Il cane anziano: una gestione integrata
La terza e quarta età viene raggiunta sempre più spesso dai nostri cani.
Come possiamo aiutare un cane anziano ad invecchiare con stile?
Quando si può parlare di cane anziano?
Per il cane, l’aspettativa di vita è inversamente proporzionale alla taglia: in genere infatti più un cane è piccolo, più vive a lungo. Per questo motivo un cane di razza gigante come un alano può essere definito anziano già a 7 anni, quando un suo coetaneo barboncino invece è ancora un adulto. Possiamo dire che le razze medio-piccole diventano anziane intorno agli 11 anni, quelle grandi intorno ai 9.
Come si invecchia
Invecchiare è fisiologico. E’ un processo multifattoriale dove la genetica ha un ruolo importante ma ci sono altre componenti sulle quali possiamo lavorare, come l’alimentazione, lo stress, lo stile di vita, il benessere emozionale.
Quando un organismo invecchia, va incontro ad un declino immunitario, endocrino e neurologico. Infiammazione cronica di basso grado e stress ossidativo sono alla base di questo processo e lo velocizzano.
Su questi aspetti, la nutrizione e le integrazioni possono fare la differenza.
Le malattie più frequenti nel cane anziano
I problemi legati al peso sono estremamente comuni nell’animale anziano, in particolar modo sovrappeso e obesità. La perdita di massa muscolare, tipica di un organismo invecchiato, la possiamo riscontrare sia negli animali molto magri che in quelli grassi, anche se camuffata visivamente dal tessuto adiposo.
Anche la mente può invecchiare: la disfunzione cognitiva del cane presenta molte analogie con l’Alzheimer umano e può presentarsi in modi diversi (disorientamento spazio temporale, alterazioni del ciclo sonno-veglia, eliminazioni inappropriate…). Può iniziare in maniera quasi impercettibile e poi aggravarsi con il tempo.
La prevenzione per il cane anziano
Se la genetica non la possiamo cambiare, possiamo però agire su tutti i fattori che influenzano l’invecchiamento.
Cosa buona e giusta è ravvicinare i controlli con il nostro medico veterinario di base e effettuare periodicamente le analisi del sangue. Per invecchiare al meglio bisogna agire su tre fronti: alimentazione, integrazione e attività fisica.
Cosa deve mangiare un cane anziano?
Prima di parlare di cosa deve essere messo nella ciotola del nostro vecchietto, è importante valutare il suo stato di nutrizione: sta dimagrendo troppo o sta prendendo peso?
Lo scopo della dieta è quello di recuperare e mantenere il peso forma. La malnutrizione, presente sia negli animali troppo magri che troppo grassi, è molto frequente nei soggetti non più giovani.
Per i nostri cani anziani le proteine non devono mai mancare e devono essere di elevato valore biologico. Sono pochissime le patologie che necessitano di una riduzione proteica. Si sente spesso che è necessario “alleggerire” la dieta dell’anziano: in verità il cibo deve essere ricco e altamente digeribile se vogliamo supportare il nostro animale in questa fase delicata della sua vita. Anche i grassi devono essere sempre presenti, per i loro ruoli energetici e strutturali. Una buona fetta dei grassi in una dieta per cani anziani sarà data da acidi grassi a corta catena (olio di cocco o mct oil), che hanno un ruolo benefico anche sulle capacità cognitive.
La fibra per i soggetti di una certa età è importantissima: il giusto mix di fibra solubile e insolubile garantirà il corretto funzionamento dell’apparato digerente e nutrirà il microbiota intestinale.
Quali integrazioni funzionali?
L’integrazione di sostanze antiossidanti è fondamentale per contrastare l’ossidazione tipica dell’invecchiamento.
Via libera quindi a sostanze con proprietà antiossidanti come omega 3 (soprattutto EPA e DHA), capaci anche di migliorare il decadimento cognitivo. Vitamina C, vitamina E, coenzima Q10 e acido alfa-lipoico sono altre sostanze molto efficaci.
Concorda sempre con il tuo veterinario il piano di integrazioni più adatto per il tuo cane.
Il movimento è vita
L’età che avanza non è mai una controindicazione al movimento. La quantità di movimento deve essere sempre commisurata alle possibilità del cane, ma mantenere in attività l’apparato muscolo scheletrico è di vitale importanza. Sarebbe meglio fare piccole passeggiate durante tutta la giornata piuttosto che lunghi giri, per permettergli di recuperare più rapidamente. Il tono muscolare deve essere sempre preservato e passeggiate e nuoto, se possibile, sono le attività più indicate.
Gestire un cane anziano in casa a volte è una vera sfida ma dovete appoggiarvi al vostro veterinario di fiducia così da affrontarla insieme. La routine famigliare spesso deve adattarsi alle nuove esigenze del cane ma invecchiare insieme è un’avventura bellissima!
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Cosa deve mangiare un gatto sterilizzato?
La sterilizzazione è una delle procedure chirurgiche più comuni quando si parla di gatti.
E’ ben noto che la castrazione può influenzare la fisiologia e il comportamento, predisponendo i felini all’obesità.
Cosa dovrebbe mangiare dunque un gatto sterilizzato?
Affrontare in modo proattivo questi cambiamenti con strategie di gestione alimentare può contribuire a prevenire l’aumento di peso e le conseguenze negative associate.
Ricordiamo che anche i gatti castrati sovrappeso possono tornare al loro peso forma, ci vuole solo impegno e pazienza.
Gatti sterilizzati. Qualche dato.
Buona parte dei gatti domestici sono sterilizzati e i dati epidemiologici hanno dimostrato che la castrazione è un fattore di rischio per l’obesità nei gatti, specialmente nei maschi.
I gatti in sovrappeso sono più inclini a sviluppare certe patologie, tra cui diabete mellito, stitichezza, malattie ortopediche, alterazioni dell’emostasi, malattie del tratto urinario, lipidosi epatica e malattie cutanee.
Considerando che la maggior parte dei pazienti veterinari felini ha un fattore di rischio noto (lo stato di castrazione) per una malattia che potrebbe causare una significativa morbilità (l’obesità), sono indicate strategie volte alla prevenzione e, se necessario, all’intervento.
Ricordate sempre che il sovrappeso non è un semplice problema estetico!
Castrazione, aumento di peso e spesa energetica
Le relazioni tra l’assunzione di cibo, il peso corporeo e la spesa energetica dopo la castrazione sono complesse.
E’ più probabile che i gatti aumentino di peso quando vengono alimentati ad libitum dopo la castrazione, sviluppando aumento della massa grassa.
Infatti sono portati a mangiare di più e spesso muoversi di meno, con conseguente diminuzione della spesa calorica e aumento del peso corporeo.
In questi casi è quindi più adatto somministrare porzioni controllate di alimento durante la giornata.
Quanto deve mangiare un gatto sterilizzato?
La gestione alimentare del gatto castrato richiede un approccio individuale.
È importante evitare l’accesso illimitato al cibo, considerare la densità energetica del cibo, fornire una dieta adatta alla fase di vita e monitorare regolarmente la condizione corporea del gatto.
La determinazione del fabbisogno energetico dovrebbe basarsi sulle calorie ingerite normalmente prima dell’intervento, ma il grado di restrizione necessario per evitare l’aumento di peso è variabile e sottolinea l’importanza del monitoraggio e dell’aggiustamento.
Ci sono soggetti che anche se castrati si muovono molto, quindi non avranno bisogno di essere messi “a stecchetto”; al contrario, gatti già sedentari prima avranno la necessità di una riduzione delle calorie anche importante.
Come proprietari dei gatti dobbiamo conoscere l’importanza della restrizione alimentare immediatamente dopo la castrazione per evitare sovrappeso e obesità.
In questo caso la visita dal veterinario nutrizionista toglierà ogni dubbio: il medico preparerà la giusta dieta, che copra tutti i fabbisogni nutrizionali del paziente e che lo mantenga normopeso.
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Cosa fare se il cane è inappetente d’estate
Succede anche al tuo cane di diventare inappetente con l’arrivo del caldo?
Devi sapere che è in buona compagnia.
Vediamo qualche piccolo accorgimento e qualche trucchetto per aiutare il tuo cane con l’arrivo del caldo.
Quando il cane è inappetente per il caldo
Succede molto spesso che con l’arrivo del primo caldo ad alcuni cani scompaia l’appetito.
Come proprietari ci allarmiamo subito quando questo succede, ma in realtà è un comportamento abbastanza normale che, se non associato ad altri sintomi, non deve preoccupare.
Ricorda che con l’arrivo del caldo in genere i cani si muovono meno e quindi si riduce anche la loro necessità di calorie giornaliere. Per essere più tranquillo, puoi tenere pesato il tuo cane settimanalmente: la maggior parte delle volte vedrai che non perde peso nonostante mangi meno.
Come stimolare l’appetito di un cane in estate
Ci sono dei piccoli accorgimenti che puoi mettere in atto per aiutare il tuo cane inappetente:
- Sfruttare le ore più fresche della giornata per proporre il cibo: colazione e cena sono in genere i pasti più graditi
- Scegliere dei cibi più freschi e appetitosi: anche noi umani in estate cambiamo le abitudini alimentari e cerchiamo cibi più freschi e ricchi d’acqua. Anche per il tuo cane vale la stessa cosa. Se sta mangiando crocchette potresti provare a cambiare con del cibo umido, se sta seguendo una dieta casalinga potresti provare ad aumentare la parte proteica riducendo carboidrati e grassi. Sicuramente il tuo veterinario nutrizionista ti saprà aiutare.
- Servire il cibo a temperatura ambiente: se fai una dieta casalinga, lascia raffreddare la porzione
- Aggiungere delle merende fresche e golose durante la giornata
Acqua sempre a disposizione
Fondamentale che non manchi mai l’acqua quando fa caldo.
E’ indispensabile per aiutare il tuo cane ad abbassare la temperatura corporea e rimanere idratato.
Può essere utile posizionare più ciotole in punti strategici e controllare che l’acqua sia sempre fresca e pulita.
Per rendere più golosa l’acqua puoi aggiungere un cubetto di brodo congelato, che rinfresca e insaporisce.
Quando preoccuparti se il cane è inappetente d’estate
L’inappetenza prolungata o seguita da alcuni sintomi, richiede la visita dal veterinario. In particolare se noti:
- Masticazioni a vuoto durante la giornata o la notte
- Rigurgiti giallastri al mattino
- Ricerca spasmodica d’erba
- Perdita di peso
In questi casi è opportuno contattare il veterinario per una visita e impostare una strategia adeguata.
Merende rinfrescanti
Nelle stagioni calde, puoi utilizzare qualche merenda idratante e rinfrescante. Ecco qualche esempio.
- Ghiaccioli per cani fatti in casa: prepara un brodo di carne o di ossa e versalo negli stampi per i ghiaccioli o nei cubetti per il ghiaccio e congela. Sono un’ottima idea per rinfrescare il tuo cane nelle giornate più torride
- Yogurt gelato: scegli uno yogurt naturale, senza zucchero o dolcificanti, riempi i cubetti del ghiaccio e riponi in freezer. Puoi servirlo come spuntino, una volta ogni tanto, senza esagerare.
- Polpette di carne fredde: una soluzione per combattere l’inappetenza è quella di fare delle polpette di carne, cotte in padella o al forno, da offrire fredde durante la giornata. Anche i più inappetenti non resisteranno.
- Cubetti di frutta rinfrescanti: taglia la frutta come anguria, melone o pesche a cubetti e mettili in freezer e poi offrili freschi al tuo cane. Attenzione a non darne troppa: la frutta estiva è molto zuccherina, quindi mai esagerare!
Se anche il tuo cane soffre il caldo e smette di mangiare, contattaci per una consulenza: troveremo insieme il modo per aiutarlo!
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Un approccio globale alla cistite idiopatica felina
I problemi legati alle basse vie urinarie nel gatto sono estremamente frequenti.
Potresti accorgerti che il tuo gatto ha difficoltà ad urinare, vedi del sangue nelle urine oppure semplicemente urina in posti non appropriati.
La cistite idiopatica felina è la patologia di più frequente riscontro: è multifattoriale, ad eziologia ancora non chiara e che prevede un approccio globale per la sua risoluzione.
Anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nella sua gestione.
Quali sono i sintomi della cistite idiopatica felina?
La cistite idiopatica può presentarsi come un unico episodio singolo ma, più frequentemente, con episodi ricorrenti dolorosi.
Nei momenti acuti il gatto potrebbe avere dolore mentre urina, potrebbe urinare poco e spesso, in posti diversi dalla sua lettiera, può avere sangue nelle urine oppure potrebbe leccarsi molto in zona genitale.
Quando la patologia si aggrava, insieme a questi sintomi si manifestano problematiche sistemiche, come abbattimento, dolore, vocalizzazioni e blocco completo della minzione, cosa che prevede un intervento tempestivo del medico veterinario.
Eziologia. Quali sono le cause?
Non è ancora ben chiara l’eziologia, ma ci sono dei fattori di rischio che predispongono allo sviluppo della malattia. Lo stile di vita e l’alimentazione sembrano essere i due punti critici nello sviluppo di cistite idiopatica.
Lo stress infatti è determinante, come anche il sovrappeso e un’alimentazione unicamente a base di cibo secco.
Diagnosi di cistite idiopatica felina
Non essendoci un unico motivo scatenante, la diagnosi si fa escludendo tutte le altre patologie con sintomatologia simile (come urolitiasi, anomalie anatomiche, disturbi comportamentali e neoplasie) tramite anche l’utilizzo di esami collaterali, come radiografie e ecografie.
Un’anamnesi attenta è necessaria, per valutare se il gatto può aver subito stress eccessivi o vive in un ambiente non adatto.
Cosa fare?
Il primo step è sicuramente quello di gestire il dolore acuto, con i farmaci e le terapie più idonee.
Poi gli sforzi devono essere focalizzati sulla gestione dei punti critici per evitare le ricadute.
- Alimentazione: una dieta fresca, ricca e bilanciata è vitale per la gestione delle problematiche urinarie in genere. Migliorare l’apporto di acqua permette una diluzione delle urine efficace anche in corso di cistite idiopatica e una dieta fresca ci facilita quest’impresa. Favorire poi l’assunzione di acqua tramite fontanelle o dei brodi leggeri può migliorare ulteriormente la situazione. Anche programmare più pasti nella giornata ci aiuta nel mantenimento di un pH urinario stabile, riducendo i rialzi che seguono normalmente un pasto.
- Nutraceutica: ci sono molecole che possono fare la differenza nella gestione di questa patologia, in particolar modo acidi grassi omega 3 (EPA e DHA), β-carotene e vitamina E, che con le loro azioni antinfiammatorie e antiossidanti diminuiscono il grado di infiammazione vescicale
- Fitoterapia: ci sono alcuni estratti molto efficaci in corso di cistite idiopatica, come quello di mirtillo rosso o di rosa canina.
- Terapia comportamentale: non possiamo pensare ad una risoluzione di questa patologia se il gatto continua a vivere situazioni per lui stressanti. L’arricchimento ambientale può fare la differenza, rendendo la nostra casa a misura di felino.
Ricordiamoci che è un cacciatore notturno e solitario, con necessità di ripari e nascondigli. Avrà quindi bisogno di posti dove nascondersi (e le scatole di cartone vanno benissimo a questo scopo, possibilmente anche in alto) e stimoli al gioco di cattura (topolini, palline e altri giochi che devono essere cambiati di frequente).
È fondamentale, qualora ci fossero più gatti conviventi, evitare lo stress riguardo le risorse primarie, ovvero cibo, lettiera e ricoveri. In questi casi è necessario avere più ciotole e più lettiere, per evitare che i gatti più sensibili soffrano per la competizione.
Se il tuo gatto soffre di cistiti ricorrenti, come avrai capito è importantissimo un approccio globale: il medico veterinario nutrizionista insieme al comportamentalista possono aiutarti a risolvere in maniera definitiva questo fastidiosissimo problema.
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
L’iperparatiroidismo nutrizionale di Luna
In questo articolo vi racconto la storia di Luna e del suo iperparatiroidismo nutrizionale, una patologia legata ad un’alimentazione casalinga squilibrata.
Non ripeteremo mai abbastanza l’importanza delle giuste integrazioni della dieta e la pericolosità del fai da te
L’iperparatiroidismo nutrizionale
L’iperparatiroidismo secondario nutrizionale può insorgere in seguito alla somministrazione di una dieta sbilanciata in particolar modo di calcio e fosforo.
In genere colpisce i cuccioli in fase di crescita, dove c’è una richiesta maggiore di calcio.
Nei gatti la forma più comune è causata da diete composte solo da carne, come nel caso di Luna.
I sintomi di Luna
La sintomatologia dell’iperparatiroidismo è legata alla carenza di calcio, che porta ad alterazioni ossee anche molto gravi, come deformazioni e fratture.
Luna aveva iniziato a mostrare difficoltà a muoversi e dolore. Il veterinario che l’ha visitata ha riscontrato dopo esame radiografico una frattura a livello delle vertebre lombari che ovviamente causava dolore e limitazioni al movimento.
Dopo aver raccolto tutte le informazioni e controllato gli esami del sangue, diagnostica l’iperparatiroidismo nutrizionale e consiglia di passare ad un’alimentazione adatta all’età e l’assoluto riposo.
La consulenza nutrizionale
Luna è una gattina che vive in Sardegna, che ho potuto seguire grazie alla telemedicina.
Nella nostra prima consulenza Luna aveva 5 mesi e mezzo e pesava 1,9 chili.
Mangiava solo carne bollita con olio di cocco, senza nessuna integrazione mineralvitaminica.
Se vogliamo trovare un lato positivo in questa anamnesi alimentare, Luna mangia ogni tipo di carne senza nessun problema, cosa che nel paziente medio felino non è cosa così facile da trovare!
Il nostro obiettivo con la dieta era farla aumentare di peso e coprire i suoi fabbisogni di tutti i macro e micronutrienti. Ho preparato quindi per lei dei menù completi e bilanciati che sono stati da subito apprezzati.
Controlli
Ci siamo sentite poi con la proprietaria via mail, aspettando le radiografie di controllo.
Luna è migliorata in fretta. Pian piano ha ripreso a muoversi e anche a saltare. Dopo due mesi di dieta le radiografie mostrano un evidente miglioramento della lesione vertebrale.
Luna ha recuperato peso e prosegue con la sua nuova alimentazione.
Sorpresa
Questa storia finisce particolarmente bene perchè Luna è rimasta incinta.
Non era propriamente una gravidanza cercata, avevamo deciso con la proprietaria di aspettare a sterilizzarla vista la sua situazione, ma l’amore come sappiamo non aspetta.
Luna ha partorito quattro splendidi gattini, che ovviamente sono stati svezzati con una dieta completa e bilanciata.
Morale
Questo caso è davvero la miglior spiegazione dell’estrema importanza del bilanciamento della dieta.
Spesso non si pensa alle integrazioni e al lavoro del nutrizionista veterinario, ma in certi momenti della vita così critici, come ad esempio lo svezzamento e l’accrescimento, una dieta casalinga fai da te può creare davvero dei danni anche gravi.
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Alimentazione del cane sportivo. Cosa dobbiamo sapere?
Provvedere ad una corretta alimentazione di un cane sportivo può essere una sfida. In questo articolo approfondiamo i nutrienti principali da considerare (fra cui l’acqua!), le integrazioni funzionali più utili e gli aspetti di controllo del peso.
Nutrire un campione non è uno scherzo!
L’alimentazione del cane sportivo non si limita ad offrire i nutrienti necessari per quell’animale, ma vuole migliorare le sue performance. E anche “l’agilista” della domenica può trarre benefici da una corretta dieta.
Alimentazione del cane sportivo. Iniziamo con l’acqua!
I cani sportivi hanno dei fabbisogni nutrizionali superiori, prima tra tutti quello di acqua.
Non solo per le attività più lunghe: anche 15 minuti di gioco di recupero della palla possono portare a perdita di liquidi e una disidratazione rilevabile.
In più i cani atleti sono selezionati per la loro alta motivazione e la capacità di impegnarsi, che li porta a ignorare i segnali fisiologici che guidano la sete.
Anche una disidratazione da lieve a moderata compromette la cognizione, diminuisce la vigilanza e aumenta l’affaticamento. Insomma: bere è fondamentale sempre, ma per lo sportivo ancora di più!
I cani non sudano
Forse non tutti sanno che i cani non sudano, purtroppo per loro. L’unico modo per diminuire la temperatura corporea è quello di affidarsi alla respirazione, ansimando.
Questo meccanismo, in caso di sforzi significativi o temperature elevate, aumenta però il rischio di disidratazione e colpo di calore. Deve essere quindi il partner umano a mettere in atto tutte le strategie possibili per migliorare l’idratazione (ad esempio facendo delle pause per bere).
Il cibo
L’alimentazione del cane sportivo va ben oltre il puro calcolo del fabbisogno calorico.
In base all’attività dell’animale infatti la dieta avrà una percentuale diversa di proteine, grassi e carboidrati per sostenere l’atleta e migliorarne le prestazioni.
Per i cani che fanno attività di resistenza, ad esempio, è richiesto un maggiore contenuto di grassi nella dieta.
Gli atleti che fanno invece attività brevissime e intense una quota di carboidrati è sempre bene inserirla.
Alimentazione del cane sportivo. Le integrazioni funzionali
Oltre ai nutrienti di base, gli alimenti funzionali (quelli che forniscono benefici oltre il valore nutritivo) e gli integratori alimentari possono avere un ruolo nel sostenere la salute e il benessere del cane sportivo.
Gli integratori alimentari rappresentano un settore in rapida crescita e argomento di grande interesse, con limitati studi clinici. La maggior parte degli integratori sono progettati per ridurre l’infiammazione e migliorare la salute delle articolazioni, problema principe dei cani sportivi.
Attualmente, gli integratori con la maggiore evidenza scientifica di efficacia sono gli acidi grassi omega-3 che hanno azione antinfiammatoria (per saperne di più puoi leggere qui).
Il controllo del peso
L’obesità è un problema frequente nei cani da compagnia ed è sorprendentemente comune nei cani da lavoro.
Il problema del trasporto di peso in eccesso è multiplo: per prima cosa la massa aggiunta aumenta lo sforzo e l’energia necessaria per l’attività; secondo il grasso è un isolante che può ridurre la perdita di calore superficiale e aumentare il rischio di colpi di calore. Terzo, il tessuto adiposo è metabolicamente attivo ed è responsabile del rilascio di citochine che contribuiscono alla progressione dell’artrosi e di altre condizioni infiammatorie.
Quindi, occhio alla bilancia e soprattutto.. divertitevi quando fate sport insieme al vostro cane!
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Antiossidanti naturali per cani e gatti
Gli antiossidanti naturali sono presenti negli alimenti e nelle piante medicinali.
Tra tutti, polifenoli e carotenoidi, sembrano essere quelli con una gamma di effetti biologici maggiori: hanno infatti funzione antinfiammatoria, antitumorale e antietà.
Vediamo come si combatte lo stress ossidativo naturalmente.
Antiossidanti naturali e radicali liberi
All’interno delle cellule, come prodotti di scarto, si formano normalmente i radicali liberi. Sono molecole reattive e instabili che sottraggono elettroni alle molecole vicine per tornare al loro stato di equilibrio.
Ovviamente la molecola che si ritrova senza elettrone diventa a sua volta instabile, innescando così una reazione a catena.
Il sistema antiossidante dell’organismo tendenzialmente riesce a mantenere sotto controllo questa situazione, ma ci sono dei momenti nei quali lo stress ossidativo aumenta e c’è la necessità di aumentare di conseguenza la barriera antiossidante.
Come aumenta lo stress ossidativo?
Radicali liberi in quantità eccessiva si formano in seguito a influenze nocive esterne. Come inquinamento ambientale o sostanze farmacologiche, in caso di patologie o anche in caso di eccessiva attività fisica o stress.
Se viene perso il controllo e lo stress ossidativo permane, si può andare incontro ad invecchiamento precoce e sviluppo di malattie croniche.
Quali sono gli antiossidanti naturali?
Gli antiossidanti esogeni naturali derivano da piante alimentari e medicinali, come frutta, verdura, cereali, funghi, fiori, spezie ed erbe officinali tradizionali
Gli antiossidanti da prodotti vegetali sono principalmente polifenoli , carotenoidi e vitamine (vitamina E e C).
I polifenoli
I polifenoli comprendono un vasto gruppo di sostanze. Quelli più diffusi sono flavonoidi, stilbeni, lignani e acidi fenolici.
Gli acidi fenolici sono presenti nella frutta come mirtilli, kiwi, prugne, ciliegie e mele.
I flavonoidi (che comprendono varie molecole, le più famose sono quercetina, esperidina e catechine) sono presenti nella maggior parte di frutta e verdura, in quantità diverse a seconda dell’alimento.
I lignani, sostanze antiossidanti capaci di migliorare il profilo lipidico, ne è ricco il seme di lino.
Tra gli stilbeni ricordiamo invece il resveratrolo, molecola antitumorale contenuta nel mirtillo rosso.
I carotenoidi
I carotenoidi sono pigmenti naturali, tra cui β-carotene, licopene, luteina e zeaxantina.
Tutte le piante commestibili colorate, in particolare le foglie verde scuro e giallo-arancio, sono buone fonti di carotenoidi. A causa della liposolubilità dei carotenoidi, l’assorbimento dipende principalmente dalla loro preparazione con oli o grassi.
Tra i carotenoidi, il β-carotene si trova comunemente nelle piante commestibili come mango, zucca, carota, noci e palma da olio.
Vitamina C e vitamina E
Tra i composti naturali con la maggior azione antiossidante, bisogna ricordare la vitamina C e la vitamina E.
La vitamina E, liposolubile, la troviamo negli oli vegetali (soia, mais, girasole) e nei frutti oleosi. La vitamina C invece è contenuta nella frutta (come arance, fragole, kiwi) e verdura (come broccoli e spinaci).
La natura ci è sempre di aiuto: una dieta varia e fresca permette di apportate sostanze fondamentali per il benessere dei nostri cani e gatti.
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Gatti obesi. Come evitarlo?
Obesità e sovrappeso sono problemi seri e frequenti per i nostri gatti.
In questo articolo parliamo della diffusione di questa patologia, dell’infiammazione che la accompagna, delle cause e soprattutto delle soluzioni all’obesità nel gatto.
Il sovrappeso e l’obesità rientrano, purtroppo, tra le più diffuse patologie del gatto domestico.
L’alimentazione dei nostri felini dipende esclusivamente da noi (salvo per qualche attività di caccia per i fortunati che vivono in campagna o hanno accesso ad un giardino) perciò siamo direttamente responsabili del loro peso corporeo.
Come possiamo evitare che insorgano problematiche legate al peso?
Obesità: la patologia più frequente per il gatto
I gatti afflitti da problemi di peso sono tra il 30% e il 50% della popolazione felina domestica.
Secondo alcuni studi, il sovrappeso e l’obesità del gatto sono al secondo posto nella classifica delle patologie più frequenti (al primo troviamo le problematiche dentali).
L’essere “cicciottelli” infatti non è un puro problema estetico ma predispone allo sviluppo di numerose patologie come anomalie metaboliche, problemi ortopedici, malattie cardio-respiratorie e disturbi urogenitali.
L’obesità è caratterizzata da uno stato di infiammazione cronica di basso grado, molto pericolosa.
Il tessuto adiposo, di fronte ad un eccesso cronico di nutrienti, va incontro a modificazioni di tipo adattivo. Le sue cellule (gli adipociti) si modificano anatomicamente e funzionalmente.
Il tessuto adiposo dei soggetti obesi è poi caratterizzato da un infiltrato di cellule infiammatorie (macrofagi attivati e linfociti T).
Tutto ciò fa sviluppare uno stato di infiammazione di basso grado, peggiora la sensibilità insulinica e contribuisce allo sviluppo di complicanze metaboliche.
Quando un gatto può essere considerato obeso?
Partendo dal presupposto che con gli occhi del cuore tutti i nostri mici sono belli e in forma, è importante che ci sia uno sguardo esterno che possa valutarne la conformazione.
Esiste un sistema per valutare la condizione corporea, il BCS (Body Condition Score) che ci aiuta in questa operazione.
Gatti obesi e fattori di rischio
Ma quali sono i fattori di rischio che rendono più facile lo sviluppo di sovrappeso e dell’obesità?
La castrazione gioca un ruolo determinante sul controllo del peso, poiché ci sono delle alterazioni ormonali che influenzano il metabolismo dei nostri gatti (quindi sì, se sterilizzati devono mangiare meno!).
Altro fattore importantissimo è la scarsa attività fisica. Spesso i gatti di casa non hanno modo di muoversi, soprattutto se l’ambiente non è stimolante. Nel tempo si impigriscono, riducendo sempre più il dispendio energetico.
Cibo: causa e soluzione per gatti obesi
Il cibo e la sua modalità di somministrazione sono oggetto di numerosi studi.
L’alimentazione “a volontà” non sembra avere un ruolo definito, per alcuni studiosi pare favorisca l’insorgenza di sovrappeso, per altri meno.
Ovviamente questo dipende molto dal soggetto che abbiamo davanti, se capace o meno di regolarsi.
Ma, ben più importante, è il rapporto che il gatto ha con il cibo e il proprietario, un rapporto bidirezionale e complesso.
Conosciamo tutti l’appagamento che ci dà nutrire il nostro micio di casa, magari con un cibo fresco preparato da noi seguendo la dieta del nostro veterinario nutrizionista.
Il problema insorge quando vogliamo provare questa sensazione più spesso del dovuto!
Magari ci sentiamo in colpa perché siamo stati via tutto il giorno e sentiamo di averlo trascurato e gli allunghiamo due premietti in più, magari stiamo mangiando e vogliamo condividere.
Questi sono due esempi classici del cibo in eccesso che somministriamo al nostro gatto.
Ma funziona anche al contrario: a volte i gatti annoiati richiedono più cibo come diversivo, come anche quelli stressati. Sta a noi attenerci alla giusta quantità!
Come risolvere l’obesità del gatto
Il sovrappeso e l’obesità possono essere prevenuti con una razione quotidiana di cibo adatta al consumo calorico del gatto e con un ambiente adeguatamente arricchito, che fornisca possibilità di esercizio fisico, di stimolazione mentale e che li renda sicuri nel loro ambiente.
Non devono essere per forza fatti acquisti costosi o modifiche all’architettura di casa. I gatti amano le scatole di cartone, dove possono nascondersi, dormire o preparare agguati.
I tiragraffi, soprattutto quelli più economici sempre di cartone, sono un modo per farli muovere.
Possiamo aggiungere piante stimolanti in casa (e facilissime da coltivare) come la nepeta cataria, così da offrigli un diversivo vegetale.
Per risvegliare la loro furbizia possiamo utilizzare delle ciotole puzzle, dove il cibo viene erogato solamente se il gatto effettua un certo movimento…
Riassumendo quindi, cibo sano in giuste quantità e movimento sono la soluzione ai problemi di peso!
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Il gatto “moderno”, un carnivoro stretto
Si dice che il gatto sia un carnivoro stretto. Ma come si è evoluto il suo apparato digerente nel corso dei millenni? Proviamo a conoscerlo più da vicino.
Il gatto e l’inizio della relazione con l’uomo.
L’addomesticamento del gatto selvatico (Felis silvestis) è avvenuto circa 6000 anni.
Un tempo relativamente recente se pensiamo che l’uomo ha fatto amicizia con il cane più di 10.000 anni fa!
L’uomo decise di avvicinare il gatto per sfruttare le sue capacità di caccia così da tenere puliti i granai dai topi. Ovviamente i nostri avi non pensavano minimamente ad alimentarlo: a pancia piena avrebbe cacciato ben poco.
Il gatto moderno è molto simile al suo antenato, come morfologia e come comportamento: è rimasto un cacciatore notturno solitario di piccole prede (uccelli, rettili e roditori).
Per questo motivo il suo apparato digerente non ha subito modifiche poiché l’alimentazione è rimasta invariata nei millenni lasciandolo così un vero e proprio carnivoro.
Un breve viaggio nell’apparato digerente del gatto
Nel gatto, che ha uno sviluppo incredibile dell’olfatto, più ancora del gusto, la scelta dell’alimento è fatta prevalentemente con il naso.
I sapori che percepisce infatti sono limitati: apprezza il cosiddetto umami, che corrisponde al sapore del glutammato monosodico (dato dai tessuti animali), il salato e un po’ di acido.
Non percepisce invece il dolce ed ha avversione per l’amaro.
Ma non solo! Oltre all’olfatto, nella scelta del cibo il gatto utilizza il tatto: la forma, la consistenza e la temperatura della pietanza sono fondamentali (motivo per il quale l’industria del pet food ha lanciato cibi per gatti di ogni forma, colore e consistenza).
Dopo la masticazione
Dopo aver masticato brevemente, il cibo passa in faringe ed esofago per arrivare allo stomaco.
Lo stomaco del gatto è funzionale alla sua attività di cacciatore: è capace di accogliere piccole prede che vengono ingerite pochi minuti dopo la caccia, ancora calde e può fare tra i 10 e i 17 pasti al giorno!
Nello stomaco inizia una digestione prevalentemente enzimatica. Enzimi come pepsina e lipasi insieme ad un succo gastrico molto acido trasformano il bolo ingerito in chimo, un liquido brodoso e acido che prosegue nell’intestino tenue.
Il pH così acido è utilissimo anche ad abbattere la carica batterica dell’alimento (discretamente elevata calcolando che può mangiare anche le interiora di quello che caccia).
La digestione e l’assimilazione
Siamo arrivati nell’intestino. Qui il chimo (cioè il cibo per come arriva in questa fase) si mescola con i succhi pancreatici, la bile prodotta dal fegato e i succhi delle ghiandole presenti nell’intestino stesso.
Il chimo così si trasforma in chilo e prosegue il suo viaggio.
All’interno del chilo i nutrienti vengono ridotti in parti via via sempre più piccole per poi essere assimilate.
L’intestino del gatto è relativamente corto e il transito molto rapido, perciò il tempo per l’assorbimento è ridotto. L’assorbimento avviene soprattutto nella prima parte dell’intestino tenue (digiuno e ileo).
La fine del viaggio
Il chilo privo dei maggiori nutrienti prosegue verso l’intestino crasso dove viene riassorbita l’acqua e i sali minerali. Quello che rimane sono ovviamente le feci.
Come possiamo aiutare dal punto di vista nutrizionale i nostri “gatti da divano” a ricordarsi del gatto selvatico che è dentro di loro?
Abbiamo visto che i gatti sono dei cacciatori notturni solitari che consumano spesso piccole prede appena uccise.
Non possiamo certo attrezzare casa con topolini vivi, ma possiamo offrirgli piccoli pasti durante la giornata, anche con delle ciotole che distribuiscono il cibo facendo giocare il gatto.
Altro importantissimo fattore da prendere in considerazione quando vogliamo avvicinare l’alimentazione del gatto di casa a quello selvatico è la variabilità della dieta: studi hanno dimostrato come i selvatici siano in grado di scegliere le varie prede per avere un’alimentazione bilanciata.
Perché allora il nostro felino dovrebbe mangiare lo stesso alimento tutta la vita?
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Cipolla, aglio, porro ed erba cipollina: cibi tossici per cane e gatto
Alcuni alimenti che quotidianamente utilizziamo nelle nostre case possono essere tossici per cane e gatto. Cipolla, aglio, porro ed erba cipollina rientrano in questa categoria: facciamo chiarezza sulla loro pericolosità.
A volte non siamo consapevoli dei rischi che la nostra tavola può riservare per i nostri amici a quattro zampe. Alimenti che noi bipedi ingeriamo quasi quotidianamente possono arrecare seri danni agli animali. La cipolla e l’aglio sono ancora più pericolosi perché non perdono totalmente la loro tossicità dopo la cottura e spesso li ritroviamo mescolati in prodotti già preparati (come i minestroni surgelati, i sughi..) perciò richiedono una speciale attenzione da parte nostra.
Cipolla, aglio, porro e erba cipollina: cibi tossici per cane e gatto
Cipolla (Allium cepa), aglio (Allium sativum), porro (Allium porrum) e erba cipollina (Allium schoenoprasum) appartengono tutti al genere Allium, famiglia Amaryllidaceae.
Sono dei bulbi fortemente aromatici che emettono, quando triturati, il loro caratteristico odore.
Sono di uso comune in cucina, sia freschi che disidratati. I nostri animali possono ingerire bucce o pezzi di cipolla cruda rovistando nella spazzatura o rubando da tavola oppure per colpa nostra, se con disattenzione facciamo assaggiare qualche nostro piatto contenente queste verdure.
Alcune cipolle (in particolare quelle dolci) sono molto gradite dai cani.
Meccanismo d’azione della tossicità da cipolla e aglio
I componenti responsabili della tossicità di questi alimenti sono dei composti solforati.
Una volta che la pianta viene masticata (sia essa cruda, cotta o disidratata) vengono trasformati in sostanze estremamente ossidanti, capaci di danneggiare i globuli rossi causando così una grave anemia emolitica.
Cipolla, aglio, porro e erba cipollina: cibi tossici per cane e gatto. In che dose?
Le manifestazioni cliniche compaiono quando l’animale ingerisce una quantità di cipolla maggiore dello 0,5% del suo peso corporeo (in un gatto di 5 chili ad esempio bastano 25 grammi di cipolla per avere i primi sintomi).
I gatti sono particolarmente suscettibili a questa intossicazione, a causa della particolare struttura della loro emoglobina e della carenza di alcuni enzimi detossificanti. Tra i cani invece Akita, Shiba e Jindo sono le razze più sensibili.
Attenzione! La cottura di aglio e cipolla o la disidratazione non eliminano del tutto il loro effetto tossico. In letteratura sono segnalati casi di avvelenamento dopo l’ingestione di aglio al forno, soufflé di cipolla, cipolle al burro e ravioli cinesi al vapore.
Sintomatologia dell’intossicazione da cipolla nei cani e nei gatti
I sintomi dell’intossicazione da cipolla e aglio dipendono dalla sensibilità dell’individuo e dalla quantità ingerita. I segni clinici più comuni nel cane e nel gatto comprendono vomito e/o diarrea, dolore addominale, perdita dell’appetito e depressione. A causa dell’anemia in via di sviluppo possiamo trovare mucose pallide, debolezza, aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, ittero.
Con le analisi di laboratorio possiamo riscontrare una diminuzione della concentrazione di globuli rossi che possono risultare anche alterati e presenza di emoglobina nelle urine (urine che possono essere di colore rosso scuro/nero).
Trattamento dell’intossicazione da cipolla nel cane e nel gatto
Se avete il sospetto che il vostro animale abbia ingerito una quantità significativa di aglio o cipolla, portatelo dal vostro Medico Veterinario di fiducia. Non ci sono antidoti specifici. Il primo passo sarà quello di rimuovere il tossico: se l’animale ha ingerito grandi quantità di alimento nelle due ore precedenti e non ci sono controindicazioni, si può indurre il vomito. E’ importante monitorare nel tempo l’evoluzione dell’ematocrito per stabilire la necessità di ricorrere o meno alla trasfusione.
Curiosità
Lo sapevate che esiste un rimedio omeopatico che si prepara proprio a partire dalla cipolla? Si chiama Allium cepa , viene prodotto dalla tintura madre della cipolla rossa ed è utilizzato come rimedio sintomatico nel trattamento di problemi alle alte vie respiratorie, associati a starnuti, scolo nasale e lacrimazione eccessiva.
Articolo della Dott.ssa Chiara Dissegna DVM
- Pubblicato il Chiara Dissegna