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I cani possono mangiare le arance?

mercoledì, 15 Febbraio 2023 da Gruppo Nutravet
Cani arance

Pur essendo un frutto invernale, al giorno d’oggi capita di trovarle in tutte le stagioni.
Le arance sono un frutto molto apprezzato che può essere consumato sia crudo che sotto forma di confetture o marmellate varie. Rappresentano un’ottima fonte di vitamina C, è stato dimostrato che stimolano il sistema immunitario e riducono l’infiammazione.

Proprio perché conosciamo bene le proprietà benefiche di questo frutto per la nostra salute è normale volerle condividere con il nostro cane. Se vi state chiedendo se potete dare le arance al vostro cane, la risposta è sì ! Bisogna però fare attenzione alle quantità. In questo articolo parleremo dei rischi e dei benefici di questo frutto, di come poterlo somministrare ed in che dosi.

Benefici delle arance per i cani

Come sappiamo bene, le arance sono degli agrumi, famiglia di frutti a cui appartengono anche limone, mandarino e pompelmo. Come tutti gli agrumi, le arance hanno un elevato potere antiossidante, essendo estremamente ricche di vitamina C.

Le arance contengono anche altre sostanze con proprietà antiossidanti, come ad esempio carotenoidi, antocianine (soprattutto le arance rosse) e flavanoni. Fra questi ultimi, citiamo l’esperidina, una sostanza naturale ultimamente molto studiata in medicina in quanto potentissimo antivirale.

Le arance hanno un elevato potere antiossidante, essendo estremamente ricche di vitamina C.

Rischi della arance per il cane

Ammesso che il nostro cane le mangi, non andiamo incontro a grandi rischi dandogli delle arance.
A differenza di quello che pensano molte persone l’acido citrico presente nelle arance non è in realtà dannoso o tossico per i cani.
Unico vero punto critico, come sempre per la frutta al cane, sono gli zuccheri presenti. Anche se la arance apportano infatti solo 34kcal per ogni 100g, abbiamo ben 8 grammi di zuccheri nella composizione di questo frutto e questo ovviamente, può rappresentare un rischio per il nostro cane.

L’apporto anche di piccole quantità di zuccheri può rappresentare un problema soprattutto in termini di fermentazioni addominali, con conseguente flatulenza e dolore. 

Come dare le arance al cane e in che quantità

Se il vostro cane ama le arance, il consiglio è quello di dare spicchi interi, compresi di polpa, e non il succo d’arancia. In questo modo, assieme agli zuccheri, state fornendo anche fibre (circa 1,6g per ogni 100g), rallentando quindi l’assorbimento degli zuccheri e mitigando il danno relativo all’innalzamento della glicemia.

Ma è il quanto che fa davvero la differenza. Se il vostro cane è di taglia piccola dovreste dare non più di un quarto di spicchio di arancia al giorno, mentre per cani di taglia media potete dare un mezzo spicchio e per cani di taglia grande anche uno intero. Cercate di non eccedere, ricordate sempre che in generale è meglio limitare gli zuccheri.

E il succo d’arancia ?

Tecnicamente sì, ma solo se si tratta di puro succo di arancia 100% ovvero una spremuta preparata da voi e non acquistata al supermercato.
E anche in questo caso le dosi consigliate si quantificano in cucchiaini in base alla taglia del vostro cane, in generale nelle taglie grandi non è consigliabile somministrare più di 1-2 cucchiai.

In conclusione, se gradite dal vostro cane, le arance possono rappresentare uno snack salutare a patto che vengano somministrate con moderazione.

Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM

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  • Pubblicato il Laura Mancinelli
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I cani possono mangiare il formaggio?

mercoledì, 23 Novembre 2022 da Gruppo Nutravet
I cani possono mangiare il formaggio

Noi italiani li amiamo tanto e ne abbiamo mille tipi, ma i cani possono mangiare il formaggio? In questo articolo approfondiamo la questione dei diversi tipi di formaggio, della loro composizione e formulazione, quale formaggio dare e quanto darne al nostro cane.

Una delle domande che chiunque si è posto almeno una volta è se i cani possono mangiare il formaggio.

Dopo aver sottolineato, come sempre, che ogni cane è unico e la persona più adatta a consigliare un determinato regime alimentare è il vostro medico veterinario esperto in nutrizione, vediamo di riassumere i concetti più importanti per capire se sia giusto o sbagliato dare formaggio ai nostri cani.

I cani possono mangiare iI formaggio? Partiamo da classificazione e composizione

Il formaggio è un prodotto derivato dalla coagulazione del latte.
Una sua classificazione viene fatta in base alla consistenza: esistono formaggi a pasta molle, semidura e dura.
La sua composizione chimica invece dipende da quella del latte di partenza, che può essere di pecora, di capra, di mucca e di bufala.

I grassi e le proteine, quindi, sono variabili e così anche le proprietà alimentari: esistono formaggi più o meno grassi, quindi più calorici dal punto di vista nutrizionale.

Prima di analizzare le esigenze dei nostri amici, occorre ricordare cos’è il lattosio: si tratta di uno zucchero presente nel latte e di conseguenza nel formaggio.

Tutti i mammiferi, che si nutrono di latte durante lo svezzamento possiedono fin da piccoli la lattasi, un enzima in grado di permettere la digestione del lattosio. Alcuni riescono a mantenere nel corso della vita questa capacità di digerirlo, altri invece possono perderla e diventare quindi intolleranti al lattosio. 

Questa intolleranza si può sviluppare anche nel nostro cane ed è facile da riconoscere perché provoca disturbi intestinali, quali meteorismo, flatulenza, feci molli, costipazione, nausea e persino vomito, quindi facciamo attenzione!

I cani possono mangiare il formaggio? Il formaggio è un alimento ricco di proprietà nutrizionali, ma anche ricco di grassi. Attenzione alle quantità.

Il formaggio è indispensabile nella dieta del nostro cane?

Da un punto di vista nutrizionale i cani sono definiti carnivori opportunisti, hanno quindi una ottima capacità di digestione di proteine e grassi. Non per questo però possiamo affermare che la loro dieta possa essere costituita unicamente da latticini.
Il formaggio non è sicuramente un alimento che, da solo, può costituire la base dell’alimentazione del cane.
Tuttavia, inserirlo come alimento complementare può costituire un arricchimento nutrizionale e di gusto.

Quale formaggio dare al nostro cane?

Essendo il formaggio un alimento abbastanza ricco di grassi, integrarlo regolarmente nella dieta del nostro cane potrebbe causare un aumento di peso. Bisogna quindi fare attenzione a non esagerare nelle quantità.

Pertanto è meglio scegliere formaggi magri come la ricotta, meglio ancora se “grass-fed” ossia ottenuti da animali allevati al pascolo e nutriti “ad erba”.

Altri formaggi che possiamo offrire al nostro cane sono:

– yogurt (da preferire le varianti bianche al naturale, senza zuccheri aggiunti)

– parmigiano, grana

– fiocchi di latte

– caciotte fresche di latte vaccino, pecorino, caprino o miste (esse rientrano però nei formaggi grassi e andrebbero offerte in minime quantità sporadicamente).

Da evitare tutti i formaggi piccanti o fortemente speziati.
I formaggi erborinati come ad esempio il gorgonzola, oltre ad essere molto grasso, risulta essere poco gradito al cane e può dare luogo ad effetti tossici in alcuni casi!  

Quando ed in che modo è meglio somministrare il formaggio al nostro cane?

Il formaggio può essere utilizzato come appetizzante da aggiungere alla pappa oppure come trucco per favorire l’assunzione di farmaci o integratori.

Un’altra buona idea è quella di trasformare il formaggio in uno snack, oppure in un premio da offrire al nostro cane durante le attività di gioco.

Possiamo quindi concludere che, se i nostri amici a quattro zampe tollerano bene i latticini, il modo migliore per mantenerli in salute è somministrare formaggio con moderazione, utilizzandolo ad esempio come snack all’interno di una dieta completa e bilanciata.

Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM

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I cani possono mangiare la zucca?

mercoledì, 05 Ottobre 2022 da Gruppo Nutravet
I cani possono mangiare la zucca

L’autunno è ormai alle porte e se vi state chiedendo – Posso dare un po’ di zucca al mio cane? – la risposta è assolutamente sì!

La zucca è un ottimo e sano snack da dare al cane, aggiunge un certo valore nutrizionale alla sua dieta, può aiutare ad alleviare ed a migliorare determinati problemi di salute. Ma è bene aggiungerla in modo sicuro e con moderazione.

In questo articolo scopriremo insieme le caratteristiche, le proprietà curative di questo alimento ed in che modo può essere somministrato ai nostri cani.

Che cos’è la zucca?

La zucca è un frutto arancione, ricco di nutrienti, che fa parte della famiglia delle Cucurbitaceae.
Di cui fanno parte anche altri tipi di frutta e verdura come la zucca gialla, il cetriolo, il melone ed altre piante rampicanti con un grande sviluppo orizzontale.
La maggior parte delle zucche esternamente sono gialle o arancioni ed internamente sono cave, con numerosi semini bianchi incastonati in una struttura a ragnatela.

Nonostante da un punto di vista nutrizionale la zucca venga ritenuta un ortaggio, tecnicamente è un frutto in quanto contiene dei semi.

Le zucche sono originarie del Nord d’America e sono uno dei frutti più conosciuti al mondo a causa della loro popolarità durante due festività americane – Il Ringraziamento ed Halloween.

Proprietà nutrizionali e benefici della zucca

Le zucche sono incredibilmente nutrienti, presentano un contenuto calorico alquanto basso ed un elevato contenuto di vitamine, minerali ed antiossidanti. Tra questi:

  • Vitamina A
  • Vitamina C
  • Potassio
  • Luteina
  • Vitamina E
  • Ferro
  • Zinco
  • Acido folico
  • Niacina, acido pantotenico, vitamina B6 e tiamina

I cani possono mangiare la zucca

La zucca ha un sapore particolarmente gradito alla maggior parte dei cani e può costituire un ottimo e nutriente snack ipocalorico.
Il suo contenuto del 90% di acqua può essere utile nel favorire l’idratazione in quei soggetti che necessitano di incrementare l’assunzione di liquidi o per prevenire lo sviluppo di eventuali segni di disidratazione.

Nonostante siano stati condotti diversi studi inerenti agli effetti positivi che la zucca può avere sulla salute dell’uomo, non ci sono molti studi inerenti agli effetti sui cani.
Qualcuno però ce n’è! Come quello che ci dice che integrare la dieta di un cane in sovrappeso con della zucca aiuta il soggetto in questione a perdere peso più velocemente. La zucca infatti, secondo i ricercatori, favorisce e migliora la digestione (Mitsuhashi et al. 2008).

La zucca ha un sapore particolarmente gradito alla maggior parte dei cani e può costituire un ottimo e nutriente snack ipocalorico.

Zucca e problemi gastroenterici

La zucca contiene fibre solubili che, assorbendo acqua in eccesso nel tratto digestivo, possono ridurre e alleviare la diarrea.  

Può sembrare un controsenso ma in realtà l’elevato contenuto di fibre può agire anche come lassativo, il che può essere di enorme aiuto per i cani più anziani e che soffrono di stitichezza.
Un aumento dei livelli di fibre favorisce la formazione di feci più dure che a loro volta impongono alle pareti del colon una certa contrazione muscolare che favorisce lo spostamento delle sostanze di scarto dall’apparato digerente all’apparato escretore.

Le fibre presenti nella zucca possono fungere anche da prebiotici, e pertanto stimolano e favoriscono la crescita di batteri buoni a livello intestinale. Sono molto utili anche per eliminare i batteri cattivi in quanto abbassano i livelli di pH nell’intestino e forniscono ai batteri buoni tutti i nutrienti di cui hanno bisogno.

Come somministrare la zucca al cane?

Come tutti gli ortaggi consentiti nella dieta del nostro cane, anche per la zucca è consigliabile una somministrazione dopo la cottura e dopo essere stata frullata, in quanto cruda potrebbe risultare difficile da digerire.

Non tutte le parti della zucca sono commestibili, per cui è bene somministrarla privata della buccia e della polpa interna.

Ora sappiamo che i cani possono mangiare la zucca. Ma ci sono effetti collaterali?

Dare della zucca al proprio cane come parte integrante di un piano nutrizionale o come snack non comporta alcun effetto collaterale, l’importante è farlo con moderazione.

Dobbiamo sempre tenere a mente tuttavia, e questo vale per qualsiasi nuovo alimento che introduciamo nella dieta del nostro amico a quattro zampe, che la zucca potrebbe causare dei disturbi gastrointestinali se non viene aggiunta in modo graduale alla dieta.

Troppe fibre assunte tutte in una volta potrebbero dare qualche disturbo. Pertanto questo nuovo alimento va introdotto gradualmente nella dieta, procedendo poco per volta e con piccole quantità così che si possa abituare al meglio.

È di fondamentale importanza dare al proprio cane solo della zucca fresca o cotta. Vanno evitati invece preparati a base di zucca contenenti spezie, aromi ed altri conservanti aggiunti.

Inoltre NON vanno mai date al cane le foglie o il picciolo delle zucche. Sono ricoperti da una peluria molto sottile ma tagliente che se ingerita potrebbe irritare la bocca, la gola ed il tratto digerente del cane.

Evitiamo inoltre di dare al cane le zucche che abbiamo intagliato per Halloween, soprattutto se sono passate settimane dai festeggiamenti!

In conclusione, i cani possono mangiare la zucca? La possono consumare con una certa regolarità?
La risposta è sì, con tutte le considerazioni che abbiamo fatto fino ad ora.

I cani possono mangiare la zucca senza troppi problemi. L’importante è che si tratti di zucca fresca, cotta , frullata e che questo alimento venga introdotto in modo graduale nella loro dieta.

Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM

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  • Pubblicato il Laura Mancinelli
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Ribes nigrum un antinfiammatorio naturale per i nostri amici animali

mercoledì, 22 Giugno 2022 da Gruppo Nutravet

Il Ribes nigrum è tradizionalmente conosciuto per le sue proprietà antinfiammatorie, antistaminiche e antiossidanti naturali.

Conosciamo insieme questa pianta e scopriamo perché può essere benefica per i nostri amici a 4 zampe!

Conosciamo meglio il Ribes nigrum

Il ribes nero (Ribes nigrum) appartiene alla famiglia delle Glassularaceae. È originario delle zone montuose dell’Eurasia. Questo arbusto si coltiva dal XVII secolo ed è spontaneo nel nord e nel centro dell’Europa e in Asia settentrionale. Nell’antichità veniva impiegato per guarire pestilenze, febbri e scacciare le malinconie. 

La pianta fiorisce da aprile e maggio e produce bacche che maturano a luglio ed agosto.

Parti utilizzate e principio attivo

Di questa pianta, in fitoterapia, vengono utilizzati principalmente i germogli, i semi e le foglie.

I germogli (o gemme) possiedono proantocianidine, flavonoidi, acidi fenolici, vitamina C, aminoacidi ed olii essenziali.

Le bacche contengono antocianine (flavonoidi che conferiscono la tipica colorazione rosso-bluastra), flavonoidi, vitamina C, carotenoidi, fenoli, polisaccaridi, fibre e minerali.

l ribes nigrum viene utilizzato soprattutto nella gemmoterapia. I prodotti si ottengono da tessuti vegetali embrionali freschi come gemme, germogli, giovani radici.

Il gemmoderivato di ribes nero (ovvero il preparato che deriva dalle piccole gemme che precedono il frutto) viene considerato un “cortison-like” poichè svolge un’azione simile a quella del cortisolo (di cui facilita il rilascio), rivelandosi un potente antinfiammatorio e antiallergico

Proprietà medicamentose del Ribes nigrum e indicazioni d’uso

Il gemmoderivato di ribes nero viene considerato un “cortison-like” poichè svolge un’azione simile a quella del cortisolo (di cui facilita il rilascio). È un potente antinfiammatorio e antiallergico. Stimolando la corteccia surrenale, questo gemmoderivato rappresenta il rimedio di base per qualunque forma infiammatoria, traumatica o allergica.

I germogli di ribes nero possiedono potenti antiossidanti, inoltre le proantocianidine riducono la secrezione di mediatori proinfiammatori IL-4 e IL-3, fattori coinvolti anche nell’asma.

I ricercatori sostengono che la supplementazione con antocianine possa giocare un ruolo importante per la prevenzione ed il trattamento delle patologie infiammatorie croniche.

L’effetto principale della gemma del Ribes nigrum è sulla corteccia surrenale. Stimola infatti la secrezione di cortisolo, senza effetti secondari (iatrogeni) come ad esempio la soppressione del sistema immunitario.
L’azione avviene principalmente durante la prima fase infiammatoria anche se la sua efficacia si prolunga nelle fasi successive.
L’estratto delle gemme di ribes nero, inoltre, è efficace anche per stimolare le difese immunitarie e prevenire le malattie influenzali.

Altre proprietà del ribes sono quelle attribuite all’azione antivirale, come l’Herpes virus, grazie all’inibizione del legame del virus alla membrana cellulare e alla soppressione della sintesi proteica.

Da sottolineare inoltre la proprietà antisettica delle gemme dell’olio essenziale di Ribes nigrum con un ampio spettro d’azione, specialmente verso Escherichia Coli, Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus Aureus.

L’estratto delle foglie, invece, ha un utilizzo erboristico e fitoterapico specifico per la preparazione di infusi,tinture madre, decotti e tisane.

Utilizzo in medicina veterinaria

Il ribes nero nel cane e nel gatto rappresenta sia un antinfiammatorio sia un antistaminico naturale e può essere utilizzato sottoforma di macerato glicerico, tintura madre, estratto idroenzimatico o gemmoderivato. 

Il macerato glicerico è ricavato dalla macerazione delle gemme e viene poi diluito in proporzione 1 a 10 in una soluzione idrogliceralcolica. Costituita da una miscela di acqua, alcol e glicerina. 

Il gemmoderivato è uno dei più potenti antistaminici naturali, blocca l’azione dell’istamina, pertanto si impiega maggiormente nelle allergie e nelle dermatiti. Agisce sia a livello cutaneo sia a quello delle vie respiratorie. E’ quindi indicato in caso di riniti allergiche e croniche di asma, bronchiti, dermatiti, congiuntivite, artrosi, artrite.

Insieme ad altre terapie naturali può essere utilizzato con esiti favorevoli per curare il granuloma eosinofilico del gatto.

L’olio di semi di ribes nero ottenuto invece dai semi della pianta presenta un rapporto omega3/omega6 di 1:4.
È particolarmente ricco di GLA e acido stearidonico. Si è dimostrato efficace nella terapia sintomatica del prurito in corso di dermatite atopica.  
In uno studio è stata sperimentata l’efficacia dell’olio di semi di ribes nero nella dermatite atopica canina (Noli et Scarampella, 2002). Degli animali trattati con l’olio di ribes, il 70,8% ha mostrato una risposta buona o eccellente (diminuzione dal 51 al 100% dei valori di gravità iniziali).

Può interagire con eventuali farmaci?

E’ consigliabile non assumere il Ribes nigrum in associazione ad anticoagulanti poiché potrebbe rendere il sangue più fluido e rallentare la coagulazione. Proprio per questo motivo è consigliabile sospendere la sua assunzione prima di un intervento chirurgico. 

Quando è sconsigliato l’impiego del Ribes nigrum?

Non è consigliato nei pazienti affetti da Sindrome di Cushing, nei pazienti con pressione alta e problemi cardiaci, negli ipertiroidei o in soggetti ansiosi, stressati e nervosi. L’effetto particolarmente stimolante sul sistema nervoso infatti potrebbe aumentarne i sintomi.
Può causare reazioni allergiche in soggetti predisposti

Alcuni gemmoderivati sono leggermente alcolici per cui possono essere controindicati per cani e gatti particolarmente sensibili all’alcool .

In ogni caso i dosaggi vanno personalizzati e non sono mai uguali per tutti, poiché ogni animale risponde in maniera diversa. Quindi se ne sconsiglia l’uso “fai-da-te”!

Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM

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Razze e nutrizione? Non sono tutte uguali!

giovedì, 05 Maggio 2022 da Gruppo Nutravet
Razze e nutrizione

La vicinanza con l’uomo e la domesticazione del cane ha portato modifiche alla sua capacità di nutrirsi. Infatti ha messo in atto un processo evolutivo ed è diventato uno “scavenger” (mangiatore di resti/scarti), mantenendo comunque forti caratteristiche da carnivoro.

Purtroppo sul piano alimentare non tutte le razze si sono evolute nello stesso modo e spesso non c’è stata una vera e propria evoluzione ma piuttosto una divergenza, anche all’interno della stessa razza.

Esistono numerosi studi che evidenziano la predisposizione di alcune razze allo sviluppo di patologie su base alimentare.

Qualunque soggetto, indipendentemente dalla razza o dall’età, può andare incontro a sindromi carenziali o intossicazioni se la dieta è incompleta o non equilibrata. Tuttavia, esistono alcune patologie su base alimentare per le quali esiste un evidente predisposizione di razza. In questo articolo ne tratteremo le principali. 

Razze e nutrizione. Cosa dobbiamo sapere?

Esistono alcune razze in cui le problematiche di diarrea e feci malformate sono frequenti, legate ad un problema di digeribilità dell’amido. Recentemente uno studio ha dimostrato che nei Siberian Husky, negli Alaskan Malamute, negli Akita Inu, nello Shiba Inu e anche nel Barboncino (strano ma vero!), le amilasi, enzimi pancreatici preposti alla digestione dell’amido, risultino meno efficienti che in altre razze. Proprio per questo possono insorgere problemi gastroenterici quando assumono alimenti contenenti amido.
Lo stesso difetto nella digestione dell’amido sembra esistere in varie altre razze come il cane lupo cecoslovacco. 

Gli Alaskan Malamute e i Siberian Husky possono presentare anche un’altra patologia, su base ereditaria, che ha la sua origine in un problema gastroenterico. Si tratta della dermopatia responsiva allo zinco, la cui patogenesi sembra essere legata ad uno scarso assorbimento dello zinco in sede intestinale.
La letteratura su questa forma di dermatite suggerisce che i segni clinici, che possono includere formazione di croste ed eritema delle aree periorbitali, possono svilupparsi a causa dell’assorbimento intestinale inadeguato dello zinco. Da questa patologia, sempre su base ereditaria, possono essere colpiti anche i Dobermann e i Bull terrier.

E il glutine?

Nel Setter irlandese è stata dimostrata la presenza di una enteropatia glutine-sensibile. Simile alla celiachia dell’uomo, causata da una reazione avversa al glutine (proteina contenuta nel frumento).
Ad oggi non è ancora stata trovata con certezza la patogenesi di questa malattia. E non è ancora chiaro se sia dovuta ad una risposta immunitaria aberrante nei confronti del glutine o ad un effetto tossico diretto del glutine stesso.
Gli animali affetti da questa patologia presentano generalmente diarrea cronica e perdita di peso dovuti a malassorbimento.
L’eliminazione del glutine dalla dieta porta alla scomparsa graduale di questi sintomi e rappresenta contemporaneamente la diagnosi e la terapia di questa patologia.

Più di recente è stato proposto un possibile ruolo del glutine nell’eziologia di altre due malattie che colpiscono altre due razze. In primo luogo, il glutine sembra svolgere un ruolo importante nella cosiddetta “Sindrome dei crampi epilettoidi” osservata nel Border Terrier. La condizione è caratterizzata da segni neurologici, con episodi di discinesia parossistica talvolta associati a disturbi gastro-intestinali.
In secondo luogo, il ruolo del glutine è stato studiato anche nell’ enteropatia proteino-disperdente e nella nefropatia proteino-disperdente dei Soft Coated Wheaten Terrier.

Ogni cane è unico e proprio per questo la dieta deve essere personalizzata. Ogni razza ha delle peculiarità nutrizionali di cui dovremmo sempre tenere conto. Ecco perché è importante parlare di razze e nutrizione.

Ancora su razze e nutrizione

Anche lo Schnauzer nano presenta una predisposizione familiare per lo sviluppo di una patologia su base alimentare a cui possono conseguire dolori addominali e convulsioni e che può, in alcuni casi, predisporre allo sviluppo di una pancreatite, crisi epilettiche o entrambe le cose. Questa patologia sii chiama iperlipidemia idiopatica primaria. È dovuta ad un’alterazione nel metabolismo dei lipidi.

In alcune razze tra cui Pastore Australiano, Schnauzer gigante, Border collie e Beagle, è stato osservato un difetto nell’assorbimento intestinale della vitamina B12 (cianocobalamina) conosciuta come sindrome di Imerslund-Grasbeck. Nei cani colpiti può causare perdita di appetito, scarso accrescimento, letargia e malessere che si intensifica dopo il pasto.

Predisposizione ai calcoli e accumulo di rame

Il Dalmata, come è noto, ha una predisposizione genetica a formare calcoli da urati di ammonio.
Studi hanno evidenziato come in alcuni cani di questa razza, la trasformazione dell’acido urico (derivante dal catabolismo delle purine) in allantoina non avvenga in maniera adeguata a causa di un difetto autosomico recessivo. L’eccessivo accumulo di acido urico si riflette in un’eccessiva eliminazione di questa molecola con le urine e, di conseguenza, con un’aumentata probabilità di sviluppare calcoli da urati. 

Oltre al Dalmata, ci sono altre razze come lo Yorkshire terrier, il Bulldog francese o lo Schnauzer nano che sembrano essere predisposte allo sviluppo di questa patologia.

Tra le altre urolitiasi anche in quelle causate dalla cistina sembra esserci una predisposizione di razza. In particolar modo nel Basset Hound, nel Bulldog inglese, nel Bassotto e nell’Irish terrier. Alcune forme di cistinuria ereditaria con un’elevata concentrazione di cistina nelle urine non sono infrequenti in queste razze.

Infine, ricordiamo l’epatopatia ereditaria da accumulo di rame del Bedlington Terrier, trasmessa da un carattere autosomico recessivo, in cui il rame si accumula nel fegato a causa di un difetto metabolico della sua escrezione biliare. Oltre a questa razza sembrano essercene altre predisposte a epatopatie con accumulo di rame, sempre per cause ereditarie, come il West Highland white terrier, lo Skye Terrier, il Dobermann, il Dalmata e il Labrador retriever. 

Per concludere

In conclusione come abbiamo visto, molte malattie associate ad una predisposizione di razza sono correlate all’alimentazione e la loro gestione ottimale richiede un’attenta valutazione da parte del medico veterinario esperto in nutrizione che apporterà quando necessario delle modifiche alla dieta dei nostri amici a quattro zampe.


Articolo della dott.ssa Laura Mancinelli, DMV

                                                                          

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Boswellia serrata nelle enteropatie del cane

mercoledì, 06 Aprile 2022 da Gruppo Nutravet
Boswellia serrata nelle enteropatie del cane

Che pianta meravigliosa la Boswellia, anche per il cane, quando ha l’intestino infiammato ed una enteropatia cronica.

Quali sono i principi attivi? Come funzionano? Che prodotti possiamo usare e come possiamo associarla all’alimentazione per le enteropatie croniche del cane?

Vediamolo insieme!

Boswellia serrata nelle enteropatie croniche idiopatiche del cane

Nella vita quotidiana i disturbi gastroenterici rappresentano una delle problematiche più comuni con le quali i nostri amici a quattro zampe ed i loro proprietari si ritrovano a dover convivere.

Con il termine enteropatie croniche idiopatiche si intende un ampio gruppo di condizioni infiammatorie, a carattere cronico, che interessano tutti i distretti dell’apparato gastroenterico e caratterizzate dalla presenza di infiltrati infiammatori a livello della mucosa.

Da un punto di vista patogenetico le enteropatie croniche (CE) prevedono un’eziologia multifattoriale. Si manifestano quindi in soggetti geneticamente predisposti, interagendo con componenti dietetiche, fattori ambientali, alterazioni del microbiota intestinale e con il sistema immunitario associato all’apparato gastroenterico.

Tuttavia, nonostante i numerosi studi a riguardo, in molti casi l’eziopatogenesi della patologia rimane ancora poco definita.

In medicina umana questo gruppo di patologie infiammatorie ad andamento cronico comprende principalmente due malattie: il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Sono malattie classicamente curate con importanti farmaci immunosoppressori.

In questo articolo parleremo dell’utilizzo della Boswellia serrata come rimedio fitoterapico nella gestione delle enteropatie croniche idiopatiche del cane.

La boswellia risulta molto utile nella cura delle enteropatie croniche idiopatiche del cane.

Che cosa sono le enteropatie infiammatorie croniche ?

Il termine enteropatia cronica idiopatica viene utilizzato per descrivere un ampio gruppo di condizioni infiammatorie caratterizzate da persistenti o ricorrenti segni gastrointestinali cronici. Ovvero di durata superiore o uguale alle tre settimane ed evidenze istologiche di infiammazione in animali in cui non sono state rinvenute cause primarie sottostanti.  

Da circa un decennio le CE vengono classificate, in base alla risposta clinica ai diversi trattamenti impostati, in FRE (Food Responsive Enteropathy o enteropatia che risponde alla dieta), in ARE (Antibiotic Responsive Enteropathy o enteropatia che risponde agli antibiotici) e in IBD o IRE (Immunosuppressant Renponsive Enteropathy o Malattia Infiammatoria Intestinale Idiopatica).

Come si curano le enteropatie croniche nel cane

Nel corso degli anni la terapia delle enteropatie croniche del cane ha subito sostanziali cambiamenti. Infatti la somministrazione di corticosteroidi a fini terapeutici è stata notevolmente ridimensionata rispetto al passato.

Principi attivi e benefici della Boswellia serrata nelle enteropatie del cane

La Boswellia serrata è una pianta appartenente alla famiglia delle Burseraceae che cresce nelle regioni tropicali del Sud-Est asiatico, dell’India e nella fascia costiera del Magreb. E’ una pianta che viene utilizzata nella medicina tradizionale Ayurvedica per le sue proprietà antisettiche ed espettoranti ma anche antinfiammatorie ed antiartritiche.

La droga di questa pianta è costituita dalla resina che fuoriesce per incisione della corteccia la quale è molto ricca di oleoresine. Le oleoresine sono delle miscele costituite da resine miste ad oli essenziali che rendono le piante che le contengono molto aromatiche. Queste oleoresine prendono il nome di incenso e sono impiegate da millenni sia per le funzioni rituali sia per scopi medici.

Da un punto di vista chimico, la sua frazione resinosa è composta principalmente da triterpeni, gomme e gommoresine.

La gommoresina rappresenta la parte medicinale della pianta, essa contiene un olio essenziale e la resina propriamente detta i cui componenti principali sono gli acidi boswellici, che sono considerati i principi attivi della Boswellia.

Sono stati identificati più di 12 diversi acidi boswellici ma solo l’acido 11-cheto-beta-boswellico (KBA) e l’acido 3-O-acetil-11-cheto-beta-boswellico (AKBA) hanno ricevuto un interesse di tipo farmacologico.

Mccanismi d’azione della Boswellia

Le azioni antinfiammatorie degli acidi boswellici sono dovute a diversi meccanismi di azione. Inibiscono:

– l’attività della 5-lipossigenasi (5-LO) e riducono la sintesi dei leucotrieni

– l’elastasi leucocitaria (HLE)

– la catepsina G (CatG), proteasi degenerativa dei tessuti tipica dei fenomeni infiammatori che accompagnano l’invecchiamento

– la sintesi microsomiale della prostaglandina E (mPGES)

– riduzione della produzione di citochine proinfiammatorie tra cui IL-1, IL-2, IL-6, IFN-y e TNF-alfa che sono dirette a distruggere tessuti come cartilagine, cellule produttrici di insulina, tessuti bronchiali e intestinali.

Gli acidi bowellici possono interagire con FANS e cortisonici, si tratta in realtà di interazioni positive, cioè di potenziamento sinergico dell’effetto antinfiammatorio dei farmaci, peraltro senza gastrolesività.

Con questo meccanismo la Boswellia consente di ridurre la somministrazione dei farmaci antinfiammatori.

Quali prodotti a base di Boswellia si possono utilizzare nel cane?

Bisogna prestare molta attenzione alla composizione dei vari estratti commerciali poichè il contenuto di AKBA varia da prodotto a prodotto. Il più alto potere antiossidante e il contenuto fenolico sono strettamente correlati ad una più alta concentrazione di AKBA.

Cosa dicono gli studi ? Fino a poco tempo fa la gestione terapeutica delle malattie infiammatorie intestinali (IBD) si è basata sull’utilizzo di immunosoppressori di vario genere, tuttavia, con remissione limitata e spesso gravi effetti collaterali.

In medicina veterinaria sono ancora pochi gli studi sull’utilizzo della Boswellia serrata, tuttavia secondo i più recenti, risulta essere un rimedio fitoterapico efficace nella gestione delle enteropatie infiammatorie idiopatiche di entità lieve/moderata. Nelle forme più ingravescenti, invece, dove si rende necessario l’ausilio di farmaci immunosoppressori, potrebbe contribuire a diminuirne il dosaggio e/o la frequenza di somministrazione e contribuisca alla prevenzione delle recidive.

Nella gestione delle enteropatie croniche resta comunque imprescindibile il controllo della dieta perché può contribuire al miglioramento clinico del paziente e la preservazione del microbiota intestinale quale regolatore del metabolismo, del funzionamento del sistema immunitario e del mantenimento dell’omeostasi intestinale.                                                                 

Articolo della Dott.ssa Laura Mancinelli, DVM

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  • Pubblicato il Laura Mancinelli
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Cani e verdure. Quali possono mangiare?

mercoledì, 09 Marzo 2022 da Gruppo Nutravet
Cani e verdure

Cani e verdure. Quante volte i proprietari di cani si sono chiesti quali possono mangiare?
Siamo abituati a considerare le verdure molto importanti nella nostra alimentazione, ma quali sono quelle che possono mangiare i cani?

Ne parliamo in questo articolo, approfondendo da quali verdure possiamo iniziare, come sceglierle e prepararle e a quali fare attenzione. 

Cani e verdure

Le verdure sono ricche di molecole importanti per la salute e possono essere date anche ai cani.
A patto che vengano preparate nel modo giusto, in modo tale da renderle utilizzabili dal cane e dalla suo microbiota intestinale. 

Il cane infatti è un carnivoro, solo parzialmente adattato alla digestione di vegetali.

A parte alcune verdure “vietate” come aglio e cipolla (e affini) si può variare e alternare diverse verdure, preferendo sempre quelle di stagione.

Non rappresenta quindi un problema il fatto di cambiare, l’importante è sapere quali sono gli ortaggi che vanno assolutamente evitati e fare delle prove, iniziando sempre da piccole dosi per poi aumentare gradualmente.

Vediamo insieme quali sono le verdure che si possono somministrare, quali sono le loro proprietà nutrizionali, come è preferibile cucinarle e a quali dobbiamo invece fare attenzione.

Le verdure sono fonte di fibra, importantissima nell’alimentazione del nostro amico a quattro zampe!
Vediamo quali verdure possono mangiare e quali no.

Con quali verdure possiamo iniziare ?

I “grandi classici” sono carote e dalle zucchine ma non dobbiamo fermarci qui. Abbiamo molte possibilità tra cui spaziare!
Tra le verdure più comuni possiamo includere anche sedano, finocchio, cetrioli, cardi e carciofi. 

Iniziamo introducendo una nuova verdura alla volta partendo da piccole quantità. Magari inserendola insieme a quelle che il cane è già abituato.
Le differenze nel tipo e quantità di fibra potranno dare diversi effetti sulla consistenza delle feci (più o meno morbide, più o meno dure).

Le patate, pur facendo parte degli ortaggi, vanno considerate a parte perché sono dei tuberi  particolarmente ricchi di amido.
Rappresentano per il cane sia una fonte di fibra, ottima per l’intestino, sia una fonte di glucosio come pasta e riso.
In più le patate contengono solanina, un alcaloide tossico, che viene inattivato dalla cottura.
A differenza di altre verdure quindi le patate vanno date solo cotte! 

Cani e verdure. Come possiamo sceglierle?

Le verdure hanno delle proprietà nutrizionali differenti e in assenza di particolari problemi di salute è consigliabile seguire le stagioni per sfruttarne a pieno la composizione naturale. 

Quelle non di stagione vengono quasi sempre coltivate in ambienti artificiali (luce, temperatura, umidità) e fatte maturare in celle frigorifere. Questo non permette lo spontaneo arricchimento di minerali e vitamine che si verifica in condizioni naturali.

Comprare ad esempio zucchine fuori stagione (in inverno), non è salutare per il cane come per noi. Il loro contenuto di fibre è assai scarso e nel lungo periodo potrebbe mettere a dura prova la microflora del cane. Cerchiamo di utilizzarle quindi solo in estate e sempre alternate con altre verdure.

Quando la verdura viene importata non dobbiamo dimenticare che il trasporto non solo ha un costo ma anche una durata. Oltre ad essere più cara è anche raccolta acerba.

La cosa più interessante rimane il fatto che i nutrienti dei quali sono ricche le verdure di stagione sono esattamente quelle di cui il nostro organismo ha bisogno in quel determinato periodo dell’anno.

Quindi, in autunno dovremmo preferire tutte le verdure che apportano vitamine, soprattutto la vitamina A e la vitamina C, antiossidanti e altre molecole immunostimolanti o di minerali. Come ad esempio il potassio ed il magnesio, che contrastano l’affaticamento tipico di questo periodo.

Per esempio, le verdure giallo-arancio (carota e zucca) contengono alte concentrazioni di carotenoidi e flavonoidi, sostanze antiossidanti importanti per contrastare l’invecchiamento e sostenere il sistema immunitario.
Ottime anche da un punto di vista di fibra, difficilmente creano problemi intestinali, anzi nella maggior parte dei casi possono risultare utili in corso di diarrea. 

Le verdure a foglia verde invece sono ricche di luteina, una molecola importante per proteggere la vista.

Come vanno somministrate le verdure?

Il consiglio è lavarle e pulirle bene, quindi cuocerle per permettere una migliore e più semplice digestione.

Possono essere bollite in acqua o cotte al vapore. Se vogliamo accorciare i tempi possiamo utilizzare la pentola a pressione o il microonde.
Una volta cotte, è necessario frullarle con poca acqua, con un minipimer o un mixer, per farle diventare una purea, affinché l’intestino del cane sia maggiormente in grado di utilizzarle.

E per i soggetti “difficili”, ossia quelli che non ne vogliono proprio sapere di mangiare le verdure?
In questi casi possiamo utilizzare un trucchetto, che consiste nel cuocere le verdure insieme alla carne. Così facendo prenderanno il sapore della carne e saranno più apprezzate.

Le verdure possono essere date anche crude ben lavate e frullate con un omogeneizzatore per bambini con poca acqua.
Frullare in acqua è fondamentale soprattutto per le verdure crude, in quanto aiuta a rompere i legami e solubilizzare i nutrienti.

Le verdure crude non dovrebbero mai essere conservate già mescolate ad alimenti cotti, per evitare vomito o diarrea anche gravi.

A quali verdure dobbiamo fare attenzione ?

In autunno ritroviamo le verdure a foglia verde, come le bietole e gli spinaci. Hanno sicuramente degli effetti positivi ma devono essere evitati in presenza di urolitiasi (calcoli) da ossalato di calcio perché contengono un’elevata quantità di ossalati.

Altre verdure a cui prestare particolare attenzione sono le crucifere (cavoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, verze, broccoli). Oltre ad essere un’ottima fonte di minerali e vitamine, sono ricchi di indoli e di composti contenenti zolfo indicati nella prevenzione di tumori.
Attenzione però perché causano fermentazione intestinale.

Le solanacee (peperoni, pomodori e melanzane) contengono solanine, alcaloide con effetti eccitanti per il sistema nervoso. A molti cani e gatti dà vomito dopo l’ingestione, soprattutto se crude. 

Infine, come già detto, non vanno somministrati aglio, cipolla, porro e scalogno perché possono causare gravi stati di anemia. Attenzione anche ai minestroni già pronti che possono contenere cipolla, o alla carne cotta con questi vegetali.
Per approfondire leggi anche questo articolo dedicato all’argomento.

Cerchiamo quindi di far mangiare verdura fresca tutti i giorni ai nostri amici, preferendo prodotti di stagione (ancor meglio se locali). I benefici sono di gran lunga superiori a quelli di qualsiasi integratore!

Articolo della dott.ssa Laura Mancinelli, DMV

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  • Pubblicato il Laura Mancinelli
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I cani possono mangiare le uova?

venerdì, 10 Dicembre 2021 da Gruppo Nutravet
Cani e uova

Le uova rappresentano un alimento completo che non dovrebbe mai mancare nell’alimentazione dei nostri cani.

Sono una importantissima fonte di proteine nobili, vitamine, minerali e se si aggiunge il basso costo e la facile reperibilità si ottiene un alimento eccellente e salutare per tutti. 

Per il cane le uova sono molto digeribili, infatti determinano scarsa secrezione di acido cloridrico nello stomaco. Quindi se consumate in quantità non eccessive possono essere considerate molto utili per la salute e lo  sviluppo generale.

Devono essere scelte però uova fresche e biologiche provenienti da galline allevate naturalmente senza farmaci o stimolanti chimici. 

I cani possono mangiare le uova?

Molti si chiedono se i cani possano assumere questo alimento, la risposta è certamente sì ma con qualche accortezza.

In questo articolo spiegheremo quali sono i principali nutrienti delle uova, i benefici, come e quando è meglio somministrarle. 

L’uovo rappresenta un’ottima risorsa per variare l’alimentazione del cane in modo naturale e genuino. Infatti oltre ad essere un concentrato di nutrienti, rappresenta la fonte proteica “ideale” grazie all’abbondanza e all’equilibrio di tutti gli aminoacidi essenziali in esso contenuti.

Cani e uova

Quali sono i principali nutrienti delle uova?

Il tuorlo è ricco di grassi, soprattutto insaturi (il 50 % è acido oleico) e fosfolipidi, in particolare di fosfatidilcolina. L’alto contenuto di colina rende le uova un ottimo alleato per la salute del fegato e del cervello.
L’acetilcolina infatti è un neurotrasmettitore chiave per la funzionalità di quest’organo.

Abbondano inoltre le vitamine liposolubili (A, D, K, E), quelle del gruppo B (in particolare la B12) e i minerali come il potassio, il ferro, il selenio, il magnesio e il calcio.
Apporta inoltre due antiossidanti, la luteina e la zeaxantina che intervengono sia a livello immunitario che visivo.

L’albume è un’ottima fonte di proteine di elevata qualità, denominate come “proteine ideali” poiché contengono un alto valore biologico, il che significa che tutte le proteine ingerite vengono mantenute e utilizzate dal corpo.

Infine abbiamo il guscio che possiamo utilizzare come fonte di calcio in quanto è prevalente costituito da carbonato di calcio.Il procedimento è molto semplice: è sufficiente lavarlo e cuocerlo in forno per qualche minuto a 200 °, quindi andrà triturato fino a ridurlo in polvere. 
Il guscio di un uovo apporta circa 2.5 g di calcio ( 1/2 cucchiaino da tè= 1000 mg di calcio).

Come è meglio somministrare le uova al cane?

Il modo migliore è darle cotte .
La cottura è molto importante perché inattiva l’avidina (una glicoproteina termolabile presente nell’albume che impedisce l’assorbimento di biotina) e sanifica da eventuali batteri, soprattutto da salmonelle.

La cottura però non dovrebbe essere eccessiva, per ottimizzare sia la digeribilità che l’assorbimento dei nutrienti.

La massima digeribilità è infatti ottenuta dall’uovo che presenta il tuorlo crudo e l’albume appena coagulato, e quindi preferibile cucinare le uova alla coque o in camicia per un tempo che varia dai 1 ai 3 minuti.

Quando è consigliabile somministrare le uova al cane?

Conviene somministrarle specialmente in alcune occasioni: 

  • nel cucciolo, in gravidanza/allattamento e nell’animale anziano
  • nei cani sportivi
  • in corso di patologie renali (soprattutto l’albume)
  • in corso di patologie epatiche
  • nei cani affetti da urolitiasi da urato d’ammonio (es. Dalmata)
  • in corso di patologie comportamentali e neurologiche

Quando invece è controindicata la somministrazione di uova al cane?

Ci sono alcuni casi in cui è meglio non somministrare uova. Alcuni degli esempi più importanti sono: 

  • nei soggetti allergici
  •  in corso di calcolosi biliare (patologia infrequente nei nostri animali)

Quindi i casi in cui sono controindicate sono veramente pochi!

Le uova sono praticamente un cibo perfetto: prontamente disponibili, semplici da somministrare, convenienti e caratterizzate da un eccellente profilo nutrizionale.

E’ importante però scegliere prodotti freschi e provenienti da galline allevate naturalmente senza farmaci o stimolanti chimici.

Articolo della dott.ssa Laura Mancinelli, DMV

                                                                                          

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