Probiotici nei furetti. La relazione tra microbiota e comportamento.
Nell’ambito della nutrizione e della medicina veterinaria in generale non si sottolinea mai abbastanza il ruolo e l’importanza del microbioma intestinale e del suo equilibrio per molte specie differenti.
Qual è il ruolo dei probiotici nei furetti?
Studi recenti hanno gettato luce su come la composizione del microbioma intestinale possa influenzare direttamente il comportamento anche nei furetti, aprendo nuovi orizzonti nel trattamento di disturbi neuro-comportamentali tramite interventi mirati sulla dieta e l’uso di probiotici.
La connessione tra microbiota e comportamento
La relazione tra il microbiota intestinale e il comportamento sembra essere particolarmente significativa nei disturbi dello sviluppo neurologico, dove i sintomi gastrointestinali sono frequentemente osservati.
Si tratta soprattutto di studi condotti in medicina umana, come quelli legati ai disturbi dello spettro autistico in cui i bambini spesso sperimentano disagi e disturbi gastrointestinali come dolore e gonfiore addominale, costipazione o diarrea. Questi sintomi non solo persistono dall’infanzia all’età adulta ma sembrano anche avere una correlazione con la gravità dei sintomi comportamentali.
Probiotici nei furetti. Cosa dicono gli studi.
Alcuni studi sono stati condotti anche sui furetti, allo scopo di valutare se le variazioni del microbiota intestinale possono influenzare direttamente la fisiologia gastrointestinale ma anche il comportamento.
Uno studio in particolare ha rivelato che l’introduzione di probiotici nei furetti può parzialmente ripristinare la salute dell’apparato digerente.
Non è ancora stato del tutto chiarito invece se gli interventi probiotici possano avere effetti a lungo termine. Né se possano modulare l’ecosistema intestinale e il comportamento in età adulta.
I risultati però sono promettenti.
Il microbiota del furetto
Il microbiota intestinale del furetto è un complesso ecosistema di microrganismi che svolge un ruolo cruciale nella salute e nel benessere di questi piccoli mustelidi.
È composto principalmente da batteri, ma anche da virus, funghi e protozoi.
Come nel cane, nel gatto e in molte altre specie compresa la nostra il microbiota intestinale contribuisce alla digestione, alla sintesi di alcune vitamine come quelle del gruppo B e alla protezione contro agenti patogeni.
I furetti sono carnivori stretti e hanno un sistema digestivo evoluto per la digestione efficace ed efficiente di proteine e grassi animali. Di conseguenza, il loro microbiota intestinale è dominato da batteri capaci di degradare proteine e grassi, con una minor presenza di microrganismi che degradano invece i carboidrati.
I generi più comunemente rappresentati nell’intestino dei furetti includono, tra gli altri, Escherichia, Clostridium, e Bacteroides.
Quando sono indicati i probiotici nei furetti?
La composizione del microbiota può variare in base a diversi fattori, tra cui l’età, la dieta, l’ambiente di vita e l’uso di antibiotici e altri farmaci.
Per questo motivo l’uso di probiotici può avere un ruolo di grande rilevanza anche per questa specie, in tutte quelle situazioni in cui si sospetta che sia necessario ripristinare un equilibrio del microbiota turbato da una o più cause: ad esempio in corso di patologie che coinvolgono l’apparato digerente, nei cambi di dieta o in concomitanza di terapie farmacologiche, in primis quelle antimicrobiche.
Sono diversi i prodotti che si possono utilizzare, in generale è opportuno scegliere con la guida di un medico veterinario esperto nella medicina del furetto: non tutti i probiotici sono uguali e ogni situazione va valutata nello specifico.
Conclusioni e implicazioni future
I risultati delle ricerche aprono la strada a una comprensione sempre più profonda del ruolo per la salute del microbiota intestinale, ma anche dello stretto collegamento con molti disturbi del comportamento.
Anche per i furetti dunque il microbiota intestinale ha un ruolo cruciale non solo per la salute gastrointestinale ma anche per il benessere comportamentale e psicologico.
I probiotici anche in questa specie possono diventare uno strumento terapeutico prezioso, a patto di farne un uso corretto studiato per il singolo individuo, con la propria storia e le proprie peculiarità.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Cosa può mangiare un cane con problemi ai denti?
Non sono casi frequenti, tuttavia ci sono situazioni in cui, per vari motivi, un cane può trovarsi a vivere senza denti o con pochi denti residui.
Cosa può mangiare in questi casi?
Questa condizione, benché non sia comune, non preclude certo la possibilità di offrire al cane con cui viviamo una dieta comunque varia e nutriente. Ecco come gestire al meglio l’alimentazione di un cane con problemi ai denti.
Cause della perdita dei denti nel cane
La perdita dei denti in un cane può essere la conseguenza di molteplici fattori, principalmente di natura medica.
I cuccioli nascono senza denti, sviluppando poi i denti da latte che verranno sostituiti dai denti permanenti intorno alle 14-15 settimane di vita.
Al contrario della nostra specie, i cani raramente perdono i denti per cause naturali legate all’età. Si tratta più spesso di cause traumatiche o dell’accumulo di tartaro.
Tra le cause traumatiche ci sono le fratture dentarie, spesso conseguenza di masticazioni compulsive di oggetti duri o di scontri con altri cani.
Anche l’usura eccessiva dei denti può portare alla necessità di rimozioni dentarie per prevenire il dolore.
Il tartaro, quando estremamente diffuso, può richiedere l’estrazione del dente per evitare complicazioni come la patologia parodontale, che in alcuni casi richiede trattamenti antibiotici prolungati.
Esiste anche la stomatite cronica ulcerativa, una condizione dolorosa che può necessitare l’estrazione dei denti come soluzione ultima.
Esigenze nutrizionali di un cane senza denti
Nonostante la mancanza di denti, le esigenze nutrizionali di un cane non cambiano.
L’attenzione si sposta quindi sul metodo di somministrazione del cibo piuttosto che sulla sua composizione nutrizionale. È fondamentale assicurarsi che il cibo offerto rispetti le necessità dietetiche del cane, indipendentemente dalla sua consistenza.
Opzioni alimentari per cani senza denti
Ecco alcune opzioni alimentari adatte a cani senza denti, che tengono conto delle loro specifiche esigenze nutrizionali:
- Cibo secco commerciale pre-ammollato: mettere a bagno le crocchette in acqua per alcune ore per poterle ammorbidire rende questo tipo di cibo più facilmente ingeribile da un cane con difficoltà di masticazione.
Attenzione però, perché uno studio recente ha sollevato dubbi sugli effetti dell’umidificazione del cibo secco, che potrebbe provocare alterazione del microbiota intestinale e anche innalzamento del colesterolo nel sangue.
Si potrebbe pensare di inserire cicli di probiotici, ma monitorando con attenzione le condizioni cliniche e i valori ematici in attesa di ulteriori studi. - Cibo umido commerciale: questa opzione è valida purché si scelga un prodotto etichettato come “alimento completo” e non “complementare”.
Se necessario, per regolare l’apporto di fibre che potrebbe essere insufficiente, si possono aggiungere al cibo umido carote lesse e frullate o altre fonti di fibra. - Cibo cucinato in casa: preparare in casa il cibo per il cane con cui viviamo permette un controllo maggiore sugli ingredienti utilizzati e anche sulla grandezza dei bocconi. È importante che la dieta sia bilanciata da un veterinario nutrizionista per assicurare tutti i nutrienti necessari.
- Dieta BARF: può sembrare controintuitivo, ma una dieta BARF adeguatamente bilanciata e preparata può essere adatta a cani senza denti, evitando però l’inclusione di ossa polpose intere e ricorrendo a quelle macinate.
In conclusione, nonostante la perdita dei denti possa sembrare un ostacolo, con la giusta attenzione e cura, è possibile garantire al cane una dieta equilibrata e soddisfacente, adattata alle sue esigenze specifiche.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
L’alimentazione del furetto
Il furetto è un piccolo mustelide, un mammifero domestico discendente della puzzola europea.
Alla stessa famiglia appartengono l’ermellino, la donnola e persino la lontra, il mustelide di più grandi dimensioni.
Sono animali dal corpo allungato, con gli arti corti, in grado di infilarsi ovunque!
Dal punto di vista nutrizionale si tratta di un carnivoro stretto, ancora più del gatto.
Qual è l’alimentazione ideale per un furetto?
Quali errori è importante evitare per non incorrere in problemi di salute?
Vediamolo insieme!
Il furetto, un piccolo carnivoro
Il furetto è un carnivoro, ce lo racconta con ogni dettaglio della sua anatomia e della fisiologia.
Ha canini robusti e premolari e molari conformati per masticare e triturare anche le ossa.
Lo stomaco ha una struttura semplice e può dilatarsi molto.
L’intestino è corto e il tempo di transito del cibo lungo l’apparato digerente è molto breve: nell’arco di tre o quattro ore il cibo viene completamente processato.
Il microbiota del furetto
I batteri maggiormente presenti nel microbiota del furetto sono anaerobi, come alcuni Clostridi e Helicobacter.
Anche per questa specie gli studi ci dicono che una scarsa variabilità del microbiota può essere associata a molte patologie, tra cui quelle del neurosviluppo.
Per questo è fondamentale che il furetto riceva la giusta alimentazione fin dallo svezzamento: nei primi mesi di vita i furetti acquisiscono le abitudini alimentari e convincerli a cambiare dieta da adulti non è affatto semplice!
Furetto e alimentazione
Il furetto è un carnivoro stretto. Il suo precursore selvatico si nutre di piccoli mammiferi, topi, ratti, arvicole, lepri e conigli. Ma anche ricci e piccoli uccelli, uova, rettili e anfibi.
La loro dieta può essere costituita solo da alimenti di origine animale. Proteine di elevato valore biologico e grassi sono le fonti energetiche principali.
Purtroppo però la maggior parte dei prodotti per furetti in commercio contengono quote più o meno elevate di cereali e proteine e fibra di origine vegetale, che i furetti non sono predisposti a digerire e assimilare efficacemente.
Un’alimentazione di questo tipo, protratta nel tempo, può predisporre a numerose patologie: fermentazioni intestinali anomale, infiammazione e patologie intestinali croniche, insulinoma.
L’insulinoma è una patologia frequente del furetto: si tratta di un’alterazione progressiva del pancreas che determina abbassamento eccessivo del glucosio nel sangue con tremori, convulsioni e morte nei casi più gravi.
La dieta ideale per il furetto dev’essere varia e bilanciata, con un elevato tenore di proteine e grassi di origine animale, pochissima fibra e una quantità contenuta di carboidrati.
Andrebbero forniti piccoli pasti frequenti, evitando il digiuno prolungato.
Senza dimenticare che si tratta di un animale dalle abitudini crepuscolari-notturne, che dovrebbe mangiare dal tardo pomeriggio in poi.
Quali sono gli errori da evitare?
- Cibi ricchi di proteine e grassi vegetali
- Diete con carenza di acidi grassi essenziali, in particolare il linoleico, l’alfa linolenico e l’arachidonico
- Un contenuto di fibra troppo elevato, che può provocare diarrea e patologie infiammatorie intestinali
- Troppi carboidrati e zuccheri, che possono indurre nel tempo degenerazione neoplastica del pancreas
- Eccesso di grassi polinsaturi, peggio ancora se in carenza di vitamina E
BARF e furetto
La dieta BARF, che ben conosciamo per cani e gatti, può essere una buona alternativa anche per il furetto.
Può essere composta anche in questo caso da CSO (carne senza osso), organi e OP (ossa polpose), opportunamente formulata in modo da poter essere sia completa e bilanciata che adatta per la taglia del furetto.
Il vantaggio principale è quello di essere una dieta più simile a quella per la quale questi animali si sono specializzati nel corso di millenni di evoluzione.
Le criticità sono le stesse da considerare per cane e gatto, in particolare le questioni igienico-sanitarie che richiedono senza dubbio attenzione nella conservazione e preparazione del cibo, e le OP che devono essere di dimensione e consistenza adeguate.
Conclusione
L’alimentazione fresca nel furetto può essere una valida alternativa ai prodotti commerciali, che hanno una composizione troppo spesso non adatta per questi predatori carnivori e che protratta per mesi ed anni può essere fonte di gravi patologie.
In più la dieta fresca può essere formulata in modo individualizzato per il singolo animale, con le proprie caratteristiche peculiari, tenendo in considerazione il sesso, l’età e anche le condizioni cliniche, traendo dall’alimentazione il massimo in termini di prevenzione e di cura.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
L’alimentazione del Riccio africano. Cos’è importante sapere?
Nutrire correttamente il riccio africano (Atelerix albiventris), con una dieta quanto più possibile fresca e varia, completa e bilanciata, è fondamentale per la salute e il benessere.
Ecco alcuni suggerimenti per fornire una dieta equilibrata, che rispetti le necessità etologiche della specie.
Riccio africano, cosa mangia in natura?
Il riccio africano è un piccolo mammifero insettivoro dalle abitudini crepuscolari-notturne, che abita le zone aride e le savane dell’Africa centrale.
I loro fabbisogni nutrizionali non sono ancora del tutto noti, ma quello che sappiamo è che hanno bisogno di un’alimentazione ricca di proteine e povera di grassi.
Nutrizione del riccio africano in cattività
Spesso si consiglia di fornire come base un alimento commerciale, che possa corrispondere anche integrazioni vitaminico-minerali.
Per lungo tempo sono state consigliate crocchette per gatti o furetti, che sono però troppo ricche in grassi.
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Più saltuariamente si possono aggiungere piccole porzioni di uovo sodo, fiocchi di latte, carne cotta.
Tra i minerali quello da monitorare con più attenzione è il calcio. I ricci africani infatti possono frequentemente andare incontro ad ipocalcemia.
Dieta equilibrata, strumento di prevenzione e salute
Una dieta equilibrata è essenziale per mantenere una buona condizione di salute e benessere. L’obiettivo è quello di fornire all’organismo la giusta quantità di nutrienti, vitamine e minerali necessari per un funzionamento ottimale dell’intero organismo.
È importante evitare l’assunzione di alimenti zuccherati e processati, poiché possono provocare non solo sovrappeso ma anche altri problemi di salute e un aumento nel rischio di incorrere in patologie croniche.
Senza dimenticare il ruolo dell’acqua fresca, pulita e di buona qualità, che non deve mai mancare.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DVM per Webinar4Vets
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
L’alimentazione dei pappagalli
Quando parliamo di pappagalli ci stiamo riferendo ad oltre trecento specie con esigenze nutrizionali specifiche. Fornire loro una dieta equilibrata è fondamentale per la salute e il benessere generale, anche dal punto di vista psicologico-emozionale. Cos’è importante sapere sull’alimentazione dei pappagalli?
Un’alimentazione equilibrata per pappagalli consiste in una varietà di alimenti che soddisfano le loro esigenze nutrizionali. La prima cosa da fare dunque è capire quali sono le necessità specifiche della specie che stiamo ospitando: l’alimentazione dovrà essere differente non solo in base alla taglia e alla provenienza geografica, ma anche alla fase di vita e alle peculiarità del singolo individuo.
Alimentazione dei pappagalli, cosa può comprendere?
Una cocorita (Melopsittacus undulatus) non può mangiare come un inseparabile (Agapornis sp.).
Tantomeno un’ara (Ara sp.) che in natura abita le foreste del Sud America può avere la stessa dieta di un cenerino (Psittacus erithacus), che si è evoluto in Africa.
Allo stesso modo una femmina che sta deponendo le uova o sta allevando i piccoli non ha gli stessi fabbisogni di un maschio adulto. Un pullo in accrescimento avrà bisogno di nutrienti in quantità e qualità differenti e lo stesso dicasi per pappagalli anziani o in determinate condizioni patologiche.
Detto questo è possibile comunque dare indicazioni generali, per capire tra quali tipi di alimento è possibile scegliere.
In genere come base per la dieta si consiglia un alimento in pellet di buona qualità, formulato appositamente per la specie che ospitiamo: il vantaggio è che contiene importanti integrazioni vitaminico-minerali e può considerarsi un alimento completo.
Su questa base si possono poi integrare, in base alla specie e all’individuo, frutta fresca, verdura, noci e altra frutta secca e semi.
Ottime integrazioni sono anche alcuni fiori, bacche, spezie.
Cereali, legumi e altre fonti proteiche sono fondamentali soprattutto in alcune fasi di vita, così come altre integrazioni e nutraceutici.
I vantaggi di un’alimentazione fresca
Come nel caso del cane, del gatto, del coniglio e di altri animali anche per i pappagalli l’alimentazione fresca è un vantaggio per la salute, purché sia correttamente formulata e bilanciata.
Fornire tutto ciò di cui questi splendidi animali hanno bisogno, sia in termini di macro che di micronutrienti, consentirà un funzionamento ottimale di tutti gli organi e gli apparati, ma garantirà anche la salute della cute e del piumaggio riducendo l’incidenza di crescita di penne o piume anomale e più fragili che possono indurre i pappagalli a strapparle.
In più per animali così evoluti dal punto di vista cognitivo e psicologico-emozionale un’alimentazione varia, composta da cibi freschi di qualità, colorati, con profumi, sapori e consistenze differenti è un importante strumento di arricchimento ambientale.
Se la ciotola contiene sempre lo stesso cibo confezionato, anche se fosse completo e bilanciato, non potrebbe soddisfare la grande necessità che questi animali hanno di cercare, scegliere, manipolare con i piedi e con il becco.
Una dieta fresca consente di rendere l’alimentazione davvero “su misura” per ogni individuo.
Gli errori da non commettere
- Fornire miscele di semi come unico alimento: i semi possono mancare di nutrienti essenziali, oppure essere troppo ricchi di oli come nel caso dei semi di girasole.
Un’alimentazione troppo ricca di lipidi può provocare degenerazione del fegato e predisporre all’obesità. - Non offrire una varietà di verdura e frutta fresche, limitandosi ad un pezzetto di mela saltuariamente.
Vegetali e frutta devono rappresentare una buona parte della razione quotidiana: verdure a foglia, carote, broccoli, cavoli, peperoni, zucca, carciofo, finocchio, ma anche mela, pera, agrumi, kiwi, ananas, papaya sono solo alcuni esempi.
Il consiglio è sempre quello di scegliere, quando possibile, verdure e frutta da coltivazione biologica e di stagione. - Mettere a disposizione cibi tossici: cioccolato, alcol, cibi ricchi di grassi e di zuccheri, caffeina, avocado (alcune varietà si sono dimostrate tossiche), salse e condimenti, cibi fritti o dolciumi.
- Non fornire acqua fresca di buona qualità, la corretta idratazione è molto importante
In conclusione
Una dieta bilanciata e varia è essenziale per garantire una buona salute e una vita di benessere ai pappagalli. Consultare un veterinario esperto nella medicina e nella nutrizione di questi animali può essere di grande aiuto per avere una dieta personalizzata in base alle esigenze specifiche della specie e dell’individuo.
Prendersi cura della nutrizione contribuirà in modo significativo ad evitare molte patologie e disturbi fin troppo frequenti!
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Evitare gli errori comuni nell’alimentazione del coniglio
L’alimentazione del coniglio rappresenta un aspetto fondamentale per il mantenimento della salute e del benessere di questi animali erbivori.
Ecco perché è così importante evitare gli errori più comuni, per garantire una dieta sana e bilanciata.
In questo articolo esploreremo gli errori da evitare nell’alimentazione del coniglio e forniremo consigli su come garantire una dieta sana, vero e proprio strumento di prevenzione (e spesso anche di cura!)
Alimentazione del coniglio. Gli errori più comuni.
- Dieta a base di semi o pellet di bassa qualità: uno degli errori più comuni è alimentare il coniglio con un’abbondanza di semi o pellet di bassa qualità.
Questi alimenti sono troppo spesso ricchi di grassi e zuccheri, ma poveri di nutrienti essenziali per i conigli.
È importante optare per un alimento di alta qualità, specificamente formulato per loro, che contenga una giusta quantità di fibre, proteine e vitamine, a basso contenuto calorico.
In ogni caso gli alimenti commerciali, anche di buona qualità e con la corretta composizione, vanno considerati solo una piccola parte della razione giornaliera che deve sempre includere alimenti freschi e vari. - Mancanza di fibre: i conigli sono animali erbivori e hanno bisogno di una dieta molto ricca di fibre.
Un errore comune è non fornire una quantità sufficiente di fieno nella loro alimentazione quotidiana.
Il fieno di alta qualità, come il fieno di fleolo o anche di prato polifita, è essenziale per la salute digestiva dei conigli e per l’usura corretta dei denti, che crescono nel corso della vita proprio perché la loro è un’alimentazione abrasiva.
Offrire una quantità adeguata di fieno fresco e pulito ogni giorno è fondamentale. Il fieno deve essere sempre disponibile, sia di giorno che di notte. - Eccesso di verdure ad alto contenuto di zucchero: sebbene le verdure siano una parte importante della dieta dei conigli, alcune varietà ad alto contenuto di zucchero, come le carote, devono essere somministrate con moderazione.
Un errore comune è offrire troppe verdure “dolci”, che possono portare a problemi di salute come l’obesità e l’alterazione del microbiota intestinale con conseguenti alterazioni nell’aspetto delle feci.
Preferire sempre verdure a foglia verde, come le lattughe, il cavolo riccio, ma anche radicchio e indivia.
Limitare invece le verdure ad alto contenuto di zucchero a piccole quantità occasionali. - Cereali, semi grassi, dolciumi e cibi non adatti: alcuni famigliari possono commettere l’errore di offrire pane, biscotti, altri prodotti da forno e cibi non adatti ai conigli come spuntini o premi.
Sono inclusi cibi ad alto contenuto di zucchero, cioccolato o altri alimenti che possono essere tossici per i conigli o fonte di gravi patologie a carico dell’apparato digerente.
Per suggerimenti su spuntini sicuri e adatti la cosa migliore è chiedere al medico veterinario curante, che conosce la storia clinica del coniglio con cui viviamo. - Cambiamenti repentini nella dieta: i conigli sono sensibili a qualunque cambiamento nella loro alimentazione.
Un errore comune è introdurre nuovi alimenti o modificare bruscamente la loro dieta senza una transizione graduale. Questo può causare disturbi anche gravi, come la stasi gastro-intestinale.
Per apportare cambiamenti nella dieta del coniglio occorre sempre un passaggio graduale, nell’arco di dieci-quindici giorni, mescolando il nuovo cibo con quello vecchio.
Quando si modifica l’alimentazione del coniglio è fondamentale tenere sotto osservazione l’aspetto delle feci e assicurarsi che l’appetito sia conservato.
In caso di feci molli, diarrea o mancanza di appetito va consultato subito il proprio medico veterinario di fiducia.
In conclusione
Evitare gli errori nell’alimentazione del coniglio è fondamentale per la salute e il benessere a lungo termine. Assicuriamoci di fornire un’adeguata quantità di fieno, optando sempre per alimenti di alta qualità.
Limitiamo le verdure ad alto contenuto di zuccheri. Evitiamo frutta ed alimenti non adatti, come quelli a base di cereali e semi ad elevato contenuto calorico.
Ricordiamoci anche di introdurre qualunque cambiamento nella dieta in modo graduale.
Anche quando stiamo apportando miglioramenti rispetto alla dieta precedente.
Scegliamo verdure biologiche rispettando la stagionalità, offrendole sempre a temperatura ambiente e non di frigo.
Rispettiamo anche il fatto che il coniglio è una specie crepuscolare-notturna. In natura consuma la maggior parte del cibo di cui ha bisogno dal tramonto all’alba.
E soprattutto consultiamo sempre un medico veterinario esperto nella medicina del coniglio per avere consigli specifici sulla nutrizione di questi splendidi animali.
Con una dieta sana e bilanciata, fresca e varia, possiamo garantire agli erbivori come il coniglio una vita di qualità.
E ridurre molto l’incidenza di patologie fin troppo comuni!
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
Per saperne di più sul ruolo del microbiota per la salute del coniglio puoi leggere anche questo articolo.
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Telemedicina e nutrizione veterinaria
La nutrizione veterinaria è una disciplina che per motivi diversi si coniuga molto bene con la Telemedicina.
Ma cosa si intende per Telemedicina? Come si svolge una consulenza nutrizionale a distanza?
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi rispetto ad una visita in presenza?
La Telemedicina non è una novità degli ultimi anni, in medicina umana è studiata da decenni e oggi anche il settore veterinario comincia ad utilizzarla in molti ambiti.
Vediamo di cosa si tratta e perché può esserci utile.
Telemedicina veterinaria. Di cosa si tratta?
In medicina umana la Telemedicina è in uso da almeno trent’anni.
Nel 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha cominciato a studiarla e implementarla attraverso un osservatorio globale, per fornire assistenza medica e servizi umanitari anche nei luoghi del mondo più disagiati.
Ogni aspetto, dall’etica, alla politica, dalla sostenibilità economica agli standard procedurali e strumentali è stato approfondito nel corso del tempo.
Gli scenari degli ultimi anni, legati alla gestione dell’emergenza pandemica, hanno contribuito ad accelerare un processo già in atto da tempo. E non, come si potrebbe pensare, a crearlo da zero.
Per quanto riguarda l’ambito veterinario invece si fa risalire al 2016 la nascita ufficiale della Telemedicina, anche se in realtà possiamo pensare che da quando esistono i telefoni è iniziata la creazione di relazioni a distanza tra medici veterinari e famigliari dei pazienti.
La Telemedicina infatti non è altro che l’impiego di strumenti tecnologici (ormai davvero alla portata di tutti come gli smartphone) che mettono in connessione in tempo reale clienti/pazienti con medici, veterinari o altri professionisti della salute quando non si trovano fisicamente nello stesso luogo.
Nutrizione veterinaria e Telemedicina
La Telemedicina dunque non è una disciplina medica, è solo il modo in cui una prestazione sanitaria può essere erogata.
Questo significa anche che da un punto di vista legislativo e normativo non cambia nulla: si tratta sempre di un atto medico per il quale il professionista della salute è responsabile, sia da una prospettiva deontologica che legale.
Proprio per questo è fondamentale sottolineare che una consulenza in Telemedicina non può mai sostituire una visita in ambulatorio o in clinica, né può essere impiegata in condizioni di urgenza se non per il triage che precede la visita in presenza.
In alcuni ambiti però, e tra questi senz’altro la nutrizione, può essere una valida alleata. Ecco perché.
Nutrizione veterinaria e Telemedicina: vantaggi
Il nutrizionista veterinario è un medico veterinario con specifica preparazione ed esperienza in nutrizione.
Si tratta di una figura specialistica che può essere chiamata in causa da colleghi o colleghe che si occupano di medicina di base o di altri ambiti, per elaborare un piano nutrizionale per i propri pazienti.
La Telemedicina in questi casi consente di annullare le distanze e permette di far entrare il nutrizionista nell’equipe che ha già in cura il paziente.
In questo modo è possibile raggiungere e aiutare molti più animali e le loro famiglie.
Oppure sono gli stessi famigliari a rivolgersi direttamente al nutrizionista, chiedendo l’elaborazione di un piano nutrizionale per un cucciolo o un gattino, per animali adulti sani oppure in caso di patologie.
In tutte queste situazioni è importante (e tassativo in caso di animali con patologie in corso) che venga coinvolto il medico veterinario di base.
Anche in questi casi annullare le distanze permette di mettersi in contatto con professionisti che altrimenti non sarebbero raggiungibili, aumentando le probabilità di trovare chi può fare al caso nostro.
Senza dimenticare che in determinate situazioni, soprattutto in corso di malattie croniche ma anche nel caso di patologie o disturbi del comportamento, può essere vantaggioso non dover sottoporre gli animali allo stress del trasporto e della visita veterinaria.
Nutrizione veterinaria e Telemedicina: svantaggi
Come abbiamo avuto modo di capire una consulenza non è una visita e non può mai sostituirla: non è possibile (ancora!) effettuare una visita virtuale e “mettere le mani” sul paziente.
Per questo motivo è importante potersi fidare e affidare ai colleghi curanti. I loro pareri e le loro indicazioni sono fondamentali, così come quelli dei famigliari.
In molti casi poi è consigliabile eseguire esami diagnostici e monitoraggi. E anche in questo ambito è d’obbligo far riferimento a colleghi e colleghe che lavorano in strutture adeguatamente equipaggiate.
Consulenza nutrizionale a distanza. Come funziona?
Ogni professionista ha com’è ovvio le proprie preferenze e modalità.
In genere il contatto con i famigliari degli animali o con colleghi e colleghe curanti avviene via mail o al telefono.
Serve a capire quali sono le richieste e le esigenze e a decidere se è possibile proseguire fissando la consulenza. Oppure se si tratta di situazioni che richiedono una visita clinica urgente, alla quale si rimanda.
Se si può proseguire verrà fissato un appuntamento in modalità video o telefonica, in base alla scelta del professionista e/o del cliente.
A quel punto in genere viene richiesta la compilazione di questionari e formulari dettagliati, che consentono di raccogliere in via preliminare l’anamnesi.
Con particolare riferimento a quella nutrizionale: cosa e quanto mangia l’animale, cosa ha mangiato in precedenza, se vive con altri animali, quali sono i suoi gusti e molte altre cose ancora!
Anche la documentazione clinica verrà richiesta ed esaminata con attenzione. Esami del sangue recenti e passati, referti diagnostici o specialistici, foto, video. Tutto quello che può servire a ricostruire la storia e la situazione clinica del paziente.
Una volta arrivato il momento dell’appuntamento ci si collega con il medico veterinario nutrizionista nella modalità stabilita e inizia l’avventura!
Perché elaborare un piano nutrizionale è un lavoro fatto “a misura” del singolo paziente e della sua famiglia e richiede monitoraggio costante.
Gli animali, proprio come noi, cambiano nel tempo e in ogni fase di vita hanno necessità, anche nutrizionali, differenti di cui tenere conto.
Il segreto? Scegliere il nutrizionista che fa per noi.
La nutrizione veterinaria è un ambito che ha suscitato e continua a suscitare grande attenzione ed interesse.
Sono molte oggi le figure professionali che se ne occupano a vario titolo e in modi diversi e non sempre si tratta di medici veterinari.
La scelta dovrà sempre orientarsi verso professionisti di indubbia preparazione ed esperienza.
Il medico veterinario è l’unica figura “autorizzata” ad occuparsi di nutrizione in corso di patologia. Ma anche nel caso di cuccioli o gattini in accrescimento, di condizioni fisiologiche particolari come la gravidanza o l’allattamento e non solo, confrontarsi con professionisti con una preparazione medica alle spalle può fare la differenza.
E più di ogni altra cosa quello che conta è trovare un professionista con il quale creare una relazione di stima e fiducia. Nutrire un animale non è solo mettere un cibo piuttosto che un altro in una ciotola.
Molte cose, anche intangibili eppure preziose nel processo di cura come le emozioni, passano attraverso l’atto del nutrire.
Per questo è così importante creare relazioni di valore con il medico veterinario nutrizionista (e non solo!), basate su stima e rispetto umano e professionale.
La dieta può anche essere ben formulata, ma solo se la prepariamo e la offriamo con amore e fiducia sarà davvero perfetta!
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Nutraceutica in oncologia veterinaria
Il termine nutraceutica è stato coniato nel 1989. Un neologismo ottenuto fondendo tra loro Nutrizione e Farmaceutica.
I nutraceutici sono composti chimici bioattivi, ottenuti da fonti naturali, con interessanti attività farmacologiche.
Raramente si trovano negli alimenti in quantità sufficienti a raggiungere dosaggi terapeutici, per questo ci vengono in aiuto moderne tecnologie in grado di concentrarli e renderli maggiormente biodisponibili.
Anche la nutraceutica in veterinaria sta riscuotendo grande interesse e sta rivelando grandi potenzialità in molti ambiti, in particolare in oncologia.
Nutraceutica in veterinaria
Le sostanze nutraceutiche più comunemente sono derivate da piante, alimenti e fonti microbiche.
Il loro impiego in medicina umana si perde lontano nel tempo: tradizioni di cura come l’Ayurveda e la Medicina Tradizionale Cinese utilizzavano il potere curativo degli alimenti già cinquemila anni fa.
Nel tempo molte sostanze sono state impiegate anche per la cura degli animali.
Con un interesse crescente negli ultimi decenni anche a causa del ben noto fenomeno dell’antimicrobico resistenza.
I nutraceutici infatti sono in grado di modulare efficacemente alcune funzioni degli organismi animali, migliorarne la fisiologia, svolgere un ruolo preventivo su molte patologie e integrarne l’alimentazione.
Nutraceutica in oncologia veterinaria
Una disciplina che sta scoprendo la validità di un approccio integrato, in particolare della nutraceutica, è senza dubbio l’oncologia. Sia in medicina umana che veterinaria.
Sono moltissimi i fito-ingredienti con un notevole potenziale antitumorale. Tra questi senz’altro la curcumina, il resveratrolo, la quercetina, la genisteina e l’epigallocatechina gallato.
Un articolo pubblicato nel 2019 su Critical reviews in eukaryotic gene expression ha valutato la validità di nuove tecnologie per rendere più efficaci queste sostanze.
In particolare lo studio analizza i nutraceutici incapsulati in nanoparticelle polimeriche biocompatibili e biodegradabili, che hanno evidenziato risultati straordinari in termini di solubilità, assorbimento, biodisponibilità e potenziale antitumorale rispetto ai nutraceutici da soli o in altri sistemi di somministrazione.
Curcuma e curcumina
La curcumina, potente antiossidante e antinfiammatorio contenuto nella Curcuma, è stata ampiamente studiata.
Ha dimostrato di avere effetti antitumorali ottimali dopo l’integrazione in nanoparticelle.
Una volta raggiunto l’intestino tra l’altro numerosi microrganismi del microbiota trasformano la curcumina in metaboliti ancora più attivi. Con un’importante azione neuroprotettiva.
Senza dimenticare gli effetti regolatori sul microbiota stesso, l’efficacia su numerose patologie del sistema cardiocircolatorio, l’uso promettente nel trattamento del diabete mellito di tipo 2, solo per citarne alcuni.
Tra l’altro gruppi di ricercatori indiani negli anni ’70 sono stati i primi a condurre studi su questa sostanza. Hanno indagato e confermato il ruolo ipocolesterolemizzante della curcumina su gruppi di ratti.
In ambito oncologico la curcumina è guardata con grande interesse per la potente attività immunomodulatoria e antiossidante, oltre all’attivazione della caspasi-3 (gruppo di proteine in grado di portare le cellule all’apoptosi).
Conclusione
Una trattazione completa dell’argomento, data anche la vastità ed importanza, esula dalle possibilità e dallo scopo di questo articolo.
Resta il fatto che si tratta di un argomento di estremo interesse per i medici veterinari che vogliano ampliare le proprie conoscenze in termini di integrazione dei saperi in medicina e approfondire le opportunità terapeutiche in oncologia.
Un ambito di studio di grande rilevanza nel quale la nutraceutica può assumere un ruolo di rilievo.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV dal blog di Webinar4Vets
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Animali domestici e sostenibilità ambientale
Solo in Italia secondo le stime ci sono oltre 60 milioni di animali domestici, di cui circa 18 milioni sono cani e gatti.
Quando diamo loro da mangiare, somministriamo antiparassitari o farmaci dobbiamo fermarci a pensare all’impatto ambientale delle nostre azioni moltiplicate per milioni e milioni.
E dobbiamo chiederci: c’è un’alternativa valida che abbia meno conseguenze sugli ecosistemi e gli altri animali?
Possiamo fare qualcosa per ridurre, per esempio, l’impatto ecologico dell’industria degli alimenti per animali domestici?
Animali domestici e sostenibilità
Che cosa intendiamo quando parliamo di sostenibilità in relazione agli animali con cui viviamo?
La definizione più diffusa è quella secondo la quale la sostenibilità è la gestione consapevole delle risorse e dei rifiuti necessaria a soddisfare le esigenze fisiologiche degli animali. Senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze ambientali, sociali ed economiche.
Altrettanto importante non compromettere la possibilità di sopravvivere anche delle future generazioni di animali selvatici e, più in generale, degli ecosistemi.
Sono molte le criticità: dall’impiego massivo di farmaci, antibiotici e antiparassitari in testa, allo smaltimento dei rifiuti sanitari, dall’inquinamento ambientale provocato da feci e urine degli animali domestici all’impatto dell’alimentazione. Soprattutto se industriale.
Industria del pet food e sostenibilità
Uno studio pubblicato su Veterinary Clinics of North America, dal titolo Sustainability and Pet Food analizza il ciclo di vita degli alimenti industriali per cani e gatti, dalla produzione delle materie prime all’imballaggio, dal trasporto allo smaltimento.
I risultati più interessanti riguardano le conseguenze in termini ambientali e di cambiamento climatico di questo comparto dell’industria, che ha superato i duemilaquattrocentotrenta milioni di euro a giugno 2021 secondo il rapporto Assalco-Zoomark). Un settore in continua crescita.
Quello che oggi sappiamo è che i cibi umidi hanno un maggior impatto rispetto a quelli secchi, quelli per cane più ancora di quelli per gatto.
Animali e sostenibilità. Cosa si può migliorare?
Per quanto riguarda l’alimentazione industriale molti aspetti andrebbero rivisti e migliorati. La formulazione e la scelta degli ingredienti, i processi produttivi, i materiali di imballaggio, i mezzi di trasporto.
Allo stesso tempo sarebbe fondamentale evitare gli sprechi e affrontare il tema dello smaltimento dei rifiuti.
Secondo i ricercatori impegnati nello studio citato il medico veterinario deve recuperare un ruolo centrale anche da un punto di vista educativo, valutando insieme ai famigliari degli animali le alternative e le possibilità in tema di nutrizione che tengano conto di questi aspetti.
Allo stesso modo chi vive con un animale deve comprendere che ogni singola scelta, soprattutto in termini di alimentazione e di cura, moltiplicata per milioni e milioni di animali domestici, ha un enorme impatto ambientale.
Per questo è così importante informarsi, valutare le possibili alternative e chiedere all’industria di migliorare i propri processi produttivi nel rispetto degli ecosistemi e di tutti gli animali che li abitano, noi compresi.
In conclusione
Vivere con gli animali ci fa bene, da molti punti di vista sia fisici che emozionali.
Ma scegliere di accogliere individui di altre specie richiede responsabilità che vanno oltre il singolo animale.
Rispettarne le necessità fisiologiche ed etologiche è un punto di partenza imprescindibile ma oggi sappiamo che tutto quello che facciamo o non facciamo può avere conseguenze anche sugli altri animali domestici e selvatici e sul pianeta intero.
Non perdiamo l’occasione di imparare dagli errori per cambiare rotta e migliorare le nostre scelte! Anche in tema di alimentazione.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV (tratto dal blog dell’autrice)
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Alimentare un animale o nutrirlo. Perché non è la stessa cosa?
Che differenza c’è tra alimentare o nutrire un animale?
All’apparenza potrebbe sembrare la stessa cosa. Le differenze invece sono molte e da molteplici punti di vista.
Non solo perché alimentare e nutrire hanno un’etimologia diversa, ma anche per i significati che hanno assunto nel tempo.
E per una questione sostanziale: tra alimentare e nutrire c’è di mezzo… l’amore!
Alimentare o nutrire, questo è il problema!
Alimentare o nutrire, sembrano sinonimi ma non lo sono.
Quando ci alimentiamo infatti stiamo solo introducendo cibo nel nostro organismo. Mangiamo, e questo è quanto.
Metabolizziamo quello che ingeriamo e lo trasformiamo in ciò che ci occorre.
Se ci nutriamo invece stiamo ponendo l’accento sulla relazione tra cibo e salute: non stiamo solo assumendo cibo, lo stiamo scegliendo in base alle caratteristiche che riteniamo favorevoli al nostro benessere.
La stessa cosa riguarda gli animali che vivono con noi.
Riempire una ciotola non è abbastanza per nutrire!
Quando pensiamo all’alimentazione degli animali con cui scegliamo di vivere difficilmente consideriamo le loro necessità etologiche.
Tanto meno riflettiamo sul fatto che l’atto di fornire cibo è centrale nelle relazioni, sia con individui della nostra specie che di specie diverse.
Ogni animale ha le sue esigenze, sia in termini nutrizionali che di gusti. Conoscerli e rispettarli è di grande importanza.
I gatti per esempio in natura sono cacciatori solitari. Predano soprattutto di notte e fanno molti piccoli pasti.
In ambito domestico nella maggior parte dei casi vengono alimentati una o due volte al giorno, con lo stesso tipo di cibo, spesso anche della stessa identica marca per tutta la vita (se ti interessa e vuoi approfondire ne ho scritto anche qui).
In più sono anche carnivori stretti, costretti ad assumere quantità più o meno grandi di cereali a causa della composizione della maggior parte dei cibi industriali.
Ai cani non va poi così meglio: anche le loro ciotole vengono riempite una o due volte al giorno distrattamente, svuotando il contenuto di sacchetti o lattine.
Conigli, cavie peruviane, criceti e altri piccoli mammiferi, ma anche pappagalli e altri uccelli subiscono la stessa sorte. Scatole di cibo già pronto in pellet o crocchette, oppure miscele di semi vanno a riempire contenitori e ciotole. Quando il livello si abbassa se ne aggiunge di nuovo. Tutto qua.
Nutrire le relazioni con gli animali
Il cibo è fonte di vita, sa per noi che per gli animali e proprio per questo assumerlo è fonte di piacere, appagamento.
In più per gli animali sociali come noi ha anche un’accezione conviviale: aiuta a stringere nuove relazioni ma anche a rendere più salde quelle già esistenti.
Ecco perché dovremmo dedicare maggiore attenzione a quello che mettiamo nelle ciotole.
Se ci limitiamo a versarci dentro qualcosa tra un’incombenza e l’altra stiamo perdendo una grande occasione.
Scegliere con cura gli alimenti in base alle esigenze non solo della specie ma anche dell’individuo che abbiamo accolto in casa ci aiuta a conoscere e rispettare, ci offre la possibilità di dedicare tempo e attenzione. Due delle risorse più importanti che abbiamo.
Comprendere che attraverso il cibo che scegliamo passano amore e salute ci rende più consapevoli, anche della nostra alimentazione.
Scegliere di nutrire con cibo fresco di qualità, offrire un’alimentazione bilanciata ma non monotona, rende il momento del pasto gratificante sia per chi lo prepara che per chi lo riceve.
Nutrizione e salute
Non solo. Scegliere un’alimentazione di qualità per gli animali, che ne rispetti le esigenze e i gusti, è un vero e proprio atto di cura.
Il ruolo di prevenzione ma anche terapeutico dei cibi è noto da millenni e oggi le evidenze scientifiche che lo confermano sono sempre più numerose.
Sia per gli animali carnivori che erbivori è possibile formulare razioni individualizzate che mirano sia alla prevenzione che alla cura di molte patologie, grazie anche all’impiego di integrazioni funzionali e nutraceutica.
Senza dimenticare il ruolo delle emozioni sulla salute, come ci racconta la PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia, ne parlo in questo articolo): tutti ottimi motivi per trasformare l’atto del nutrire in un momento speciale, di reale condivisione!
Articolo dal blog della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori