Enteropatia cronica e alimentazione del cane e del gatto
In questo articolo cercheremo di spiegare cosa si intende per enteropatia cronica e il suo legame con l’alimentazione. La possibile correlazione tra razza/alimentazione/enteropatie ed il ruolo chiave di specifiche integrazioni funzionali nella dieta di un soggetto enteropatico.
Nell’attività quotidiana di un medico veterinario c’è la gestione di patologie intestinali acute e croniche.
Diarrea, feci poco formate, emissioni di odori tutt’altro che piacevoli. Oppure feci conformate ma in quantità eccessiva. Sono solo alcuni dei sintomi che il un animale enteropatico può manifestare.
Cosa si intende per enteropatia cronica e qual è il legame con l’alimentazione?
Quando parliamo di enteropatia cronica stiamo usando una denominazione generica. Parliamo di qualsiasi malattia dell’intestino in atto da un tempo prolungato.
Ma le enteropatie croniche non sono tutte uguali! Si differenziano tra quelle che rispondo all’alimentazione (le cosi dette enteropatie responsive alla dieta), a quelle che invece necessitano di farmaci come antibiotici (le cosi dette enteropatie responsive all’antibiotico) fino all’utilizzo di cortisone o altri immunosoppressori (enteropatie responsive agli immunosoppressori).
Ultimamente si tende a parlare di gastroenteropatia cronica, per ribadire anche l’importantissimo ruolo dello stomaco nel processo di digestione di un alimento.
Infatti nel cane e nel gatto buona parte della digestione è svolta dallo stomaco e se questo digerisce male, l’intestino a sua volta si troverà in difficoltà.
Troppo grasso, potrebbe mettere a dura prova lo stomaco nel suo svuotamento, rallentando tutto il transito intestinale e causando vomito; troppa fibra, soprattutto se insolubile potrebbe invece far passare troppo rapidamente il cibo nell’intestino provocando diarrea e perdita di peso.
Viceversa poca fibra potrebbe rallentare il passaggio del cibo nell’intestino provocando stitichezza.
Ecco perché nelle diete del cane e soprattutto del gatto, le verdure non possono essere date in quantità non controllata.
L’Enteropatia cronica per un cane ed un gatto, può provocare anche frequente flatulenza e feci gelatinose, magari perché abbiamo esagerato con broccoli e broccoletti, verdure che possono fermentare facilmente.
Ma a fermentare a volte possono essere anche i carboidrati in eccesso. Oppure le proteine in surplus (in questo caso se c’è flatulenza l’odore può essere davvero nauseabondo!).
Ricordiamoci sempre che il cibo verrà utilizzato dal microbiota intestinale, influenzando anche la sua funzione.
Razze, alimentazione e enteropatia cronica
Purtroppo in medicina veterinaria sono pochi gli studi che mettano in correlazione le razze con l’alimentazione e la predisposizione alle enteropatie, ma alcune peculiarità sono note.
Setter irlandesi e Border terrier ad esempio sembrano avere un’intolleranza genetica verso il glutine.
Le razze brachicefale, a causa di alcune caratteristiche anatomiche, dovrebbero ricevere diete iperdigeribili.
Molto spesso ci si basa sull’esperienza clinica del medico veterinario nutrizionista nella gestione delle infiammazioni intestinali croniche.
In generale si potrebbe decidere di gestire l’enteropatia aumentando i carboidrati oppure eliminandoli, riducendo grassi e proteine e cosi via.
Molti molossoidi o razze più primitive come il Lupo cecoslovacco sembrano essere più sensibili non solo al tenore di carboidrati della dieta, ma anche alla modalità di somministrazione della proteina (crudo vs cotto).
Altre razze sembrerebbero tollerare invece molto poco un eccesso proteico. Insomma non c’è una regola!
Il ruolo chiave delle integrazioni funzionali nell’enteropatia cronica
Sicuramente probiotici (tindalizzati, vivi o inattivati) insieme ai prebiotici (fos, mos, ecc) e post biotici, non possono mancare.
Ma non dimentichiamo l’importanza di antinfiammatori fitoterapici come la boswellia, la curcuma e molti altri.
Negli ultimi anni un ruolo chiave è svolto da integratori a base PEA (palmitoiletanolamide) e dalla cannabis terapeutica intesa come estratto di fitocomplessi.
Sono sostanze ormai da tempo impiegate in campo umano, che trovano un grande utilizzo nella gestione delle enteropatie croniche anche gravi. Regolando l’attività dell’intestino, dello stomaco e riducendo infiammazione, nausea e dolore.
Possiamo dunque affermare che le enteropatie croniche del cane e del gatto sono problematiche complesse, per le quali una corretta alimentazione può fare la differenza, insieme ad un approccio terapeutico integrato.
Articolo del dott. Carmine Salese, DMV
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Piante spontanee commestibili per cane e gatto
Tra poco sarà possibile incontrare durante le nostre passeggiate diverse erbe spontanee che possono essere raccolte e somministrate ai nostri amici, dopo una adeguata preparazione.
Tarassaco, Ortica, Piantaggine, Melissa sono solo alcune di queste preziosissime piante che possiedono anche numerosi effetti benefici, scopriamole insieme!
Le piante spontanee che crescono in primavera possono essere utilizzate di tanto in tanto come alternativa alle verdure che scegliamo comunemente per le ciotole dei nostri amici.
Non tutti hanno la possibilità di raccogliere erbe spontanee in campagna, e soprattutto non tutti sanno riconoscere le varie erbe, ma per chi invece ha questa possibilità e già abitualmente le raccoglie per sé, potrebbero dimostrarsi una buona risorsa anche per i quattrozampe di casa.
Naturalmente, meglio evitare di improvvisarsi raccoglitori se non si hanno adeguate conoscenze.
Non tutte le piante sono commestibili ed alcune possono essere dannose!
Vediamo insieme quali piante possono essere raccolte e preparate senza problemi per i nostri amici.
Tarassaco
Il Tarassaco è anche detto Dente di Leone, Soffione o Piscialetto. Il suo nome scientifico è Taraxacum officinale ed appartiene alla Famiglia delle Asteraceae.
Il Tarassaco cresce spontaneamente nelle zone temperate ed è molto comune ritrovarlo non solo nei campi, ma anche nei parchi e nei giardini. Ha fiori di un bel giallo intenso.
Questi fiori, come accade ad esempio per le Margherite che sono sempre Asteraceae, si chiudono la sera per riaprirsi di nuovo con il sole.
Dal fiore si sviluppa una infruttescenza particolare, di forma rotondeggiante e ricca di peletti bianchi che si disperdono facilmente se soffiati via. Ecco perché il Tarassaco viene anche chiamato soffione.
Il Tarassaco ha foglie allungate e dentellate che possono essere cucinate come gli spinaci e somministrate senza problemi ai nostri animali. Il Tarassaco ha numerose proprietà fitoterapiche grazie alla presenza di diversi principi attivi. Ad esempio, è in grado di stimolare l’escrezione di bile dal fegato ed ha anche una buona azione diuretica (da qui, il nome Piscialetto!)
Piantaggine
La Piantaggine è molto diffusa nei prati, nei giardini e lungo i bordi delle strade.
Ne esistono numerose specie ma le più comuni sono la Plantago major e la Plantago lanceolata. Le differenziamo grazie alla larghezza della foglia, che ha una forma comunque lanceolata ed è percorsa da nervature .
La Piantaggine presenta delle caratteristiche infiorescenze a forma di spiga, con tanti fiorellini di piccole dimensioni. Le foglie più giovani e centrali della Piantaggine possono essere utilizzate in ciotola cotte e miscelate ad altre verdure.
Anche la Piantaggine è molto utilizzata in fitoterapia, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie preziose soprattutto per le mucose della bocca e dell’apparato respiratorio. La piantaggine presenta anche una buona attività emolliente grazie alla presenza di mucillagini.
Ortica
L’Ortica è una pianta conosciutissima per l’effetto urticante scatenato dal contatto con i peli presenti su foglie e steli.
L’effetto urticante è dovuto al rilascio di alcuni principi attivi, tra cui l’istamina.
In realtà è una pianta perfettamente commestibile e ricca di preziosi minerali, basta avere l’accortezza di raccoglierla con dei guanti e bollirla adeguatamente! La cottura infatti permette di rimuovere le sostanze urticanti.
Il sapore dell’ortica è molto gradevole e ricorda quello degli spinaci.
L’ortica è molto diffusa in campagna, lungo i bordi stradali e in luoghi boschivi umidi e freschi. In ambito fitoterapico viene molto utilizzata per le sue proprietà diuretiche ed antinfiammatorie, ma anche antianemiche.
Melissa
La Melissa officinalis è un’erba aromatica perenne che raggiunge anche gli 80 cm di altezza, e viene a volte confusa da occhi meno esperti con l’Ortica.
A differenza di questa, però, non ha assolutamente nessun potere urticante, e le foglie se strofinate tra le dita sprigionano un delicato profumo di limone.
Le foglie della Melissa possono essere aggiunte in ciotola sia crude che cotte, non in quantità eccessive per il sapore leggermente amaro che potrebbe far storcere il naso ai nostri amici.
Anche la Melissa è molto utilizzata in fitoterapia, grazie alle sue proprietà antispastiche ma anche sedative. Le foglie vengono infatti utilizzate comunemente per la preparazione di infusi e tisane con effetto rilassante, perciò attenzione a non esagerare!
Ma come preparare le piante spontanee?
Ricordiamoci che i nostri amici cani e gatti sono carnivori, e non hanno le nostre capacità nel digerire le fibre vegetali!
Perciò mai esagerare con le verdure, attenetevi in ogni caso ai quantitativi segnati dal vostro Veterinario Nutrizionista.
Come tutte le altre verdure, queste erbe spontanee vanno sempre aggiunte in ciotola dopo averle frullate con poca acqua, come per ottenere un omogeneizzato.
E voi, sapreste riconoscere queste piante?
Vi capita mai di raccoglierle nel corso delle vostre passeggiate assieme ai vostri amici a quattro zampe? Raccontateci le vostre esperienze!
Articolo della dott.ssa Silvia Bernabucci, DMV
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Nutraceutica veterinaria: il ruolo della nutrizione funzionale
Il concetto di salute ha subito nel tempo una evoluzione. Se negli anni ’80, infatti, il termine salute veniva identificato come semplice assenza di patologie, dagli anni ’90 in poi ha cominciato a farsi strada il concetto di prevenzione. Ovvero un insieme di attività e interventi atti ad evitare l’insorgenza di condizioni morbose nell’individuo. Nel terzo millennio, il concetto di salute è stato infine soppiantato dal più ampio concetto di benessere che, come da definizione dell’OMS, rappresenta uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia.
Il moderno significato di salute inteso come benessere include dunque il concetto centrale del miglioramento della qualità di vita e dell’invecchiamento e non solo del prolungamento delle aspettative di vita stessa.
Nutrizione e prevenzione
È oramai noto come la Nutrizione, sia in campo umano che veterinario, svolga un ruolo di prevenzione di centrale importanza. Ma cosa si intende per prevenzione?
Per definizione dell’ISS, la prevenzione primaria è un “insieme di azioni ed interventi che, attraverso il potenziamento di fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori causali delle malattie, tendono al conseguimento di uno stato di completo benessere psicofisico o quantomeno ad evitare l’insorgenza di condizioni morbose”.
In altre parole, la prevenzione primaria si applica al soggetto sano al fine di mantenere la sua condizione di benessere ed evitare l’insorgenza di malattie.
È nell’ambito della prevenzione primaria che si colloca la prevenzione nutrizionale, intesa come l’assunzione di un prodotto contenente un nutriente o altre sostanze che, da sole o combinate, aiutano l’animale sano a:
- Ridurre il rischio di sviluppare malattie
- Mantenere le funzioni fisiologiche dell’organismo
- Mantenere il suo stato di salute
In quest’ottica, dunque, la Nutrizione è vista come strumento utile per il raggiungimento di uno stato di salute e benessere animale, attraverso il miglioramento dell’immunocompetenza del soggetto e la promozione delle capacità di riparazione dei tessuti
Nutraceutica e nutrizione funzionale
Il termine Nutraceutica è stato coniato nel 1989 e deriva dalla fusione dei due vocaboli : nutrizione e farmaceutica. Anche se si tratta di un concetto relativamente moderno, la Nutraceutica affonda le sue radici in un passato molto remoto. Infatti già Ippocrate, nel V secolo a.C. dichiarava: «Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo», sottolineando il legame imprescindibile tra cibo e salute.
I nutraceutici non sono quindi semplici integratori (o, come sarebbe meglio chiamarli in medicina veterinaria, “mangimi complementari”). Si tratta infatti di sostanze biologicamente attive di origine animale o vegetale che, somministrate concentrate ed in una adatta forma farmaceutica (capsule, compresse, polveri ecc…) sono in grado di:
- Aiutare a proteggere l’organismo da alterazioni metaboliche
- Prevenire carenze e squilibri nutrizionali
- Ridurre il rischio di stress ossidativo e infiammazione e, di conseguenza, delle patologie associate.
Queste sostanze, pur essendo presenti negli alimenti, per svolgere la loro funzione benefica devono essere somministrate in concentrazioni tali da richiedere quantità di alimento troppo elevate. Pensiamo ad esempio agli acidi grassi Omega tre (EPA e DHA) che, come sappiamo, sono contenuti prevalentemente in alimenti marini (pesce azzurro soprattutto). Per andare a svolgere la loro funzione antinfiammatoria, mantenendo il rapporto omega 6/omega 3 entro certi range, il loro introito deve essere talmente elevato da non riuscire ad essere coperto solo alimentando l’animale di tanto in tanto con pesce azzurro. Per questo motivo si preferisce somministrarli concentrati in perle.
Il Nutraceutico dunque, pur avendo funzioni simili ad un farmaco, si differenzia da questo per il fatto che può essere assorbito e utilizzato dall’organismo senza il rischio di effetti collaterali potenzialmente dannosi. Tuttavia non deve essere considerato un sostituto del farmaco, ma un supporto al farmaco stesso, che può essere utilizzato in prevenzione (da solo) o in corso di patologie (a supporto delle terapie farmacologiche specifiche). Il compito del Medico Veterinario sarà quello di stabilirne il giusto utilizzo e la giusta collocazione, a seconda del singolo paziente e della sua storia clinica.
Criteri di scelta di un buon nutraceutico
I Nutraceutici, generalmente, non hanno bisogno di ricetta. Per questo motivo, essendo acquistabili come “prodotti da banco”, il loro uso improprio e/o abuso è frequente. Purtroppo non tutti i prodotti che si trovano in commercio sono uguali, da un punto di vista della qualità e della efficacia.
Ma quindi quali sono i criteri di scelta di un buon nutraceutico? Vediamoli insieme:
- Le materie prime utilizzate devono essere titolate (ovvero deve essere indicata la loro concentrazione in tot grammi o ml di prodotto). Deve inoltre essere indicata la loro provenienza e tracciabilità
- Devono essere indicati eventuali eccipienti, coloranti e conservanti.
- Devono essere certificati per assenza di metalli pesanti ed altri inquinanti
- Devono essere protetti da un packaging idoneo (ad. es che protegga il prodotto dalla luce per evitare fenomeni ossidativi)
Quali sono le situazioni in cui la Nutraceutica può davvero fare la differenza?
Abbiamo già accennato al concetto di prevenzione. In quest’ottica, la nutrizione funzionale può trovare il suo campo di applicazione fin da quando l’animale è cucciolo. Riprendendo i nostri amati e già citati Omega tre, numerosi studi hanno ormai chiarito il loro ruolo fondamentale nelle varie fasi della vita dell’animale. Nel cucciolo, in particolare, concorrono a favorire un corretto sviluppo neurologico durante la crescita, per cui una loro integrazione già dalle prime fasi di vita non solo è possibile, ma raccomandabile.
Ma è in ambito patologico che, negli ultimi anni, la nutraceutica sta trovando sempre più largo impiego, in affiancamento alle cure tradizionali.
Dall’animale anziano, spesso pluripatologico (ne parliamo qui) , al paziente oncologico (ne parliamo qui), sono innumerevoli le situazioni dove la nutrizione funzionale può fare davvero la differenza. Ma in questi casi in particolare, un consiglio importante è quello di evitare il “fai da te” e di affidarsi sempre ad un Medico Veterinario esperto che sappia scegliere e collocare correttamente il giusto prodotto nella giusta fase della patologia. I risultati non tarderanno a farsi vedere!
Articolo della dott.ssa Marta Batti, DMV
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Come rafforzare il sistema immunitario del gatto con l’alimentazione
Il sistema immunitario del gatto è un sistema molto complesso, che può subire diversi attacchi nel corso della vita e che è importante mantenere sano e forte. In questo articolo approfondiamo come funziona il sistema immunitario di un gatto, quando si forma e come si evolve. Parleremo anche di come rafforzarlo con l’alimentazione e alcuni nutraceutici.
Per quanto si dica che un gatto “ha sette vite”, sta a noi aiutarlo a viverle tutte al meglio, rafforzando il suo sistema immunitario. Fondamentale infatti per garantire una lunga vita, in salute, il sistema immunitario è deputato alla protezione del nostro gatto, sia da agenti nocivi esterni che da cause di malattia interne, come tumori. Poiché il 70% delle cellule del sistema immunitario si trova nell’intestino, una alimentazione sana e magari alcuni nutraceutici, perché no, possono davvero fare la differenza.
Il sistema immunitario del gatto: come funziona e come si evolve
Come immagino tutti i lettori sappiano, il sistema immunitario è quell’insieme di cellule e tessuti del gatto deputata alla difesa dell’organismo. Il sistema immunitario è come se fosse un organo unico, anche se è composto da una complessa rete di strutture, elementi cellulari e mediatori chimici, distribuiti in diversi distretti dell’organismo. Queste cellule sono in continua comunicazione fra loro, tramite segnali biochimici e la salute del nostro gatto è legata al suo corretto bilanciamento. In caso infatti di un funzionamento diminuito o difettoso, potrebbe andare incontro a patologie legate ad attacchi di microrganismi, ma anche ad altre come il cancro. Esistono però anche le patologie da iper-funzionamento, dove il sistema immunitario attacca gli obiettivi sbagliati (allergie, patologie auto-immuni).
Il sistema immunitario si comincia a sviluppare fin da dopo la nascita. Assumendo il colostro, il gattino ingerisce anticorpi preformati dalla mamma, che lo difenderanno durante il periodo necessario a formare i propri.
Anche nei giorni successivi alla nascita, quando il colostro già non viene più prodotto, il latte materno ha lo scopo non solo di nutrire il nostro gattino, ma anche di continuare a trasmettere fattori che aiutano a comporre il suo microbiota intestinale, che come vedremo più avanti avrà un ruolo importantissimo per tutta la vita del nostro gatto.
Alimentazione e sistema immunitario: cosa c’entrano?
Quando si pensa alla frase di Ippocrate “fai del tuo cibo, la tua medicina”, se la si vuole tradurre in termini moderni, potremmo farlo a questo modo: utilizza i principi nutritivi presenti negli alimenti per rafforzare il sistema immunitario del tuo gatto.
Se avessimo una lente di ingrandimento adatta infatti, potremmo vedere come a livello intestinale il nostro gatto presenta una meraviglioso microcosmo, in grado di regolare la sua salute. Nell’intestino infatti risiedono gran parte delle cellule del sistema immunitario (circa il 70%, come abbiamo detto sopra), in costante e continua interazione con batteri e altri microbi presenti. Questi batteri non devono essere visti come nocivi, ma anzi, se sono in salute loro, produrranno una serie di metaboliti che aiuteranno il nostro gatto, fra l’altro ad esempio regolando il suo sistema immunitario. Tramite queste sostanze infatti e le loro interazioni con l’organismo, il sistema immunitario del gatto apprende ad essere tollerante verso le molecole non nocive, come quelle del cibo, mentre attacca gli elementi estranei e pericolosi.
Questo fenomeno di apprendimento, legato anche al cibo che il nostro gatto, si verifica una sola volta nella vita, durante i primi mesi di vita. Studiata dagli scienziati come tolleranza alimentare, sembra rivestire un ruolo unico
L’alimentazione quindi può servire in due modi per rafforzare il sistema immunitario del gatto:
- Apportando molecole utili all’organismo, come antinfiammatori, antiossidanti etc. come vedremo più avanti in questo articolo
- Regolando la flora microbica locale, che poi a sua volta produce altre molecole utili per il benessere del gatto e per modulare il suo sistema immunitario.
Quando è necessario rafforzare il sistema immunitario del nostro gatto
Dobbiamo pensare di rafforzare il sistema immunitario del nostro gatto in tante e diverse situazioni. Un elenco, sicuramente non completo, comprende:
- Gattini che non hanno ricevuto allattamento materno
- Gatti con l’immunodeficienza felina (FIV)
- Gatti che soffrano di infezioni frequenti da batteri, virus, parassiti o funghi (fra cui soprattutto i gatti che soffrono di infezione latente da herpes virus felino).
- Gatti anziani, poiché il sistema immunitario invecchia con loro (fenomeno chiamato immunosenescenza)
- Gatti con patologie oncologiche (tumori anche benigni, cancro)
- Gatti stressati in modo cronico, dato l’influenza della psiche sul sistema immunitario.
Alimentazione e nutraceutici per rafforzare il sistema immunitario
Per aiutare il sistema immunitario del nostro gatto ad essere più forte, la base da cui partire è senza dubbio una alimentazione sana. Alimenti di buona qualità, possibilmente freschi e variati, sono la base per un organismo sano, gatto incluso.
Per mantenere un gatto sano, la sua alimentazione deve essere prima di tutto ricca di proteine animali. La malnutrizione proteica infatti, molto comune nei gatti essendo iper-carnivori, riduce la risposta immunitaria. Un gatto che non mangia una sufficiente quantità di proteine animali avrà quindi un sistema immunitario più debole e potrebbe persino avere una risposta minore alle vaccinazioni.
Fra i componenti delle proteine, gli aminoacidi glutamina, arginina e taurina sono fondamentali per mantenere il sistema immunitario del gatto in salute. Non a caso, questi nutrienti si trovano in grandi quantità nel cibo di origine animale.
Fra le integrazioni e i nutraceutici utili per rafforzare il sistema immunitario del nostro gatto, possiamo citare senza dubbio:
- Antiossidanti, come vitamina C e vitamina E. Vanno utilizzati con attenzione, dietro controllo medico veterinario, ma rappresentano un aiuto essenziale per il sistema immunitario del gatto.
- Zinco e selenio, sono due oligoelementi che sostengono il sistema immunitario del gatto, possono essere integrati ma con moderazione, avendo anche degli eccessi.
- Co-enzima Q10 (CoQ10), è un antiossidante che concorre in particolare a rafforzare il sistema immunitario in condizioni di malattia anche gravi, come il cancro.
Un discorso a parte lo merita invece la lisina. Molto utilizzata in ambito umano, soprattutto per le infezioni latenti da herpes virus, questo aminoacido sembra non avere la stessa potenza di azione sui nostri gatti. Gli studi in questo senso sono contradditori e l’utilizzo di integratori a base di lisina per il vostro gatto è sempre meglio che sia valutata dal vostro medico veterinario di fiducia.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV per Kodami
- Published in Maria Mayer
La vitamina D nelle enteropatie del cane
Come in medicina umana l’integrazione di vitamina D può diventare molto importante anche per il cane, vediamo insieme in quali casi.
La vitamina D è una vitamina considerata un nutriente dietetico essenziale per il cane e il gatto.
A differenza dell’uomo e di altri mammiferi, infatti, cani e gatti non sono in grado di sintetizzare la vitamina D con l’esposizione ai raggi solari ma devono necessariamente introdurla con l’alimentazione.
Rientra nel gruppo delle vitamine liposolubili pertanto può accumularsi nell’organismo.
Per questo motivo è possibile riscontrare carenza di vitamina D ma anche ipervitaminosi in caso di integrazione eccessiva. Con gravi conseguenze per l’organismo: un’intossicazione da vitamina D può causare grave insufficienza renale.
Fonti di vitamina D
L’alimento maggiormente ricco di vitamina D è indubbiamente il pesce marino. Ma possiamo trovare una buona concentrazione di questa vitamina anche in pesce d’acqua dolce, tuorlo d’uovo, carne di manzo e latticini.
Le crocchette, gli alimenti umidi completi e molti integratori mineral-vitaminici vengono integrati con colecalciferolo (vitamina D3) o ergocalciferolo (vitamina D2).
Ruoli della vitamina D
Il ruolo della vitamina D è stato per anni limitato a quello di regolazione dell’equilibrio calcio/fosforo e quindi principalmente al tessuto osseo.
Diete carenti di vitamina D o con eccessiva integrazione possono essere molto deleterie soprattutto nei cuccioli dove possono causare malattie della crescita come il rachitismo.
Parallelamente a ciò che sta accadendo in medicina umana anche in veterinaria, però, sono stati scoperti altri ruoli di questa vitamina che emerge come molto importante nella terapia e nella prevenzione di alcune patologie immunitarie, renali, cardiovascolari e dermatologiche.
La vitamina D nelle enteropatie del cane
Ad oggi le patologie croniche intestinali (enteropatie) sono sempre più diffuse, non solo nell’uomo ma anche nei nostri cani. Studi recenti hanno dimostrato come in corso di alcune enteropatie del cane si verifichi un abbassamento dei livelli di vitamina D. Come abbiamo visto, il cane deve assumere necessariamente la vitamina D con l’alimentazione ma un intestino infiammato avrà difficoltà ad assorbire i micronutrienti introdotti con la dieta e tra questi anche le vitamine. Si crea così una situazione di carenza che peggiora i sintomi della malattia.
I cani più predisposti a questa carenza sono quelli di razze nordiche (proprio quelle razze storicamente alimentate con una buona quantità di pesce) come Siberian Husky o l’Alaskan Malamute ma anche Akita Inu, Rottweiler, Pastore Tedesco. Queste razze possono avere bassi livelli di vitamina D anche in assenza di patologia.
Come intervenire
Quando c’è una carenza di vitamina D purtroppo la dieta da sola non è sufficiente a riportare l’equilibrio ma occorreranno integratori specifici.
Dato che, come abbiamo visto, anche un eccesso di vitamina D può essere pericoloso è fondamentale innanzitutto essere sicuri che il nostro cane abbia effettivamente questa carenza ricorrendo a esami del sangue specifici.
Quindi nei cani di razze predisposte e in quelli affetti da enteropatia cronica è consigliabili testare i livelli di vitamina D nel sangue.
In caso di carenza accertata sarà il Medico Veterinario a consigliare come integrarla al meglio per evitare rischi di ipervitaminosi e al tempo stesso ripristinare un livello ottimale di vitamina D.
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DMV
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