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Cane e ciliegie: può mangiarle?

mercoledì, 14 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Il cane può mangiare le ciliegie?

Le ciliegie, con il loro sapore dolce e succoso, sono un frutto amatissimo durante la stagione estiva. Ma ti sei mai chiesto se il tuo cane può mangiarle? È una domanda comune tra i proprietari di cani che desiderano condividere le delizie estive con i loro amici a quattro zampe. Vediamo insieme i benefici, i rischi e le precauzioni da prendere prima di dare questo frutto al tuo cane.

Benefici delle ciliegie per i cani

Le ciliegie sono ricche di nutrienti benefici che possono essere utili anche per i cani:

Antiossidanti: contengono vitamina C e beta-carotene, due potenti antiossidanti che aiutano a combattere i radicali liberi e a sostenere il sistema immunitario del cane.

Minerali: sono una buona fonte di potassio, che è essenziale per la funzione muscolare e nervosa.

Fibre: La fibra presente nelle ciliegie può aiutare a mantenere la salute digestiva del cane.

Rischi delle ciliegie per i cani

Il cane può mangiare le ciliegie?

Nonostante i benefici, le ciliegie presentano anche dei rischi significativi per i cani:

Nocciolo: Il rischio principale è rappresentato dall’ingestione del nocciolo. I noccioli contengono cianuro, che è tossico se ingerito in grandi quantità. Inoltre, i noccioli possono causare occlusioni intestinali, soprattutto nei cani di taglia piccola o media.

Zuccheri: contengono molti zuccheri naturali, che non sono ideali per la dieta dei cani. Un eccesso di zuccheri può portare a problemi digestivi e, a lungo termine, a condizioni come il diabete.

Effetto lassativo: come le prugne, hanno un effetto lassativo che può causare diarrea nei cani se consumate in grandi quantità.

Quante ciliegie dare al cane e come farlo

Se decidi di dare ciliegie al tuo cane, è importante farlo con moderazione e prendendo alcune precauzioni:

Rimozione del nocciolo: Assicurati sempre di rimuovere il nocciolo e il gambo prima di dare le ciliegie al tuo cane. Anche una piccola quantità di cianuro può essere pericolosa.

Quantità limitata: Per un cane di taglia piccola, una ciliegia ogni tanto può essere sufficiente. Per i cani di taglia media, una ciliegia al giorno può essere adeguata, mentre per i cani di taglia grande, si possono dare due o tre ciliegie al giorno, ma non tutti i giorni, per evitare fermentazioni intestinali.

Cosa fare se il cane mangia il nocciolo

Se il tuo cane dovesse accidentalmente mangiare una ciliegia con il nocciolo, è importante agire rapidamente:

Consulta il veterinario: Contatta immediatamente il tuo veterinario per ricevere consigli su cosa fare. Potrebbe essere necessario indurre il vomito o eseguire un’endoscopia per rimuovere il nocciolo.

Monitoraggio: Se il nocciolo è già passato nello stomaco, il veterinario potrebbe suggerire di monitorare il cane per segni di disagio o occlusione intestinale. Non aspettare che i sintomi peggiorino; un intervento tempestivo può prevenire complicazioni gravi.

Conclusioni

In conclusione, le ciliegie possono essere un’aggiunta occasionale alla dieta del tuo cane, ma solo se somministrate con attenzione. Rimuovi sempre i noccioli e limita la quantità di ciliegie per evitare problemi digestivi e di salute. Come sempre, consulta il tuo veterinario prima di introdurre nuovi alimenti nella dieta del tuo cane per garantire che siano sicuri e appropriati. Con le giuste precauzioni, puoi condividere il piacere di questo delizioso frutto estivo con il tuo cane, in modo sicuro e salutare.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Latte in polvere per gattini: tutto quello che devi sapere

giovedì, 08 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Latte in polvere per gattini

Chi ha un gatto lo sa: la vita con loro può riservare sorprese di ogni tipo, comprese situazioni in cui ci si ritrova con un gattino piccolissimo da accudire. Capita più spesso di quanto si pensi di imbattersi in un gattino neonato, magari con gli occhi ancora chiusi, abbandonato o orfano, e in quel caso sapere come nutrirlo correttamente può fare la differenza tra la vita e la morte.

Se ti stai chiedendo come comportarti in queste circostanze, partiamo da un concetto chiave: il latte in polvere per gattini è l’unica alternativa valida al latte materno, ma deve essere scelto con attenzione e somministrato nel modo giusto.

Il periodo neonatale: una fase cruciale

Le prime settimane di vita di un gattino sono critiche. Questo periodo si chiama fase neonatale e comprende i primi 20-25 giorni dopo la nascita. In questo lasso di tempo, il gattino si sviluppa molto rapidamente e acquisisce le prime difese immunitarie attraverso il colostro, il primo latte prodotto dalla madre nelle prime 36-48 ore dopo il parto.

Se il gattino non ha avuto accesso al colostro, è più esposto alle malattie, e va quindi seguito con ancora più attenzione, magari anche con il supporto di un veterinario.

Va detto che, quando possibile, la soluzione migliore resta quella di affidare il gattino a una gatta balia, ovvero una femmina che ha appena partorito e che potrebbe accettare il piccolo. È una pratica più diffusa di quanto si pensi e grazie ai social è diventato più facile trovare aiuto anche in questo senso.

Latte in polvere per gattini: perché è fondamentale

Latte in polvere per gattini

Veniamo al punto cruciale: no, il latte vaccino non va bene per un gattino. Anche se l’istinto potrebbe spingerti a scaldare una tazza di latte per neonati umani o quello da frigo che hai in casa, sappi che il latte della mucca è troppo povero di proteine e grassi e troppo ricco di lattosio per essere digerito dal gatto, che è un carnivoro stretto. Il risultato? Il rischio concreto di diarrea, disidratazione e perfino morte.

Il latte in polvere per gattini, invece, è formulato appositamente per soddisfare i fabbisogni nutrizionali del gatto appena nato: ha alta densità energetica, è povero di lattosio e ricco di proteine, grassi buoni, vitamine e aminoacidi essenziali.

Cosa deve contenere un buon latte in polvere per gattini?

Quando scegli un latte in polvere, controlla sempre l’etichetta. Ecco cosa non dovrebbe mancare:

  • Proteine almeno al 32-33% (su sostanza secca).
  • Grassi oltre il 30%.
  • Taurina, aminoacido essenziale per il gatto.
  • DHA (acido docosaesaenoico), un Omega-3 fondamentale per lo sviluppo cerebrale e cognitivo.

Se il DHA non è incluso, meglio integrarlo a parte. È fondamentale per uno sviluppo corretto del sistema nervoso.

Dove si compra?

Il latte in polvere per gattini si trova in:

  • Negozi per animali
  • Farmacie
  • Online (siti specializzati o marketplace generici)

Il costo non è proibitivo, ma se devi allattare più gattini, il consumo può diventare importante. Cerca sempre di scegliere un prodotto di qualità, anche se nelle prime ore potresti dover usare quello che trovi subito. Poi, però, è bene restare fedeli a una marca per evitare problemi digestivi dovuti al cambio improvviso.

Quanto latte somministrare?

Le dosi variano in base alla marca e sono sempre indicate in etichetta. L’importante è:

  • Suddividere le dosi in più poppate giornaliere (anche ogni 2-3 ore nelle prime settimane).
  • Non forzare mai il gattino: quando è sazio, smette spontaneamente.
  • Evitare di dare troppo latte in una sola volta per non rischiare indigestioni.

Verso le 2-3 settimane di vita, si può passare gradualmente a dare latte ogni 6-8 ore, fino all’inizio dello svezzamento.

Come si prepara e si somministra

Il latte in polvere va preparato al momento, sciogliendo bene la polvere in acqua calda ma non bollente. Può essere conservato ricostituito in frigo per 24-48 ore, ma va sempre scaldato a temperatura corporea prima dell’uso (35-37°C). Puoi fare la prova della goccia sul polso, proprio come si fa con i neonati umani.

Per la somministrazione:

  • Evita di tenere il gattino sdraiato sulla schiena.
  • Usa siringhe senza ago solo in emergenza.
  • Meglio procurarsi biberon con tettarelle adatte (ci sono in commercio tettarelle specifiche per gattini).
  • Il foro della tettarella deve essere della dimensione giusta: se troppo grande, il gattino rischia di affogarsi; se troppo piccolo, si stancherà prima di bere abbastanza.

Controlla anche che la tettarella sia priva di BPA, una sostanza chimica nociva (perturbatore endocrino) da evitare.

In conclusione

Allattare un gattino orfano è un gesto di grande generosità, ma richiede impegno, attenzione e conoscenza. Il latte in polvere per gattini è uno strumento essenziale per garantire loro una crescita sana, soprattutto nei primissimi giorni di vita. Basta scegliere bene, seguire le dosi e le indicazioni del produttore, e magari farsi aiutare da un veterinario per i primi tempi.

Ricorda: ogni gattino ha il suo ritmo e le sue esigenze, ma con un po’ di pazienza e le informazioni giuste, puoi davvero fare la differenza nella sua vita.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Il gatto annusa il cibo e non mangia, perché?

mercoledì, 30 Aprile 2025 by Gruppo Nutravet
Il gatto annusa il cibo e non mangia

Se hai un gatto, probabilmente ti è capitato almeno una volta di offrirgli del cibo, vederlo avvicinarsi alla ciotola, annusare con attenzione… e poi voltarsi e andarsene come se nulla fosse. E magari tu resti lì a chiederti: “Ma non aveva fame?” Tranquillo, non sei solo. Questo comportamento è piuttosto comune tra i gatti, e le ragioni possono essere più complesse di quanto sembri.

Il gatto annusa il cibo e non mangia: Gusti difficili e naso ipersensibile

I gatti non sono come i cani. Non mangiano “per fame” qualunque cosa trovino nella ciotola. Hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato, e per loro l’odore del cibo è fondamentale. Se qualcosa non li convince all’olfatto, anche solo un dettaglio, spesso decidono di non mangiare, anche se hanno lo stomaco che brontola.

Un cibo con un odore di grasso irrancidito, una nota acida o semplicemente una variazione rispetto all’odore abituale può bastare per far scattare il rifiuto. Questo vale anche per alimenti che magari sono ancora buoni dal punto di vista umano, ma che per un gatto risultano inaccettabili.

Il gatto non è un “ripulitore”

In natura, il gatto è un cacciatore solitario, e tende a mangiare subito la sua preda. Non conserva gli avanzi, né torna a finire qualcosa dopo ore. A differenza del cane, che ha una natura più “spazzina” ed è capace di mangiare cibo trovato e non proprio fresco, il gatto ha standard molto alti in fatto di freschezza e qualità dell’alimento.

Ecco perché un alimento che a noi sembra ancora perfettamente commestibile, per un gatto può essere considerato “vecchio” o alterato, solo in base all’odore.

Il gatto annusa il cibo e non mangia: quando l’odore dà fastidio: la nausea

Il gatto annusa il cibo e non mangia

Un’altra spiegazione molto comune di questo comportamento è la nausea lieve. Il gatto può mostrarsi interessato al cibo, avvicinarsi alla ciotola, ma poi l’intensificarsi dell’odore può innescare quella sensazione sgradevole che lo porta ad allontanarsi. Se questo succede con cibo che solitamente apprezza, è bene non sottovalutare il segnale e consultare il veterinario.

La nausea può essere il sintomo iniziale di molte patologie, anche serie. Meglio non aspettare troppo.

Quando è il caso di preoccuparsi?

Il digiuno nel gatto non va mai preso alla leggera. I gatti non sono animali adatti a digiunare a lungo e, soprattutto se in sovrappeso, possono sviluppare rapidamente una condizione molto pericolosa chiamata steatosi epatica.

Se il tuo gatto non mangia nulla per 24 ore, è il caso di contattare subito il veterinario. Se mangia pochissimo per due giorni consecutivi, anche in quel caso è il momento di agire.

Attenzione anche a eventuali altri sintomi associati, come:

  • difficoltà a urinare o assenza di urina nella lettiera,
  • aumento della sete o dell’urinazione,
  • diarrea,
  • vomito,
  • apatia o debolezza.

In presenza di questi segnali, non aspettare neanche 12 ore: portalo subito in clinica.

Cosa fare se il gatto non mangia

Capire cosa fare dipende molto dal contesto. Ecco alcune situazioni comuni:

1. Hai appena cambiato tipo di cibo?
È normale che il gatto sia diffidente verso qualcosa di nuovo. Prova a reintrodurre gradualmente il vecchio cibo insieme a quello nuovo. Serve pazienza.

2. Ha sempre mangiato quel cibo, ma ora non lo vuole più?
Potrebbe semplicemente essersi stancato. I gatti possono essere molto selettivi e cambiare preferenze nel tempo. Offrigli un’alternativa, ma senza insistere troppo.

3. Rifiuta tutto, anche il cibo che di solito adora?
Qui suona un campanello d’allarme. Se in più noti anche qualche sintomo fisico, vai dal veterinario senza indugi.

La regola d’oro

Un gatto che non mangia nulla per più di 24-48 ore è un’emergenza. Non pensare che sia solo un capriccio. Non forzarlo mai a mangiare cibo che rifiuta, ma non lasciare che il digiuno si prolunghi. Se non si trova una soluzione rapida, c’è il rischio che la sua salute venga compromessa seriamente.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Il cane non mastica il cibo, perché?

giovedì, 24 Aprile 2025 by Gruppo Nutravet
Il cane non mastica il cibo, perché

Chi vive con un cane lo sa: spesso mangia così in fretta che ci si chiede se abbia effettivamente masticato. A volte il pasto finisce prima ancora che noi abbiamo avuto il tempo di sederci a tavola! Ma perché i cani non masticano come facciamo noi? È un comportamento normale o c’è qualcosa da correggere? Vediamolo insieme.

Masticazione? Non come ce la immaginiamo noi

Prima di tutto, è importante capire che il cane non è progettato per masticare il cibo a lungo, come fanno gli esseri umani. I cani sono carnivori, e il loro modo di mangiare rispecchia la loro natura. Anche quando un cane mastica, lo fa in maniera molto diversa rispetto a noi: qualche morso veloce, poi via con la deglutizione.

Negli erbivori e onnivori, la masticazione è una fase importante della digestione, perché la saliva contiene enzimi (come l’amilasi) che iniziano a scomporre i carboidrati già in bocca. Nei cani, questo processo non avviene, perché non possiedono amilasi salivare. La loro digestione comincia davvero solo una volta che il cibo arriva nello stomaco.

Inoltre, i cani non hanno bisogno di “assaporare” ciò che mangiano per capire se è tossico o meno. I vegetali velenosi in natura, ad esempio, spesso hanno un sapore amaro facilmente riconoscibile. Ma per un carnivoro questa difesa naturale non serve molto. Quindi il cane tende a divorare il cibo, non a gustarlo.

Ma alcuni cani ingoiano tutto senza nemmeno un morso… perché?

Il cane non mastica il cibo, perché?

Una cosa è masticare poco, un’altra è non masticare affatto. E ci sono cani che, letteralmente, ingoiano il boccone intero. Vediamo alcune delle cause più comuni.

1. È un cane vorace

Questa è la causa più diffusa. Alcuni cani, per indole o per razza, hanno un approccio molto vorace al cibo. Pensiamo al Labrador: uno dei campioni in questo senso. In questi casi, il cane non ha un buon sistema di autoregolazione e tende a divorare tutto il pasto in pochi secondi, anche a rischio di ingoiare cose non commestibili, come plastica o carta.

Questo comportamento, se non gestito, può portare a problemi seri, come occlusioni intestinali, soprattutto se il cane ingoia oggetti interi senza masticarli. Anche se lo stomaco del cane è molto resistente e in grado di digerire anche pezzi di cibo molto grandi, non è fatto per gestire materiali non digeribili.

2. È ansioso

Alcuni cani mangiano rapidamente non per fame, ma perché sono stressati o ansiosi. Questo comportamento, a volte, può trarre in inganno: sembra fame, ma è una reazione emotiva. Un po’ come noi quando mangiamo compulsivamente per nervosismo.

In questi casi, l’ansia va affrontata alla radice. Le ciotole anti-ingozzamento (quelle a forma di labirinto) possono aiutare, ma non sono la soluzione al problema. Anzi, se usate senza lavorare sull’ansia vera e propria, possono aumentare la frustrazione del cane.

3. Ha dolore ai denti

Anche se meno frequente, è possibile che il cane eviti di masticare perché ha dolore in bocca. Problemi ai denti o alle gengive possono rendere la masticazione scomoda o addirittura dolorosa. In questi casi, il cane potrebbe tenere il cibo in bocca per qualche secondo, ma poi lo ingoia intero per evitare di masticare.

Cosa fare se il cane non mastica?

Prima di tutto, bisogna capire il motivo. Non tutti i cani che mangiano in fretta lo fanno per le stesse ragioni. Proviamo a porci alcune domande:

  • Il cane è sottopeso o in perfetta forma?
  • Ha fame perché mangia poco o è vorace anche se è in sovrappeso?
  • È tranquillo mentre mangia o mostra segni di ansia?
  • Come sono i suoi denti? Ha alito cattivo, gengive infiammate, difficoltà a masticare snack duri?

Rispondere a queste domande può aiutarci a inquadrare meglio la situazione. Ma se il dubbio persiste, è sempre meglio rivolgersi a un veterinario esperto in nutrizione.

Qualche strategia utile

Nel frattempo, ci sono alcune cose che puoi fare per aiutare il tuo cane a mangiare in modo più sereno e sicuro:

  • Evita di usare ciotole anti-ingozzamento a caso. Possono andare bene solo se inserite in un percorso più ampio di gestione dell’ansia o della voracità.
  • Suddividi il pasto in porzioni più piccole. Puoi offrirle una alla volta, magari distribuendole in diverse zone della casa, per rallentare la velocità di assunzione.
  • Usa il cibo come stimolo mentale. Nascondi piccole quantità di cibo in giochi interattivi o tappeti olfattivi per rendere il pasto un momento più “lento” e coinvolgente.
  • Se sospetti dolore, prova a offrire cibo umido o omogeneizzato. È più facile da deglutire e non richiede sforzo da parte dei denti.

In conclusione

Non tutti i cani masticano, ed è normale fino a un certo punto. Ma quando il comportamento diventa eccessivo, va osservato con attenzione. La velocità con cui un cane mangia può dirci molto sul suo stato fisico e mentale.

Indagare le cause con l’aiuto di un professionista può fare la differenza per la salute del cane, sia in termini digestivi che comportamentali. E ricordiamoci sempre che anche un comportamento semplice come il modo in cui un cane mangia può essere una finestra importante sul suo benessere.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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I masticativi fanno bene al cane? Scopriamo i benefici e i rischi

giovedì, 27 Marzo 2025 by Gruppo Nutravet
I masticativi fanno bene al cane?

I masticativi sono tra gli snack più comunemente offerti al cane, ma sono davvero benefici? La risposta non è così semplice, poiché esistono diverse tipologie di masticativi, alcuni sicuri e salutari, altri che invece possono rappresentare un rischio. In questo articolo vediamo cosa sono i masticativi, quali scegliere e quali evitare.

Cosa sono i masticativi per cani

I masticativi sono snack pensati per essere masticati a lungo dal cane, favorendo il rilassamento e contribuendo, in alcuni casi, all’igiene orale. Tra i più diffusi troviamo:

  • Pelle essiccata di animali (bovini, pesci, ecc.)
  • Corna di cervo, bufalo o daino
  • Radici di alberi, come quella dell’albero del caffè
  • Ossa di pelle di bufalo, una delle scelte più popolari ma anche più discusse

Masticare è un’attività naturale per il cane e ha un effetto calmante. Tuttavia, non tutti i masticativi sono uguali: alcuni possono essere dannosi per la salute.

L’osso di pelle di bufalo: fa bene o fa male?

I masticativi fanno bene al cane? Scopriamo i benefici e i rischi

L’osso di pelle di bufalo è un masticativo molto diffuso, ma in realtà non ha nulla a che fare con un vero osso. Questi snack derivano dall’industria conciaria, subendo numerosi trattamenti chimici per essere conservati e resi appetibili. Durante la lavorazione:

  • Le pelli vengono trattate con sostanze chimiche per evitare la putrefazione
  • Vengono sbiancate con candeggina o acqua ossigenata
  • Sono addizionate con coloranti e appetizzanti artificiali
  • Spesso vengono incollate con adesivi per mantenere la forma

A causa di questi trattamenti, l’osso di pelle di bufalo dura a lungo, non si deteriora e il cane impiega molto tempo a finirlo. Tuttavia, i residui chimici e la colla presente lo rendono poco sicuro. Per questo motivo, è meglio evitarlo.

Rischi connessi con i masticativi

I masticativi possono essere un’ottima soluzione per il benessere del cane, ma bisogna fare attenzione ad alcuni rischi:

🔴 Soffocamento: qualsiasi masticativo può rompersi in pezzi di dimensioni pericolose, che il cane potrebbe ingerire interi. Questo può portare a soffocamento o blocchi intestinali. Per questo motivo, è importante dare i masticativi al cane solo quando è sotto supervisione.

🔴 Problemi digestivi: se somministrati in grandi quantità, anche i migliori masticativi possono causare disturbi digestivi e infiammazioni intestinali. Moderazione è la parola chiave!

🟢 Sicurezza alimentare: la maggior parte dei masticativi è trattata per prevenire contaminazioni batteriche, quindi il rischio di infezioni è basso. Tuttavia, scegliere prodotti di qualità riduce ulteriormente i pericoli.

Quali sono i masticativi più sicuri?

Selezionare il masticativo giusto è fondamentale per la salute del cane. Ecco alcune opzioni sicure:

✅ Pezzi di pelle bovina o di pesce: naturali, privi di additivi e difficilmente si rompono in pezzi pericolosi. La pelle di pesce, in particolare, è ricca di Omega-3, benefici per la salute.

✅ Corna di cervo o radici di alberi: resistenti e durevoli, molto apprezzate dai cani. Hanno un basso rischio di scheggiarsi e non contengono sostanze chimiche nocive.

🚫 Da evitare:

  • Ossa di pelle di bufalo, per i motivi già elencati
  • Ossa di ginocchio bovino fresche, che possono causare costipazione o frammentarsi in schegge pericolose

Conclusione

I masticativi possono essere un ottimo strumento per arricchire la vita del cane, fornendo un’attività appagante e rilassante. Tuttavia, è fondamentale scegliere prodotti di qualità, evitando quelli che possono essere pericolosi. Supervisionare il cane mentre mastica e offrire questi snack con moderazione garantirà il massimo beneficio in totale sicurezza.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Influenza aviaria: un rischio per cani e gatti che seguono la dieta BARF?

lunedì, 24 Marzo 2025 by Gruppo Nutravet
Influenza aviaria

Introduzione

Negli ultimi giorni si stanno diffondendo articoli allarmanti riguardo la trasmissione del virus dell’influenza aviaria H5N1 ai gatti attraverso carne cruda infetta. Questo è un tema che preoccupa in particolare i proprietari di animali che seguono la dieta BARF. Proviamo a fare chiarezza.

Cos’è il virus H5N1?

Il virus H5N1 è un virus influenzale di tipo A che ha una predilezione per gli uccelli, ma può occasionalmente infettare altre specie, come cani, gatti e persino esseri umani. Tuttavia, come abbiamo tristemente imparato con il COVID-19, il salto di specie, noto come spillover, non è un evento comune e richiede particolari circostanze, come sovraffollamento, scarsa igiene e stretta vicinanza tra un animale infetto e un altro di una specie diversa.

Gli animali domestici più recettivi al virus H5N1 sono ovviamente tutti i volatili (es. pappagalli), a seguire furetti, quindi gatti e, per ultimi, i cani. Nel cane, per via di recettori cellulari diversi e più simili a quelli dell’uomo, il salto di specie è particolarmente improbabile, ma non impossibile.

Ogni virus ha specifiche modalità di trasmissione. Nel caso dell’H5N1, la trasmissione avviene principalmente per via aerea, attraverso le goccioline di saliva o secrezioni respiratorie di animali infetti. Si può trasmettere anche tramite contatto indiretto con superfici o mani contaminate, successivamente portate a contatto con le mucose (es. occhi).

Trasmissione all’uomo

Attualmente, la trasmissione del virus H5N1 dagli animali all’uomo attraverso l’ingestione di cibo contaminato è considerata improbabile. Ad oggi, non esistono casi documentati di infezione da H5N1 all’uomo per via orale tramite cibo, e le agenzie sanitarie internazionali (EFSA e OMS) confermano che la trasmissione avviene principalmente tramite contatto diretto con animali infetti o ambienti contaminati.

Il caso della carne cruda e i gatti

A partire dal 2023, alcune notizie hanno destato preoccupazione: uno studio polacco ha suggerito che alcuni casi di influenza aviaria in gatti domestici potessero essere ricondotti al consumo di carne di pollo cruda contaminata da H5N1. Tuttavia, questo studio presenta molte limitazioni importanti. Il virus è stato trovato in un campione di carne di pollo prelevato da un frigorifero domestico, ma la sua origine non è stata confermata. Potrebbe essere stato contaminato dopo la macellazione, durante il trasporto, o addirittura in casa. Inoltre, i gatti malati non sono stati definitivamente identificati come infetti da H5N1, e la carne analizzata non era necessariamente l’unica consumata.

Dunque, nonostante lo studio abbia rilevato la presenza di H5N1 in campioni di carne, non c’è certezza che sia stata questa a provocare la malattia nei gatti. Infatti, anche se il virus è stato isolato e coltivato in laboratorio, la correlazione tra carne cruda e malattia nei gatti rimane incerta.

I casi recenti negli Stati Uniti

A dicembre 2024, un nuovo report dell’EFSA ha evidenziato ulteriori casi sospetti di infezione nei gatti. Negli Stati Uniti, è stato addirittura ritirato dal mercato un lotto di cibo crudo per gatti dopo che due animali si erano ammalati. Uno di questi gatti, in Colorado, è risultato negativo all’influenza aviaria, mentre il secondo, a New York, è risultato positivo al virus H5N1. Quest’ultimo gatto è sopravvissuto, ma sembra aver infettato un altro gatto, Valentino, durante la sua permanenza in una clinica veterinaria. Valentino, già affetto da altre patologie come FIP e diabete, purtroppo non ce l’ha fatta. Nonostante la positività al virus, non è stato possibile confermare se la causa della morte fosse effettivamente l’influenza aviaria, dato il suo quadro clinico preesistente.

Questi casi rappresentano un’eccezione alla regola, dato che i salti di specie (da una specie all’altra) solitamente rappresentano un “fondo cieco” per il virus, che non riesce a diffondersi ulteriormente. Tuttavia, qui si è assistito a un possibile contagio tra gatti, anche senza le classiche condizioni di sovraffollamento o stretto contatto.

La Situazione in Italia

Influenza aviaria

Fortunatamente, in Italia i controlli veterinari e di sicurezza alimentare sono estremamente rigorosi. Secondo quanto riportato da colleghi ispettori veterinari (grazie soprattutto al dr. Valerio Guiggi: è sempre un piacere parlare con te!), è altamente improbabile che carne di animali malati finisca sul mercato. Nel caso in cui si rilevi un focolaio di influenza aviaria, gli animali vengono immediatamente abbattuti e i prodotti derivati, come carne e latte, vengono distrutti per legge. Questo rende improbabile che carne contaminata possa essere utilizzata anche per l’alimentazione di cani e gatti, come accaduto negli Stati Uniti.

L’influenza aviaria è una patologia ad insorgenza e decorso molto rapido negli uccelli, che permette di individuare eventuali focolai già due-tre giorni dopo l’inizio dell’infezione. L’individuazione è molto precoce fa sì che se uccelli dello stesso allevamento fossero stati avviati alla macellazione qualche giorno prima della scoperta del focolaio, anche se già macellati non avrebbero la possibilità di raggiungere la commercializzazione: anche uccelli già macellati sarebbero quindi bloccati e non avviati al consumo umano. Questi animali non possono finire nemmeno nel circuito dei negozi BARF: non vengono infatti smaltiti come Sottoprodotti di Origine Animale di Categoria 3, unica categoria che può essere destinata alla produzione di alimenti per cani e gatti. Uccelli provenienti da allevamenti risultati positivi sarebbero smaltiti e avrebbero altre destinazioni, come la distruzione per incenerimento. Questo rende remota sia la possibilità di trasmissione a partire da carne ad uso umano, sia la possibilità di trasmissione a partire da carne venduta per l’alimentazione animale.

Ma cosa sappiamo veramente?

Gli spillover da uccelli a mammiferi, come gatti e cani, sono rari, ma non impossibili. Tuttavia, come confermato da vari studi, non ci sono ancora prove conclusive che l’influenza aviaria possa essere trasmessa attraverso il consumo di carne cruda o prodotti derivati (come il latte). Anche se i virus influenzali resistono bene al freddo, la trasmissione tramite carne congelata rimane solo un’ipotesi non dimostrata.

Prevenzione per proprietari di cani e gatti

Secondo l’EFSA, il rischio di trasmissione all’uomo attraverso il consumo di cibo contaminato è estremamente basso. Tuttavia, per minimizzare ogni possibilità di contagio per i nostri animali, è fondamentale adottare alcune misure preventive:

  1. Cottura della carne: Cuocere la carne cruda a una temperatura superiore a 60°C al cuore per almeno tre minuti garantisce la distruzione del virus.
  2. Igiene nella manipolazione del cibo: Usare guanti e lavarsi accuratamente le mani e gli utensili da cucina dopo la manipolazione della carne cruda.
  3. Scegliere carne da fonti sicure: Preferire carne proveniente da allevamenti italiani certificati, dove le misure di controllo sono particolarmente rigorose.
  4. Snack: attenzione, anche gli snack possono risultare contaminati. L’unico caso riportato nel cane in effetti riguarda proprio il consumo di uno snack a base di anatra essiccata. Anche in questo caso, preferire realtà locali e artigiane, che garantiscano sulla provenienza delle carni, è fondamentale.

Per chi segue una dieta BARF, la carne di avicoli italiani è considerata sicura, grazie ai severi controlli. La carne che ha cambiato completamente colore all’interno, che ha raggiunto una temperatura di 70-75°, può essere considerata completamente sicura. In alternativa, si può optare per carne di altre specie, come il coniglio, per ridurre ulteriormente i rischi.

Conclusioni

In sintesi, il rischio di trasmissione dell’influenza aviaria H5N1 attraverso carne cruda o prodotti derivati, come il latte, non è affatto certo dal punto di vista scientifico. Sebbene i casi di contagio tra gatti tramite carne cruda siano stati riportati, non esiste una prova definitiva che questa sia la causa principale delle infezioni. La cosa più importante è continuare a monitorare la situazione, seguendo le raccomandazioni degli enti sanitari e adottando tutte le misure igieniche necessarie. Per chi desidera minimizzare il rischio, la cottura della carne rimane una misura semplice ma efficace.

Bibliografia:

  • https://www.izslt.it/influenza-aviaria/descrizione-malattia/
  • https://www.efsa.europa.eu/en/topics/topic/avian-influenza
  • Owusu, H., & Sanad, Y. M. (2025). Comprehensive Insights into Highly Pathogenic Avian Influenza H5N1 in Dairy Cattle: Transmission Dynamics, Milk-Borne Risks, Public Health Implications, Biosecurity Recommendations, and One Health Strategies for Outbreak Control. Pathogens, 14(3), 278. https://doi.org/10.3390/pathogens14030278
  • Mostafa, A., Naguib, M. M., Nogales, A., Barre, R. S., Stewart, J. P., García-Sastre, A., & Martinez-Sobrido, L. (2024). Avian influenza A (H5N1) virus in dairy cattle: origin, evolution, and cross-species transmission. Mbio, 15(12), e02542-24.
  • Rabalski L, Milewska A, Pohlmann A, Gackowska K, Lepionka T, Szczepaniak K, Swiatalska A, Sieminska I, Arent Z, Beer M, Koopmans M, Grzybek M, Pyrc K. Emergence and potential transmission route of avian influenza A (H5N1) virus in domestic cats in Poland, June 2023. Euro Surveill. 2023 Aug;28(31):2300390. doi: 10.2807/1560-7917.ES.2023.28.31.2300390. PMID: 37535471; PMCID: PMC10401914.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM scritto in collaborazione con il dottor Valerio Guiggi, medico veterinario specialista in ispezione degli alimenti.

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Cibo umano per cani: cosa si può dare e cosa no

giovedì, 20 Marzo 2025 by Gruppo Nutravet
Cibo umano per cani: cosa si può dare e cosa no

Condividere il cibo con il nostro cane è un gesto d’affetto spontaneo, ma non tutto ciò che mettiamo a tavola è adatto alla sua salute. In questo articolo vedremo quali alimenti possono essere dati con serenità, quali richiedono precauzioni e quali sono assolutamente da evitare.

L’evoluzione del cane e il cibo umano

L’uomo e il cane convivono da migliaia di anni, influenzandosi a vicenda anche dal punto di vista alimentare. Seppur discendente dal lupo, il cane si è evoluto come carnivoro opportunista, sviluppando una maggiore capacità di digerire alcuni amidi e adattandosi al cibo umano. Tuttavia, ciò non significa che tutto ciò che mangiamo sia adatto alla sua dieta.

Cibo umano per cani: Attenzione prima di iniziare!

Prima di elencare i cibi consentiti e quelli vietati, è importante chiarire alcuni punti:

  • Il cibo umano non deve sostituire una dieta bilanciata per il cane.
  • Alcuni alimenti possono essere adatti a un cane, ma non a un altro, in base a patologie o intolleranze.
  • Per qualsiasi dubbio, è sempre meglio consultare un veterinario prima di introdurre nuovi alimenti.

Quale cibo umano si può dare al cane?

Cibo umano per cani: cosa si può dare e cosa no

Ci sono alcuni alimenti che possiamo dare con maggiore tranquillità al nostro cane, ovviamente nelle giuste quantità e senza eccessi:

  • Carne cotta: pollo, tacchino, manzo e maiale senza ossa e senza condimenti eccessivi.
  • Pesce cotto: ricco di Omega 3, ma deve essere ben deliscato.
  • Uova: ottima fonte di proteine, meglio cotte per evitare problemi batterici.
  • Riso, pasta e patate: ben cotti e senza condimenti pesanti, possono essere un’ottima fonte di carboidrati.
  • Formaggi freschi e yogurt: in piccole quantità e solo se il cane li tollera.
  • Verdure: carote, zucchine, zucca e altre verdure cotte possono essere un’aggiunta salutare alla dieta.

Precauzioni da adottare

Anche quando diamo alimenti sicuri, ci sono alcune regole fondamentali da rispettare:

  • Evitare ossa cotte: possono scheggiarsi e causare danni interni.
  • Attenzione al sale e ai condimenti: niente cibi troppo salati, speziati o grassi.
  • Limitare la frutta troppo matura: può fermentare e causare problemi intestinali.
  • Adattare le porzioni alla taglia del cane: troppi extra possono sbilanciare la dieta e favorire il sovrappeso.

Cibi umani da evitare assolutamente

Alcuni alimenti che per noi sono innocui possono essere molto pericolosi per il cane. Ecco i principali cibi da non dare mai:

  • Cipolla e aglio: possono causare anemia emolitica.
  • Cioccolato: contiene teobromina, tossica per il cane.
  • Uva e uvetta: possono provocare danni ai reni.
  • Avocado: la buccia e il seme contengono sostanze tossiche.
  • Alimenti zuccherati e dolci industriali: possono favorire il diabete e l’obesità.
  • Cibi fritti e troppo grassi: possono causare pancreatite.

Conclusioni

Dare occasionalmente un boccone al proprio cane può essere un gesto d’affetto, ma deve essere fatto con consapevolezza. Meglio evitare di condividere cibo a caso e, se si vuole premiare il cane con qualcosa di speciale, scegliere tra gli alimenti sicuri o optare per snack specifici per cani. La sua salute è nelle nostre mani!

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Patologie della pelle e nutrizione: la storia di Amerigo detto “Rigo”

giovedì, 13 Marzo 2025 by Gruppo Nutravet

Amerigo è un Labrador Retriever color cioccolato, maschio intero, nato a Siracusa il 10/06/2019. Proviene da un allevamento riconosciuto con pedigree. Il cane è stato adottato a 13 mesi perché, una volta eseguite le lastre ufficiali, presentava displasia di secondo grado al gomito sinistro.

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Arriva in famiglia a Ravenna nel 2020 già con mantello in brutte condizioni secco, schiarito, con forfora generalizzata che peggiorava dopo le passeggiate. Amerigo aveva anche sintomi gastroenterici e, dall’esame coprologico per flottazione, risultava affetto da anchilostomi, tricuridi e ascaridi. La terapia per questi parassiti dura 2 anni e sono stati fatti diversi trattamenti con farmaci antielmintici dalla collega curante perché non riusciva a negativizzarsi.

Patologie della pelle e nutrizione: cosa possiamo fare

A Maggio 2023, a seguito dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, la famiglia si è trovata in grandi difficoltà e Amerigo ha iniziato ad avere alopecia parziale a livello del collo e nelle zampe anteriori. Ha sviluppato delle cisti interdigitali con un importante eritema a causa di infezioni secondarie.

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Il cane si lecca insistentemente i piedi, il pelo sul dorso è parecchio untuoso, cade a ciuffi e presenta forfora.

La curante prescrive shampoo terapia con diversi prodotti sebolitici e antimicotici e prescrive oclacitinib che porta ad un miglioramento del quadro dermatologico, purtroppo però se sospeso, il cane ricadeva.

La pododermatite e le cisti interdigitali sono patologie cutanee molto dolorose che, associate alla displasia del gomito, peggiorarono molto la qualità di vita di Amerigo, il cane infatti si sottraeva alle passeggiate, stava steso per lungo tempo e camminava solo se invogliato con biscottini e premietti.

Patologie della pelle e nutrizione: Anamnesi nutrizionale

All’adozione nel 2020 mangiava un cibo industriale di marca tedesca, successivamente inseriscono un monoproteico ma il cane prende peso e decidono di somministrargli una crocchetta per cani sovrappeso con problemi articolari, ma il cane presenta problemi intestinali. Una volta la settimana mangiava macinato di tacchino o maiale. Inoltre, la cute non migliorava e quindi il curante decide di prescrivere un commerciale a base di uova per problemi dermatologici che sta mangiando anche al momento della consulenza nutrizionale. 

Amerigo mangia 3 volte al giorno circa 400 grammi di crocchette così suddivise: 100 grammi a pasto e gli ultimi 100 grammi vengono dati per convincerlo a camminare durante le passeggiate. Durante la giornata inoltre gli danno una decina di biscotti fatti in casa e un po’ di tutto dalla tavola. Con questo mangime l’intestino di Amerigo migliora ma lui prende peso, inoltre il quadro dermatologico continua a non migliorare.

Prima visita nutrizionale

Amerigo è sovrappeso alla prima visita è circa 46 kg ha un BCS di 6, un medio MCS e un peso forma di 43 kg non fosse altro per la sua malattia ortopedica. Ha un buon appetito, non ha episodi di vomito, ogni tanto mangia erba, carta, cartone e le feci del gatto. Le feci con le crocchette specifiche per la cute non sono più diarroiche anche se a volte è stitico. Amerigo mi è sembrato un cane sofferente, poco vitale, presentava numerose lesioni podali che gli alteravano l’andatura. Il gomito sinistro affetto da displasia, è aumentato di volume per la patologia articolare cronica che gli causa zoppia.

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Questo è il quadro dermatologico:a livello delle zampe anteriori sono presenti cisti interdigitali arrossate e umide per il continuo leccamento, la cute tra i polpastrelli è umida ed eritematosa per le infezioni secondarie.

Amerigo ha anche diverse lesioni di piodermite superficiale localizzate in vari punti del muso, collo e nel dorso.

Terapia 

In accordo con la famiglia di Amerigo iniziamo una dieta fresca low carb.  La dieta prevede l’utilizzo di proteine come: pollo, tacchino, maiale, manzo e pesce bianco. L’inserimento delle proteine deve essere graduale inserendone una alla volta per capire se qualcuna non fosse ben tollerata. Come fonte di carboidrati ho utilizzato le patate e, come grassi, olio di girasole bio e olio di cocco. Le integrazioni funzionali prescritte sono: omega 3, vitamina E, PEA e fermenti lattici.

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Al controllo dopo 1 mese Amerigo gradisce la nuova pappa, mangia con gusto, le feci sono formate, sono state inserite parte delle proteine prescritte e tutte sono state ben tollerate, la cute è migliorata il pelo è più lucido, meno secco, le varie lesioni cutanee sono migliorate ma la pododermatite continua ad essere sintomatica, il cane si lecca ed è ancora presente l’eritema.

La famiglia di Amerigo, pensando di far cosa gradita al cane, gli preparava dei biscottini con farina di ceci e mela che ho immediatamente sospeso inserendo carne essiccata in piccole quantità.

Al controllo a 3 mesi il cane è nettamente migliorato dal punto di vista dermatologico, unico neo da buon labrador, il controllo del peso risulta difficoltoso perché comunque la famiglia elargisce parecchi pezzetti di carne essiccata che ho lasciato riducendo le calorie della dieta. 

Articolo della dott.ssa Monica Serenari, DVM

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L’Asse Intestino-Cervello nel Cane e nel Gatto: Un Approccio Nutrizionale

giovedì, 06 Marzo 2025 by Gruppo Nutravet
Asse Intestino-Cervello

Negli ultimi anni, il legame tra intestino e cervello ha attirato sempre più attenzione nel mondo scientifico, non solo per gli esseri umani, ma anche per i nostri cani e gatti. Questo legame, conosciuto come “Asse Intestino-Cervello” (GBA, Gut-Brain Axis), evidenzia come la salute intestinale possa influenzare il cervello e viceversa. In questo articolo esploreremo il ruolo della nutrizione nel mantenere questo delicato equilibrio nei nostri animali domestici.

Che cos’è l’Asse Intestino-Cervello?

L’Asse Intestino-Cervello è un sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale (SNC) e il sistema nervoso enterico (SNE) presente nell’intestino. Questo significa che il cervello e l’intestino “parlano” costantemente tra loro, influenzando non solo il benessere fisico, ma anche il comportamento e l’umore. Ad esempio, uno stress emotivo può causare problemi gastrointestinali e, allo stesso modo, una disbiosi intestinale (alterazione del microbiota) può avere effetti negativi sul comportamento e sulle funzioni cognitive.

Il Ruolo del Microbiota

Il microbiota intestinale è composto da trilioni di microrganismi che abitano l’intestino. Questi microrganismi svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute generale del cane e del gatto, inclusa la salute mentale. Quando il microbiota è in equilibrio, aiuta a prevenire l’infiammazione, regola il sistema immunitario e contribuisce alla produzione di neurotrasmettitori che influenzano l’umore, come la serotonina e il GABA.

Uno squilibrio nel microbiota intestinale, noto come disbiosi, può portare a una serie di problemi, tra cui infiammazione cronica, sindrome dell’intestino irritabile e disturbi comportamentali. La nutrizione gioca un ruolo cruciale nel mantenimento di questo equilibrio, influenzando direttamente la composizione del microbiota.

L’Influenza della Nutrizione sull’Asse Intestino-Cervello

Asse Intestino-Cervello

La dieta è uno dei principali fattori che possono influenzare la salute intestinale e, di conseguenza, l’Asse Intestino-Cervello. Una dieta ricca di nutrienti specifici può favorire un microbiota equilibrato, ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Ecco alcuni elementi chiave da considerare:

  1. Grassi Essenziali (EPA e DHA): Gli acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, non solo hanno un’azione antinfiammatoria, ma nutrono anche la mucosa intestinale e favoriscono la diversità batterica. Inoltre, possono aumentare la produzione di batteri benefici come i Bifidobatteri e i Lattobacilli.
  2. Prebiotici e Probiotici: I prebiotici sono fibre che nutrono i batteri buoni presenti nell’intestino, mentre i probiotici sono microrganismi vivi che, se ingeriti in quantità adeguate, possono migliorare la salute intestinale e mentale. È stato dimostrato che alcuni ceppi di probiotici possono ridurre l’ansia e migliorare i sintomi depressivi nei cani e gatti con problemi comportamentali.
  3. Carboidrati e Fibre: Una dieta povera di carboidrati o che includa fibre vegetali può avere effetti benefici sul microbiota. Tuttavia, è importante scegliere attentamente le fibre, poiché alcune, come l’inulina, possono causare problemi digestivi se non gestite correttamente. Le fibre dovrebbero essere introdotte gradualmente e preferibilmente tritate, per facilitarne la digestione.
  4. Proteine: Anche le proteine giocano un ruolo cruciale. Le fonti proteiche di alta qualità, come carni bianche e pesce, possono avere un impatto positivo sulla salute intestinale. Inoltre, le diete monoproteiche, sebbene utili in caso di patologie specifiche come le enteropatie, dovrebbero essere somministrate solo per brevi periodi, per evitare un impoverimento del microbiota.

Strategie Nutrizionali per il Benessere Mentale

Quando si tratta di supportare l’Asse Intestino-Cervello nei cani e nei gatti, non esiste una soluzione universale. Ogni animale è unico e richiede un approccio personalizzato. Tuttavia, alcune strategie possono essere particolarmente utili:

  • Dieta Variata: Offrire una dieta varia è essenziale per promuovere un microbiota sano e diversificato. Più varia è l’alimentazione, maggiore è la probabilità di mantenere un microbiota equilibrato, capace di supportare la salute mentale e fisica del cane e del gatto.
  • Omega-3: Integrare la dieta con acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, può aiutare a ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Questi grassi essenziali sono particolarmente utili nei cani e gatti che presentano disturbi comportamentali o neurologici.
  • Psicobiotici: Alcuni ceppi di probiotici, noti come psicobiotici, possono avere effetti benefici sul comportamento e sull’umore. Ad esempio, il Lactobacillus rhamnosus è stato associato a una riduzione dell’ansia nei cani.

Conclusione

L’Asse Intestino-Cervello rappresenta un’area affascinante e complessa della medicina veterinaria, che evidenzia quanto sia importante prendersi cura della salute intestinale per migliorare il benessere complessivo del cane e del gatto. Attraverso una dieta equilibrata e strategie nutrizionali mirate, possiamo supportare la salute mentale dei nostri animali e prevenire problemi comportamentali e gastrointestinali.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Snack per i gatti: idee, consigli e qualche attenzione

giovedì, 27 Febbraio 2025 by Gruppo Nutravet

Parliamo di un argomento che spesso suscita curiosità tra chi possiede un gatto: gli snack per i gatti. Non si tratta semplicemente di dare cibo extra, ma di utilizzare questi piccoli premi in maniera strategica per rafforzare il legame e rendere i momenti di gioco ancora più divertenti.

L’importanza di saper dosare gli snack

Gli snack rappresentano un ottimo strumento per premiare il gatto e stimolarlo durante le attività quotidiane. Tuttavia, è fondamentale ricordare che non sempre il gatto si avvicina perché ha fame. Spesso, il suo comportamento è legato alla ricerca di attenzioni da parte nostra. Se ogni volta che il gatto si avvicina offriamo uno snack, rischiamo di creare un’abitudine che potrebbe portare a un eccesso di calorie e, di conseguenza, a problemi di salute come l’obesità. Per questo motivo, è consigliabile che gli snack non superino il 10% dell’apporto calorico giornaliero del gatto.

Snack naturali vs. snack industriali

Snack per i gatti: idee, consigli e qualche attenzione

Una scelta importante riguarda il tipo di snack da somministrare. In commercio si trovano prodotti formulati appositamente per rendere gli snack particolarmente appetitosi, ma spesso questi sono ricchi di grassi e additivi. Al contrario, gli snack naturali, preparati a base di carne o pesce essiccato, offrono un’alternativa più sana. Questi piccoli bocconcini, che possono presentarsi come cubetti o chicche, non contengono carboidrati e sono ideali per non alterare l’equilibrio nutrizionale del gatto. Se lo si desidera, è possibile anche preparare questi snack in casa, scegliendo ingredienti di alta qualità e privi di additivi inutili.

Snack e momenti di gioco

Oltre a fungere da premio, gli snack possono diventare il fulcro di giochi interattivi. Esistono giocattoli specifici in cui inserire gli snack, invitando il gatto a cercarli e a “cacciarli” per ottenere il premio. Questa attività stimola il suo istinto predatorio e contribuisce a mantenere un buon livello di attività fisica, soprattutto per quei gatti che trascorrono molte ore in casa. Un altro suggerimento utile è quello di offrire, occasionalmente, un cucchiaio di yogurt bianco intero, senza zuccheri, che alcuni gatti apprezzano come extra fuori pasto e che aiuta a mantenere in equilibrio la flora microbica.

Snack commerciali: attenzione ai dettagli

Non tutti gli snack commerciali sono da evitare, ma è importante usarli con cautela. Prodotti come le paste per il pelo, i biscotti per i denti o i biscotti farciti devono essere considerati un’aggiunta alla dieta abituale e non un sostituto del pasto principale. Il rischio maggiore è rappresentato dagli ingredienti aggiunti, come gli addensanti a base di amido e zuccheri, che non sono adatti al gatto, essendo un carnivoro stretto. Per questo motivo, è sempre essenziale leggere attentamente le etichette e, in caso di dubbi, chiedere consiglio al veterinario.

Snack per i gatti: Cosa evitare assolutamente

Ci sono alcuni snack per i gatti che, nonostante possano sembrare salutari, devono essere evitati. Ad esempio, i pezzettini di fegato essiccato sono un alimento particolarmente nutriente, ma il loro alto contenuto di vitamine liposolubili può portare a un’eccessiva assunzione, con conseguenze negative sulla salute del gatto. Un consumo eccessivo di questo tipo di snack può favorire il rischio di ipervitaminosi, motivo per cui è sempre meglio optare per scelte più equilibrate.

Snack per i gatti: Moderazione e buon senso

Il punto chiave per gestire l’alimentazione extra del gatto è la moderazione. Dando snack troppo frequentemente, si corre il rischio di far sì che il gatto interpreti ogni interazione come un’occasione per ottenere cibo extra, alterando il normale ritmo dei pasti. Per i proprietari di cane e gatto, stabilire momenti specifici per il gioco e il premio può aiutare a mantenere un comportamento equilibrato e a evitare problemi legati all’eccesso calorico. Moderazione e consapevolezza sono dunque fondamentali per garantire una dieta sana e variegata.

Conclusioni

In sintesi, gli snack per i gatti possono arricchire la routine quotidiana e diventare un prezioso strumento di gioco e ricompensa, se scelti e dosati con cura. Scegliere snack naturali o prodotti di alta qualità, prestando attenzione agli ingredienti e rispettando le giuste quantità, permette di offrire al gatto momenti di piacere senza compromettere la sua salute. Prenditi il tempo per osservare il comportamento del tuo gatto e adatta le dosi in base alle sue esigenze: il risultato sarà un gatto felice e in forma, e un proprietario più sereno nella gestione della dieta extra.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Snack per cani: biscotti a prova di dieta privativa

giovedì, 20 Febbraio 2025 by Gruppo Nutravet
Snack per cani: biscotti a prova di dieta privativa

Snack per cani, sono importanti? Sì, lo sono, anche quando il tuo cane segue una dieta privativa, chiamata anche dieta di eliminazione. Può essere difficile, però, trovare snack che siano sicuri e compatibili con le restrizioni alimentari imposte. In questo articolo, ti spiegherò come preparare in casa dei biscottini semplici e sani, perfetti per cani che seguono una dieta privativa, oltre a fornirti varianti che tengono conto di diverse esigenze nutrizionali.

Cos’è una dieta privativa?

La dieta privativa, o dieta di eliminazione, è uno strumento diagnostico utilizzato per identificare le reazioni avverse al cibo nei cani. A differenza delle vere e proprie allergie alimentari, che sono piuttosto rare, le reazioni avverse al cibo possono includere sintomi cutanei (come prurito o arrossamento) o intestinali (vomito, diarrea o feci molli).

In pratica, la dieta privativa consiste nell’eliminare dalla dieta del cane tutte le fonti proteiche abituali e sostituirle con proteine nuove, che il cane non ha mai consumato prima. Questo serve a evitare reazioni indesiderate e a monitorare se i sintomi migliorano o scompaiono. La dieta privativa deve essere seguita per un periodo limitato, di solito dalle 6 alle 8 settimane, per evitare carenze nutrizionali. È importante che tutti gli ingredienti della dieta siano noti e approvati dal veterinario nutrizionista per garantire un corretto apporto di nutrienti senza compromettere il percorso diagnostico.

Snack per cani: perché prepararli in casa?

Quando il tuo cane è in una dieta privativa, può risultare complicato trovare snack commerciali adatti, poiché molti contengono ingredienti nascosti o additivi che potrebbero innescare una reazione avversa. Preparare snack per cani fatti in casa offre il vantaggio di conoscere esattamente gli ingredienti utilizzati, riducendo al minimo il rischio di contaminazioni. Inoltre, permette di adattare le ricette alle esigenze specifiche del tuo cane, utilizzando solo le fonti proteiche e gli amidi indicati nella dieta.

Snack per cani: ricetta base per biscotti a prova di dieta privativa

Questa ricetta di biscotti è facile da preparare e può essere modificata in base alle esigenze della dieta del tuo cane. Ecco gli ingredienti base e alcune varianti che puoi provare:

Ingredienti:

  • 1 tazzina (125g) di yogurt bianco senza zucchero
  • 1/2 tazzina di olio (es. mais, lino o quello indicato nella dieta)
  • 1 pizzico di sale
  • 1/2 tazzina di psillio cuticole (senza semi interi)
  • 1/2 tazzina di farina (es. farina di riso, o quella scelta in base alla fonte di amido della dieta)
  • 1 cucchiaino di bicarbonato

Preparazione:

  1. Preriscalda il forno a 180°C.
  2. Mescola tutti gli ingredienti in una ciotola fino a ottenere un impasto omogeneo. Guarda il video qui della preparazione qui.
  3. Versa l’impasto negli stampi in silicone (vedi sotto quelli consigliati in base alla taglia del cane!) e inforna per circa 15-20 minuti, fino a quando i biscotti saranno dorati.
  4. Lascia raffreddare prima di offrire i biscottini al tuo cane.

Sanck per cani: varianti per diete specifiche

Se il tuo cane non può mangiare yogurt o uova, non preoccuparti! Esistono numerose varianti che puoi provare in base alla dieta privativa prescritta dal veterinario:

  • Sostituti dello yogurt: Puoi sostituire lo yogurt con un omogeneizzato per bambini, scegliendone uno senza cipolla e che contenga la fonte proteica prescritta nella dieta (es. platessa, coniglio, ecc.).
  • Sostituti delle uova: Le uova possono cross-reagire con altre proteine di origine volatile, in particolare con il pollo. Se il tuo cane non può mangiare uova, puoi sostituirle con mezza banana schiacciata o con un cucchiaio di semi di chia reidratati in 30 ml di acqua (lascia riposare fino a quando si forma un gel).

Cosa fare se il cane segue una dieta commerciale idrolizzata

Se il tuo cane è sotto una dieta privativa a base di alimenti commerciali idrolizzati, non disperare! Puoi comunque preparare degli snack, utilizzando la versione umida dello stesso alimento (se disponibile). In questo modo, eviterai di introdurre ingredienti non autorizzati nella dieta e potrai offrire uno snack gustoso e sicuro. Per aumentare l’appetibilità, puoi aggiungere un po’ di cibo umido per gatti idrolizzato, che in molti casi risulta più appetibile per i cani. Chiedi al tuo veterinario nutrizionista se questa ultima soluzione è adatta per voi!

Quanto dura una dieta privativa?

Una delle cose più importanti da ricordare è che la dieta privativa non deve essere seguita per lunghi periodi. Il suo scopo principale è diagnosticare una reazione avversa al cibo, quindi una volta completato il periodo di osservazione (di solito tra 6 e 8 settimane), sarà necessario reintrodurre gradualmente nuovi alimenti per capire quali sono ben tollerati. Prolungare la dieta privativa senza una ragione medica può portare a squilibri nutrizionali e problemi di salute.

Conclusioni

Preparare snack fatti in casa per un cane che segue una dieta privativa non è solo un modo sicuro per offrirgli una gratificazione durante il percorso diagnostico, ma è anche un modo per sentirsi più tranquilli riguardo agli ingredienti che consuma. Ricorda di consultare sempre il tuo veterinario nutrizionista prima di apportare modifiche alla dieta del tuo cane e di seguire attentamente le indicazioni per evitare errori che potrebbero compromettere i risultati della dieta.

Prova questa ricetta e fammi sapere come è andata!

Stampo per cane di taglia piccola o gatti

Stampo per cani taglia media

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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L’Olio di pesce per il cane: benefici, dosaggi e consigli utili

giovedì, 13 Febbraio 2025 by Gruppo Nutravet
Olio di Pesce per il Cane

Se sei alla ricerca di un integratore naturale per migliorare la salute del tuo cane, potresti aver sentito parlare dell’olio di pesce. Questo prodotto naturale è una ricca fonte di Omega-3, in particolare di EPA e DHA, due acidi grassi essenziali che offrono numerosi benefici per l’organismo del cane. Ma come scegliere il migliore? E quali sono i vantaggi reali di integrarlo nella dieta del tuo amico a quattro zampe? Scopriamolo insieme.

Perché l’olio di pesce è benefico per il cane

Olio di Pesce per il Cane

L’olio di pesce contiene numerosi nutrienti utili, ma gli Omega-3, in particolare l’EPA (acido eicosapentaenoico) e il DHA (acido docosaesaenoico), sono i più importanti per la salute del cane. Questi grassi sono fondamentali per diverse funzioni biologiche e, dato che il cane non è in grado di sintetizzarli autonomamente, è necessario integrarli tramite l’alimentazione.

Ruolo strutturale e funzionale degli Omega-3

  • Ruolo strutturale: gli Omega-3 entrano nella composizione delle membrane cellulari del cane, rendendole più fluide e funzionali. Una membrana cellulare sana garantisce un invecchiamento migliore e funzioni cellulari ottimali.
  • Ruolo funzionale: gli Omega-3 regolano l’infiammazione, riducendola quando necessario. Questo rende l’olio di pesce un potente antinfiammatorio naturale, utile in molte condizioni cliniche.

Come integrare l’olio di pesce nella dieta del cane

Affidarsi unicamente al pesce come fonte di Omega-3 per il cane non è pratico. Per ottenere quantità terapeutiche di EPA e DHA, si dovrebbe nutrire il cane esclusivamente con pesce grasso non di allevamento, cosa impossibile e nutrizionalmente squilibrata.

Formati disponibili

L’olio di pesce si trova in due forme principali:

  • Perle: più concentrate, facili da dosare e spesso più pure.
  • Liquido: da somministrare con un cucchiaino, ma richiede dosi maggiori.

Per un cane di circa 20 kg, la dose consigliata è di 700 mg a 1 grammo di EPA e DHA al giorno, a seconda delle condizioni di salute e del tipo di dieta seguita.

Come scegliere un buon olio di pesce per il cane

La scelta del prodotto giusto è fondamentale. I pesci accumulano sia nutrienti benefici che tossine come policlorobifenili, diossina e mercurio, soprattutto se vivono in ambienti contaminati.

Cosa preferire

  • Oli derivati da pesci piccoli come sardine, aringhe o altri pesci azzurri, che hanno meno probabilità di essere contaminati.
  • Perle di olio di pesce distillato e purificato, che offrono una maggiore sicurezza e concentrazione di EPA e DHA.

Cosa evitare

  • Oli derivati da grandi pesci come tonno o pesce spada, che tendono ad accumulare più tossine.
  • Oli provenienti da salmone allevato, generalmente poveri di Omega-3.

Attenzione alla conservazione e agli ingredienti

Un buon olio di pesce dovrebbe contenere anche un antiossidante naturale, come la Vitamina E (tocoferolo), che aiuta a conservare il prodotto e ne mantiene intatte le proprietà. Questo dettaglio è spesso indicato sull’etichetta ed è un segno di qualità.

Conclusioni

Integrare l’olio di pesce nella dieta del cane può migliorare la sua salute in modo significativo, ma è importante scegliere con attenzione il prodotto giusto. Preferisci oli derivati da pesci piccoli e controlla la presenza di EPA e DHA ben dosati. In questo modo, offrirai al tuo cane un supporto naturale per una vita sana e attiva.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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I gatti possono mangiare solo croccantini? Ecco cosa sapere

giovedì, 06 Febbraio 2025 by Gruppo Nutravet
gatti possono mangiare solo croccantini

Se hai un gatto in casa, ti sarà forse capitato di notare una preferenza piuttosto marcata per i croccantini. Ma è possibile che un gatto possa mangiare esclusivamente cibo secco? La risposta breve è sì, ma non è l’ideale per la sua salute. Vediamo insieme i motivi, cosa comporta una dieta fatta solo di croccantini e come convincere il tuo gatto a variare un po’ la sua alimentazione.

I gatti possono mangiare solo croccantini? No, ecco perché.

gatti possono mangiare solo croccantini

Il cibo secco ha una percentuale di acqua molto bassa, generalmente tra l’8% e il 10%. Questa caratteristica lo rende facile da conservare e pratico da utilizzare, ma non risponde a pieno alle esigenze idriche di un gatto. I gatti discendono da animali del deserto e, a causa della loro evoluzione, hanno sviluppato uno scarso senso della sete, contando spesso sull’acqua presente nelle prede per soddisfare il proprio fabbisogno.

Quando un gatto mangia esclusivamente croccantini, rischia di andare incontro a disidratazione cronica, che può avere conseguenze gravi per la sua salute. La disidratazione porta infatti a un sangue più concentrato, aumentando lo stress su organi vitali come reni e cuore. Le cellule del corpo hanno bisogno di essere immerse in un ambiente acquoso per funzionare correttamente, quindi meno acqua significa maggior lavoro per ogni singola cellula.

Non è un caso che anche per noi umani i medici consiglino di bere tanta acqua. Lo stesso principio vale per i gatti!

I gatti possono mangiare solo croccantini? No, ma non vuole il cibo umido, perché?

Se il tuo gatto si rifiuta categoricamente di mangiare cibo umido, potresti chiederti quale sia il motivo. Le ragioni possono essere diverse:

  1. Questione di abitudine: Se il gatto ha sempre mangiato solo croccantini, potrebbe semplicemente preferire la consistenza croccante e il sapore del cibo secco.
  2. Preferenze personali: I gatti hanno gusti particolari e potrebbero non gradire il sapore di certi alimenti umidi.
  3. Forma e consistenza: Anche il tatto gioca un ruolo importante nella scelta del cibo. Alcuni gatti preferiscono straccetti, altri paté, altri ancora cubetti.
  4. Marca e additivi: Gli additivi usati in certi alimenti possono influenzare il gusto globale di un’intera linea commerciale, rendendola poco gradita al gatto.

Se invece il gatto di solito mangia umido ma in un particolare giorno rifiuta tutto, compresi i croccantini, è importante consultare il veterinario. Potrebbe trattarsi di un problema di salute, come un raffreddore che impedisce di percepire gli odori o qualcosa di più serio.

Trucchi per far accettare il cibo umido al gatto

Se il tuo gatto è restio al cibo umido, ecco alcuni consigli utili per convincerlo:

  • Cambia gusto e marca: Se il gatto non gradisce una certa varietà di cibo umido, prova con altre opzioni. A volte è necessario cambiare anche marca, poiché alcuni gatti rifiutano completamente una determinata linea commerciale.
  • Sperimenta diverse consistenze: Prova paté, straccetti o cubetti per vedere quale forma risulta più gradita. Ogni gatto ha preferenze uniche.
  • Aggiungi croccantini come esca: Un trucco efficace è triturare i croccantini preferiti del gatto e spolverarli sul cibo umido senza mescolare. Questo aiuta a rendere il nuovo alimento più familiare e appetibile.
  • Riscalda leggermente il cibo: Scaldare il cibo umido può esaltarne l’aroma e renderlo più invitante.

Conclusione

Anche se un gatto può mangiare solo croccantini, non è la scelta migliore per la sua salute. La varietà nella dieta e l’assunzione di cibo umido aiutano a prevenire problemi di disidratazione e a mantenere il gatto in forma. Con un po’ di pazienza e qualche trucco, puoi convincere anche il gatto più testardo a variare la sua alimentazione. E se incontri difficoltà persistenti, il consiglio del veterinario è sempre prezioso!

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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L’alimentazione per un cane con insufficienza renale

giovedì, 30 Gennaio 2025 by Gruppo Nutravet
L'alimentazione per un cane con insufficienza renale

Quando un cane soffre di insufficienza renale, la gestione dell’alimentazione diventa una sfida cruciale. Questa condizione non solo influisce sul benessere generale del cane, ma rende anche il momento del pasto complicato, specialmente nei casi più avanzati. In questo articolo vedremo come impostare una dieta adeguata, quali alimenti sono consigliati e quali evitare, con un occhio di riguardo per i consigli pratici utili a migliorare la qualità di vita del cane.

Capire la stadiazione della patologia renale

Non tutti i cani con insufficienza renale hanno le stesse esigenze alimentari. Prima di decidere cosa dargli da mangiare, è essenziale che la malattia sia correttamente “stadiata”. Secondo le linee guida IRIS 2019, si possono distinguere quattro stadi della patologia:

  • Stadio 1 e 2: fasi iniziali, spesso senza sintomi evidenti.
  • Stadio 3 e 4: fasi avanzate, con sintomi più gravi e una gestione più complessa.

La stadiazione si basa su parametri come la creatinina ematica, l’urea, il peso specifico delle urine e la presenza di proteine urinarie. Inoltre, vengono valutati valori come il fosforo ematico, l’SDMA e la pressione arteriosa.

Perché è importante questa analisi? Perché i fabbisogni nutrizionali cambiano a seconda dello stadio della malattia. Ad esempio, un cane in stadio IRIS 1 o 2 avrà necessità diverse rispetto a uno in stadio IRIS 3 o 4.

Alimentazione per un cane con insufficienza renale: Cosa deve mangiare?

L'alimentazione per un cane con insufficienza renale

Un cane nei primi stadi della malattia dovrebbe seguire una dieta:

  • Ricca di proteine ad alto valore biologico: derivano da fonti animali e producono meno scarti azotati.
  • A basso contenuto di fosforo: il fosforo è un nemico per i reni già compromessi.
  • Arricchita con Omega-3: questi acidi grassi essenziali aiutano a rallentare la progressione della malattia e supportano la funzionalità renale.

Quando la malattia progredisce agli stadi IRIS 3 o 4, il cane potrebbe manifestare disappetenza e perdere rapidamente massa muscolare. In questi casi, la dieta deve:

  • Garantire un adeguato apporto proteico, evitando eccessi di fosforo.
  • Essere energeticamente densa, sfruttando grassi sani per compensare il basso volume di cibo ingerito.
  • Includere fibre e probiotici, per aiutare l’intestino a smaltire le tossine uremiche.
  • Prevedere integratori utili, come il complesso di vitamine B, potassio o vitamina D.

Cosa evitare nella dieta

Alcuni alimenti sono assolutamente da evitare per un cane con insufficienza renale:

  • Cibo commerciale generico non prescritto dal veterinario. Potrebbe contenere livelli di fosforo o proteine non adeguati.
  • Fosforo inorganico: presente in molti integratori e alimenti lavorati.
  • Eccesso di sale: anche se una piccola quantità non è dannosa, un eccesso può peggiorare la condizione.

Un falso mito è che il pesce sia completamente sconsigliato. In realtà, se bilanciato nelle giuste dosi, può essere una buona fonte di proteine e Omega-3, purché il fosforo sia controllato.

Cosa fare se il cane non mangia?

La perdita di appetito è comune nei cani con insufficienza renale, soprattutto negli stadi avanzati. Ecco alcuni consigli utili:

  • Consultare il veterinario: potrebbero essere necessari esami per verificare la presenza di complicazioni, come un eccesso di fosforo, e decidere se utilizzare farmaci anti-nausea o procinetici.
  • Reidratazione: la fluidoterapia può alleviare i sintomi e migliorare l’appetito.
  • Stimolanti dell’appetito: la cannabis medicinale è una delle opzioni più innovative, ma deve essere prescritta da un veterinario esperto.

Trucchi per rendere il pasto più appetibile

Se il cane rifiuta il cibo, si possono adottare alcuni accorgimenti:

  • Cibo umido: è più appetibile rispetto alle crocchette.
  • Brodo di carne: aggiungerlo al cibo può renderlo più saporito e aumentare l’assunzione di liquidi.
  • Parmigiano: una leggera spolverata non solo migliora il gusto, ma aiuta anche a chelare il fosforo grazie al calcio.

Supporto avanzato: dialisi e purificazione extracorporea

Nei centri veterinari specializzati è possibile eseguire la dialisi, una procedura che migliora significativamente la qualità della vita del cane negli stadi più avanzati della malattia. Questa opzione è particolarmente utile quando la gestione tradizionale non è più sufficiente.

Conclusioni

Gestire l’alimentazione di un cane con insufficienza renale richiede impegno e collaborazione con il veterinario. Una dieta bilanciata, integrata con i nutrienti giusti e adattata allo stadio della malattia, può fare una grande differenza nel migliorare la qualità di vita del cane. Con i giusti accorgimenti, anche una patologia complessa come l’insufficienza renale può essere affrontata con serenità.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Che succede se il cane mangia solo cibo umido?

giovedì, 23 Gennaio 2025 by Gruppo Nutravet
il cane mangia solo cibo umido

Quando un cane mangia esclusivamente cibo umido, è importante considerare vari aspetti, sia dal punto di vista nutrizionale che pratico. Se anche il tuo cane preferisce l’umido alle crocchette, non sei solo. Ma è davvero una scelta ottimale? Scopriamolo insieme.

Il primo punto: l’alimento è completo?

Se il tuo cane mangia solo cibo umido, la prima cosa da verificare è che si tratti di un alimento completo. Molti prodotti in commercio, infatti, sono solo complementari: non contengono tutti i nutrienti necessari e possono causare carenze nel lungo periodo. Come riconoscerli?

  • Controlla l’etichetta: se non trovi la dicitura “alimento completo”, è meglio evitarlo.
  • Presta attenzione alla lista degli ingredienti: se è troppo corta o generica, potrebbe non essere adatta a un’alimentazione esclusiva.

Un alimento completo è formulato per soddisfare tutti i fabbisogni nutrizionali del tuo cane, evitando problemi legati a squilibri o carenze.

Cibo umido e salute dentale

il cane mangia solo cibo umido

Attenzione all’umido perché i denti potrebbero essere a rischio, soprattutto con gli alimenti umidi di bassa qualità, molto ricchi di zuccheri, che sembrano facilitare l’accumulo di placca e tartaro.

Se non siete sicuri del vostro umido, è fondamentale:

  • Spazzolare i denti regolarmente con uno spazzolino apposito.
  • Far controllare la bocca dal veterinario per valutare la necessità di una pulizia dentale professionale (detartrasi).

Non trascurare la salute orale: una bocca infiammata o piena di tartaro può causare dolore e complicazioni, influendo negativamente sulla qualità della vita del tuo cane.

Il rischio degli interferenti endocrini

Un altro potenziale problema legato all’alimentazione esclusiva con cibo umido è l’esposizione a interferenti endocrini, come il bisfenolo A (BPA).

Il BPA è una sostanza presente in alcune plastiche, incluse quelle utilizzate per confezionare gli alimenti. Questo composto può trasferirsi al cibo, alterando il metabolismo del cane e interferendo con il funzionamento della tiroide.

Cosa puoi fare per limitare questo rischio?

  • Preferisci cibi confezionati in materiali privi di BPA.
  • Alterna il cibo umido con altre soluzioni, come alimenti freschi o crocchette, per ridurre l’esposizione.

Perché alcuni cani non mangiano le crocchette?

Se il tuo cane rifiuta le crocchette, le ragioni possono essere molteplici. Ecco le più comuni:

  1. Problemi di salute: Un cane disoressico potrebbe sperimentare nausea o avere condizioni che rendono sgradevole il cibo secco.
  2. Preferenze alimentari: Alcuni cani sviluppano gusti ben precisi e rifiutano categoricamente ciò che non gradiscono.

A volte è difficile distinguere tra un problema medico e una semplice preferenza. In caso di dubbi, è sempre consigliabile consultare un veterinario esperto in nutrizione o un gastroenterologo.

Ricorda: non esistono “capricci” nel senso umano del termine. Se il tuo cane rifiuta un cibo, sta cercando di comunicare un disagio o una preferenza reale.

Alternative al cibo umido

Se il tuo cane non vuole mangiare crocchette, ci sono alternative valide:

  1. Cibo umido commerciale completo: Come già detto, assicurati che sia equilibrato e adatto per un’alimentazione esclusiva.
  2. Alimentazione fresca: Una dieta casalinga, preparata con ingredienti freschi e bilanciati, rappresenta una scelta eccellente.

Le diete casalinghe possono essere:

  • Cotte o crude (BARF), a seconda delle esigenze del cane.
  • Bilanciate da un professionista per garantire l’apporto corretto di nutrienti.

Un’alimentazione fresca è spesso più appetibile, più naturale e benefica per la salute generale del cane, purché sia correttamente formulata.

Conclusioni

Se il tuo cane mangia solo cibo umido, presta attenzione alla qualità dell’alimento, alla salute dentale e al rischio di esposizione agli interferenti endocrini. Considera alternative come una dieta fresca e varia, che può migliorare la sua salute e la sua felicità.

Ricorda, ogni cane è diverso e ha esigenze specifiche. Consulta sempre un veterinario per assicurarti di fare la scelta migliore per il tuo compagno a quattro zampe.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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