatologica come prurito. Approfondiamo però meglio l’argomento, perché pur essendo molto diffuso, sono molti i punti che forse sfuggono ai più.
Che cosa è il cibo monoproteico
Quando si parla di alimento monoproteico, si fa riferimento alla fonte proteica maggiormente rappresentata nel cibo, che deve essere appunto unica. Spiego meglio: se abbiamo di fronte un cibo monoproteico al maiale, questo dovrà contenere come unica fonte proteica di origine animale il maiale. Potrebbe però contenere altri alimenti, come ad esempio il frumento, che pur contenendo anche proteine, non ne apportano una quota importante nel complesso.
Ad esempio quindi il medesimo alimento viene considerato monoproteico se contiene maiale come unica fonte di proteine, anche se vengono integrati piselli all’interno, anche essi ricchi di proteine, ma non di origine animale.
Altro aspetto fondamentale da controllare quando scegliete un cibo monoproteico è che anche la fonte di grassi sia concorde alla proteina scelta. Nel nostro esempio precedente quindi è bene che sia indicato come fonte di grassi “grasso suino”. Questo perché se fosse presente grasso di pollo questo potrebbe apportare anche piccole quote di proteine di pollo, in grado di scatenare una reazione avversa in alcuni cani.

Vantaggi del cibo monoproteico
I vantaggi del monoproteico sono molti. A causa infatti di un aumento importante dell’incidenza di reazioni avverse al cibo nei nostri cani, accade sempre più frequentemente che vi siano risposte di tipo “allergico” agli alimenti. Dare un alimento monoproteico quindi ci consente, nel caso il nostro cane migliorasse, di relazionare la sintomatologia con l’alimento.
Se quindi ad esempio la diarrea migliora dopo introduzione di un alimento monoproteico, parleremo di diarrea responsiva all’alimento. La prova definitiva la abbiamo se reintroducendo altri alimenti, il nostro cane dovesse tornare ad avere la sintomatologia presentata in precedenza.
Al momento in commercio si trovano tanti e diversi tipi di monoproteici. Fonti proteiche più comuni, come maiale e pesce, ma anche quelle più rare, come cervo, soia e insetti. Questo ci permette nel caso il nostro cane non vada bene con un cibo monoproteico, di provarne altri, in modo da emettere la diagnosi.
Svantaggi del cibo monoproteico
Vi sono però degli svantaggi nel dare cibo monoproteico, quanto meno per lunghi periodi. In medicina umana infatti si è sempre detto, dai tempi di Ippocrate, come la dieta più sana fosse quella fresca e variata. Metto l’accento sull’ultima parola soprattutto, ovvero variata.
La variabilità è fondamentale nella dieta di tutti gli esseri viventi e questo la scienza ce lo sta dimostrando sempre di più. Oltre ad avere un’importanza etologica infatti, variare permette di evitare accumuli di sostanze tossiche eventualmente presenti negli alimenti. Mangiare tutti i giorni un monoproteico al pesce ad esempio potrebbe predisporre ad accumulo di metalli pesanti. Ma anche il maiale ha certamente le sue sostanze tossiche di accumulo e così dicasi per tutti i cibi.
Inoltre mangiare variato stimola la variabilità a livello di microbiota intestinale e questo lo sappiamo per certo da studi scientifici. Mangiare al contrario tutti i giorni un medesimo cibo porta ad un impoverimento della microflora, con conseguenti patologie cronico degenerative.
Quando dare cibo monoproteico
Come abbiamo visto sopra, le evenienze più comuni per cui si prescrive un cibo monoproteico sono diarrea, vomito o prurito, tutti sintomi di possibile reazione avversa al cibo.
Il cibo monoproteico quindi dovrebbe essere dato principalmente a scopo diagnostico (dieta privativa). Questo vuol dire utilizzarlo per un periodo di tempo che va dalle 4 alle 8 settimane, sotto supervisione medico veterinaria, al fine di avere una diagnosi di reazione avversa al cibo. Una volta terminato questo periodo di tempo, bisognerebbe sempre tornare a variare l’alimentazione, ovviamente evitando gli alimenti che sappiamo provocare sintomatologia.
Vi stimolo quindi a non rimanere per periodi troppo lunghi su un medesimo alimento, a meno che ovviamente il vostro medico veterinario non lo ritenga utile nel vostro specifico caso.
Se invece amate dare monoproteici al vostro cane per fargli provare gusti diversi, questo va benissimo per il suo microbiota e la salute in generale. L’accortezza però fondamentale da rispettare è quella di “mettervi da parte” sempre almeno una fonte proteica. Ad esempio, scegliete di non dare mai al vostro cane un cibo monoproteico al cervo e/o al maiale. Provate pure altri gusti come pesce, coniglio, pollo etc. ma non date mai né premietti né cibo a base delle fonti proteiche scelte. In questo modo, un domani, quando il vostro Medico Veterinario nutrizionista avrà bisogno di fonti proteiche mai provate in precedenza per eseguire una dieta privativa, avrete l’asso da tirare fuori dalla manica!
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Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Allergie e intolleranze alimentari nel cane
Sempre più cani soffrono di allergie o intolleranze alimentari. In questo articolo vediamo quali sono le differenze fra allergie e intolleranze, quali sono le razze predisposte, come capire se il vostro cane ne soffre e i rimedi utilizzabili.
Non abbiamo mai visto tanti cani con allergie e intolleranze alimentari come negli ultimi anni, ne parliamo spesso con le colleghe con cui collaboro. Sicuramente sarà qualcosa che anche i lettori hanno notato: sono sempre di più i cani che hanno problemi con uno o più alimenti. Incredibile, un’epidemia, almeno ai miei occhi, non se ne vedevano tanti fino a 5-10 anni fa.
I sintomi delle allergie e intolleranze possono essere fra i più vari e vanno dalla nausea mattutina, al vomito, alla diarrea o sintomi più blandi come il mangiare erba o avere poche energie. In questo articolo approfondiamo il tema in modo che sappiate riconoscerle e come agire quando il vostro cane ha un’allergia o un’intolleranza.
Differenze fra allergie e intolleranze
Spesso nel linguaggio comune allergia e intolleranza alimentare vengono confuse e in effetti come vedremo nel cane i sintomi sono abbastanza simili. In realtà però allergie e intolleranze sono due entità ben diverse e in medicina veterinaria vengono raggruppate sotto il nome generico di “reazioni avverse al cibo” (RAC).
Nell’allergia alimentare infatti il sistema immunitario del cane viene attivato da una sostanza estranea (chiamato antigene), in questo caso un alimento. L’attivazione del sistema immunitario produce una serie di eventi, con produzione di infiammazione massiva che segue quindi l’introduzione di uno specifico alimento.
Fra le razze maggiormente predisposte ad allergia dobbiamo certamente citare i Bracchi di Weimar.
Nel caso dell’intolleranza invece non abbiamo un’attivazione del sistema immunitario in genere. Sono un esempio di intolleranza il dare lattosio ad un cane adulto, che non ha più enzimi per digerirlo e che quindi porta a diarrea e sintomi intestinali legati ad una cattiva digestione. Oppure altro esempio quello dei cani di razze “ancestrali” (Akita, Shiba, Cane Lupo Cecoslovacco e altri) che non digeriscono gli amidi ed hanno quindi problemi di digestione con riso, pasta o patate.
In realtà poi esistono tutta una serie di altre situazioni nel cane, classificabili come “leaky gut” (letteralmente intestino gocciolante) ovvero alterazioni della barriera intestinale, legate a disbiosi, che non sono né allergie né vere e proprie intolleranze. In questa categoria rientrano la maggior parte dei cani in realtà con problemi legati all’alimento, dato che si stima che solo un 5% delle reazioni avverse al cibo nel cane siano allergie. Le razze predisposte a disbiosi e quindi a leaky gut sono tantissime e includono tutte quelle citate in precedenza, più Pastore Tedesco, in pole position, e a seguire Barboncino, Maltese, Alani e molte altre.
Come capire se il cane ha allergie o intolleranze
I sintomi delle allergie e delle intolleranze alimentari nel cane sono in generale simili, per quelle vengono catalogate assieme come reazioni avverse al cibo. Abbiamo infatti come sintomi più caratteristici:
- Vomito
- Feci molli, feci abbondanti o feci liquide
- Mangiare erba
Le allergie però hanno dei sintomi che in generale mancano nelle intolleranze, che sono quelli cutanei: prurito, ponfi e bolle, dermatite interdigitale e rossore diffuso della cute.
Un sintomo invece più caratteristico (ma non unico) delle intolleranze sono le coliche intestinali. Quando qualcosa non viene digerito infatti a livello intestinale rimane a fermentare e quindi può procurare coliche al nostro cane.
Per la diagnosi di allergia o intolleranza alimentare, noi Medici Veterinari proponiamo dei percorsi che vengono chiamate “diete di eliminazione” o diete restrittive. Durante un periodo quindi il vostro cane dovrà mangiare solo un tipo di alimento ben preciso, composto da proteine idrolisate (rotte, non capaci di provocare allergie), oppure alimenti commerciali monoproteici o (meglio di tutto) diete fresche monoproteiche. Tutto, anche i premietti, dovrà essere strettamente controllato. Dopo il periodo diagnostico di 2 mesi, potremo sapere se il vostro cane ha una reazione avversa al cibo, allergia o intolleranza che sia.
Poco utili sono invece i test delle allergie come si utilizzano invece in umana, dato che come abbiamo visto nel cane i veri allergici sono una piccolissima percentuale e il test fra l’altro non risulta attendibile.

Rimedi per allergie e intolleranze nel cane
Il primo rimedio per una allergia o intolleranza alimentare ovviamente è individuare e eliminare l’alimento o gli alimenti che provocano il problema al vostro cane. Inutile quindi continuare a dare amidi nelle razze che non hanno possibilità di digerirli: provocheremo solo infiammazione cronica, con conseguente disturbo grave a livello intestinale del povero cane. Lo stesso dicasi per le allergie.
Il problema è che nella maggior parte dei casi come abbiamo visto le reazioni avverse al cibo nel cane sono legate a intestino permeabile (leaky gut). Dobbiamo quindi occuparci, oltre ad allontanare l’alimento incriminato, anche di “rimettere a posto” l’intestino. Per questo serve un lavoro individualizzato con un esperto, ma in generale ci sono alcuni trucchi che possono essere utili.
Ad esempio, gli acidi grassi essenziali Omega-3, che hanno azione antinfiammatoria intestinale. Molto utile anche la curcuma, ma da usare con cautela in caso il vostro cane abbia problemi epatici. Fondamentale anche l’utilizzo di trigliceridi a media catena (MCT oil) che hanno funzione di riparare l’intestino, evitando quindi che si creino ulteriori allergie o intolleranze.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
I cani possono mangiare l’avocado?
Vista la crescente avocado-mania, molti si chiedono se i cani possono mangiare questo frutto. In questo articolo approfondiamo la questione della tossicità dell’avocado nel cane, quali sintomi dobbiamo aspettarci in caso di ingestione e soprattutto cosa fare in caso di intossicazione.
Sappiamo tutti che l’avocado è un frutto tropicale, ma ormai è molto diffuso anche in Italia. Per questo spesso ci si chiede se i cani possono mangiarlo oppure se rischiano intossicazioni. Su questo argomento in effetti c’è un po’ di confusione: la tossicità di questo frutto è riportata un po’ ovunque, ma è davvero così temibile? Ci sono parti che il nostro cane può mangiare? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza con questo articolo.
Avocado: frutto tossico per il cane?
L’avocado che troviamo comunemente nei nostri negozi un po’ tutto l’anno è il frutto di una pianta centroamericana (Persea americana). Pur trattandosi di un frutto, ha una composizione molto diversa dagli altri frutti che conosciamo. L’avocado è composto infatti di poca acqua (almeno un 15% meno di una mela per esempio), è povero di zuccheri, mentre è estremamente ricco di grassi. L’avocado contiene così tanti grassi che è presente in commercio anche l’olio di questo frutto, particolarmente ricco di vitamina E, antiossidanti e grassi polinsaturi.
Sì, mi direte, ma il cane può godere di tutti questi effetti benefici oppure no?
In effetti comunemente l’avocado è elencato fra gli alimenti tossici per cani. La pianta infatti, per difendersi dai parassiti, produce una tossina chiamata persina. La persina si trova in particolare nelle foglie, nella corteccia e nella buccia. Anche se in misura minore, la persina si trova anche nella polpa del frutto e per questo l’avocado viene solitamente considerato un frutto tossico per cani.

Cosa succede se il cane mangia avocado
Non sono molti i report a livello mondiale di tossicità da avocado per il cane. Al momento una review scientifica del 2020 ha identificato solamente due segnalazioni datate 1994. La tossicità da avocado è invece molto più comune in altre specie animali erbivore, dato che è più probabile che consumino le parti più tossiche della pianta.
Nei due casi riportati, i cani che erano stati intossicati dall’avocado presentavano sintomi clinici come vomito, diarrea dovuta ad irritazione del tratto gastroenterico, distensione dell’addome, intolleranza all’esercizio e affanno respiratorio.
A degli esami più approfonditi questi cani avevano in effetti sviluppato un’insufficienza cardiaca e purtroppo non sono riusciti a sopravvivere.
Cosa fare in caso di intossicazione
Dato che i report di tossicità nel cane sono davvero pochi (immaginate: due in tutto il mondo negli ultimi 30 anni!) è difficile dire quale sia effettivamente la dose letale per un cane. Sicuramente, come abbiamo detto, ci dobbiamo preoccupare specialmente se il nostro cane ha mangiato la buccia, le foglie o il seme dell’avocado. La polpa, dato il suo basso contenuto di persina, non dovrebbe portare ad un’intossicazione acuta.
Se il nostro cane ha mangiato avocado comunque è buona norma recarci immediatamente dal veterinario di fiducia, che valuterà cosa fare in base alla sintomatologia. Fondamentale sarà poter riferire al nostro veterinario cosa ha effettivamente mangiato, se ad esempio ha mangiato il frutto intero con tutta la buccia e il seme oppure solamente la polpa interna.
Bisogna essere tempestivi: se avete dubbi, non attendete che il vostro cane presenti sintomi respiratori o intestinali. Recatevi immediatamente dal vostro medico veterinario per avere le migliori possibilità di riuscita.
Una riflessione personale
Voglio chiudere questo articolo con un pensiero un po’ personale. Come tutte le leggende metropolitane, per molto tempo è stato detto semplicemente “l’avocado è tossico per il cane”. Approfondendo, come abbiamo fatto noi con questo articolo, molte persone hanno scoperto che la polpa di questo frutto può essere data al cane senza eccessivi rischi.
Ecco, personalmente non mi pare però una buona idea. Prima di tutto perché seppur minimo il rischio di tossicità esiste. Non possiamo mai sapere prima la sensibilità del nostro cane ad una tossina e sinceramente mi sembra un po’ come “giocare col fuoco”.
Secondo poi la domanda è perché dovremo dare questo frutto, che proviene da così lontano? È vero, ha delle interessanti proprietà nutrizionali, ma abbiamo tanta altra frutta locale che possiamo dare al nostro cane, senza nessun pericolo. L’enorme consumo di avocado nei paesi industrializzati nasconde delle ombre da non trascurare. L’impatto ambientale della coltivazione di questo frutto nei paesi del Centro America è notevole. Intere foreste sono state convertite a monoculture di avocado. Oltre alla deforestazione, l’enorme quantità di acqua che si richiede per produrre questo frutto (più di 240 litri per ottenere solamente 2 o 3 avocado), porta ad ingiustizie sociali. L’acqua viene infatti tolta alle persone delle zone rurali dove questa pianta viene coltivata, per essere dirottata nelle piantagioni.
Insomma personalmente non credo che per fare contento il nostro cane sia necessario tutto questo. Oltretutto con il rischio di intossicarlo! Tifo molto di più per frutta locale, coltivata nel nostro Paese e senza rischio alcune. A voi la scelta, ovviamente!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV, PhD per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Allergie e intolleranze alimentari nel cane
Sempre più cani soffrono di allergie e intolleranze alimentari. In questo articolo vediamo quali sono le differenze fra allergie e intolleranze, quali sono le razze predisposte, come capire se il vostro cane ne soffre e i rimedi utilizzabili.
Non abbiamo mai visto tanti cani con allergie e intolleranze alimentari come negli ultimi anni, ne parlo spesso con le colleghe con cui collaboro. Sicuramente sarà qualcosa che anche i lettori hanno notato: sono sempre di più i cani che hanno problemi con uno o più alimenti. Incredibile, un’epidemia, almeno ai miei occhi, non se ne vedevano tanti fino a 5-10 anni fa.
I sintomi delle allergie e intolleranze possono essere fra i più vari e vanno dalla nausea mattutina, al vomito, alla diarrea o sintomi più blandi come il mangiare erba o avere poche energie.
In questo articolo approfondiamo il tema in modo che sappiate riconoscerle. E sappiate come agire quando il vostro cane ha un’allergia o un’intolleranza.
Differenze fra allergie e intolleranze
Spesso nel linguaggio comune allergia e intolleranza alimentare vengono confuse e in effetti come vedremo nel cane i sintomi sono abbastanza simili.
In realtà però allergie e intolleranze sono due entità ben diverse. E in medicina veterinaria vengono raggruppate sotto il nome generico di “reazioni avverse al cibo” (RAC).
Nell’allergia alimentare infatti il sistema immunitario del cane viene attivato da una sostanza estranea (chiamato antigene), in questo caso un alimento. L’attivazione del sistema immunitario produce una serie di eventi, con produzione di infiammazione massiva che segue quindi l’introduzione di uno specifico alimento.
Fra le razze maggiormente predisposte ad allergia dobbiamo certamente citare i Bracchi di Weimar.
Nel caso dell’intolleranza invece non abbiamo un’attivazione del sistema immunitario in genere. Sono un esempio di intolleranza il dare lattosio ad un cane adulto, che non ha più enzimi per digerirlo e che quindi porta a diarrea e sintomi intestinali legati ad una cattiva digestione.
Oppure altro esempio quello dei cani di razze “ancestrali” (Akita, Shiba, Cane Lupo Cecoslovacco e altri). Non digerendo gli amidi hanno problemi di digestione se ingeriscono riso, pasta o patate.
In realtà poi esistono tutta una serie di altre situazioni nel cane, classificabili come “leaky gut” (letteralmente intestino gocciolante). Ovvero alterazioni della barriera intestinale, legate a disbiosi, che non sono né allergie né vere e proprie intolleranze. In questa categoria rientrano la maggior parte dei cani in realtà con problemi legati all’alimento, dato che si stima che solo un 5% delle reazioni avverse al cibo nel cane siano allergie.
Le razze predisposte a disbiosi e quindi a leaky gut sono tantissime e includono tutte quelle citate in precedenza, più Pastore Tedesco, in pole position, e a seguire Barboncino, Maltese, Alani e molte altre.
Come capire se il cane ha allergie o intolleranze
I sintomi delle allergie e delle intolleranze alimentari nel cane sono in generale simili, per quelle vengono catalogate assieme come reazioni avverse al cibo. Abbiamo infatti come sintomi più caratteristici:
- Vomito
- Feci molli, feci abbondanti o feci liquide
- Mangiare erba
Le allergie però hanno dei sintomi che in generale mancano nelle intolleranze, che sono quelli cutanei: prurito, ponfi e bolle, dermatite interdigitale e rossore diffuso della cute.
Un sintomo invece più caratteristico (ma non unico) delle intolleranze sono le coliche intestinali. Quando qualcosa non viene digerito infatti a livello intestinale rimane a fermentare e quindi può procurare coliche al nostro cane.
Per la diagnosi di allergia o intolleranza alimentare, noi Medici Veterinari proponiamo dei percorsi che vengono chiamate “diete di eliminazione” o diete restrittive. Durante un periodo quindi il vostro cane dovrà mangiare solo un tipo di alimento ben preciso, composto da proteine idrolisate (rotte, non capaci di provocare allergie).
Oppure alimenti commerciali monoproteici o (meglio di tutto) diete fresche monoproteiche.
Tutto, anche i premietti, dovrà essere strettamente controllato. Dopo il periodo diagnostico di 2 mesi, potremo sapere se il vostro cane ha una reazione avversa al cibo, allergia o intolleranza che sia.
Poco utili sono invece i test delle allergie come si utilizzano invece in umana, dato che come abbiamo visto nel cane i veri allergici sono una piccolissima percentuale e il test fra l’altro non risulta attendibile.

Rimedi per allergie e intolleranze nel cane
Il primo rimedio per una allergia o intolleranza alimentare ovviamente è individuare e eliminare l’alimento o gli alimenti che provocano il problema al vostro cane.
Inutile quindi continuare a dare amidi nelle razze che non hanno possibilità di digerirli: provocheremo solo infiammazione cronica, con conseguente disturbo grave a livello intestinale del povero cane.
Lo stesso dicasi per le allergie.
Il problema è che nella maggior parte dei casi come abbiamo visto le reazioni avverse al cibo nel cane sono legate a intestino permeabile (leaky gut). Dobbiamo quindi occuparci, oltre ad allontanare l’alimento incriminato, anche di “rimettere a posto” l’intestino.
Per questo serve un lavoro individualizzato con un esperto, ma in generale ci sono alcuni trucchi che possono essere utili.
Ad esempio, gli acidi grassi essenziali Omega-3, che hanno azione antinfiammatoria intestinale. Molto utile anche la curcuma, ma da usare con cautela in caso il vostro cane abbia problemi epatici.
Fondamentale anche l’utilizzo di trigliceridi a media catena (MCT oil) che hanno funzione di riparare l’intestino, evitando quindi che si creino ulteriori allergie o intolleranze.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Conosci le regole di igiene per preparare il cibo al tuo cane?
Secondo uno studio americano, la percentuale di persone che conoscono le regole di igiene da applicare in casa per preparare il cibo al cane è bassissima. Vediamo quindi in questo articolo cosa ci dice la scienza al riguardo e quali sono delle semplici regole di conservazione del cibo per cani, come maneggiare e preparare il cibo e infine come lavare ciotole e utensili.
Se stai leggendo questo articolo, probabilmente ti ha incuriosito il titolo e ti sei chiesto/a se effettivamente conosci le regole di igiene per dare il cibo al tuo cane. Anzi, forse la domanda ti potrà essere sembrata quasi banale “perché, esistono delle regole di igiene particolare da rispettare per dare da mangiare al mio cane?”. Beh, sì, esistono e sono molto importanti, non solo per chi segue una dieta casalinga per il proprio cane o una dieta BARF, ma anche per chi somministra solo alimento commerciale.
La FDA statunitense ha redatto solo da un paio d’anni delle linee guida per la famiglia per insegnare come maneggiare, preparare e conservare gli alimenti per animali. In Italia, abbiamo delle linee guida ministeriali per quel che riguarda le linee guida di igiene alimentare casalinga, ma ci mancano ancora quelle destinate ai nostri Pet.
Senza avere la pretesa di essere esaustiva, vediamo allora qualche semplice regola di igiene utile per tutti noi Pet mate, che come scoprirete conosce appena un 5% della popolazione!
Lo studio americano riguardo l’igiene del cibo per cani
Ad Aprile 2022 è stato pubblicato uno studio scientifico che riporta come appena il 5% dei cittadini statunitensi fosse a conoscenza delle linee guida della FDA riguardo l’igiene da utilizzare in casa per maneggiare il cibo e pulire le ciotole del proprio cane. Davvero una percentuale molto bassa!
Il medesimo studio inoltre ci riporta alcuni fatti abbastanza gravi e interessanti: in circa un terzo di queste famiglie, dove effettivamente per la maggior parte non sapevano seguire buone regole di igiene, erano presenti dei bambini sotto i 13 anni e/o delle persone immunicompromesse; in più del 40% dei casi il cibo per cani veniva conservato accanto al cibo per persone e solo un terzo degli intervistati lavava le mani dopo aver preparato e fornito al ciotola al suo cane. Altro fatto negativo molto importante: il cibo viene preparato, secondo lo studio, sulla stessa superficie dove successivamente viene preparato l’alimento per la famiglia.
Sì, lo so, a dirlo così magari ci sta chi si meraviglia, per una ragione o per il suo opposto. Certamente ci sta chi pensa “che schifo!” e chi invece dice “che esagerati!”. Ma ecco le buone notizie: lo studio ha dimostrato che, rispolverando e applicando basilari regole di igiene, la contaminazione in casa e quindi il rischio di tossinfezioni alimentari con batteri antibiotico-resistenti, per voi e per il vostro cane, diminuisce moltissimo! Passiamo quindi all’azione e vediamo cosa fare e cosa non fare in casa quando preparate il cibo per il vostro cane.
Conservazione del cibo per il tuo cane
Iniziamo dalla conservazione del cibo per cani, o meglio ancora, dal suo acquisto. Nel caso in cui abbiate scelto un’alimentazione industriale per il vostro cane infatti dovrete controllare molto attentamente all’acquisto che il pacco di croccantini o la scatoletta di cibo umido non sia visivamente danneggiato. Non acquistate quindi pacchi aperti o rotti oppure lattine ammaccate o danneggiate, in quanto questo potrebbe comportare un’alterazione del contenuto all’interno.
Il cibo commerciale inoltre deve essere conservato sempre nel suo involucro originale e non essere svasato all’interno di contenitori o bidoni. Per quanto possiate pulire bene infatti fra un pacco e il successivo, rimarranno all’interno del contenitore piccole quantità di grassi, essendo tutte le crocchette rivestite da una fine patina di grasso per renderle più appetibili. Questi grassi che rimangono nel contenitore, diventeranno rancidi e avvieranno, quando aggiungerete del cibo nuovo, un processo catalitico (ovvero rapido, di reazione a catena) di ossidazione dei grassi dell’alimento. Questo può provocare diarrea e vomito al vostro cane.
Il cibo per cani industriale inoltre deve essere, ben chiuso nel caso del pacco di crocchette che sia stato conservato in un ambiento fresco precedentemente aperto, sempre per evitare l’ossidazione dei grassi e mai consumato oltre la data consigliata.
Nel caso invece abbiate scelto una dieta fresca per il vostro cane, è fondamentale conservare il cibo in frigo, all’interno di contenitori ben chiusi. Non lasciate quindi in frigorifero una padella dove avete cucinato cibo per il vostro cane o una vaschetta di macinato per capirsi, senza una copertura, tipo tapperware. Nel modo più assoluto poi evitare di riporre l’intera ciotola del vostro cane in frigo nel caso in cui lasciasse dell’alimento: svuotate piuttosto il contenuto in un contenitore pulito, chiudete con coperchio e via.

Come maneggiare e dove preparare il cibo per il tuo cane
Ora che sappiamo come conservare il cibo per il nostro cane, vediamo come prepararlo e maneggiarlo per arrivare a servirgli la sua desideratissima ciotola. Prima di tutto, come facciamo anche per noi, prima di iniziare la preparazione del pasto del nostro cane, dobbiamo lavarci le mani con acqua calda e sapone (nello scrivere mi risuona la voce di Anna Moroni alla Prova del Cuoco “ti sei lavata le mani tesoro?”). Eh sì, anche se stiamo preparando per il nostro cane e non per noi, dobbiamo lavarci le mani per evitare di contaminare il suo cibo o le superfici che toccheremo.
Se il cane è piccolo e il sacco è grande, ma anche in caso di cani grandi/ciotole grandi, potrebbe accadere che vi venga voglia di usare la ciotola come mestolo per pescare le crocchette dal sacco. Non fatelo! Lasciate piuttosto dentro al sacco un misurino apposito, in modo fra l’altro di avere la certezza della dose e non far ingrassare troppo il vostro cane, con tutte le gravi conseguenze per la sua salute che ben conosciamo.
Per quel che riguarda la preparazione inoltre è fondamentale che avvenga su una superficie diversa rispetto a quella dove appoggiate il cibo per voi (meglio ancora se in una abitazione diversa). Dato però che non tutti hanno case molto grandi o superfici da destinare solo alla preparazione della ciotola del cane, vediamo qualche trucco che vale sia per chi segue un’alimentazione industriale, che per chi fa casalinga o dieta BARF.
Prima di tutto, se non avete una superficie disponibile da dedicare, potete munirvi di una banale tovaglia di plastica al metro da appoggiare sopra al piano della cucina o alla tavola. La tovaglia ovviamente non dovrà essere lasciata sporca dopo l’uso, ma dovrà essere pulita e disinfettata (con uno spray a base di candeggina meglio), piegata e riposta.
Per chi segue dieta casalinga o BARF inoltre il consiglio è di dedicare un tagliere e della utensileria (forchetta, cucchiaio, mannaia, trinciapollo o quanto altro utilizzate) specifica alla preparazione del cibo per il vostro cane, in modo da stare più tranquilli.
Ultimo, ma non ultimo in ordine di importanza, ricordate di prestare attenzione per evitare in tutti i modi la cross-contaminazione delle superfici. Questo vuol dire ad esempio che se state preparando la ciotola e vi foste dimenticati qualcosa in frigorifero, dovete evitare di andare ad aprire il frigo con le mani sporche (soprattutto in caso di carne cruda, ma anche gli alimenti industriali possono contenere microrganismi vivi!). Chiedete piuttosto a qualcuno di aiutarvi oppure fate un passaggio al lavello e lavatevi bene con acqua e sapone.
Come lavare la ciotole del tuo cane
Una volta servita e mangiata, passiamo alla parte di pulizia della ciotola e degli utensili. Nello studio citato, solo poco più del 10% degli intervistati lavava la ciotola del cane almeno una volta al giorno e appena la metà lo faceva con acqua calda. In realtà, il modo migliore per pulire la ciotola del vostro cane è di farlo dopo ogni pasto, lavandola preferibilmente in un lavello diverso da quello dove lavate i piatti per voi, con una spugnetta diversa, acqua calda e sapone. Nel caso in cui ci fossero residui di cibo, è importante eliminarli prima di pulire, ma questo mi pare un’ovvietà.
Dopo ogni utilizzo dovrete pulire inoltre anche cucchiai o altri utensili (tagliere ad esempio nel caso di dieta fresca), con acqua calda ad una temperatura superiore ai 70 gradi per almeno 20 secondi. Complicato? No, basta farlo diventare una routine, come per noi.
Ultimo, ma non ultimo, la ciotola dell’acqua del vostro cane, che dovreste svuotare e lavare con una spugnetta a superficie abrasiva, acqua calda e sapone, almeno una volta al giorno. Questo evita la formazione di colonie batteriche ricoperte da un microfilm protettivo ed è basato soprattutto su una pulizia meccanica, quindi avanti e olio di gomito!
Antibiotico resistenza: un pericolo da sconfiggere ora
Dato che solo l’8% dei partecipanti allo studio si è detto disposto a seguire le regole di igiene che gli erano state suggerite nel lungo termine, cerco di darvi qualche buona ragione per farlo senza cadere nel paternalismo o terrorismo mediatico cui siamo fin troppo abituati.
Per quel che riguarda la conservazione del cibo industriale, ve l’ho già spiegato, il pericolo maggiore è l’ossidazione dei grassi, che può dar luogo a gastroenteriti anche importanti per il vostro cane. Crocchette conservate sotto il sole però, magari all’interno del loro sacco dove si può creare una sorta di condensa e umidità, possono dar luogo a micotossicosi, con danni gravissimi per la salute del cane nel breve e lungo periodo (tumore al fegato e altre brutte faccende).
Ma veniamo all’antibiotico resistenza, problema reale e attuale, di cui dovremmo tutti saperne di più. I batteri come forse saprete tendono a diventare resistenti agli antibiotici e la scienza non riesce a creare nuove molecole ad un ritmo sufficiente per battere queste resistenze. In Italia si verificano già ora (2022) circa un terzo delle morti europee dovute ad infezioni batteriche non debellabili con gli antibiotici. Una situazione gravissima, parliamo di circa 10.000 morti ogni anno.
Ora, invece di spaventarci e basta, sappiate che seguire queste regolette che vi ho suggerito può ridurre drasticamente la possibilità di contaminazione casalinga da batteri antibiotico resistenti.
In fondo, non si tratta di attività molto diverse da quelle che già applichiamo per noi. Semplicemente, una volta di più, dobbiamo ricordare che il nostro cane fa parte della famiglia, anche per quel che riguarda le regole di igiene.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer