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Latte in polvere per gattini: tutto quello che devi sapere

giovedì, 08 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Latte in polvere per gattini

Chi ha un gatto lo sa: la vita con loro può riservare sorprese di ogni tipo, comprese situazioni in cui ci si ritrova con un gattino piccolissimo da accudire. Capita più spesso di quanto si pensi di imbattersi in un gattino neonato, magari con gli occhi ancora chiusi, abbandonato o orfano, e in quel caso sapere come nutrirlo correttamente può fare la differenza tra la vita e la morte.

Se ti stai chiedendo come comportarti in queste circostanze, partiamo da un concetto chiave: il latte in polvere per gattini è l’unica alternativa valida al latte materno, ma deve essere scelto con attenzione e somministrato nel modo giusto.

Il periodo neonatale: una fase cruciale

Le prime settimane di vita di un gattino sono critiche. Questo periodo si chiama fase neonatale e comprende i primi 20-25 giorni dopo la nascita. In questo lasso di tempo, il gattino si sviluppa molto rapidamente e acquisisce le prime difese immunitarie attraverso il colostro, il primo latte prodotto dalla madre nelle prime 36-48 ore dopo il parto.

Se il gattino non ha avuto accesso al colostro, è più esposto alle malattie, e va quindi seguito con ancora più attenzione, magari anche con il supporto di un veterinario.

Va detto che, quando possibile, la soluzione migliore resta quella di affidare il gattino a una gatta balia, ovvero una femmina che ha appena partorito e che potrebbe accettare il piccolo. È una pratica più diffusa di quanto si pensi e grazie ai social è diventato più facile trovare aiuto anche in questo senso.

Latte in polvere per gattini: perché è fondamentale

Latte in polvere per gattini

Veniamo al punto cruciale: no, il latte vaccino non va bene per un gattino. Anche se l’istinto potrebbe spingerti a scaldare una tazza di latte per neonati umani o quello da frigo che hai in casa, sappi che il latte della mucca è troppo povero di proteine e grassi e troppo ricco di lattosio per essere digerito dal gatto, che è un carnivoro stretto. Il risultato? Il rischio concreto di diarrea, disidratazione e perfino morte.

Il latte in polvere per gattini, invece, è formulato appositamente per soddisfare i fabbisogni nutrizionali del gatto appena nato: ha alta densità energetica, è povero di lattosio e ricco di proteine, grassi buoni, vitamine e aminoacidi essenziali.

Cosa deve contenere un buon latte in polvere per gattini?

Quando scegli un latte in polvere, controlla sempre l’etichetta. Ecco cosa non dovrebbe mancare:

  • Proteine almeno al 32-33% (su sostanza secca).
  • Grassi oltre il 30%.
  • Taurina, aminoacido essenziale per il gatto.
  • DHA (acido docosaesaenoico), un Omega-3 fondamentale per lo sviluppo cerebrale e cognitivo.

Se il DHA non è incluso, meglio integrarlo a parte. È fondamentale per uno sviluppo corretto del sistema nervoso.

Dove si compra?

Il latte in polvere per gattini si trova in:

  • Negozi per animali
  • Farmacie
  • Online (siti specializzati o marketplace generici)

Il costo non è proibitivo, ma se devi allattare più gattini, il consumo può diventare importante. Cerca sempre di scegliere un prodotto di qualità, anche se nelle prime ore potresti dover usare quello che trovi subito. Poi, però, è bene restare fedeli a una marca per evitare problemi digestivi dovuti al cambio improvviso.

Quanto latte somministrare?

Le dosi variano in base alla marca e sono sempre indicate in etichetta. L’importante è:

  • Suddividere le dosi in più poppate giornaliere (anche ogni 2-3 ore nelle prime settimane).
  • Non forzare mai il gattino: quando è sazio, smette spontaneamente.
  • Evitare di dare troppo latte in una sola volta per non rischiare indigestioni.

Verso le 2-3 settimane di vita, si può passare gradualmente a dare latte ogni 6-8 ore, fino all’inizio dello svezzamento.

Come si prepara e si somministra

Il latte in polvere va preparato al momento, sciogliendo bene la polvere in acqua calda ma non bollente. Può essere conservato ricostituito in frigo per 24-48 ore, ma va sempre scaldato a temperatura corporea prima dell’uso (35-37°C). Puoi fare la prova della goccia sul polso, proprio come si fa con i neonati umani.

Per la somministrazione:

  • Evita di tenere il gattino sdraiato sulla schiena.
  • Usa siringhe senza ago solo in emergenza.
  • Meglio procurarsi biberon con tettarelle adatte (ci sono in commercio tettarelle specifiche per gattini).
  • Il foro della tettarella deve essere della dimensione giusta: se troppo grande, il gattino rischia di affogarsi; se troppo piccolo, si stancherà prima di bere abbastanza.

Controlla anche che la tettarella sia priva di BPA, una sostanza chimica nociva (perturbatore endocrino) da evitare.

In conclusione

Allattare un gattino orfano è un gesto di grande generosità, ma richiede impegno, attenzione e conoscenza. Il latte in polvere per gattini è uno strumento essenziale per garantire loro una crescita sana, soprattutto nei primissimi giorni di vita. Basta scegliere bene, seguire le dosi e le indicazioni del produttore, e magari farsi aiutare da un veterinario per i primi tempi.

Ricorda: ogni gattino ha il suo ritmo e le sue esigenze, ma con un po’ di pazienza e le informazioni giuste, puoi davvero fare la differenza nella sua vita.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Il gatto annusa il cibo e non mangia, perché?

mercoledì, 30 Aprile 2025 by Gruppo Nutravet
Il gatto annusa il cibo e non mangia

Se hai un gatto, probabilmente ti è capitato almeno una volta di offrirgli del cibo, vederlo avvicinarsi alla ciotola, annusare con attenzione… e poi voltarsi e andarsene come se nulla fosse. E magari tu resti lì a chiederti: “Ma non aveva fame?” Tranquillo, non sei solo. Questo comportamento è piuttosto comune tra i gatti, e le ragioni possono essere più complesse di quanto sembri.

Il gatto annusa il cibo e non mangia: Gusti difficili e naso ipersensibile

I gatti non sono come i cani. Non mangiano “per fame” qualunque cosa trovino nella ciotola. Hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato, e per loro l’odore del cibo è fondamentale. Se qualcosa non li convince all’olfatto, anche solo un dettaglio, spesso decidono di non mangiare, anche se hanno lo stomaco che brontola.

Un cibo con un odore di grasso irrancidito, una nota acida o semplicemente una variazione rispetto all’odore abituale può bastare per far scattare il rifiuto. Questo vale anche per alimenti che magari sono ancora buoni dal punto di vista umano, ma che per un gatto risultano inaccettabili.

Il gatto non è un “ripulitore”

In natura, il gatto è un cacciatore solitario, e tende a mangiare subito la sua preda. Non conserva gli avanzi, né torna a finire qualcosa dopo ore. A differenza del cane, che ha una natura più “spazzina” ed è capace di mangiare cibo trovato e non proprio fresco, il gatto ha standard molto alti in fatto di freschezza e qualità dell’alimento.

Ecco perché un alimento che a noi sembra ancora perfettamente commestibile, per un gatto può essere considerato “vecchio” o alterato, solo in base all’odore.

Il gatto annusa il cibo e non mangia: quando l’odore dà fastidio: la nausea

Il gatto annusa il cibo e non mangia

Un’altra spiegazione molto comune di questo comportamento è la nausea lieve. Il gatto può mostrarsi interessato al cibo, avvicinarsi alla ciotola, ma poi l’intensificarsi dell’odore può innescare quella sensazione sgradevole che lo porta ad allontanarsi. Se questo succede con cibo che solitamente apprezza, è bene non sottovalutare il segnale e consultare il veterinario.

La nausea può essere il sintomo iniziale di molte patologie, anche serie. Meglio non aspettare troppo.

Quando è il caso di preoccuparsi?

Il digiuno nel gatto non va mai preso alla leggera. I gatti non sono animali adatti a digiunare a lungo e, soprattutto se in sovrappeso, possono sviluppare rapidamente una condizione molto pericolosa chiamata steatosi epatica.

Se il tuo gatto non mangia nulla per 24 ore, è il caso di contattare subito il veterinario. Se mangia pochissimo per due giorni consecutivi, anche in quel caso è il momento di agire.

Attenzione anche a eventuali altri sintomi associati, come:

  • difficoltà a urinare o assenza di urina nella lettiera,
  • aumento della sete o dell’urinazione,
  • diarrea,
  • vomito,
  • apatia o debolezza.

In presenza di questi segnali, non aspettare neanche 12 ore: portalo subito in clinica.

Cosa fare se il gatto non mangia

Capire cosa fare dipende molto dal contesto. Ecco alcune situazioni comuni:

1. Hai appena cambiato tipo di cibo?
È normale che il gatto sia diffidente verso qualcosa di nuovo. Prova a reintrodurre gradualmente il vecchio cibo insieme a quello nuovo. Serve pazienza.

2. Ha sempre mangiato quel cibo, ma ora non lo vuole più?
Potrebbe semplicemente essersi stancato. I gatti possono essere molto selettivi e cambiare preferenze nel tempo. Offrigli un’alternativa, ma senza insistere troppo.

3. Rifiuta tutto, anche il cibo che di solito adora?
Qui suona un campanello d’allarme. Se in più noti anche qualche sintomo fisico, vai dal veterinario senza indugi.

La regola d’oro

Un gatto che non mangia nulla per più di 24-48 ore è un’emergenza. Non pensare che sia solo un capriccio. Non forzarlo mai a mangiare cibo che rifiuta, ma non lasciare che il digiuno si prolunghi. Se non si trova una soluzione rapida, c’è il rischio che la sua salute venga compromessa seriamente.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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L’Asse Intestino-Cervello nel Cane e nel Gatto: Un Approccio Nutrizionale

giovedì, 06 Marzo 2025 by Gruppo Nutravet
Asse Intestino-Cervello

Negli ultimi anni, il legame tra intestino e cervello ha attirato sempre più attenzione nel mondo scientifico, non solo per gli esseri umani, ma anche per i nostri cani e gatti. Questo legame, conosciuto come “Asse Intestino-Cervello” (GBA, Gut-Brain Axis), evidenzia come la salute intestinale possa influenzare il cervello e viceversa. In questo articolo esploreremo il ruolo della nutrizione nel mantenere questo delicato equilibrio nei nostri animali domestici.

Che cos’è l’Asse Intestino-Cervello?

L’Asse Intestino-Cervello è un sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale (SNC) e il sistema nervoso enterico (SNE) presente nell’intestino. Questo significa che il cervello e l’intestino “parlano” costantemente tra loro, influenzando non solo il benessere fisico, ma anche il comportamento e l’umore. Ad esempio, uno stress emotivo può causare problemi gastrointestinali e, allo stesso modo, una disbiosi intestinale (alterazione del microbiota) può avere effetti negativi sul comportamento e sulle funzioni cognitive.

Il Ruolo del Microbiota

Il microbiota intestinale è composto da trilioni di microrganismi che abitano l’intestino. Questi microrganismi svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute generale del cane e del gatto, inclusa la salute mentale. Quando il microbiota è in equilibrio, aiuta a prevenire l’infiammazione, regola il sistema immunitario e contribuisce alla produzione di neurotrasmettitori che influenzano l’umore, come la serotonina e il GABA.

Uno squilibrio nel microbiota intestinale, noto come disbiosi, può portare a una serie di problemi, tra cui infiammazione cronica, sindrome dell’intestino irritabile e disturbi comportamentali. La nutrizione gioca un ruolo cruciale nel mantenimento di questo equilibrio, influenzando direttamente la composizione del microbiota.

L’Influenza della Nutrizione sull’Asse Intestino-Cervello

Asse Intestino-Cervello

La dieta è uno dei principali fattori che possono influenzare la salute intestinale e, di conseguenza, l’Asse Intestino-Cervello. Una dieta ricca di nutrienti specifici può favorire un microbiota equilibrato, ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Ecco alcuni elementi chiave da considerare:

  1. Grassi Essenziali (EPA e DHA): Gli acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, non solo hanno un’azione antinfiammatoria, ma nutrono anche la mucosa intestinale e favoriscono la diversità batterica. Inoltre, possono aumentare la produzione di batteri benefici come i Bifidobatteri e i Lattobacilli.
  2. Prebiotici e Probiotici: I prebiotici sono fibre che nutrono i batteri buoni presenti nell’intestino, mentre i probiotici sono microrganismi vivi che, se ingeriti in quantità adeguate, possono migliorare la salute intestinale e mentale. È stato dimostrato che alcuni ceppi di probiotici possono ridurre l’ansia e migliorare i sintomi depressivi nei cani e gatti con problemi comportamentali.
  3. Carboidrati e Fibre: Una dieta povera di carboidrati o che includa fibre vegetali può avere effetti benefici sul microbiota. Tuttavia, è importante scegliere attentamente le fibre, poiché alcune, come l’inulina, possono causare problemi digestivi se non gestite correttamente. Le fibre dovrebbero essere introdotte gradualmente e preferibilmente tritate, per facilitarne la digestione.
  4. Proteine: Anche le proteine giocano un ruolo cruciale. Le fonti proteiche di alta qualità, come carni bianche e pesce, possono avere un impatto positivo sulla salute intestinale. Inoltre, le diete monoproteiche, sebbene utili in caso di patologie specifiche come le enteropatie, dovrebbero essere somministrate solo per brevi periodi, per evitare un impoverimento del microbiota.

Strategie Nutrizionali per il Benessere Mentale

Quando si tratta di supportare l’Asse Intestino-Cervello nei cani e nei gatti, non esiste una soluzione universale. Ogni animale è unico e richiede un approccio personalizzato. Tuttavia, alcune strategie possono essere particolarmente utili:

  • Dieta Variata: Offrire una dieta varia è essenziale per promuovere un microbiota sano e diversificato. Più varia è l’alimentazione, maggiore è la probabilità di mantenere un microbiota equilibrato, capace di supportare la salute mentale e fisica del cane e del gatto.
  • Omega-3: Integrare la dieta con acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, può aiutare a ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Questi grassi essenziali sono particolarmente utili nei cani e gatti che presentano disturbi comportamentali o neurologici.
  • Psicobiotici: Alcuni ceppi di probiotici, noti come psicobiotici, possono avere effetti benefici sul comportamento e sull’umore. Ad esempio, il Lactobacillus rhamnosus è stato associato a una riduzione dell’ansia nei cani.

Conclusione

L’Asse Intestino-Cervello rappresenta un’area affascinante e complessa della medicina veterinaria, che evidenzia quanto sia importante prendersi cura della salute intestinale per migliorare il benessere complessivo del cane e del gatto. Attraverso una dieta equilibrata e strategie nutrizionali mirate, possiamo supportare la salute mentale dei nostri animali e prevenire problemi comportamentali e gastrointestinali.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Snack per i gatti: idee, consigli e qualche attenzione

giovedì, 27 Febbraio 2025 by Gruppo Nutravet

Parliamo di un argomento che spesso suscita curiosità tra chi possiede un gatto: gli snack per i gatti. Non si tratta semplicemente di dare cibo extra, ma di utilizzare questi piccoli premi in maniera strategica per rafforzare il legame e rendere i momenti di gioco ancora più divertenti.

L’importanza di saper dosare gli snack

Gli snack rappresentano un ottimo strumento per premiare il gatto e stimolarlo durante le attività quotidiane. Tuttavia, è fondamentale ricordare che non sempre il gatto si avvicina perché ha fame. Spesso, il suo comportamento è legato alla ricerca di attenzioni da parte nostra. Se ogni volta che il gatto si avvicina offriamo uno snack, rischiamo di creare un’abitudine che potrebbe portare a un eccesso di calorie e, di conseguenza, a problemi di salute come l’obesità. Per questo motivo, è consigliabile che gli snack non superino il 10% dell’apporto calorico giornaliero del gatto.

Snack naturali vs. snack industriali

Snack per i gatti: idee, consigli e qualche attenzione

Una scelta importante riguarda il tipo di snack da somministrare. In commercio si trovano prodotti formulati appositamente per rendere gli snack particolarmente appetitosi, ma spesso questi sono ricchi di grassi e additivi. Al contrario, gli snack naturali, preparati a base di carne o pesce essiccato, offrono un’alternativa più sana. Questi piccoli bocconcini, che possono presentarsi come cubetti o chicche, non contengono carboidrati e sono ideali per non alterare l’equilibrio nutrizionale del gatto. Se lo si desidera, è possibile anche preparare questi snack in casa, scegliendo ingredienti di alta qualità e privi di additivi inutili.

Snack e momenti di gioco

Oltre a fungere da premio, gli snack possono diventare il fulcro di giochi interattivi. Esistono giocattoli specifici in cui inserire gli snack, invitando il gatto a cercarli e a “cacciarli” per ottenere il premio. Questa attività stimola il suo istinto predatorio e contribuisce a mantenere un buon livello di attività fisica, soprattutto per quei gatti che trascorrono molte ore in casa. Un altro suggerimento utile è quello di offrire, occasionalmente, un cucchiaio di yogurt bianco intero, senza zuccheri, che alcuni gatti apprezzano come extra fuori pasto e che aiuta a mantenere in equilibrio la flora microbica.

Snack commerciali: attenzione ai dettagli

Non tutti gli snack commerciali sono da evitare, ma è importante usarli con cautela. Prodotti come le paste per il pelo, i biscotti per i denti o i biscotti farciti devono essere considerati un’aggiunta alla dieta abituale e non un sostituto del pasto principale. Il rischio maggiore è rappresentato dagli ingredienti aggiunti, come gli addensanti a base di amido e zuccheri, che non sono adatti al gatto, essendo un carnivoro stretto. Per questo motivo, è sempre essenziale leggere attentamente le etichette e, in caso di dubbi, chiedere consiglio al veterinario.

Snack per i gatti: Cosa evitare assolutamente

Ci sono alcuni snack per i gatti che, nonostante possano sembrare salutari, devono essere evitati. Ad esempio, i pezzettini di fegato essiccato sono un alimento particolarmente nutriente, ma il loro alto contenuto di vitamine liposolubili può portare a un’eccessiva assunzione, con conseguenze negative sulla salute del gatto. Un consumo eccessivo di questo tipo di snack può favorire il rischio di ipervitaminosi, motivo per cui è sempre meglio optare per scelte più equilibrate.

Snack per i gatti: Moderazione e buon senso

Il punto chiave per gestire l’alimentazione extra del gatto è la moderazione. Dando snack troppo frequentemente, si corre il rischio di far sì che il gatto interpreti ogni interazione come un’occasione per ottenere cibo extra, alterando il normale ritmo dei pasti. Per i proprietari di cane e gatto, stabilire momenti specifici per il gioco e il premio può aiutare a mantenere un comportamento equilibrato e a evitare problemi legati all’eccesso calorico. Moderazione e consapevolezza sono dunque fondamentali per garantire una dieta sana e variegata.

Conclusioni

In sintesi, gli snack per i gatti possono arricchire la routine quotidiana e diventare un prezioso strumento di gioco e ricompensa, se scelti e dosati con cura. Scegliere snack naturali o prodotti di alta qualità, prestando attenzione agli ingredienti e rispettando le giuste quantità, permette di offrire al gatto momenti di piacere senza compromettere la sua salute. Prenditi il tempo per osservare il comportamento del tuo gatto e adatta le dosi in base alle sue esigenze: il risultato sarà un gatto felice e in forma, e un proprietario più sereno nella gestione della dieta extra.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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I gatti possono mangiare solo croccantini? Ecco cosa sapere

giovedì, 06 Febbraio 2025 by Gruppo Nutravet
gatti possono mangiare solo croccantini

Se hai un gatto in casa, ti sarà forse capitato di notare una preferenza piuttosto marcata per i croccantini. Ma è possibile che un gatto possa mangiare esclusivamente cibo secco? La risposta breve è sì, ma non è l’ideale per la sua salute. Vediamo insieme i motivi, cosa comporta una dieta fatta solo di croccantini e come convincere il tuo gatto a variare un po’ la sua alimentazione.

I gatti possono mangiare solo croccantini? No, ecco perché.

gatti possono mangiare solo croccantini

Il cibo secco ha una percentuale di acqua molto bassa, generalmente tra l’8% e il 10%. Questa caratteristica lo rende facile da conservare e pratico da utilizzare, ma non risponde a pieno alle esigenze idriche di un gatto. I gatti discendono da animali del deserto e, a causa della loro evoluzione, hanno sviluppato uno scarso senso della sete, contando spesso sull’acqua presente nelle prede per soddisfare il proprio fabbisogno.

Quando un gatto mangia esclusivamente croccantini, rischia di andare incontro a disidratazione cronica, che può avere conseguenze gravi per la sua salute. La disidratazione porta infatti a un sangue più concentrato, aumentando lo stress su organi vitali come reni e cuore. Le cellule del corpo hanno bisogno di essere immerse in un ambiente acquoso per funzionare correttamente, quindi meno acqua significa maggior lavoro per ogni singola cellula.

Non è un caso che anche per noi umani i medici consiglino di bere tanta acqua. Lo stesso principio vale per i gatti!

I gatti possono mangiare solo croccantini? No, ma non vuole il cibo umido, perché?

Se il tuo gatto si rifiuta categoricamente di mangiare cibo umido, potresti chiederti quale sia il motivo. Le ragioni possono essere diverse:

  1. Questione di abitudine: Se il gatto ha sempre mangiato solo croccantini, potrebbe semplicemente preferire la consistenza croccante e il sapore del cibo secco.
  2. Preferenze personali: I gatti hanno gusti particolari e potrebbero non gradire il sapore di certi alimenti umidi.
  3. Forma e consistenza: Anche il tatto gioca un ruolo importante nella scelta del cibo. Alcuni gatti preferiscono straccetti, altri paté, altri ancora cubetti.
  4. Marca e additivi: Gli additivi usati in certi alimenti possono influenzare il gusto globale di un’intera linea commerciale, rendendola poco gradita al gatto.

Se invece il gatto di solito mangia umido ma in un particolare giorno rifiuta tutto, compresi i croccantini, è importante consultare il veterinario. Potrebbe trattarsi di un problema di salute, come un raffreddore che impedisce di percepire gli odori o qualcosa di più serio.

Trucchi per far accettare il cibo umido al gatto

Se il tuo gatto è restio al cibo umido, ecco alcuni consigli utili per convincerlo:

  • Cambia gusto e marca: Se il gatto non gradisce una certa varietà di cibo umido, prova con altre opzioni. A volte è necessario cambiare anche marca, poiché alcuni gatti rifiutano completamente una determinata linea commerciale.
  • Sperimenta diverse consistenze: Prova paté, straccetti o cubetti per vedere quale forma risulta più gradita. Ogni gatto ha preferenze uniche.
  • Aggiungi croccantini come esca: Un trucco efficace è triturare i croccantini preferiti del gatto e spolverarli sul cibo umido senza mescolare. Questo aiuta a rendere il nuovo alimento più familiare e appetibile.
  • Riscalda leggermente il cibo: Scaldare il cibo umido può esaltarne l’aroma e renderlo più invitante.

Conclusione

Anche se un gatto può mangiare solo croccantini, non è la scelta migliore per la sua salute. La varietà nella dieta e l’assunzione di cibo umido aiutano a prevenire problemi di disidratazione e a mantenere il gatto in forma. Con un po’ di pazienza e qualche trucco, puoi convincere anche il gatto più testardo a variare la sua alimentazione. E se incontri difficoltà persistenti, il consiglio del veterinario è sempre prezioso!

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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La taurina nell’alimentazione del gatto: perché è essenziale

giovedì, 02 Gennaio 2025 by Gruppo Nutravet
La taurina nell'alimentazione del gatto

La taurina nell’alimentazione del gatto: se hai un gatto, probabilmente sai quanto sia importante offrirgli una dieta equilibrata. Ma hai mai sentito parlare della taurina? Questo aminoacido è fondamentale per la salute del gatto, al punto che una sua carenza può causare seri problemi di salute. Scopriamo insieme perché è così importante e come assicurarti che il tuo gatto ne assuma abbastanza.

Cos’è la taurina e perché il gatto ne ha bisogno?

La taurina è un aminoacido essenziale per il gatto, il che significa che il suo organismo non è in grado di produrla in quantità sufficienti. Deve quindi assumerla attraverso la dieta. Questo accade perché il gatto, in quanto carnivoro stretto, ha evoluto un metabolismo che dipende strettamente dai nutrienti presenti nelle prede animali.

La taurina è presente in tutti i tessuti animali, in particolare nei muscoli e negli organi interni dei mammiferi. Le prede naturali dei gatti, come i topi, ne sono ricche, ma nei cibi industriali può essere degradata dalla cottura e quindi deve essere aggiunta artificialmente.

La taurina nell’alimentazione del gatto: a cosa serve?

La taurina nell'alimentazione del gatto

La taurina svolge funzioni vitali per l’organismo del gatto:

  • Salute della vista: è essenziale per la retina. Una carenza può portare a atrofia retinica progressiva e cecità.
  • Funzione cardiaca: è necessaria per il muscolo cardiaco. La sua mancanza può causare una miocardiopatia dilatativa, una condizione grave che può portare al decesso.
  • Digestione dei grassi: contribuisce alla formazione degli acidi biliari, fondamentali per digerire correttamente i grassi.
  • Riproduzione e sviluppo: nelle gatte in gravidanza, una carenza può portare a malformazioni nei cuccioli.

Come riconoscere una carenza di taurina

La carenza di taurina non si manifesta subito, ma quando i sintomi diventano evidenti, i danni possono essere irreversibili. Ecco alcuni segnali di cui fare attenzione:

  • Problemi di vista: il gatto potrebbe apparire disorientato o urtare contro gli oggetti.
  • Letargia: una stanchezza eccessiva può indicare problemi cardiaci.
  • Problemi riproduttivi: nelle femmine, difficoltà durante la gravidanza o cucciolate deboli possono essere legati alla mancanza di taurina.

Prevenire la carenza di taurina

Evitare una carenza di taurina è relativamente semplice, ma richiede attenzione alla dieta del gatto:

  • Alimenti completi e bilanciati: scegli cibi industriali di buona qualità che dichiarino chiaramente sulla confezione “alimento completo“. Il cibo umido è spesso “complementare” e può succedere che i gatti iper-selezionatori scelgano solo il cibo umido.
  • Attenzione alle diete vegetariane o vegane: queste diete sono assolutamente sconsigliate per i gatti, poiché prive di taurina naturale. Anche se alcuni produttori integrano i loro prodotti, è meglio evitare rischi.
  • Diete casalinghe: se prepari il cibo per il tuo gatto, assicurati di integrare la taurina soprattutto se il cibo è cotto, poiché il calore la distrugge facilmente.

Conclusione

La taurina è un pilastro essenziale nella dieta del gatto. Conoscere le sue funzioni e l’importanza di un’alimentazione bilanciata può fare la differenza tra un gatto sano e uno che rischia seri problemi di salute. Leggi sempre le etichette, consulta il medico veterinario esperto in nutrizione e non sottovalutare l’importanza di questo aminoacido prezioso!

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Alimentazione della gatta in allattamento: guida pratica per un periodo cruciale

giovedì, 12 Dicembre 2024 by Gruppo Nutravet
Alimentazione della gatta in allattamento

L’allattamento è una fase delicata per la gatta, che richiede attenzioni particolari per garantire il benessere suo e dei suoi cuccioli. L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale in questo periodo, supportando la madre nello sforzo fisico e metabolico richiesto per produrre latte. Ecco come affrontare al meglio questa fase.

Alimentazione della gatta in allattamento: i bisogni nutrizionali

Durante l’allattamento, il fabbisogno nutrizionale della gatta aumenta significativamente. Il suo corpo deve produrre latte in quantità sufficiente e recuperare energie dopo il parto.

  • Acqua: il latte è composto in gran parte di acqua, ed è fondamentale che la gatta sia sempre ben idratata. Assicurati che abbia accesso costante ad acqua fresca e pulita. Questo aspetto è cruciale, specialmente se mangia alimenti secchi, come le crocchette.
  • Proteine e grassi: la dieta della gatta deve essere ricca di proteine animali di alta qualità, come carne, pesce e uova, oltre che di grassi, che forniscono l’energia necessaria per l’allattamento.
  • Carboidrati: seppur non fondamentali nella dieta di un carnivoro come il gatto, piccole quantità di carboidrati possono essere utili per fornire energia supplementare, ma devono essere limitati e scelti con cura.

Cibo secco o alimentazione fresca?

Molti esperti consigliano di utilizzare alimenti secchi per gattini (kitten) durante l’allattamento. Questi cibi hanno un profilo nutrizionale adatto alle esigenze della gatta, includendo una maggiore densità proteica, una quota extra di calcio e nutrienti essenziali come la taurina.

Un’altra opzione è l’alimentazione fresca, che può essere altrettanto valida se ben pianificata. In questo caso, la dieta della gatta dovrà essere ricca di proteine e grassi, con un basso contenuto di carboidrati. Tuttavia, è indispensabile il supporto di un medico veterinario esperto in nutrizione per evitare carenze o squilibri.

Quanto e quante volte deve mangiare?

Alimentazione della gatta in allattamento: guida pratica per un periodo cruciale

Durante l’allattamento, il fabbisogno calorico della gatta aumenta notevolmente. Se già durante la gravidanza il suo consumo di cibo cresce del 25-50%, dopo il parto può arrivare a mangiare 2-3 volte la sua razione giornaliera normale.

Il metodo migliore per gestire queste esigenze è spesso quello di lasciare il cibo a disposizione della gatta, alimentandola ad libitum (a volontà). In questo modo, potrà gestire autonomamente i suoi pasti, solitamente in forma di tanti piccoli spuntini distribuiti durante la giornata.

Se la gatta segue un’alimentazione fresca, sarà necessario dividere la razione giornaliera in più pasti per assecondare il suo comportamento naturale e facilitare la digestione.

Alimentazione della gatta in allattamento e Integrazioni: cosa aggiungere e cosa evitare

Le integrazioni nutrizionali possono essere utili, ma solo se necessarie e ben bilanciate.

  • Da evitare: il calcio
    Non è consigliabile somministrare calcio aggiuntivo se la dieta della gatta è già bilanciata. Eccezion fatta se l’integrazione di calcio viene suggerita dal medico veterinario per una precisa patologia.
  • Da inserire: gli Omega-3
    Gli acidi grassi Omega-3, come DHA ed EPA, sono particolarmente utili per il benessere della gatta e lo sviluppo dei cuccioli.
  • Antiossidanti
    Vitamina C o vitamina E possono essere aggiunti in piccole dosi per contrastare i radicali liberi prodotti durante l’allattamento. Attenzione però a non esagerare, per evitare effetti collaterali come vomito o diarrea.
  • Fibre
    Se la gatta mostra difficoltà nel defecare, si possono aggiungere piccole quantità di fibre, come carote bollite e frullate o fibre solubili commerciali.

Cosa fare se la gatta non mangia

È normale che una gatta mostri disappetenza nei giorni immediatamente prima e dopo il parto. Questo può essere dovuto sia allo stress che al desiderio di rimanere vicino ai cuccioli.

Se però la gatta continua a mangiare poco o nulla oltre i primi due giorni dopo il parto, è il caso di preoccuparsi. Una gatta in allattamento deve assumere grandi quantità di cibo per far fronte alle esigenze dei cuccioli. In caso questo caso, contattate immediatamente il veterinario.

Conclusioni

L’alimentazione della gatta in allattamento è un aspetto essenziale per garantire il benessere di tutta la cucciolata. Scegli cibi nutrienti e di alta qualità, monitora il suo stato di salute e assicurati che abbia accesso costante a cibo e acqua.

Una gatta ben nutrita sarà in grado di affrontare al meglio questa fase impegnativa e di prendersi cura dei suoi piccoli nel modo migliore possibile. In caso di dubbi o difficoltà, rivolgiti sempre a un veterinario esperto in nutrizione per ricevere consigli specifici e personalizzati.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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I gatti possono mangiare i dolci? Tutto quello che devi sapere

giovedì, 05 Dicembre 2024 by Gruppo Nutravet
I gatti possono mangiare i dolci

I gatti possono mangiare i dolci? Proviamo a rispondere a questa domanda. Chi vive con un gatto sa bene quanto sia curioso, specialmente quando si tratta di cibo. È comune trovarsi con un micio che osserva con attenzione mentre ci concediamo un dolcetto o una fetta di torta, magari persino allungando una zampetta per “rubare” un assaggio. Ma è sicuro condividere i dolci con il proprio gatto? La risposta è più complessa di quanto si possa immaginare. Scopriamolo insieme.

I gatti e il gusto dolce: un legame inesistente

A differenza degli esseri umani e persino dei cani, i gatti non percepiscono il sapore dolce. Questo perché mancano di un recettore specifico sulla lingua, il TAS1R2, che è responsabile della capacità di percepire gli zuccheri. Per loro, una fetta di torta o un biscotto al cioccolato non hanno un gusto particolarmente allettante.

Tuttavia, i gatti possono essere attratti da altri elementi presenti nei dolci, come i grassi o la consistenza cremosa di alcuni dessert, come panna o gelato. Quindi, se il tuo gatto sembra interessato al dolce che hai in mano, non è perché ne apprezza il sapore zuccherino, ma per altri motivi.

I gatti possono mangiare i dolci o sono pericolosi per loro?

Sì, i dolci possono essere dannosi per i gatti, non solo per la loro mancanza di utilità nutrizionale, ma anche per i potenziali rischi per la salute. Ecco alcune delle principali problematiche legate al consumo di dolci nei gatti:

  1. Zuccheri e carboidrati: il sistema digestivo del gatto non è progettato per metabolizzare zuccheri in quantità significative. Un consumo regolare o eccessivo può portare a problemi come obesità e diabete.
  2. Cioccolato: il cioccolato è particolarmente tossico per i gatti. Contiene teobromina e caffeina, composti che i gatti non riescono a metabolizzare correttamente, con effetti che vanno da vomito e diarrea a sintomi più gravi come convulsioni e persino la morte, nei casi peggiori.
  3. Dolcificanti artificiali: l’aspartame, ma soprattutto lo xilitolo, può essere estremamente pericoloso. Lo xilitolo provoca un rilascio rapido di insulina nel corpo, portando a un calo pericoloso dei livelli di zucchero nel sangue (ipoglicemia). Anche piccole quantità possono essere fatali per i gatti.
  4. Latticini: molti dolci contengono panna, latte o burro, ma non tutti sanno che la maggior parte dei gatti è intollerante al lattosio. Dopo lo svezzamento, i gatti perdono l’enzima necessario per digerire il lattosio, e il consumo di latticini può causare disturbi gastrointestinali come diarrea e dolori addominali.

I gatti possono mangiare i dolci? No, ma ce ne sono di meno rischiosi?

Anche se è meglio evitare di dare dolci ai gatti, alcuni alimenti possono essere meno rischiosi se consumati in piccolissime quantità e solo occasionalmente. Ad esempio:

  • Yogurt bianco senza zuccheri aggiunti: se il tuo gatto non è intollerante al lattosio, una leccata di yogurt può essere un piccolo sfizio.
  • Frutta sicura: piccole quantità di frutta come mela (senza semi) o melone possono essere date come premio. Tuttavia, molti gatti non sono interessati alla frutta.

Ricorda che anche in questi casi, la moderazione è fondamentale. Nonostante siano meno rischiosi, questi alimenti non sono comunque adatti alla dieta di un carnivoro stretto come il gatto.

Perché è importante non cedere ai capricci

È facile sentirsi in colpa quando il proprio gatto ci guarda con quegli occhi imploranti, ma cedere potrebbe significare mettere a rischio la sua salute. I gatti hanno bisogni nutrizionali specifici che devono essere soddisfatti con una dieta equilibrata e adatta alla loro natura carnivora.

Offrire dolci o altri alimenti non adatti può portare a carenze o squilibri nutrizionali nel lungo periodo. Se il tuo gatto sembra particolarmente interessato al cibo umano, puoi cercare alternative sicure, come snack appositamente formulati per gatti, che siano sani e soddisfacenti.

Cosa fare se il gatto ha mangiato un dolce?

Se il tuo gatto è riuscito a rubare un dolce, valuta rapidamente la situazione:

  • Controlla gli ingredienti: verifica se il dolce conteneva cioccolato, xilitolo o altri ingredienti tossici.
  • Osserva i sintomi: stai attento a segni di malessere come vomito, diarrea, letargia o tremori.
  • Contatta il veterinario: in caso di dubbi, è sempre meglio consultare un professionista. Fornisci dettagli precisi sul tipo di dolce e sulla quantità ingerita.

Conclusione

In definitiva, i dolci non sono un alimento adatto ai gatti. Non solo non li apprezzano come noi, ma possono anche rappresentare un rischio per la loro salute. La cosa migliore che possiamo fare per i nostri gatti è offrirgli una dieta adeguata e premietti sani e sicuri. E se proprio vogliamo condividere un momento speciale, possiamo optare per snack specifici per gatti, che siano altrettanto gratificanti e decisamente più salutari.

Prendersi cura della salute del proprio gatto significa anche resistere alla tentazione di condividere il nostro cibo! Una scelta consapevole oggi può fare la differenza nel benessere del tuo gatto a lungo termine.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Cosa vuol dire AAFCO nelle crocchette del cane e del gatto?

giovedì, 21 Novembre 2024 by Gruppo Nutravet
Cosa vuol dire AAFCO nelle crocchette del cane e del gatto?

Cosa vuol dire AAFCO: leggere le etichette del cibo per animali è una pratica fondamentale per chiunque abbia un gatto o un cane. Tra le diciture riportate sulle confezioni, una delle più comuni ma meno comprese è la sigla AAFCO. Ma cosa significa davvero e in che modo influisce sulla qualità del cibo che scegliamo per i nostri animali?

Cosa vuol dire AAFCO?

Ecco cosa vuol dire AAFCO: Association of American Feed Control Officials ed è un’associazione nordamericana che stabilisce le linee guida per il pet food, ossia il cibo per cani e gatti. Questa organizzazione, che include rappresentanti da agenzie governative di Stati Uniti, Canada, Costa Rica e Porto Rico, non emette leggi, ma definisce standard nutrizionali che i produttori possono seguire per garantire alimenti equilibrati.

Quando vediamo il marchio AAFCO sulle confezioni, significa che il prodotto risponde a determinati requisiti nutrizionali stabiliti dall’associazione. Sebbene l’AAFCO non sia un’ente legislativo, le sue linee guida sono un punto di riferimento in molti paesi, anche se in Europa si fa riferimento principalmente alle norme stabilite dalla FEDIAF (Federazione Europea dell’Industria del Pet Food). I due standard sono simili, ma non sono del tutto identici.

L’importanza di AAFCO e della conformità nutrizionale

Cosa vuol dire AAFCO nelle crocchette del cane e del gatto?

L’AAFCO fornisce linee guida che determinano il profilo nutrizionale adeguato per cani e gatti in diverse fasi della loro vita, come crescita, mantenimento e gravidanza. Questo è importante, perché ogni specie e ogni età richiedono nutrimenti diversi. Ad esempio, i gattini in crescita necessitano di più proteine rispetto ai gatti anziani, mentre un cibo destinato ai cani non andrà bene per i gatti e viceversa. Il gatto, infatti, è un carnivoro stretto, quindi ha bisogno di un livello proteico più elevato, mentre il cane è onnivoro.

Quando un alimento segue le linee guida AAFCO, sappiamo che contiene almeno i livelli minimi dei nutrienti considerati essenziali per mantenere in salute un gatto o un cane. Ma attenzione: anche se il cibo segue queste linee guida, potrebbe non essere ottimale per il nostro specifico animale, per cui è sempre importante leggere l’etichetta con cura e, se in dubbio, consultare il medico veterinario esperto in nutrizione.

Come Leggere l’Etichetta del Cibo

L’etichetta è la nostra migliore amica quando scegliamo le crocchette per il nostro cane o gatto. Ecco alcuni aspetti chiave a cui prestare attenzione:

1. Specie di Destinazione: assicuratevi che l’alimento sia formulato specificamente per cane o per gatto. Sembra scontato, ma nutrire un gatto con cibo per cani può causare gravi problemi di salute, e viceversa, poiché i fabbisogni nutrizionali delle due specie sono molto diversi.

2. Età del cane o del gatto: le esigenze nutrizionali variano anche in base all’età. Assicuratevi che il cibo sia adatto alla fascia d’età del vostro cane o gatto, specialmente se avete un cucciolo o un cane/gatto anziano.

3. Tipo di Cibo: Completo o Complementare. Il cibo completo contiene tutti i nutrienti essenziali per una dieta bilanciata, mentre quello complementare deve essere somministrato insieme ad altri alimenti. Leggere attentamente questa dicitura è fondamentale per evitare squilibri nutrizionali.

4. Tenore Proteico: se la lista degli ingredienti include legumi come ceci, lenticchie o soia, il contenuto proteico indicato potrebbe includere proteine vegetali, meno utili per gatto e cane rispetto alle proteine animali.

5. “Carne Fresca”: se l’etichetta riporta “carne fresca”, bisogna considerare che il peso include anche l’acqua contenuta, spesso circa l’80%. Questo può far sembrare l’ingrediente più presente di quanto non sia in realtà.

L’AAFCO e la Legislazione Europea

Come detto, in Europa si fa riferimento alla FEDIAF per stabilire le norme sul pet food, e i prodotti in commercio devono rispettare la legislazione europea. Tuttavia, le linee guida AAFCO restano un’indicazione importante della qualità, e possono essere considerate un’ulteriore garanzia di attenzione nella produzione del cibo per animali.

Conclusione

L’AAFCO è uno strumento utile per orientarsi nella scelta del cibo per gatti, ma non è l’unico aspetto da valutare. Leggere attentamente le etichette e comprendere cosa significano le varie diciture è essenziale per scegliere un prodotto adatto al nostro cane o gatto. Inoltre, consultare il medico veterinario esperto in nutrizione e affidarsi a marchi trasparenti sono accorgimenti utili per assicurarci di dare il meglio al nostro cane o gatto.

Speriamo che queste informazioni vi aiutino a scegliere con consapevolezza il cibo migliore per il vostro cane o gatto!

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Cani e gatti possono seguire una dieta vegetariana o vegana?

giovedì, 31 Ottobre 2024 by Gruppo Nutravet
dieta vegetariana o vegana

Negli ultimi anni, sempre più persone hanno scelto di adottare diete vegetariane o vegane, non solo per sé stessi ma anche per i loro animali domestici. Tuttavia, quando si tratta di cani e gatti, la questione è più complessa e merita un approfondimento. In questo articolo, esploreremo i motivi per cui è importante riflettere bene prima di optare per una dieta a base vegetale per i propri animali, considerando sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici.

Cani e gatti sono carnivori: cosa significa?

Un aspetto fondamentale da comprendere è la natura carnivora di cani e gatti. Anche se il cane viene talvolta descritto come un onnivoro (perché può digerire piccole quantità di amidi), in realtà, scientificamente, è considerato un carnivoro opportunista. Il gatto, d’altra parte, è definito un carnivoro stretto, con necessità nutrizionali ancora più vicine ai suoi antenati predatori. Questo significa che, per natura, entrambi gli animali dipendono in gran parte da proteine di origine animale per ottenere i nutrienti di cui hanno bisogno.

Quando si parla di diete vegane o vegetariane per cani e gatti, alcuni potrebbero argomentare che i loro animali domestici sono in grado di digerire amidi (presenti anche nelle crocchette), e quindi potrebbero essere considerati onnivori. Tuttavia, la realtà è più complessa: la definizione di carnivoro o onnivoro non si basa solo su cosa l’animale può mangiare, ma anche sulle sue capacità metaboliche. I carnivori, come i cani e i gatti, ricavano il glucosio necessario per vivere prevalentemente dalle proteine animali, ricche di amminoacidi essenziali.

Differenza tra proteine animali e vegetali

Uno dei principali problemi nel somministrare una dieta vegetariana o vegana a cani e gatti è la differente composizione delle proteine di origine animale rispetto a quelle di origine vegetale. Le proteine vegetali, sebbene presenti in alimenti come la soia, sono povere di amminoacidi essenziali per i nostri animali domestici. Questo significa che, anche se il cane o il gatto consumano una quantità adeguata di proteine vegetali, non riusciranno a sintetizzare tutti i nutrienti di cui hanno bisogno.

Le carenze nutrizionali che derivano da una dieta a base vegetale possono essere molto gravi. Ad esempio, una dieta vegana per un gatto potrebbe portare a carenze di taurina, un amminoacido essenziale per la salute del cuore e della vista, mentre per i cani potrebbe esserci una mancanza di arginina e metionina, necessarie per il corretto funzionamento del metabolismo.

Altri fattori da considerare: fibre e microbiota intestinale

dieta vegetariana o vegana

Oltre alla composizione delle proteine, ci sono altri elementi da tenere in considerazione quando si sceglie una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti, come il contenuto di fibre e l’effetto sul microbiota intestinale. Le proteine vegetali, infatti, sono spesso accompagnate da elevate quantità di fibre e da fattori antinutrizionali, che possono ridurre l’assorbimento di nutrienti e influenzare negativamente la salute intestinale degli animali. Nei carnivori, un eccesso di fibre può velocizzare il transito intestinale, compromettendo ulteriormente l’assorbimento di nutrienti.

Ci sono anche casi documentati di animali che, seguendo una dieta vegana, hanno sviluppato gravi patologie. Ad esempio, si è verificato il caso di un cane che ha sviluppato una cirrosi epatica a causa della fermentazione alcolica a livello intestinale, probabilmente innescata dall’eccesso di fibre e carboidrati nella dieta.

Diete commerciali vegetariane e vegane: sono una soluzione?

Esistono sul mercato prodotti commerciali per cani e gatti che si presentano come vegetariani o vegani, solitamente arricchiti con integratori per cercare di bilanciare eventuali carenze. Tuttavia, anche in questo caso, la sicurezza a lungo termine di queste diete è ancora oggetto di dibattito.

Alcune aziende hanno condotto studi per verificare la completezza nutrizionale dei loro prodotti, ma questi studi sono stati generalmente di breve durata, insufficienti per valutare gli effetti a lungo termine. Inoltre, ricerche su alcune diete vegane per gatti hanno evidenziato carenze di nutrienti essenziali, come la taurina, mentre diete vegane per cani hanno mostrato squilibri di amminoacidi come arginina e metionina.

Il dilemma etico

Oltre alle questioni nutrizionali, è importante considerare anche l’aspetto etico. Molti proprietari scelgono di adottare una dieta vegana o vegetariana per i propri animali in buona fede, credendo di fare una scelta più rispettosa degli animali e dell’ambiente. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli dei rischi che questa decisione potrebbe comportare per la salute del cane o del gatto.

Forse una soluzione intermedia potrebbe essere valutare una dieta vegetariana, che includa uova o latticini, o considerare alternative come il pet food a base di insetti, un’opzione nutrizionalmente più adatta e più sostenibile.

Conclusioni

In definitiva, scegliere una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti è una decisione che non dovrebbe essere presa alla leggera. È essenziale considerare sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici, tenendo presente che cani e gatti sono carnivori per natura e hanno esigenze nutrizionali specifiche che devono essere soddisfatte. Prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta del proprio animale, è sempre consigliabile consultare un veterinario esperto, per garantire che la salute del cane o del gatto non venga compromessa.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Animali e invecchiamento

giovedì, 03 Ottobre 2024 by Gruppo Nutravet
Animali e invecchiamento

Quando un animale domestico comincia a manifestare i primi segni di invecchiamento, spesso ci troviamo completamente impreparati ad affrontare questa nuova fase della loro esistenza.

In questo articolo cercheremo di capire cosa significa “invecchiare”, quali sono i meccanismi alla base di questo processo fisiologico e come cambiano i fabbisogni degli Animali anziani, in modo da aiutarli ad affrontare questa fase della vita nel miglior modo possibile e raggiungere un invecchiamento di successo.

Perché è importante parlare di animali anziani

Negli ultimi anni, grazie alle migliori condizioni di vita, di cura e di alimentazione, stiamo assistendo ad un allungamento della durata della vita dei nostri animali domestici. Attualmente l’aspettativa di vita media, nei paesi occidentali, è di 13-14 anni per un cane e di 12-15 anni per un gatto.

L’aumento della popolazione geriatrica è collegato ad un aumento delle patologie correlate a questa fascia di età e, di conseguenza, delle spese veterinarie ad esse associate.

Inoltre, famiglie sempre più attente, richiedono, molto più che in passato, approcci di tipo “integrato” non solo curativi, ma anche di tipo preventivo. In quest’ottica, l’alimentazione e la nutraceutica rappresentano un’arma potentissima di prevenzione e di gestione delle patologie che possono colpire l’animale anziano.

Cosa si intende per invecchiamento

Animali e invecchiamento

Cominciamo con lo sfatare una delle credenze più comuni: l’invecchiamento non è una malattia!

L’invecchiamento è un processo fisiologico che interessa tutti gli esseri viventi e che inizia nel momento stesso della nascita. Ebbene sì, proprio a partire dal giorno in cui nasciamo le nostre cellule, i nostri organi e tessuti cominciano ad invecchiare, anche se i primi segni di senescenza cominciano a manifestarsi in maniera evidente solo dopo il raggiungimento della maturità.

Quando possiamo dire che il nostro animale sta diventando anziano?

Se nell’uomo abbiamo delle fasce di età bene definite, nei nostri Animali non è così semplice, in quanto l’invecchiamento è legato a fattori quali specie, razza e taglia dell’animale.

In linea di massima possiamo dire che, per i gatti, la soglia di invecchiamento è tra i 10 e i 12 anni, mentre per i cani dipende dalla taglia.  I cani di taglia piccola sono generalmente più longevi dei cani di taglia grande, mentre i cani di taglia gigante sono in assoluto i meno longevi.

Animali e invecchiamento

Nella tabella sono riportate le soglie di senilità in base alle caratteristiche sopra descritte. Attenzione: si tratta solo di stime che non vanno prese così rigidamente. Quello che fa davvero la differenza, in un cane anziano, è lo stile di vita e la presenza o assenza di patologie correlate.

Agendo in prevenzione, con una corretta alimentazione e integrazioni funzionali, possiamo far sì che il nostro Animale raggiunga quello che viene definito un “invecchiamento di successo”. Un invecchiamento solo anagrafico, non accompagnato da patologie invalidanti. 

Animali e invecchiamento di successo. Cosa cambia nell’organismo dell’animale anziano e quali sono le strategie nutrizionali per supportare questi cambiamenti?

Nell’animale anziano si verificano una serie di cambiamenti che dobbiamo prendere in considerazione quando impostiamo un piano alimentare:

  1. Dididratazione progressiva: l’organismo, invecchiando, tende a ridurre la sua capacità di mantenere un adeguato bilancio idrico. Per questo motivo, dobbiamo cercare di incoraggiare l’assunzione di acqua mediante l’utilizzo di fontanelle (sia per i gatti che per i cani). Prediligendo cibi commerciali umidi o, meglio ancora, una dieta fresca. Preparando dei brodi leggeri di carne e verdure con un pizzico di sale (se possibile) da aggiungere alla pappa. (ne parliamo qui: https://nutravet.it/lacqua-il-piu-importante-dei-nutrienti/ )
  2. Aumento del catabolismo: che porta a una perdita progressiva di massa magra, a una minor capacità di digestione ed assorbimento dei nutrienti e ad un ridotto metabolismo. Per questo motivo, la dieta dovrebbe prevedere un adeguato apporto energetico. Per evitare aumento di peso finanche all’obesità (condizione molto più frequente nei cani anziani rispetto ai gatti) e un adeguato apporto proteico. Le proteine, infatti, sono indispensabili per lo svolgimento di numerose funzioni organiche (tra cui il corretto funzionamento del sistema immunitario) e strutturali (costituzione delle masse muscolari). Per questo l’apporto proteico nel cane anziano, salvo rare eccezioni, non dovrebbe essere ridotto, ma addirittura aumentato. (ne parliamo qui 🡪 mettere il link al mio articolo sulle proteine, non ancora pubblicato). Per quanto riguarda i carboidrati, invece, in alcuni casi potrebbe essere utile una loro netta riduzione, soprattutto nei soggetti con tendenza al sovrappeso.
  3. Alterazioni del microbiota: essendo a tutti gli effetti un organo, il microbiota invecchia al pari di tutti gli altri organi. Questo invecchiamento porta ad un impoverimento della varietà di famiglie batteriche che lo compongono e quindi ad uno stato di disbiosi. Questa deve essere sempre valutato(puoi approfondire qui: https://nutravet.it/cose-la-disbiosi-intestinale/ ). Per supportare il microbiota, dal punto di vista nutrizionale, potrebbe essere utile un ponderato aumento di fibre ad azione prebiotica e l’aggiunta di probiotici, in modo ciclico o continuativo a seconda dei casi.
  4. Difficoltà digestive: possono essere una conseguenza della disbiosi e del ridotto metabolismo.  In particolare si potrebbero verificare difficoltà nella digestione dei grassi. Meglio prediligere grassi a media e corta catena, come l’olio di cocco, più digeribili e con proprietà benefiche nei confronti delle cellule del sistema nervoso, come dimostrato da alcuni studi.
    Ne parliamo qui: https://nutravet.it/olio-di-cocco-per-il-cane-cose-a-cosa-serve-e-come-usarlo/
  5. Aumento dei fenomeni ossidativi e irrigidimento delle membrane cellulari: in questo caso possono venirci in aiuto gli antiossidanti. Vitamina C e Vitamina E (utile in caso di animali in sovrappeso o con dermopatie), ma anche il Coenzima Q 10 (utile in caso di patologie metaboliche, come il Diabete o il Morbo di Cushing) e l’Acido alfa-lipoico (utile in caso di patologie neurologiche e cognitive). Gli acidi grassi omega tre, invece, nel cane anziano assumono una importanza particolare per il sostegno di reni e cellule nervose. Grazie alla loro attività antinfiammatoria e di mantenimento della fluidità delle membrane cellulari. (ne parliamo nel dettaglio qui: https://nutravet.it/acidi-grassi-essenziali-omega-3-e-omega-6-per-cane-e-gatto-perche-sono-importanti/ )

Animali e invecchiamento di successo. Quale dieta scegliere per l’animale anziano

La dieta dovrà essere scelta in base ad una serie di fattori legati allo stato clinico del vostro animale, ma anche alle esigenze dei familiari.

Pur non esistendo studi conclusivi che comparino la dieta fresca a una dieta industriale, per il fattore “aspettativa di vita”, possiamo affermare che la dietra fresca presenta numerosi vantaggi rispetto a quella industriale. Per esempio, la possibilità di essere cucita su misura sull’animale, come fosse un vestito sartoriale. Questo ci permette di adeguarla maggiormente alle esigenze del paziente, soprattutto laddove coesistano comorbilità (ovvero più patologie contemporaneamente).  Inoltre la dieta fresca, essendo più idratata, si presta meglio alle esigenze di un organismo che ha difficoltà a mantenere un corretto bilancio idrico.

Nel caso si decidesse di optare per una dieta commerciale, i mangimi umidi potrebbero essere preferibili. Questo grazie alla loro maggiore idratazione e alla loro maggior appetibilità. Attenzione ai mangimi “senior”, che spesso prevedono una riduzione proteica non necessaria e spesso dannosa. Se l’animale non presenta patologie particolari, possiamo tranquillamente orientarci verso un mangime di mantenimento per adulti, mentre in caso di patologie, occorre valutare bene con il proprio Medico Veterinario esperto in nutrizione, quale scegliere in base alle condizioni cliniche del paziente.

Articolo del Dr.ssa Marta Batti, DMV

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L’alimentazione del gatto anziano: come garantire benessere e longevità

giovedì, 26 Settembre 2024 by Gruppo Nutravet
gatto anziano

Man mano che i nostri gatti invecchiano, è fondamentale prestare attenzione alla loro alimentazione per garantire una buona qualità di vita. Un’alimentazione corretta è la chiave per aiutare il gatto a vivere non solo più a lungo, ma anche meglio. In questo articolo vedremo i punti principali da considerare per nutrire adeguatamente un gatto anziano, prevenendo problemi di salute comuni legati all’età.

Il gatto anziano: un compagno che invecchia bene

Sempre più gatti raggiungono la terza età grazie a cure veterinarie avanzate e un’alimentazione più attenta rispetto al passato. Invecchiare insieme al proprio gatto può essere un’esperienza meravigliosa, ma il benessere del nostro amico dipende dal suo stato di salute, strettamente legato anche a ciò che mangia.

Invecchiare bene è un concetto che viene applicato anche ai gatti. Non si tratta solo di farli vivere più a lungo, ma di farli vivere bene. La dieta gioca un ruolo cruciale in questo processo, aiutando a prevenire malattie e mantenendo il gatto attivo e in salute.

Le esigenze nutrizionali del gatto anziano

gatto anziano

Quando si parla di alimentazione del gatto anziano, è fondamentale considerare alcuni fattori chiave, a partire dal fabbisogno energetico. A differenza dei cani, alcuni gatti anziani mantengono o addirittura aumentano il loro metabolismo, mentre altri lo riducono a causa della perdita di massa muscolare. La prima cosa da fare è capire se il nostro gatto ha bisogno di perdere peso o di mantenere la sua forma fisica.

Attenzione, però: un aumento del metabolismo può essere sintomo di patologie, come problemi alla tiroide. In questi casi, è importante rivolgersi al veterinario per una diagnosi corretta.

Un altro aspetto essenziale da considerare è la digeribilità degli alimenti. Con l’età, i gatti tendono a perdere capacità digestive, quindi è importante scegliere alimenti altamente digeribili e con un elevato valore biologico, in particolare per quanto riguarda le proteine. Infine, va prestata molta attenzione all’idratazione: i gatti anziani tendono a disidratarsi facilmente, perciò è essenziale che assumano una quantità adeguata di liquidi, soprattutto attraverso il cibo umido.

I rischi di un’alimentazione non corretta

Uno degli errori più comuni nell’alimentazione del gatto anziano riguarda la riduzione eccessiva delle proteine. Per molti anni si è creduto che una dieta povera di proteine fosse necessaria per prevenire problemi renali. Tuttavia, gli studi recenti non supportano questa teoria. Al contrario, il gatto anziano necessita di un apporto proteico adeguato, spesso superiore a quello degli adulti, per contrastare il naturale aumento del catabolismo muscolare.

Un’alimentazione non corretta può anche portare a obesità e a un’infiammazione cronica, che peggiorano le condizioni generali di salute del gatto e favoriscono lo sviluppo di patologie come diabete, problemi articolari e malattie cardiache. È quindi cruciale mantenere un’alimentazione equilibrata per prevenire questi rischi.

Cosa dare da mangiare a un gatto anziano

Quando si sceglie il cibo per un gatto anziano, è importante considerare eventuali patologie preesistenti, come l’insufficienza renale o la presenza di calcoli. La dieta va “cucita” su misura in base alla situazione clinica del gatto. In generale, però, ci sono alcune linee guida da seguire per garantire un’alimentazione corretta.

  • Proteine di alto valore biologico: il gatto è un carnivoro obbligato, quindi ha bisogno di proteine di origine animale, che forniscono tutti gli amminoacidi essenziali.
  • Grassi facilmente digeribili: i grassi sono una fonte importante di energia, ma devono essere di facile digestione. L’olio di cocco, ad esempio, è una buona scelta per i gatti anziani.
  • Omega-3 e Omega-6: gli acidi grassi essenziali, come EPA e DHA, aiutano a mantenere in salute sia il corpo che la mente del gatto. Gli Omega-3, in particolare, sono utili per prevenire problemi renali e mantenere le articolazioni e la pelle in buone condizioni.
  • Fibre: una quantità adeguata di fibre aiuta il gatto a mantenere una buona funzione intestinale, ma non devono essere eccessive, per evitare che interferiscano con l’assorbimento dei nutrienti.

Come scegliere gli alimenti giusti

Nella scelta del cibo per un gatto anziano, bisogna prima decidere se optare per una dieta fresca o per un cibo commerciale. Se il gatto non è abituato a mangiare alimenti freschi, potrebbe essere difficile introdurli in età avanzata. In questi casi, meglio scegliere cibo umido commerciale, che aiuta anche a mantenere un buon livello di idratazione.

Quando scegliamo un prodotto commerciale, è fondamentale leggere attentamente l’etichetta. Preferite alimenti che contengano carni bianche o pesce come fonti proteiche e scartate quelli che utilizzano proteine vegetali, come piselli e legumi. Verificate anche che l’alimento contenga Omega-3 (EPA e DHA), che sono essenziali per la salute del gatto anziano.

Conclusioni

La corretta alimentazione del gatto anziano richiede attenzione e conoscenze specifiche. Un cibo di qualità, ricco di proteine animali e acidi grassi essenziali, unito a una buona idratazione, può fare la differenza nella qualità della vita del nostro gatto. Ricordiamoci sempre che, sebbene la scelta del cibo sia importante, è altrettanto fondamentale monitorare regolarmente lo stato di salute del nostro gatto, facendo controlli veterinari periodici. Solo così possiamo assicurarci che il nostro compagno invecchi in modo sereno e sano.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Etichettature degli alimenti commerciali

giovedì, 19 Settembre 2024 by Gruppo Nutravet
Etichettatura

Negli ultimi anni, il crescente interesse verso l’alimentazione dei nostri animali, ha portato ad una maggiore attenzione verso l’etichetta del cibo commerciale.

In questo articolo parleremo dell’etichettatura di un cibo commerciale e di come gli ingredienti vengono riportati.  Analizzeremo le strategie di vendita con l’utilizzo di claim e come questi possano influenzare l’acquisto del prodotto finale. 

L’affidabilità di un prodotto è spesso correlata alla trasparenza della sua etichetta. Un’etichetta chiara aiuterà il proprietario a scegliere il meglio per il proprio animale.

Etichettatura di un cibo commerciale

In etichetta partiamo dall’indicazione delle specie a cui è destinato il cibo (cane o gatto) o dalla categoria di destinazione (cuccioli, adulti, anziani, oppure cibo medicato tipo “renale, gastrointestinale”, ecc.).
Altre informazioni possono essere: 
COMPLETO (ossia deve possedere le quantità adeguate di vitamine, minerali, proteine ecc. necessarie a rispettare i fabbisogni dell’animale).
 COMPLEMENTARE (ossia il cibo non soddisfa tutte le esigenze nutrizionali).  Attenzione ad esempio ai cibi umidi per gatti che molto spesso sono complementari, avendo ridotte quantità di Taurina.
“AL GUSTO DI”, “AROMATIZZATO AL”, CON” o “CONTIENE” indica che rispettivamente di quell’ingrediente non c’è nulla se non l’aroma (0%) o non più del 4%.
“ALTO IN” o “RICCO IN” non ha più del 14 % di quell’ingrediente (esempio “ricco in pollo” ecc.).
Se abbiamo la MARCA del cibo + l’ingrediente, esempio “Croccasuper agnello e riso”, vuol dire che deve essere presente almeno il 26% dell’ingrediente indicato.
“TUTTO” o “SOLO” contiene almeno il 99% dell’ingrediente scritto (tipo “solo tacchino” ecc).

Gli ingredienti in etichetta

Etichettatura

Gli ingredienti in etichetta, devono essere sempre indicati in ordine decrescente (ossia il primo ingrediente descritto è quello maggiormente presente).

La formula con cui vengono espressi gli ingredienti potrebbe fare la differenza nel capire un’etichetta: un conto è scrivere “cereali, carni e derivati” (la cosiddetta formula chiusa), un conto è specificare i singoli ingredienti che compongono il mangime con la rispettiva percentuale “mais, riso 20 %, pollo ecc” ( la cosiddetta formula aperta).

È obbligatorio riportare sempre la quantità di proteine grezze, grassi grezzi, fibra grezza, ceneri grezze ed additivi (che sia vitamina C o grasso di pollo come appetizzante, vitamine E come antiossidante ecc.).

L’umidità  (ossia l’acqua che un cibo contiene) non è obbligatorio che sia indicata in etichetta se non a partire dal 14%. Ma quindi, il cibo secco, non contiene acqua? Assolutamente si, almeno l’8%. ATTENZIONE quindi a confrontare un cibo secco con un cibo umido perché la loro quantità di acqua è diversa e quindi anche le percentuali che leggete vanno interpretate.

Più difficile è capire ad esempio, di quella proteina greggia, quanta sia di origine animale e quanta invece di origine vegetale.  Non dimentichiamo che già il semplice glutine del frumento è una proteina vegetale, come anche una lenticchia. Ovviamente più proteine di origine animale abbiamo e meglio è per i nostri cani e gatti.  Interessante è la percentuale di fibra indicata in etichetta, che si ottiene con un metodo di calcolo contenente “ufficialmente un errore di metodica”. Quindi quel 5% di fibra, potrebbe essere di più o anche di meno rispetto alla percentuale indicata. 

Strategie di vendita e claim

Per claim intendiamo una sorta di slogan, pubblicità, “esaltazione” di una caratteristica di un cibo.
Tra i più comuni NORMATI dalla legge troviamo: FREE (molto frequente è il “GRAIN FREE”); FRESCO (spesso riportata la dicitura “CARNE FRESCA”); BIOLOGICO; NATURALE.

Tra quelli dove la NORMATIVA NON è ad oggi ben chiara, ci sono: CRUELETY FREE (non testato sugli animali) e MADE IN ITALY.

Ma come possono questi claim influenzare l’acquisto del consumatore?

GRAIN FREE spesso è associato all’assenza di carboidrati. Questo è un errore, perché gli amidi sono necessari in un processo di estrusione per ottenere un croccantino. La dicitura vuole dire assenza di amido dai cereali. Al massimo questi amidi possono derivare o dalle patate o dai legumi. Attenzione ai legumi, che sono ancora oggetto di studio per eventuale correlazione cardiomiopatia dilatativa nel cane/cibo ad alto contenuto di legumi.

MADE IN ITALY. In Italia, la carne utilizzata per i nostri animali, deve essere OBBLIGATORIAMENTE la stessa destinata al consumo umano, secondo le normative europee, anche se non riportato made in Italy. Ovviamente è carne scartata perché di seconda scelta (quindi potrebbe essere ANCHE di qualità inferiore). Ben diverso nei paesi extraeuropei (America, ecc.) dove il petfood viaggia su una linea diversa dello human food, quindi non segue necessariamente le stesse regole sulle somministrazioni di antibiotici, ormoni ecc..

FRESCO: ad esempio l’indicazione di CARNE FRESCA, come alimento principale, potrebbe indicare una minore quantità di proteina animale nel prodotto finale, poiché contiene più acqua, che viene persa dopo il processo di cottura. Quindi non per forza è segno di qualità alimentare ma va valutata attentamente al resto della formula.

SENIOR: questi cibi sono formulati basandosi anche su studi pregressi, dove anziano era sinonimo di ridotta quota proteica, ed alto volume di fibra. Questo non è sempre corretto, soprattutto in un animale anziano con una buona funzionalità renale. È la qualità della proteina che fa la differenza, quindi anziano non significa cibo senior!

È chiaro che interpretare un’etichetta non è cosi semplice, sia per il consumatore che per lo stesso professionista. Diventa, però, un’abitudine importante quella di esercitarsi nella lettura e nella comprensione delle etichette.

“The take of message “: Non esiste l’alimento migliore per un cane ed un gatto, esiste l’alimento migliore per il nostro cane e il nostro gatto, in base al suo stato di salute, al suo comportamento, la sua natura, le sue abitudini e molto altro ancora.

Articolo del Dr. Carmine Salese, DMV

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I gatti hanno bisogno di routine alimentari fisse?

giovedì, 12 Settembre 2024 by Gruppo Nutravet
I gatti hanno bisogno di routine alimentari fisse?

Quando si parla di alimentazione dei gatti, una delle domande più frequenti tra i proprietari è proprio se sia necessario stabilire routine alimentari fisse. La risposta, come spesso accade, non è così semplice. Mentre per alcuni gatti una routine può essere essenziale, per altri potrebbe essere meno rilevante.

In questo articolo esploreremo i vari aspetti legati alle abitudini alimentari dei gatti, fornendo consigli pratici su come gestire l’alimentazione del tuo felino.

Il comportamento alimentare naturale del gatto

Per capire se i gatti hanno bisogno di routine alimentari fisse, è utile osservare il loro comportamento in natura. I gatti sono predatori solitari e, nel loro habitat naturale, cacciano e consumano piccole prede più volte al giorno, soprattutto nelle ore crepuscolari, cioè all’alba e al tramonto. Questa modalità di caccia non è solo legata al bisogno di alimentarsi, ma anche a stimoli legati all’istinto. È comune che i gatti uccidano prede senza mangiarle, solo per soddisfare il loro istinto predatorio.

Questo comportamento naturale si riflette anche nei gatti domestici. I gatti che vivono in casa tendono a essere più attivi quando hanno fame, mostrando comportamenti di gioco o di caccia verso giocattoli o oggetti casuali. Questi momenti sono fondamentali non solo per la loro salute fisica, ma anche per il loro benessere mentale.

Quanti pasti deve fare un gatto al giorno?

Per rispettare il comportamento alimentare naturale del gatto, è consigliabile suddividere la sua alimentazione in più piccoli pasti durante la giornata. Offrire da 5 a 7 pasti al giorno può essere un ottimo compromesso per replicare le loro abitudini naturali. Questi pasti non devono essere necessariamente distribuiti in modo equidistante nel tempo. Come abbiamo visto, i gatti sono abituati a mangiare soprattutto al mattino presto e alla sera.

Importante: Fornire piccoli pasti frequenti è essenziale per mantenere il gatto attivo e stimolato. Questo approccio può anche prevenire l’insorgenza di problemi comportamentali legati alla noia o alla frustrazione.

Routine alimentari fisse: pro e contro

I gatti hanno bisogno di routine alimentari fisse?

Impostare routine alimentari fisse può essere utile in molti casi, soprattutto per gatti che vivono esclusivamente in casa e non hanno accesso libero al cibo. Un’alimentazione a richiesta, infatti, può facilmente portare a sovralimentazione e, di conseguenza, a problemi di peso come l’obesità, soprattutto se il gatto vive in un ambiente poco stimolante.

Tuttavia, non tutti i gatti rispondono allo stesso modo alle routine fisse. Alcuni gatti possono trarre beneficio da un’alimentazione “ad libitum”, cioè con cibo sempre a disposizione. Questo metodo permette al gatto di autoregolarsi e può essere vantaggioso per prevenire l’ansia legata ai pasti. L’alimentazione ad libitum è particolarmente indicata se il cibo fornito è di buona qualità, con un basso contenuto di carboidrati e non troppo calorico.

Nota: Questo approccio è consigliabile solo se si dispone di un singolo gatto. In case con più gatti, la competizione per il cibo può portare a problemi di sovralimentazione o, al contrario, alla sottonutrizione di alcuni soggetti.

Come gestire i pasti per i gatti indoor

Se decidi di impostare routine alimentari fisse per il tuo gatto, è importante farlo in modo ponderato. La scelta degli orari e delle quantità di cibo deve essere fatta tenendo conto delle esigenze specifiche del tuo gatto, del suo livello di attività e del suo stato di salute.

Un buon punto di partenza potrebbe essere dividere la quantità giornaliera di cibo in due blocchi principali: uno per la mattina e uno per la sera. All’interno di questi blocchi, il cibo può essere suddiviso ulteriormente in piccoli pasti, distribuiti nell’arco della mattinata e della serata. Ad esempio, puoi somministrare il cibo alle 7:00, 7:45 e 8:15 del mattino, e poi nuovamente alle 18:00, 19:00, 20:30 e 22:00 di sera. In questo modo, arrivi facilmente a 7 pasti al giorno.

L’importanza dell’arricchimento ambientale durante i pasti

Oltre alla routine alimentare, un altro aspetto cruciale per il benessere del gatto è l’arricchimento ambientale. Fornire opportunità di caccia e gioco legate al momento del pasto può rendere l’alimentazione non solo un bisogno fisico, ma anche un’attività stimolante.

Ecco alcuni suggerimenti:

  • Utilizza giochi che rilasciano cibo lentamente: Questi dispositivi permettono al gatto di “guadagnarsi” il cibo, simulando la caccia e mantenendolo attivo.
  • Posiziona diverse ciotole in punti strategici della casa: Questo incoraggia il gatto a muoversi e a esplorare, riducendo la monotonia dei pasti.

Alimentazione fresca vs cibo commerciale

Per quanto riguarda la scelta degli alimenti, il dibattito tra cibo fresco e cibo commerciale è sempre aperto. Il gatto è un ipercarnivoro, il che significa che la sua dieta ideale dovrebbe essere composta quasi esclusivamente da prodotti di origine animale. I cibi freschi, quando bilanciati correttamente, rappresentano la scelta più salutare. Tuttavia, comprendiamo che non sempre è possibile seguire una dieta fresca e bilanciata.

In questi casi, gli alimenti umidi completi sono un’ottima alternativa. Questi prodotti contengono tutte le vitamine e i minerali necessari senza eccessi di carboidrati, che sono spesso presenti nei croccantini secchi. L’alimentazione a base di cibi umidi è particolarmente indicata se il tuo gatto ha problemi di idratazione o tende a non bere abbastanza acqua.

Routine alimentari e la salute del gatto

Mantenere una routine alimentare stabile è essenziale per prevenire problemi di salute nel gatto. Se il tuo gatto si abitua a una certa routine, eventuali interruzioni o cambiamenti possono causare stress e frustrazione, portando in alcuni casi al rifiuto del cibo.

Per evitare che la routine diventi troppo rigida o che il gatto dipenda eccessivamente dai pasti, cerca di arricchire la sua vita con altre attività stimolanti. Ad esempio, se sai che in determinati giorni non potrai rispettare la solita routine, puoi utilizzare un distributore automatico di cibo per garantire che il gatto riceva comunque i suoi pasti senza stress.

Conclusioni

In sintesi, i gatti possono beneficiare di routine alimentari fisse, soprattutto se vivono in ambienti chiusi e non hanno accesso libero al cibo. Tuttavia, la chiave del successo è la flessibilità e la personalizzazione delle routine in base alle esigenze specifiche del tuo gatto. Ricorda, non esiste un metodo universale che funzioni per tutti i gatti: ciò che conta è trovare l’equilibrio giusto per il tuo.

Infine, non dimenticare di prestare attenzione alla qualità degli alimenti e di offrire al tuo gatto un ambiente ricco di stimoli, per garantire non solo la sua salute fisica, ma anche il suo benessere mentale.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Pressati a freddo: sono davvero più salutari per il nostro pet?

giovedì, 05 Settembre 2024 by Gruppo Nutravet
Pressati a freddo: sono davvero più salutari per il nostro pet?

Se non possiamo offrire al nostro animale un cibo fresco, cercheremo sempre di trovare un cibo commerciale più adatto. Negli ultimi anni si sente spesso parlare di alimenti PRESSATI A FREDDO e di come questi possano essere più digeribili e salutari per il nostro amico. Ma è veramente così?

In questo articolo spiegheremo cos’è un pressato a freddo, la differenza con un croccantino estruso ed i reali vantaggi e svantaggi di questo alimento.

Interessante è cercare di soffermarsi sul tipo di tecnologia messa in pratica, che non sempre da un prodotto più digeribile per ogni animale o ne giustifica il reale costo finale. 

PRESSATI A FREDDO E LA DIFFERENZA CON UN ESTRUSO

 Per pressato a freddo intendiamo un cibo pellettato, ossia un cibo che si ottiene con una tecnologia chiamata pellettatura. Sfrutta un macchinario semplice chiamato pellettatrice, avente due rulli che premono il cibo contro una griglia e tramite l’attrito generano questo pellet. Qui si raggiunge una temperatura massima di 40-60 ‘ C con il solo “sfregamento” del cibo sulla griglia.  Il classico croccantino invece, viene estruso mediante un macchinario molto costoso e complesso chiamato estrusore. Qui il cibo viene amalgamato con l’acqua e sfruttando il calore del vapore a 90-100’C ed una grossa vite, si ottiene il croccantino.

Oltre all’ evidente differenza di calore utilizzata nei due processi di produzione la differenza sta nella materia prima utilizzata:

Nel cibo pellettato pressato a freddo bisogna partire necessariamente da un cibo che sia già disidratato, macinato e ridotto in farina, poco umido. In un croccantino estruso si possono anche utilizzare materie prime fresche come la carne (che come detto in altri articoli, non è sempre un vantaggio)

Per quanto riguarda i nutrienti, la pellettatura utilizzando basse temperature, non dovrebbe portare a perdita di nutrienti e non richiederebbe aggiunta di additivi a fine produzione. Il cibo estruso invece, una volta asciugato e “gonfiato”, viene additivato infine con vitamine e Sali minerali in modo da non essere più degradate dal calore.

VANTAGGI E SVANTAGGI DEL PRESSATO A FREDDO

Pressati a freddo: sono davvero più salutari per il nostro pet?

Il punto di forza del pressato a freddo è quello di non degradare le sostanze nutritive e non richiedere l’aggiunta a fine produzione di vitamine e Sali minerali come un croccantino estruso. Ma come abbiamo detto prima, deve necessariamente partire da materie prime che hanno già subito una disidratazione (come sarà avvenuta questa procedura?sono stati applicati comunque dei trattamenti hanno modificato la materia prima)

Ci sarebbe anche il vantaggio che la pellettatrice, costando molto meno di un estrusore, venga acquistata anche da realtà commerciali più piccole, definite di “nicchia”. Spesso però questi prodotti non costano meno di un classico croccantino estruso.

Il costo elevato è giustificato dalla loro alta digeribilità? Potendo utilizzare meno amido per le basse temperature (ricordate che c’è sempre amido anche in un pellettato!!) il cibo avrebbe anche più proteine e “galleggerebbe in un bicchiere d’acqua”. Per fortuna il nostro animale non si riduce ad un semplice bicchiere di acqua, ma è un organismo ben più complesso.

Usare meno amido non significa sempre facilitare la digestione. L’estrusione di un croccantino classico porta ad un processo chiamato gelatinificazione, che in molti animali rende l’amido più digeribile. Per assurdo, alcune razze con difficoltà a digerire gli amidi riescono ad utilizzare i loro pochi enzimi digestivi molto meglio su un prodotto cotto estruso piuttosto che pressato a freddo. Come lo capiamo? Andiamo a confrontare il volume e la quantità di feci del nostro animale e lì capiremo (feci=scarto). Per non parlare di alcuni pressati a freddo, dove l’ amido presente deriva solo da legumi.

Parlando di appetibilità, il pellettato non venendo appetizzato con grasso animale a fine produzione, spesso risulta meno gradito.

CONCLUSIONI

Ma allora questi pressati a freddo hanno troppi svantaggi? Assolutamente no! Esistono ditte molto affidabili, che selezionano bene le materie prime ed applicano una politica di trasparenza nel loro processo produttivo e dei loro ingredienti, usando amido prevalentemente derivato dalle patate e non dai legumi; studiano composizioni che rendano più appetibile il loro prodotto.

Se non si può scegliere un’alimentazione fresca e bilanciata ricordiamo sempre che “Non esiste l’alimento commerciale migliore per una cane ed un gatto, esiste l’alimento migliore per il nostro cane e il nostro gatto, in base al suo stato di salute, al suo comportamento, la sua natura, le sue abitudini e molto altro ancora”. Diffidiamo sempre da chi professa la verità assoluta!

Articolo del Dr. Carmine Salese, DMV

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