Il gatto anziano non mangia? Ecco cosa sapere (e fare)
Se vivi con un gatto da tanti anni, è probabile che prima o poi ti sia trovato a fare i conti con un cambiamento nelle sue abitudini alimentari. In particolare, quando un gatto anziano smette di mangiare o riduce in modo significativo la quantità di cibo, è normale sentirsi preoccupati.
In questo articolo vediamo insieme quando è davvero il caso di preoccuparsi, quali segnali osservare con attenzione, e soprattutto cosa puoi fare, prima di tutto, a casa, e in secondo luogo con l’aiuto del veterinario.
Il gatto anziano non mangia: perché è così grave se un gatto non mangia
A differenza del cane, il gatto è un animale che non può permettersi lunghi digiuni. È un fatto metabolico: bastano pochi giorni senza cibo per andare incontro a problemi seri, come ad esempio la steatosi epatica, una condizione in cui il fegato si riempie di grasso e smette di funzionare correttamente.
In più, il gatto è un predatore… ma anche una preda. Questo significa che tende a mascherare i sintomi di malessere per non mostrarsi debole. Così può succedere che l’unico segnale evidente di qualcosa che non va, sia proprio il rifiuto del cibo.
Quindi, se un gatto anziano smette di mangiare, non aspettare: rivolgiti quanto prima al veterinario.
Quando oltre al cibo rifiuta anche l’acqua

Se oltre a non mangiare, il tuo gatto smette anche di bere, la situazione si fa ancora più delicata. L’idratazione è fondamentale, e se non beve né assume liquidi dal cibo (per esempio attraverso l’umido), è molto probabile che ci sia una patologia sottostante da indagare.
Al contrario, anche un gatto che beve tanto ma non mangia può essere un segnale di qualcosa che non va, ad esempio una malattia renale cronica, una delle condizioni più frequenti nei gatti in età avanzata.
Il gatto anziano non mangia: Cosa puoi controllare a casa
Ci sono alcuni accorgimenti che puoi provare prima ancora di fare visite ed esami, soprattutto se il tuo gatto è in una fase iniziale di inappetenza.
1. Verifica l’ambiente dove mangia
Sembra banale, ma l’ambiente in cui il gatto mangia può fare una grande differenza. I gatti più anziani, ad esempio, potrebbero non riuscire più a raggiungere la ciotola se è posizionata in alto o in un luogo scomodo.
Prova a mettere la ciotola in un punto facilmente accessibile, magari su un piano basso e lontano dalle pareti. Ricorda che i gatti preferiscono controllare visivamente lo spazio mentre mangiano: se non si sentono al sicuro, potrebbero evitare del tutto il pasto.
2. Controlla la ciotola
Anche la forma e la pulizia della ciotola contano molto. I gatti preferiscono ciotole basse e larghe, o addirittura piattini, per evitare che le vibrisse tocchino i bordi. Inoltre, la ciotola dovrebbe essere lavata ogni giorno: odori residui o sporco possono bastare per far rifiutare il pasto, soprattutto a un gatto anziano più sensibile.
3. Prova a cambiare alimento
Anche se il tuo gatto ha sempre mangiato un certo tipo di crocchette o cibo umido, non è detto che le sue preferenze non cambino con l’età. Potresti provare:
- A passare dal secco all’umido, o viceversa.
- A offrire nuovi gusti o consistenze.
- A scaldare leggermente il cibo per renderlo più appetibile.
Se noti un miglioramento temporaneo, ma poi tutto torna come prima, è comunque importante rivolgersi al veterinario: l’inappetenza potrebbe essere un segnale intermittente di una malattia più seria.
I campanelli di allarme da non ignorare
A volte l’inappetenza è solo la punta dell’iceberg. Ecco altri segnali da tenere d’occhio, soprattutto in un gatto anziano:
- Perdita di peso: spesso difficile da notare, soprattutto se il gatto è sempre stato un po’ rotondetto. Può sembrare “più in forma”, ma è un segnale d’allarme.
- Pelo in cattive condizioni: può diventare opaco, secco, o al contrario troppo grasso e untuoso, magari separandosi in ciocche.
- Cambiamenti nel comportamento: miagolii insoliti, aumento della vocalizzazione o richieste di attenzioni più frequenti.
- Sintomi fisici: vomito, rigurgito, stitichezza (più comune della diarrea nel gatto), letargia.
Cosa farà il veterinario
Se il gatto anziano continua a non mangiare o mostra uno dei segnali sopra, il veterinario inizierà con una visita clinica completa. Tramite la palpazione e l’osservazione del comportamento potrà capire se ci sono dolori o anomalie.
A seguire, probabilmente verranno consigliati alcuni esami del sangue, in particolare per valutare i valori renali, vista la frequenza della malattia renale cronica nei gatti anziani. Ma ci sono anche altre condizioni che possono dare inappetenza:
- Malattie intestinali croniche
- Linfoma
- Problemi al fegato (epatopatie)
- Triadite (infiammazione combinata di fegato, pancreas e intestino)
- Malattie infettive
Se gli esami del sangue non danno risposte chiare, si potrà proseguire con controlli più approfonditi su cuore, tiroide o altri organi.
Conclusioni
Il gatto anziano che non mangia non è solo “capriccioso” o “vecchietto”. È un sintomo importante, che merita attenzione e indagini approfondite. Prima di pensare al peggio, puoi osservare e provare a modificare ambiente e alimentazione. Ma se la situazione non migliora in pochi giorni, non perdere tempo: una visita veterinaria può fare la differenza.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
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Dieta casalinga per cani: i vantaggi
Negli ultimi anni sempre più proprietari stanno scegliendo di nutrire il proprio cane con una dieta casalinga, abbandonando crocchette e scatolette in favore di alimenti freschi, selezionati e preparati direttamente in casa. Ma quali sono i veri vantaggi di questo tipo di alimentazione? E perché così tante persone si stanno orientando in questa direzione?
Vediamolo insieme, punto per punto, sfatando anche qualche falso mito lungo la strada.
Controllo totale su ingredienti e qualità
Il primo e forse più evidente vantaggio della dieta casalinga è che sai esattamente cosa mangia il tuo cane. Nessun ingrediente misterioso, nessun sottoprodotto animale non meglio identificato, niente farine di dubbia provenienza. Sei tu a scegliere la carne, il pesce, le verdure, le uova, i cereali o le fonti di amido, tutto in base a quello che è più adatto al tuo cane.
Con una dieta casalinga puoi adattare la qualità degli alimenti al livello che ritieni più sicuro e salutare, esattamente come fai con il tuo cibo. Questo è particolarmente importante in un periodo in cui sempre più spesso si sente parlare di ritiri di prodotti industriali per contaminazioni o errori di produzione.
Adattamento personalizzato in base a età, peso, salute e stile di vita

Ogni cane è un individuo a sé. C’è il cane iperattivo che brucia tantissimo, quello più tranquillo che tende a ingrassare, quello anziano che ha bisogno di un supporto per le articolazioni, e quello con problemi digestivi che ha sempre avuto difficoltà con le crocchette.
La dieta casalinga permette di adattare in modo preciso i nutrienti in base alle reali esigenze del tuo cane.
Si può personalizzare il tipo e la quantità di proteine, ridurre o aumentare i grassi, bilanciare le fibre, aggiungere integratori specifici se necessari. Tutto ciò è quasi impossibile con un’alimentazione industriale, che per sua natura è standardizzata.
Maggiore digeribilità e appetibilità
Molti proprietari raccontano che, passando a una dieta casalinga, il cane ha iniziato a mangiare con più gusto. È normale: il cibo fresco ha un odore, un sapore e una consistenza completamente diversi rispetto a quello industriale, e anche i cani, come noi, apprezzano il buono.
Inoltre, gli alimenti freschi e cotti in modo semplice sono più digeribili, soprattutto per quei cani che soffrono di gonfiori, feci molli, alitosi o altri piccoli disturbi digestivi. In molti casi, una dieta casalinga ben formulata migliora visibilmente la qualità delle feci, la regolarità intestinale e anche l’alito.
Può migliorare la salute del cane
Una dieta casalinga ben bilanciata può contribuire in modo significativo a migliorare la salute generale del cane. Alcuni effetti che i proprietari notano più frequentemente sono:
- Pelo più lucido e meno forfora
- Migliore tono muscolare
- Più energia durante la giornata
- Diminuzione delle infiammazioni cutanee o gastrointestinali
- Migliore risposta immunitaria
Questo succede perché con una dieta fresca e naturale si riducono spesso gli ingredienti pro-infiammatori o gli additivi presenti nel cibo industriale, favorendo invece nutrienti di alta qualità e ben assimilabili.
È utile anche in caso di patologie
Molti cani, purtroppo, si trovano a dover convivere con patologie croniche, come problemi renali, epatici, intestinali, allergie alimentari o sovrappeso. In questi casi, la dieta diventa una vera e propria terapia.
Con la dieta casalinga, è possibile costruire un piano alimentare su misura, scegliendo con precisione gli alimenti più adatti, le cotture più tollerate e gli integratori specifici. Questo approccio può affiancare le cure veterinarie e migliorare la qualità della vita del cane in modo concreto.
Sfatiamo un mito: no, non basta improvvisare
Attenzione però: una dieta casalinga non è semplicemente riso, pollo e carote!
Per essere davvero sana ed equilibrata, ha bisogno di essere formulata da un professionista, in modo che siano presenti tutti i nutrienti essenziali: proteine, grassi, carboidrati, vitamine e minerali nelle giuste proporzioni.
Proprio come per noi, anche per il cane un’alimentazione squilibrata nel tempo può portare a carenze importanti. Ma una volta impostato un buon piano, cucinare per il proprio cane diventa semplice e soddisfacente, oltre che estremamente benefico.
Un modo per prendersi cura del cane, anche a tavola
Infine, molti proprietari raccontano che preparare la pappa per il proprio cane diventa un gesto quotidiano di affetto e attenzione. È un momento in cui ci si sente più coinvolti, più partecipi del benessere del proprio cane.
Certo, richiede un po’ di tempo, un minimo di organizzazione e la disponibilità a imparare, ma i benefici in termini di salute e relazione sono davvero importanti.
Conclusione
La dieta casalinga, se fatta bene e con le giuste competenze, offre una lunga serie di vantaggi reali e tangibili per la salute del cane. Non si tratta solo di moda, ma di un approccio nutrizionale serio, consapevole e sempre più apprezzato da chi vuole il meglio per il proprio cane.
Parlane con il tuo veterinario o un nutrizionista esperto in alimentazione del cane e scopri se può essere la scelta giusta anche per te.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
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Disturbi alimentari nel gatto: quando il cibo diventa un problema
Chi vive con un gatto lo sa: il loro rapporto con il cibo può essere… complicato. C’è il gatto che mangia solo un preciso tipo di croccantino al gusto salmone di quella marca lì, e c’è quello che sembra sempre affamato e non si sazia mai. Alcuni comportamenti sono assolutamente normali per il gatto, altri invece possono nascondere disturbi alimentari veri e propri. In questo articolo proviamo a fare un po’ di chiarezza su quando preoccuparsi e, soprattutto, cosa fare.
Gatti selettivi o gatti con disturbi restrittivi?
Partiamo da un dato di fatto: i gatti sono schizzinosi. Alcuni sono neofobici, cioè evitano i cibi nuovi, mentre altri, più rari, sono neofili, ovvero amano assaggiare cose diverse. Altri ancora rientrano nella categoria “antiapostatici”, ossia iniziano a rifiutare un cibo semplicemente perché lo vedono troppo spesso nella ciotola. Tutto questo rientra in un comportamento normale per un gatto.
Il problema si pone quando il gatto mangia solo ed esclusivamente un determinato alimento, e rifiuta tutto il resto, anche a costo di digiunare per giorni. Questo comportamento, anche se il gatto apparentemente “mangia”, non è sano. Dietro può esserci una componente ansiosa o una patologia intestinale cronica. In questi casi, il consiglio è semplice: niente fai-da-te, meglio rivolgersi subito al veterinario. E mai, mai forzare un gatto lasciandolo senza cibo: per lui il digiuno prolungato può essere pericolosissimo.
Disturbi alimentari nel gatto: Anoressia e disoressia nel gatto
Diverso è il caso in cui il gatto smette completamente di mangiare o modifica improvvisamente le sue abitudini alimentari: parliamo di anoressia o disoressia. Se il problema è comparso da pochi giorni, potrebbe trattarsi di stress acuto, febbre o infezioni. Se invece il comportamento persiste, è fondamentale approfondire, perché i gatti, da predatori e prede che sono, tendono a nascondere i sintomi di malessere fino a quando la situazione non è seria.
Attenzione anche a dove mettete la ciotola: i gatti vogliono sentirsi sicuri mentre mangiano. Evitate angoli stretti, pareti vicine, o – peggio – la ciotola vicino alla lettiera. La posizione sbagliata può portare il gatto a mangiare di meno o a evitare del tutto il cibo.
Quando il gatto mangia troppo: polifagia e bulimia

Un altro segnale da non sottovalutare è l’opposto: il gatto che inizia a mangiare troppo. In campo veterinario, si parla più spesso di polifagia che di bulimia. Questo comportamento può avere cause organiche importanti, come l’ipertiroidismo o il diabete mellito. In questi casi, oltre all’aumento dell’appetito, potreste notare altri segnali come aumento della sete, perdita di peso o comportamenti aggressivi se non riceve cibo.
Ma non sempre la polifagia ha origine fisica. Alcuni gatti cercano continuamente cibo per noia, ansia o bisogno di attenzioni. Oppure, mangiano troppo perché il cibo che ricevono è sbilanciato: troppe calorie, pochi nutrienti. Se un gatto non assume abbastanza proteine, tenderà a cercare altro cibo, anche se è già sazio da un punto di vista energetico.
Pica: quando il gatto mangia ciò che non dovrebbe
Avete mai visto un gatto mordicchiare o inghiottire tessuti, plastica o carta? Questo comportamento si chiama pica e non è mai da sottovalutare. Raramente può essere legato alla polifagia (ad esempio se il materiale è “sporco” di cibo), ma nella maggior parte dei casi segnala problemi intestinali cronici o ansia.
In queste situazioni si parla spesso di Asse Intestino-Cervello, cioè di quel legame strettissimo tra salute intestinale e benessere mentale. Per questo motivo, affrontare la pica richiede un approccio integrato: servono analisi veterinarie, valutazioni comportamentali e consigli nutrizionali mirati.
Polidipsia: se il gatto beve troppo
Anche se parliamo di cibo, non possiamo dimenticare l’acqua. Un aumento dell’assunzione di acqua, chiamato polidipsia, può essere il primo campanello d’allarme di patologie come insufficienza renale cronica, ipertiroidismo o diabete. Se notate che il vostro gatto va più spesso alla ciotola dell’acqua o urina più frequentemente, è il caso di prenotare una visita veterinaria.
Conclusioni
I disturbi alimentari nel gatto sono più comuni di quanto si pensi, ma anche facilmente sottovalutati. Capire se il nostro gatto ha solo gusti difficili o se dietro c’è un problema più serio richiede attenzione, osservazione e spesso il supporto di un veterinario. Ricordiamoci che ogni cambiamento, piccolo o grande, nelle sue abitudini alimentari non va mai ignorato.
La regola d’oro? Fidiamoci del nostro istinto: se qualcosa ci sembra strano, è meglio fare un controllo in più che uno in meno. Il nostro gatto non parla, ma comunica con i suoi comportamenti. Sta a noi imparare ad ascoltarlo.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
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Latte in polvere per gattini: tutto quello che devi sapere
Chi ha un gatto lo sa: la vita con loro può riservare sorprese di ogni tipo, comprese situazioni in cui ci si ritrova con un gattino piccolissimo da accudire. Capita più spesso di quanto si pensi di imbattersi in un gattino neonato, magari con gli occhi ancora chiusi, abbandonato o orfano, e in quel caso sapere come nutrirlo correttamente può fare la differenza tra la vita e la morte.
Se ti stai chiedendo come comportarti in queste circostanze, partiamo da un concetto chiave: il latte in polvere per gattini è l’unica alternativa valida al latte materno, ma deve essere scelto con attenzione e somministrato nel modo giusto.
Il periodo neonatale: una fase cruciale
Le prime settimane di vita di un gattino sono critiche. Questo periodo si chiama fase neonatale e comprende i primi 20-25 giorni dopo la nascita. In questo lasso di tempo, il gattino si sviluppa molto rapidamente e acquisisce le prime difese immunitarie attraverso il colostro, il primo latte prodotto dalla madre nelle prime 36-48 ore dopo il parto.
Se il gattino non ha avuto accesso al colostro, è più esposto alle malattie, e va quindi seguito con ancora più attenzione, magari anche con il supporto di un veterinario.
Va detto che, quando possibile, la soluzione migliore resta quella di affidare il gattino a una gatta balia, ovvero una femmina che ha appena partorito e che potrebbe accettare il piccolo. È una pratica più diffusa di quanto si pensi e grazie ai social è diventato più facile trovare aiuto anche in questo senso.
Latte in polvere per gattini: perché è fondamentale

Veniamo al punto cruciale: no, il latte vaccino non va bene per un gattino. Anche se l’istinto potrebbe spingerti a scaldare una tazza di latte per neonati umani o quello da frigo che hai in casa, sappi che il latte della mucca è troppo povero di proteine e grassi e troppo ricco di lattosio per essere digerito dal gatto, che è un carnivoro stretto. Il risultato? Il rischio concreto di diarrea, disidratazione e perfino morte.
Il latte in polvere per gattini, invece, è formulato appositamente per soddisfare i fabbisogni nutrizionali del gatto appena nato: ha alta densità energetica, è povero di lattosio e ricco di proteine, grassi buoni, vitamine e aminoacidi essenziali.
Cosa deve contenere un buon latte in polvere per gattini?
Quando scegli un latte in polvere, controlla sempre l’etichetta. Ecco cosa non dovrebbe mancare:
- Proteine almeno al 32-33% (su sostanza secca).
- Grassi oltre il 30%.
- Taurina, aminoacido essenziale per il gatto.
- DHA (acido docosaesaenoico), un Omega-3 fondamentale per lo sviluppo cerebrale e cognitivo.
Se il DHA non è incluso, meglio integrarlo a parte. È fondamentale per uno sviluppo corretto del sistema nervoso.
Dove si compra?
Il latte in polvere per gattini si trova in:
- Negozi per animali
- Farmacie
- Online (siti specializzati o marketplace generici)
Il costo non è proibitivo, ma se devi allattare più gattini, il consumo può diventare importante. Cerca sempre di scegliere un prodotto di qualità, anche se nelle prime ore potresti dover usare quello che trovi subito. Poi, però, è bene restare fedeli a una marca per evitare problemi digestivi dovuti al cambio improvviso.
Quanto latte somministrare?
Le dosi variano in base alla marca e sono sempre indicate in etichetta. L’importante è:
- Suddividere le dosi in più poppate giornaliere (anche ogni 2-3 ore nelle prime settimane).
- Non forzare mai il gattino: quando è sazio, smette spontaneamente.
- Evitare di dare troppo latte in una sola volta per non rischiare indigestioni.
Verso le 2-3 settimane di vita, si può passare gradualmente a dare latte ogni 6-8 ore, fino all’inizio dello svezzamento.
Come si prepara e si somministra
Il latte in polvere va preparato al momento, sciogliendo bene la polvere in acqua calda ma non bollente. Può essere conservato ricostituito in frigo per 24-48 ore, ma va sempre scaldato a temperatura corporea prima dell’uso (35-37°C). Puoi fare la prova della goccia sul polso, proprio come si fa con i neonati umani.
Per la somministrazione:
- Evita di tenere il gattino sdraiato sulla schiena.
- Usa siringhe senza ago solo in emergenza.
- Meglio procurarsi biberon con tettarelle adatte (ci sono in commercio tettarelle specifiche per gattini).
- Il foro della tettarella deve essere della dimensione giusta: se troppo grande, il gattino rischia di affogarsi; se troppo piccolo, si stancherà prima di bere abbastanza.
Controlla anche che la tettarella sia priva di BPA, una sostanza chimica nociva (perturbatore endocrino) da evitare.
In conclusione
Allattare un gattino orfano è un gesto di grande generosità, ma richiede impegno, attenzione e conoscenza. Il latte in polvere per gattini è uno strumento essenziale per garantire loro una crescita sana, soprattutto nei primissimi giorni di vita. Basta scegliere bene, seguire le dosi e le indicazioni del produttore, e magari farsi aiutare da un veterinario per i primi tempi.
Ricorda: ogni gattino ha il suo ritmo e le sue esigenze, ma con un po’ di pazienza e le informazioni giuste, puoi davvero fare la differenza nella sua vita.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Il gatto annusa il cibo e non mangia, perché?
Se hai un gatto, probabilmente ti è capitato almeno una volta di offrirgli del cibo, vederlo avvicinarsi alla ciotola, annusare con attenzione… e poi voltarsi e andarsene come se nulla fosse. E magari tu resti lì a chiederti: “Ma non aveva fame?” Tranquillo, non sei solo. Questo comportamento è piuttosto comune tra i gatti, e le ragioni possono essere più complesse di quanto sembri.
Il gatto annusa il cibo e non mangia: Gusti difficili e naso ipersensibile
I gatti non sono come i cani. Non mangiano “per fame” qualunque cosa trovino nella ciotola. Hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato, e per loro l’odore del cibo è fondamentale. Se qualcosa non li convince all’olfatto, anche solo un dettaglio, spesso decidono di non mangiare, anche se hanno lo stomaco che brontola.
Un cibo con un odore di grasso irrancidito, una nota acida o semplicemente una variazione rispetto all’odore abituale può bastare per far scattare il rifiuto. Questo vale anche per alimenti che magari sono ancora buoni dal punto di vista umano, ma che per un gatto risultano inaccettabili.
Il gatto non è un “ripulitore”
In natura, il gatto è un cacciatore solitario, e tende a mangiare subito la sua preda. Non conserva gli avanzi, né torna a finire qualcosa dopo ore. A differenza del cane, che ha una natura più “spazzina” ed è capace di mangiare cibo trovato e non proprio fresco, il gatto ha standard molto alti in fatto di freschezza e qualità dell’alimento.
Ecco perché un alimento che a noi sembra ancora perfettamente commestibile, per un gatto può essere considerato “vecchio” o alterato, solo in base all’odore.
Il gatto annusa il cibo e non mangia: quando l’odore dà fastidio: la nausea

Un’altra spiegazione molto comune di questo comportamento è la nausea lieve. Il gatto può mostrarsi interessato al cibo, avvicinarsi alla ciotola, ma poi l’intensificarsi dell’odore può innescare quella sensazione sgradevole che lo porta ad allontanarsi. Se questo succede con cibo che solitamente apprezza, è bene non sottovalutare il segnale e consultare il veterinario.
La nausea può essere il sintomo iniziale di molte patologie, anche serie. Meglio non aspettare troppo.
Quando è il caso di preoccuparsi?
Il digiuno nel gatto non va mai preso alla leggera. I gatti non sono animali adatti a digiunare a lungo e, soprattutto se in sovrappeso, possono sviluppare rapidamente una condizione molto pericolosa chiamata steatosi epatica.
Se il tuo gatto non mangia nulla per 24 ore, è il caso di contattare subito il veterinario. Se mangia pochissimo per due giorni consecutivi, anche in quel caso è il momento di agire.
Attenzione anche a eventuali altri sintomi associati, come:
- difficoltà a urinare o assenza di urina nella lettiera,
- aumento della sete o dell’urinazione,
- diarrea,
- vomito,
- apatia o debolezza.
In presenza di questi segnali, non aspettare neanche 12 ore: portalo subito in clinica.
Cosa fare se il gatto non mangia
Capire cosa fare dipende molto dal contesto. Ecco alcune situazioni comuni:
1. Hai appena cambiato tipo di cibo?
È normale che il gatto sia diffidente verso qualcosa di nuovo. Prova a reintrodurre gradualmente il vecchio cibo insieme a quello nuovo. Serve pazienza.
2. Ha sempre mangiato quel cibo, ma ora non lo vuole più?
Potrebbe semplicemente essersi stancato. I gatti possono essere molto selettivi e cambiare preferenze nel tempo. Offrigli un’alternativa, ma senza insistere troppo.
3. Rifiuta tutto, anche il cibo che di solito adora?
Qui suona un campanello d’allarme. Se in più noti anche qualche sintomo fisico, vai dal veterinario senza indugi.
La regola d’oro
Un gatto che non mangia nulla per più di 24-48 ore è un’emergenza. Non pensare che sia solo un capriccio. Non forzarlo mai a mangiare cibo che rifiuta, ma non lasciare che il digiuno si prolunghi. Se non si trova una soluzione rapida, c’è il rischio che la sua salute venga compromessa seriamente.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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L’Asse Intestino-Cervello nel Cane e nel Gatto: Un Approccio Nutrizionale
Negli ultimi anni, il legame tra intestino e cervello ha attirato sempre più attenzione nel mondo scientifico, non solo per gli esseri umani, ma anche per i nostri cani e gatti. Questo legame, conosciuto come “Asse Intestino-Cervello” (GBA, Gut-Brain Axis), evidenzia come la salute intestinale possa influenzare il cervello e viceversa. In questo articolo esploreremo il ruolo della nutrizione nel mantenere questo delicato equilibrio nei nostri animali domestici.
Che cos’è l’Asse Intestino-Cervello?
L’Asse Intestino-Cervello è un sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale (SNC) e il sistema nervoso enterico (SNE) presente nell’intestino. Questo significa che il cervello e l’intestino “parlano” costantemente tra loro, influenzando non solo il benessere fisico, ma anche il comportamento e l’umore. Ad esempio, uno stress emotivo può causare problemi gastrointestinali e, allo stesso modo, una disbiosi intestinale (alterazione del microbiota) può avere effetti negativi sul comportamento e sulle funzioni cognitive.
Il Ruolo del Microbiota
Il microbiota intestinale è composto da trilioni di microrganismi che abitano l’intestino. Questi microrganismi svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute generale del cane e del gatto, inclusa la salute mentale. Quando il microbiota è in equilibrio, aiuta a prevenire l’infiammazione, regola il sistema immunitario e contribuisce alla produzione di neurotrasmettitori che influenzano l’umore, come la serotonina e il GABA.
Uno squilibrio nel microbiota intestinale, noto come disbiosi, può portare a una serie di problemi, tra cui infiammazione cronica, sindrome dell’intestino irritabile e disturbi comportamentali. La nutrizione gioca un ruolo cruciale nel mantenimento di questo equilibrio, influenzando direttamente la composizione del microbiota.
L’Influenza della Nutrizione sull’Asse Intestino-Cervello

La dieta è uno dei principali fattori che possono influenzare la salute intestinale e, di conseguenza, l’Asse Intestino-Cervello. Una dieta ricca di nutrienti specifici può favorire un microbiota equilibrato, ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Ecco alcuni elementi chiave da considerare:
- Grassi Essenziali (EPA e DHA): Gli acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, non solo hanno un’azione antinfiammatoria, ma nutrono anche la mucosa intestinale e favoriscono la diversità batterica. Inoltre, possono aumentare la produzione di batteri benefici come i Bifidobatteri e i Lattobacilli.
- Prebiotici e Probiotici: I prebiotici sono fibre che nutrono i batteri buoni presenti nell’intestino, mentre i probiotici sono microrganismi vivi che, se ingeriti in quantità adeguate, possono migliorare la salute intestinale e mentale. È stato dimostrato che alcuni ceppi di probiotici possono ridurre l’ansia e migliorare i sintomi depressivi nei cani e gatti con problemi comportamentali.
- Carboidrati e Fibre: Una dieta povera di carboidrati o che includa fibre vegetali può avere effetti benefici sul microbiota. Tuttavia, è importante scegliere attentamente le fibre, poiché alcune, come l’inulina, possono causare problemi digestivi se non gestite correttamente. Le fibre dovrebbero essere introdotte gradualmente e preferibilmente tritate, per facilitarne la digestione.
- Proteine: Anche le proteine giocano un ruolo cruciale. Le fonti proteiche di alta qualità, come carni bianche e pesce, possono avere un impatto positivo sulla salute intestinale. Inoltre, le diete monoproteiche, sebbene utili in caso di patologie specifiche come le enteropatie, dovrebbero essere somministrate solo per brevi periodi, per evitare un impoverimento del microbiota.
Strategie Nutrizionali per il Benessere Mentale
Quando si tratta di supportare l’Asse Intestino-Cervello nei cani e nei gatti, non esiste una soluzione universale. Ogni animale è unico e richiede un approccio personalizzato. Tuttavia, alcune strategie possono essere particolarmente utili:
- Dieta Variata: Offrire una dieta varia è essenziale per promuovere un microbiota sano e diversificato. Più varia è l’alimentazione, maggiore è la probabilità di mantenere un microbiota equilibrato, capace di supportare la salute mentale e fisica del cane e del gatto.
- Omega-3: Integrare la dieta con acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, può aiutare a ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Questi grassi essenziali sono particolarmente utili nei cani e gatti che presentano disturbi comportamentali o neurologici.
- Psicobiotici: Alcuni ceppi di probiotici, noti come psicobiotici, possono avere effetti benefici sul comportamento e sull’umore. Ad esempio, il Lactobacillus rhamnosus è stato associato a una riduzione dell’ansia nei cani.
Conclusione
L’Asse Intestino-Cervello rappresenta un’area affascinante e complessa della medicina veterinaria, che evidenzia quanto sia importante prendersi cura della salute intestinale per migliorare il benessere complessivo del cane e del gatto. Attraverso una dieta equilibrata e strategie nutrizionali mirate, possiamo supportare la salute mentale dei nostri animali e prevenire problemi comportamentali e gastrointestinali.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Snack per i gatti: idee, consigli e qualche attenzione
Parliamo di un argomento che spesso suscita curiosità tra chi possiede un gatto: gli snack per i gatti. Non si tratta semplicemente di dare cibo extra, ma di utilizzare questi piccoli premi in maniera strategica per rafforzare il legame e rendere i momenti di gioco ancora più divertenti.
L’importanza di saper dosare gli snack
Gli snack rappresentano un ottimo strumento per premiare il gatto e stimolarlo durante le attività quotidiane. Tuttavia, è fondamentale ricordare che non sempre il gatto si avvicina perché ha fame. Spesso, il suo comportamento è legato alla ricerca di attenzioni da parte nostra. Se ogni volta che il gatto si avvicina offriamo uno snack, rischiamo di creare un’abitudine che potrebbe portare a un eccesso di calorie e, di conseguenza, a problemi di salute come l’obesità. Per questo motivo, è consigliabile che gli snack non superino il 10% dell’apporto calorico giornaliero del gatto.
Snack naturali vs. snack industriali

Una scelta importante riguarda il tipo di snack da somministrare. In commercio si trovano prodotti formulati appositamente per rendere gli snack particolarmente appetitosi, ma spesso questi sono ricchi di grassi e additivi. Al contrario, gli snack naturali, preparati a base di carne o pesce essiccato, offrono un’alternativa più sana. Questi piccoli bocconcini, che possono presentarsi come cubetti o chicche, non contengono carboidrati e sono ideali per non alterare l’equilibrio nutrizionale del gatto. Se lo si desidera, è possibile anche preparare questi snack in casa, scegliendo ingredienti di alta qualità e privi di additivi inutili.
Snack e momenti di gioco
Oltre a fungere da premio, gli snack possono diventare il fulcro di giochi interattivi. Esistono giocattoli specifici in cui inserire gli snack, invitando il gatto a cercarli e a “cacciarli” per ottenere il premio. Questa attività stimola il suo istinto predatorio e contribuisce a mantenere un buon livello di attività fisica, soprattutto per quei gatti che trascorrono molte ore in casa. Un altro suggerimento utile è quello di offrire, occasionalmente, un cucchiaio di yogurt bianco intero, senza zuccheri, che alcuni gatti apprezzano come extra fuori pasto e che aiuta a mantenere in equilibrio la flora microbica.
Snack commerciali: attenzione ai dettagli
Non tutti gli snack commerciali sono da evitare, ma è importante usarli con cautela. Prodotti come le paste per il pelo, i biscotti per i denti o i biscotti farciti devono essere considerati un’aggiunta alla dieta abituale e non un sostituto del pasto principale. Il rischio maggiore è rappresentato dagli ingredienti aggiunti, come gli addensanti a base di amido e zuccheri, che non sono adatti al gatto, essendo un carnivoro stretto. Per questo motivo, è sempre essenziale leggere attentamente le etichette e, in caso di dubbi, chiedere consiglio al veterinario.
Snack per i gatti: Cosa evitare assolutamente
Ci sono alcuni snack per i gatti che, nonostante possano sembrare salutari, devono essere evitati. Ad esempio, i pezzettini di fegato essiccato sono un alimento particolarmente nutriente, ma il loro alto contenuto di vitamine liposolubili può portare a un’eccessiva assunzione, con conseguenze negative sulla salute del gatto. Un consumo eccessivo di questo tipo di snack può favorire il rischio di ipervitaminosi, motivo per cui è sempre meglio optare per scelte più equilibrate.
Snack per i gatti: Moderazione e buon senso
Il punto chiave per gestire l’alimentazione extra del gatto è la moderazione. Dando snack troppo frequentemente, si corre il rischio di far sì che il gatto interpreti ogni interazione come un’occasione per ottenere cibo extra, alterando il normale ritmo dei pasti. Per i proprietari di cane e gatto, stabilire momenti specifici per il gioco e il premio può aiutare a mantenere un comportamento equilibrato e a evitare problemi legati all’eccesso calorico. Moderazione e consapevolezza sono dunque fondamentali per garantire una dieta sana e variegata.
Conclusioni
In sintesi, gli snack per i gatti possono arricchire la routine quotidiana e diventare un prezioso strumento di gioco e ricompensa, se scelti e dosati con cura. Scegliere snack naturali o prodotti di alta qualità, prestando attenzione agli ingredienti e rispettando le giuste quantità, permette di offrire al gatto momenti di piacere senza compromettere la sua salute. Prenditi il tempo per osservare il comportamento del tuo gatto e adatta le dosi in base alle sue esigenze: il risultato sarà un gatto felice e in forma, e un proprietario più sereno nella gestione della dieta extra.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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I gatti possono mangiare solo croccantini? Ecco cosa sapere
Se hai un gatto in casa, ti sarà forse capitato di notare una preferenza piuttosto marcata per i croccantini. Ma è possibile che un gatto possa mangiare esclusivamente cibo secco? La risposta breve è sì, ma non è l’ideale per la sua salute. Vediamo insieme i motivi, cosa comporta una dieta fatta solo di croccantini e come convincere il tuo gatto a variare un po’ la sua alimentazione.
I gatti possono mangiare solo croccantini? No, ecco perché.

Il cibo secco ha una percentuale di acqua molto bassa, generalmente tra l’8% e il 10%. Questa caratteristica lo rende facile da conservare e pratico da utilizzare, ma non risponde a pieno alle esigenze idriche di un gatto. I gatti discendono da animali del deserto e, a causa della loro evoluzione, hanno sviluppato uno scarso senso della sete, contando spesso sull’acqua presente nelle prede per soddisfare il proprio fabbisogno.
Quando un gatto mangia esclusivamente croccantini, rischia di andare incontro a disidratazione cronica, che può avere conseguenze gravi per la sua salute. La disidratazione porta infatti a un sangue più concentrato, aumentando lo stress su organi vitali come reni e cuore. Le cellule del corpo hanno bisogno di essere immerse in un ambiente acquoso per funzionare correttamente, quindi meno acqua significa maggior lavoro per ogni singola cellula.
Non è un caso che anche per noi umani i medici consiglino di bere tanta acqua. Lo stesso principio vale per i gatti!
I gatti possono mangiare solo croccantini? No, ma non vuole il cibo umido, perché?
Se il tuo gatto si rifiuta categoricamente di mangiare cibo umido, potresti chiederti quale sia il motivo. Le ragioni possono essere diverse:
- Questione di abitudine: Se il gatto ha sempre mangiato solo croccantini, potrebbe semplicemente preferire la consistenza croccante e il sapore del cibo secco.
- Preferenze personali: I gatti hanno gusti particolari e potrebbero non gradire il sapore di certi alimenti umidi.
- Forma e consistenza: Anche il tatto gioca un ruolo importante nella scelta del cibo. Alcuni gatti preferiscono straccetti, altri paté, altri ancora cubetti.
- Marca e additivi: Gli additivi usati in certi alimenti possono influenzare il gusto globale di un’intera linea commerciale, rendendola poco gradita al gatto.
Se invece il gatto di solito mangia umido ma in un particolare giorno rifiuta tutto, compresi i croccantini, è importante consultare il veterinario. Potrebbe trattarsi di un problema di salute, come un raffreddore che impedisce di percepire gli odori o qualcosa di più serio.
Trucchi per far accettare il cibo umido al gatto
Se il tuo gatto è restio al cibo umido, ecco alcuni consigli utili per convincerlo:
- Cambia gusto e marca: Se il gatto non gradisce una certa varietà di cibo umido, prova con altre opzioni. A volte è necessario cambiare anche marca, poiché alcuni gatti rifiutano completamente una determinata linea commerciale.
- Sperimenta diverse consistenze: Prova paté, straccetti o cubetti per vedere quale forma risulta più gradita. Ogni gatto ha preferenze uniche.
- Aggiungi croccantini come esca: Un trucco efficace è triturare i croccantini preferiti del gatto e spolverarli sul cibo umido senza mescolare. Questo aiuta a rendere il nuovo alimento più familiare e appetibile.
- Riscalda leggermente il cibo: Scaldare il cibo umido può esaltarne l’aroma e renderlo più invitante.
Conclusione
Anche se un gatto può mangiare solo croccantini, non è la scelta migliore per la sua salute. La varietà nella dieta e l’assunzione di cibo umido aiutano a prevenire problemi di disidratazione e a mantenere il gatto in forma. Con un po’ di pazienza e qualche trucco, puoi convincere anche il gatto più testardo a variare la sua alimentazione. E se incontri difficoltà persistenti, il consiglio del veterinario è sempre prezioso!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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La taurina nell’alimentazione del gatto: perché è essenziale
La taurina nell’alimentazione del gatto: se hai un gatto, probabilmente sai quanto sia importante offrirgli una dieta equilibrata. Ma hai mai sentito parlare della taurina? Questo aminoacido è fondamentale per la salute del gatto, al punto che una sua carenza può causare seri problemi di salute. Scopriamo insieme perché è così importante e come assicurarti che il tuo gatto ne assuma abbastanza.
Cos’è la taurina e perché il gatto ne ha bisogno?
La taurina è un aminoacido essenziale per il gatto, il che significa che il suo organismo non è in grado di produrla in quantità sufficienti. Deve quindi assumerla attraverso la dieta. Questo accade perché il gatto, in quanto carnivoro stretto, ha evoluto un metabolismo che dipende strettamente dai nutrienti presenti nelle prede animali.
La taurina è presente in tutti i tessuti animali, in particolare nei muscoli e negli organi interni dei mammiferi. Le prede naturali dei gatti, come i topi, ne sono ricche, ma nei cibi industriali può essere degradata dalla cottura e quindi deve essere aggiunta artificialmente.
La taurina nell’alimentazione del gatto: a cosa serve?

La taurina svolge funzioni vitali per l’organismo del gatto:
- Salute della vista: è essenziale per la retina. Una carenza può portare a atrofia retinica progressiva e cecità.
- Funzione cardiaca: è necessaria per il muscolo cardiaco. La sua mancanza può causare una miocardiopatia dilatativa, una condizione grave che può portare al decesso.
- Digestione dei grassi: contribuisce alla formazione degli acidi biliari, fondamentali per digerire correttamente i grassi.
- Riproduzione e sviluppo: nelle gatte in gravidanza, una carenza può portare a malformazioni nei cuccioli.
Come riconoscere una carenza di taurina
La carenza di taurina non si manifesta subito, ma quando i sintomi diventano evidenti, i danni possono essere irreversibili. Ecco alcuni segnali di cui fare attenzione:
- Problemi di vista: il gatto potrebbe apparire disorientato o urtare contro gli oggetti.
- Letargia: una stanchezza eccessiva può indicare problemi cardiaci.
- Problemi riproduttivi: nelle femmine, difficoltà durante la gravidanza o cucciolate deboli possono essere legati alla mancanza di taurina.
Prevenire la carenza di taurina
Evitare una carenza di taurina è relativamente semplice, ma richiede attenzione alla dieta del gatto:
- Alimenti completi e bilanciati: scegli cibi industriali di buona qualità che dichiarino chiaramente sulla confezione “alimento completo“. Il cibo umido è spesso “complementare” e può succedere che i gatti iper-selezionatori scelgano solo il cibo umido.
- Attenzione alle diete vegetariane o vegane: queste diete sono assolutamente sconsigliate per i gatti, poiché prive di taurina naturale. Anche se alcuni produttori integrano i loro prodotti, è meglio evitare rischi.
- Diete casalinghe: se prepari il cibo per il tuo gatto, assicurati di integrare la taurina soprattutto se il cibo è cotto, poiché il calore la distrugge facilmente.
Conclusione
La taurina è un pilastro essenziale nella dieta del gatto. Conoscere le sue funzioni e l’importanza di un’alimentazione bilanciata può fare la differenza tra un gatto sano e uno che rischia seri problemi di salute. Leggi sempre le etichette, consulta il medico veterinario esperto in nutrizione e non sottovalutare l’importanza di questo aminoacido prezioso!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Alimentazione della gatta in allattamento: guida pratica per un periodo cruciale
L’allattamento è una fase delicata per la gatta, che richiede attenzioni particolari per garantire il benessere suo e dei suoi cuccioli. L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale in questo periodo, supportando la madre nello sforzo fisico e metabolico richiesto per produrre latte. Ecco come affrontare al meglio questa fase.
Alimentazione della gatta in allattamento: i bisogni nutrizionali
Durante l’allattamento, il fabbisogno nutrizionale della gatta aumenta significativamente. Il suo corpo deve produrre latte in quantità sufficiente e recuperare energie dopo il parto.
- Acqua: il latte è composto in gran parte di acqua, ed è fondamentale che la gatta sia sempre ben idratata. Assicurati che abbia accesso costante ad acqua fresca e pulita. Questo aspetto è cruciale, specialmente se mangia alimenti secchi, come le crocchette.
- Proteine e grassi: la dieta della gatta deve essere ricca di proteine animali di alta qualità, come carne, pesce e uova, oltre che di grassi, che forniscono l’energia necessaria per l’allattamento.
- Carboidrati: seppur non fondamentali nella dieta di un carnivoro come il gatto, piccole quantità di carboidrati possono essere utili per fornire energia supplementare, ma devono essere limitati e scelti con cura.
Cibo secco o alimentazione fresca?
Molti esperti consigliano di utilizzare alimenti secchi per gattini (kitten) durante l’allattamento. Questi cibi hanno un profilo nutrizionale adatto alle esigenze della gatta, includendo una maggiore densità proteica, una quota extra di calcio e nutrienti essenziali come la taurina.
Un’altra opzione è l’alimentazione fresca, che può essere altrettanto valida se ben pianificata. In questo caso, la dieta della gatta dovrà essere ricca di proteine e grassi, con un basso contenuto di carboidrati. Tuttavia, è indispensabile il supporto di un medico veterinario esperto in nutrizione per evitare carenze o squilibri.
Quanto e quante volte deve mangiare?

Durante l’allattamento, il fabbisogno calorico della gatta aumenta notevolmente. Se già durante la gravidanza il suo consumo di cibo cresce del 25-50%, dopo il parto può arrivare a mangiare 2-3 volte la sua razione giornaliera normale.
Il metodo migliore per gestire queste esigenze è spesso quello di lasciare il cibo a disposizione della gatta, alimentandola ad libitum (a volontà). In questo modo, potrà gestire autonomamente i suoi pasti, solitamente in forma di tanti piccoli spuntini distribuiti durante la giornata.
Se la gatta segue un’alimentazione fresca, sarà necessario dividere la razione giornaliera in più pasti per assecondare il suo comportamento naturale e facilitare la digestione.
Alimentazione della gatta in allattamento e Integrazioni: cosa aggiungere e cosa evitare
Le integrazioni nutrizionali possono essere utili, ma solo se necessarie e ben bilanciate.
- Da evitare: il calcio
Non è consigliabile somministrare calcio aggiuntivo se la dieta della gatta è già bilanciata. Eccezion fatta se l’integrazione di calcio viene suggerita dal medico veterinario per una precisa patologia. - Da inserire: gli Omega-3
Gli acidi grassi Omega-3, come DHA ed EPA, sono particolarmente utili per il benessere della gatta e lo sviluppo dei cuccioli. - Antiossidanti
Vitamina C o vitamina E possono essere aggiunti in piccole dosi per contrastare i radicali liberi prodotti durante l’allattamento. Attenzione però a non esagerare, per evitare effetti collaterali come vomito o diarrea. - Fibre
Se la gatta mostra difficoltà nel defecare, si possono aggiungere piccole quantità di fibre, come carote bollite e frullate o fibre solubili commerciali.
Cosa fare se la gatta non mangia
È normale che una gatta mostri disappetenza nei giorni immediatamente prima e dopo il parto. Questo può essere dovuto sia allo stress che al desiderio di rimanere vicino ai cuccioli.
Se però la gatta continua a mangiare poco o nulla oltre i primi due giorni dopo il parto, è il caso di preoccuparsi. Una gatta in allattamento deve assumere grandi quantità di cibo per far fronte alle esigenze dei cuccioli. In caso questo caso, contattate immediatamente il veterinario.
Conclusioni
L’alimentazione della gatta in allattamento è un aspetto essenziale per garantire il benessere di tutta la cucciolata. Scegli cibi nutrienti e di alta qualità, monitora il suo stato di salute e assicurati che abbia accesso costante a cibo e acqua.
Una gatta ben nutrita sarà in grado di affrontare al meglio questa fase impegnativa e di prendersi cura dei suoi piccoli nel modo migliore possibile. In caso di dubbi o difficoltà, rivolgiti sempre a un veterinario esperto in nutrizione per ricevere consigli specifici e personalizzati.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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I gatti possono mangiare i dolci? Tutto quello che devi sapere
I gatti possono mangiare i dolci? Proviamo a rispondere a questa domanda. Chi vive con un gatto sa bene quanto sia curioso, specialmente quando si tratta di cibo. È comune trovarsi con un micio che osserva con attenzione mentre ci concediamo un dolcetto o una fetta di torta, magari persino allungando una zampetta per “rubare” un assaggio. Ma è sicuro condividere i dolci con il proprio gatto? La risposta è più complessa di quanto si possa immaginare. Scopriamolo insieme.
I gatti e il gusto dolce: un legame inesistente
A differenza degli esseri umani e persino dei cani, i gatti non percepiscono il sapore dolce. Questo perché mancano di un recettore specifico sulla lingua, il TAS1R2, che è responsabile della capacità di percepire gli zuccheri. Per loro, una fetta di torta o un biscotto al cioccolato non hanno un gusto particolarmente allettante.
Tuttavia, i gatti possono essere attratti da altri elementi presenti nei dolci, come i grassi o la consistenza cremosa di alcuni dessert, come panna o gelato. Quindi, se il tuo gatto sembra interessato al dolce che hai in mano, non è perché ne apprezza il sapore zuccherino, ma per altri motivi.
I gatti possono mangiare i dolci o sono pericolosi per loro?

Sì, i dolci possono essere dannosi per i gatti, non solo per la loro mancanza di utilità nutrizionale, ma anche per i potenziali rischi per la salute. Ecco alcune delle principali problematiche legate al consumo di dolci nei gatti:
- Zuccheri e carboidrati: il sistema digestivo del gatto non è progettato per metabolizzare zuccheri in quantità significative. Un consumo regolare o eccessivo può portare a problemi come obesità e diabete.
- Cioccolato: il cioccolato è particolarmente tossico per i gatti. Contiene teobromina e caffeina, composti che i gatti non riescono a metabolizzare correttamente, con effetti che vanno da vomito e diarrea a sintomi più gravi come convulsioni e persino la morte, nei casi peggiori.
- Dolcificanti artificiali: l’aspartame, ma soprattutto lo xilitolo, può essere estremamente pericoloso. Lo xilitolo provoca un rilascio rapido di insulina nel corpo, portando a un calo pericoloso dei livelli di zucchero nel sangue (ipoglicemia). Anche piccole quantità possono essere fatali per i gatti.
- Latticini: molti dolci contengono panna, latte o burro, ma non tutti sanno che la maggior parte dei gatti è intollerante al lattosio. Dopo lo svezzamento, i gatti perdono l’enzima necessario per digerire il lattosio, e il consumo di latticini può causare disturbi gastrointestinali come diarrea e dolori addominali.
I gatti possono mangiare i dolci? No, ma ce ne sono di meno rischiosi?
Anche se è meglio evitare di dare dolci ai gatti, alcuni alimenti possono essere meno rischiosi se consumati in piccolissime quantità e solo occasionalmente. Ad esempio:
- Yogurt bianco senza zuccheri aggiunti: se il tuo gatto non è intollerante al lattosio, una leccata di yogurt può essere un piccolo sfizio.
- Frutta sicura: piccole quantità di frutta come mela (senza semi) o melone possono essere date come premio. Tuttavia, molti gatti non sono interessati alla frutta.
Ricorda che anche in questi casi, la moderazione è fondamentale. Nonostante siano meno rischiosi, questi alimenti non sono comunque adatti alla dieta di un carnivoro stretto come il gatto.
Perché è importante non cedere ai capricci
È facile sentirsi in colpa quando il proprio gatto ci guarda con quegli occhi imploranti, ma cedere potrebbe significare mettere a rischio la sua salute. I gatti hanno bisogni nutrizionali specifici che devono essere soddisfatti con una dieta equilibrata e adatta alla loro natura carnivora.
Offrire dolci o altri alimenti non adatti può portare a carenze o squilibri nutrizionali nel lungo periodo. Se il tuo gatto sembra particolarmente interessato al cibo umano, puoi cercare alternative sicure, come snack appositamente formulati per gatti, che siano sani e soddisfacenti.
Cosa fare se il gatto ha mangiato un dolce?
Se il tuo gatto è riuscito a rubare un dolce, valuta rapidamente la situazione:
- Controlla gli ingredienti: verifica se il dolce conteneva cioccolato, xilitolo o altri ingredienti tossici.
- Osserva i sintomi: stai attento a segni di malessere come vomito, diarrea, letargia o tremori.
- Contatta il veterinario: in caso di dubbi, è sempre meglio consultare un professionista. Fornisci dettagli precisi sul tipo di dolce e sulla quantità ingerita.
Conclusione
In definitiva, i dolci non sono un alimento adatto ai gatti. Non solo non li apprezzano come noi, ma possono anche rappresentare un rischio per la loro salute. La cosa migliore che possiamo fare per i nostri gatti è offrirgli una dieta adeguata e premietti sani e sicuri. E se proprio vogliamo condividere un momento speciale, possiamo optare per snack specifici per gatti, che siano altrettanto gratificanti e decisamente più salutari.
Prendersi cura della salute del proprio gatto significa anche resistere alla tentazione di condividere il nostro cibo! Una scelta consapevole oggi può fare la differenza nel benessere del tuo gatto a lungo termine.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Cosa vuol dire AAFCO nelle crocchette del cane e del gatto?
Cosa vuol dire AAFCO: leggere le etichette del cibo per animali è una pratica fondamentale per chiunque abbia un gatto o un cane. Tra le diciture riportate sulle confezioni, una delle più comuni ma meno comprese è la sigla AAFCO. Ma cosa significa davvero e in che modo influisce sulla qualità del cibo che scegliamo per i nostri animali?
Cosa vuol dire AAFCO?
Ecco cosa vuol dire AAFCO: Association of American Feed Control Officials ed è un’associazione nordamericana che stabilisce le linee guida per il pet food, ossia il cibo per cani e gatti. Questa organizzazione, che include rappresentanti da agenzie governative di Stati Uniti, Canada, Costa Rica e Porto Rico, non emette leggi, ma definisce standard nutrizionali che i produttori possono seguire per garantire alimenti equilibrati.
Quando vediamo il marchio AAFCO sulle confezioni, significa che il prodotto risponde a determinati requisiti nutrizionali stabiliti dall’associazione. Sebbene l’AAFCO non sia un’ente legislativo, le sue linee guida sono un punto di riferimento in molti paesi, anche se in Europa si fa riferimento principalmente alle norme stabilite dalla FEDIAF (Federazione Europea dell’Industria del Pet Food). I due standard sono simili, ma non sono del tutto identici.
L’importanza di AAFCO e della conformità nutrizionale

L’AAFCO fornisce linee guida che determinano il profilo nutrizionale adeguato per cani e gatti in diverse fasi della loro vita, come crescita, mantenimento e gravidanza. Questo è importante, perché ogni specie e ogni età richiedono nutrimenti diversi. Ad esempio, i gattini in crescita necessitano di più proteine rispetto ai gatti anziani, mentre un cibo destinato ai cani non andrà bene per i gatti e viceversa. Il gatto, infatti, è un carnivoro stretto, quindi ha bisogno di un livello proteico più elevato, mentre il cane è onnivoro.
Quando un alimento segue le linee guida AAFCO, sappiamo che contiene almeno i livelli minimi dei nutrienti considerati essenziali per mantenere in salute un gatto o un cane. Ma attenzione: anche se il cibo segue queste linee guida, potrebbe non essere ottimale per il nostro specifico animale, per cui è sempre importante leggere l’etichetta con cura e, se in dubbio, consultare il medico veterinario esperto in nutrizione.
Come Leggere l’Etichetta del Cibo
L’etichetta è la nostra migliore amica quando scegliamo le crocchette per il nostro cane o gatto. Ecco alcuni aspetti chiave a cui prestare attenzione:
1. Specie di Destinazione: assicuratevi che l’alimento sia formulato specificamente per cane o per gatto. Sembra scontato, ma nutrire un gatto con cibo per cani può causare gravi problemi di salute, e viceversa, poiché i fabbisogni nutrizionali delle due specie sono molto diversi.
2. Età del cane o del gatto: le esigenze nutrizionali variano anche in base all’età. Assicuratevi che il cibo sia adatto alla fascia d’età del vostro cane o gatto, specialmente se avete un cucciolo o un cane/gatto anziano.
3. Tipo di Cibo: Completo o Complementare. Il cibo completo contiene tutti i nutrienti essenziali per una dieta bilanciata, mentre quello complementare deve essere somministrato insieme ad altri alimenti. Leggere attentamente questa dicitura è fondamentale per evitare squilibri nutrizionali.
4. Tenore Proteico: se la lista degli ingredienti include legumi come ceci, lenticchie o soia, il contenuto proteico indicato potrebbe includere proteine vegetali, meno utili per gatto e cane rispetto alle proteine animali.
5. “Carne Fresca”: se l’etichetta riporta “carne fresca”, bisogna considerare che il peso include anche l’acqua contenuta, spesso circa l’80%. Questo può far sembrare l’ingrediente più presente di quanto non sia in realtà.
L’AAFCO e la Legislazione Europea
Come detto, in Europa si fa riferimento alla FEDIAF per stabilire le norme sul pet food, e i prodotti in commercio devono rispettare la legislazione europea. Tuttavia, le linee guida AAFCO restano un’indicazione importante della qualità, e possono essere considerate un’ulteriore garanzia di attenzione nella produzione del cibo per animali.
Conclusione
L’AAFCO è uno strumento utile per orientarsi nella scelta del cibo per gatti, ma non è l’unico aspetto da valutare. Leggere attentamente le etichette e comprendere cosa significano le varie diciture è essenziale per scegliere un prodotto adatto al nostro cane o gatto. Inoltre, consultare il medico veterinario esperto in nutrizione e affidarsi a marchi trasparenti sono accorgimenti utili per assicurarci di dare il meglio al nostro cane o gatto.
Speriamo che queste informazioni vi aiutino a scegliere con consapevolezza il cibo migliore per il vostro cane o gatto!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Cani e gatti possono seguire una dieta vegetariana o vegana?
Negli ultimi anni, sempre più persone hanno scelto di adottare diete vegetariane o vegane, non solo per sé stessi ma anche per i loro animali domestici. Tuttavia, quando si tratta di cani e gatti, la questione è più complessa e merita un approfondimento. In questo articolo, esploreremo i motivi per cui è importante riflettere bene prima di optare per una dieta a base vegetale per i propri animali, considerando sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici.
Cani e gatti sono carnivori: cosa significa?
Un aspetto fondamentale da comprendere è la natura carnivora di cani e gatti. Anche se il cane viene talvolta descritto come un onnivoro (perché può digerire piccole quantità di amidi), in realtà, scientificamente, è considerato un carnivoro opportunista. Il gatto, d’altra parte, è definito un carnivoro stretto, con necessità nutrizionali ancora più vicine ai suoi antenati predatori. Questo significa che, per natura, entrambi gli animali dipendono in gran parte da proteine di origine animale per ottenere i nutrienti di cui hanno bisogno.
Quando si parla di diete vegane o vegetariane per cani e gatti, alcuni potrebbero argomentare che i loro animali domestici sono in grado di digerire amidi (presenti anche nelle crocchette), e quindi potrebbero essere considerati onnivori. Tuttavia, la realtà è più complessa: la definizione di carnivoro o onnivoro non si basa solo su cosa l’animale può mangiare, ma anche sulle sue capacità metaboliche. I carnivori, come i cani e i gatti, ricavano il glucosio necessario per vivere prevalentemente dalle proteine animali, ricche di amminoacidi essenziali.
Differenza tra proteine animali e vegetali
Uno dei principali problemi nel somministrare una dieta vegetariana o vegana a cani e gatti è la differente composizione delle proteine di origine animale rispetto a quelle di origine vegetale. Le proteine vegetali, sebbene presenti in alimenti come la soia, sono povere di amminoacidi essenziali per i nostri animali domestici. Questo significa che, anche se il cane o il gatto consumano una quantità adeguata di proteine vegetali, non riusciranno a sintetizzare tutti i nutrienti di cui hanno bisogno.
Le carenze nutrizionali che derivano da una dieta a base vegetale possono essere molto gravi. Ad esempio, una dieta vegana per un gatto potrebbe portare a carenze di taurina, un amminoacido essenziale per la salute del cuore e della vista, mentre per i cani potrebbe esserci una mancanza di arginina e metionina, necessarie per il corretto funzionamento del metabolismo.
Altri fattori da considerare: fibre e microbiota intestinale

Oltre alla composizione delle proteine, ci sono altri elementi da tenere in considerazione quando si sceglie una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti, come il contenuto di fibre e l’effetto sul microbiota intestinale. Le proteine vegetali, infatti, sono spesso accompagnate da elevate quantità di fibre e da fattori antinutrizionali, che possono ridurre l’assorbimento di nutrienti e influenzare negativamente la salute intestinale degli animali. Nei carnivori, un eccesso di fibre può velocizzare il transito intestinale, compromettendo ulteriormente l’assorbimento di nutrienti.
Ci sono anche casi documentati di animali che, seguendo una dieta vegana, hanno sviluppato gravi patologie. Ad esempio, si è verificato il caso di un cane che ha sviluppato una cirrosi epatica a causa della fermentazione alcolica a livello intestinale, probabilmente innescata dall’eccesso di fibre e carboidrati nella dieta.
Diete commerciali vegetariane e vegane: sono una soluzione?
Esistono sul mercato prodotti commerciali per cani e gatti che si presentano come vegetariani o vegani, solitamente arricchiti con integratori per cercare di bilanciare eventuali carenze. Tuttavia, anche in questo caso, la sicurezza a lungo termine di queste diete è ancora oggetto di dibattito.
Alcune aziende hanno condotto studi per verificare la completezza nutrizionale dei loro prodotti, ma questi studi sono stati generalmente di breve durata, insufficienti per valutare gli effetti a lungo termine. Inoltre, ricerche su alcune diete vegane per gatti hanno evidenziato carenze di nutrienti essenziali, come la taurina, mentre diete vegane per cani hanno mostrato squilibri di amminoacidi come arginina e metionina.
Il dilemma etico
Oltre alle questioni nutrizionali, è importante considerare anche l’aspetto etico. Molti proprietari scelgono di adottare una dieta vegana o vegetariana per i propri animali in buona fede, credendo di fare una scelta più rispettosa degli animali e dell’ambiente. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli dei rischi che questa decisione potrebbe comportare per la salute del cane o del gatto.
Forse una soluzione intermedia potrebbe essere valutare una dieta vegetariana, che includa uova o latticini, o considerare alternative come il pet food a base di insetti, un’opzione nutrizionalmente più adatta e più sostenibile.
Conclusioni
In definitiva, scegliere una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti è una decisione che non dovrebbe essere presa alla leggera. È essenziale considerare sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici, tenendo presente che cani e gatti sono carnivori per natura e hanno esigenze nutrizionali specifiche che devono essere soddisfatte. Prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta del proprio animale, è sempre consigliabile consultare un veterinario esperto, per garantire che la salute del cane o del gatto non venga compromessa.
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Animali e invecchiamento
Quando un animale domestico comincia a manifestare i primi segni di invecchiamento, spesso ci troviamo completamente impreparati ad affrontare questa nuova fase della loro esistenza.
In questo articolo cercheremo di capire cosa significa “invecchiare”, quali sono i meccanismi alla base di questo processo fisiologico e come cambiano i fabbisogni degli Animali anziani, in modo da aiutarli ad affrontare questa fase della vita nel miglior modo possibile e raggiungere un invecchiamento di successo.
Perché è importante parlare di animali anziani
Negli ultimi anni, grazie alle migliori condizioni di vita, di cura e di alimentazione, stiamo assistendo ad un allungamento della durata della vita dei nostri animali domestici. Attualmente l’aspettativa di vita media, nei paesi occidentali, è di 13-14 anni per un cane e di 12-15 anni per un gatto.
L’aumento della popolazione geriatrica è collegato ad un aumento delle patologie correlate a questa fascia di età e, di conseguenza, delle spese veterinarie ad esse associate.
Inoltre, famiglie sempre più attente, richiedono, molto più che in passato, approcci di tipo “integrato” non solo curativi, ma anche di tipo preventivo. In quest’ottica, l’alimentazione e la nutraceutica rappresentano un’arma potentissima di prevenzione e di gestione delle patologie che possono colpire l’animale anziano.
Cosa si intende per invecchiamento

Cominciamo con lo sfatare una delle credenze più comuni: l’invecchiamento non è una malattia!
L’invecchiamento è un processo fisiologico che interessa tutti gli esseri viventi e che inizia nel momento stesso della nascita. Ebbene sì, proprio a partire dal giorno in cui nasciamo le nostre cellule, i nostri organi e tessuti cominciano ad invecchiare, anche se i primi segni di senescenza cominciano a manifestarsi in maniera evidente solo dopo il raggiungimento della maturità.
Quando possiamo dire che il nostro animale sta diventando anziano?
Se nell’uomo abbiamo delle fasce di età bene definite, nei nostri Animali non è così semplice, in quanto l’invecchiamento è legato a fattori quali specie, razza e taglia dell’animale.
In linea di massima possiamo dire che, per i gatti, la soglia di invecchiamento è tra i 10 e i 12 anni, mentre per i cani dipende dalla taglia. I cani di taglia piccola sono generalmente più longevi dei cani di taglia grande, mentre i cani di taglia gigante sono in assoluto i meno longevi.

Nella tabella sono riportate le soglie di senilità in base alle caratteristiche sopra descritte. Attenzione: si tratta solo di stime che non vanno prese così rigidamente. Quello che fa davvero la differenza, in un cane anziano, è lo stile di vita e la presenza o assenza di patologie correlate.
Agendo in prevenzione, con una corretta alimentazione e integrazioni funzionali, possiamo far sì che il nostro Animale raggiunga quello che viene definito un “invecchiamento di successo”. Un invecchiamento solo anagrafico, non accompagnato da patologie invalidanti.
Animali e invecchiamento di successo. Cosa cambia nell’organismo dell’animale anziano e quali sono le strategie nutrizionali per supportare questi cambiamenti?
Nell’animale anziano si verificano una serie di cambiamenti che dobbiamo prendere in considerazione quando impostiamo un piano alimentare:
- Dididratazione progressiva: l’organismo, invecchiando, tende a ridurre la sua capacità di mantenere un adeguato bilancio idrico. Per questo motivo, dobbiamo cercare di incoraggiare l’assunzione di acqua mediante l’utilizzo di fontanelle (sia per i gatti che per i cani). Prediligendo cibi commerciali umidi o, meglio ancora, una dieta fresca. Preparando dei brodi leggeri di carne e verdure con un pizzico di sale (se possibile) da aggiungere alla pappa. (ne parliamo qui: https://nutravet.it/lacqua-il-piu-importante-dei-nutrienti/ )
- Aumento del catabolismo: che porta a una perdita progressiva di massa magra, a una minor capacità di digestione ed assorbimento dei nutrienti e ad un ridotto metabolismo. Per questo motivo, la dieta dovrebbe prevedere un adeguato apporto energetico. Per evitare aumento di peso finanche all’obesità (condizione molto più frequente nei cani anziani rispetto ai gatti) e un adeguato apporto proteico. Le proteine, infatti, sono indispensabili per lo svolgimento di numerose funzioni organiche (tra cui il corretto funzionamento del sistema immunitario) e strutturali (costituzione delle masse muscolari). Per questo l’apporto proteico nel cane anziano, salvo rare eccezioni, non dovrebbe essere ridotto, ma addirittura aumentato. (ne parliamo qui 🡪 mettere il link al mio articolo sulle proteine, non ancora pubblicato). Per quanto riguarda i carboidrati, invece, in alcuni casi potrebbe essere utile una loro netta riduzione, soprattutto nei soggetti con tendenza al sovrappeso.
- Alterazioni del microbiota: essendo a tutti gli effetti un organo, il microbiota invecchia al pari di tutti gli altri organi. Questo invecchiamento porta ad un impoverimento della varietà di famiglie batteriche che lo compongono e quindi ad uno stato di disbiosi. Questa deve essere sempre valutato(puoi approfondire qui: https://nutravet.it/cose-la-disbiosi-intestinale/ ). Per supportare il microbiota, dal punto di vista nutrizionale, potrebbe essere utile un ponderato aumento di fibre ad azione prebiotica e l’aggiunta di probiotici, in modo ciclico o continuativo a seconda dei casi.
- Difficoltà digestive: possono essere una conseguenza della disbiosi e del ridotto metabolismo. In particolare si potrebbero verificare difficoltà nella digestione dei grassi. Meglio prediligere grassi a media e corta catena, come l’olio di cocco, più digeribili e con proprietà benefiche nei confronti delle cellule del sistema nervoso, come dimostrato da alcuni studi.
Ne parliamo qui: https://nutravet.it/olio-di-cocco-per-il-cane-cose-a-cosa-serve-e-come-usarlo/ - Aumento dei fenomeni ossidativi e irrigidimento delle membrane cellulari: in questo caso possono venirci in aiuto gli antiossidanti. Vitamina C e Vitamina E (utile in caso di animali in sovrappeso o con dermopatie), ma anche il Coenzima Q 10 (utile in caso di patologie metaboliche, come il Diabete o il Morbo di Cushing) e l’Acido alfa-lipoico (utile in caso di patologie neurologiche e cognitive). Gli acidi grassi omega tre, invece, nel cane anziano assumono una importanza particolare per il sostegno di reni e cellule nervose. Grazie alla loro attività antinfiammatoria e di mantenimento della fluidità delle membrane cellulari. (ne parliamo nel dettaglio qui: https://nutravet.it/acidi-grassi-essenziali-omega-3-e-omega-6-per-cane-e-gatto-perche-sono-importanti/ )
Animali e invecchiamento di successo. Quale dieta scegliere per l’animale anziano
La dieta dovrà essere scelta in base ad una serie di fattori legati allo stato clinico del vostro animale, ma anche alle esigenze dei familiari.
Pur non esistendo studi conclusivi che comparino la dieta fresca a una dieta industriale, per il fattore “aspettativa di vita”, possiamo affermare che la dietra fresca presenta numerosi vantaggi rispetto a quella industriale. Per esempio, la possibilità di essere cucita su misura sull’animale, come fosse un vestito sartoriale. Questo ci permette di adeguarla maggiormente alle esigenze del paziente, soprattutto laddove coesistano comorbilità (ovvero più patologie contemporaneamente). Inoltre la dieta fresca, essendo più idratata, si presta meglio alle esigenze di un organismo che ha difficoltà a mantenere un corretto bilancio idrico.
Nel caso si decidesse di optare per una dieta commerciale, i mangimi umidi potrebbero essere preferibili. Questo grazie alla loro maggiore idratazione e alla loro maggior appetibilità. Attenzione ai mangimi “senior”, che spesso prevedono una riduzione proteica non necessaria e spesso dannosa. Se l’animale non presenta patologie particolari, possiamo tranquillamente orientarci verso un mangime di mantenimento per adulti, mentre in caso di patologie, occorre valutare bene con il proprio Medico Veterinario esperto in nutrizione, quale scegliere in base alle condizioni cliniche del paziente.
Articolo del Dr.ssa Marta Batti, DMV
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L’alimentazione del gatto anziano: come garantire benessere e longevità
Man mano che i nostri gatti invecchiano, è fondamentale prestare attenzione alla loro alimentazione per garantire una buona qualità di vita. Un’alimentazione corretta è la chiave per aiutare il gatto a vivere non solo più a lungo, ma anche meglio. In questo articolo vedremo i punti principali da considerare per nutrire adeguatamente un gatto anziano, prevenendo problemi di salute comuni legati all’età.
Il gatto anziano: un compagno che invecchia bene
Sempre più gatti raggiungono la terza età grazie a cure veterinarie avanzate e un’alimentazione più attenta rispetto al passato. Invecchiare insieme al proprio gatto può essere un’esperienza meravigliosa, ma il benessere del nostro amico dipende dal suo stato di salute, strettamente legato anche a ciò che mangia.
Invecchiare bene è un concetto che viene applicato anche ai gatti. Non si tratta solo di farli vivere più a lungo, ma di farli vivere bene. La dieta gioca un ruolo cruciale in questo processo, aiutando a prevenire malattie e mantenendo il gatto attivo e in salute.
Le esigenze nutrizionali del gatto anziano

Quando si parla di alimentazione del gatto anziano, è fondamentale considerare alcuni fattori chiave, a partire dal fabbisogno energetico. A differenza dei cani, alcuni gatti anziani mantengono o addirittura aumentano il loro metabolismo, mentre altri lo riducono a causa della perdita di massa muscolare. La prima cosa da fare è capire se il nostro gatto ha bisogno di perdere peso o di mantenere la sua forma fisica.
Attenzione, però: un aumento del metabolismo può essere sintomo di patologie, come problemi alla tiroide. In questi casi, è importante rivolgersi al veterinario per una diagnosi corretta.
Un altro aspetto essenziale da considerare è la digeribilità degli alimenti. Con l’età, i gatti tendono a perdere capacità digestive, quindi è importante scegliere alimenti altamente digeribili e con un elevato valore biologico, in particolare per quanto riguarda le proteine. Infine, va prestata molta attenzione all’idratazione: i gatti anziani tendono a disidratarsi facilmente, perciò è essenziale che assumano una quantità adeguata di liquidi, soprattutto attraverso il cibo umido.
I rischi di un’alimentazione non corretta
Uno degli errori più comuni nell’alimentazione del gatto anziano riguarda la riduzione eccessiva delle proteine. Per molti anni si è creduto che una dieta povera di proteine fosse necessaria per prevenire problemi renali. Tuttavia, gli studi recenti non supportano questa teoria. Al contrario, il gatto anziano necessita di un apporto proteico adeguato, spesso superiore a quello degli adulti, per contrastare il naturale aumento del catabolismo muscolare.
Un’alimentazione non corretta può anche portare a obesità e a un’infiammazione cronica, che peggiorano le condizioni generali di salute del gatto e favoriscono lo sviluppo di patologie come diabete, problemi articolari e malattie cardiache. È quindi cruciale mantenere un’alimentazione equilibrata per prevenire questi rischi.
Cosa dare da mangiare a un gatto anziano
Quando si sceglie il cibo per un gatto anziano, è importante considerare eventuali patologie preesistenti, come l’insufficienza renale o la presenza di calcoli. La dieta va “cucita” su misura in base alla situazione clinica del gatto. In generale, però, ci sono alcune linee guida da seguire per garantire un’alimentazione corretta.
- Proteine di alto valore biologico: il gatto è un carnivoro obbligato, quindi ha bisogno di proteine di origine animale, che forniscono tutti gli amminoacidi essenziali.
- Grassi facilmente digeribili: i grassi sono una fonte importante di energia, ma devono essere di facile digestione. L’olio di cocco, ad esempio, è una buona scelta per i gatti anziani.
- Omega-3 e Omega-6: gli acidi grassi essenziali, come EPA e DHA, aiutano a mantenere in salute sia il corpo che la mente del gatto. Gli Omega-3, in particolare, sono utili per prevenire problemi renali e mantenere le articolazioni e la pelle in buone condizioni.
- Fibre: una quantità adeguata di fibre aiuta il gatto a mantenere una buona funzione intestinale, ma non devono essere eccessive, per evitare che interferiscano con l’assorbimento dei nutrienti.
Come scegliere gli alimenti giusti
Nella scelta del cibo per un gatto anziano, bisogna prima decidere se optare per una dieta fresca o per un cibo commerciale. Se il gatto non è abituato a mangiare alimenti freschi, potrebbe essere difficile introdurli in età avanzata. In questi casi, meglio scegliere cibo umido commerciale, che aiuta anche a mantenere un buon livello di idratazione.
Quando scegliamo un prodotto commerciale, è fondamentale leggere attentamente l’etichetta. Preferite alimenti che contengano carni bianche o pesce come fonti proteiche e scartate quelli che utilizzano proteine vegetali, come piselli e legumi. Verificate anche che l’alimento contenga Omega-3 (EPA e DHA), che sono essenziali per la salute del gatto anziano.
Conclusioni
La corretta alimentazione del gatto anziano richiede attenzione e conoscenze specifiche. Un cibo di qualità, ricco di proteine animali e acidi grassi essenziali, unito a una buona idratazione, può fare la differenza nella qualità della vita del nostro gatto. Ricordiamoci sempre che, sebbene la scelta del cibo sia importante, è altrettanto fondamentale monitorare regolarmente lo stato di salute del nostro gatto, facendo controlli veterinari periodici. Solo così possiamo assicurarci che il nostro compagno invecchi in modo sereno e sano.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
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