La vitamina D nelle enteropatie del cane
Come in medicina umana l’integrazione di vitamina D può diventare molto importante anche per il cane, vediamo insieme in quali casi.
La vitamina D è una vitamina considerata un nutriente dietetico essenziale per il cane e il gatto.
A differenza dell’uomo e di altri mammiferi, infatti, cani e gatti non sono in grado di sintetizzare la vitamina D con l’esposizione ai raggi solari ma devono necessariamente introdurla con l’alimentazione.
Rientra nel gruppo delle vitamine liposolubili pertanto può accumularsi nell’organismo.
Per questo motivo è possibile riscontrare carenza di vitamina D ma anche ipervitaminosi in caso di integrazione eccessiva. Con gravi conseguenze per l’organismo: un’intossicazione da vitamina D può causare grave insufficienza renale.
Fonti di vitamina D
L’alimento maggiormente ricco di vitamina D è indubbiamente il pesce marino. Ma possiamo trovare una buona concentrazione di questa vitamina anche in pesce d’acqua dolce, tuorlo d’uovo, carne di manzo e latticini.
Le crocchette, gli alimenti umidi completi e molti integratori mineral-vitaminici vengono integrati con colecalciferolo (vitamina D3) o ergocalciferolo (vitamina D2).

Ruoli della vitamina D
Il ruolo della vitamina D è stato per anni limitato a quello di regolazione dell’equilibrio calcio/fosforo e quindi principalmente al tessuto osseo.
Diete carenti di vitamina D o con eccessiva integrazione possono essere molto deleterie soprattutto nei cuccioli dove possono causare malattie della crescita come il rachitismo.
Parallelamente a ciò che sta accadendo in medicina umana anche in veterinaria, però, sono stati scoperti altri ruoli di questa vitamina che emerge come molto importante nella terapia e nella prevenzione di alcune patologie immunitarie, renali, cardiovascolari e dermatologiche.
La vitamina D nelle enteropatie del cane
Ad oggi le patologie croniche intestinali (enteropatie) sono sempre più diffuse, non solo nell’uomo ma anche nei nostri cani. Studi recenti hanno dimostrato come in corso di alcune enteropatie del cane si verifichi un abbassamento dei livelli di vitamina D. Come abbiamo visto, il cane deve assumere necessariamente la vitamina D con l’alimentazione ma un intestino infiammato avrà difficoltà ad assorbire i micronutrienti introdotti con la dieta e tra questi anche le vitamine. Si crea così una situazione di carenza che peggiora i sintomi della malattia.
I cani più predisposti a questa carenza sono quelli di razze nordiche (proprio quelle razze storicamente alimentate con una buona quantità di pesce) come Siberian Husky o l’Alaskan Malamute ma anche Akita Inu, Rottweiler, Pastore Tedesco. Queste razze possono avere bassi livelli di vitamina D anche in assenza di patologia.
Come intervenire
Quando c’è una carenza di vitamina D purtroppo la dieta da sola non è sufficiente a riportare l’equilibrio ma occorreranno integratori specifici.
Dato che, come abbiamo visto, anche un eccesso di vitamina D può essere pericoloso è fondamentale innanzitutto essere sicuri che il nostro cane abbia effettivamente questa carenza ricorrendo a esami del sangue specifici.
Quindi nei cani di razze predisposte e in quelli affetti da enteropatia cronica è consigliabili testare i livelli di vitamina D nel sangue.
In caso di carenza accertata sarà il Medico Veterinario a consigliare come integrarla al meglio per evitare rischi di ipervitaminosi e al tempo stesso ripristinare un livello ottimale di vitamina D.
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DMV
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I cani possono mangiare le lenticchie?
Le lenticchie non sono tra gli alimenti tossici per il cane, ma il loro utilizzo eccessivo può causare alcuni effetti collaterali. Vediamo quale è la composizione nutrizionale delle lenticchie, quali quali sono e come possiamo inserirle nell’alimentazione del nostro cane.
Le lenticchie appartengono alla famiglia delle Leguminose o Papilionate e sono un legume coltivato in tutto le zone a clima temperato. Ne esistono diverse varietà che si differenziano per dimensioni e colore, tra le più note in Italia sicuramente quelle di Norcia, di Colfiorito e le lenticchie rosse.
La composizione delle lenticchie
Le lenticchie apportano 290 kcal per 100 gr e contengono circa il 23% di proteine, 51% di carboidrati, 1% grassi e 14% di fibra. Contengono inoltre anche principi nutritivi benefici come isoflavoni (antiossidanti), vitamina PP e tiamina.
Per questo loro buon tenore proteico spesso vengono utilizzate in alimenti commerciali “grain free” dove permettono di aumentare il tenore delle proteine in etichetta. Che è sempre il risultato della somma delle proteine provenienti sia da fonti animali che vegetali. Pertanto un alimento a base di carne e lenticchie conterrà più proteine di uno a base ad esempio di carne e patate ma questo non significa che tutte queste proteine siano effettivamente utilizzabili dal nostro cane.
Le proteine dei legumi infatti, essendo di origine vegetale presentano uno scarso valore biologico per i nostri cani e gatti. Significa che sono carenti di amminoacidi essenziali e per questo è sconsigliabile utilizzarli nel cane e nel gatto come fonte proteica principale.
Effetti negativi delle lenticchie per il cane
Fino ad ora abbiamo visto quello che potremmo definire un “finto aspetto positivo” delle lenticchie, ovvero il loro tenore proteico, che però risulta essere in ultima analisi carente di aminoacidi essenziali per il cane. Vediamo ora quelli che sono invece dei possibili effetti negativi delle lenticchie sul cane.
Oltre alle proteine, le lenticchie contengono anche un elevata percentuale di fibra che nell’intestino di un carnivoro, più “corto” rispetto ad erbivori o onnivori, può impedire l’assorbimento di altri nutrienti e rappresentare quindi un fattore anti-nutrizionale se in elevata quantità.
Le crocchette grain free a base di legumi, infatti, sono attualmente oggetto di dibattito per la loro possibile correlazione con la miocardiopatia dilatativa nel cane. L’argomento è ancora in fase di studio ma sembrerebbe che diete di questo tipo possano impedire il corretto assorbimento o metabolismo di alcuni amminoacidi essenziali come la taurina.
Inoltre, come abbiamo visto parlando di alimenti grain free, il tipo di amido di cui sono ricchi le lenticchie, ovvero l’amilosio, risulta scarsamente digeribile per il cane. Questo è dovuto alla sua forma biochimica, che lo rende più difficile da attaccare da parte degli enzimi amilasi, rispetto ad esempio a quello presente nella patata o nei cereali. A questo fattore sono probabilmente imputabili la diarrea o le feci molli che accompagnano a volte questo tipo di alimenti (e non al tenore proteico elevato, come a volte si sente dire!).
La fibra inoltre, se nelle giuste quantità, rappresenta un nutriente fondamentale per il microbiota intestinale, ma se in eccesso può causare minore digeribilità nonché fermentazioni intestinali spiacevoli con conseguente meteorismo e fermentazioni nell’intestino dei nostri cani.

Significa che sono carenti di amminoacidi essenziali e per questo è sconsigliabile utilizzarli come fonte proteica principale.
Come inserire le lenticchie nell’alimentazione del cane
Quindi le lenticchie sono vietate nel cane? Assolutamente no. Non sono un alimento tossico e si possono utilizzare, ma non come fonte proteica principale.
Le lenticchie possono essere utilizzate come snack, ovvero in piccole quantità extra rispetto alla dieta principale, anche se a questo fine, per forma e sapore, si prestano meglio altri legumi come i piselli o i ceci. In generale, per dare delle dosi, si consigliano 5 gr di legumi nei cani piccoli e fino a 20-30 gr nei cani di grossa taglia, pesati da cotti.
I legumi di più facile digestione da cui è meglio iniziare sono quelli con buccia esterna più sottile o i decorticati che appunto vengono privati della cuticola esterna. Tra questi ci sono proprio le lenticchie rosse.
Un’altra alternativa è rappresentata dalla pasta di lenticchie dove il legume è stato ridotto a farina e risulta quindi più facilmente digeribile.
Se invece si volessero utilizzare le lenticchie come fonte di amido (carboidrato energetico) e quindi in quantità maggiori, ne andrà prima appurata l’effettiva digeribilità da parte del vostro cane e consiglio quindi di farvi seguire dal vostro Medico Veterinario Nutrizionista. Impostando una dieta varia sarà in grado di scongiurare i possibili effetti collaterali sopra elencati!
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DMV
- Pubblicato il Denise Pinotti
Olio di cocco vergine per il gatto
In passato demonizzato per il suo contenuto in acidi grassi saturi, l’olio di cocco è stato ad oggi riabilitato e per le sue particolari proprietà è spesso utilizzato dai medici veterinari nutrizionisti nell’alimentazione del gatto.
Vediamone nel dettaglio caratteristiche, benefici e come utilizzarlo.
Di cosa si tratta?
L’olio di cocco si ricava dai frutti della pianta del cocco (Cocus nucifera).
Da sempre fa parte della tradizione culinaria di alcuni paesi come l’India o il Brasile e più di recente è diventato facile trovarlo anche nei nostri supermercati. Spesso utilizzato in preparazioni etniche o dolci conferisce al cibo il tipico aroma di cocco.
Si presenta solido se la temperatura è inferiore ai 24°C mentre nella stagione più calda assume una consistenza oleosa.

I benefici dell’olio di cocco nel gatto
Per quali motivi utilizzare l’olio di cocco nella dieta del gatto? L’olio di cocco è ricco di acidi grassi saturi a media catena o MCT (Medium Chain Triglycerides), in particolare acido laurico, caprico e caprilico.
Questa categoria di grassi ha la caratteristica di essere “pronta all’uso” in quanto non necessita degli acidi biliari per essere digerita. Per questo motivo è un’ottima scelta in tutti quei gatti con problematiche digestive o epatiche.
È stata inoltre dimostrata l’attività trofica di questi acidi grassi verso le cellule della mucosa intestinale. Rappresentano cioè un nutrimento immediato per le cellule dell’intestino del gatto.
Questo rende l’olio di cocco particolarmente adatto in corso di patologie infiammatorie intestinali, purtroppo sempre più diagnosticate nel gatto.
Non solo: un intestino in equilibrio, non infiammato, avrà effetti benefici sull’intero organismo del gatto e in particolare sul sistema nervoso. Grazie all’esistenza di quello che viene chiamato asse intestino-cervello.
Se somministrato per periodi di almeno 4 settimane noteremo anche un miglioramento del pelo dell’animale, che apparirà più lucido e morbido. Sostiene inoltre il sistema immunitario.
Se applicato con costanza direttamente sui denti ritarda la formazione del tartaro, anche se non tutti i gatti potrebbero gradire quest’operazione (in questo caso meglio evitare di stressarlo quotidianamente).
Cosa controllare sull’etichetta quando si acquista
Ora che ne abbiamo scoperto i benefici vediamo come scegliere il migliore per il nostro gatto.
In commercio si possono trovare ormai svariati tipi di olio di cocco, ma è importante scegliere olio di cocco ad uso alimentare (attenzione perché esiste anche quello ad uso cosmetico, ottimo per i nostri capelli, meno per i nostri gatti!). Meglio che sia vergine, spremuto a freddo e possibilmente biologico.
Perché questi termini sono importanti?
Per produrre l’olio di cocco la noce di cocco viene aperta, pulita e la polpa viene separata dall’involucro esterno fibroso. La polpa viene quindi fatta essiccare e tramite un espulsore o pressa a basse temperature viene estratto meccanicamente l’olio.
Da questo procedimento deriva la denominazione di pressato a freddo che si differenzia da altre tecniche che sfruttando fonti di calore per l’estrazione non permettono di ottenere un prodotto di pari qualità.
L’olio ottenuto dalla pressatura a freddo si definisce vergine se non viene sottoposto ad altri processi chimici di raffinatura, sbiancatura o deodorizzazione.
Evitate quindi quando scegliete l’olio di cocco per il vostro gatto quelli che in etichetta presentano le diciture deodorato, raffinato o sbiancato.
L’olio di cocco deidrogenato invece è processato in modo da renderlo solido fino a temperature di 36-40°C ma con questo processo alcuni acidi grassi vengono trasformati in acidi grassi trans, negativi per l’organismo dell’uomo e anche del gatto.
Anche l’olio di cocco deidrogenato è quindi da evitare.
Come darlo al gatto
Ogni gatto ha i suoi gusti! Alcuni amano l’olio di cocco per cui potrete darglielo anche da solo mentre per altri sarà necessario mescolarlo con il cibo.
Per i palati più difficili in farmacia o online è possibile trovare anche l’MCT oil, un olio di cocco “purificato” e quindi un vero e proprio concentrato di acidi grassi a media catena.
Quando NON utilizzarlo
Non ci sono particolari controindicazioni sull’utilizzo dell’olio di cocco nelle dosi prescritte se non dal punto di vista calorico.
Non dimentichiamoci che l’olio di cocco è pur sempre una fonte di grassi e al pari degli altri olii vegetali contiene circa 800 kcal in 100 gr.
È importante non eccedere: per un gatto sano mezzo cucchiaino al giorno (circa 2 gr) è sufficiente.
In caso di gatti in sovrappeso invece la somministrazione di una fonte extra di grassi potrebbe compromettere il ritorno al peso forma, fondamentale per mantenere il nostro gatto in salute il più a lungo possibile.
Attenzione anche nei gatti molto sedentari, passare dal normopeso al sovrappeso soprattutto nei gatti indoor è veramente facile mentre il processo inverso spesso non lo è.
Se aveste dubbi su quale sia il peso ideale del vostro gatto chiedete sempre un parere al vostro medico veterinario.
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DMV
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Snack e Masticativi per cani
Basta a volte davvero poco per rendere felice il nostro cane: una coccola, una bella passeggiata oppure uno snack. Usati come “premietto” o come spuntino, snack e masticativi sono diventati un elemento fondamentale nel rapporto tra il cane e il suo proprietario.
In questa breve guida vedremo come utilizzarli, quali sono i più salutari e quelli che invece sarebbe meglio evitare.
Per snack si intende, esattamente come per noi, un “fuori pasto” che possiamo dare al nostro cane come premio o semplicemente come merenda.
Spesso è un unico boccone mentre il masticativo è un extra pensato appunto non per essere ingerito ma per essere masticato a lungo.
Vediamo dunque cosa sono Snack e Masticativi per cani.
Snack e Masticativi per cani. Ecco gli snack consigliati!
Possibilmente sarebbe meglio scegliere snack naturali, privi di aromi, conservanti e additivi come:
Essiccati di carne e pesce
Facilmente reperibili sia online che nei negozi di animali alcuni esempi di essiccati sono: pesciolini essiccati, polmone essiccato, nerbi di bue, pelle di nuca, trippa essiccata.
Se il cane sta mangiando su consiglio del vostro veterinario una dieta monoproteica prestate attenzione a scegliere un essiccato della stessa fonte proteica utilizzata.
Frutta
Mela, pera, anguria, frutti rossi, agrumi sono ottimi snack. Attenzione però a non esagerare!
Il cane è pur sempre un carnivoro e l’eccesso di fibra può essere per lui difficile da digerire soprattutto se proveniente da frutta molto zuccherina che può causare fermentazioni intestinali spiacevoli.
Da evitare invece uva e uvetta che sono tossiche per il cane.
Yogurt
Scegliete uno yogurt intero bianco, gli yogurt alla frutta sono troppo zuccherini per il cane.
Biscotti home-made
Esattamente come per noi un biscotto fatto in casa, con ingredienti scelti da noi e senza conservanti è sicuramente più salutare rispetto a un biscotto industriale.
Su diversi siti e anche sul nostro blog potete trovare molte ricette gustose.

Ecco invece gli Snack sconsigliati
Biscotti industriali e snack dentali commerciali potrebbero essere paragonati alla nostra “merendina confezionata”, non necessariamente da evitare ma da usare con molta moderazione.
Un buon compromesso potrebbe essere una volta a settimana.
Da evitare invece assolutamente ossa cotte che possono causare danni ai denti e perforazioni/ostruzioni intestinali.
E cioccolato, che è tossico per i nostri cani.
Snack e Masticativi per cani. In quali quantità?
Ora che abbiamo visto quali sono i principali snack parliamo di quantità.
Trattandosi di “fuori pasto” un loro eccesso potrebbe causare o un aumento di peso indesiderato o lo sbilanciamento della dieta del nostro cane.
Abbiamo già parlato dei rischi connessi a sovrappeso e obesità in un precedente articolo.
Lo sbilanciamento della dieta invece è dovuto a un eccesso di un determinato nutriente rispetto agli altri (ad esempio se stiamo dando molti biscotti al nostro cane la farina sbilancerà i carboidrati della dieta a sfavore di proteine e grassi).
Ovviamente questo sarà più probabile in un cane di piccola taglia la cui dieta già di per sé è composta da porzioni piccole o in un cucciolo in accrescimento, molto sensibile alla carenza o all’eccesso di alcuni nutrienti.
Per non sbagliare, fatevi sempre consigliare da vostro Medico Veterinario di fiducia.
Masticativi. Di cosa si tratta?
I masticativi sono fatti per essere masticati a lungo e se ben utilizzati possono essere un ottimo “anti-stress” per il nostro cane. La masticazione aiuta a mantenere una buona igiene orale e per alcuni cani è un ottima tecnica di rilassamento e sfogo.
I masticativi però non sono tutti uguali. Quelli che consigliamo sono i pezzi di pelle di carne o pesce, le corna di cervo o bufalo, le radici o legno di caffè.
Oppure potete scegliere di riempire il Kong con qualcosa di appetibile e salutare come lo yogurt.
Per quanto questi masticativi siano piuttosto sicuri c’è sempre un minimo rischio di soffocamento nel caso dovesse staccarsene un pezzo di dimensioni pericolose che il nostro cane potrebbe riuscire ad inghiottire.
Per questo motivo consigliamo di darli al cane solo in vostra presenza e per un periodo di tempo limitato, che potrete stabilire con il vostro veterinario a seconda dell’indole del vostro animale. Se utilizzati in maniera eccessiva, infatti, possono predisporre a infiammazione intestinale.
Veniamo ora ai masticativi da NON utilizzare.
Il ginocchio bovino è un osso molto impegnativo che può facilmente scheggiarsi o causare costipazione intestinale per cui meglio evitarlo.
Le ossa di pelle (spesso di bufalo), invece, nonostante il nome sono formate da residui di pelle bovina utilizzata per l’industria tessile. Quindi prima di finire nell’osso che daremo al nostro cane vengono sottoposti a vari trattamenti chimici, seguiti da aggiunta di coloranti e altre sostanze che gli permettono di avere la forma e il colore finale.
Si tratta quindi di un prodotto che di naturale ha ormai ben poco per cui è consigliabile scegliere tra le altre alternative elencate, sicuramente più salutari!
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DMV
- Pubblicato il Denise Pinotti
Il gatto anziano: come affrontare al meglio il passare degli anni
Anche i gatti purtroppo invecchiano e con l’avanzare dell’età le loro necessità possono cambiare.
In questo articolo vedremo cosa succede quando un gatto diventa anziano e come possiamo aiutarlo ad affrontare al meglio questa fase della vita.
Soprattutto dal punto di vista nutrizionale.
Quando un gatto si considera anziano?
Le linee guida definiscono un gatto anziano dai 10 anni ma, proprio come per noi, non tutti dimostrano effettivamente l’età che hanno.
Un gatto di 15 anni sano e con un buon peso forma, ad esempio, può apparire più in salute di un altro gatto. Magari più giovane di qualche anno ma già affetto da una patologia tra quelle che vedremo in seguito.
Quali sono i segni dell’età che avanza?
Vediamo i principali:
- Rallentamento del metabolismo con conseguente sovrappeso o obesità
- Perdita di energia, meno voglia di muoversi, saltare o giocare
- Disfunzioni cognitive
- Patologie tipiche dell’età (come diabete, ipertiroidismo, insufficienza renale, patologie articolari)
Come possiamo concretamente aiutare un gatto anziano?
Innanzitutto con degli esami di screening, per monitorare l’insorgere o l’evoluzione delle patologie sopra citate.
È importante rivolgersi al proprio veterinario di fiducia, che consiglierà come programmare esami del sangue e delle urine e ogni quanto sarà indicato ripeterli nel caso del vostro gatto. Perché ogni paziente è unico.
Dal punto di vista nutrizionale il primo obiettivo è quello di mantenere il peso forma: un gatto sovrappeso avrà ancora meno voglia di muoversi, sovraccaricherà le articolazioni e avrà un rischio maggiore di diabete.
Al contrario un gatto troppo magro potrebbe non avere energie sufficienti per affrontare eventuali malattie che possano colpirlo in questa fase della sua vita.
Il medico veterinario valuterà quindi quale sia il peso forma del vostro gatto e quante calorie deve mangiare per mantenerlo.

Proteine e grassi: fanno male al gatto anziano?
Le proteine sono fondamentali: il gatto è definito un carnivoro stretto, a maggior ragione con l’aumentare dell’età. Quando l’organismo comincia ad invecchiare necessita quindi ancora di più di proteine ad alto valore biologico per mantenersi al meglio.
E i grassi? Un gatto anziano potrebbe avere capacità di digestione ridotte rispetto a un giovane, andranno quindi privilegiati grassi “leggeri”, facili per lui da digerire.
In quanto “super carnivoro” il gatto non necessita invece di carboidrati, tranne nel caso di patologie specifiche in cui dovrete essere assistiti dal vostro veterinario.
Alimenti senior per gatti anziani
In commercio esistono alimenti con la dicitura “ageing” o “senior” che possono soddisfare questi requisiti.
Se il vostro gatto lo mangia sarebbe sempre meglio offrirgli anche del cibo umido e non solo le crocchette così da aumentare l’idratazione.
Se invece il gatto segue un’alimentazione casalinga andranno privilegiate proteine da fonte animale quindi prevalentemente carne e pesce. Con grassi digeribili come olio di cocco, burro o ghee e con una quota di fibra data da verdure o da cuticole di semi di psillio (non tutti i gatti vi faranno l’onore di mangiare le verdure che gli proporrete!).
Se indicati, il vostro veterinario vi proporrà anche degli integratori come ad esempio Omega-3 e antiossidanti (vitamine C e vitamina E).
E se il gatto fatica a masticare? Purtroppo con l’età può succedere che il gatto non abbia più tutti i denti.
Nella maggior parte dei casi se la cavano comunque egregiamente anche con cibo solido ma se doveste notare delle difficoltà di masticazione potete decidere di frullare il pasto fino a creare una perfetta mousse.
Tutte queste accortezze possono aiutarci a migliorare la qualità e l’aspettativa di vita del gatto anziano senza dimenticare però che il gatto è un “critico culinario” molto più severo del cane, dovrete quindi trovare un compromesso anche con i suoi gusti!
Articolo della dr.ssa Denise Pinotti, DVM
- Pubblicato il Denise Pinotti
Obesità nel cane e nel gatto
Come per l’uomo, anche per cane e gatto l’obesità è la patologia del secolo.
L’obesità nel cane e nel gatto è una patologia in sè e può causare molte altre patologie.
Vediamo come valutarla, che malattie può causare al nostro cane e gatto e soprattutto come sconfiggerla.
Obesità nel cane e nel gatto
L’obesità è definita come un “eccesso di grasso corporeo tale da causare effetti avversi sulla salute”.
Va quindi considerata a tutti gli effetti una patologia e purtroppo colpisce gran parte dei nostri cani e gatti.
In alcune zone del mondo arriverebbe a interessare il 60% dei nostri animali domestici.
Vediamo insieme come riconoscere, comprendere, prevenire e trattare obesità e sovrappeso.
Come si valuta l’obesità?
Come capire se il proprio cane o gatto è in sovrappeso/obeso?
Sicuramente l’aiuto del proprio veterinario è fondamentale.
Esiste infatti un punteggio chiamato BCS (Body condition score) attraverso il quale è possibile stimare l’eccesso di peso del nostro animale domestico.
Attraverso una valutazione visiva e tramite la palpazione di alcuni distretti specifici il veterinario può attribuire un valore di BCS al suo paziente che va da 1 a 9.
Basandovi sulla tabella seguente potete farvi un’idea del punteggio in cui potrebbe rientrare il vostro animale e, di conseguenza, qual è l’eccesso di peso che dovrebbe perdere.

Available at the WSAVA Global Nutrition Committee Nutritional Toolkit
Conseguenze dell’obesità
Molte persone purtroppo scambiano un animale “paffutello” per un animale in salute e coccolato.
Ma siamo veramente sicuri di fare il bene del nostro cane/gatto andando oltre un punteggio 5 di BCS?
Vediamo quali possono essere i principali effetti collaterali:
- Malattie ortopediche con conseguente zoppia, dolore e intolleranza all’esercizio fisico (artrosi, rottura del legamento crociato, fratture, ecc)
- Diabete, resistenza all’insulina, dislipidemia, lipidosi epatica
- Pancreatite
- Problemi respiratori (soprattutto nelle cosiddette razze “brachicefale come Bulldog, carlini, Boston terrier, ecc)
- Ipertensione
- Malattie dermatologiche, gastrointesinali e delle vie urinarie
- Alcuni tipi di neoplasia
- Aumento del rischio anestesiologico
Fattori predisponenti
Analizziamo ora i principali fattori predisponenti, iniziando da quelli legati al paziente: razza (Labrador e Beagle ad esempio tendono ad essere fortemente predisposti al sovvrappeso), sterilizzazione/castrazione, alcune patologie (ad esempio l’ipotiroidismo), animali molto voraci e microbiota intestinale alterato.
Inoltre ci sono tutta una serie di “cattive abitudini” che possiamo modificare per aiutare il nostro animale a mantenere il peso-forma. Innanzitutto la sedentarietà: per un cane sarà importantissimo uscire in passeggiata anche più volte al giorno mentre per un gatto indoor è fondamentale creare un ambiente casalingo ricco di stimoli.
Veniamo ora alla buona abitudini “a tavola”: non riempire la ciotola ogni volta che la si vede vuota (o addirittura mezza vuota!), fare attenzione al cibo dato dalla tavola ed evitare di far leccare i piatti al cane (anche quello “conta” nelle calorie giornaliere), non eccedere con snack e premietti.
Purtroppo gran parte degli snack per cani e gatti che si trovano in commercio sono molto calorici e spesso anche poco salutari. Molto meglio della carne essiccata, dei pesciolini (ad esempio spratti) essiccati, yogurt intero bianco o le classiche gallette di riso o mais. Per quanto meno calorici, anche questi andranno dosati con moderazione soprattutto in un paziente che deve perdere peso.
Come funziona una dieta ipocalorica
E quando il danno “è fatto”? Come fare a far dimagrire il nostro animale? Sicuramente rivolgendovi al vostro veterinario che imposterà un programma di perdita di peso “ad hoc” per voi.
In linea generale se il vostro animale sta mangiando un alimento secco o umido commerciale è probabile che vi verrà consigliato il passaggio ad un alimento light, sterilised, obesity, moderate calorie, indoor. Tutte queste diciture indicano solitamente alimenti formulati con meno grassi e più fibra, mantenendo però un tenore proteico adeguato nonostante la diminuzione delle kcal.
In un paziente che deve dimagrire dovrete seguire una grammatura specifica, da somministrare in più pasti al giorno e la bilancia da cucina è fondamentale. Alcuni studi infatti hanno dimostrato che bicchieri, tazze o comunque dosatori “fai da te” determinano un inaccuratezza che va dal 18 all’80%. Questo vuol dire che se il vostro cane deve mangiare 100 grammi di crocchette, anche se apponete accuratamente un segno sul bicchiere che usate per dosarle potreste arrivare a darne fino a 180 grammi, insomma quasi il doppio!
Pesate sempre il cibo che date al vostro animale, soprattutto se si tratta di crocchette che, contenendo solo il 7-8% di acqua, sono molto concentrate.

Obesità nel cane e nel gatto, la dieta casalinga
Per questo motivo spesso la razione “dietetica”, per quanto corretta dal punto di vista calorico, può visivamente apparire piuttosto scarsa. Un’alternativa più voluminosa e appagante è rappresentata o dall’umidità o, ancora meglio, da una dieta casalinga fresca che offre una più ampia possibilità di variare in base alle esigenze del paziente.
Se invece il vostro cane o gatto segue già un’alimentazione casalinga questa andrà bilanciata dal medico veterinario nutrizionista in base al peso da raggiungere. Non si tratta solo di “tagliare le calorie” ma è fondamentale dosare correttamente macro e micronutrienti in modo che il vostro animale non rischi di incorrere in carenze. La sazietà è un altro fattore importante: per quanto a dieta il cane/gatto dovrà sentirsi sufficientemente sazio affinchè la dieta non diventi una fonte di stress.
La perdita di peso andrà monitorata attraverso controlli seriali in cui il veterinario valuterà peso e BCS raggiunti così da apportare modifiche al piano nutrizionale quando necessario. Infine una volta raggiunto il “peso forma” che era stato stabilito la razione del vostro cane/gatto andrà nuovamente modificata per impostare un regime di mantenimento che gli permetterà di conservare il peso raggiunto.
Articolo di Denise Pinotti, DMV
- Pubblicato il Denise Pinotti