Latte artificiale per cuccioli e gattini, ricette casalinghe!
Può succedere che serva latte artificiale per cuccioli e non si riesca a trovare quello confezionato, nessuna paura!
Ecco qualche ricetta con ingredienti che tutti possiamo avere in casa.
Alcuni accorgimenti: gli ingredienti devono essere accuratamente emulsionati e somministrati al cucciolo ad una temperatura di 39°-40°, usare sempre acqua di bottiglia sterile e adottare accurate norme igieniche!
Ricordiamoci però che si tratta di ricette d’emergenza che possono sostituire solo per brevi periodi quello in polvere formulato per cani e gatti!
E se ti interessa approfondire la cura dei cuccioli neonati leggi anche questo articolo.
Contributo a cura della dott.ssa Monica Serenari, DMV
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Crocchette grain free per il cane: è una moda?
Un alimento commerciale grain free è davvero la scelta migliore per i nostri amici?
Circa 15 anni fa questi alimenti hanno iniziato a prendere piede con grande successo, proprio perché ai proprietari più attenti piaceva l’idea di dare un cibo che assomigliasse il più possibile alla dieta di un carnivoro selvatico. Senza carboidrati quindi che apportassero amido.
I mangimi grain free, però, non ne sono privi in realtà!
Anzi, per ottenere l’estrusione, il processo tecnologico che porta ad ottenere i croccantini, serve proprio una quota di amido. Senza il quale l’estrusione non può avvenire.
Nei mangimi grain free l’amido viene apportato dalle patate e spesso anche da quote importanti di legumi. Ma l’utilizzo di ceci, lenticchie e piselli in quantità elevate può condurre a diverse problematiche di tipo gastroenterico. Per la loro scarsa digeribilità e la presenza di fattori antinutrizionali.
Non bisogna nemmeno sottovalutare il fatto che i legumi contribuiscono ad innalzare il contenuto proteico di questi mangimi. Seppur con proteine di minor valore biologico rispetto a quelle animali, che sono poco utilizzabili dai nostri amici.
Storia del grain free
Questa tipologia di alimento per i nostri amici nasce in Canada e Nord America circa 15 anni fa.
In zone in cui il clima può essere particolarmente rigido. In origine, i grain free avevano una loro motivazione ben precisa, ossia quella di avvicinare questi mangimi alle condizioni di alimentazione naturale dei carnivori.
All’epoca, quando questi alimenti sono usciti per la prima volta sul mercato, i mangimi per cani presentavano sì una quota di carne. Ma erano composti soprattutto da cereali. Questo anche perché i primi estrusori non permettevano di arrivare a quote ridotte di amidi, come invece può accadere con macchinari più moderni.
La motivazione dietro questi nuovi prodotti era quindi quella di farli assomigliare il più possibile a ciò che un carnivoro mangia in natura. Ossia ad una preda. E in natura viene mangiato tutto della preda!
Quindi il muscolo, il grasso, ma anche il contenuto intestinale. Nello stomaco e nell’intestino di una preda, è possibile trovare infatti erba, frutta, ed anche qualche tubero. Ma di cereali, intesi come cariosside (seme) delle graminacee gli animali selvatici non ne mangiano poi così tanti, ed ecco perché in questi cibi non erano presenti cereali.
Questi ragionamenti, però, nei paesi di origine dei grain free avevano una loro logica. Soprattutto per categorie di animali con altissimi fabbisogni energetici, in un clima particolarmente rigido (pensiamo ai cuccioli in accrescimento, alle mamme in lattazione, ma soprattutto ai cani che dovevano lavorare sulla neve, come i cani da slitta). Per soddisfare i quali sarebbero serviti così tanti amidi da dare problemi di digeribilità.
Dunque i grain free sono nati per ottenere comunque un estruso ma con una elevata quota di proteine, tanti grassi (per sopperire agli elevati fabbisogni energetici) e tanta fibra (perché nel contenuto del tratto gastroenterico delle prede, i carnivori selvatici ne trovano comunque una discreta quantità).
I primi grain free in Italia
I primi mangimi grain free importati in Italia presentavano un elenco di ingredienti notevole (con almeno 4-5 fonti di proteine animali diverse). Una lunga lista di frutta, erbe fresche ed essiccate per un effetto prebiotico (erba medica, mela, ribes…).
Avevano quindi un elevato tenore proteico (arrivavano ad un 40-45% di proteine!) tanti grassi (30-35%) ma anche tante fibre (fino a 6-7 punti di fibra!). E questo affascinò subito i proprietari più attenti, desiderosi di fornire al proprio beniamino il cibo migliore possibile.
Il grandissimo successo dei grain free è da attribuire proprio all’impressione di alimentare il proprio animale con qualcosa di più “naturale” e più vicino alla sua fisiologia.
Ecco che tante aziende, in seguita a questo successo, iniziarono a produrre grain free.
Purtroppo, però, la carne è un ingrediente abbastanza costoso, e per diminuire i costi di produzione mantenendo alto il quantitativo proteico, alcune aziende ricorsero ai legumi: fonte sufficientemente economica sia di amidi, che di proteine.
Le etichette si allungarono ulteriormente con ceci, lenticchie rosse e verdi, piselli, ecc.
Questo espediente ha permesso di ridurre il quantitativo di carne utilizzata, mantenendo quindi i ricavi accettabili per una azienda. Ma le proteine dei legumi, oltre ad avere un basso valore biologico, non sono così semplici da utilizzare per un cane come quelle provenienti da fonti animali!
Fonti di amidi nelle crocchette grain free
Dobbiamo fare anche una considerazione sugli amidi apportati dai legumi. Si tratta prevalentemente di amilosio, che risulta meno digeribile rispetto all’amilopectina presente invece nei cereali.
Ecco che dunque, tra un mangime con tanti legumi ed uno con tanti cereali (per quanto anche questo non sia il massimo per i nostri carnivori domestici) sarà da preferire il secondo!
Dobbiamo anche ricordare che i legumi contengono elevate quantità di fattori antinutrizionali, che impediscono quindi il corretto assorbimento degli altri nutrienti presenti nella dieta.
Rischi degli alimenti grain free
Cani alimentati con questi mangimi hanno ben presto presentato alcuni problemi. Spesso producono un elevato quantitativo di feci, per la tanta fibra presente, ma possono manifestare anche vomito, feci poco formate, diarrea e meteorismo. Proprio perché la quota elevata di legumi li rende difficilmente digeribili per i nostri amici.
Alla lunga, l’utilizzo di questi cibi può portare quindi all’insorgenza di disbiosi.
Ma non solo: si è sospettato che i grain free con tanti legumi, abbiano causato in numerosi animali una forma di miocardiopatia dilatativa. Proprio dovuta all’azione antinutrizionale di questi ingredienti, ed alle fibre che forniscono (Nel 2018, la FDA – Food and Drug Administration- ha aperto una inchiesta al riguardo, proprio a seguito di numerosissime segnalazioni di miocardiopatia dilatativa di probabile origine alimentare, in seguito all’assunzione di grain free).
Più recentemente, alla luce di quanto detto sopra, le aziende hanno iniziato a produrre grain free con meno legumi, utilizzando come fonti di amidi le patate o la tapioca. Questi mangimi, per quanto non presentino particolari vantaggi rispetto ad un cibo contenente cereali, riducono comunque le problematiche dovute all’eccesso di legumi.
A chi dare un cibo grain free?
Bisogna contestualizzare dunque questa tipologia di alimenti. Un grain free di buona qualità, rispetto ad un altro cibo commerciale con meno proteine e meno grassi, può essere una buona soluzione per animali con problemi di ingestione e/o con fabbisogni energetici elevati.
In cui potremo coprire il fabbisogno energetico aumentato con un volume inferiore di alimento.
I cibi grain free che presentato una elevata quantità di proteine animali sono inoltre più appetibili rispetto ad un mangime che presenta più materie prime vegetali.
Ricordiamo ad ogni modo che grain free non significa, necessariamente, tante proteine: bisogna sempre leggere bene le etichette per valutare la qualità del prodotto.
In ogni caso, il mio consiglio è di evitare le etichette che presentano una lunga lista di legumi. Sia per non far incorrere i nostri amici in problematiche digestive, sia perché le proteine migliori per loro restano quelle di origine animale. Non ha inoltre senso, dal mio punto di vista, eliminare i cereali, che tutto sommato forniscono carboidrati che la maggior parte dei nostri cani sa ormai digerire discretamente, per dargliene altri scarsamente digeribili.
Articolo della Dott.ssa Silvia Bernabucci, DVM
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I sensi del gatto
Il gatto ed il gusto: selezionatore sopraffine
In questo articolo affrontiamo il tema dei sensi del gatto, in particolare di quelli che vengono sfruttati dal nostro amico durante l’assunzione del cibo, e come cercare di cambiare la sua alimentazione.
Il rapporto del gatto con il cibo, oltre ad essere fortemente correlato alla sua specie ed al suo comportamento in natura, risulta essere strettamente associato anche alla sua anatomia. Se vuoi saperne di più leggi anche qui.
Non parliamo solo della sua dentizione e della sua masticazione, ma anche degli organi di senso.
Quali sono i gusti del gatto?
Per quanto riguarda i gusti del gatto, a livello anatomico possiede un numero di papille gustative di gran lunga inferiore a noi esseri umani ed al suo nemico/amico cane.
Infatti i nostri felini non sono dei grandi “degustatori” di pappa.
Ci sono sapori che non riescono proprio a percepire come il dolce (anche se molti di noi sarebbero pronti a scommettere il contrario); sapori salati che a stento avvertono; altri che distinguono molto bene, come il sapore acido (sfruttato anche in molti mangimi per esaltare il sapore) oppure l’odiato sapore amaro che può essere contenuto anche in molte verdure cotte.
Il sapore più amato dal gatto è quello dell’UMAMI, che può essere stimolato benissimo da sostanze presenti nella carne fresca.
Quali sensi del gatto vengono sfruttati durante l’assunzione del cibo?
I sensi che vengono sfruttati durante l’assunzione del cibo sono molteplici.
Abbiamo capito che la capacità del gatto di percepire il gusto in realtà è ben più bassa rispetto alla nostra.
Il suo olfatto non è quello di un cane, è sicuramente molto più spiccato del nostro. Ma non è il senso che ne fa da padrone.
La capacità del gatto di osservare la forma, il colore e soprattutto la consistenza e la temperatura del cibo è davvero impressionante. Infatti nel gatto è il caso di dire che il tatto rappresenti per lui un SESTO SENSO.
Quindi capiterà che quel cibo fresco dato frullato, possa riscuotere meno successo dello stesso cibo a pezzi o direttamente tutto intero. Magari da strappare ed ingoiare dopo una rapida masticazione.
Come un predatore, il gatto seleziona il cibo annusandolo, poi lo afferra tra la bocca per sentire di che pasta è fatto l’alimento ed infine lo mastica grossolanamente per gustarne il sapore. Adesso è spiegata la mania del gatto di mettere la zampa nella ciotola toccando tutto il cibo!
Come cambiare la sua alimentazione?
Il rapporto del gatto con il cibo non è del tutto scontato e cambiare la sua alimentazione non è poi così facile.
La prima regola è NON FORZARE MAI O INGANNARE un gatto!
Possiamo solo cercare di sfruttare quello che abbiamo detto. Scaldando il nuovo alimento per aumentare il suo profumo, provare diversi formati di cibi umidi (patè, straccetti, bocconcini ecc). Oppure diversi modi per offrire la novità fresca (frullata, scottata, macinata, ecc).
Possiamo provare a preparare un buon brodo di carne e mescolarlo nel cibo per invogliare il gatto ad assumerlo. Insomma, un vero gioco da Masterchef
Quindi, il gatto rimarrà sempre un selezionatore sopraffine. Con le sue caratteristiche fisiche e comportamentali, riuscirà a far scegliere a noi cosa veramente è gradito a lui!
Articolo del Dott Carmine Salese, DMV
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Cani e verdure. Quali possono mangiare?
Cani e verdure. Quante volte i proprietari di cani si sono chiesti quali possono mangiare?
Siamo abituati a considerare le verdure molto importanti nella nostra alimentazione, ma quali sono quelle che possono mangiare i cani?
Ne parliamo in questo articolo, approfondendo da quali verdure possiamo iniziare, come sceglierle e prepararle e a quali fare attenzione.
Cani e verdure
Le verdure sono ricche di molecole importanti per la salute e possono essere date anche ai cani.
A patto che vengano preparate nel modo giusto, in modo tale da renderle utilizzabili dal cane e dalla suo microbiota intestinale.
Il cane infatti è un carnivoro, solo parzialmente adattato alla digestione di vegetali.
A parte alcune verdure “vietate” come aglio e cipolla (e affini) si può variare e alternare diverse verdure, preferendo sempre quelle di stagione.
Non rappresenta quindi un problema il fatto di cambiare, l’importante è sapere quali sono gli ortaggi che vanno assolutamente evitati e fare delle prove, iniziando sempre da piccole dosi per poi aumentare gradualmente.
Vediamo insieme quali sono le verdure che si possono somministrare, quali sono le loro proprietà nutrizionali, come è preferibile cucinarle e a quali dobbiamo invece fare attenzione.
Con quali verdure possiamo iniziare ?
I “grandi classici” sono carote e dalle zucchine ma non dobbiamo fermarci qui. Abbiamo molte possibilità tra cui spaziare!
Tra le verdure più comuni possiamo includere anche sedano, finocchio, cetrioli, cardi e carciofi.
Iniziamo introducendo una nuova verdura alla volta partendo da piccole quantità. Magari inserendola insieme a quelle che il cane è già abituato.
Le differenze nel tipo e quantità di fibra potranno dare diversi effetti sulla consistenza delle feci (più o meno morbide, più o meno dure).
Le patate, pur facendo parte degli ortaggi, vanno considerate a parte perché sono dei tuberi particolarmente ricchi di amido.
Rappresentano per il cane sia una fonte di fibra, ottima per l’intestino, sia una fonte di glucosio come pasta e riso.
In più le patate contengono solanina, un alcaloide tossico, che viene inattivato dalla cottura.
A differenza di altre verdure quindi le patate vanno date solo cotte!
Cani e verdure. Come possiamo sceglierle?
Le verdure hanno delle proprietà nutrizionali differenti e in assenza di particolari problemi di salute è consigliabile seguire le stagioni per sfruttarne a pieno la composizione naturale.
Quelle non di stagione vengono quasi sempre coltivate in ambienti artificiali (luce, temperatura, umidità) e fatte maturare in celle frigorifere. Questo non permette lo spontaneo arricchimento di minerali e vitamine che si verifica in condizioni naturali.
Comprare ad esempio zucchine fuori stagione (in inverno), non è salutare per il cane come per noi. Il loro contenuto di fibre è assai scarso e nel lungo periodo potrebbe mettere a dura prova la microflora del cane. Cerchiamo di utilizzarle quindi solo in estate e sempre alternate con altre verdure.
Quando la verdura viene importata non dobbiamo dimenticare che il trasporto non solo ha un costo ma anche una durata. Oltre ad essere più cara è anche raccolta acerba.
La cosa più interessante rimane il fatto che i nutrienti dei quali sono ricche le verdure di stagione sono esattamente quelle di cui il nostro organismo ha bisogno in quel determinato periodo dell’anno.
Quindi, in autunno dovremmo preferire tutte le verdure che apportano vitamine, soprattutto la vitamina A e la vitamina C, antiossidanti e altre molecole immunostimolanti o di minerali. Come ad esempio il potassio ed il magnesio, che contrastano l’affaticamento tipico di questo periodo.
Per esempio, le verdure giallo-arancio (carota e zucca) contengono alte concentrazioni di carotenoidi e flavonoidi, sostanze antiossidanti importanti per contrastare l’invecchiamento e sostenere il sistema immunitario.
Ottime anche da un punto di vista di fibra, difficilmente creano problemi intestinali, anzi nella maggior parte dei casi possono risultare utili in corso di diarrea.
Le verdure a foglia verde invece sono ricche di luteina, una molecola importante per proteggere la vista.
Come vanno somministrate le verdure?
Il consiglio è lavarle e pulirle bene, quindi cuocerle per permettere una migliore e più semplice digestione.
Possono essere bollite in acqua o cotte al vapore. Se vogliamo accorciare i tempi possiamo utilizzare la pentola a pressione o il microonde.
Una volta cotte, è necessario frullarle con poca acqua, con un minipimer o un mixer, per farle diventare una purea, affinché l’intestino del cane sia maggiormente in grado di utilizzarle.
E per i soggetti “difficili”, ossia quelli che non ne vogliono proprio sapere di mangiare le verdure?
In questi casi possiamo utilizzare un trucchetto, che consiste nel cuocere le verdure insieme alla carne. Così facendo prenderanno il sapore della carne e saranno più apprezzate.
Le verdure possono essere date anche crude ben lavate e frullate con un omogeneizzatore per bambini con poca acqua.
Frullare in acqua è fondamentale soprattutto per le verdure crude, in quanto aiuta a rompere i legami e solubilizzare i nutrienti.
Le verdure crude non dovrebbero mai essere conservate già mescolate ad alimenti cotti, per evitare vomito o diarrea anche gravi.
A quali verdure dobbiamo fare attenzione ?
In autunno ritroviamo le verdure a foglia verde, come le bietole e gli spinaci. Hanno sicuramente degli effetti positivi ma devono essere evitati in presenza di urolitiasi (calcoli) da ossalato di calcio perché contengono un’elevata quantità di ossalati.
Altre verdure a cui prestare particolare attenzione sono le crucifere (cavoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, verze, broccoli). Oltre ad essere un’ottima fonte di minerali e vitamine, sono ricchi di indoli e di composti contenenti zolfo indicati nella prevenzione di tumori.
Attenzione però perché causano fermentazione intestinale.
Le solanacee (peperoni, pomodori e melanzane) contengono solanine, alcaloide con effetti eccitanti per il sistema nervoso. A molti cani e gatti dà vomito dopo l’ingestione, soprattutto se crude.
Infine, come già detto, non vanno somministrati aglio, cipolla, porro e scalogno perché possono causare gravi stati di anemia. Attenzione anche ai minestroni già pronti che possono contenere cipolla, o alla carne cotta con questi vegetali.
Per approfondire leggi anche questo articolo dedicato all’argomento.
Cerchiamo quindi di far mangiare verdura fresca tutti i giorni ai nostri amici, preferendo prodotti di stagione (ancor meglio se locali). I benefici sono di gran lunga superiori a quelli di qualsiasi integratore!
Articolo della dott.ssa Laura Mancinelli, DMV
- Published in Laura Mancinelli
Curcuma: la spezia amica dei nostri animali
Che spezia fantastica la curcuma, anche in medicina veterinaria!
In questo articolo parliamo di proprietà e utilizzi della curcuma per gli animali, in particolare per aiutare fegato, intestino, reni e combattere i tumori.
Vediamo inoltre come inserirla nell’alimentazione dei nostri cani e gatti e quando ne è sconsigliato l’utilizzo.
La curcuma
La Curcuma longa è una pianta appartenente alla famiglia delle Zingiberacee, originaria dell’Asia.
Utilizzata come spezia per aromatizzare e colorare i piatti della cucina asiatica, si è ormai ampiamente diffusa nelle cucine tutto il mondo. Non solo per il sapore che dona alle pietanze, ma anche per le sue proprietà “curative”, note sin dall’antichità.
Il nome “Curcuma” deriva dal sanscrito “Kunkuma”. Termine utilizzato per indicare il rituale indiano con cui viene segnato il sesto chakra (noto anche come “terzo occhio”) utilizzando polvere di curcuma trattata con calce, per ottenere un colore rosso intenso.
Detta anche “Turmera” o “Zafferano delle Indie”, la Curcuma è infatti da sempre stata utilizzata per le sue proprietà antisettiche, antinfiammatorie, antiallergiche e antitumorali.
Negli ultimi anni gli studi su questa spezia si sono moltiplicati, confermando quello che la medicina ayurvedica ha sempre sostenuto.
Proprietà e utilizzi della pianta di Curcuma
La pianta di Curcuma è utilizzata anche come pianta ornamentale, per i suoi fiori di color giallo-arancio, molto scenografici.
Ma in campo alimentare e fitoterapico non si utilizzano le parti aeree della pianta, bensì la radice (o rizoma) che possiede il caratteristico color giallo carico e il tipico aroma che ben conosciamo.
La radice di Curcuma contiene molti amidi, sali minerali, proteine e vitamina C. Oltre ad un olio essenziale utilizzato in Aromaterapia per le sue proprietà antisettiche e antimicotiche.
Ma le sostanze più interessanti dal punto di vista fitoterapico, contenute nel rizoma, sono i curcuminoidi, tra cui il più importante è la Curcumina. I curcuminoidi hanno spiccate proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. Queste sostanze sembrano infatti capaci non solo di neutralizzare i radicali liberi già prodotti dall’organismo, ma anche di prevenirne l’ulteriore formazione.
Grazie a queste sue proprietà, la Curcuma viene ritenuta utile come coadiuvante in tutta una serie di patologie. Tutte hanno alla base infiammazione e stress ossidativo (artriti, allergie, aterosclerosi, patologie neoplastiche e neurodegenerative, patologie a base autoimmune, diabete, obesità, patologie infiammatorie intestinali, patologie epatiche) la maggior parte delle quali può colpire anche i nostri animali.
Non solo per l’uomo dunque, ma anche per cani e gatti, la Curcuma può essere un ausilio importante. Che può fare la differenza nel trattamento e nella prevenzione di patologie croniche a base infiammatoria.
Vediamo nel dettaglio quali sono queste patologie e come possiamo inserirla nella alimentazione dei nostri animali.
Curcuma e fegato
Numerosi studi hanno evidenziato come la Curcuma abbia un’azione epatoprotettrice e antifibrotica. Prevenendo il danno alle cellule del fegato attraverso i già citati meccanismi antinfiammatori e antiossidanti svolti in particolare dalla Curcumina. Per questo motivo la Curcuma è consigliata come coadiuvante nella prevenzione e nel trattamento di patologie quali la fibrosi, la steatosi epatica e l’epatocarcinoma.
Ha inoltre azione coleretica e colagoga, ovvero stimola la secrezione e il flusso di bile verso l’intestino. Pertanto il suo utilizzo non è consigliato in caso di calcoli biliari, in quanto potrebbe favorire l’incanalamento di uno di questi nel dotto biliare, provocandone ostruzione.
Curcuma e intestino
A livello intestinale, la Curcuma svolge un duplice effetto. Antinfiammatorio, basato sui meccanismi già descritti e antispasmodico, ovvero rilassante nei confronti della muscolatura liscia delle pareti intestinali. E’ quindi indicata come coadiuvante nel trattamento della Malattia infiammatoria cronica intestinale (più nota come “IBD” negli animali) e nella Sindrome del Colon irritabile dell’uomo.
Nelle patologie croniche intestinali a base infiammatoria, in particolare, si verifica un aumento della permeabilità della parete intestinale. Con una serie di conseguenze negative per l’organismo, quali la sensibilizzazione a nutrienti introdotti con la dieta, in particolar modo proteine, e il passaggio in circolo di molecole proinfiammatorie che perpetuano e alimentano lo stato infiammatorio generale, creando un circolo vizioso difficile da contrastare. Alcuni studi evidenziano come la Curcumina abbia la capacità di “correggere” questa permeabilità intestinale, riducendo lo stato infiammatorio generale.
Curcuma e rene
Molto spesso, CKD (malattia renale cronica) e malattia cronica intestinale sono strettamente connesse. I fattori che le legano sono sempre l’infiammazione e lo stress ossidativo.
Anche in corso di CKD la Curcuma, grazie ai suoi effetti antinfiammatori, può essere utilizzata come coadiuvante terapeutico per ridurre lo stato infiammatorio associato e, di conseguenza, la progressione del danno renale.
Curcuma e tumori
La Curcuma è utilizzata da secoli per le sue proprietà antitumorali.
Può essere sicuramente utilizzata sia in prevenzione per alcuni tipi di tumori, come ad es. quello della prostata e della mammella, sia come coadiuvante, in associazione ad altre terapie oncologiche.
Alcuni studi hanno infatti evidenziato come la curcuma sia in grado di potenziare l’azione dei chemioterapici. Inibendo il fenomeno di chemioresistenza, che può essere un ostacolo alla azione di questi farmaci.
Come possiamo inserire la curcuma nell’alimentazione quotidiana degli animali?
La Curcuma può essere inserita quotidianamente nella alimentazione dei nostri animali in due modi: come spezia o come nutraceutico.
Come spezia può essere aggiunta fresca (radice grattugiata) o in polvere, direttamente alla pappa. Le dosi variano in relazione a specie, taglia e patologia, per cui sempre meglio chiedere al proprio veterinario nutrizionista e/o esperto in fitoterapia.
Con la spezia fresca si otterrà prevalentemente l’effetto antiossidante. La curcumina infatti sotto questa forma, difficilmente riuscirà a superare la membrana cellulare e ad entrare all’interno della cellula. Per cui il suo effetto si esplicherà esclusivamente a livello di membrana stessa. Sotto questa forma, otterremo principalmente un’azione di tipo preventivo.
Curcuma e animali. Il ruolo della nutraceutica.
Se invece vogliamo ottenere un effetto più “profondo”, di tipo antinfiammatorio, occorre far penetrare il principio attivo all’interno della cellula. Quindi la Curcuma va somministrata preferibilmente come nutraceutico. A questo scopo esistono vari prodotti commerciali, di solito in compresse o capsule, che si possono aggiungere alla pappa giornaliera di cani e gatti. Non tutti questi prodotti però si equivalgono. Per questo, soprattutto se la Curcuma viene prescritta come nutraceutico nell’ambito di un piano nutrizionale elaborato per un animale con patologie, è bene che il Medico Veterinario prescrittore abbia esperienza in fitoterapia. In modo da poter indicare al proprietario un prodotto titolato e il giusto dosaggio per quel singolo soggetto.
Per aumentare l’assorbimento della Curcumina esistono degli escamotage. Tra cui quello di somministrare la Curcuma assieme ad una sostanza grassa (olio di cocco, burro, yogurt, formaggio) che funge da “veicolo” per la Curcumina. Aumentandone così assorbimento e biodisponibilità. Un altro metodo utilizzato in umana, ma che sconsiglio di ricalcare nei nostri animali (soprattutto se soffrono di patologie infiammatorie intestinali) è quello di unire alla curcuma del pepe nero in polvere. Il pepe, avendo un’azione irritante, aumenta il flusso di sangue locale e quindi l’assorbimento del principio attivo.
Esistono infine dei nutraceutici di ultima generazione. In cui la curcumina è incapsulata in piccole vescicole lipidiche (dette liposomi) che le permettono di penetrare meglio attraverso le membrane cellulari, arrivando all’interno della cellula. Questo tipo di formulazione permette di esaltare l’effetto antinfiammatorio della Curcuma e può essere associata ai protocolli terapeutici di numerose patologie croniche degli animali.
Quando è sconsigliato l’utilizzo della curcuma per gli animali?
È importante ricordare sempre che i fitoterapici sono sostanze farmacologicamente attive e come tali, seppur naturali, potrebbero avere effetti indesiderati. Pertanto, sebbene la maggior parte di questi siano disponibili come prodotti da banco, per i quali non è richiesta ricetta medica, sarebbe sempre opportuno che fossero prescritti da un medico veterinario esperto in fitoterapia.
Per quanto riguarda la Curcuma, in particolare, abbiamo già detto che il suo utilizzo è sconsigliato in caso di calcoli biliari, a causa della sua azione colagoga e coleretica.
La Curcuma potrebbe inoltre interferire con il metabolismo di alcuni farmaci, potenziandone o inibendone l’effetto. Pertanto, se il cane o il gatto sta assumendo dei farmaci, evitatene l’utilizzo senza prescrizione medica.
Infine è sconsigliato il suo utilizzo in gravidanza, non tanto perché siano stati evidenziati effetti collaterali sulle gestanti o sui feti, ma per carenza di studi a questo riguardo.
Articolo della dott.ssa Marta Batti, DMV
- Published in Marta Batti