Gli insetti nell’alimentazione commerciale del cane e del gatto
L’emergenza ambientale, l’esaurimento delle risorse, l’attenzione verso tipi di alimentazioni più sostenibili e la maggiore sensibilità alla tutela e benessere degli animali, ci fa guardare verso nuove risorse alimentari per noi e per i nostri amici a quattro zampe.
In questo articolo parleremo di diversi studi che riguardano l’utilizzo degli insetti nel pet food commerciale, dei suoi benefici, dei suoi rischi e dei limiti per i consumatori
È interessante ricordare che gli insetti non sono affatto una novità nella dieta degli animali, poiché hanno sempre fatto parte dell’alimentazione del cane, del lupo e del gatto selvatico in ambiente naturale.
Gli insetti nel pet food commerciale
Attualmente in commercio esistono pochi cibi commerciali a base di insetti. Questi sono nati prevalentemente per l’esigenza di fornire una proteina “nuova” da utilizzare in corso di patologie specifiche, come quelle allergiche. C’è da dire, però, che la composizione attuale di molti di questi mangimi è rappresentata in prevalenza da legumi più che da insetti, quindi, bisogna far attenzione a quali soggetti destinare questi cibi. L’eccesso di legumi, nella dieta dei nostri animali, è sotto l’attenzione della comunità scientifica, con la correlazione di cardiomiopatie dilatative in razze predisposte. Ovviamente è ancora tutto in fase di studio ma, come si dice, “prevenire è meglio che curare”
Benefici
Se parlassimo di insetti come unico ingrediente di un alimento commerciale, di vantaggi ce ne sarebbero moltissimi. Gli insetti hanno molte proteine ad alto valore biologico, essendo una valida alternativa a farine di pesce o di soia. Pensate che il contenuto di aminoacidi essenziali nei grilli è paragonabile a quello delle uova, pollo, maiale e manzo. Gli olii ottenuti dagli insetti sono più ricchi di acidi grassi, flavonoidi e vitamina E, rispetto agli oli vegetali. Gli insetti grazie al loro “esoscheletro” hanno un’altissima concentrazione di calcio e fosforo. Ancora più interessante è sapere che gli insetti sono una fonte di sostanze, come l’acido ialuronico e le proteine antimicrobiche, che migliorano la risposta immunitaria e il microbioma del tratto digestivo.
Svantaggi
A controbilanciare i numerosi vantaggi dobbiamo considerare anche dei possibili rischi. Non possiamo attualmente escludere, per i nostri animali, possibili reazioni avverse, comprese quelle allergiche, verso le proteine d’insetto, che ancora non conosciamo bene e che, per assurdo, utilizziamo per escludere, a nostra volta, “allergie “alimentari. Devono poi essere considerati i rischi legati alla contaminazione durante l’allevamento, il confezionamento, la cottura o la somministrazione degli insetti (parliamo di batteri, muffe, micotossine, metalli pesanti ed antibiotici). Interessante specificare che la chitina, un elemento che compone lo scheletro degli insetti, se non rimossa adeguatamente, rende gli insetti stessi poco digeribili.
Limiti per i consumatori e per i produttori
Per quanto oggi giorno siano molti i vantaggi nell’utilizzare gli insetti nell’alimentazione quotidiana, la loro accettazione, da parte dei consumatori dei paesi occidentali, rimane difficile come retaggio culturale. Da non trascurare anche la completa trasformazione che il mercato mondiale dovrebbe affrontare per produrre questo nuovo tipo di alimento. In conclusione, è interessante sapere che, ad oggi, esisterebbe una nuova risorsa alimentare che, oltre a tutelare il pianeta, potrebbe essere per assurdo un’alimentazione migliore rispetto ad altri tipi di alimenti attualmente presenti in commercio per i nostri animali. Come si dice, attenzione che “l’apparenza inganna”!
Articolo del dott. Carmine Salese, DMV
- Pubblicato il Carmine Salese
Come riconoscere se il gatto ha dolore
Siamo sicuri di riconoscere il dolore nel gatto? Siamo sicuri di capire se il loro isolarsi, le posizioni assunte, le loro espressioni vengano correttamente lette e interpretate come dovrebbero? Oggi assieme a voi faremo un viaggio nelle espressioni e nelle posture che il gatto assume quando ha dolore, cercherò di fornirvi le corrette chiavi di lettura in modo da “leggere” e capire i nostri gatti.
Come dicevamo, la gestione e il riconoscimento del dolore nel gatto viene spesso trascurata e statisticamente vengono loro prescritti meno farmaci analgesici rispetto ai cani. Questo è dovuto alle difficoltà nel riconoscimento e nella valutazione del dolore felino, alla mancanza di formazione specifica sull’argomento e alla limitata disponibilità di strumenti per la valutazione del dolore in questa specie.
Cominciamo con il dire che serve osservare attentamente il felino ma cosa dobbiamo guardare? Cosa cambia quando il gatto ha dolore? Vediamolo assieme:
- La posizione delle orecchie
- Apertura delle palpebre
- Il muso e la sua tensione
- I cambiamenti nella direzione delle vibrisse
- La posizione della testa rispetto al corpo
Analizziamo questi comportamenti con l’aiuto di alcune foto tratte da un importante studio scientifico del 2019 (1).
Tutti i gatti a sinistra delle foto che analizzeremo sono gatti normali che non presentano dolore, i gatti della foto centrale presentano un dolore moderato, i gatti della foto a destra hanno un dolore molto intenso.
Da questo lavoro deriva la “Feline Grimace Scale”, sistema ora validato per il riconoscimento del dolore in questa specie e utilizzato in medicina felina. Al gatto verrà assegnato un punteggio valutando i 5 punti sopracitati assegnando un punteggio da 0 a 2, se il gatto risulta avere un punteggio superiore o uguale a 4 andrebbe considerata una terapia analgesica o un cambio di terapia.
POSIZIONE DELLE ORECCHIE
Il padiglione auricolare nei gatti sofferenti tende a spostarsi lateralmente e a rivolgersi verso il basso.
Immagine tratta da Evangelista et al.2019 (1)
APERTURA DELLE PALPEBRE
Mano mano aumenta l’entità del dolore le palpebre tendono ad essere socchiuse.
Immagine tratta da Evangelista et al.2019 (1)
FORMA DEL MUSO
Il muso del gatto normalmente bello rotondeggiante tende a diventare ovale, è teso e non più rilassato, il labbro superiore è leggermente sollevato.
Immagine tratta da Evangelista et al.2019 (1)
POSIZIONE DELLE VIBRISSE
La posizione normale è a sinistra, vedete come le vibrisse vanno a formare un arco delicato verso il basso, nei gatti sofferenti si dirigono in avanti e verso l’alto allontanandosi dalla faccia.
Immagine tratta da Evangelista et al.2019 (1)
POSIZIONE DELLA TESTA
Notiamo come la testa vada via via abbassandosi rispetto alla linea delle spalle, se il dolore è grave può essere abbassata, il mento tende ad essere in direzionato verso il torace e il collo piegato.
Immagine tratta da Evangelista et al.2019 (1)
Immagine tratta da Evangelista et al.2019 (1)
Osserviamo quindi questi esseri meravigliosi che si meritano di essere curati al meglio e ricordate…… “perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te….”
1 – Facial expressions of pain in cats: the development and validation of a Feline Grimace Scale di Marina C. Evangelista, Ryota Watanabe, Vivian S.Y. Leung, Beatriz Monteiro, Elizabeth O’Toole, Daniel S.J. Pang, Paulo V. Steagall del 2019.
- Pubblicato il Monica Serenari
L’approccio Fitoterapico nella modulazione del sistema immunitario degli animali
Nella cura e nella prevenzione delle malattie negli animali domestici, sempre più proprietari si rivolgono alla fitoterapia come alternativa naturale e complementare. Le piante fitoterapiche, ricche di principi attivi benefici, possono svolgere un ruolo significativo nell’immunomodulazione e nell’immunostimolazione. In questo articolo faremo chiarezza su questi due concetti, ci concentreremo maggiormente sulle piante che possono svolgere un ruolo significativo nel modulare la risposta immunitaria degli animali domestici.
Immunomodulanti vs. Immunostimolanti: una distinzione essenziale
- Gli immunostimolanti sono sostanze che aumentano l’attività in toto del sistema immunitario, tramite una serie di processi non specifici. Tuttavia, un’eccessiva stimolazione del sistema immunitario può portare a una risposta iperattiva, con conseguente infiammazione e danni ai tessuti.
- Gli immunomodulatori invece sono sostanze che agiscono in modo più sottile, regolando e bilanciando la risposta immunitaria, stimolando alcune componenti e inibendone delle altre. Questo approccio mira a rafforzare le difese immunitarie senza provocare un’eccessiva reattività. Gli immunomodulatori possono essere particolarmente utili in condizioni di iperattività o ipoattività del sistema immunitario.
Nella pratica clinica veterinaria gli immunomodulanti sono i più usati in quanto sono anche delle sostanze adattogene ovvero sono in grado di aumentare in maniera aspecifica la resistenza dell’organismo a stress di varia natura, sia fisica che psichica.
Quali sono i Fitoterapici immunomodulanti più usati?
- Eleuterococco noto anche come Ginseng Siberiano. Le sostanze attive del fitocomplesso si trovano nelle radici. E’uno degli adattogeni per eccellenza, migliora la risposta allo stress, aiuta l’organismo a superare la fatica cronica, utile nelle convalescenze in seguito a malattie debilitanti. Agisce in generale aumentando il numero dei linfociti T.
- Astragalus membranaceus pianta erbacea perenne, molto diffusa in Oriente. I principi attivi si trovano nelle radici. Utilizzato da sempre per la sua attività tonica generale, in caso di deficit immunitario, nelle convalescenze, nelle prevenzioni delle malattie respiratori croniche. Stimola la funzione fagocitaria, l’attività delle cellule Natural Killer e stimola la mielopoiesi (processo che avviene nel midollo osseo per favorire la produzione delle cellule del sangue: granulociti, monociti, piastrine e globuli rossi).
- Withania Somnifera nota come Ginseng Indiano, è una pianta che appartiene alla famiglia delle solanacee e cresce spontaneamente in India, in Pakistan, in alcune zone dell’Africa e in Italia si trova in Sicilia e in Sardegna. Ha proprietà adattogene, antidepressive e antistress. Utile nei soggetti sani stressati. Alcuni studi condotti in vitro hanno dimostrato le potenziali proprietà antitumorali degli estratti di Withania, questi hanno un’azione citostatica e citotossica nei confronti di diversi tipi di cellule maligne.
- Juglans Regia ovvero il Noce comune. I principi attivi si trovano nelle radici, nelle foglie e nella corteccia. Ha un’azione immunomodulante sul microbiota intestinale, agendo come selezionatore e aumentando le difese di barriera della mucosa intestinale. Utilissima nei soggetti nati da parto cesareo e in tutti i casi di patologie croniche intestinali. Il noce ha anche altre proprietà: astringente, antisettico, cicatrizzante, antinfiammatoria.
- Uncaria Tomentosa è una pianta rampicante originaria della foresta peruviana e colombiana. I principi attivi si estraggono dalla corteccia e dalla radice. Ha un’azione antinfiammatoria, immunomodulante e antiossidante, utile nelle patologie infiammatorie articolari croniche. L’estratto di uncaria potenzia l’attività delle cellule Natural killer e dei linfociti T citotossici. In vitro aumenta inoltre l’attività delle cellule T gamma-delta, per questo è ampiamente studiata come nuova risorsa antitumorale. Infine può essere particolarmente utile nei soggetti con leucopenia in quanto diversi studi hanno evidenziato un aumento totale dei linfociti dopo la sua somministrazione.
In conclusione, la fitoterapia può essere un’opzione sicura per una vasta gamma di patologie, sia come trattamento che come supporto alla medicina convenzionale. Tuttavia, le piante medicinali non sono prive di controindicazioni, quindi per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento sarà essenziale consultare sempre un veterinario esperto in fitoterapia.
Articolo della dott.ssa Francesca Parisi, DMV
- Pubblicato il Francesca Parisi