La nutrizione nella gestione dell’epilessia idiopatica del cane
In questo articolo affrontiamo un tema importante. Una patologia complessa come l’epilessia idiopatica del cane può essere gestita anche attraverso l’alimentazione? Parleremo dei diversi meccanismi con cui l’alimentazione riesce ad aiutare il soggetto colpito.
Ancora una volta ci troveremo a trattare di asse microbiota-intestino-cervello, delle diverse fonti di energia derivanti dal cibo e delle sue modalità di somministrazione (corpi chetonici e dieta simil chetogenica. Ma anche del ruolo di diversi nutraceutici, dell’utilizzo di cbd e di particolari diete ad eliminazione.
Evidenzieremo come il contenuto di sale, a prescindere dal tipo di dieta, possa influenzare l’efficacia dei farmaci antiepilettici. Tutto questo considerando gli studi pubblicati fino al 2022.
Nell’ultimo decennio, la nutrizione ha guadagnato molto interesse nella gestione dell’epilessia idiopatica canina. Grazie anche a crescenti evidenze scientifiche. Gli obiettivi terapeutici della nutrizione in corso di epilessia idiopatica del cane sono volti a sostenere le adeguate funzioni cerebrali, arrestare o rallentare la progressione della malattia e ridurre gli effetti collaterali dei farmaci antiepilettici. Alleviando anche patologie comportamentali legate a questa condizione.
Cos’è l’epilessia idiopatica del cane?
Per epilessia si intende una patologia neurologica cronica, in cui un soggetto è predisposto ad avere crisi epilettiche. Queste crisi sono degli eventi improvvisi di durata variabile rappresentate da tremori, ipersalivazione, arti rigidi etc. Normalmente si interrompono da sole, ma la loro frequenza è imprevedibile.
Per idiopatico intendiamo un’epilessia che non ha una vera causa apparente. Si pensa che possa avere una base genetica come nell’uomo, ma attualmente si stanno facendo molte considerazioni ed ipotesi.
Asse microbiota-intestino-cevello
Abbiamo trattato più volte la relazione tra cervello ed intestino attraverso il microbiota intestinale (l’insieme dei microrganismi presenti nell’intestino).
Parliamo di un legame che avviene sia attraverso fibre nervose sia attraverso il sistema immunitario. Ma anche grazie a sostanze (metaboliti) rilasciate dai batteri intestinali dopo aver metabolizzato un determinato alimento (i così detti postbiotici).
Il cibo infatti può essere utilizzato dai batteri intestinali per produrre una serie di sostanze di origine alimentare, prima tra tutti il butirrato, ad azione antinfiammatoria e neuroprotettrice.
Gli studi hanno dimostrato che forti condizioni di disbiosi (alterazione del microbiota intestinale) sono tipiche dei soggetti epilettici e che il “benessere intestinale” riduca la tendenza a sviluppare crisi convulsive. Si alza cioè il cosi detto valore soglia epilettogeno e migliora la risposta ai farmaci antiepilettici.

Corpi chetonici e dieta simil-chetogenica
Da sempre nell’uomo è stato riconosciuto un potenziale del digiuno sulla gestione dell’epilessia, legato alla produzione di corpi chetonici (acetone, acido acetico, ecc).
Questi sono derivati principalmente dal metabolismo dei grassi e possono essere utilizzati rapidamente dal cervello come fonte di energia in caso di digiuno prolungato al posto del glucosio. Sono stati riconosciuti ai corpi chetonici diversi effetti benefici sia diretti a favore delle cellule nervose del cervello, che indiretti attraverso l’interazione con il microbiota intestinale.
In alimentazione umana, per ottenere corpi chetonici, si parla di DIETA CHETOGENICA.
Si tratta di una dieta con un’elevata percentuale di grassi, una buona percentuale proteica e ridotta/assente presenza di carboidrati.
Nel cane però l’esclusiva produzione di corpi chetonici con il digiuno non è possibile perché a differenza nostra è in grado di produrre parte del glucosio anche a digiuno.
Avere quindi una chetosi (ossia produzione esclusiva di corpi chetonici) nel cane richiederebbe un digiuno troppo prolungato.
Per questo si parla di DIETA SIMILCHETOGENICA. Costituita sempre da un elevata quantità di grassi, rappresentati in prevalenza dai MCT (grassi a media catena), un’elevata quantità di proteine e la presenza quasi nulla di carboidrati sotto forma di vegetali.
Un recente studio del 2022 ha riesaminato tutti gli studi fatti in precedenza.
È stata evidenziata un’ottima risposta a questa dieta nella gestione di crisi epilettiche idiopatiche del cane, soprattutto nei soggetti che rispondono poco e male alla terapia antiepilettica.
Nutraceutici
In molti studi rivolti alla gestione dell’epilessia idiopatica del cane è stata evidenziata l’aggiunta nella dieta di sostanze nutraceutiche.
L’utilizzo di acidi grassi omega 3 (in particolare DHA ed EPA) di cui il cervello è composto in grande prevalenza può portare ad un miglioramento della funzione delle cellule nervose, alla riduzione dei processi infiammatori, ma anche ad un controllo generalizzato sulla pressione arteriosa.
Cosi anche l’aggiunta di acidi grassi a media catena (MCT) sottoforma di olio di cocco o di Mct oil, si è dimostrata molto utile per il metabolismo delle cellule nervose. Forniscono molta energia al cervello e producono una buona quantità di corpi chetonici anche in presenza di carboidrati nella dieta.
CBD e diete ad eliminazione nell’epilessia idiopatica del cane
Quando si parla di CBD o cannabidiolo stiamo considerando la parte non “stupefacente” della pianta della Cannabis.
Normalmente viene dato per bocca come integrazione alla dieta. Il CBD riesce a controllare le crisi epilettiche in diversi modi, ma la tipologia e la sua dose minima efficace sono ancora oggetto di studio.
Parlando invece di diete ad eliminazione, ossia quelle diete fatte per escludere un’allergia o un’intolleranza verso un alimento, gli studi sono ancora preliminari.
Un’ipotesi è che l’eventuale processo infiammatorio correlato ad un determinato alimento, coinvolga non solo cute ed intestino, ma anche il cervello. Questa ipotesi è stata avvalorata nel 2022 da uno studio sulle razze terrier e la loro intolleranza al glutine. Eliminando questo ingrediente dalla dieta si assiste, secondo lo studio, ad una riduzione di crisi convulsive a cui questa razza è molto predisposta
Contenuto di sale nella dieta
Nei diversi studi, si è evidenziato come l’eccesso o il difetto di sale della dieta possa influenzare l’efficacia di alcuni farmaci, come il bromuro di potassio (troppo sale nella dieta lo porta a funzionare meno, viceversa invece la presenza di poco sale).
In conclusione, conoscere il tipo di dieta e come un cane affetto da epilessia idiopatica possa rispondere a questa, rappresenta un ulteriore strumento nella gestione della malattia. Affidarsi ad un medico veterinario nutrizionista in grado di gestire correttamente una dieta simil-chetogenica, con le adeguate integrazioni funzionali, potrebbe influenzare in modo significativamente positivo la risposta alle terapie convenzionali.
Articolo del Dott Carmine Salese, DMV
- Pubblicato il Carmine Salese
Un approccio globale alla cistite idiopatica felina
I problemi legati alle basse vie urinarie nel gatto sono estremamente frequenti.
Potresti accorgerti che il tuo gatto ha difficoltà ad urinare, vedi del sangue nelle urine oppure semplicemente urina in posti non appropriati.
La cistite idiopatica felina è la patologia di più frequente riscontro: è multifattoriale, ad eziologia ancora non chiara e che prevede un approccio globale per la sua risoluzione.
Anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nella sua gestione.
Quali sono i sintomi della cistite idiopatica felina?
La cistite idiopatica può presentarsi come un unico episodio singolo ma, più frequentemente, con episodi ricorrenti dolorosi.
Nei momenti acuti il gatto potrebbe avere dolore mentre urina, potrebbe urinare poco e spesso, in posti diversi dalla sua lettiera, può avere sangue nelle urine oppure potrebbe leccarsi molto in zona genitale.
Quando la patologia si aggrava, insieme a questi sintomi si manifestano problematiche sistemiche, come abbattimento, dolore, vocalizzazioni e blocco completo della minzione, cosa che prevede un intervento tempestivo del medico veterinario.
Eziologia. Quali sono le cause?
Non è ancora ben chiara l’eziologia, ma ci sono dei fattori di rischio che predispongono allo sviluppo della malattia. Lo stile di vita e l’alimentazione sembrano essere i due punti critici nello sviluppo di cistite idiopatica.
Lo stress infatti è determinante, come anche il sovrappeso e un’alimentazione unicamente a base di cibo secco.

Diagnosi di cistite idiopatica felina
Non essendoci un unico motivo scatenante, la diagnosi si fa escludendo tutte le altre patologie con sintomatologia simile (come urolitiasi, anomalie anatomiche, disturbi comportamentali e neoplasie) tramite anche l’utilizzo di esami collaterali, come radiografie e ecografie.
Un’anamnesi attenta è necessaria, per valutare se il gatto può aver subito stress eccessivi o vive in un ambiente non adatto.
Cosa fare?
Il primo step è sicuramente quello di gestire il dolore acuto, con i farmaci e le terapie più idonee.
Poi gli sforzi devono essere focalizzati sulla gestione dei punti critici per evitare le ricadute.
- Alimentazione: una dieta fresca, ricca e bilanciata è vitale per la gestione delle problematiche urinarie in genere. Migliorare l’apporto di acqua permette una diluzione delle urine efficace anche in corso di cistite idiopatica e una dieta fresca ci facilita quest’impresa. Favorire poi l’assunzione di acqua tramite fontanelle o dei brodi leggeri può migliorare ulteriormente la situazione. Anche programmare più pasti nella giornata ci aiuta nel mantenimento di un pH urinario stabile, riducendo i rialzi che seguono normalmente un pasto.
- Nutraceutica: ci sono molecole che possono fare la differenza nella gestione di questa patologia, in particolar modo acidi grassi omega 3 (EPA e DHA), β-carotene e vitamina E, che con le loro azioni antinfiammatorie e antiossidanti diminuiscono il grado di infiammazione vescicale
- Fitoterapia: ci sono alcuni estratti molto efficaci in corso di cistite idiopatica, come quello di mirtillo rosso o di rosa canina.
- Terapia comportamentale: non possiamo pensare ad una risoluzione di questa patologia se il gatto continua a vivere situazioni per lui stressanti. L’arricchimento ambientale può fare la differenza, rendendo la nostra casa a misura di felino.
Ricordiamoci che è un cacciatore notturno e solitario, con necessità di ripari e nascondigli. Avrà quindi bisogno di posti dove nascondersi (e le scatole di cartone vanno benissimo a questo scopo, possibilmente anche in alto) e stimoli al gioco di cattura (topolini, palline e altri giochi che devono essere cambiati di frequente).
È fondamentale, qualora ci fossero più gatti conviventi, evitare lo stress riguardo le risorse primarie, ovvero cibo, lettiera e ricoveri. In questi casi è necessario avere più ciotole e più lettiere, per evitare che i gatti più sensibili soffrano per la competizione.
Se il tuo gatto soffre di cistiti ricorrenti, come avrai capito è importantissimo un approccio globale: il medico veterinario nutrizionista insieme al comportamentalista possono aiutarti a risolvere in maniera definitiva questo fastidiosissimo problema.
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Psillio. Che cos’è, quali proprietà ha e come utilizzarlo.
Di frequente potreste trovare indicato nelle diete per cani e gatti lo psillio. In associazione o meno alle verdure, lo psillio viene utilizzato come fonte di fibra quindi non è un nutriente essenziale per i nostri carnivori domestici ma è importante per la loro salute intestinale. In questo articolo andiamo ad approfondire la conoscenza di questa fonte di fibra così ampiamente utilizzata.
Lo psillio è costituito dai semi o dalla cuticola della pianta erbacea Plantago psyllium (= Plantago arenaria, Plantago indica).
Si può trovare facilmente online o in erboristeria ed è reperibile in diverse forme: semi interi, semi macinati o cuticole. Ad essere consigliate per l’alimentazione dei nostri cani e gatti sono le cuticole macinate, prestando attenzione che non contengano additivi.
Proprietà dello psillio
Innanzitutto lo psillio è un’ottima fonte di fibra, praticamente insapore e quindi ideale in quei cani (ma soprattutto nei gatti) che non gradiscono le verdure o che le tollerano solo in piccola quantità.
Contiene mucillagini che gli permettono di assorbire l’acqua e trattenerla, in questo modo è in grado di normalizzare il volume e la consistenza delle feci.
Si utilizza quindi in caso di stitichezza perché richiama i liquidi nel lume dell’intestino, assorbendo acqua e aumentando il contenuto intestinale, stimolando di conseguenza la peristalsi e la defecazione.
In caso di diarrea invece proprio questa capacità di assorbimento permette allo psillio di assorbire l’eccesso di liquidi nell’intestino, contrastando cosi la diarrea stessa.
Le cuticole di psillio sono anche indicate in corso di dieta BARF per controbilanciare l’effetto delle ossa sulla consistenza delle feci.
Lo psillio è, inoltre, un ottimo prebiotico, cioè una sostanza che nutre i batteri intestinali “buoni” che a loro volta produrranno sostanze benefiche per l’organismo (acidi grassi a corta catena), a discapito delle specie batteriche patogene.

Come utilizzarlo?
Nonostante tutte queste proprietà non dobbiamo dimenticare che un eccesso di fibra può costituire un fattore antinutrizionale per il cane e il gatto.
Quindi quanto psillio può essere dato?
Si tratta spesso di pochissimi grammi al giorno, che andranno modulati in base alla consistenza delle feci e alle indicazioni del Medico Veterinario.
Per somministrarlo può essere banalmente aggiunto al cibo appena prima di darlo, quindi evitando di sottoporlo a cottura, refrigerazione o congelamento.
Per far sì che le feci siano sempre della stessa consistenza il consiglio è di suddividere la dose giornaliera nei diversi pasti.
Se non si eccede nella quantità non ha nessun effetto collaterale, potreste notare solo delle feci con cosiddetto aspetto “a catenella”.
In questo caso non preoccupatevi, basterà rivedere la quantità con il vostro Veterinario per tornare alla normalità.
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DMV
- Pubblicato il Denise Pinotti
Stipsi del gatto. Cosa sappiamo?
Anche in questo articolo parleremo di…. cacca!
Ma mentre solitamente parliamo di diarrea oggi parleremo del sintomo opposto ovvero la stipsi del gatto.
In questo articolo andremo definire cos’è la stipsi e a evidenziarne i sintomi e le cause.
Vedremo anche alcuni semplici suggerimenti che possono essere utili in questi casi.
La stipsi (o stitichezza) consiste nella difficoltà a espellere le feci o in una frequenza di evacuazione delle feci inferiore alla norma.
Questa incapacità nel riuscire a svuotare l’intestino, può rendere le feci secche e dure oltre che di dimensioni anomale: grandi o piccole.
Tra i nostri pet questo sintomo è sicuramente più frequente nel gatto rispetto al cane, per questo in questo articolo parleremo in particolare del nostro piccolo felino.
Stipsi del gatto. Quali sono i campanelli d’allarme?
Ovviamente quello che notiamo è l’assenza o la drastica diminuzione di feci nella lettiera, ma questo aspetto a volte potrebbe non essere così facile da identificare. Ad esempio se il gatto è abituato a fare i bisogni fuori oppure se abbiamo più gatti in casa non è per nulla scontato riuscire a controllare!
Nel caso del gatto una frequenza ottimale di defecazione è di una volta al giorno.
Letargia e riluttanza al movimento: la costipazione infatti crea una condizione di disagio e malessere generale che porta il gatto a dormire di più, essere meno socievole e spesso tende a nascondersi.
Diminuzione dell’appetito: la permanenza per lungo periodo di feci all’interno del corpo determina un aumento dell’assorbimento delle tossine e sostanze di scarto che normalmente dovrebbero essere espulse all’esterno. Questo determina un senso di nausea, oltre che un fattore di ingombro meccanico.
Tenesmo rettale: notiamo un continuo stimolo a defecare con sforzo e contrazione addominali.
Il gatto entra e esce in continuazione dalla lettiera senza espellere feci.
Attenzione a non confondere il tenesmo rettale con il tenesmo urinario, entrambe sono urgenze mediche ma se il gatto non riesce a urinare (tenesmo urinario) recatevi immediatamente dal vostro veterinario di fiducia o pronto soccorso veterinario più vicino!
Cause di stipsi del gatto
Le cause che possono determinare la stipsi sono molteplici. Vediamo quali sono le più importanti.
Ostruzione intestinale: se il nostro gatto o cane ingerisce un corpo estraneo (giocattolo o filo) che ostruisce l’intestino le feci saranno bloccate meccanicamente e quindi non potranno essere espulse.
In questo caso spesso la stipsi è accompagnata da altri sintomi (vomito, anoressia, dolore addominale, ipertermia).
Attenzione in particolare ai boli di pelo nei gatti a pelo lungo. Normalmente il pelo ingerito facendo grooming viene eliminato attraverso il vomito o le feci. Ma in alcuni casi possono bloccarsi nell’intestino e comportarsi da corpo estraneo ostruente.
Dolorabilità a livello di schiena o di arti possono spingere il gatto a trattenere a lungo le feci in quanto la defecazione comporta ulteriore sforzo fisico e dolore.
Questo fa sì che le feci restino nel colon a lungo andando incontro a disidratazione e diventando sempre più dure e difficili da espellere.
Megacolon: è una condizione frequente del gatto anziano. È una condizione patologica spesso idiopatica.
Il colon, ovvero l’ultimo tratto dell’intestino perde la sua capacità contrattile. Vengono meno i movimenti di peristalsi e si ha quindi un ristagno di feci nel colon.
In questi casi il colon è molto dilatato, alla palpazione addominale si percepisce un cordone duro e il gatto manifesta dolore.
Disbiosi: anche per la stipsi ovviamente la salute del microbiota è un fattore determinante!
La stipsi nel gatto è un importante sintomo di disbiosi al pari se non maggiore della diarrea.
La cura del microbiota attraverso la dieta e le integrazioni funzionali è il punto cruciale per gestire sul lungo periodo la stipsi.
Dieta povera di fibre: sappiamo bene quanto i gatti siano difficili in fatto di gusti alimentari e sicuramente le fibre non rappresentano la componente più appetibile della dieta.
Un’alimentazione povera di fibra però causa un minor volume delle feci e un aumento della consistenza e di conseguenza difficoltà nell’espulsione.

E’ un sintomo importante a cui dobbiamo fare attenzione.
Cosa fare se il nostro gatto (o cane!) soffre di stipsi?
Ovviamente se la condizione permane da diversi giorni e il gatto mostra sintomatologia importante rivolgetevi al vostro veterinario per intervenire al più presto.
Il veterinario valuterà se impostare una terapia medica o procedere a un lavaggio del colon qualora la condizione sia molto avanzata.
La dieta e le giuste integrazioni di pre e probiotici sono fondamentali per gestire questa problematica e cercare di evitare il più possibile le recidive. Rivolgetevi quindi a un medico veterinario nutrizionista che saprà consigliarvi al meglio e stilerà un piano alimentare ad hoc per le esigenze del vostro gatto.
In generale assicuratevi sempre che il vostro gatto si idrati correttamente, feci più idratate sono feci più morbide e facili da espellere, preferite quindi alimenti umidi.
Se il vostro gatto segue un’alimentazione fresca potrebbe non essere semplice fargli accettare le verdure, valutate con il vostro veterinario nutrizionista eventuali integrazioni di fibra come lo psillio, fibra in polvere insapore.
Infine incoraggiate il vostro gatto al movimento, infatti la sedentarietà e l’obesità sono importanti fattori di rischio per la costipazione.
Articolo della dott.ssa Giulia Moglianesi, DMV
- Pubblicato il Giulia Moglianesi