Quali sono le piante pericolose per i cani?
Quante volte ci siamo chiesti se la pianta che il nostro cane ha ingerito è tossica?
Ecco un articolo che fa il punto su questo argomento, raccogliendo le specie più comuni in Italia.
È bellissimo tenere in casa o in giardino delle piante, ma cosa sappiamo della loro tossicità?
Cosa possiamo fare per tenere in sicurezza i nostri piccoli amici?
Prendiamo in esame le più diffuse piante d’appartamento e da giardino, alcune possono dare problemi anche gravi se ingerite. Questo non vuol dire che non ci siano altre piante che possano dare problemi, ma queste sono le più comuni.
Se un cane presenta sintomi gastroenterici o cutanei a seguito dell’ingestione o del contatto con una pianta, è bene rivolgersi al veterinario curante o al CENTRO ANTIVELENI 011/6637637 oppure 06 49978000.
Rimedi “casalinghi” come latte, carbone o induzione del vomito possono arrecare danni e ritardare le cure idonee.
Spesso non ci sono antidoti per le sostanze tossiche contenute nelle piante, ma terapie di supporto.

PHYLODENDRON
Pianta tropicale tipica del sottobosco. In appartamento al riparo della luce diretta, cresce senza grossi problemi. Molto comune come pianta decorativa contiene una linfa ricca di ossalati negli steli e nelle foglie.
Può causare irritazioni della mucosa orale, linguale e gastroenterica. A livello delle mucose orali ed intestinali causa bruciore e vesciche.
I cani e i gatti che ne vengono in contatto presenteranno scialorrea (eccessiva salivazione), vomito e inappetenza.

DIEFFENBACHIA
Pianta tropicale molto diffusa negli appartamenti.
Ha un potenziale irritante per i nostri animali domestici. Contiene infatti una linfa tossica che a contatto con la cute, gli occhi e le mucose della bocca, stomaco e intestino provocando intenso bruciore e gonfiore.
Questa pianta contiene nel suo tessuto delle cellule denominate “esplosive” che sono ricche di ossalato di calcio. Tale sostanza all’interno di queste cellule cristallizza sotto forma di minuscoli “aghi” che vengono chiamati rafidi. Una leggera pressione sulla pianta è sufficiente alla rapida espulsione verso l’esterno dei rafidi che possono penetrare nella pelle provocandone l’infiammazione.

CICLAMINO
Pianta comune che nasce spontanea nei boschi o coltivata.
Ha tossicità in tutta la pianta tuberi compresi. Questo è legato al suo contenuto in ciclamina, in grado di provocare una sintomatologia gastrointestinale con vomito e diarrea.
Si possono anche avere crisi convulsive.

EUPHORBIA
Pianta molto comune per le festività natalizie, contiene una linfa ad alto contenuto di triterpeni. Possono essere molto irritanti se vengono a contatto con la pelle o se vengono ingeriti.

AGRIFOGLIO
Altra pianta decorativa natalizia molto comune, purtroppo tossica. Sono tossiche sia le bacche che le foglie e l’ingestione di pochi frutti (drupe rosse) può provocare torpore, grave stato infiammatorio sia a livello dell’apparato gastro-intestinale, con vomito e diarrea, sia a livello renale.

MUGHETTO
È tossica tutta la pianta compresi i fiori e le bacche, contiene sostanze cardiotossiche e saponine.
È molto pericolosa e può dare avvelenamenti anche mortali. Dobbiamo essere attenti anche al minimo contatto.
I sintomi sono dolori addominali, scialorrea, nausea vomito, alterazioni cardiache, coma e morte.

TULIPANO
La tossicità è limitata ai bulbi che contengono glicosidi e alcaloidi.
Se ingeriti possono dare una intossicazione molto grave per cui si consiglia l’ospedalizzazione.
I sintomi sono bruciore del cavo orale, vomito, edema della glottide, convulsioni, delirio, insufficienza epatica e renale.
Possono essere irritanti per le mani se toccati.

TASSO
La parte tossica è il seme che contiene la taxina A e B.
I sintomi dell’intossicazione possono essere gravi con sintomi quali nausea, vomito, diarrea, midriasi, convulsioni, depressione respiratoria e coma.

OLEANDRO
E’ un arbusto che si ritrova, di frequente, ai margini delle strade come pianta ornamentale.
Nei giardini è anche spontaneo ed è molto tossico sia per l’uomo che per gli animali.
Diversi casi di morte di ratti e topi si sono verificati anche per l’ingestione di acqua in cui erano stati immersi rametti e foglie della pianta.
Diversi bovini sono morti per averne mangiate le foglie. La tossicità equivale a quella dei digitalici.

DIGITALE
Questa pianta ornamentale contiene una serie di alcaloidi tossici come digitossina, digossina, lanatoside.
Tutta la pianta è velenosa e può dare effetti tossici anche a dosaggi bassissimi.
Come primi sintomi dell’intossicazione si osserva vomito incoercibile e aritmie cardiache nell’anziano. Nei giovani blocchi cardiaci e bradicardia.

DATURA
Pianta legata da secoli alla magia è chiamata anche erba delle streghe.
La sua tossicità è legata a tutta la pianta ma è concentrata in particolare nelle foglie, nei fiori e nei semi.
Gli alcaloidi contenuti, come la scopolamina e l’atropina, hanno un forte potere psicotropo e allucinogeno tali da lasciare danni permanenti e scatenando malattie mentali latenti.
Il decesso avviane per arresto respiratorio.

CYCAS
Pianta ornamentale molto comune e molto tossica.
La tossicità è principalmente concentrata nei semi ma tutta la pianta è da considerarsi pericolosa.
A seguito dell’ingestione anche di pochi semi si può manifestare vomito, diarrea, depressione e convulsioni.
Dopo qualche giorno invece inizia a manifestarsi l’azione tossica vera e propria a livello del fegato.
La maggior parte dei cani intossicati muoiono perché non esiste antidoto.

ARISTOLOCHIA
Moderna e bellissima pianta ornamentale, contiene l’acido aristolochico.
È una pianta ad azione cancerogena, dimostrata in via sperimentale nei roditori.

ARUM
Pianta molto comune che cresce in tutta Italia ai bordi delle strade e nelle zone in penombra.
La parte più tossica sono i frutti. Contiene saponine, glicosidi cianogenetici che in acqua liberano acido cianidrico. L’avvelenamento può anche essere mortale e si manifesta con disturbi gastro-intestinali, vomito e alterazioni del ritmo cardiaco (tachicardia).
Dermatiti e vesciche si hanno in seguito a contatto esterno.

RICINO
Coltivata per la sua bellezza, vegeta anche allo stato spontaneo.
I suoi semi possono venire confusi con i fagioli borlotti e sono la parte più velenosa della pianta.
L’ingestione di pochi semi (2-3) sono sufficienti per causare la morte, la sostanza tossica contenuta è la ricina.
La sintomatologia si manifesta con disturbi addominali, vomito e diarrea, ipertermia, embolia, emorragie intestinali, oliguria. Si instaurano anche disturbi del ritmo cardiaco e spasmi tetanici.

GINESTRA
Pianta diffusa in tutta la zona mediterranea.
Contiene parteina e scoparina, tutta la pianta è velenosa, ma soprattutto i fiori e i semi.
La ginestra costituisce un pericolo mortale e la sintomatologia si manifesta con disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea), crisi convulsive, stato comatoso che può giungere alla morte.
Se raccogliete i rami fioriti della pianta, non portate le mani alla bocca. Lavatevi accuratamente le mani.

EDERA
Comunissimo rampicante contiene saponine con capacità irritanti se ingerite.
La sintomatologia sarà caratterizzata da salivazione, vomito, diarrea e dolori addominali.

BOSSO
Pianta ornamentale che contiene sostanze tossiche come la buxina, buxina e bussimidina.
È tossica anche per gli animali domestici che possono avere sintomi gastrointestinali a seguito dell’ingestione.
La parte più tossica della pianta sono le foglie.

COLCHICO
Molto comune nei prati in autunno, contiene colchicina in particolare nei semi e nei bulbi.
L’intossicazione può avere una latenza fino a 10 giorni causano gravi sintomi come grave infiammazione di bocca e gola, dolori addominali, diarrea emorragica, alterazione della colagulazione seguita da aplasia midollare e emorragie fatali.

CICUTA
Pianta spontanea di storica tossicità per aver portato a morte Socrate, contiene degli alcaloidi come la coniina e conidrina.
La sua tossicità è legata a tutta la pianta ma in particolare ai frutti e ai semi.
Gli alcaloidi contenuti causano vomito, diarrea, paralisi dei muscoli respiratori che porta a morte.
La pianta ha anche una tossicità locale cutanea con iperemia ed edema.

ELLEBORO
Detta anche rosa di Natale, sono velenose tutte le parti aeree della pianta.
Costituisce un pericolo mortale, la sintomatologia si manifesta anche a livello gastrointestinale (vomito, diarrea), si avranno convulsioni e delirio fino a giungere alla morte per paralisi respiratoria.

Articolo della dott.ssa Monica Serenari, DMV
Tratto da Accademia di Fitoterapia e Scienze Naturali (A.Fi.S.Na., foto dal Web)
- Published in Monica Serenari
Ribes nigrum un antinfiammatorio naturale per i nostri amici animali
Il Ribes nigrum è tradizionalmente conosciuto per le sue proprietà antinfiammatorie, antistaminiche e antiossidanti naturali.
Conosciamo insieme questa pianta e scopriamo perché può essere benefica per i nostri amici a 4 zampe!
Conosciamo meglio il Ribes nigrum
Il ribes nero (Ribes nigrum) appartiene alla famiglia delle Glassularaceae. È originario delle zone montuose dell’Eurasia. Questo arbusto si coltiva dal XVII secolo ed è spontaneo nel nord e nel centro dell’Europa e in Asia settentrionale. Nell’antichità veniva impiegato per guarire pestilenze, febbri e scacciare le malinconie.
La pianta fiorisce da aprile e maggio e produce bacche che maturano a luglio ed agosto.
Parti utilizzate e principio attivo
Di questa pianta, in fitoterapia, vengono utilizzati principalmente i germogli, i semi e le foglie.
I germogli (o gemme) possiedono proantocianidine, flavonoidi, acidi fenolici, vitamina C, aminoacidi ed olii essenziali.
Le bacche contengono antocianine (flavonoidi che conferiscono la tipica colorazione rosso-bluastra), flavonoidi, vitamina C, carotenoidi, fenoli, polisaccaridi, fibre e minerali.
l ribes nigrum viene utilizzato soprattutto nella gemmoterapia. I prodotti si ottengono da tessuti vegetali embrionali freschi come gemme, germogli, giovani radici.

Proprietà medicamentose del Ribes nigrum e indicazioni d’uso
Il gemmoderivato di ribes nero viene considerato un “cortison-like” poichè svolge un’azione simile a quella del cortisolo (di cui facilita il rilascio). È un potente antinfiammatorio e antiallergico. Stimolando la corteccia surrenale, questo gemmoderivato rappresenta il rimedio di base per qualunque forma infiammatoria, traumatica o allergica.
I germogli di ribes nero possiedono potenti antiossidanti, inoltre le proantocianidine riducono la secrezione di mediatori proinfiammatori IL-4 e IL-3, fattori coinvolti anche nell’asma.
I ricercatori sostengono che la supplementazione con antocianine possa giocare un ruolo importante per la prevenzione ed il trattamento delle patologie infiammatorie croniche.
L’effetto principale della gemma del Ribes nigrum è sulla corteccia surrenale. Stimola infatti la secrezione di cortisolo, senza effetti secondari (iatrogeni) come ad esempio la soppressione del sistema immunitario.
L’azione avviene principalmente durante la prima fase infiammatoria anche se la sua efficacia si prolunga nelle fasi successive.
L’estratto delle gemme di ribes nero, inoltre, è efficace anche per stimolare le difese immunitarie e prevenire le malattie influenzali.
Altre proprietà del ribes sono quelle attribuite all’azione antivirale, come l’Herpes virus, grazie all’inibizione del legame del virus alla membrana cellulare e alla soppressione della sintesi proteica.
Da sottolineare inoltre la proprietà antisettica delle gemme dell’olio essenziale di Ribes nigrum con un ampio spettro d’azione, specialmente verso Escherichia Coli, Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus Aureus.
L’estratto delle foglie, invece, ha un utilizzo erboristico e fitoterapico specifico per la preparazione di infusi,tinture madre, decotti e tisane.
Utilizzo in medicina veterinaria
Il ribes nero nel cane e nel gatto rappresenta sia un antinfiammatorio sia un antistaminico naturale e può essere utilizzato sottoforma di macerato glicerico, tintura madre, estratto idroenzimatico o gemmoderivato.
Il macerato glicerico è ricavato dalla macerazione delle gemme e viene poi diluito in proporzione 1 a 10 in una soluzione idrogliceralcolica. Costituita da una miscela di acqua, alcol e glicerina.
Il gemmoderivato è uno dei più potenti antistaminici naturali, blocca l’azione dell’istamina, pertanto si impiega maggiormente nelle allergie e nelle dermatiti. Agisce sia a livello cutaneo sia a quello delle vie respiratorie. E’ quindi indicato in caso di riniti allergiche e croniche di asma, bronchiti, dermatiti, congiuntivite, artrosi, artrite.
Insieme ad altre terapie naturali può essere utilizzato con esiti favorevoli per curare il granuloma eosinofilico del gatto.
L’olio di semi di ribes nero ottenuto invece dai semi della pianta presenta un rapporto omega3/omega6 di 1:4.
È particolarmente ricco di GLA e acido stearidonico. Si è dimostrato efficace nella terapia sintomatica del prurito in corso di dermatite atopica.
In uno studio è stata sperimentata l’efficacia dell’olio di semi di ribes nero nella dermatite atopica canina (Noli et Scarampella, 2002). Degli animali trattati con l’olio di ribes, il 70,8% ha mostrato una risposta buona o eccellente (diminuzione dal 51 al 100% dei valori di gravità iniziali).
Può interagire con eventuali farmaci?
E’ consigliabile non assumere il Ribes nigrum in associazione ad anticoagulanti poiché potrebbe rendere il sangue più fluido e rallentare la coagulazione. Proprio per questo motivo è consigliabile sospendere la sua assunzione prima di un intervento chirurgico.
Quando è sconsigliato l’impiego del Ribes nigrum?
Non è consigliato nei pazienti affetti da Sindrome di Cushing, nei pazienti con pressione alta e problemi cardiaci, negli ipertiroidei o in soggetti ansiosi, stressati e nervosi. L’effetto particolarmente stimolante sul sistema nervoso infatti potrebbe aumentarne i sintomi.
Può causare reazioni allergiche in soggetti predisposti
Alcuni gemmoderivati sono leggermente alcolici per cui possono essere controindicati per cani e gatti particolarmente sensibili all’alcool .
In ogni caso i dosaggi vanno personalizzati e non sono mai uguali per tutti, poiché ogni animale risponde in maniera diversa. Quindi se ne sconsiglia l’uso “fai-da-te”!
Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM
- Published in Laura Mancinelli
Antiossidanti naturali per cani e gatti
Gli antiossidanti naturali sono presenti negli alimenti e nelle piante medicinali.
Tra tutti, polifenoli e carotenoidi, sembrano essere quelli con una gamma di effetti biologici maggiori: hanno infatti funzione antinfiammatoria, antitumorale e antietà.
Vediamo come si combatte lo stress ossidativo naturalmente.
Antiossidanti naturali e radicali liberi
All’interno delle cellule, come prodotti di scarto, si formano normalmente i radicali liberi. Sono molecole reattive e instabili che sottraggono elettroni alle molecole vicine per tornare al loro stato di equilibrio.
Ovviamente la molecola che si ritrova senza elettrone diventa a sua volta instabile, innescando così una reazione a catena.
Il sistema antiossidante dell’organismo tendenzialmente riesce a mantenere sotto controllo questa situazione, ma ci sono dei momenti nei quali lo stress ossidativo aumenta e c’è la necessità di aumentare di conseguenza la barriera antiossidante.
Come aumenta lo stress ossidativo?
Radicali liberi in quantità eccessiva si formano in seguito a influenze nocive esterne. Come inquinamento ambientale o sostanze farmacologiche, in caso di patologie o anche in caso di eccessiva attività fisica o stress.
Se viene perso il controllo e lo stress ossidativo permane, si può andare incontro ad invecchiamento precoce e sviluppo di malattie croniche.

Quali sono gli antiossidanti naturali?
Gli antiossidanti esogeni naturali derivano da piante alimentari e medicinali, come frutta, verdura, cereali, funghi, fiori, spezie ed erbe officinali tradizionali
Gli antiossidanti da prodotti vegetali sono principalmente polifenoli , carotenoidi e vitamine (vitamina E e C).
I polifenoli
I polifenoli comprendono un vasto gruppo di sostanze. Quelli più diffusi sono flavonoidi, stilbeni, lignani e acidi fenolici.
Gli acidi fenolici sono presenti nella frutta come mirtilli, kiwi, prugne, ciliegie e mele.
I flavonoidi (che comprendono varie molecole, le più famose sono quercetina, esperidina e catechine) sono presenti nella maggior parte di frutta e verdura, in quantità diverse a seconda dell’alimento.
I lignani, sostanze antiossidanti capaci di migliorare il profilo lipidico, ne è ricco il seme di lino.
Tra gli stilbeni ricordiamo invece il resveratrolo, molecola antitumorale contenuta nel mirtillo rosso.
I carotenoidi
I carotenoidi sono pigmenti naturali, tra cui β-carotene, licopene, luteina e zeaxantina.
Tutte le piante commestibili colorate, in particolare le foglie verde scuro e giallo-arancio, sono buone fonti di carotenoidi. A causa della liposolubilità dei carotenoidi, l’assorbimento dipende principalmente dalla loro preparazione con oli o grassi.
Tra i carotenoidi, il β-carotene si trova comunemente nelle piante commestibili come mango, zucca, carota, noci e palma da olio.
Vitamina C e vitamina E
Tra i composti naturali con la maggior azione antiossidante, bisogna ricordare la vitamina C e la vitamina E.
La vitamina E, liposolubile, la troviamo negli oli vegetali (soia, mais, girasole) e nei frutti oleosi. La vitamina C invece è contenuta nella frutta (come arance, fragole, kiwi) e verdura (come broccoli e spinaci).
La natura ci è sempre di aiuto: una dieta varia e fresca permette di apportate sostanze fondamentali per il benessere dei nostri cani e gatti.
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Published in Chiara Dissegna
Alimentare un animale o nutrirlo. Perché non è la stessa cosa?
Che differenza c’è tra alimentare o nutrire un animale?
All’apparenza potrebbe sembrare la stessa cosa. Le differenze invece sono molte e da molteplici punti di vista.
Non solo perché alimentare e nutrire hanno un’etimologia diversa, ma anche per i significati che hanno assunto nel tempo.
E per una questione sostanziale: tra alimentare e nutrire c’è di mezzo… l’amore!
Alimentare o nutrire, questo è il problema!
Alimentare o nutrire, sembrano sinonimi ma non lo sono.
Quando ci alimentiamo infatti stiamo solo introducendo cibo nel nostro organismo. Mangiamo, e questo è quanto.
Metabolizziamo quello che ingeriamo e lo trasformiamo in ciò che ci occorre.
Se ci nutriamo invece stiamo ponendo l’accento sulla relazione tra cibo e salute: non stiamo solo assumendo cibo, lo stiamo scegliendo in base alle caratteristiche che riteniamo favorevoli al nostro benessere.
La stessa cosa riguarda gli animali che vivono con noi.
Riempire una ciotola non è abbastanza per nutrire!
Quando pensiamo all’alimentazione degli animali con cui scegliamo di vivere difficilmente consideriamo le loro necessità etologiche.
Tanto meno riflettiamo sul fatto che l’atto di fornire cibo è centrale nelle relazioni, sia con individui della nostra specie che di specie diverse.
Ogni animale ha le sue esigenze, sia in termini nutrizionali che di gusti. Conoscerli e rispettarli è di grande importanza.
I gatti per esempio in natura sono cacciatori solitari. Predano soprattutto di notte e fanno molti piccoli pasti.
In ambito domestico nella maggior parte dei casi vengono alimentati una o due volte al giorno, con lo stesso tipo di cibo, spesso anche della stessa identica marca per tutta la vita (se ti interessa e vuoi approfondire ne ho scritto anche qui).
In più sono anche carnivori stretti, costretti ad assumere quantità più o meno grandi di cereali a causa della composizione della maggior parte dei cibi industriali.
Ai cani non va poi così meglio: anche le loro ciotole vengono riempite una o due volte al giorno distrattamente, svuotando il contenuto di sacchetti o lattine.
Conigli, cavie peruviane, criceti e altri piccoli mammiferi, ma anche pappagalli e altri uccelli subiscono la stessa sorte. Scatole di cibo già pronto in pellet o crocchette, oppure miscele di semi vanno a riempire contenitori e ciotole. Quando il livello si abbassa se ne aggiunge di nuovo. Tutto qua.

Nutrire le relazioni con gli animali
Il cibo è fonte di vita, sa per noi che per gli animali e proprio per questo assumerlo è fonte di piacere, appagamento.
In più per gli animali sociali come noi ha anche un’accezione conviviale: aiuta a stringere nuove relazioni ma anche a rendere più salde quelle già esistenti.
Ecco perché dovremmo dedicare maggiore attenzione a quello che mettiamo nelle ciotole.
Se ci limitiamo a versarci dentro qualcosa tra un’incombenza e l’altra stiamo perdendo una grande occasione.
Scegliere con cura gli alimenti in base alle esigenze non solo della specie ma anche dell’individuo che abbiamo accolto in casa ci aiuta a conoscere e rispettare, ci offre la possibilità di dedicare tempo e attenzione. Due delle risorse più importanti che abbiamo.
Comprendere che attraverso il cibo che scegliamo passano amore e salute ci rende più consapevoli, anche della nostra alimentazione.
Scegliere di nutrire con cibo fresco di qualità, offrire un’alimentazione bilanciata ma non monotona, rende il momento del pasto gratificante sia per chi lo prepara che per chi lo riceve.
Nutrizione e salute
Non solo. Scegliere un’alimentazione di qualità per gli animali, che ne rispetti le esigenze e i gusti, è un vero e proprio atto di cura.
Il ruolo di prevenzione ma anche terapeutico dei cibi è noto da millenni e oggi le evidenze scientifiche che lo confermano sono sempre più numerose.
Sia per gli animali carnivori che erbivori è possibile formulare razioni individualizzate che mirano sia alla prevenzione che alla cura di molte patologie, grazie anche all’impiego di integrazioni funzionali e nutraceutica.
Senza dimenticare il ruolo delle emozioni sulla salute, come ci racconta la PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia, ne parlo in questo articolo): tutti ottimi motivi per trasformare l’atto del nutrire in un momento speciale, di reale condivisione!
Articolo dal blog della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Published in Cinzia Ciarmatori
Conosci le regole di igiene per preparare il cibo al tuo cane?
Secondo uno studio americano, la percentuale di persone che conoscono le regole di igiene da applicare in casa per preparare il cibo al cane è bassissima. Vediamo quindi in questo articolo cosa ci dice la scienza al riguardo e quali sono delle semplici regole di conservazione del cibo per cani, come maneggiare e preparare il cibo e infine come lavare ciotole e utensili.
Se stai leggendo questo articolo, probabilmente ti ha incuriosito il titolo e ti sei chiesto/a se effettivamente conosci le regole di igiene per dare il cibo al tuo cane. Anzi, forse la domanda ti potrà essere sembrata quasi banale “perché, esistono delle regole di igiene particolare da rispettare per dare da mangiare al mio cane?”. Beh, sì, esistono e sono molto importanti, non solo per chi segue una dieta casalinga per il proprio cane o una dieta BARF, ma anche per chi somministra solo alimento commerciale.
La FDA statunitense ha redatto solo da un paio d’anni delle linee guida per la famiglia per insegnare come maneggiare, preparare e conservare gli alimenti per animali. In Italia, abbiamo delle linee guida ministeriali per quel che riguarda le linee guida di igiene alimentare casalinga, ma ci mancano ancora quelle destinate ai nostri Pet.
Senza avere la pretesa di essere esaustiva, vediamo allora qualche semplice regola di igiene utile per tutti noi Pet mate, che come scoprirete conosce appena un 5% della popolazione!
Lo studio americano riguardo l’igiene del cibo per cani
Ad Aprile 2022 è stato pubblicato uno studio scientifico che riporta come appena il 5% dei cittadini statunitensi fosse a conoscenza delle linee guida della FDA riguardo l’igiene da utilizzare in casa per maneggiare il cibo e pulire le ciotole del proprio cane. Davvero una percentuale molto bassa!
Il medesimo studio inoltre ci riporta alcuni fatti abbastanza gravi e interessanti: in circa un terzo di queste famiglie, dove effettivamente per la maggior parte non sapevano seguire buone regole di igiene, erano presenti dei bambini sotto i 13 anni e/o delle persone immunicompromesse; in più del 40% dei casi il cibo per cani veniva conservato accanto al cibo per persone e solo un terzo degli intervistati lavava le mani dopo aver preparato e fornito al ciotola al suo cane. Altro fatto negativo molto importante: il cibo viene preparato, secondo lo studio, sulla stessa superficie dove successivamente viene preparato l’alimento per la famiglia.
Sì, lo so, a dirlo così magari ci sta chi si meraviglia, per una ragione o per il suo opposto. Certamente ci sta chi pensa “che schifo!” e chi invece dice “che esagerati!”. Ma ecco le buone notizie: lo studio ha dimostrato che, rispolverando e applicando basilari regole di igiene, la contaminazione in casa e quindi il rischio di tossinfezioni alimentari con batteri antibiotico-resistenti, per voi e per il vostro cane, diminuisce moltissimo! Passiamo quindi all’azione e vediamo cosa fare e cosa non fare in casa quando preparate il cibo per il vostro cane.
Conservazione del cibo per il tuo cane
Iniziamo dalla conservazione del cibo per cani, o meglio ancora, dal suo acquisto. Nel caso in cui abbiate scelto un’alimentazione industriale per il vostro cane infatti dovrete controllare molto attentamente all’acquisto che il pacco di croccantini o la scatoletta di cibo umido non sia visivamente danneggiato. Non acquistate quindi pacchi aperti o rotti oppure lattine ammaccate o danneggiate, in quanto questo potrebbe comportare un’alterazione del contenuto all’interno.
Il cibo commerciale inoltre deve essere conservato sempre nel suo involucro originale e non essere svasato all’interno di contenitori o bidoni. Per quanto possiate pulire bene infatti fra un pacco e il successivo, rimarranno all’interno del contenitore piccole quantità di grassi, essendo tutte le crocchette rivestite da una fine patina di grasso per renderle più appetibili. Questi grassi che rimangono nel contenitore, diventeranno rancidi e avvieranno, quando aggiungerete del cibo nuovo, un processo catalitico (ovvero rapido, di reazione a catena) di ossidazione dei grassi dell’alimento. Questo può provocare diarrea e vomito al vostro cane.
Il cibo per cani industriale inoltre deve essere, ben chiuso nel caso del pacco di crocchette che sia stato conservato in un ambiento fresco precedentemente aperto, sempre per evitare l’ossidazione dei grassi e mai consumato oltre la data consigliata.
Nel caso invece abbiate scelto una dieta fresca per il vostro cane, è fondamentale conservare il cibo in frigo, all’interno di contenitori ben chiusi. Non lasciate quindi in frigorifero una padella dove avete cucinato cibo per il vostro cane o una vaschetta di macinato per capirsi, senza una copertura, tipo tapperware. Nel modo più assoluto poi evitare di riporre l’intera ciotola del vostro cane in frigo nel caso in cui lasciasse dell’alimento: svuotate piuttosto il contenuto in un contenitore pulito, chiudete con coperchio e via.

Come maneggiare e dove preparare il cibo per il tuo cane
Ora che sappiamo come conservare il cibo per il nostro cane, vediamo come prepararlo e maneggiarlo per arrivare a servirgli la sua desideratissima ciotola. Prima di tutto, come facciamo anche per noi, prima di iniziare la preparazione del pasto del nostro cane, dobbiamo lavarci le mani con acqua calda e sapone (nello scrivere mi risuona la voce di Anna Moroni alla Prova del Cuoco “ti sei lavata le mani tesoro?”). Eh sì, anche se stiamo preparando per il nostro cane e non per noi, dobbiamo lavarci le mani per evitare di contaminare il suo cibo o le superfici che toccheremo.
Se il cane è piccolo e il sacco è grande, ma anche in caso di cani grandi/ciotole grandi, potrebbe accadere che vi venga voglia di usare la ciotola come mestolo per pescare le crocchette dal sacco. Non fatelo! Lasciate piuttosto dentro al sacco un misurino apposito, in modo fra l’altro di avere la certezza della dose e non far ingrassare troppo il vostro cane, con tutte le gravi conseguenze per la sua salute che ben conosciamo.
Per quel che riguarda la preparazione inoltre è fondamentale che avvenga su una superficie diversa rispetto a quella dove appoggiate il cibo per voi (meglio ancora se in una abitazione diversa). Dato però che non tutti hanno case molto grandi o superfici da destinare solo alla preparazione della ciotola del cane, vediamo qualche trucco che vale sia per chi segue un’alimentazione industriale, che per chi fa casalinga o dieta BARF.
Prima di tutto, se non avete una superficie disponibile da dedicare, potete munirvi di una banale tovaglia di plastica al metro da appoggiare sopra al piano della cucina o alla tavola. La tovaglia ovviamente non dovrà essere lasciata sporca dopo l’uso, ma dovrà essere pulita e disinfettata (con uno spray a base di candeggina meglio), piegata e riposta.
Per chi segue dieta casalinga o BARF inoltre il consiglio è di dedicare un tagliere e della utensileria (forchetta, cucchiaio, mannaia, trinciapollo o quanto altro utilizzate) specifica alla preparazione del cibo per il vostro cane, in modo da stare più tranquilli.
Ultimo, ma non ultimo in ordine di importanza, ricordate di prestare attenzione per evitare in tutti i modi la cross-contaminazione delle superfici. Questo vuol dire ad esempio che se state preparando la ciotola e vi foste dimenticati qualcosa in frigorifero, dovete evitare di andare ad aprire il frigo con le mani sporche (soprattutto in caso di carne cruda, ma anche gli alimenti industriali possono contenere microrganismi vivi!). Chiedete piuttosto a qualcuno di aiutarvi oppure fate un passaggio al lavello e lavatevi bene con acqua e sapone.
Come lavare la ciotole del tuo cane
Una volta servita e mangiata, passiamo alla parte di pulizia della ciotola e degli utensili. Nello studio citato, solo poco più del 10% degli intervistati lavava la ciotola del cane almeno una volta al giorno e appena la metà lo faceva con acqua calda. In realtà, il modo migliore per pulire la ciotola del vostro cane è di farlo dopo ogni pasto, lavandola preferibilmente in un lavello diverso da quello dove lavate i piatti per voi, con una spugnetta diversa, acqua calda e sapone. Nel caso in cui ci fossero residui di cibo, è importante eliminarli prima di pulire, ma questo mi pare un’ovvietà.
Dopo ogni utilizzo dovrete pulire inoltre anche cucchiai o altri utensili (tagliere ad esempio nel caso di dieta fresca), con acqua calda ad una temperatura superiore ai 70 gradi per almeno 20 secondi. Complicato? No, basta farlo diventare una routine, come per noi.
Ultimo, ma non ultimo, la ciotola dell’acqua del vostro cane, che dovreste svuotare e lavare con una spugnetta a superficie abrasiva, acqua calda e sapone, almeno una volta al giorno. Questo evita la formazione di colonie batteriche ricoperte da un microfilm protettivo ed è basato soprattutto su una pulizia meccanica, quindi avanti e olio di gomito!
Antibiotico resistenza: un pericolo da sconfiggere ora
Dato che solo l’8% dei partecipanti allo studio si è detto disposto a seguire le regole di igiene che gli erano state suggerite nel lungo termine, cerco di darvi qualche buona ragione per farlo senza cadere nel paternalismo o terrorismo mediatico cui siamo fin troppo abituati.
Per quel che riguarda la conservazione del cibo industriale, ve l’ho già spiegato, il pericolo maggiore è l’ossidazione dei grassi, che può dar luogo a gastroenteriti anche importanti per il vostro cane. Crocchette conservate sotto il sole però, magari all’interno del loro sacco dove si può creare una sorta di condensa e umidità, possono dar luogo a micotossicosi, con danni gravissimi per la salute del cane nel breve e lungo periodo (tumore al fegato e altre brutte faccende).
Ma veniamo all’antibiotico resistenza, problema reale e attuale, di cui dovremmo tutti saperne di più. I batteri come forse saprete tendono a diventare resistenti agli antibiotici e la scienza non riesce a creare nuove molecole ad un ritmo sufficiente per battere queste resistenze. In Italia si verificano già ora (2022) circa un terzo delle morti europee dovute ad infezioni batteriche non debellabili con gli antibiotici. Una situazione gravissima, parliamo di circa 10.000 morti ogni anno.
Ora, invece di spaventarci e basta, sappiate che seguire queste regolette che vi ho suggerito può ridurre drasticamente la possibilità di contaminazione casalinga da batteri antibiotico resistenti.
In fondo, non si tratta di attività molto diverse da quelle che già applichiamo per noi. Semplicemente, una volta di più, dobbiamo ricordare che il nostro cane fa parte della famiglia, anche per quel che riguarda le regole di igiene.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer per Kodami
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