Integratori per i gatti e complementi alimentari: quando e perché usarli
Ci stanno tanti dubbi riguardo gli integratori e complementi alimentari per gatti.
Vediamo cosa sono esattamente, se possono essere usati per prevenire o trattare malattie nel gatto.
Parleremo anche degli integratori mineral-vitaminici, di taurina e Omega-3, utili per migliorare la salute del gatto.
Se si vive con un gatto, sarà capitato di chiedersi se il cibo che gli stiamo fornendo è completo o se fosse meglio usare degli integratori o dei complementi alimentari. In effetti è una delle domande che mi sento fare più spesso: “è sufficiente quello che sto dando al mio gatto?”.
Dato che il gatto è un animale particolarmente sensibile a carenze e errori alimentari, porsi questa domanda è importante! Vediamo quindi quando e perché è utile usare degli integratori o complementi alimentari per il nostro gatto.
Cosa sono gli integratori per i gatti e i complementi alimentari
Da un punto di vista legislativo, tutto quello che comunemente noi chiamiamo integratore o complemento alimentare per gatto è catalogato come “mangime complementare”. Un mangime complementare è un alimento che per definizione “complementa”, completa la razione di un animale ed è quindi sempre da dare associato ad altri alimenti.
Una volta inquadrati da un punto di vista legislativo, dobbiamo però anche capire di quanti e quali tipi questi integratori o complementi alimentari possono essere. Possiamo catalogarli in queste tipologie:
- Integratori per i gatti o complementi alimentari utili per bilanciare le diete fresche: diverse paste o polveri mineral-vitaminiche possono essere utilizzate per bilanciare la dieta fresca di un gatto. Anche se vogliamo farlo mangiare il più naturale possibile infatti i gatti sono spesso iper-selezionatori, motivo per il quale a volte è necessario ricorrere a questi aiuti, dato che rifiutano alcuni o molti alimenti. Un altro motivo per utilizzarli è quello di semplificare la dieta, fattore importante nelle nostre vite sempre di corsa.
- Integratori o complementi alimentari utili per trattare stati di malattia: alcune volte, quando un gatto sta male, è necessario ricorrere a degli integratori o complementi alimentari che possano aiutarlo. Questo genere di prodotti, pur essendo di libera vendita, non andrebbe mai somministrato se non prescritto da un medico veterinario.
- Integratori o complementi alimentari salutistici, atti a prevenire una malattia: questi sono in assoluto i miei preferiti! Amo infatti lavorare sulla salute in modo attivo, non attendendo passivamente la malattia per poi trattarla, ma piuttosto agendo con una alimentazione sana e, perché no, anche con degli integratori di questo tipo.
Nei prossimi paragrafi vedremo alcune classi particolari di integratori e complementi alimentari per gatti.
Integratori per i gatti e complementi di vitamine e minerali
Cominciamo con il dire che gli integratori di vitamine e minerali non sono in generale necessari per un gatto in salute che mangi un buon alimento commerciale. Possono invece essere particolarmente utili o persino necessari nelle diete fresche, soprattutto se cotte. A causa della temperatura infatti alcune vitamine possono essere distrutte e un complemento mineral-vitaminico può quindi risultare necessario.
Attenzione per a non darli senza motivo, specialmente se contengono vitamine liposlubili (Vitamina A e D in particolar modo) oppure calcio, ad esempio. In questo caso infatti potrebbero essere dannosi per il vostro gatto, dato che sono elementi per i quali è possibile un eccesso.
In linea generale invece vanno sempre bene tutti gli integratori e complementi alimentari composti da vitamine del complesso B o vitamina C. Essendo idrosolubili vengono al limite eliminati con le urine, se in eccesso.
Integratori e complementi alimentari per migliorare la salute del gatto
Abbiamo detto che tutti gli integratori e complementi alimentari che servano per trattare uno stato patologico devono essere prescritti da un medico veterinario. Questo perché, anche se in etichetta è indicato spesso “per i problemi renali del gatto” o “ per i problemi epatici del gatto”, con magari anche delle dosi, l’approccio medico deve sempre essere individualizzato. Nessun gatto è uguale ad un altro, anche se ha la stessa patologia di un altro gatto.
Esiste invece una classe di integratori e complementi alimentari che si può dare con serenità al proprio gatto, per migliorare la sua salute e prevenire le patologie. Fra questi, i più importanti sono senza dubbio gli acidi grassi essenziali Omega-3. Gli Omega-3, in particolare EPA e DHA, hanno infatti una potente azione anti-infiammatoria. Poiché l’infiammazione è la causa comune di tante patologie, darli tutti i giorni evita che una malattia ai suoi inizi possa evolvere. Ad esempio, sono utilissimi per la prevenzione delle enteriti croniche, i disturbi cutanei, le patologie cardiache, l’insufficienza renale cronica, osteoartrite e disturbi articolari di vario tipo e tanto altro ancora.
Gli Omega-3 giocano un ruolo essenziale anche nel aiutare il nostro gatto in un invecchiamento di successo, diminuendo l’incidenza di sintomi comportamentali e neurologici. Infine, sono utili persino nella lotta contro il cancro!
Fra gli integratori che sono sempre utili possiamo citare anche la taurina. Questo aminoacido essenziale per il gatto, generalmente è sempre presente nell’alimentazione del gatto, sia essa commerciale (dove è integrata) o fresca. La taurina però ha un effetto positivo sul metabolismo del gatto e non provoca alcun eccesso, motivo per il quale è possibile integrare con 250mg al giorno la dieta di tutti i gatti. Aiuta a mantenere sani la vista e il cuore dei nostri gatti, ed è fondamentale per la sintesi degli acidi biliari.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Probiotici nei furetti. La relazione tra microbiota e comportamento.
Nell’ambito della nutrizione e della medicina veterinaria in generale non si sottolinea mai abbastanza il ruolo e l’importanza del microbioma intestinale e del suo equilibrio per molte specie differenti.
Qual è il ruolo dei probiotici nei furetti?
Studi recenti hanno gettato luce su come la composizione del microbioma intestinale possa influenzare direttamente il comportamento anche nei furetti, aprendo nuovi orizzonti nel trattamento di disturbi neuro-comportamentali tramite interventi mirati sulla dieta e l’uso di probiotici.
La connessione tra microbiota e comportamento
La relazione tra il microbiota intestinale e il comportamento sembra essere particolarmente significativa nei disturbi dello sviluppo neurologico, dove i sintomi gastrointestinali sono frequentemente osservati.
Si tratta soprattutto di studi condotti in medicina umana, come quelli legati ai disturbi dello spettro autistico in cui i bambini spesso sperimentano disagi e disturbi gastrointestinali come dolore e gonfiore addominale, costipazione o diarrea. Questi sintomi non solo persistono dall’infanzia all’età adulta ma sembrano anche avere una correlazione con la gravità dei sintomi comportamentali.
Probiotici nei furetti. Cosa dicono gli studi.
Alcuni studi sono stati condotti anche sui furetti, allo scopo di valutare se le variazioni del microbiota intestinale possono influenzare direttamente la fisiologia gastrointestinale ma anche il comportamento.
Uno studio in particolare ha rivelato che l’introduzione di probiotici nei furetti può parzialmente ripristinare la salute dell’apparato digerente.
Non è ancora stato del tutto chiarito invece se gli interventi probiotici possano avere effetti a lungo termine. Né se possano modulare l’ecosistema intestinale e il comportamento in età adulta.
I risultati però sono promettenti.
Il microbiota del furetto
Il microbiota intestinale del furetto è un complesso ecosistema di microrganismi che svolge un ruolo cruciale nella salute e nel benessere di questi piccoli mustelidi.
È composto principalmente da batteri, ma anche da virus, funghi e protozoi.
Come nel cane, nel gatto e in molte altre specie compresa la nostra il microbiota intestinale contribuisce alla digestione, alla sintesi di alcune vitamine come quelle del gruppo B e alla protezione contro agenti patogeni.
I furetti sono carnivori stretti e hanno un sistema digestivo evoluto per la digestione efficace ed efficiente di proteine e grassi animali. Di conseguenza, il loro microbiota intestinale è dominato da batteri capaci di degradare proteine e grassi, con una minor presenza di microrganismi che degradano invece i carboidrati.
I generi più comunemente rappresentati nell’intestino dei furetti includono, tra gli altri, Escherichia, Clostridium, e Bacteroides.
Quando sono indicati i probiotici nei furetti?
La composizione del microbiota può variare in base a diversi fattori, tra cui l’età, la dieta, l’ambiente di vita e l’uso di antibiotici e altri farmaci.
Per questo motivo l’uso di probiotici può avere un ruolo di grande rilevanza anche per questa specie, in tutte quelle situazioni in cui si sospetta che sia necessario ripristinare un equilibrio del microbiota turbato da una o più cause: ad esempio in corso di patologie che coinvolgono l’apparato digerente, nei cambi di dieta o in concomitanza di terapie farmacologiche, in primis quelle antimicrobiche.
Sono diversi i prodotti che si possono utilizzare, in generale è opportuno scegliere con la guida di un medico veterinario esperto nella medicina del furetto: non tutti i probiotici sono uguali e ogni situazione va valutata nello specifico.
Conclusioni e implicazioni future
I risultati delle ricerche aprono la strada a una comprensione sempre più profonda del ruolo per la salute del microbiota intestinale, ma anche dello stretto collegamento con molti disturbi del comportamento.
Anche per i furetti dunque il microbiota intestinale ha un ruolo cruciale non solo per la salute gastrointestinale ma anche per il benessere comportamentale e psicologico.
I probiotici anche in questa specie possono diventare uno strumento terapeutico prezioso, a patto di farne un uso corretto studiato per il singolo individuo, con la propria storia e le proprie peculiarità.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
Perché esistono cibi specifici per le razze
Le razze canine sono tutte uguali per l’alimentazione? Ne parliamo in questo articolo, approfondendo perché e come vengono formulati cibi specifici per razza e se è davvero indispensabile che la nostra scelta venga guidata da questo fattore.
Quando si entra nei negozi per animali, fra gli aspetti che sicuramente ci saltano agli occhi, sono i tanti alimenti per cani destinati specificatamente alle diverse razze.. In generale si tratta di alimenti più cari dei corrispettivi della stessa linea. Questo prezzo aggiuntivo viene attribuito ad alcune caratteristiche che rendono questi cibi diversi dalla norma, in qualche modo superiori o comunque più adatti alle richieste di quella specifica razza.
Quanto ci sta di fondato in questa strategia di marketing?
Come vengono formulati i cibi specifici per le razze?
I cibi specifici per razza possono avere caratteristiche diverse fra di loro, più o meno correlate con alcune necessità del cane cui sono indirizzate. Per citare alcuni esempi andiamo da crocchette più grandi rispetto ad altre per i cani di taglia gigante, ad alimenti più poveri di grassi nel caso ci sia maggiore predisposizione all’obesità. In alcuni casi, soprattutto per i cani di taglia piccola, si tratta di alimenti più appetibili rispetto ad altri della stessa linea.
Nel caso la razza di cani abbia problematiche mediche conosciute, con predisposizione quindi a determinate patologie, potrebbe poi essere addizionati alcuni principi indirizzati a migliorare queste situazioni o a prevenirne l’insorgenza (es. patologie renali, problemi digestivi etc.).
Il principio in sé è interessante ed è se vogliamo quello della medicina Ippocratica: fai del cibo la sua medicina e della medicina il suo cibo. La nutrizione, tramite alcune accortezze, può essere indirizzata fin da cuccioli, a prevenire stati patologici, con effetti anche molto importanti. Il “problema” se così vogliamo chiamarlo è quanto di queste promesse è effettivamente rispettato nel cibo che stiamo acquistando e quanto invece non è banalmente marketing.
È davvero indispensabile scegliere il cibo in base alla razza?
In linea generale no, non è affatto indispensabile scegliere il cibo specificatamente formulato per la razza. Anzi! Potrebbe essere ad esempio che il nostro Barboncino abbia problemi di digestione perché nel cibo commerciale dedicato a questa razza sono comunque presenti quantità di amido importante, difficili da digerire. Oppure ancora potremmo avere un Labrador con un metabolismo particolarmente rapido che non ha affatto bisogno di meno calorie rispetto ad un meticcio del suo peso. Comprare infatti un alimento commerciale “pensato” e formulato da altri sulla base della sola caratteristica “razza” potrebbe portare in realtà a dare alimenti non benefici per il nostro specifico cane.
Una soluzione molto semplice in questo caso è farci aiutare dal nostro medico veterinario di fiducia a scegliere la migliore alimentazione non tanto o non solo basandoci sulla razza del nostro cane, ma su tanti altri fattori, come salute, età, gusti etc. Il sacco potrebbe magari non riportare un’immagine simile al nostro cane, ma il prodotto all’interno potrebbe essere in realtà più utile.
Nutrigenetica e nutrigenomica: la vera alimentazione in base al soggetto
Abbiamo detto che il cibo specifico per razza può rappresentare uno specchietto per le allodole in qualche modo. Quello che invece ritengo possa essere molto utile è utilizzare un’alimentazione specifica per il soggetto che abbiamo di fronte. Questo sì, ovviamente, può avere reali benefici e rappresentare quindi non una scelta di facciata, ma qualcosa che davvero può migliorare la salute del nostro cane nel tempo.
Il concetto di nutrigenetica se vogliamo è proprio questo: utilizzare un’alimentazione specifica, basata sulla genetica del nostro cane (non solo la razza), per regolare e migliorare nel tempo il suo stato di salute. Ad esempio, se il nostro cane è un meticcio, senza alcuna razza particolare quindi, ma siamo a conoscenza di una displasia renale (patologia congenita), potremmo improntare un’alimentazione utile a rallentare la progressione dell’infiammazione renale. In questo modo, lo stesso cane ricevendo un cibo apposito, potrebbe vivere più a lungo e meglio rispetto a quello che la sua genetica avrebbe permesso.
In questo senso ovviamente la scelta migliore è sempre rappresentata dalla dieta fresca che può essere adattata, ingrediente per ingrediente, al nostro cane. Inoltre, possiamo regolare “l’intensità” della nostra prevenzione, in base all’andamento della patologia. Una vera alimentazione salutare insomma!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DMV per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Cosa può mangiare un cane con problemi ai denti?
Non sono casi frequenti, tuttavia ci sono situazioni in cui, per vari motivi, un cane può trovarsi a vivere senza denti o con pochi denti residui.
Cosa può mangiare in questi casi?
Questa condizione, benché non sia comune, non preclude certo la possibilità di offrire al cane con cui viviamo una dieta comunque varia e nutriente. Ecco come gestire al meglio l’alimentazione di un cane con problemi ai denti.
Cause della perdita dei denti nel cane
La perdita dei denti in un cane può essere la conseguenza di molteplici fattori, principalmente di natura medica.
I cuccioli nascono senza denti, sviluppando poi i denti da latte che verranno sostituiti dai denti permanenti intorno alle 14-15 settimane di vita.
Al contrario della nostra specie, i cani raramente perdono i denti per cause naturali legate all’età. Si tratta più spesso di cause traumatiche o dell’accumulo di tartaro.
Tra le cause traumatiche ci sono le fratture dentarie, spesso conseguenza di masticazioni compulsive di oggetti duri o di scontri con altri cani.
Anche l’usura eccessiva dei denti può portare alla necessità di rimozioni dentarie per prevenire il dolore.
Il tartaro, quando estremamente diffuso, può richiedere l’estrazione del dente per evitare complicazioni come la patologia parodontale, che in alcuni casi richiede trattamenti antibiotici prolungati.
Esiste anche la stomatite cronica ulcerativa, una condizione dolorosa che può necessitare l’estrazione dei denti come soluzione ultima.
Esigenze nutrizionali di un cane senza denti
Nonostante la mancanza di denti, le esigenze nutrizionali di un cane non cambiano.
L’attenzione si sposta quindi sul metodo di somministrazione del cibo piuttosto che sulla sua composizione nutrizionale. È fondamentale assicurarsi che il cibo offerto rispetti le necessità dietetiche del cane, indipendentemente dalla sua consistenza.
Opzioni alimentari per cani senza denti
Ecco alcune opzioni alimentari adatte a cani senza denti, che tengono conto delle loro specifiche esigenze nutrizionali:
- Cibo secco commerciale pre-ammollato: mettere a bagno le crocchette in acqua per alcune ore per poterle ammorbidire rende questo tipo di cibo più facilmente ingeribile da un cane con difficoltà di masticazione.
Attenzione però, perché uno studio recente ha sollevato dubbi sugli effetti dell’umidificazione del cibo secco, che potrebbe provocare alterazione del microbiota intestinale e anche innalzamento del colesterolo nel sangue.
Si potrebbe pensare di inserire cicli di probiotici, ma monitorando con attenzione le condizioni cliniche e i valori ematici in attesa di ulteriori studi. - Cibo umido commerciale: questa opzione è valida purché si scelga un prodotto etichettato come “alimento completo” e non “complementare”.
Se necessario, per regolare l’apporto di fibre che potrebbe essere insufficiente, si possono aggiungere al cibo umido carote lesse e frullate o altre fonti di fibra. - Cibo cucinato in casa: preparare in casa il cibo per il cane con cui viviamo permette un controllo maggiore sugli ingredienti utilizzati e anche sulla grandezza dei bocconi. È importante che la dieta sia bilanciata da un veterinario nutrizionista per assicurare tutti i nutrienti necessari.
- Dieta BARF: può sembrare controintuitivo, ma una dieta BARF adeguatamente bilanciata e preparata può essere adatta a cani senza denti, evitando però l’inclusione di ossa polpose intere e ricorrendo a quelle macinate.
In conclusione, nonostante la perdita dei denti possa sembrare un ostacolo, con la giusta attenzione e cura, è possibile garantire al cane una dieta equilibrata e soddisfacente, adattata alle sue esigenze specifiche.
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori