Allergie e intolleranze alimentari nel cane
Sempre più cani soffrono di allergie o intolleranze alimentari. In questo articolo vediamo quali sono le differenze fra allergie e intolleranze, quali sono le razze predisposte, come capire se il vostro cane ne soffre e i rimedi utilizzabili.
Non abbiamo mai visto tanti cani con allergie e intolleranze alimentari come negli ultimi anni, ne parliamo spesso con le colleghe con cui collaboro. Sicuramente sarà qualcosa che anche i lettori hanno notato: sono sempre di più i cani che hanno problemi con uno o più alimenti. Incredibile, un’epidemia, almeno ai miei occhi, non se ne vedevano tanti fino a 5-10 anni fa.
I sintomi delle allergie e intolleranze possono essere fra i più vari e vanno dalla nausea mattutina, al vomito, alla diarrea o sintomi più blandi come il mangiare erba o avere poche energie. In questo articolo approfondiamo il tema in modo che sappiate riconoscerle e come agire quando il vostro cane ha un’allergia o un’intolleranza.
Differenze fra allergie e intolleranze
Spesso nel linguaggio comune allergia e intolleranza alimentare vengono confuse e in effetti come vedremo nel cane i sintomi sono abbastanza simili. In realtà però allergie e intolleranze sono due entità ben diverse e in medicina veterinaria vengono raggruppate sotto il nome generico di “reazioni avverse al cibo” (RAC).
Nell’allergia alimentare infatti il sistema immunitario del cane viene attivato da una sostanza estranea (chiamato antigene), in questo caso un alimento. L’attivazione del sistema immunitario produce una serie di eventi, con produzione di infiammazione massiva che segue quindi l’introduzione di uno specifico alimento.
Fra le razze maggiormente predisposte ad allergia dobbiamo certamente citare i Bracchi di Weimar.
Nel caso dell’intolleranza invece non abbiamo un’attivazione del sistema immunitario in genere. Sono un esempio di intolleranza il dare lattosio ad un cane adulto, che non ha più enzimi per digerirlo e che quindi porta a diarrea e sintomi intestinali legati ad una cattiva digestione. Oppure altro esempio quello dei cani di razze “ancestrali” (Akita, Shiba, Cane Lupo Cecoslovacco e altri) che non digeriscono gli amidi ed hanno quindi problemi di digestione con riso, pasta o patate.
In realtà poi esistono tutta una serie di altre situazioni nel cane, classificabili come “leaky gut” (letteralmente intestino gocciolante) ovvero alterazioni della barriera intestinale, legate a disbiosi, che non sono né allergie né vere e proprie intolleranze. In questa categoria rientrano la maggior parte dei cani in realtà con problemi legati all’alimento, dato che si stima che solo un 5% delle reazioni avverse al cibo nel cane siano allergie. Le razze predisposte a disbiosi e quindi a leaky gut sono tantissime e includono tutte quelle citate in precedenza, più Pastore Tedesco, in pole position, e a seguire Barboncino, Maltese, Alani e molte altre.
Come capire se il cane ha allergie o intolleranze
I sintomi delle allergie e delle intolleranze alimentari nel cane sono in generale simili, per quelle vengono catalogate assieme come reazioni avverse al cibo. Abbiamo infatti come sintomi più caratteristici:
- Vomito
- Feci molli, feci abbondanti o feci liquide
- Mangiare erba
Le allergie però hanno dei sintomi che in generale mancano nelle intolleranze, che sono quelli cutanei: prurito, ponfi e bolle, dermatite interdigitale e rossore diffuso della cute.
Un sintomo invece più caratteristico (ma non unico) delle intolleranze sono le coliche intestinali. Quando qualcosa non viene digerito infatti a livello intestinale rimane a fermentare e quindi può procurare coliche al nostro cane.
Per la diagnosi di allergia o intolleranza alimentare, noi Medici Veterinari proponiamo dei percorsi che vengono chiamate “diete di eliminazione” o diete restrittive. Durante un periodo quindi il vostro cane dovrà mangiare solo un tipo di alimento ben preciso, composto da proteine idrolisate (rotte, non capaci di provocare allergie), oppure alimenti commerciali monoproteici o (meglio di tutto) diete fresche monoproteiche. Tutto, anche i premietti, dovrà essere strettamente controllato. Dopo il periodo diagnostico di 2 mesi, potremo sapere se il vostro cane ha una reazione avversa al cibo, allergia o intolleranza che sia.
Poco utili sono invece i test delle allergie come si utilizzano invece in umana, dato che come abbiamo visto nel cane i veri allergici sono una piccolissima percentuale e il test fra l’altro non risulta attendibile.
Rimedi per allergie e intolleranze nel cane
Il primo rimedio per una allergia o intolleranza alimentare ovviamente è individuare e eliminare l’alimento o gli alimenti che provocano il problema al vostro cane. Inutile quindi continuare a dare amidi nelle razze che non hanno possibilità di digerirli: provocheremo solo infiammazione cronica, con conseguente disturbo grave a livello intestinale del povero cane. Lo stesso dicasi per le allergie.
Il problema è che nella maggior parte dei casi come abbiamo visto le reazioni avverse al cibo nel cane sono legate a intestino permeabile (leaky gut). Dobbiamo quindi occuparci, oltre ad allontanare l’alimento incriminato, anche di “rimettere a posto” l’intestino. Per questo serve un lavoro individualizzato con un esperto, ma in generale ci sono alcuni trucchi che possono essere utili.
Ad esempio, gli acidi grassi essenziali Omega-3, che hanno azione antinfiammatoria intestinale. Molto utile anche la curcuma, ma da usare con cautela in caso il vostro cane abbia problemi epatici. Fondamentale anche l’utilizzo di trigliceridi a media catena (MCT oil) che hanno funzione di riparare l’intestino, evitando quindi che si creino ulteriori allergie o intolleranze.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
I cani possono mangiare il formaggio?
Noi italiani li amiamo tanto e ne abbiamo mille tipi, ma i cani possono mangiare il formaggio? In questo articolo approfondiamo la questione dei diversi tipi di formaggio, della loro composizione e formulazione, quale formaggio dare e quanto darne al nostro cane.
Una delle domande che chiunque si è posto almeno una volta è se i cani possono mangiare il formaggio.
Dopo aver sottolineato, come sempre, che ogni cane è unico e la persona più adatta a consigliare un determinato regime alimentare è il vostro medico veterinario esperto in nutrizione, vediamo di riassumere i concetti più importanti per capire se sia giusto o sbagliato dare formaggio ai nostri cani.
I cani possono mangiare iI formaggio? Partiamo da classificazione e composizione
Il formaggio è un prodotto derivato dalla coagulazione del latte.
Una sua classificazione viene fatta in base alla consistenza: esistono formaggi a pasta molle, semidura e dura.
La sua composizione chimica invece dipende da quella del latte di partenza, che può essere di pecora, di capra, di mucca e di bufala.
I grassi e le proteine, quindi, sono variabili e così anche le proprietà alimentari: esistono formaggi più o meno grassi, quindi più calorici dal punto di vista nutrizionale.
Prima di analizzare le esigenze dei nostri amici, occorre ricordare cos’è il lattosio: si tratta di uno zucchero presente nel latte e di conseguenza nel formaggio.
Tutti i mammiferi, che si nutrono di latte durante lo svezzamento possiedono fin da piccoli la lattasi, un enzima in grado di permettere la digestione del lattosio. Alcuni riescono a mantenere nel corso della vita questa capacità di digerirlo, altri invece possono perderla e diventare quindi intolleranti al lattosio.
Questa intolleranza si può sviluppare anche nel nostro cane ed è facile da riconoscere perché provoca disturbi intestinali, quali meteorismo, flatulenza, feci molli, costipazione, nausea e persino vomito, quindi facciamo attenzione!
Il formaggio è indispensabile nella dieta del nostro cane?
Da un punto di vista nutrizionale i cani sono definiti carnivori opportunisti, hanno quindi una ottima capacità di digestione di proteine e grassi. Non per questo però possiamo affermare che la loro dieta possa essere costituita unicamente da latticini.
Il formaggio non è sicuramente un alimento che, da solo, può costituire la base dell’alimentazione del cane.
Tuttavia, inserirlo come alimento complementare può costituire un arricchimento nutrizionale e di gusto.
Quale formaggio dare al nostro cane?
Essendo il formaggio un alimento abbastanza ricco di grassi, integrarlo regolarmente nella dieta del nostro cane potrebbe causare un aumento di peso. Bisogna quindi fare attenzione a non esagerare nelle quantità.
Pertanto è meglio scegliere formaggi magri come la ricotta, meglio ancora se “grass-fed” ossia ottenuti da animali allevati al pascolo e nutriti “ad erba”.
Altri formaggi che possiamo offrire al nostro cane sono:
– yogurt (da preferire le varianti bianche al naturale, senza zuccheri aggiunti)
– parmigiano, grana
– fiocchi di latte
– caciotte fresche di latte vaccino, pecorino, caprino o miste (esse rientrano però nei formaggi grassi e andrebbero offerte in minime quantità sporadicamente).
Da evitare tutti i formaggi piccanti o fortemente speziati.
I formaggi erborinati come ad esempio il gorgonzola, oltre ad essere molto grasso, risulta essere poco gradito al cane e può dare luogo ad effetti tossici in alcuni casi!
Quando ed in che modo è meglio somministrare il formaggio al nostro cane?
Il formaggio può essere utilizzato come appetizzante da aggiungere alla pappa oppure come trucco per favorire l’assunzione di farmaci o integratori.
Un’altra buona idea è quella di trasformare il formaggio in uno snack, oppure in un premio da offrire al nostro cane durante le attività di gioco.
Possiamo quindi concludere che, se i nostri amici a quattro zampe tollerano bene i latticini, il modo migliore per mantenerli in salute è somministrare formaggio con moderazione, utilizzandolo ad esempio come snack all’interno di una dieta completa e bilanciata.
Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM
- Pubblicato il Laura Mancinelli
I cani possono mangiare le lenticchie?
Le lenticchie non sono tra gli alimenti tossici per il cane, ma il loro utilizzo eccessivo può causare alcuni effetti collaterali. Vediamo quale è la composizione nutrizionale delle lenticchie, quali quali sono e come possiamo inserirle nell’alimentazione del nostro cane.
Le lenticchie appartengono alla famiglia delle Leguminose o Papilionate e sono un legume coltivato in tutto le zone a clima temperato. Ne esistono diverse varietà che si differenziano per dimensioni e colore, tra le più note in Italia sicuramente quelle di Norcia, di Colfiorito e le lenticchie rosse.
La composizione delle lenticchie
Le lenticchie apportano 290 kcal per 100 gr e contengono circa il 23% di proteine, 51% di carboidrati, 1% grassi e 14% di fibra. Contengono inoltre anche principi nutritivi benefici come isoflavoni (antiossidanti), vitamina PP e tiamina.
Per questo loro buon tenore proteico spesso vengono utilizzate in alimenti commerciali “grain free” dove permettono di aumentare il tenore delle proteine in etichetta. Che è sempre il risultato della somma delle proteine provenienti sia da fonti animali che vegetali. Pertanto un alimento a base di carne e lenticchie conterrà più proteine di uno a base ad esempio di carne e patate ma questo non significa che tutte queste proteine siano effettivamente utilizzabili dal nostro cane.
Le proteine dei legumi infatti, essendo di origine vegetale presentano uno scarso valore biologico per i nostri cani e gatti. Significa che sono carenti di amminoacidi essenziali e per questo è sconsigliabile utilizzarli nel cane e nel gatto come fonte proteica principale.
Effetti negativi delle lenticchie per il cane
Fino ad ora abbiamo visto quello che potremmo definire un “finto aspetto positivo” delle lenticchie, ovvero il loro tenore proteico, che però risulta essere in ultima analisi carente di aminoacidi essenziali per il cane. Vediamo ora quelli che sono invece dei possibili effetti negativi delle lenticchie sul cane.
Oltre alle proteine, le lenticchie contengono anche un elevata percentuale di fibra che nell’intestino di un carnivoro, più “corto” rispetto ad erbivori o onnivori, può impedire l’assorbimento di altri nutrienti e rappresentare quindi un fattore anti-nutrizionale se in elevata quantità.
Le crocchette grain free a base di legumi, infatti, sono attualmente oggetto di dibattito per la loro possibile correlazione con la miocardiopatia dilatativa nel cane. L’argomento è ancora in fase di studio ma sembrerebbe che diete di questo tipo possano impedire il corretto assorbimento o metabolismo di alcuni amminoacidi essenziali come la taurina.
Inoltre, come abbiamo visto parlando di alimenti grain free, il tipo di amido di cui sono ricchi le lenticchie, ovvero l’amilosio, risulta scarsamente digeribile per il cane. Questo è dovuto alla sua forma biochimica, che lo rende più difficile da attaccare da parte degli enzimi amilasi, rispetto ad esempio a quello presente nella patata o nei cereali. A questo fattore sono probabilmente imputabili la diarrea o le feci molli che accompagnano a volte questo tipo di alimenti (e non al tenore proteico elevato, come a volte si sente dire!).
La fibra inoltre, se nelle giuste quantità, rappresenta un nutriente fondamentale per il microbiota intestinale, ma se in eccesso può causare minore digeribilità nonché fermentazioni intestinali spiacevoli con conseguente meteorismo e fermentazioni nell’intestino dei nostri cani.
Come inserire le lenticchie nell’alimentazione del cane
Quindi le lenticchie sono vietate nel cane? Assolutamente no. Non sono un alimento tossico e si possono utilizzare, ma non come fonte proteica principale.
Le lenticchie possono essere utilizzate come snack, ovvero in piccole quantità extra rispetto alla dieta principale, anche se a questo fine, per forma e sapore, si prestano meglio altri legumi come i piselli o i ceci. In generale, per dare delle dosi, si consigliano 5 gr di legumi nei cani piccoli e fino a 20-30 gr nei cani di grossa taglia, pesati da cotti.
I legumi di più facile digestione da cui è meglio iniziare sono quelli con buccia esterna più sottile o i decorticati che appunto vengono privati della cuticola esterna. Tra questi ci sono proprio le lenticchie rosse.
Un’altra alternativa è rappresentata dalla pasta di lenticchie dove il legume è stato ridotto a farina e risulta quindi più facilmente digeribile.
Se invece si volessero utilizzare le lenticchie come fonte di amido (carboidrato energetico) e quindi in quantità maggiori, ne andrà prima appurata l’effettiva digeribilità da parte del vostro cane e consiglio quindi di farvi seguire dal vostro Medico Veterinario Nutrizionista. Impostando una dieta varia sarà in grado di scongiurare i possibili effetti collaterali sopra elencati!
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DMV
- Pubblicato il Denise Pinotti
Come accudire un gattino neonato orfano?
I gattini neonati sono estremamente delicati e prendersene cura può essere una vera e propria sfida.
Vediamo insieme cosa fare e cosa non fare quando troviamo un gattino orfano, come nutrirlo, come costruire un nido adatto e aiutarlo a crescere al meglio.
I gattini neonati nelle prime settimane di vita sono completamente dipendenti dalle cure dalla madre in condizioni sfortunate potremmo dover sostituire mamma gatta e dobbiamo essere preparati per prenderci cura di uno o più gattini orfani. Errori banali infatti potrebbero essere fatali per questi esserini così delicati.
Fare da mamma gatta è molto impegnativo, dobbiamo infatti tenere i gattini in un luogo tranquillo, caldo e asciutto. Dobbiamo alimentarli in modo adeguato e monitorare la crescita. Dobbiamo aiutarli a espletare i bisogni fisiologici, dopo ogni poppata dovremo stimolare con un batuffolo di cotone bagnato la zona perianale i gattini neonati infatti non sono in grado di espellere feci e urine in modo autonomo.
Cosa mangia un gattino neonato?
Per rispondere a questa domanda la prima cosa da fare è stabilire l’età del gattino per capire se è in grado di mangiare cibo solido o no. L’età dello svezzamento per i gattini è di circa 3-4 settimane se troviamo un gattino orfano di età inferiore dovremo somministrare il latte artificiale (in questo articolo scopri come farlo in casa in situazioni di emergenza).
Nei primi 10 giorni di vita il gattino neonato dovrà fare poppate ogni 2-3 ore, dal decimo al ventesimo giorno ogni 3-4 ore per poi passare dal ventunesimo giorno a 6-8 ore quando si potrà introdurre cibo solido inizialmente sotto forma di mousse o omogeneizzato.
Il latte artificiale deve sempre somministrato tiepido e una volta ricostituito può essere conservato in frigo per massimo 24 ore.
La quantità di latte da somministrare è di circa 15-20 ml di latte al giorno ogni 100 grammi di peso del gattino (calcoli basati sulla media calorica dei latti artificiali in commercio).
Ricordate che ogni gattino è unico e i tempi di svezzamento sono molto soggettivi, non abbiate fretta!
Come somministrare il latte artificiale ad un gattino neonato?
Si possono trovare in commercio diversi biberon con tettarelle di varie dimensioni da scegliere in base all’età del gattino. Attenzione a non scegliere tettarelle con fori troppo grandi, se il latte fuoriesce troppo velocemente il rischio di soffocamento è molto alto.
La posizione in cui si allatta il gattino è di fondamentale importanza. Deve essere la posizione più naturale possibile, sempre a pancia in giù mai a pancia in sù.
Assicurarsi sempre che il gattino deglutisca correttamente e che il riflesso di suzione sia ottimale. In caso contrario sarà necessario ricoverare presso una clinica veterinaria il gattino in modo da nutrirlo il gattino attraverso dei sondini alimentari.
Dopo l’utilizzo lavare e igienizzare accuratamente i biberon e le tettarelle.
Come creare un nido adatto?
I gattini neonati nascono con gli occhi chiusi, non sono in grado di vedere ma da subito si muovono per questo è importante che i piccoli si trovino in un luogo sicuro dove possono muoversi senza il rischio di cadere. Possono essere usate scatole con le pareti alte o contenitori simili. L’igiene in queste prime fasi di vita è molto importante perciò fate attenzione a tenere l’ambiente pulito e asciutto.
Nelle prime settimane di vita i gattini non sono in grado di regolare la loro temperatura corporea quindi l’ambiente in cui vivono deve essere caldo. Si possono usare lampade riscaldanti o boulle dell’ acqua calda ricoperte da un panno morbido per avere un giaciglio caldo.
Fare da mamma gatta a uno o più gattini orfani è un vero e proprio lavoro full time e può essere molto impegnativo ma può dare anche grandi soddisfazioni. Tenete presenti queste indicazioni e chiedete il supporto del vostro veterinario per far crescere al meglio i vostri gattini.
Articolo della dott.ssa Giulia Moglianesi, DMV
- Pubblicato il Giulia Moglianesi
Calcoli di struvite e alimentazione
I calcoli o uroliti sono fra le patologie più comuni in cani e gatti, in particolar modo di struvite. Dato che si tratta di una malattia ricorrente, che può essere frustrante, in questo articolo parliamo della corretta gestione nutrizionale dei calcoli da struvite nel cane e nel gatto. Semplici azioni per un problema complesso!
Che cos’è l’urolitiasi?
L’urolitiasi è una patologia caratterizzata dalla presenza nel tratto urinario di uroliti (i cosiddetti calcoli).
Le urine contengono in generale dei Sali minerali che, se raggiungono alti livelli di saturazione, possono precipitare e formare degli aggregati di forma e consistenza variabile.
Questa condizione viene favorita quando la concentrazione di questa Sali minerali aumenta o quando c’è una riduzione del volume urinario (che poi, è la stessa cosa: aumentano i soluti o diminuisce il solvente).
Tra le urolitiasi più comuni nel cane e nel gatto troviamo la struvite (magnesio ammonio fosfato), dovuta appunto dall’aggregazione tra magnesio, ammonio e fosfato.
Struvite nel cane e nel gatto
Nel cane la presenza dei calcoli di struvite è spesso correlata alla presenza di un’infezione delle vie urinarie, dovuta per lo più a batteri ureasi produttori (quali stafilococchi, pseudomonas, proteus e klebsiella) che scindono l’urea in ammonio e bicarbonato.
Lo ione ammonio così si può aggregare al magnesio e al fosforo per formare la struvite, mentre il bicarbonato che induce un aumento del pH urinario, rende anche meno solubile la struvite che tende quindi a precipitare.
Nel gatto, invece, la struvite si associa più spesso ad urine sterili, quindi senza batteri, ma pur sempre alcaline (ovvero con pH alto).
Quindi quali sono le cause predisponenti quindi alla formazione dei cristalli di struvite?
- La sovrasaturazione delle urine da parte di magnesio, ammonio e fosfato
- Infezioni batteriche urinarie
- pH urinario basico
- diete non idonee, in particolare alimenti secchi e contenenti alte quantità di magnesio o comunque alcalinizzanti
- scarso consumo di acqua
Calcoli di struvite e alimentazione. Come possiamo agire con l’alimentazione fresca?
L’alimentazione, in corso di urolitiasi può fare la differenza.
Possiamo, in particolare, agire su diversi punti:
- aumentare l’introito di acqua giornaliero – se vuoi sapere come fare per fare sì che il tuo cane o gatto beva di più, leggi questo articolo!
- limitare l’escrezione urinaria dei precursori, tramite una dieta appositamente formulata
- ridurre il pH urinario, aggiungendo integratori blandamente acidificanti (ad esempio la rosa canina che contiene vitamina C naturale)
- lavorare in dissoluzione del calcolo, ma anche in prevenzione ovvero mai abbassare la guardia! Se il tuo cane o il tuo gatto ha avuto calcoli in passato, potrebbe averli anche in futuro ed è quindi fondamentale proseguire con un’alimentazione dedicata!
- aiutare, tramite una dieta ricca di pre e probiotici, il microbiota intestinale, in modo da ridurre la colonizzazione della vescica da parte di batteri provenienti dal tratto intestinale.
- utilizzare integrazioni ad azione antinfiammatoria, come gli Omega-3 o alcuni fitoterapici come il Ribes nigrum gemmoderivato, per ridurre l’infiammazione della vescica e quindi il dolore creato dalla cistite.
- creare diete appetibili (rispetto alle diete commerciali poco appetibili che esistono in commercio).
E’ importantissimo creare una dieta specifica e altamente individualizzata nel corso delle urolitiasi per personalizzare il tenore proteico, la quantità di minerali e la quantità di acqua della dieta per far sì che sia una dieta corretta, che rispetti i fabbisogni dell’animale e che sia sostenibile nel lungo periodo.
Possiamo, inoltre, attraverso integrazioni funzionali lavorare sul pH urinario e sul microbiota dei cani e dei gatti perché la disbiosi viene spesso collegata alle urolitiasi.
Mi raccomando, attenzione al fai-da-te, consigliamo sempre di chiedere consiglio al Medico Veterinario Nutrizionista
Articolo della dott.ssa Alice Chierichetti, DMV
- Pubblicato il Alice Chierichetti