Sai capire se il tuo cane è allergico a determinati alimenti?
Negli ultimi anni, le allergie alimentari nei cani sono diventate sempre più comuni. Se hai un cane, probabilmente avrai sentito parlare di cani allergici a determinati alimenti, magari da altri proprietari al parco. Ma come si riconoscono queste allergie e come possiamo aiutare il nostro cane? Scopriamolo insieme.
Allergia alimentare o reazione avversa al cibo?
È importante chiarire che non tutte le reazioni agli alimenti sono vere e proprie allergie. Quando parliamo di allergia alimentare, ci riferiamo a una risposta anomala del sistema immunitario. Tuttavia, nel cane le allergie alimentari autentiche sono piuttosto rare. Più spesso, ci troviamo di fronte a reazioni avverse al cibo, un termine generico che include sia allergie sia intolleranze.
Nonostante la distinzione tecnica, i sintomi e il percorso diagnostico sono simili, perciò in questo articolo useremo il termine “allergia” per semplicità.
Il cane è allergico a determinati alimenti: i sintomi delle allergie alimentari nel cane
I sintomi più comuni sono di natura cutanea e/o gastrointestinale:
Sintomi cutanei
- Prurito intenso, spesso accompagnato da eritema (pelle arrossata).
- Microlesioni causate dal grattarsi, che possono portare a infezioni batteriche secondarie.
- Pomfi (piccole aree rilevate della pelle) o zone senza pelo (alopecia).
Questi sintomi possono essere confusi con altre patologie cutanee. È quindi fondamentale consultare un veterinario dermatologo per una diagnosi precisa.
Sintomi gastrointestinali
- Vomito e/o diarrea.
- Disappetenza o abbattimento.
- Nei casi più gravi, malassorbimento intestinale o perdita di nutrienti, con conseguente dimagrimento grave.
Anche in questo caso, i sintomi sono aspecifici e richiedono il supporto di un veterinario esperto in nutrizione e/o gastroenterologia.
Il cane è allergico a determinati alimenti: gli alimenti più comunemente allergenici
Le proteine sono spesso i principali responsabili delle allergie alimentari. Tra gli allergeni più comuni troviamo:
- Pollo, bovino e uova, spesso presenti negli alimenti commerciali.
È importante notare che non tutti i cani sviluppano allergie agli stessi alimenti. Ad esempio, un cane che ha sempre mangiato alimenti a base di pesce potrebbe essere più suscettibile a questo tipo di proteine rispetto al pollo.
Come si diagnostica l’allergia alimentare
La diagnosi è un processo lungo e richiede pazienza. Si parte con l’esclusione di altre cause, come parassiti, e si procede con una dieta di eliminazione. Questo metodo consiste nell’escludere tutti gli alimenti potenzialmente allergenici per un periodo di tempo e successivamente reintrodurli gradualmente. Vediamo le opzioni disponibili:
- Cibo commerciale monoproteico: preparato con una sola fonte proteica nuova per il cane. Tuttavia, alcuni prodotti possono essere contaminati da proteine non dichiarate.
- Cibo commerciale idrolizzato: le proteine sono scomposte in frammenti talmente piccoli da non essere riconosciuti dal sistema immunitario.
- Dieta casalinga monoproteica: la scelta più sicura. Permette di controllare con precisione gli ingredienti utilizzati, eliminando il rischio di contaminazione.
Durante la dieta di eliminazione è essenziale evitare qualsiasi alimento extra non approvato dal veterinario, poiché anche un piccolo errore può compromettere i risultati.
La dieta deve essere seguita per almeno 3 settimane (in caso di sintomi gastrointestinali) o fino a 2 mesi (in caso di sintomi cutanei). Successivamente, si procede con la reintroduzione graduale degli alimenti per confermare la diagnosi e garantire una maggiore varietà nella dieta del cane.
Alternative alla dieta di eliminazione
Sfortunatamente, non esistono alternative affidabili alla dieta di eliminazione. Sebbene esistano test allergici per i cani, questi non sono sufficientemente accurati e possono produrre falsi positivi o negativi.
Come trattare le allergie alimentari
Il trattamento è diviso in due fasi principali:
A breve termine
- Evitare gli alimenti allergenici identificati.
- Prestare attenzione alle etichette dei cibi commerciali per evitare contaminazioni.
A lungo termine
- Tornare gradualmente a una dieta variata, reintroducendo uno alla volta gli alimenti eliminati.
- Lavorare sulla modulazione della microflora intestinale e del sistema immunitario per migliorare la tolleranza e ridurre le infiammazioni.
Prevenzione e cura
Non esistono strategie certe per prevenire le allergie alimentari nei cani. Tuttavia, alcuni studi suggeriscono che somministrare cibo fresco fin dalla giovane età potrebbe ridurre il rischio di reazioni anomale. Al contrario, nutrire il cane con un solo tipo di alimento commerciale per tutta la vita potrebbe aumentare il rischio di sviluppare allergie.
Per quanto riguarda la cura, è importante evitare di somministrare sempre lo stesso cibo, poiché una dieta monotona può ridurre la variabilità intestinale, aumentando l’infiammazione. La soluzione migliore è seguire una dieta variata e personalizzata, monitorando eventuali reazioni negative.
Conclusioni
Le allergie alimentari nel cane sono un problema complesso, ma con la giusta attenzione e il supporto di un veterinario è possibile gestirle in modo efficace. Una diagnosi accurata, una dieta controllata e un approccio personalizzato sono fondamentali per migliorare la qualità della vita del tuo cane.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Come far dimagrire un cane: guida pratica e consigli utili
Far dimagrire un cane è una questione di salute, non solo di estetica. Un cane in sovrappeso rischia problemi seri, dalla difficoltà a muoversi a malattie metaboliche. In questo articolo vedremo come capire se il tuo cane ha bisogno di dimagrire, quali strategie adottare e come creare un programma di alimentazione e attività fisica adatto.
Come capire se il cane è sovrappeso
Valutare se il tuo cane è in sovrappeso è il primo passo. Esistono tabelle chiamate Body Condition Score (BCS) che indicano la forma ideale del corpo del cane su una scala da 1 a 9.
Ecco alcuni segnali visibili:
- Osserva il profilo del cane: visto dall’alto, il corpo dovrebbe restringersi nella zona della vita.
- Palpa le costole: dovresti sentirle sotto la pelle senza bisogno di premere troppo.
- Controlla l’addome: dovrebbe essere retratto, non gonfio o pendente.
Con il cane a pelo lungo ovviamente dovremo fare questa valutazione prediligendo la palpazione. Se hai dubbi, consulta sempre il veterinario per una valutazione più precisa, ancora meglio se Medico Veterinario esperto in Nutrizione.
Perché è importante far dimagrire un cane sovrappeso
Il sovrappeso nei cani può causare problemi di salute significativi, tra cui:
- Problemi articolari: come osteoartrite e fratture patologiche.
- Malattie metaboliche: diabete, iperlipidemia e sindrome metabolica.
- Ridotta aspettativa di vita: studi dimostrano che un cane in forma vive più a lungo e meglio.
- Difficoltà respiratorie e intolleranza al calore: rendendo difficile l’attività fisica e creando un circolo vizioso.
Come impostare una dieta per far dimagrire il cane
1. Riduzione calorica controllata:
- Una dieta bilanciata dovrebbe essere ricca di proteine di qualità (carne, pesce, uova), con pochi grassi e una quantità adeguata di fibre provenienti da verdure (evita frutta zuccherina e carboidrati come pasta e riso). Una dieta fresca che rispetti questi principi sarà anche molto apprezzata dal vostro cane.
2. Scegli alimenti specifici:
- Se usi cibo industriale, opta per alimenti light formulati appositamente per la perdita di peso. Evita di ridurre semplicemente le quantità del cibo normale: potresti causare carenze nutrizionali, diminuendo la quota proteica che invece va mantenuta.
3. No agli extra:
- Elimina snack e premi calorici non necessari. Sostituiscili con verdure come carote o zucchine cotte.
L’importanza dell’attività fisica
L’esercizio fisico è essenziale per il dimagrimento. Ecco come procedere:
- Passeggiate quotidiane: camminate veloci di almeno 20-30 minuti per 3-5 giorni a settimana.
- Giochi interattivi: come il riporto o giochi di ricerca.
- Esercizi mirati: se il tuo cane è gravemente sovrappeso, consulta un veterinario fisioterapista per un programma personalizzato.
Evita attività intense come corse o salti che potrebbero danneggiare le articolazioni.
Conclusione
Far dimagrire un cane richiede costanza, pazienza e un approccio combinato tra dieta equilibrata e attività fisica regolare. Consulta sempre un veterinario per creare un piano personalizzato e monitorare i progressi. La salute del tuo cane dipende da te!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Posso condividere un calamaro con il mio cane?
Il cane può mangiare il calamaro? Molti proprietari di cani si chiedono se i calamari siano adatti alla dieta del proprio animale. La risposta è sì! I cani possono mangiare i calamari, che rappresentano una fonte nutrizionale ricca e benefica se somministrati nel modo corretto. In questo articolo esploriamo i benefici, le controindicazioni e le modalità di preparazione dei calamari per i cani.
Perché i calamari fanno bene ai cani?
I calamari appartengono alla famiglia dei molluschi e sono comunemente pescati in tutto il mondo. Questi frutti di mare sono ricchi di proteine di alta qualità, con un basso contenuto di grassi e zuccheri, rendendoli perfetti anche per cani che seguono diete ipocaloriche o per quelli che necessitano di regolare la glicemia.
Dal punto di vista nutrizionale, i calamari forniscono importanti minerali e vitamine tra cui:
- Sodio, calcio, fosforo e potassio: essenziali per la salute delle ossa e il corretto funzionamento muscolare.
- Vitamina A (retinolo) e Niacina (vitamina PP): utili per la pelle e la vista.
Un altro vantaggio è che i calamari, essendo alla base della catena alimentare marina, tendono ad essere meno contaminati rispetto a pesci di grossa taglia come il tonno o il pesce spada.
Il cane può mangiare il calamaro: Controindicazioni da considerare
Sebbene i calamari siano un alimento sano, esistono alcune controindicazioni:
- Allergie ai prodotti della pesca: se il tuo cane è allergico al pesce, meglio evitare i calamari per scongiurare reazioni allergiche.
- Ingredienti tossici aggiunti: evita calamari preparati con ingredienti dannosi per i cani come cipolle, aglio o salse speziate.
Se hai dubbi, sulle reazioni del tuo cane ai calamari, consulta sempre un veterinario.
Come preparare i calamari per il cane
Per mantenere intatte le proprietà nutrizionali dei calamari, la cottura a vapore è il metodo migliore. Evita la frittura o la cottura con olio e condimenti.
Quantità consigliate
Le quantità dipendono dalla taglia del cane:
- Cani di piccola taglia (fino a 10 kg): Un pezzettino grande circa quanto una noce.
- Cani di taglia media e grande: Due o tre pezzetti della stessa dimensione.
I calamari dovrebbero essere offerti come extra occasionale, non come parte principale della dieta.
Conclusione
I calamari possono essere un’ottima aggiunta alla dieta del cane se preparati correttamente e somministrati nelle giuste quantità. Consulta sempre il Medico Veterinario esperto in nutrizione prima di introdurre nuovi alimenti e assicurati che il tuo cane riceva una dieta equilibrata e sicura!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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L’alimentazione della cagna dopo il parto: tutto ciò che devi sapere
L’arrivo di una cucciolata è un’esperienza straordinaria, ma anche un momento che richiede grande attenzione, soprattutto per la madre. Dopo il parto, la cagna affronta un periodo di intenso impegno fisico e metabolico. Fornire un’alimentazione adeguata è fondamentale per la sua salute e per quella dei cuccioli. Vediamo insieme come nutrire al meglio una cagna che sta allattando.
L’alimentazione della cagna dopo il parto: tutto ciò che devi sapere: i bisogni nutrizionali
L’allattamento è una delle fasi più impegnative per l’organismo della cagna. Non solo deve produrre latte per i cuccioli, ma anche recuperare energie dopo il parto. I suoi bisogni nutrizionali aumentano notevolmente, specialmente se la cucciolata è numerosa.
- Acqua: il latte è composto all’80% di acqua, perciò è essenziale che la cagna abbia sempre a disposizione acqua fresca e pulita. Se mangia alimenti secchi, come crocchette, il bisogno di idratazione sarà ancora maggiore.
- Proteine e grassi: per sostenere la produzione di latte e fornire energia, la dieta della cagna deve essere ricca di proteine di alta qualità (carne, pesce, uova) e grassi.
- Carboidrati: i cereali facilmente digeribili possono fornire un apporto energetico utile, ma è importante scegliere fonti di alta qualità.
In molti casi, il cibo per cuccioli è l’opzione ideale. Questo tipo di alimentazione contiene i nutrienti di cui la cagna ha bisogno, come proteine, grassi e una dose bilanciata di calcio.
Alimentazione casalinga: sì o no?
Un’alimentazione fresca e bilanciata è una valida alternativa, ma richiede una pianificazione accurata. Non si può improvvisare: è fondamentale rivolgersi a un medico veterinario esperto in nutrizione per animali, che possa formulare una dieta su misura.
Tra gli alimenti freschi che si possono includere ci sono carne magra, pesce e verdure cotte, ma sempre seguendo le indicazioni di un professionista. Evitare il fai da te è essenziale per non rischiare carenze o squilibri.
Cibi che favoriscono la produzione di latte
Non esistono alimenti miracolosi per aumentare la produzione di latte, ma alcune piante, come la borragine, possono avere un leggero effetto galattagogo. Al contrario, la salvia può ridurla. Tuttavia, l’aspetto più importante è garantire una dieta completa e bilanciata: se la cagna riceve tutti i nutrienti di cui ha bisogno, il latte sarà sufficiente per i cuccioli.
Quanto e quante volte deve mangiare?
Durante l’allattamento, le necessità caloriche della cagna aumentano in modo significativo. Al picco della lattazione (3-4 settimane dopo il parto), una cagna può mangiare 3 o 4 volte la quantità di cibo che consumava prima.
Per cucciolate molto numerose (oltre 10 cuccioli), le quantità possono essere ancora più elevate. È consigliabile dividere il cibo in almeno cinque pasti giornalieri: tre pasti principali e due spuntini. Questo aiuta la cagna a digerire meglio e a sfruttare al massimo i nutrienti.
L’alimentazione della cagna dopo il parto e integratori: quali sono utili?
Non tutti gli integratori sono necessari o sicuri. Ad esempio:
- DA NON DARE il Calcio: è importante non somministrarlo senza indicazioni del veterinario. Un eccesso può causare problemi come l’eclampsia. La quantità presente nel cibo per cuccioli è solitamente sufficiente.
- DA DARE gli Omega-3: gli acidi grassi, in particolare il DHA e l’EPA, possono supportare la salute della madre e lo sviluppo neuronale dei cuccioli.
- DA DARE gli Antiossidanti: vitamine C ed E possono aiutare a contrastare i radicali liberi prodotti durante l’allattamento.
- DA DARE le Fibre: utili nei giorni vicini al parto per prevenire la costipazione.
Piccole quantità di fegato possono essere somministrate per stimolare l’appetito, ma con moderazione, per evitare problemi gastrointestinali.
Cosa fare se la cagna non mangia
È normale che una cagna mostri disappetenza nei giorni immediatamente successivi al parto. Questo può essere dovuto alla fatica del parto o al desiderio di rimanere vicino ai cuccioli.
Un trucco per invogliarla a mangiare è offrire alimenti particolarmente appetibili, come una piccola quantità di gelato alla vaniglia. Questo alimento, ricco di proteine, grassi e zuccheri, può aiutare a ricaricarla. Tuttavia, è importante non abusarne.
Se la cagna continua a rifiutare il cibo oltre 4-5 giorni dopo il parto, o se mangia troppo poco rispetto alle sue necessità, è essenziale consultare un veterinario. La mancanza di appetito potrebbe indicare problemi di salute.
Conclusioni
L’alimentazione della cagna dopo il parto è un aspetto cruciale per garantire il suo benessere e quello dei cuccioli. Offrire una dieta ricca di nutrienti, acqua a volontà e pasti frequenti permette alla madre di affrontare al meglio questa fase impegnativa.
Ricordati di monitorare sempre il suo stato di salute e di non esitare a chiedere consiglio al veterinario in caso di dubbi. Una cagna ben nutrita sarà più forte e in grado di prendersi cura al meglio dei suoi cuccioli, regalando a te la gioia di vederli crescere sani e felici.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Artrosi nel cane, come gestirla con la nutrizione
L’artrosi è una patologia che colpisce le articolazioni causando dolore e progressiva difficoltà nel movimento. Per gestirla è necessario un approccio multimodale che comprenda terapia farmacologica, corretta gestione del movimento, fisioterapia e non da ultimo nutrizione con opportune integrazioni. In questo articolo vedremo alcuni consigli per gestire al meglio l’alimentazione del cane affetto da artrosi.
Cos’è l’artrosi
L’artrosi è una patologia cronica che causa degenerazione della cartilagine articolare con conseguente infiammazione e dolore. Si manifesta con zoppia, riluttanza al movimento o a volte con sintomi talmente lievi che spesso si pensa che il cane sia solo diventato “più pigro”. In realtà il dolore cronico lo porta ad essere meno attivo e di conseguenza ad avere meno motivazione ad uscire in passeggiata o a giocare con noi.
Colpisce soprattutto i cani anziani ma anche cani più giovani nel caso ad esempio, di concomitante displasia di anca o di gomito.
Come gestire l’artrosi
L’artrosi è purtroppo una patologia cronica da cui non è possibile “guarire” ma si può rallentarne la progressione e gestire il dolore, offrendo una migliore qualità di vita al proprio cane. La gestione del cane con artrosi prevede movimento mirato associato ad eventuale fisioterapia, terapie farmacologiche e nutrizione specifica.
La gestione nutrizionale dell’artrosi
Dal punto di vista della nutrizione è innanzitutto fondamentale la gestione del peso. Ogni chilo “in più” andrà a gravare su articolazioni già infiammate aumentando il dolore. E’ quindi fondamentale mantenere il peso forma.
Se il cane è in sovrappeso o addirittura obeso sarà necessario rivolgersi a un Medico Veterinario per formulare una dieta ipocalorica che tenga conto anche di eventuali altre patologie concomitanti, dato che spesso si tratta anche di pazienti anziani. Non è consigliato un dimagrimento troppo repentino, tra l’1-2% in meno di peso corporeo a settimana è l’andamento suggerito. Per monitorare di essere sulla strada giusta consiglio di pesare il proprio cane ogni due settimane, sempre sulla stessa bilancia. Questo è fondamentale soprattutto in cani di piccola taglia dove una differenza di pochi etti tra una bilancia e l’altra può fare la differenza.
Una volta raggiunto il peso ideale si potrà poi passare ad una dieta di mantenimento riaumentando gradualmente le kcal in modo da trovare la dieta bilanciata che permetta di mantenere il peso raggiunto.
Integrazioni specifiche
Nel cane colpito da artrosi indubbiamente è sempre consigliabile integrare gli omega 3, in particolare EPA e DHA, per la lora azione antinfiammatoria.
La PEA (pamitoiletanolamide) è una molecola con azione antinfiammatoria prodotta dal nostro organismo e da quello dei nostri cani in corso di infiammazione acuta. Nei casi di infiammazione cronica come quella dell’artrosi tende però ad esaurirsi per questo è indicato integrarla sotto forma di PEA micro-ionizzata per contrastare lo stato infiammatorio e il dolore.
Si possono inoltre inserire a seconda dei casi fitoterapici come curcuma, boswelia, artiglio del diavolo. Attenzione però agli integratori ad uso umano che possono contenere sostanze mal tollerate dai nostri cani come la piperina, fatevi sempre consigliare dal vostro Medico Veterinario.
Fortemente indicati soprattutto nei casi più gravi CBD e Cannabis medicinale galenica. Hanno un’azione antidolorifica che permette in molti cani con artrosi di ridurre significativamente l’utilizzo di farmaci come antinfiammatori e cortisonici, il cui utilizzo sul lungo periodo può portare a diversi effetti collaterali.
E i condro protettori? Per anni sono stati alla base delle integrazioni per l’artrosi. Ad oggi la loro efficacia a livello articolare è controversa in medicina umana mentre in veterinaria sono ancora largamente utilizzati. Possono quindi essere indubbiamente inseriti, non li consiglio però come unica integrazione ma sempre affiancati dalle altre molecole che ho citato prima.
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DVM
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Cosa vuol dire AAFCO nelle crocchette del cane e del gatto?
Cosa vuol dire AAFCO: leggere le etichette del cibo per animali è una pratica fondamentale per chiunque abbia un gatto o un cane. Tra le diciture riportate sulle confezioni, una delle più comuni ma meno comprese è la sigla AAFCO. Ma cosa significa davvero e in che modo influisce sulla qualità del cibo che scegliamo per i nostri animali?
Cosa vuol dire AAFCO?
Ecco cosa vuol dire AAFCO: Association of American Feed Control Officials ed è un’associazione nordamericana che stabilisce le linee guida per il pet food, ossia il cibo per cani e gatti. Questa organizzazione, che include rappresentanti da agenzie governative di Stati Uniti, Canada, Costa Rica e Porto Rico, non emette leggi, ma definisce standard nutrizionali che i produttori possono seguire per garantire alimenti equilibrati.
Quando vediamo il marchio AAFCO sulle confezioni, significa che il prodotto risponde a determinati requisiti nutrizionali stabiliti dall’associazione. Sebbene l’AAFCO non sia un’ente legislativo, le sue linee guida sono un punto di riferimento in molti paesi, anche se in Europa si fa riferimento principalmente alle norme stabilite dalla FEDIAF (Federazione Europea dell’Industria del Pet Food). I due standard sono simili, ma non sono del tutto identici.
L’importanza di AAFCO e della conformità nutrizionale
L’AAFCO fornisce linee guida che determinano il profilo nutrizionale adeguato per cani e gatti in diverse fasi della loro vita, come crescita, mantenimento e gravidanza. Questo è importante, perché ogni specie e ogni età richiedono nutrimenti diversi. Ad esempio, i gattini in crescita necessitano di più proteine rispetto ai gatti anziani, mentre un cibo destinato ai cani non andrà bene per i gatti e viceversa. Il gatto, infatti, è un carnivoro stretto, quindi ha bisogno di un livello proteico più elevato, mentre il cane è onnivoro.
Quando un alimento segue le linee guida AAFCO, sappiamo che contiene almeno i livelli minimi dei nutrienti considerati essenziali per mantenere in salute un gatto o un cane. Ma attenzione: anche se il cibo segue queste linee guida, potrebbe non essere ottimale per il nostro specifico animale, per cui è sempre importante leggere l’etichetta con cura e, se in dubbio, consultare il medico veterinario esperto in nutrizione.
Come Leggere l’Etichetta del Cibo
L’etichetta è la nostra migliore amica quando scegliamo le crocchette per il nostro cane o gatto. Ecco alcuni aspetti chiave a cui prestare attenzione:
1. Specie di Destinazione: assicuratevi che l’alimento sia formulato specificamente per cane o per gatto. Sembra scontato, ma nutrire un gatto con cibo per cani può causare gravi problemi di salute, e viceversa, poiché i fabbisogni nutrizionali delle due specie sono molto diversi.
2. Età del cane o del gatto: le esigenze nutrizionali variano anche in base all’età. Assicuratevi che il cibo sia adatto alla fascia d’età del vostro cane o gatto, specialmente se avete un cucciolo o un cane/gatto anziano.
3. Tipo di Cibo: Completo o Complementare. Il cibo completo contiene tutti i nutrienti essenziali per una dieta bilanciata, mentre quello complementare deve essere somministrato insieme ad altri alimenti. Leggere attentamente questa dicitura è fondamentale per evitare squilibri nutrizionali.
4. Tenore Proteico: se la lista degli ingredienti include legumi come ceci, lenticchie o soia, il contenuto proteico indicato potrebbe includere proteine vegetali, meno utili per gatto e cane rispetto alle proteine animali.
5. “Carne Fresca”: se l’etichetta riporta “carne fresca”, bisogna considerare che il peso include anche l’acqua contenuta, spesso circa l’80%. Questo può far sembrare l’ingrediente più presente di quanto non sia in realtà.
L’AAFCO e la Legislazione Europea
Come detto, in Europa si fa riferimento alla FEDIAF per stabilire le norme sul pet food, e i prodotti in commercio devono rispettare la legislazione europea. Tuttavia, le linee guida AAFCO restano un’indicazione importante della qualità, e possono essere considerate un’ulteriore garanzia di attenzione nella produzione del cibo per animali.
Conclusione
L’AAFCO è uno strumento utile per orientarsi nella scelta del cibo per gatti, ma non è l’unico aspetto da valutare. Leggere attentamente le etichette e comprendere cosa significano le varie diciture è essenziale per scegliere un prodotto adatto al nostro cane o gatto. Inoltre, consultare il medico veterinario esperto in nutrizione e affidarsi a marchi trasparenti sono accorgimenti utili per assicurarci di dare il meglio al nostro cane o gatto.
Speriamo che queste informazioni vi aiutino a scegliere con consapevolezza il cibo migliore per il vostro cane o gatto!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Cani e grassi: vanno inseriti nella dieta, ma con moderazione
Molti proprietari di cani si preoccupano della quantità di grassi nella dieta dei propri animali, temendo che un consumo eccessivo possa essere dannoso. In realtà, i grassi sono un elemento essenziale per la salute del cane, purché vengano somministrati nelle giuste dosi e con attenzione alla loro qualità. Vediamo insieme i motivi per cui i cani hanno bisogno di grassi nella dieta, quali sono le fonti migliori e i rischi di una dieta troppo povera o troppo ricca di lipidi.
L’importanza dei grassi nella dieta del cane
I grassi (o lipidi) svolgono funzioni fondamentali nell’organismo di un cane. La loro funzione primaria è quella di fornire energia, ma non è tutto. I grassi infatti aiutano a formare le membrane cellulari, contribuiscono alla produzione di alcuni ormoni e supportano la salute del sistema nervoso. Per questo motivo, una dieta priva di grassi sarebbe molto dannosa per il cane, portando a carenze nutrizionali e problemi di salute.
Non tutti i grassi, però, sono uguali. Alcuni tipi sono essenziali per il cane perché il suo organismo non è in grado di produrli autonomamente. Tra questi, troviamo gli acidi grassi essenziali come l’acido linoleico e gli Omega-3 (EPA e DHA), fondamentali per il benessere del cane e spesso presenti in oli di pesce o di semi di lino.
Le fonti di grassi per il cane: quali scegliere?
La qualità dei grassi è importante quanto la quantità. Nella dieta dei cani, i grassi possono provenire da diverse fonti:
- Carne e pesce: Nelle diete casalinghe o nei prodotti industriali per cani, molti grassi provengono naturalmente dalle proteine animali. Tuttavia, alcuni grassi di origine animale possono contenere più acidi grassi saturi e possono essere meno salutari, specie se in eccesso.
- Oli vegetali: Oli come quelli di mais, girasole e semi di lino sono ottime fonti di acido linoleico, un acido grasso essenziale per i cani. Gli Omega-3, come EPA e DHA, si trovano soprattutto nei pesci e nei prodotti marini, utili per la salute della pelle e delle articolazioni del cane.
- Olio di cocco e ghee: Ricco di trigliceridi a catena media, l’olio di cocco è facilmente digeribile e ha effetti positivi sul metabolismo. Il ghee (burro chiarificato) è invece fonte di acido butirrico, con proprietà benefiche per la salute intestinale.
Cani e grassi: I benefici dei grassi per i cani
I grassi apportano numerosi benefici alla salute dei cani, soprattutto quando sono presenti in una dieta bilanciata. Tra i principali effetti positivi:
- Supporto energetico: I grassi forniscono energia di lunga durata, utile in particolare per cani molto attivi o per quelli che necessitano di maggiore supporto in alcune fasi della vita, come cuccioli, cani anziani o femmine in gravidanza.
- Salute della pelle e del pelo: Una dieta con adeguati livelli di grassi contribuisce a mantenere pelo lucido e pelle sana. Gli acidi grassi Omega-3, per esempio, sono noti per le proprietà antinfiammatorie e possono aiutare a ridurre il prurito o la secchezza cutanea.
- Funzione cerebrale e salute neurologica: Alcuni acidi grassi hanno effetti benefici anche sul sistema nervoso del cane. I grassi buoni sono coinvolti nel funzionamento delle cellule cerebrali e possono essere utili per cani in età avanzata o con problemi neurologici.
Quanti grassi dovrebbe assumere un cane?
Non esiste una quantità unica di grassi consigliata per tutti i cani. La quantità ideale dipende da vari fattori, come età, razza, livello di attività e stato di salute. Per soddisfare le necessità di base, bastano piccoli quantitativi: ad esempio, un cucchiaino di olio di mais per un cane di piccola taglia o un cucchiaio per uno di taglia grande. Se si opta per un petfood commerciale, è bene controllare che sia un prodotto completo, che copra tutti i fabbisogni nutrizionali del cane.
Cani e grassi: I rischi di un’alimentazione sbilanciata
Anche se i grassi sono importanti, un eccesso o un difetto di questi nutrienti può avere effetti negativi:
- Dieta troppo povera di grassi: Un’insufficienza di grassi porta spesso a problemi cutanei, con sintomi come pelo secco, pelle arrossata o cute screpolata. Senza grassi, il cane potrebbe anche manifestare carenze energetiche e problemi al sistema immunitario.
- Dieta troppo ricca di grassi: Un eccesso di grassi, specie se di origine animale e saturi, può risultare difficile da digerire e provocare infiammazioni a lungo termine. Contrariamente a quanto si pensi, non sono necessariamente i grassi in sé a causare sovrappeso, ma la qualità e l’equilibrio complessivo della dieta.
- Il mito della pancreatite: Molti pensano che un eccesso di grassi possa causare pancreatite nel cane. Tuttavia, recenti studi suggeriscono che il rischio è maggiore in caso di “abbuffate” improvvise o pasti eccezionalmente abbondanti piuttosto che in una dieta regolare e bilanciata. Un cane abituato gradualmente a una dieta ricca di grassi buoni non dovrebbe riscontrare problemi.
Conclusioni
In conclusione, i grassi sono un elemento fondamentale per il benessere del cane, ma è importante scegliere con cura le fonti e le quantità da somministrare. Optare per grassi di qualità, come oli ricchi di acidi grassi essenziali e Omega-3, e bilanciare correttamente la dieta del cane permette di sfruttare al meglio tutti i benefici di questi nutrienti, riducendo i rischi di problemi di salute.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Sindrome di Fanconi acquisita associata a snack di carne essiccata nel cane
La sindrome di Fanconi è una patologia renale che può essere congenita o acquista. Negli ultimi 15 anni sono drasticamente aumentate le segnalazioni della forma acquisita che sembrerebbe correlata tra le altre cause all’ingestione abituale di alcuni snack essiccati nei cani. In questo articolo vedremo come riconoscerla e come agire.
Cos’è la Sindrome di Fanconi e come si manifesta
La sindrome di Fanconi è una patologia renale caratterizzata dalla perdita renale attraverso le urine di micronutrienti e minerali/elettroliti, soprattutto glucosio.
Questa può essere congenita in alcune razze come Basenji, Elkhound norvegese, levrieri irlandesi. Ci sono stati singoli casi descritti in un Whippet e in uno Yorkshire Terrier.
La sindrome di Fanconi acquisita invece è solitamente dovuta malattia da accumulo di rame, intossicazione da piombo e glicole etilenico, ipoparatiroidismo, leptospirosi, pancreatite acuta.
La sindrome di Fanconi acquisita nel cane è diventata molto più frequente negli ultimi 15 anni. Si ritiene che questo aumento sia correlato all’eccessiva ingestione di snack essiccati, il più delle volte a base di pollo e di origine cinese. Purtroppo la causa alla base della sindrome di Fanconi indotta da essiccati rimane ancora sconosciuta.
I sintomi che il cane può manifestare sono: letargia, diminuzione dell’appetito, vomito, aumento della sete e/o della minzione, perdita di peso ma la maggior parte delle volte è assolutamente asintomatica quindi il cane non mostra alcun sintomo.
Come diagnosticare la sindrome di Fanconi
La Sindrome di Fanconi acquisita potrebbe emergere durante degli esami di controllo di routine oppure durante esami svolti per i sintomi sopra elencati.
In questo caso sarà presente glucosio nelle urine con una glicemia ematica normale o bassa. In assenza di altre alterazioni ematologiche o sintomi allarmanti che possano far pensare alle altre cause sopra citate e sempre previa lettura degli esami da parte del Medico Veterinario andrebbe quindi verificato quale tipo di snack mangia il cane e di quale qualità.
Come curarla
La maggior parte dei cani con sindrome di Fanconi secondaria agli essiccati presenta alterazione dei tubuli renali senza che la funzionalità renale vera e propria sia compromessa. Una volta escluse le altre patologie è quindi sufficiente sospendere i sospetti snack “incriminati” per un periodo di 6 mesi e ripetere l’esame urine a 3 e 6 mesi.
Come prevenirla
Purtroppo non è ancora chiaro quale sostanza nello specifico causi questa sindrome. Il consiglio è quindi di scegliere essiccati controllando nella lista ingredienti che siano 100% carne e di preferire produttori che utilizzino carne di origine italiana.
Esami del sangue e delle urine annuali anche in cani sani sono inoltre fondamentali per fare una corretta prevenzione di questa e di molte altre patologie.
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DVM
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Cani e gatti possono seguire una dieta vegetariana o vegana?
Negli ultimi anni, sempre più persone hanno scelto di adottare diete vegetariane o vegane, non solo per sé stessi ma anche per i loro animali domestici. Tuttavia, quando si tratta di cani e gatti, la questione è più complessa e merita un approfondimento. In questo articolo, esploreremo i motivi per cui è importante riflettere bene prima di optare per una dieta a base vegetale per i propri animali, considerando sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici.
Cani e gatti sono carnivori: cosa significa?
Un aspetto fondamentale da comprendere è la natura carnivora di cani e gatti. Anche se il cane viene talvolta descritto come un onnivoro (perché può digerire piccole quantità di amidi), in realtà, scientificamente, è considerato un carnivoro opportunista. Il gatto, d’altra parte, è definito un carnivoro stretto, con necessità nutrizionali ancora più vicine ai suoi antenati predatori. Questo significa che, per natura, entrambi gli animali dipendono in gran parte da proteine di origine animale per ottenere i nutrienti di cui hanno bisogno.
Quando si parla di diete vegane o vegetariane per cani e gatti, alcuni potrebbero argomentare che i loro animali domestici sono in grado di digerire amidi (presenti anche nelle crocchette), e quindi potrebbero essere considerati onnivori. Tuttavia, la realtà è più complessa: la definizione di carnivoro o onnivoro non si basa solo su cosa l’animale può mangiare, ma anche sulle sue capacità metaboliche. I carnivori, come i cani e i gatti, ricavano il glucosio necessario per vivere prevalentemente dalle proteine animali, ricche di amminoacidi essenziali.
Differenza tra proteine animali e vegetali
Uno dei principali problemi nel somministrare una dieta vegetariana o vegana a cani e gatti è la differente composizione delle proteine di origine animale rispetto a quelle di origine vegetale. Le proteine vegetali, sebbene presenti in alimenti come la soia, sono povere di amminoacidi essenziali per i nostri animali domestici. Questo significa che, anche se il cane o il gatto consumano una quantità adeguata di proteine vegetali, non riusciranno a sintetizzare tutti i nutrienti di cui hanno bisogno.
Le carenze nutrizionali che derivano da una dieta a base vegetale possono essere molto gravi. Ad esempio, una dieta vegana per un gatto potrebbe portare a carenze di taurina, un amminoacido essenziale per la salute del cuore e della vista, mentre per i cani potrebbe esserci una mancanza di arginina e metionina, necessarie per il corretto funzionamento del metabolismo.
Altri fattori da considerare: fibre e microbiota intestinale
Oltre alla composizione delle proteine, ci sono altri elementi da tenere in considerazione quando si sceglie una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti, come il contenuto di fibre e l’effetto sul microbiota intestinale. Le proteine vegetali, infatti, sono spesso accompagnate da elevate quantità di fibre e da fattori antinutrizionali, che possono ridurre l’assorbimento di nutrienti e influenzare negativamente la salute intestinale degli animali. Nei carnivori, un eccesso di fibre può velocizzare il transito intestinale, compromettendo ulteriormente l’assorbimento di nutrienti.
Ci sono anche casi documentati di animali che, seguendo una dieta vegana, hanno sviluppato gravi patologie. Ad esempio, si è verificato il caso di un cane che ha sviluppato una cirrosi epatica a causa della fermentazione alcolica a livello intestinale, probabilmente innescata dall’eccesso di fibre e carboidrati nella dieta.
Diete commerciali vegetariane e vegane: sono una soluzione?
Esistono sul mercato prodotti commerciali per cani e gatti che si presentano come vegetariani o vegani, solitamente arricchiti con integratori per cercare di bilanciare eventuali carenze. Tuttavia, anche in questo caso, la sicurezza a lungo termine di queste diete è ancora oggetto di dibattito.
Alcune aziende hanno condotto studi per verificare la completezza nutrizionale dei loro prodotti, ma questi studi sono stati generalmente di breve durata, insufficienti per valutare gli effetti a lungo termine. Inoltre, ricerche su alcune diete vegane per gatti hanno evidenziato carenze di nutrienti essenziali, come la taurina, mentre diete vegane per cani hanno mostrato squilibri di amminoacidi come arginina e metionina.
Il dilemma etico
Oltre alle questioni nutrizionali, è importante considerare anche l’aspetto etico. Molti proprietari scelgono di adottare una dieta vegana o vegetariana per i propri animali in buona fede, credendo di fare una scelta più rispettosa degli animali e dell’ambiente. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli dei rischi che questa decisione potrebbe comportare per la salute del cane o del gatto.
Forse una soluzione intermedia potrebbe essere valutare una dieta vegetariana, che includa uova o latticini, o considerare alternative come il pet food a base di insetti, un’opzione nutrizionalmente più adatta e più sostenibile.
Conclusioni
In definitiva, scegliere una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti è una decisione che non dovrebbe essere presa alla leggera. È essenziale considerare sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici, tenendo presente che cani e gatti sono carnivori per natura e hanno esigenze nutrizionali specifiche che devono essere soddisfatte. Prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta del proprio animale, è sempre consigliabile consultare un veterinario esperto, per garantire che la salute del cane o del gatto non venga compromessa.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Premietti fatti in casa: come premiare in maniera sana e golosa i nostri pet
I premietti fatti in casa a cosa servono? Chi possiede un cane sa quanto sia bello premiarlo, quanto sia appagante creare questo momento di condivisione delle risorse. A proposito di premio o di gratificazione vi siete mai chiesti come si può premiare un cane?
Il quadrifoglio della gratificazione
Ci sono diversi modi per farlo: con il cibo, con il gioco, con la carezza o con una frase carina, infatti si parla del quadrifoglio della gratificazione. Ogni petalo del quadrifoglio va utilizzato con dovizia, nel momento giusto e con criterio in particolare nelle prime fasi della vita e dell’apprendimento. Ogni cane ha le sue preferenze. Per molti cani il gioco è il jackpot, per altri lo è il cibo, dobbiamo quindi imparare ad osservare e a capire il nostro cane.
Premietti fatti in casa: a cosa servono?
Il premio, qualunque esso sia, serve per fissare un comportamento richiesto o serve a far capire al cane, in fase di apprendimento, che sta lavorando nel modo corretto. Tutte le ricompense sono da utilizzare con sapienza in modo da capire l’ordine di importanza che avranno per quel cane.
Quindi non solo il cibo gratifica ma, il cibo è per la maggior parte dei cani una vera delizia, comoda per il proprietario da
portare in tasca e reperibile in qualsiasi supermercato o negozio specializzato.
Durante il mio lavoro di medico veterinario nutrizionista chiedo sempre ai proprietari se somministrano premietti industriali ai cani, questo perché prima di tutto
apportano parecchie calorie e secondo potrebbero contenere ingredienti magari non indicati per quel soggetto. Ad esempio i wurstel, che ai cani piacciono tantissimo e che sono usatissimi, sarebbero assolutamente da evitare sia per gli ingredienti diciamo poco nobili e sia per le possibili implicazioni sanitarie in particolare se dati crudi.
Oggi vorrei con voi approfondire questo discorso perché lo ritengo importante e inoltre vi vorrei
condurre verso la scelta di questi alimenti gratificanti aiutandoli ad acquistarli o meglio ancora
vorrei dirvi come produrli in casa.
Premietti fatti in casa: come sceglierli
Per quello che riguarda i prodotti industriali il primo consiglio è quello di leggere bene l’etichetta e
di non soffermarsi al solo packaging frontale che spesso può trarre in inganno. Pensate che se
trovate scritto “con anatra”, la legge permette di inserirne solo il 4%, viene da se che i restanti
ingredienti siano da ricercare nell’etichetta sul retro della confezione. Questi prodotti inoltre
contengono molti cereali e zuccheri nascosti che possono non essere indicati.
Detto questo credo che la carne essiccata pura al 100% sia in assoluto la migliore opzione, la si trova di tanti tipi diversi in particolare nei negozi specializzati. Questa tipologia di premio consente anche ai cani che fanno diete ad eliminazione o simil-chetogeniche di sgranocchiare qualcosa di sicuro, nutriente, che si può spezzettare in piccoli pezzi ed è inoltre facile da trasportare. Il processo di essiccazione è un metodo molto antico di conservazione della carne che consiste nell’eliminazione della maggior parte dell’acqua libera, quindi nel blocco dell’attività enzimatica, vien da se che non è quindi una cottura.
Possiamo produrre in casa la carne essiccata?
Certamente! La cosa migliore è munirsi di un essiccatore, ma non è l’unico metodo vediamo come fare:
Premietti fatti in casa: Metodo con l’essiccatore
Prima di tutto servono tagli di carne magra o comunque carne privata dal grasso perché il grasso trattiene acqua e non si secca. Acquistate carne di buona qualità e lavoratela velocemente in modo da ridurre al minimo la contaminazione e la proliferazione batterica.
La carne va tagliata a cubetti o a striscioline larghe circa 1 centimetro e spesse mezzo centimetro, vanno disposte distanziate, meglio su carta forno, nei cestelli dell’essiccatore in modo che l’essiccazione sia uniforme.
Si imposta un ciclo a 68 gradi per circa 8 ore. Una volta che si sono raffreddate e ben asciugate queste striscioline si possono conservare in un vaso di vetro per circa 30 giorni al riparo dalla luce e, cosa importante, NON in frigorifero perché si potrebbero ammorbidire e ammuffire.
Per una migliore conservazione possiamo metterle sottovuoto e in freezer. Vi ricordo che questa carne non è cotta ma è solo privata dell’acqua e che, per una migliore sanificazione, la si può mettere dopo averla essiccata qualche minuto nel forno a 100 gradi. Si possono essiccare anche i pesci di piccole dimensioni dopo averli eviscerati, vanno acquistati freschissimi in modo che il contenuto di istamina sia molto basso, disposti nell’essiccatore sopra la carta forno, impostando la funzione pesce o avviando un ciclo a 60 gradi per 10 ore.
Premietti fatti in casa: Metodo con il forno
Se non abbiamo un essiccatore possiamo tagliare la carne e disporla nel forno di casa sulla carta forno. Se si possiede un forno statico impostarlo a 100 gradi per 2 ore girando i pezzi a metà cottura e tenendo leggermente aperto lo sportello, se si possiede quello ventilato si imposta a 60 gradi per 6-8 ore sempre tenendo leggermente aperto lo sportello.
Consigli generali
Offriamo al nostro pet la carne essiccata senza esagerare perché ha una notevole densità calorica cioè contiene dalle 300 alle 400 kcal per 100 grammi. Nei cani in sovrappeso o di piccola taglia, soprattutto, dobbiamo considerarla e dosarla quando si formula una dieta. È un ottimo alimento utilizzabile come premietto gratificante, come snack, per i cani da lavoro, per gli sportivi e anche nei cuccioli.
Articolo della dott.ssa Monica Serenari, DVM
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I cani possono mangiare le patate?
Se ti sei mai chiesto se puoi condividere con il tuo cane le patate che hai nel piatto, sei nel posto giusto! Sono un alimento comune nelle nostre cucine, ma possono essere date anche ai cani? La risposta è sì, ma con alcune importanti precauzioni. Vediamo insieme quali sono i benefici, i rischi e i metodi giusti per includere questo tubero nella dieta del tuo cane.
Le patate e le loro proprietà nutrizionali
Le patate, originarie dell’America, appartengono alla stessa famiglia botanica di pomodori, peperoni e melanzane: le Solanaceae. Ne esistono tantissime varietà, e solo in Italia se ne coltivano oltre 30 tipi! Questi tuberi sono noti soprattutto per il loro alto contenuto di amido e fibre, in particolare nella buccia.
Una delle caratteristiche principali di questo alimento è l’elevato contenuto energetico. Infatti, 100 grammi di patate forniscono tra le 70 e le 85 calorie, rendendole un alimento molto più calorico rispetto a molte altre verdure. Questo le rende simili a cibi come la pasta e il pane per quanto riguarda l’apporto energetico, ma con una differenza: sono anche ricche di fibre.
Quando cotte correttamente, le patate risultano facilmente digeribili per i cani e possono offrire anche alcuni importanti benefici nutrizionali. Oltre all’energia, forniscono vitamine come la vitamina C, provitamina A, niacina (vitamina PP), oltre a minerali come potassio e zinco. Tuttavia, è essenziale prestare attenzione al modo in cui vengono preparate.
I rischi delle patate per i cani
Nonostante i benefici, ci sono anche alcuni rischi legati all’alimentazione dei cani con questo tipo di Solanaceae, soprattutto se non vengono preparate nel modo corretto.
- Apporto calorico eccessivo: Se dai al tuo cane le patate senza prestare attenzione alla quantità, il rischio è di farlo ingrassare. Esse sono infatti molto ricche di calorie e se offerte come snack o fuori pasto, possono contribuire all’aumento di peso. È sempre una buona idea consultare un veterinario o un esperto in nutrizione animale per inserire correttamente questo alimento nella dieta del tuo cane.
- Solanina: Uno dei rischi più importanti delle patate crude o mal cotte è la presenza di solanina, un alcaloide tossico che può causare problemi seri nei cani, come vomito o addirittura disturbi neurologici. La solanina si trova principalmente in quelle verdi o germogliate, perciò è fondamentale cuocerle bene prima di offrirle al tuo cane. La cottura elimina la maggior parte della solanina, rendendo le patate sicure.
- Indice glicemico: Se il tuo cane è diabetico, le patate potrebbero non essere l’alimento ideale. Questo perché hanno un indice glicemico elevato, il che significa che aumentano rapidamente i livelli di zuccheri nel sangue, un effetto da evitare nei cani con problemi di diabete. In questi casi, è meglio evitarle o inserirle in una dieta bilanciata e studiata appositamente da un esperto.
Come preparare le patate per il cane
Ora che sappiamo che le patate possono essere sicure per i cani, come possiamo prepararle in modo corretto?
- Cuocile sempre: Mai dare al tuo cane patate crude. La cottura è essenziale per inattivare la solanina. Le patate possono essere cotte in vari modi: bollite, al vapore o al forno. Un metodo semplice e sicuro è bollirle in poca acqua e poi ridurle in purea con un frullatore, così da renderle più digeribili.
- Con o senza buccia?: Le patate possono essere date con la buccia, soprattutto se sono state cotte al vapore o bollite. La buccia è ricca di fibre, utili per il sistema digestivo del cane. Tuttavia, assicurati sempre che la buccia sia ben pulita.
- Patate al forno: Le patate al forno sono un’ottima opzione per il tuo cane, purché siano preparate in modo semplice. Puoi cuocerle con un po’ di rosmarino per dare sapore. Anche le patate arrosto sono una buona alternativa, purché non siano fritte.
- Cosa evitare assolutamente: Evita di dare al tuo cane patate fritte, chips o altri snack industriali. Questi alimenti sono troppo grassi e pesanti per il loro fegato, oltre ad essere poco salutari in generale. Quelle fritte, in particolare, possono causare problemi digestivi e sono sconsigliate per i cani.
Conclusioni
In definitiva, sì, i cani possono mangiare le patate, ma sempre con alcune accortezze. Se cotte e preparate correttamente, possono essere un’aggiunta gustosa e nutriente alla dieta del tuo cane. Tuttavia, è importante tenere a mente i rischi legati alla solanina, all’eccesso di calorie e all’indice glicemico, specialmente se il tuo cane soffre di determinate condizioni di salute come il diabete.
Ricorda sempre di consultare il veterinario prima di introdurre nuovi alimenti nella dieta del tuo cane, e fai attenzione a non esagerare con le quantità. Un po’ di patate cotte ogni tanto possono fare felice il tuo cane senza causare danni!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
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Il primo vero alimento dei cuccioli è il colostro?
Sembra una domanda banale ma non lo è, certamente il colostro è fondamentale per la sopravvivenza del neonato ma andiamo con ordine.
Cos’è il colostro?
Iniziamo questo viaggio dai primi momenti di vita e parliamo dell’alimento COLOSTRO. Il colostro è prodotto dalle ghiandole mammarie negli ultimi giorni di gravidanza fino ai primi 2 giorni dopo il parto. Apporta nutrienti importantissimi come: acqua, lipidi, carboidrati (lattosio e altri oligosaccaridi), proteine (caseine), enzimi digestivi, immunoglobuline materne e fattori di crescita che, pensate, fanno raddoppiare di peso l’intestino tenue del cucciolo nelle prime 24 ore di vita. La composizione esatta del colostro non è ancora del tutto conosciuta e nei vari studi mostra una certa variabilità. Questo importante alimento contiene inoltre una notevole quantità di vitamina E, A e D.
Le immunoglobuline contenute in questo importante alimento sono prevalentemente IgA, IgM, IgG e vengono assorbite passivamente dall’intestino del cucciolo solo per poche ore dopo la nascita. Nel cane il massimo assorbimento si ha nelle prime 15 ore, nel gatto è invece importantissimo che venga assunto nelle prime 12 ore perché le immunoglobuline colostrali successivamente diminuiscono molto.
La natura ha escogitato questo sistema per immunizzare passivamente i neonati visto che il passaggio delle immunoglobuline dal sangue materno al feto nei carnivori è molto scarso.
Altra funzione importantissima del colostro è la funzione blandamente lassativa utile all’emissione del meconio (prime feci del neonato), aiuta l’escrezione della bilirubina e previene l’ittero neonatale.
Il lattosio presente nel colostro è in assoluto la fonte di energia più importante per il neonato anche perché questo è l’unico carboidrato che riesce a digerire, gli altri oligosaccaridi presenti inoltre nel colostro servono per modulare il microbiota intestinale, impediscono la crescita dei patogeni e favoriscono lo sviluppo dei bifido batteri.
La barriera intestinale del neonato è incompleta e permeabile, questo consente l’assorbimento di tutti i nutrienti e dei fattori di crescita per i vari tessuti dell’organismo.
Il colostro è sempre presente?
Il colostro può mancare per problemi materni come può succedere nelle cagne primipare stressate, nelle cagne con patologie sistemiche, in caso di distocia e nelle infiammazioni del tessuto mammario. I fattori legati ai cuccioli sono invece dovute a malformazioni che impediscono la normale suzione come la palatoschisi.
I neonati che non assumono colostro perdono calore e peso rapidamente, si indeboliscono, si disidratano, sono ipoglicemici, vanno incontro rapidamente ad infezioni, ad insufficienza cardiaca e a morte.
Il colostro quindi è un prodotto non sostituibile se non somministrando il colostro di una cagna donatrice, in poche parole il latte artificiale non è assolutamente sufficiente in queste prime fasi della vita. L’assunzione o meno di questo importante nutriente ha un impatto significativo sullo sviluppo a lungo termine e sulla sopravvivenza del neonato anche dopo lo svezzamento perché stimola lo sviluppo di molti organi oltre del tratto gastroenterico.
Conclusioni: il colostro è il primo alimento del cucciolo?
La risposta è no: il primo alimento è il LIQUIDO AMNIOTICO.
Il liquido amniotico circonda e protegge il feto durante la gestazione, permette il normale sviluppo degli arti del feto consentendone i movimenti, permette lo sviluppo del polmone, garantisce al feto una temperatura costante, protegge il cordone ombelicale e ha proprietà antinfettive. Ma come dicevamo prima, è anche il primo alimento del feto. Appena il feto completa l’organogenesi dell’apparato digerente e inizia a deglutire, inghiotte il liquido amniotico che va a controbilanciarne la produzione, pensate che un feto umano ne ingerisce 500 ml al giorno.
L’ingestione del liquido amniotico attiva l’apparato digerente del cucciolo, apporta nutrienti in particolare sali minerali, acidi grassi e proteine consente l’idratazione e la produzione di urine.
Articolo del Dr.ssa Monica Serenari, DMV
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Animali e invecchiamento
Quando un animale domestico comincia a manifestare i primi segni di invecchiamento, spesso ci troviamo completamente impreparati ad affrontare questa nuova fase della loro esistenza.
In questo articolo cercheremo di capire cosa significa “invecchiare”, quali sono i meccanismi alla base di questo processo fisiologico e come cambiano i fabbisogni degli Animali anziani, in modo da aiutarli ad affrontare questa fase della vita nel miglior modo possibile e raggiungere un invecchiamento di successo.
Perché è importante parlare di animali anziani
Negli ultimi anni, grazie alle migliori condizioni di vita, di cura e di alimentazione, stiamo assistendo ad un allungamento della durata della vita dei nostri animali domestici. Attualmente l’aspettativa di vita media, nei paesi occidentali, è di 13-14 anni per un cane e di 12-15 anni per un gatto.
L’aumento della popolazione geriatrica è collegato ad un aumento delle patologie correlate a questa fascia di età e, di conseguenza, delle spese veterinarie ad esse associate.
Inoltre, famiglie sempre più attente, richiedono, molto più che in passato, approcci di tipo “integrato” non solo curativi, ma anche di tipo preventivo. In quest’ottica, l’alimentazione e la nutraceutica rappresentano un’arma potentissima di prevenzione e di gestione delle patologie che possono colpire l’animale anziano.
Cosa si intende per invecchiamento
Cominciamo con lo sfatare una delle credenze più comuni: l’invecchiamento non è una malattia!
L’invecchiamento è un processo fisiologico che interessa tutti gli esseri viventi e che inizia nel momento stesso della nascita. Ebbene sì, proprio a partire dal giorno in cui nasciamo le nostre cellule, i nostri organi e tessuti cominciano ad invecchiare, anche se i primi segni di senescenza cominciano a manifestarsi in maniera evidente solo dopo il raggiungimento della maturità.
Quando possiamo dire che il nostro animale sta diventando anziano?
Se nell’uomo abbiamo delle fasce di età bene definite, nei nostri Animali non è così semplice, in quanto l’invecchiamento è legato a fattori quali specie, razza e taglia dell’animale.
In linea di massima possiamo dire che, per i gatti, la soglia di invecchiamento è tra i 10 e i 12 anni, mentre per i cani dipende dalla taglia. I cani di taglia piccola sono generalmente più longevi dei cani di taglia grande, mentre i cani di taglia gigante sono in assoluto i meno longevi.
Nella tabella sono riportate le soglie di senilità in base alle caratteristiche sopra descritte. Attenzione: si tratta solo di stime che non vanno prese così rigidamente. Quello che fa davvero la differenza, in un cane anziano, è lo stile di vita e la presenza o assenza di patologie correlate.
Agendo in prevenzione, con una corretta alimentazione e integrazioni funzionali, possiamo far sì che il nostro Animale raggiunga quello che viene definito un “invecchiamento di successo”. Un invecchiamento solo anagrafico, non accompagnato da patologie invalidanti.
Animali e invecchiamento di successo. Cosa cambia nell’organismo dell’animale anziano e quali sono le strategie nutrizionali per supportare questi cambiamenti?
Nell’animale anziano si verificano una serie di cambiamenti che dobbiamo prendere in considerazione quando impostiamo un piano alimentare:
- Dididratazione progressiva: l’organismo, invecchiando, tende a ridurre la sua capacità di mantenere un adeguato bilancio idrico. Per questo motivo, dobbiamo cercare di incoraggiare l’assunzione di acqua mediante l’utilizzo di fontanelle (sia per i gatti che per i cani). Prediligendo cibi commerciali umidi o, meglio ancora, una dieta fresca. Preparando dei brodi leggeri di carne e verdure con un pizzico di sale (se possibile) da aggiungere alla pappa. (ne parliamo qui: https://nutravet.it/lacqua-il-piu-importante-dei-nutrienti/ )
- Aumento del catabolismo: che porta a una perdita progressiva di massa magra, a una minor capacità di digestione ed assorbimento dei nutrienti e ad un ridotto metabolismo. Per questo motivo, la dieta dovrebbe prevedere un adeguato apporto energetico. Per evitare aumento di peso finanche all’obesità (condizione molto più frequente nei cani anziani rispetto ai gatti) e un adeguato apporto proteico. Le proteine, infatti, sono indispensabili per lo svolgimento di numerose funzioni organiche (tra cui il corretto funzionamento del sistema immunitario) e strutturali (costituzione delle masse muscolari). Per questo l’apporto proteico nel cane anziano, salvo rare eccezioni, non dovrebbe essere ridotto, ma addirittura aumentato. (ne parliamo qui 🡪 mettere il link al mio articolo sulle proteine, non ancora pubblicato). Per quanto riguarda i carboidrati, invece, in alcuni casi potrebbe essere utile una loro netta riduzione, soprattutto nei soggetti con tendenza al sovrappeso.
- Alterazioni del microbiota: essendo a tutti gli effetti un organo, il microbiota invecchia al pari di tutti gli altri organi. Questo invecchiamento porta ad un impoverimento della varietà di famiglie batteriche che lo compongono e quindi ad uno stato di disbiosi. Questa deve essere sempre valutato(puoi approfondire qui: https://nutravet.it/cose-la-disbiosi-intestinale/ ). Per supportare il microbiota, dal punto di vista nutrizionale, potrebbe essere utile un ponderato aumento di fibre ad azione prebiotica e l’aggiunta di probiotici, in modo ciclico o continuativo a seconda dei casi.
- Difficoltà digestive: possono essere una conseguenza della disbiosi e del ridotto metabolismo. In particolare si potrebbero verificare difficoltà nella digestione dei grassi. Meglio prediligere grassi a media e corta catena, come l’olio di cocco, più digeribili e con proprietà benefiche nei confronti delle cellule del sistema nervoso, come dimostrato da alcuni studi.
Ne parliamo qui: https://nutravet.it/olio-di-cocco-per-il-cane-cose-a-cosa-serve-e-come-usarlo/ - Aumento dei fenomeni ossidativi e irrigidimento delle membrane cellulari: in questo caso possono venirci in aiuto gli antiossidanti. Vitamina C e Vitamina E (utile in caso di animali in sovrappeso o con dermopatie), ma anche il Coenzima Q 10 (utile in caso di patologie metaboliche, come il Diabete o il Morbo di Cushing) e l’Acido alfa-lipoico (utile in caso di patologie neurologiche e cognitive). Gli acidi grassi omega tre, invece, nel cane anziano assumono una importanza particolare per il sostegno di reni e cellule nervose. Grazie alla loro attività antinfiammatoria e di mantenimento della fluidità delle membrane cellulari. (ne parliamo nel dettaglio qui: https://nutravet.it/acidi-grassi-essenziali-omega-3-e-omega-6-per-cane-e-gatto-perche-sono-importanti/ )
Animali e invecchiamento di successo. Quale dieta scegliere per l’animale anziano
La dieta dovrà essere scelta in base ad una serie di fattori legati allo stato clinico del vostro animale, ma anche alle esigenze dei familiari.
Pur non esistendo studi conclusivi che comparino la dieta fresca a una dieta industriale, per il fattore “aspettativa di vita”, possiamo affermare che la dietra fresca presenta numerosi vantaggi rispetto a quella industriale. Per esempio, la possibilità di essere cucita su misura sull’animale, come fosse un vestito sartoriale. Questo ci permette di adeguarla maggiormente alle esigenze del paziente, soprattutto laddove coesistano comorbilità (ovvero più patologie contemporaneamente). Inoltre la dieta fresca, essendo più idratata, si presta meglio alle esigenze di un organismo che ha difficoltà a mantenere un corretto bilancio idrico.
Nel caso si decidesse di optare per una dieta commerciale, i mangimi umidi potrebbero essere preferibili. Questo grazie alla loro maggiore idratazione e alla loro maggior appetibilità. Attenzione ai mangimi “senior”, che spesso prevedono una riduzione proteica non necessaria e spesso dannosa. Se l’animale non presenta patologie particolari, possiamo tranquillamente orientarci verso un mangime di mantenimento per adulti, mentre in caso di patologie, occorre valutare bene con il proprio Medico Veterinario esperto in nutrizione, quale scegliere in base alle condizioni cliniche del paziente.
Articolo del Dr.ssa Marta Batti, DMV
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Pressati a freddo: sono davvero più salutari per il nostro pet?
Se non possiamo offrire al nostro animale un cibo fresco, cercheremo sempre di trovare un cibo commerciale più adatto. Negli ultimi anni si sente spesso parlare di alimenti PRESSATI A FREDDO e di come questi possano essere più digeribili e salutari per il nostro amico. Ma è veramente così?
In questo articolo spiegheremo cos’è un pressato a freddo, la differenza con un croccantino estruso ed i reali vantaggi e svantaggi di questo alimento.
Interessante è cercare di soffermarsi sul tipo di tecnologia messa in pratica, che non sempre da un prodotto più digeribile per ogni animale o ne giustifica il reale costo finale.
PRESSATI A FREDDO E LA DIFFERENZA CON UN ESTRUSO
Per pressato a freddo intendiamo un cibo pellettato, ossia un cibo che si ottiene con una tecnologia chiamata pellettatura. Sfrutta un macchinario semplice chiamato pellettatrice, avente due rulli che premono il cibo contro una griglia e tramite l’attrito generano questo pellet. Qui si raggiunge una temperatura massima di 40-60 ‘ C con il solo “sfregamento” del cibo sulla griglia. Il classico croccantino invece, viene estruso mediante un macchinario molto costoso e complesso chiamato estrusore. Qui il cibo viene amalgamato con l’acqua e sfruttando il calore del vapore a 90-100’C ed una grossa vite, si ottiene il croccantino.
Oltre all’ evidente differenza di calore utilizzata nei due processi di produzione la differenza sta nella materia prima utilizzata:
Nel cibo pellettato pressato a freddo bisogna partire necessariamente da un cibo che sia già disidratato, macinato e ridotto in farina, poco umido. In un croccantino estruso si possono anche utilizzare materie prime fresche come la carne (che come detto in altri articoli, non è sempre un vantaggio)
Per quanto riguarda i nutrienti, la pellettatura utilizzando basse temperature, non dovrebbe portare a perdita di nutrienti e non richiederebbe aggiunta di additivi a fine produzione. Il cibo estruso invece, una volta asciugato e “gonfiato”, viene additivato infine con vitamine e Sali minerali in modo da non essere più degradate dal calore.
VANTAGGI E SVANTAGGI DEL PRESSATO A FREDDO
Il punto di forza del pressato a freddo è quello di non degradare le sostanze nutritive e non richiedere l’aggiunta a fine produzione di vitamine e Sali minerali come un croccantino estruso. Ma come abbiamo detto prima, deve necessariamente partire da materie prime che hanno già subito una disidratazione (come sarà avvenuta questa procedura?sono stati applicati comunque dei trattamenti hanno modificato la materia prima)
Ci sarebbe anche il vantaggio che la pellettatrice, costando molto meno di un estrusore, venga acquistata anche da realtà commerciali più piccole, definite di “nicchia”. Spesso però questi prodotti non costano meno di un classico croccantino estruso.
Il costo elevato è giustificato dalla loro alta digeribilità? Potendo utilizzare meno amido per le basse temperature (ricordate che c’è sempre amido anche in un pellettato!!) il cibo avrebbe anche più proteine e “galleggerebbe in un bicchiere d’acqua”. Per fortuna il nostro animale non si riduce ad un semplice bicchiere di acqua, ma è un organismo ben più complesso.
Usare meno amido non significa sempre facilitare la digestione. L’estrusione di un croccantino classico porta ad un processo chiamato gelatinificazione, che in molti animali rende l’amido più digeribile. Per assurdo, alcune razze con difficoltà a digerire gli amidi riescono ad utilizzare i loro pochi enzimi digestivi molto meglio su un prodotto cotto estruso piuttosto che pressato a freddo. Come lo capiamo? Andiamo a confrontare il volume e la quantità di feci del nostro animale e lì capiremo (feci=scarto). Per non parlare di alcuni pressati a freddo, dove l’ amido presente deriva solo da legumi.
Parlando di appetibilità, il pellettato non venendo appetizzato con grasso animale a fine produzione, spesso risulta meno gradito.
CONCLUSIONI
Ma allora questi pressati a freddo hanno troppi svantaggi? Assolutamente no! Esistono ditte molto affidabili, che selezionano bene le materie prime ed applicano una politica di trasparenza nel loro processo produttivo e dei loro ingredienti, usando amido prevalentemente derivato dalle patate e non dai legumi; studiano composizioni che rendano più appetibile il loro prodotto.
Se non si può scegliere un’alimentazione fresca e bilanciata ricordiamo sempre che “Non esiste l’alimento commerciale migliore per una cane ed un gatto, esiste l’alimento migliore per il nostro cane e il nostro gatto, in base al suo stato di salute, al suo comportamento, la sua natura, le sue abitudini e molto altro ancora”. Diffidiamo sempre da chi professa la verità assoluta!
Articolo del Dr. Carmine Salese, DMV
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I cani possono mangiare i cachi? Una guida per i proprietari
L’autunno porta con sé una varietà di frutti deliziosi, tra cui i cachi, che molti di noi non vedono l’ora di gustare. Ma cosa fare se il nostro cane si mostra interessato a questo frutto dolce e succoso? I cachi sono sicuri per i cani? In questo articolo, esploreremo i benefici, i rischi e le modalità corrette per offrire questo frutto al nostro cane, mantenendo sempre la loro salute al primo posto.
Benefici del cachi per i cani
Il cachi, frutto della pianta Diospyros, è apprezzato per la sua dolcezza e le sue proprietà nutritive. Originario della Cina, questo frutto è ormai ampiamente diffuso anche in Italia, dove viene consumato soprattutto durante l’autunno. I cani, come noi, possono essere attratti dal suo sapore dolce, ma è importante sapere come somministrarlo correttamente.
Questi frutti sono ricchi di vitamina C e beta-carotene, due potenti antiossidanti che possono supportare il sistema immunitario del cane. Inoltre, contengono minerali essenziali come potassio, fosforo e magnesio, che contribuiscono al benessere generale dell’animale. Un altro aspetto positivo è la presenza di fibre, che possono favorire la salute intestinale del cane, sempre che siano consumate con moderazione.
I rischi associati al consumo di cachi
Nonostante i loro benefici, i cachi non sono privi di rischi per i cani. Innanzitutto, bisogna considerare l’alto contenuto di zuccheri di questo frutto. Con circa 65-70 kcal per 100 g, sono più calorici rispetto ad altri frutti come le mele. Gli zuccheri rappresentano circa il 16-18% del frutto, un dato importante da tenere in considerazione, soprattutto per i cani con predisposizione al sovrappeso o alla diabete.
Per i cani diabetici, infatti, è assolutamente sconsigliato a causa del suo elevato contenuto di zuccheri. Inoltre, nei cani che non sono abituati a consumare frutta, un’eccessiva quantità di cachi potrebbe causare disturbi gastrointestinali come flatulenza e feci molli.
Come dare il cachi al cane in sicurezza
Se decidete di dare un po’ di cachi al vostro cane, ci sono alcune precauzioni da prendere. Prima di tutto, il frutto deve essere ben maturo, ma non eccessivamente. Un cachi troppo maturo è più ricco di zuccheri, mentre uno acerbo contiene tannini, che possono avere un effetto astringente e rendere il frutto difficile da digerire. Il cachi maturo è inoltre più lassativo, quindi va somministrato con molta moderazione.
È essenziale sbucciare il frutto e rimuovere il seme centrale prima di offrirlo al cane. Il seme può rappresentare un pericolo di soffocamento, specialmente per i cani più voraci. Dopo aver sbucciato e tagliato il cachi in piccoli pezzi, potete offrirne un piccolo assaggio al vostro cane, monitorando attentamente la sua reazione.
Quanto cachi può mangiare il cane?
La quantità giusta di cachi per un cane varia a seconda della taglia e della tolleranza individuale al frutto. Come regola generale, per i cani di piccola taglia, è consigliabile offrire solo un pezzettino grande quanto una falange del dito. Per i cani di taglia media o grande, si può arrivare a 2-3 pezzettini. In ogni caso, la moderazione è la chiave: troppi zuccheri possono fermentare nell’intestino del cane, causando flatulenza e altri problemi digestivi.
Se notate che il vostro cane manifesta sintomi come feci molli o disagio intestinale dopo aver mangiato i cachi, riducete la quantità o sospendete completamente la somministrazione.
Conclusione
In sintesi, i cachi possono essere un piccolo piacere da condividere con il vostro cane, a patto di seguire alcune semplici regole. Offrite il frutto in piccole quantità, ben maturo e senza semi, e osservate attentamente come reagisce il vostro amico a quattro zampe. Ricordate che, come per qualsiasi nuovo alimento, è sempre una buona idea consultare il veterinario prima di introdurlo nella dieta del vostro cane.
In questo modo, potrete godervi l’autunno insieme al vostro cane, gustando entrambi i deliziosi frutti di stagione senza rischi per la salute.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
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