Evitare gli errori comuni nell’alimentazione del coniglio
L’alimentazione del coniglio rappresenta un aspetto fondamentale per il mantenimento della salute e del benessere di questi animali erbivori.
Ecco perché è così importante evitare gli errori più comuni, per garantire una dieta sana e bilanciata.
In questo articolo esploreremo gli errori da evitare nell’alimentazione del coniglio e forniremo consigli su come garantire una dieta sana, vero e proprio strumento di prevenzione (e spesso anche di cura!)
Alimentazione del coniglio. Gli errori più comuni.
- Dieta a base di semi o pellet di bassa qualità: uno degli errori più comuni è alimentare il coniglio con un’abbondanza di semi o pellet di bassa qualità.
Questi alimenti sono troppo spesso ricchi di grassi e zuccheri, ma poveri di nutrienti essenziali per i conigli.
È importante optare per un alimento di alta qualità, specificamente formulato per loro, che contenga una giusta quantità di fibre, proteine e vitamine, a basso contenuto calorico.
In ogni caso gli alimenti commerciali, anche di buona qualità e con la corretta composizione, vanno considerati solo una piccola parte della razione giornaliera che deve sempre includere alimenti freschi e vari. - Mancanza di fibre: i conigli sono animali erbivori e hanno bisogno di una dieta molto ricca di fibre.
Un errore comune è non fornire una quantità sufficiente di fieno nella loro alimentazione quotidiana.
Il fieno di alta qualità, come il fieno di fleolo o anche di prato polifita, è essenziale per la salute digestiva dei conigli e per l’usura corretta dei denti, che crescono nel corso della vita proprio perché la loro è un’alimentazione abrasiva.
Offrire una quantità adeguata di fieno fresco e pulito ogni giorno è fondamentale. Il fieno deve essere sempre disponibile, sia di giorno che di notte. - Eccesso di verdure ad alto contenuto di zucchero: sebbene le verdure siano una parte importante della dieta dei conigli, alcune varietà ad alto contenuto di zucchero, come le carote, devono essere somministrate con moderazione.
Un errore comune è offrire troppe verdure “dolci”, che possono portare a problemi di salute come l’obesità e l’alterazione del microbiota intestinale con conseguenti alterazioni nell’aspetto delle feci.
Preferire sempre verdure a foglia verde, come le lattughe, il cavolo riccio, ma anche radicchio e indivia.
Limitare invece le verdure ad alto contenuto di zucchero a piccole quantità occasionali. - Cereali, semi grassi, dolciumi e cibi non adatti: alcuni famigliari possono commettere l’errore di offrire pane, biscotti, altri prodotti da forno e cibi non adatti ai conigli come spuntini o premi.
Sono inclusi cibi ad alto contenuto di zucchero, cioccolato o altri alimenti che possono essere tossici per i conigli o fonte di gravi patologie a carico dell’apparato digerente.
Per suggerimenti su spuntini sicuri e adatti la cosa migliore è chiedere al medico veterinario curante, che conosce la storia clinica del coniglio con cui viviamo. - Cambiamenti repentini nella dieta: i conigli sono sensibili a qualunque cambiamento nella loro alimentazione.
Un errore comune è introdurre nuovi alimenti o modificare bruscamente la loro dieta senza una transizione graduale. Questo può causare disturbi anche gravi, come la stasi gastro-intestinale.
Per apportare cambiamenti nella dieta del coniglio occorre sempre un passaggio graduale, nell’arco di dieci-quindici giorni, mescolando il nuovo cibo con quello vecchio.
Quando si modifica l’alimentazione del coniglio è fondamentale tenere sotto osservazione l’aspetto delle feci e assicurarsi che l’appetito sia conservato.
In caso di feci molli, diarrea o mancanza di appetito va consultato subito il proprio medico veterinario di fiducia.

Possono predisporre all’obesità e ad altri problemi di salute.
In conclusione
Evitare gli errori nell’alimentazione del coniglio è fondamentale per la salute e il benessere a lungo termine. Assicuriamoci di fornire un’adeguata quantità di fieno, optando sempre per alimenti di alta qualità.
Limitiamo le verdure ad alto contenuto di zuccheri. Evitiamo frutta ed alimenti non adatti, come quelli a base di cereali e semi ad elevato contenuto calorico.
Ricordiamoci anche di introdurre qualunque cambiamento nella dieta in modo graduale.
Anche quando stiamo apportando miglioramenti rispetto alla dieta precedente.
Scegliamo verdure biologiche rispettando la stagionalità, offrendole sempre a temperatura ambiente e non di frigo.
Rispettiamo anche il fatto che il coniglio è una specie crepuscolare-notturna. In natura consuma la maggior parte del cibo di cui ha bisogno dal tramonto all’alba.
E soprattutto consultiamo sempre un medico veterinario esperto nella medicina del coniglio per avere consigli specifici sulla nutrizione di questi splendidi animali.
Con una dieta sana e bilanciata, fresca e varia, possiamo garantire agli erbivori come il coniglio una vita di qualità.
E ridurre molto l’incidenza di patologie fin troppo comuni!
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
Per saperne di più sul ruolo del microbiota per la salute del coniglio puoi leggere anche questo articolo.
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Telemedicina e nutrizione veterinaria
La nutrizione veterinaria è una disciplina che per motivi diversi si coniuga molto bene con la Telemedicina.
Ma cosa si intende per Telemedicina? Come si svolge una consulenza nutrizionale a distanza?
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi rispetto ad una visita in presenza?
La Telemedicina non è una novità degli ultimi anni, in medicina umana è studiata da decenni e oggi anche il settore veterinario comincia ad utilizzarla in molti ambiti.
Vediamo di cosa si tratta e perché può esserci utile.
Telemedicina veterinaria. Di cosa si tratta?
In medicina umana la Telemedicina è in uso da almeno trent’anni.
Nel 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha cominciato a studiarla e implementarla attraverso un osservatorio globale, per fornire assistenza medica e servizi umanitari anche nei luoghi del mondo più disagiati.
Ogni aspetto, dall’etica, alla politica, dalla sostenibilità economica agli standard procedurali e strumentali è stato approfondito nel corso del tempo.
Gli scenari degli ultimi anni, legati alla gestione dell’emergenza pandemica, hanno contribuito ad accelerare un processo già in atto da tempo. E non, come si potrebbe pensare, a crearlo da zero.
Per quanto riguarda l’ambito veterinario invece si fa risalire al 2016 la nascita ufficiale della Telemedicina, anche se in realtà possiamo pensare che da quando esistono i telefoni è iniziata la creazione di relazioni a distanza tra medici veterinari e famigliari dei pazienti.
La Telemedicina infatti non è altro che l’impiego di strumenti tecnologici (ormai davvero alla portata di tutti come gli smartphone) che mettono in connessione in tempo reale clienti/pazienti con medici, veterinari o altri professionisti della salute quando non si trovano fisicamente nello stesso luogo.
Nutrizione veterinaria e Telemedicina
La Telemedicina dunque non è una disciplina medica, è solo il modo in cui una prestazione sanitaria può essere erogata.
Questo significa anche che da un punto di vista legislativo e normativo non cambia nulla: si tratta sempre di un atto medico per il quale il professionista della salute è responsabile, sia da una prospettiva deontologica che legale.
Proprio per questo è fondamentale sottolineare che una consulenza in Telemedicina non può mai sostituire una visita in ambulatorio o in clinica, né può essere impiegata in condizioni di urgenza se non per il triage che precede la visita in presenza.
In alcuni ambiti però, e tra questi senz’altro la nutrizione, può essere una valida alleata. Ecco perché.
Nutrizione veterinaria e Telemedicina: vantaggi
Il nutrizionista veterinario è un medico veterinario con specifica preparazione ed esperienza in nutrizione.
Si tratta di una figura specialistica che può essere chiamata in causa da colleghi o colleghe che si occupano di medicina di base o di altri ambiti, per elaborare un piano nutrizionale per i propri pazienti.
La Telemedicina in questi casi consente di annullare le distanze e permette di far entrare il nutrizionista nell’equipe che ha già in cura il paziente.
In questo modo è possibile raggiungere e aiutare molti più animali e le loro famiglie.
Oppure sono gli stessi famigliari a rivolgersi direttamente al nutrizionista, chiedendo l’elaborazione di un piano nutrizionale per un cucciolo o un gattino, per animali adulti sani oppure in caso di patologie.
In tutte queste situazioni è importante (e tassativo in caso di animali con patologie in corso) che venga coinvolto il medico veterinario di base.
Anche in questi casi annullare le distanze permette di mettersi in contatto con professionisti che altrimenti non sarebbero raggiungibili, aumentando le probabilità di trovare chi può fare al caso nostro.
Senza dimenticare che in determinate situazioni, soprattutto in corso di malattie croniche ma anche nel caso di patologie o disturbi del comportamento, può essere vantaggioso non dover sottoporre gli animali allo stress del trasporto e della visita veterinaria.
Nutrizione veterinaria e Telemedicina: svantaggi
Come abbiamo avuto modo di capire una consulenza non è una visita e non può mai sostituirla: non è possibile (ancora!) effettuare una visita virtuale e “mettere le mani” sul paziente.
Per questo motivo è importante potersi fidare e affidare ai colleghi curanti. I loro pareri e le loro indicazioni sono fondamentali, così come quelli dei famigliari.
In molti casi poi è consigliabile eseguire esami diagnostici e monitoraggi. E anche in questo ambito è d’obbligo far riferimento a colleghi e colleghe che lavorano in strutture adeguatamente equipaggiate.

Consulenza nutrizionale a distanza. Come funziona?
Ogni professionista ha com’è ovvio le proprie preferenze e modalità.
In genere il contatto con i famigliari degli animali o con colleghi e colleghe curanti avviene via mail o al telefono.
Serve a capire quali sono le richieste e le esigenze e a decidere se è possibile proseguire fissando la consulenza. Oppure se si tratta di situazioni che richiedono una visita clinica urgente, alla quale si rimanda.
Se si può proseguire verrà fissato un appuntamento in modalità video o telefonica, in base alla scelta del professionista e/o del cliente.
A quel punto in genere viene richiesta la compilazione di questionari e formulari dettagliati, che consentono di raccogliere in via preliminare l’anamnesi.
Con particolare riferimento a quella nutrizionale: cosa e quanto mangia l’animale, cosa ha mangiato in precedenza, se vive con altri animali, quali sono i suoi gusti e molte altre cose ancora!
Anche la documentazione clinica verrà richiesta ed esaminata con attenzione. Esami del sangue recenti e passati, referti diagnostici o specialistici, foto, video. Tutto quello che può servire a ricostruire la storia e la situazione clinica del paziente.
Una volta arrivato il momento dell’appuntamento ci si collega con il medico veterinario nutrizionista nella modalità stabilita e inizia l’avventura!
Perché elaborare un piano nutrizionale è un lavoro fatto “a misura” del singolo paziente e della sua famiglia e richiede monitoraggio costante.
Gli animali, proprio come noi, cambiano nel tempo e in ogni fase di vita hanno necessità, anche nutrizionali, differenti di cui tenere conto.
Il segreto? Scegliere il nutrizionista che fa per noi.
La nutrizione veterinaria è un ambito che ha suscitato e continua a suscitare grande attenzione ed interesse.
Sono molte oggi le figure professionali che se ne occupano a vario titolo e in modi diversi e non sempre si tratta di medici veterinari.
La scelta dovrà sempre orientarsi verso professionisti di indubbia preparazione ed esperienza.
Il medico veterinario è l’unica figura “autorizzata” ad occuparsi di nutrizione in corso di patologia. Ma anche nel caso di cuccioli o gattini in accrescimento, di condizioni fisiologiche particolari come la gravidanza o l’allattamento e non solo, confrontarsi con professionisti con una preparazione medica alle spalle può fare la differenza.
E più di ogni altra cosa quello che conta è trovare un professionista con il quale creare una relazione di stima e fiducia. Nutrire un animale non è solo mettere un cibo piuttosto che un altro in una ciotola.
Molte cose, anche intangibili eppure preziose nel processo di cura come le emozioni, passano attraverso l’atto del nutrire.
Per questo è così importante creare relazioni di valore con il medico veterinario nutrizionista (e non solo!), basate su stima e rispetto umano e professionale.
La dieta può anche essere ben formulata, ma solo se la prepariamo e la offriamo con amore e fiducia sarà davvero perfetta!
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Nutraceutica in oncologia veterinaria
Il termine nutraceutica è stato coniato nel 1989. Un neologismo ottenuto fondendo tra loro Nutrizione e Farmaceutica.
I nutraceutici sono composti chimici bioattivi, ottenuti da fonti naturali, con interessanti attività farmacologiche.
Raramente si trovano negli alimenti in quantità sufficienti a raggiungere dosaggi terapeutici, per questo ci vengono in aiuto moderne tecnologie in grado di concentrarli e renderli maggiormente biodisponibili.
Anche la nutraceutica in veterinaria sta riscuotendo grande interesse e sta rivelando grandi potenzialità in molti ambiti, in particolare in oncologia.
Nutraceutica in veterinaria
Le sostanze nutraceutiche più comunemente sono derivate da piante, alimenti e fonti microbiche.
Il loro impiego in medicina umana si perde lontano nel tempo: tradizioni di cura come l’Ayurveda e la Medicina Tradizionale Cinese utilizzavano il potere curativo degli alimenti già cinquemila anni fa.
Nel tempo molte sostanze sono state impiegate anche per la cura degli animali.
Con un interesse crescente negli ultimi decenni anche a causa del ben noto fenomeno dell’antimicrobico resistenza.
I nutraceutici infatti sono in grado di modulare efficacemente alcune funzioni degli organismi animali, migliorarne la fisiologia, svolgere un ruolo preventivo su molte patologie e integrarne l’alimentazione.
Nutraceutica in oncologia veterinaria
Una disciplina che sta scoprendo la validità di un approccio integrato, in particolare della nutraceutica, è senza dubbio l’oncologia. Sia in medicina umana che veterinaria.
Sono moltissimi i fito-ingredienti con un notevole potenziale antitumorale. Tra questi senz’altro la curcumina, il resveratrolo, la quercetina, la genisteina e l’epigallocatechina gallato.
Un articolo pubblicato nel 2019 su Critical reviews in eukaryotic gene expression ha valutato la validità di nuove tecnologie per rendere più efficaci queste sostanze.
In particolare lo studio analizza i nutraceutici incapsulati in nanoparticelle polimeriche biocompatibili e biodegradabili, che hanno evidenziato risultati straordinari in termini di solubilità, assorbimento, biodisponibilità e potenziale antitumorale rispetto ai nutraceutici da soli o in altri sistemi di somministrazione.

Curcuma e curcumina
La curcumina, potente antiossidante e antinfiammatorio contenuto nella Curcuma, è stata ampiamente studiata.
Ha dimostrato di avere effetti antitumorali ottimali dopo l’integrazione in nanoparticelle.
Una volta raggiunto l’intestino tra l’altro numerosi microrganismi del microbiota trasformano la curcumina in metaboliti ancora più attivi. Con un’importante azione neuroprotettiva.
Senza dimenticare gli effetti regolatori sul microbiota stesso, l’efficacia su numerose patologie del sistema cardiocircolatorio, l’uso promettente nel trattamento del diabete mellito di tipo 2, solo per citarne alcuni.
Tra l’altro gruppi di ricercatori indiani negli anni ’70 sono stati i primi a condurre studi su questa sostanza. Hanno indagato e confermato il ruolo ipocolesterolemizzante della curcumina su gruppi di ratti.
In ambito oncologico la curcumina è guardata con grande interesse per la potente attività immunomodulatoria e antiossidante, oltre all’attivazione della caspasi-3 (gruppo di proteine in grado di portare le cellule all’apoptosi).
Conclusione
Una trattazione completa dell’argomento, data anche la vastità ed importanza, esula dalle possibilità e dallo scopo di questo articolo.
Resta il fatto che si tratta di un argomento di estremo interesse per i medici veterinari che vogliano ampliare le proprie conoscenze in termini di integrazione dei saperi in medicina e approfondire le opportunità terapeutiche in oncologia.
Un ambito di studio di grande rilevanza nel quale la nutraceutica può assumere un ruolo di rilievo.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV dal blog di Webinar4Vets
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Animali domestici e sostenibilità ambientale
Solo in Italia secondo le stime ci sono oltre 60 milioni di animali domestici, di cui circa 18 milioni sono cani e gatti.
Quando diamo loro da mangiare, somministriamo antiparassitari o farmaci dobbiamo fermarci a pensare all’impatto ambientale delle nostre azioni moltiplicate per milioni e milioni.
E dobbiamo chiederci: c’è un’alternativa valida che abbia meno conseguenze sugli ecosistemi e gli altri animali?
Possiamo fare qualcosa per ridurre, per esempio, l’impatto ecologico dell’industria degli alimenti per animali domestici?
Animali domestici e sostenibilità
Che cosa intendiamo quando parliamo di sostenibilità in relazione agli animali con cui viviamo?
La definizione più diffusa è quella secondo la quale la sostenibilità è la gestione consapevole delle risorse e dei rifiuti necessaria a soddisfare le esigenze fisiologiche degli animali. Senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze ambientali, sociali ed economiche.
Altrettanto importante non compromettere la possibilità di sopravvivere anche delle future generazioni di animali selvatici e, più in generale, degli ecosistemi.
Sono molte le criticità: dall’impiego massivo di farmaci, antibiotici e antiparassitari in testa, allo smaltimento dei rifiuti sanitari, dall’inquinamento ambientale provocato da feci e urine degli animali domestici all’impatto dell’alimentazione. Soprattutto se industriale.
Industria del pet food e sostenibilità
Uno studio pubblicato su Veterinary Clinics of North America, dal titolo Sustainability and Pet Food analizza il ciclo di vita degli alimenti industriali per cani e gatti, dalla produzione delle materie prime all’imballaggio, dal trasporto allo smaltimento.
I risultati più interessanti riguardano le conseguenze in termini ambientali e di cambiamento climatico di questo comparto dell’industria, che ha superato i duemilaquattrocentotrenta milioni di euro a giugno 2021 secondo il rapporto Assalco-Zoomark). Un settore in continua crescita.
Quello che oggi sappiamo è che i cibi umidi hanno un maggior impatto rispetto a quelli secchi, quelli per cane più ancora di quelli per gatto.

Per questo è importante parlare di animali domestici e sostenibilità ambientale.
Animali e sostenibilità. Cosa si può migliorare?
Per quanto riguarda l’alimentazione industriale molti aspetti andrebbero rivisti e migliorati. La formulazione e la scelta degli ingredienti, i processi produttivi, i materiali di imballaggio, i mezzi di trasporto.
Allo stesso tempo sarebbe fondamentale evitare gli sprechi e affrontare il tema dello smaltimento dei rifiuti.
Secondo i ricercatori impegnati nello studio citato il medico veterinario deve recuperare un ruolo centrale anche da un punto di vista educativo, valutando insieme ai famigliari degli animali le alternative e le possibilità in tema di nutrizione che tengano conto di questi aspetti.
Allo stesso modo chi vive con un animale deve comprendere che ogni singola scelta, soprattutto in termini di alimentazione e di cura, moltiplicata per milioni e milioni di animali domestici, ha un enorme impatto ambientale.
Per questo è così importante informarsi, valutare le possibili alternative e chiedere all’industria di migliorare i propri processi produttivi nel rispetto degli ecosistemi e di tutti gli animali che li abitano, noi compresi.
In conclusione
Vivere con gli animali ci fa bene, da molti punti di vista sia fisici che emozionali.
Ma scegliere di accogliere individui di altre specie richiede responsabilità che vanno oltre il singolo animale.
Rispettarne le necessità fisiologiche ed etologiche è un punto di partenza imprescindibile ma oggi sappiamo che tutto quello che facciamo o non facciamo può avere conseguenze anche sugli altri animali domestici e selvatici e sul pianeta intero.
Non perdiamo l’occasione di imparare dagli errori per cambiare rotta e migliorare le nostre scelte! Anche in tema di alimentazione.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV (tratto dal blog dell’autrice)
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Alimentare un animale o nutrirlo. Perché non è la stessa cosa?
Che differenza c’è tra alimentare o nutrire un animale?
All’apparenza potrebbe sembrare la stessa cosa. Le differenze invece sono molte e da molteplici punti di vista.
Non solo perché alimentare e nutrire hanno un’etimologia diversa, ma anche per i significati che hanno assunto nel tempo.
E per una questione sostanziale: tra alimentare e nutrire c’è di mezzo… l’amore!
Alimentare o nutrire, questo è il problema!
Alimentare o nutrire, sembrano sinonimi ma non lo sono.
Quando ci alimentiamo infatti stiamo solo introducendo cibo nel nostro organismo. Mangiamo, e questo è quanto.
Metabolizziamo quello che ingeriamo e lo trasformiamo in ciò che ci occorre.
Se ci nutriamo invece stiamo ponendo l’accento sulla relazione tra cibo e salute: non stiamo solo assumendo cibo, lo stiamo scegliendo in base alle caratteristiche che riteniamo favorevoli al nostro benessere.
La stessa cosa riguarda gli animali che vivono con noi.
Riempire una ciotola non è abbastanza per nutrire!
Quando pensiamo all’alimentazione degli animali con cui scegliamo di vivere difficilmente consideriamo le loro necessità etologiche.
Tanto meno riflettiamo sul fatto che l’atto di fornire cibo è centrale nelle relazioni, sia con individui della nostra specie che di specie diverse.
Ogni animale ha le sue esigenze, sia in termini nutrizionali che di gusti. Conoscerli e rispettarli è di grande importanza.
I gatti per esempio in natura sono cacciatori solitari. Predano soprattutto di notte e fanno molti piccoli pasti.
In ambito domestico nella maggior parte dei casi vengono alimentati una o due volte al giorno, con lo stesso tipo di cibo, spesso anche della stessa identica marca per tutta la vita (se ti interessa e vuoi approfondire ne ho scritto anche qui).
In più sono anche carnivori stretti, costretti ad assumere quantità più o meno grandi di cereali a causa della composizione della maggior parte dei cibi industriali.
Ai cani non va poi così meglio: anche le loro ciotole vengono riempite una o due volte al giorno distrattamente, svuotando il contenuto di sacchetti o lattine.
Conigli, cavie peruviane, criceti e altri piccoli mammiferi, ma anche pappagalli e altri uccelli subiscono la stessa sorte. Scatole di cibo già pronto in pellet o crocchette, oppure miscele di semi vanno a riempire contenitori e ciotole. Quando il livello si abbassa se ne aggiunge di nuovo. Tutto qua.

Nutrire le relazioni con gli animali
Il cibo è fonte di vita, sa per noi che per gli animali e proprio per questo assumerlo è fonte di piacere, appagamento.
In più per gli animali sociali come noi ha anche un’accezione conviviale: aiuta a stringere nuove relazioni ma anche a rendere più salde quelle già esistenti.
Ecco perché dovremmo dedicare maggiore attenzione a quello che mettiamo nelle ciotole.
Se ci limitiamo a versarci dentro qualcosa tra un’incombenza e l’altra stiamo perdendo una grande occasione.
Scegliere con cura gli alimenti in base alle esigenze non solo della specie ma anche dell’individuo che abbiamo accolto in casa ci aiuta a conoscere e rispettare, ci offre la possibilità di dedicare tempo e attenzione. Due delle risorse più importanti che abbiamo.
Comprendere che attraverso il cibo che scegliamo passano amore e salute ci rende più consapevoli, anche della nostra alimentazione.
Scegliere di nutrire con cibo fresco di qualità, offrire un’alimentazione bilanciata ma non monotona, rende il momento del pasto gratificante sia per chi lo prepara che per chi lo riceve.
Nutrizione e salute
Non solo. Scegliere un’alimentazione di qualità per gli animali, che ne rispetti le esigenze e i gusti, è un vero e proprio atto di cura.
Il ruolo di prevenzione ma anche terapeutico dei cibi è noto da millenni e oggi le evidenze scientifiche che lo confermano sono sempre più numerose.
Sia per gli animali carnivori che erbivori è possibile formulare razioni individualizzate che mirano sia alla prevenzione che alla cura di molte patologie, grazie anche all’impiego di integrazioni funzionali e nutraceutica.
Senza dimenticare il ruolo delle emozioni sulla salute, come ci racconta la PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia, ne parlo in questo articolo): tutti ottimi motivi per trasformare l’atto del nutrire in un momento speciale, di reale condivisione!
Articolo dal blog della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori