Obesità del cane. Un problema frequente.
L’obesità è diventata un problema in costante aumento sia nella società umana che nel mondo animale.
Diversi animali domestici che condividono il nostro stile di vita sono infatti sovrappeso.
Come per l’uomo anche per i nostri animali questo è un problema serio da non sottovalutare, che richiede attenzione da parte dei proprietari e dei medici veterinari.
In questo articolo esploriamo le cause, i rischi, le possibili soluzioni per evitare l’obesità del cane.
Cosa fare se il nostro animale è in sovrappeso e un approfondimento sul Labrador, una razza maggiormente predisposta.
Quali sono le cause più comuni di obesità del cane
L’obesità è il risultato di uno squilibrio tra l’apporto calorico e il consumo di energia.
Le principali cause sono:
- Dieta sbilanciata: Molto spesso i nostri animali sono sovralimentati o sono alimentati con cibi di scarsa qualità che possono portare ad accumulo di grasso.
- Eccesso di extra: troppi spuntini possono portare ad un eccesso di calorie.
- Mancanza di esercizio fisico: E’ importante fare giornalmente attività fisica, va bene anche una passeggiata veloce di trenta minuti al giorno.
- Problemi di salute sottostante: alcune malattie metaboliche e endocrine, come l’ipotiroidismo, favoriscono l’obesità
- Per ultimo non dimentichiamoci la predisposizione di razza: alcune razze tendono al sovrappeso, tra queste quelle più comuni sono il Labrador e Beagle.
Labrador Retriever e predisposizione all’obesità
Il labrador è tra le razze più predisposte al sovrappeso. Tende ad ingrassare più facilmente ed hanno sempre fame, perché?
Troviamo la risposta in uno studio del 2016 dell’università di Cambridge.
Conor O’Donovan e il suo team infatti hanno studiato 130 esemplari di Labrador evidenziando che il 23% è portatore di almeno una copia della forma mutata di un gene chiamato POMC.
Questo gene impedisce una corretta sintesi di oppioidi endogeni che influenzano il senso di sazietà.
Proprio per questa loro predisposizione a mangiare sono state ulteriormente selezionate queste linee di sangue perché facilmente addestrabili e utilizzabili come ottimi cani da lavoro, perché sempre motivati dal cibo.
Per fortuna negli ultimi anni, grazie a questa scoperta, molti allevatori stanno cercando di eliminare questi soggetti dalla riproduzione per avere così cani più in salute.
Molto interessante è anche la connessione uomo-animale: è stato scoperto che i bambini obesi e costantemente affamati hanno la funzionalità compromessa di questo gene POMC, proprio come i Labrador.
Quali sono i rischi nell’obesità del cane?
Quando parliamo di obesità non dobbiamo soffermarci solo alla questione estetica.
Un animale obeso viene considerato un paziente con una patologia seria, che può comportare e predisporre a diversi problemi per la salute.
Ecco alcuni dei principali pericoli:
- Problemi cardiaci: l’eccesso di peso farà lavorare maggiormente il cuore che dovrà pompare più sangue. Aumentando così i rischi cardiaci e i problemi circolatori
- Diabete Mellito: l’obesità è un fattore predisponente nello sviluppo del diabete dei cani.
- Problemi articolari: le articolazioni sono sottoposte a maggiore stress e logorio che di conseguenza porterà a dolori con rischio di artrite, possibilità di rottura del legamento crociato e fratture.
- Problemi respiratori: l’eccesso di grasso può influire negativamente sulla capacità respiratoria, questo problema è maggiore quando parliamo di razze brachicefale.
- Problemi pancreatici: l’aumento dei trigliceridi potrebbe dar luogo a pancreatiti acute.
- Tumori: l’infiammazione cronica che l’obesità genera nell’organismo innesca una serie di meccanismi cellulari che aumentano il rischio di tumori.
- Problemi Ormonali: Il tessuto adiposo viene considerato un vero organo endocrino capace di produrre ormoni e quindi essere responsabile di squilibri ormonali.
Cosa possiamo fare per evitare l’obesità del cane?
La prevenzione all’obesità richiede un approccio olistico che comprendono non solo la gestione della dieta, ma anche l’esercizio fisico e l’attenzione alle abitudini alimentari che coinvolgono ovviamente il sistema famiglia.
Come prima cosa è molto importante seguire una giusta alimentazione sin da cuccioli, prevenendo così l’obesità giovanile che potrà solo predisporre ad un adulto obeso.
E’ importante scegliere un alimento adatto che sia completo e bilanciato per ogni fase della vita. Ad esempio non dare un cibo per cuccioli ad un adulto.
Assicura al tuo animale un’attività fisica regolare. La quantità di attività fisica può variare in base alla razza e alle esigenze individuali. Passeggiate quotidiane, addestramento e il gioco attivo possono contribuire a mantenere il tuo cane in forma.
Durante l’addestramento o i giochi di attività mentale è importante utilizzare degli snack sani cercando di non eccedere per non aumentare troppo l’apporto calorico giornaliero.
Evita di dare cibo da tavola, spesso la richiesta di cibo non equivale a fame!
Se utilizzi cibo commerciale non dare porzioni ad occhio ma cerca sempre di pesare per evitare così una sovralimentazione.
Adegua le porzioni, magari anche riducendo gli extra se sai che il tuo animale per un periodo farà meno attività fisica.
Infine ma non per ultimo monitora regolarmente il peso del tuo cane facendo attenzione a eventuali cambiamenti.
Cosa fare se il nostro cane è in sovrappeso?
Prima di iniziare un programma di perdita di peso consiglio sempre di consultare il proprio veterinario, che valuterà lo stato di salute del tuo animale e ti fornirà le giuste indicazioni.
Ricorda che la sola riduzione calorica, ovvero ridurre la dose di crocchette da dare non è sufficiente.
In commercio esistono diversi prodotti formulati proprio per aiutare la perdita peso, questi alimenti solitamente contengono meno grassi e sono ricchi di fibra.
Spesso però anche questi cibi non sono sufficienti e per avere un risultato bisogna intraprendere una dieta personalizzata ed un programma di dimagrimento che verrà formulato da un nutrizionista veterinario.
Una dieta fresca è il miglior approccio dietetico per raggiungere in modo più veloce i nostri obiettivi. Importantissimo sarà rispettare i fabbisogni minimi essenziali per evitare carenze nutrizionali.
Non da meno con una dieta fresca avremo un maggior appagamento del nostro animale, rendendo così la dieta meno sacrificante.
Un programma dietetico va seguito in modo preciso senza cedere alle richieste dei nostri animali, sarà inoltre essenziale che tutti i componenti della famiglia siano coinvolti per evitare che venga dato cibo extra.
La perdita di peso è molto soggettiva e non possiamo quantificare il tempo che ci occorrerà per raggiungere il nostro obiettivo, l’importante sarà che il dimagrimento avvenga in modo graduale e progressivo.
Per questo saranno importanti i controlli che verranno fatti periodicamente. Una volta raggiunto il peso ottimale si imposterà una dieta di mantenimento, per evitare che il cane riprenda il peso perso vanificando così gli sforzi fatti.
Come sempre anche in questo caso il fai da te è sconsigliato, chiedi a noi di Nutravet.
Articolo della dott.ssa Francesca Parisi, DMV
- Pubblicato il Francesca Parisi
Cosa deve mangiare un cane castrato?
Dopo la castrazione, il metabolismo del nostro cane cambia in modo radicale. In questo articolo parliamo quindi delle esigenze nutrizionali del cane castrato, come evitare il sovrappeso, come e quando cambiare alimentazione e quanto movimento deve fare il cane.
Lo sappiamo: sono tante le ragioni di convivenza e controllo della numerosità della popolazione che ci portano giornalmente in prima linea per la castrazione e la sterilizzazione del cane. Queste ragioni sono fondamentali e non possiamo che tenerne conto, nel nostro agire.
Al contrario, le ragioni legate alla salute che sono state presentate per tanti anni, sono sempre più frequentemente messe in discussione dai dati scientifici moderni.
In ogni caso, rimanendo sull’alimentazione, è fuori di dubbio che a seguito della castrazione/sterilizzazione, alcune conseguenze saranno molto importanti per il nostro cane: potremmo notare infatti aumento dell’appetito e un aumento di peso, anche non correlato ad una maggiore ingestione di alimenti. Ovvero avranno un ridotto fabbisogno calorico!
Vediamo come possiamo aiutarli con la nutrizione quindi!
Come cambia il metabolismo e le esigenze nutrizionali di un cane castrato
Dopo la castrazione o la sterilizzazione, vengono a mancare all’organismo del nostro cane gli ormoni sessuali, che rappresentano uno dei motori dell’anabolismo, ovvero della spinta del corpo a creare nuovi tessuti.
Un cane castrato diminuirà quindi in modo importante il suo fabbisogno calorico, anche di un 20-30% del totale calorico giornaliero. Per darvi un’idea chiara: è come se voi doveste togliere di botto uno dei vostri 3 pasti giornalieri (colazione/pranzo/cena) per mantenere il vostro peso attuale!
Oltre ad una drastica riduzione calorica ridotta al metabolismo inoltre, la perdita degli ormoni sessuali provoca in molti soggetti anche una maggiore riluttanza al movimento. Si muovono meno, sono meno attivi e per questo è possibile che si riduca ulteriormente la quota di calorie necessaria.
Ma non conta solo la quantità, dobbiamo vedere come dividerle calorie! Per aiutare l’organismo del nostro cane sarà importante fornire una buona quota di proteine di alto valore biologico (ovvero di origine animale), in modo da aiutare l’organismo nei processi anabolici, che la castrazione tende ad arrestare.
Come evitare il sovrappeso per il cane castrato
Per evitare il sovrappeso dopo la castrazione è importante ridurre l’apporto calorico, senza ridurre quello di proteine. Un’altra possibilità ovviamente è quella di aumentare la spesa energetica e ne parleremo in modo più approfondito fra qualche paragrafo. Vediamo invece le questioni inerenti l’alimentazione per capire bene cosa fare.
Se dopo la castrazione abbiamo visto che dobbiamo diminuire le calorie anche di un 20-30%, la tendenza sarà quella di prendere l’alimento precedente e ridurne semplicemente le quantità. Anche se questo approccio potrebbe non lasciare danni, dato che la riduzione è importante, ma non così intensa come altre che possiamo operare noi medici veterinari esperti in nutrizione, non è quello corretto.
Vi faccio qualche esempio numerico perché mi capiate. Facciamo conto che il nostro cane sta mangiando 300g di crocchette al giorno prima della sterilizzazione, pari a circa 1000kcal al giorno. Le crocchette che stiamo utilizzando contengono circa un 23% di proteine su sostanza secca. Possiamo arrotondare dicendo che quindi 300 grammi di crocchette contengono circa 69g di proteine.
Dopo la castrazione, il suo fabbisogno energetico sarà di 700-800kcal. Se noi continuiamo ad utilizzare le crocchette precedenti, diminuendo semplicemente le quantità di un 20% ad esempio, il nostro cane mangerà magari l’apporto giusto di calorie, ma saranno molto diminuite anche le proteine (da 69g precedenti a 55g circa). Questo è il punto!
Il nostro cane invece dovrebbe mangiare il medesimo apporto proteico precedente (ovvero 69-70g circa nel nostro esempio), ma ridurre l’apporto calorico. Come fare? Eh! Non è facile! Dovremmo scegliere un alimento con maggiore tenore proteico, oppure farci aiutare ad aggiungere la giusta quota di proteine tramite un alimento umido completo, generalmente ricchi di proteine e poveri di carboidrati.
Un’altra possibilità (quella che preferisco, ovvio!) è passare ad un’alimentazione fresca, specialmente formulata, in modo che questo problema non si verifichi! Avendo un piano dieta bilanciato infatti il vostro cane riceverà la giusta quota proteica su base calorica, senza far mancare nessun nutriente e soprattutto senza eccedere il calorie. Vogliamo mettere poi la gioia di mangiare una ciotola fresca?!
Come e quando cambiare alimentazione
Un altro aspetto fondamentale riguarda il quando cambiare alimentazione.
Il metabolismo del cane inizia a cambiare non dal giorno stesso della sterilizzazione, ma da circa un mese dopo, quando gli ormoni in circolo sono stati completamente smaltiti dall’organismo.
In generale quindi è buona norma iniziare il cambio dieta dopo l’intervento, a partire circa dalla settimana successiva, in modo da non aggiungere ulteriore stress alla chirurgia.
Altro aspetto fondamentale come sempre è quello di cambiare in modo graduale, in modo da dare tempo all’organismo di “accomodarsi”. Se ricordate l’esempio che ho fatto sul pasto mancante, immaginate che una diminuzione così drastica è meglio operarla nel giro di 7-10 giorni, non da un giorno all’altro. Questo vale specialmente se nel contempo stiamo inserendo un nuovo alimento. In questo modo evitiamo anche diarrea da cambio dieta!
Quanto movimento deve fare il cane castrato per evitare il sovrappeso
Ed eccoci alla parte movimento, perché lo abbiamo detto la bilancia dobbiamo controllarla in qualche modo. Aumentare il movimento fisico aiuta il nostro cane non solo a bruciare calorie, ma anche a mettere su maggiori quantità di muscolo, che altrimenti si andrebbero consumando con il tempo. E la massa magra poi brucia una maggiore quantità di calorie per mantenersi, instaurando in questo modo un circolo virtuoso che permetterà al nostro cane di mantenersi in forma.
Eccoci al dunque: quanto farli muovere e quando? Partiamo dal come!
La migliore attività fisica per aiutare un cane castrato a mantenersi in forma è la camminata veloce.
Non corsa, non salti, non gioco, ma camminata veloce. Camminando velocemente il suo organismo brucerà calorie senza produrre acido lattico né danneggiare i tessuti. I suoi muscoli saranno stimolati ad aumentare di volume.
Vediamo per quanto tempo a questo punto. Un tempo corretto potrebbe essere di 20-30 minuti per almeno 3 o 4 volte a settimana. Meglio di tutto se queste passeggiate saranno nel verde, in un ambiente tranquillo, in modo da non stimolare eccesso di cortisolo.
Vi sembra utopia? Forse! Ma di fatto anche a noi farebbe tanto bene camminare almeno per questo lasso di tempo e nel verde. Perché non cogliere “la scusa” allora e aiutare noi e loro al tempo stesso?
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Dermatopatie del cane e del gatto e carenze nutrizionali
Le dermatopatie del cane e del gatto sono tra le patologie più frequenti riscontrate nei nostri amici a quattro zampe. Scoprirne la causa spesso non è semplice e tra le prime domande che ci sorgono spontanee c’è se dietro a queste patologie non ci sia un problema alimentare.
Quando si parla di cause alimentari si pensa sempre a intolleranze o allergie. Ma esistono sintomi dermatologici che, invece, sono causati da una carenza di nutrienti.
In questo articolo scopriremo quali sono le varie carenze nutrizionali che causano dermatosi, come riconoscerle e gestirle.
Dermatopatie del cane e del gatto
Molte patologie cutanee possono essere correlate alla dieta, sia a causa di carenze nutrizionali congenite o acquisite che di reazioni avverse al cibo (allergie o intolleranze).
Mentre nei cani o gatti alimentati con il cibo commerciale di buona qualità, le carenze nutrizionali acquisite sono rare, dobbiamo fare molta attenzione alle diete fai-da-te. Poiché se non formulate da un veterinario esperto di nutrizione, rischiano di causare importanti problemi di salute ai nostri amici a quattro zampe.
Le carenze di nutrienti, specialmente di zinco, vitamina A, acidi grassi e proteine, si presentano principalmente in soggetti con necessità nutrizionali specifiche. Come nei soggetti anziani o in accrescimento, nelle cagne in gravidanza o lattazione se l’alimentazione viene gestita in maniera inappropriata.
Carenza di zinco e di vitamina A
Nei cani è stata ampiamente studiata la carenza di zinco, che spesso è causata da una deficienza genetica nell’assorbimento. Si osserva spesso nei cani giovani appartenenti a specifiche razze nordiche che sembrano essere particolarmente predisposte. Come il Siberian Husky, Alaskan Malamute ed il Samoyedo.
I cani colpiti presentano prurito di varia entità, alopecia ed eritema, spesso con presenza di croste.
Le lesioni sono generalmente localizzate in zona periorale e perioculare, sul padiglione auricolare, sul piano nasale e a livello dei cuscinetti plantari.
I cani affetti da questa carenza dovranno assumere un’integrazione di zinco per tutta la vita.
La carenza ma anche l’eccesso di Vitamina A causano segni simili.
In particolare ipercheratosi e scaglie, alopecia e condizioni scadenti del mantello.
Acidi grassi essenziali e dermatopatie
Le carenze di acidi grassi essenziali come l’acido linoleico e linolenico impiegano molto tempo per dare sintomi ma quando si presentano significa che la deficienza alimentare è presente già da molti mesi.
Si possono notare forfora, pelo opaco e secco, alopecia e a volte piodermite.
La carenza di acidi grassi è spesso riportata in cani che assumono diete commerciali secche mal conservate o quando il prodotto contiene pochi antiossidanti.
Anche diete casalinghe sbilanciate o diete ipocaloriche con forte restrizione dei grassi, protratte nel tempo, possono provocare lo stesso tipo di problema.
Altri nutrienti importanti per le dermatopatie del cane e del gatto
La carenza di proteine è piuttosto rara e normalmente associata a digiuno o diete ipoproteiche.
I sintomi che la caratterizzano sono ipercheratosi, iperpigmentazione della cute e depigmentazione del mantello.
La crescita del pelo richiede un alto tenore di proteine all’organismo ed è per questo che l’animale con carenza proteica può presentare alopecia, mantello scadente con peli sottili, fragili, ruvidi ed opachi.
Anche la carenza di rame provoca depigmentazione (animali a pelo nero che diventano rossicci) ma anche incanutimento precoce.
Ultime ma non meno importanti sono le carenze di vitamina E, vitamina D e del complesso B con sintomi aspecifici e comuni alle altre carenze quali dermatite ed eritema.
La risposta alla domanda “C’è correlazione tra drmatopatie del cane e del gatto e carenze nutrizionali” quindi sarà: “assolutamente sì! “
Per tutti questi motivi è importante che la dieta venga formulata e prescritta da un medico veterinario esperto in nutrizione che, conoscendo e tenendo conto delle specifiche esigenze del singolo paziente, saprà formulare un piano nutrizionale specifico per ogni esigenza.
Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM
- Pubblicato il Laura Mancinelli
Possiamo dare la pasta al gatto?
Gatti e pasta non sono un binomio vincente, dobbiamo dirlo.
In questo articolo approfondiamo perché, pur non essendo un alimento tossico, è meglio non dare pasta al gatto. Poiché molti gatti ne sono golosi però vediamo anche quanto darne e come prepararla.
I gatti sono sicuramente uno degli animali domestici più diffuso in Italia e la pasta è senza dubbio l’alimento più comune sulle tavole degli italiani. Cosa ne discende da queste due affermazioni?
Che ci saranno sicuramente molte persone che si chiedono se il loro gatto può mangiare la pasta presente sulle nostre tavole. Una risposta rapida a questa domanda non ce l’ho purtroppo, pena cadere in banalizzazioni eccessive, vediamo quindi quale è il rapporto fra gatto e pasta.
La pasta non è tossica per il gatto
Partiamo da questa certezza: la pasta non è tossica per il gatto.
Il gatto domestico infatti pur essendo un carnivoro stretto sviluppa in genere una discreta capacità di digestione degli amidi. Quello che intendo, è che l’amido, principale zucchero complesso di cui è composta la pasta, può effettivamente essere digerito e assimilato, almeno in parte, dal gatto.
E se vi sembra un’aberrazione, sappiate che posso essere in parte d’accordo con voi, ma purtroppo anche tutti gli alimenti secchi per gatti sono composti da circa un 40% di amido!
Abbiamo chiarito quindi che la pasta non è tossica per il gatto, ma questo non vuol dire che gli faccia bene.
La pasta infatti ha due grandi punti a sfavore per l’alimentazione del gatto:
- Apporta molta energia, ma poche proteine: la pasta è composta principalmente da zuccheri. La quota proteica presente nella pasta è piccola e comunque difficilmente utilizzabile dal gatto (glutine).
Il nostro gatto quindi quando mangia pasta ingerirà moltissime calorie e pochissime proteine. Il fatto molto interessante, è che è dimostrato che un gatto sceglie di quanti e quali alimenti cibarsi, in base soprattutto al suo fabbisogno di proteine. Non trovandone quindi nella pasta, il nostro gatto potrebbe trovarla gradevole, ma non avrebbe nessun freno di stop. Questo potrebbe portarlo nel tempo a ingrassare considerevolmente. - Stimola il picco insulinico, danneggiando la salute del gatto: quando un gatto mangia della pasta, nel suo sangue arriva una grande quantità di zuccheri tutti assieme.
L’organismo del gatto a quel punto risponderà al picco di zuccheri, producendo una grande quantità di insulina, l’ormone destinato a ridurre gli zuccheri nel sangue. Il picco di zuccheri però e il conseguente picco insulinico hanno degli effetti dannosi sul organismo del gatto, carnivoro stretto.
È dimostrato infatti che una quantità di zuccheri alta nel sangue porta l’organismo verso una patologia molto grave e sempre più comune del gatto: il diabete mellito!
Quanta pasta si può dare al gatto
Poca! Come abbiamo visto sopra infatti, la pasta pur non essendo considerata un alimento velenoso per il gatto, è assolutamente dannosa nel lungo periodo. Questo è specialmente vero se il gatto mangia abitualmente alimento secco (crocchette), che contiene grandi quantità di amido a cui quella della pasta si andrebbe a sommare.
Il gatto può però mangiare uno o due spaghetti da tavola con noi, sporadicamente! Ovviamente la pasta deve essere cucinata senza nessuno degli alimenti tossici per gatti: ad esempio, non va assolutamente data una pasta condita con sugo alle cipolle.
Se quindi vogliamo allungare il famoso spaghetto da tavola al nostro gatto, dobbiamo essere coscienti che è un animale molto piccolo di taglia rispetto a noi e che è un carnivoro stretto. Diamone quindi piccolissime quantità (uno spaghetto o massimo 2 a settimana per un gatto) e sempre solamente come extra.
Come dare la pasta al gatto
La pasta non deve costituire un pasto abituale per il gatto, ma neanche un premietto abituale. Non deve essere integrata alla sua alimentazione. Ma se proprio volete darla, seguite questi semplici accorgimenti:
- Date al vostro gatto pasta non scotta: fra i falsi miti anche quello della cottura della pasta, di cui abbiamo già parlato per il cane. In realtà, la pasta scotta è assolutamente meno digeribile di quella cotta “giusta” diciamo.
Non al dente, come piace a noi italiani, ma giusta.
- Aggiungete poco sale: non è vero neanche che il sale fa male ai reni del gatto, non ci sono assolutamente dati scientifici in questo senso. Se mettete troppo sale però quello che potrebbe succedere è che il vostro gatto si disidrati molto e questo non fa bene al suo organismo. Poco sale quindi!
- Evitate alimenti tossici nei condimenti: no quindi a tutti i sughi e le salse cucinati con aglio e cipolla.
Meglio evitare anche pomodoro crudo, che potrebbe dare vomito. Sì invece, a meno che il vostro gatto non abbia problemi di salute, ai grassi. Olio e, soprattutto, burro, sono in genere di facile digestione per il gatto, così come qualsiasi tipo di carne o pesce.
E se il vostro gatto va pazzo di pasta e ne vuole mangiare di più delle piccolissime quantità che vi ho suggerito, mi raccomando, non cedete!
Pensate al rischio di diabete, che per lui/lei che è un carnivoro stretto è davvero dietro l’angolo. Piuttosto, possiamo gratificarlo/a con snack a base di fonti proteiche e grassi, sani e gustosi e adatti alla specie.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Riso soffiato per cani. Fa bene o fa male?
Dalle stelle alle stalle, il riso soffiato bisogna capire se fa bene o fa male al nostro cane.
Ne parliamo in questo articolo, assieme ad alcuni accorgimenti su come darlo e quanto darne.
Il riso soffiato è stato forse uno degli alimenti più comuni nell’alimentazione casalinga del cane, soprattutto in quel periodo storico in cui l’alimentazione completa in crocchette non si era ancora sviluppata molto.
Al riso soffiato veniva aggiunta in genere la scatoletta di carne, qualche verdura e via, il pasto per il nostro cane era servito.
Cosa è effettivamente il riso soffiato?
Il riso soffiato è un chicco di riso che è stato sottoposto al processo di soffiatura (to puff in inglese), utilizzato anche per altri cereali.
Il processo consiste in una prima parte ad alta temperatura (300-400°C), cui segue un’introduzione di vapore acqueo preriscaldato, che è necessario agli amidi presenti nel riso per idratarsi e quindi diventare digeribili. Infine la pressione viene abbassata di botto, provocando così la vera e propria soffiatura, ossia l’aumento di volume del chicco. Ora che sapete di cosa si tratta esattamente, vediamo gli altri aspetti che riguardano il riso soffiato nell’alimentazione del cane.
Fa bene o fa male al cane?
Il riso soffiato in sé non è né il bene assoluto, né il male per il nostro cane.
Di base si tratta infatti di un cereale con molti punti di forza: è ricco di calorie, utili per integrare la dieta del cane, di facile digeribilità e senza glutine.
Di contro però il riso soffiato avendo una densità calorica importante, può rappresentare un problema se dato in eccesso, portando il nostro cane all’obesità.
Inoltre pur essendo ricchi di amido, uno zucchero complesso, il riso soffiato presenta un indice glicemico molto elevato. Alzando in modo repentino gli zuccheri nel sangue, porta ad una massiccia produzione di insulina, con tutti i possibili problemi metabolici correlati.
Insomma, il riso soffiato può essere utilizzato per le diete del cane, ma se ci teniamo al nostro pet dobbiamo saperlo inserire in una dieta ben bilanciata.
Come dare il riso soffiato al cane
Il riso soffiato può essere dato al cane in due modi: come alimento principale o come snack.
Come alimento principale si intende inserito all’interno della dieta del nostro cane, quindi in quantità magari anche importanti. In questo caso però sicuramente il Medico Veterinario esperto in nutrizione che formulerà la dieta terrà conto dell’indice glicemico elevato, mescolandolo ad altri alimenti che possano ridurlo.
Ad esempio, potrebbe essere dato assieme ad alimenti ricchi di proteine e grassi, con un buon quantitativo di fibre associato. In questo modo, è possibile evitare il picco glicemico post prandiale.
Riguardo al come è importante sapere che il riso soffiato è pronto da servire e non deve necessariamente essere ammollato in acqua previamente. Come dico spesso ai miei clienti: state dando da mangiare al vostro cane, mica ad una nonna senza dentiera!
Un altro modo di dare riso soffiato al vostro cane un pochino più alla portata di tutti invece è quello di utilizzare delle gallette. Le gallette di riso soffiato infatti sono sostanzialmente riso soffiato compattato e pronto in porzioni. Snack ottimo per molti cani che soffrono di reflusso gastroesofageo e vomito a stomaco vuoto, le gallette devono essere date in piccole quantità per evitare gli eccessi calorici.
Quanto darne al cane
Veniamo al quanto darne, punto sempre un po’ dolente dei nostri approfondimenti. Se abbiamo il riso soffiato inserito all’interno della dieta, sarà stato il nostro Medico Veterinario nutrizionista a scegliere la quantità e quindi siamo mediamente a posto.
Nel caso delle gallette, se il nostro cane è di piccola taglia e in peso forma (non grasso!) possiamo darne una quantità di 3,5-4g al giorno senza fare probabilmente eccessivi danni. Se invece abbiamo un cane di taglia medio grande possiamo salire fino a 10g al giorno. Cercate comunque di non eccedere visto che si tratta di calorie extra!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM, per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer