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Il primo vero alimento dei cuccioli è il colostro?

giovedì, 10 Ottobre 2024 by Gruppo Nutravet

Sembra una domanda banale ma non lo è, certamente il colostro è fondamentale per la sopravvivenza del neonato ma andiamo con ordine.

Cos’è il colostro?

Iniziamo questo viaggio dai primi momenti di vita e parliamo dell’alimento COLOSTRO. Il colostro è prodotto dalle ghiandole mammarie negli ultimi giorni di gravidanza fino ai primi 2 giorni dopo il parto. Apporta nutrienti importantissimi come: acqua, lipidi, carboidrati (lattosio e altri oligosaccaridi), proteine (caseine), enzimi digestivi, immunoglobuline materne e fattori di crescita che, pensate, fanno raddoppiare di peso l’intestino tenue del cucciolo nelle prime 24 ore di vita. La composizione esatta del colostro non è ancora del tutto conosciuta e nei vari studi mostra una certa variabilità. Questo importante alimento contiene inoltre una notevole quantità di vitamina E, A e D.

Le immunoglobuline contenute in questo importante alimento sono prevalentemente IgA, IgM, IgG e vengono assorbite passivamente dall’intestino del cucciolo solo per poche ore dopo la nascita. Nel cane il massimo assorbimento si ha nelle prime 15 ore, nel gatto è invece importantissimo che venga assunto nelle prime 12 ore perché le immunoglobuline colostrali successivamente diminuiscono molto.

La natura ha escogitato questo sistema per immunizzare passivamente i neonati visto che il passaggio delle immunoglobuline dal sangue materno al feto nei carnivori è molto scarso.  

Altra funzione importantissima del colostro è la funzione blandamente lassativa utile all’emissione del meconio (prime feci del neonato), aiuta l’escrezione della bilirubina e previene l’ittero neonatale. 

Il lattosio presente nel colostro è in assoluto la fonte di energia più importante per il neonato anche perché questo è l’unico carboidrato che riesce a digerire, gli altri oligosaccaridi presenti inoltre nel colostro servono per modulare il microbiota intestinale, impediscono la crescita dei patogeni e favoriscono lo sviluppo dei bifido batteri.

La barriera intestinale del neonato è incompleta e permeabile, questo consente l’assorbimento di tutti i nutrienti e dei fattori di crescita per i vari tessuti dell’organismo. 

Il colostro è sempre presente?

Il colostro può mancare per problemi materni come può succedere nelle cagne primipare stressate, nelle cagne con patologie sistemiche, in caso di distocia e nelle infiammazioni del tessuto mammario. I fattori legati ai cuccioli sono invece dovute a malformazioni che impediscono la normale suzione come la palatoschisi.

I neonati che non assumono colostro perdono calore e peso rapidamente, si indeboliscono, si disidratano, sono ipoglicemici, vanno incontro rapidamente ad infezioni, ad insufficienza cardiaca e a morte. 

Il colostro quindi è un prodotto non sostituibile se non somministrando il colostro di una cagna donatrice, in poche parole il latte artificiale non è assolutamente sufficiente in queste prime fasi della vita. L’assunzione o meno di questo importante nutriente ha un impatto significativo sullo sviluppo a lungo termine e sulla sopravvivenza  del neonato anche dopo lo svezzamento perché stimola lo sviluppo di molti organi oltre del tratto gastroenterico.

Conclusioni: il colostro è il primo alimento del cucciolo?

colostro

La risposta è no: il primo alimento è il LIQUIDO AMNIOTICO. 

Il liquido amniotico circonda e protegge il feto durante la gestazione, permette il normale sviluppo degli arti del feto consentendone i movimenti, permette lo sviluppo del polmone, garantisce al feto una temperatura costante, protegge il cordone ombelicale e ha proprietà antinfettive. Ma come dicevamo prima, è anche il primo alimento del feto. Appena il feto completa l’organogenesi dell’apparato digerente e inizia  a deglutire, inghiotte il liquido amniotico che va a controbilanciarne la produzione, pensate che un feto umano ne ingerisce 500 ml al giorno.

L’ingestione del liquido amniotico attiva l’apparato digerente del cucciolo, apporta nutrienti in particolare sali minerali, acidi grassi e proteine consente l’idratazione e la produzione di urine.

Articolo del Dr.ssa Monica Serenari, DMV

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Animali e invecchiamento

giovedì, 03 Ottobre 2024 by Gruppo Nutravet
Animali e invecchiamento

Quando un animale domestico comincia a manifestare i primi segni di invecchiamento, spesso ci troviamo completamente impreparati ad affrontare questa nuova fase della loro esistenza.

In questo articolo cercheremo di capire cosa significa “invecchiare”, quali sono i meccanismi alla base di questo processo fisiologico e come cambiano i fabbisogni degli Animali anziani, in modo da aiutarli ad affrontare questa fase della vita nel miglior modo possibile e raggiungere un invecchiamento di successo.

Perché è importante parlare di animali anziani

Negli ultimi anni, grazie alle migliori condizioni di vita, di cura e di alimentazione, stiamo assistendo ad un allungamento della durata della vita dei nostri animali domestici. Attualmente l’aspettativa di vita media, nei paesi occidentali, è di 13-14 anni per un cane e di 12-15 anni per un gatto.

L’aumento della popolazione geriatrica è collegato ad un aumento delle patologie correlate a questa fascia di età e, di conseguenza, delle spese veterinarie ad esse associate.

Inoltre, famiglie sempre più attente, richiedono, molto più che in passato, approcci di tipo “integrato” non solo curativi, ma anche di tipo preventivo. In quest’ottica, l’alimentazione e la nutraceutica rappresentano un’arma potentissima di prevenzione e di gestione delle patologie che possono colpire l’animale anziano.

Cosa si intende per invecchiamento

Animali e invecchiamento

Cominciamo con lo sfatare una delle credenze più comuni: l’invecchiamento non è una malattia!

L’invecchiamento è un processo fisiologico che interessa tutti gli esseri viventi e che inizia nel momento stesso della nascita. Ebbene sì, proprio a partire dal giorno in cui nasciamo le nostre cellule, i nostri organi e tessuti cominciano ad invecchiare, anche se i primi segni di senescenza cominciano a manifestarsi in maniera evidente solo dopo il raggiungimento della maturità.

Quando possiamo dire che il nostro animale sta diventando anziano?

Se nell’uomo abbiamo delle fasce di età bene definite, nei nostri Animali non è così semplice, in quanto l’invecchiamento è legato a fattori quali specie, razza e taglia dell’animale.

In linea di massima possiamo dire che, per i gatti, la soglia di invecchiamento è tra i 10 e i 12 anni, mentre per i cani dipende dalla taglia.  I cani di taglia piccola sono generalmente più longevi dei cani di taglia grande, mentre i cani di taglia gigante sono in assoluto i meno longevi.

Animali e invecchiamento

Nella tabella sono riportate le soglie di senilità in base alle caratteristiche sopra descritte. Attenzione: si tratta solo di stime che non vanno prese così rigidamente. Quello che fa davvero la differenza, in un cane anziano, è lo stile di vita e la presenza o assenza di patologie correlate.

Agendo in prevenzione, con una corretta alimentazione e integrazioni funzionali, possiamo far sì che il nostro Animale raggiunga quello che viene definito un “invecchiamento di successo”. Un invecchiamento solo anagrafico, non accompagnato da patologie invalidanti. 

Animali e invecchiamento di successo. Cosa cambia nell’organismo dell’animale anziano e quali sono le strategie nutrizionali per supportare questi cambiamenti?

Nell’animale anziano si verificano una serie di cambiamenti che dobbiamo prendere in considerazione quando impostiamo un piano alimentare:

  1. Dididratazione progressiva: l’organismo, invecchiando, tende a ridurre la sua capacità di mantenere un adeguato bilancio idrico. Per questo motivo, dobbiamo cercare di incoraggiare l’assunzione di acqua mediante l’utilizzo di fontanelle (sia per i gatti che per i cani). Prediligendo cibi commerciali umidi o, meglio ancora, una dieta fresca. Preparando dei brodi leggeri di carne e verdure con un pizzico di sale (se possibile) da aggiungere alla pappa. (ne parliamo qui: https://nutravet.it/lacqua-il-piu-importante-dei-nutrienti/ )
  2. Aumento del catabolismo: che porta a una perdita progressiva di massa magra, a una minor capacità di digestione ed assorbimento dei nutrienti e ad un ridotto metabolismo. Per questo motivo, la dieta dovrebbe prevedere un adeguato apporto energetico. Per evitare aumento di peso finanche all’obesità (condizione molto più frequente nei cani anziani rispetto ai gatti) e un adeguato apporto proteico. Le proteine, infatti, sono indispensabili per lo svolgimento di numerose funzioni organiche (tra cui il corretto funzionamento del sistema immunitario) e strutturali (costituzione delle masse muscolari). Per questo l’apporto proteico nel cane anziano, salvo rare eccezioni, non dovrebbe essere ridotto, ma addirittura aumentato. (ne parliamo qui 🡪 mettere il link al mio articolo sulle proteine, non ancora pubblicato). Per quanto riguarda i carboidrati, invece, in alcuni casi potrebbe essere utile una loro netta riduzione, soprattutto nei soggetti con tendenza al sovrappeso.
  3. Alterazioni del microbiota: essendo a tutti gli effetti un organo, il microbiota invecchia al pari di tutti gli altri organi. Questo invecchiamento porta ad un impoverimento della varietà di famiglie batteriche che lo compongono e quindi ad uno stato di disbiosi. Questa deve essere sempre valutato(puoi approfondire qui: https://nutravet.it/cose-la-disbiosi-intestinale/ ). Per supportare il microbiota, dal punto di vista nutrizionale, potrebbe essere utile un ponderato aumento di fibre ad azione prebiotica e l’aggiunta di probiotici, in modo ciclico o continuativo a seconda dei casi.
  4. Difficoltà digestive: possono essere una conseguenza della disbiosi e del ridotto metabolismo.  In particolare si potrebbero verificare difficoltà nella digestione dei grassi. Meglio prediligere grassi a media e corta catena, come l’olio di cocco, più digeribili e con proprietà benefiche nei confronti delle cellule del sistema nervoso, come dimostrato da alcuni studi.
    Ne parliamo qui: https://nutravet.it/olio-di-cocco-per-il-cane-cose-a-cosa-serve-e-come-usarlo/
  5. Aumento dei fenomeni ossidativi e irrigidimento delle membrane cellulari: in questo caso possono venirci in aiuto gli antiossidanti. Vitamina C e Vitamina E (utile in caso di animali in sovrappeso o con dermopatie), ma anche il Coenzima Q 10 (utile in caso di patologie metaboliche, come il Diabete o il Morbo di Cushing) e l’Acido alfa-lipoico (utile in caso di patologie neurologiche e cognitive). Gli acidi grassi omega tre, invece, nel cane anziano assumono una importanza particolare per il sostegno di reni e cellule nervose. Grazie alla loro attività antinfiammatoria e di mantenimento della fluidità delle membrane cellulari. (ne parliamo nel dettaglio qui: https://nutravet.it/acidi-grassi-essenziali-omega-3-e-omega-6-per-cane-e-gatto-perche-sono-importanti/ )

Animali e invecchiamento di successo. Quale dieta scegliere per l’animale anziano

La dieta dovrà essere scelta in base ad una serie di fattori legati allo stato clinico del vostro animale, ma anche alle esigenze dei familiari.

Pur non esistendo studi conclusivi che comparino la dieta fresca a una dieta industriale, per il fattore “aspettativa di vita”, possiamo affermare che la dietra fresca presenta numerosi vantaggi rispetto a quella industriale. Per esempio, la possibilità di essere cucita su misura sull’animale, come fosse un vestito sartoriale. Questo ci permette di adeguarla maggiormente alle esigenze del paziente, soprattutto laddove coesistano comorbilità (ovvero più patologie contemporaneamente).  Inoltre la dieta fresca, essendo più idratata, si presta meglio alle esigenze di un organismo che ha difficoltà a mantenere un corretto bilancio idrico.

Nel caso si decidesse di optare per una dieta commerciale, i mangimi umidi potrebbero essere preferibili. Questo grazie alla loro maggiore idratazione e alla loro maggior appetibilità. Attenzione ai mangimi “senior”, che spesso prevedono una riduzione proteica non necessaria e spesso dannosa. Se l’animale non presenta patologie particolari, possiamo tranquillamente orientarci verso un mangime di mantenimento per adulti, mentre in caso di patologie, occorre valutare bene con il proprio Medico Veterinario esperto in nutrizione, quale scegliere in base alle condizioni cliniche del paziente.

Articolo del Dr.ssa Marta Batti, DMV

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Come rendere bellissimo il pelo del cane o del gatto con l’alimentazione

giovedì, 22 Agosto 2024 by Gruppo Nutravet
Come rendere bellissimo il pelo del cane o del gatto con l’alimentazione

Si sa, l’aspetto conta, anche per i nostri amati cani e gatti. Un pelo sano e lucente non solo rende il tuo animale esteticamente gradevole, ma è anche un indicatore di buona salute. L’alimentazione gioca un ruolo cruciale in questo, e scegliere gli alimenti giusti può fare una grande differenza. Vediamo insieme come rendere il pelo del cane o del gatto magnifico attraverso una dieta adeguata.

Il primo passo per rendere il pelo del cane e del gatto bello e sano: eliminare gli alimenti dannosi

Come rendere bellissimo il pelo del cane o del gatto con l’alimentazione

Molti cani e gatti sviluppano problemi di pelle e pelo a causa dell’alimentazione. Le allergie a certi ingredienti presenti nei cibi possono causare infiammazione e prurito. Inoltre, la bassa qualità delle materie prime di alcuni alimenti industriali può contribuire a un pelo opaco e fragile. Ad esempio, una conservazione scorretta delle crocchette in contenitori di plastica può portare alla perossidazione dei lipidi, causando problemi cutanei associati a diarrea e vomito.

Consiglio pratico: Se il tuo cane o gatto presenta forfora, rossore o prurito, consulta il veterinario per cambiare l’alimento a favore di uno più adatto.

Vitamina E: il Re degli antiossidanti

La Vitamina E è un gruppo di 8 composti liposolubili, tra cui l’alfa tocoferolo è il più utilizzato. È un potente antiossidante che protegge le membrane cellulari dai radicali liberi. Questa vitamina è essenziale non solo per la salute del pelo e della pelle, ma anche per il fegato.

Fonti di Vitamina E: La troviamo in molti alimenti di origine vegetale, soprattutto oli e cibi grassi come nocciole, mandorle, avocado (attenzione a non dare la buccia, il seme e le foglie), olio di mais, olio di girasole e olio di germe di grano. Gli oli sono facili da aggiungere alla dieta dei nostri cani e gatti, ovviamente con moderazione per evitare un eccesso di calorie.

Integrazione: La Vitamina E può essere somministrata anche come integratore in perle, dato che è molto sicura e non tossica. Iniziare l’integrazione 20-30 giorni prima di un evento speciale o fare 2-3 cicli di integrazione all’anno per mantenere un pelo sempre lucente.

Acidi grassi essenziali Omega-3

Gli acidi grassi Omega-3, in particolare EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), sono fondamentali per la salute del pelo. Cani e gatti non riescono a convertire efficacemente i precursori di origine vegetale, quindi gli Omega-3 devono essere di origine animale, come pesce o krill.

Fonti di Omega-3: Pesce grasso pescato (non allevato) con tutta la pelle, dato 1-2 volte a settimana, oppure integratori specifici in perle.

Integrazione: Per mantenere sano il pelo, oltre a pelle, articolazioni, sistema immunitario e nervoso, si consiglia di fare cicli di integrazione di un mese, 3-4 volte all’anno.

Zinco: un alleato prezioso

Lo zinco è un minerale importante per la crescita e la riparazione del pelo. La sua carenza può portare a pelle secca e squamosa, perdita di pelo e cicatrici.

Fonti di zinco: Carni rosse, pollame, pesce e uova. Anche alcuni legumi e cereali sono buone fonti.

Integrazione: Se la dieta del tuo cane o gatto non è sufficiente, si possono utilizzare integratori specifici, sempre sotto consiglio del veterinario.

Biotina: la vitamina della bellezza

La biotina, o vitamina B7, è essenziale per il metabolismo dei grassi e delle proteine, contribuendo alla salute della pelle e del pelo.

Fonti di biotina: Uova, fegato, lievito di birra e noci.

Integrazione: La biotina può essere integrata tramite compresse o polveri, migliorando visibilmente la lucentezza e la forza del pelo.

Conclusioni

Un’alimentazione corretta è fondamentale per avere un cane o un gatto con un pelo sano e lucente. Eliminare i cibi di bassa qualità, integrare vitamine e acidi grassi essenziali e fornire minerali come zinco e biotina sono passi cruciali. Consulta sempre il veterinario prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta del tuo animale. Con una dieta equilibrata e adeguata, il tuo cane o gatto non solo avrà un aspetto magnifico, ma godrà anche di una salute migliore.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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I cani possono mangiare il melograno?

giovedì, 08 Agosto 2024 by Gruppo Nutravet
I cani possono mangiare il melograno

Il melograno, un frutto antico e simbolo di fertilità e abbondanza, è noto per le sue molteplici proprietà benefiche. Ma ti sei mai chiesto se il tuo cane può mangiarlo? Non è una domanda così semplice come potrebbe sembrare. Vediamo insieme i benefici, le controindicazioni e il modo migliore per offrire questo frutto al tuo cane.

Benefici del melograno per il cane

Il melograno è conosciuto da tempi antichissimi per le sue proprietà curative e terapeutiche. Anche la medicina moderna ha confermato le sue incredibili attività antiossidanti, che possono avere benefici significativi su diversi apparati, anche per il cane. Ecco alcuni dei principali benefici:

Antiossidanti: questo frutto è ricco di provitamina A e vitamina C, entrambe con forti proprietà antiossidanti. Questi nutrienti aiutano a combattere lo stress ossidativo, che è particolarmente utile per i cani anziani, migliorando la loro qualità della vita.

Microelementi: Il frutto contiene importanti minerali come potassio, fosforo, sodio e magnesio. Questi elementi sono essenziali per la salute generale del cane, contribuendo a vari processi fisiologici.

Polifenoli e acido ellagico: Il melograno è ricco di polifenoli e contiene acido ellagico, che ha potenziali proprietà anticancro. Sebbene questa ipotesi debba ancora essere confermata in vivo, il suo effetto antiossidante è certo e aiuta a rallentare l’invecchiamento cellulare.

Azione rinfrescante e diuretica: Il melograno ha anche un effetto rinfrescante e diuretico, oltre a possedere proprietà gastroprotettive. Queste caratteristiche lo rendono un frutto molto interessante anche per il cane.

Rischi e controindicazioni del melograno per il cane

Nonostante i numerosi benefici, è importante essere consapevoli dei possibili rischi associati al consumo di melograno da parte dei cani.

Tannini: Il melograno contiene una notevole quantità di tannini, specialmente nella corteccia. I tannini possono avere effetti astringenti e, se consumati in grandi quantità, possono causare problemi gastrointestinali come costipazione. Anche se non ci sono report di tossicità specifica di questo frutto per i cani, è prudente limitarne il consumo.

Semi legnosi: Gli arilli del melograno, i piccoli chicchi che lo compongono, contengono semi legnosi. Questi semi possono essere difficili da digerire per i cani e, a causa del loro intestino di diametro minore rispetto al nostro, possono portare a costipazione se ingeriti in grandi quantità.

Come dare melograno al cane

I cani possono mangiare il melograno

Per sfruttare i benefici del melograno evitando i rischi, la soluzione migliore è offrire il succo del frutto anziché il frutto intero. Ecco come fare:

Spremuta di melograno: Usa uno spremiagrumi per estrarre il succo di questo prezioso frutto. Taglia il frutto a metà e spremilo come se fosse un’arancia. Questo metodo evita di frantumare i semi, riducendo il rilascio di tannini.

Dosi consigliate: Offri al tuo cane un cucchiaio di succo di melograno per ogni 10 kg di peso corporeo. Ricorda di non insistere se il cane non gradisce il sapore, che può essere acido e amarognolo.

Moderazione: Come con qualsiasi nuovo alimento, è importante introdurre il melograno gradualmente nella dieta del tuo cane e osservare eventuali reazioni avverse. Se noti segni di disagio, interrompi l’uso e consulta il veterinario.

Conclusioni

In sintesi, il melograno può essere un’aggiunta salutare alla dieta del tuo cane grazie alle sue proprietà antiossidanti, rinfrescanti e gastroprotettive. Tuttavia, è fondamentale somministrarlo correttamente per evitare possibili problemi gastrointestinali. Offrire il succo di melograno in quantità moderate è il modo migliore per sfruttare i benefici di questo frutto senza rischi. Come sempre, consulta il tuo veterinario prima di introdurre nuovi alimenti nella dieta del tuo cane per garantire la sua sicurezza e il suo benessere.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free: il caso clinico di Lucky

giovedì, 25 Luglio 2024 by Gruppo Nutravet
Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free

Nel 2018, la Food and Drug Administration statunitense (FDA) lancia un allarme ventilando una correlazione tra cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free, contenente legumi, in cani di razze non predisposte geneticamente a svilupparla.

La miocardiopatia dilatativa (DCM) è una patologia che compromette la funzione sistolica a causa della dilatazione delle camere cardiache con assottigliamento della parete ventricolare, mettendo a repentaglio la vita dell’animale.

Le razze di cane che sono geneticamente predisposte a sviluppare la DCM sono: dobermann, alano, boxer, terranova, cane da acqua portoghese, dalmata, levriero irlandese e cocker spaniel.

I sintomi della DCM nel cane dipendono dalla razza, dallo stadio di malattia e quelli più frequenti sono: perdita di appetito, abbattimento, riluttanza al movimento, mucose pallide, aumento della frequenza cardiaca, aumento della frequenza respiratoria, tosse, difficoltà respiratoria, collasso e svenimenti per aritmie. Nei casi avanzati è possibile l’edema polmonare, accumulo di liquidi in torace (versamento pleurico) e in addome (ascite). 

Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free: Il caso di Lucky

Lucky è un bouledogue francese maschio intero, caille, di 7 anni.

Anamnesi: Lucky ha sofferto di dermatiti, otiti e pododermatiti che si sono risolte da circa 1 anno con la somministrazione di un mangime commerciale grain free.

Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free

Nel settembre 2023 Lucky viene portato in urgenza in clinica per un grave scompenso cardiaco, viene stabilizzato in terapia intensiva e sottoposto alle indagini del caso: RX, ecocardio, Holter ed esami ematologici e biochimici. 

Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free

La diagnosi cardiologica: scompenso cardiaco con quadro ipocinetico dilatativo con lievi rigurgiti centrali funzionali delle valvole a/v, dilatazione atriale sinistra e delle vene polmonari con indici sistolici ridotti. L’esame Holter evidenzia un ritmo sinusale con sporadiche ectopie ventricolari, rare sopraventricolari, no aritmie organizzate e non necessita di terapia antiartmica. 

Cardiomiopatia ipocinetica-dilatativa significa che il cuore di Lucky  ha una contrattilità diminuita, ha una parete sottile, è dilatato. Questa situazione è in prima ipotesi di natura nutrizionale/carenziale, infiammatoria, meno probabilmente genetica, tachiaritmica o ischemica.  Oltre agli esami ematici è stata valutata la troponina che è aumentata (0.43 ng/ml con valori normali di 0.03-0.013) ed è indicativa di danno miocardico, mentre la funzionalità tiroidea è normale. Lucky è stato dimesso con una serie di farmaci da assumere: pimobendan, furosemide, spironolattone e taurina. 

Visita nutrizionale richiesta per cardiomiopatia dilatativa dalla clinica veterinaria

Il personale della  clinica veterinaria curante richiede una mia consulenza nutrizionale. 
La visita nutrizionale: Lucky pesa 10 Kg con un peso ideale 13 kg, ha un BCS (body condition score) di 3/9 e una muscolatura molto scarsa. Nonostante tutto Lucky ha un buon appetito, ha rari episodi di vomito, cerca di mangiare erba quando esce, le feci sono formate anche se abbondanti a volte ha borborigmi intestinali e flatulenza. Non presenta pica o coprofagia ha qualche episodio di reflusso, ultimamente ha perso peso. Mangia da circa un anno un commerciale a base di piselli (63%) e proteine di insetto non bene specificate (22%) .

Imposto per Lucky una dieta casalinga a basso tenore di carboidrati con diverse proteine (pollo, manzo, tacchino, coniglio, trota, pesce bianco, cavallo e maiale), riso basmati, verdure, olio di girasole e olio di cocco. Come integrazioni funzionali prescrivo 1000 mg/al giorno di taurina, EPA, DHA, vitamine del gruppo B, vitamina E ed un integratore minerale e vitaminico per diete casalinghe.

Controllo dopo aver iniziato la dieta casalinga specifica

Primo controllo:  07/11/2023 Lucky inizia a prendere peso ora è 11.5 kg

Referto cardiologico: Evidente miglioramento della funzione sistolica. Scomparsa dei rigurgiti valvolari secondari, funzionali (permane minimo rigurgito mitralico). Normali i flussi anterogradi; normali pressioni atriali sx. Conclusioni: quadro di rimodellamento inverso parziale ma sostanziale. Continuare tutte le terapie in atto inalterate.

Secondo controllo dopo aver iniziato la dieta casalinga specifica

Secondo controllo 16/02/2024 Lucky pesa 12.5 kg.
Si evidenzia completo rimodellamento inverso con funzione sistolica ancora ai limiti inferiori ma prossima alla normalità. TVI aortico adeguato. Flussi mitralici anterogradi a normale profilo e velocita’. Completa scomparsa del rigurgito mitralico secondario. Si sospende Furosemide e Spironolattone. Continua Pimobendan inalterato. Prossima rivalutazione ecocardiografica tra 4 mesi nel Giugno 2024 (in previsione sospensione Pimobendan). 

I piselli nella dieta del cane

I piselli sono legumi provenienti da una pianta erbacea, Pisum sativum appartenente alla famiglia delle Fabacee o Leguminose. Ne esistono diverse varietà, lisci, rugosi, rampicanti, nani e medi. Molto versatili in cucina, sono gustosi, molto pratici da preparare, si trovano tutto l’anno, sono  utilizzati per la preparazione di primi e secondi piatti e cosa non di poco conto, sono molto economici.

I piselli sono molto utilizzati nell’alimentazione umana per le proprietà diuretiche, disintossicanti, antipertensive, abbassano il colesterolo, hanno un basso indice glicemico, sono molto più digeribili rispetto ad altri legumi e sono molto ricchi di fibre e di acido folico.

Valori nutrizionali: 100 grammi di piselli apportano 81 kcal, contengono 5.62 gr  di proteine, 13.48 gr di carboidrati, 0.3 gr di grassi e 4.5 gr di fibra.

Le proteine vegetali per un cane hanno le stesse caratteristiche di quelle animali?

Negli ultimi 20 anni i piselli sono entrati anche a far parte del pet food per la loro economicità, per il loro contenuto di proteine (circa il doppio dei cereali) e di fibre, per il loro basso indice glicemico e per il senso di sazietà che ne deriva.  Nel pet food le proteine dei piselli, quindi, andranno nel conteggio delle proteine totali (proteine gregge) aumentandolo con costi molto bassi. Ma le proteine vegetali per un cane hanno le stesse caratteristiche di quelle animali? La risposta è no.

Le proteine presenti nei piselli mancano di taurina e contengono una quantità limitata di cistina/cisteina e metionina oltre ad essere scarsamente digeribili. La scarsa digeribilità dei piselli è causata dalla presenza di raffinosio, un oligosaccaride che non riesce ad essere metabolizzato in zuccheri semplici nei carnivori domestici e che sembra essere implicato nello scarso assorbimento degli aminoacidi presenti. Come sappiamo, i cani sono in grado di produrre autonomamente la taurina partendo da altri aminoacidi contenenti zolfo come la cisteina e la metionina che, come abbiamo detto, nei piselli sono carenti.

La mancata assunzione o la scarsa produzione endogena di taurina causa rapidamente problemi a livello del muscolo cardiaco (circa un mese), inoltre questi cani hanno una perdita di acidi biliari primari che non vengono correttamente coniugati con la taurina, quindi non diventano secondari (acido taurocolico) e per questo motivo non vengono riassorbiti a livello intestinale, causando disbiosi e sintomi gastroenterici. La taurina è inoltre un aminoacido molto delicato, viene danneggiato sia con le alte che con le basse temperature.

La prevenzione è fondamentale

Essendo i sintomi della miocardiopatia dilatativa piuttosto tardivi, come possiamo capire se la malattia si sta sviluppando nei nostri cani in particolare se mangiano commerciali grain free contenenti grandi quantità di legumi in particolare di piselli?

Oggi abbiamo a disposizione diversi esami: il primo è la valutazione dell’ NT-ProBNP plasmatico, un suo aumento è un indice precoce di DCM nel cane importante quando la malattia è ancora asintomatica. Inoltre la valutazione della troponina (indice di danno miocardico) e l’esame Holter che ricerca di pericolose aritmie. Consiglio inoltre di integrare la dieta con taurina se sono utilizzati questi tipi di cibo commerciale anche in assenza di problematiche cardiache.

Ringraziamenti: 

ringrazio tutto il GRUPPO NUTRAVET in particolare la Dott.ssa MARIA MAYER, il personale delle CLINICA VETERINARIA CITTÀ  DI FORLÌ e la Dott.ssa CINI ILARIA per il materiale e l’aiuto.

Bibliografia:

Bokshowan E, Olver TD, Costa MO, Weber LP. Oligosaccharides and diet-related dilated cardiomyopathy in beagles. Front Vet Sci. 2023 Jul 24;10:1183301. doi: 10.3389/fvets.2023.1183301. PMID: 37565080; PMCID: PMC10411538.

Quilliam C, Reis LG, Ren Y, Ai Y, Weber LP. Effects of a 28-day feeding trial of grain-containing versus pulse-based diets on cardiac function, taurine levels and digestibility in domestic dogs. PLoS One. 2023 May 25;18(5):e0285381. doi: 10.1371/journal.pone.0285381. PMID: 37228111; PMCID: PMC10212094.

Articolo della Dr.ssa Monica Serenari, DVM

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Dieta monoproteica si o no?

giovedì, 11 Luglio 2024 by Gruppo Nutravet
Dieta monoproteica si o no?

Nell’alimentazione del cane e del gatto spesso si sceglie di utilizzare crocchette e umidi monoproteici, a fronte anche dell’ampia scelta di questi alimenti che ad oggi si trova nei negozi per animali. In realtà questi alimenti andrebbero utilizzati con uno scopo ben preciso, approfondiamo in questo articolo.

Un monoproteico è per definizione un alimento che contiene una sola fonte di proteina animale. L’aggettivo “animale” è d’obbligo, perché la percentuale di proteina grezza, espressa nei tenori analitici delle tabelle degli alimenti, comprende sia le proteine di origine animale che quelle vegetali, contenute ad esempio in legumi, cereali, ecc. Il consiglio, se si sceglie di utilizzare un monoproteico a scopo diagnostico come poi vedremo, è di accertarsi che anche la fonte di grassi animali sia la stessa della proteina. Quindi, ad esempio, un monoproteico al maiale dovrà contenere solo maiale come fonte di proteina animale e l’ideale sarebbe che fosse indicato anche “grasso suino”. Quello che invece accade in alcuni casi nei monoproteici è di ritrovare “grasso di pollo” in etichetta che potrebbe contenere anche piccole quote di proteine di pollo, potenzialmente in grado di scatenare una reazione avversa in cani con questa allergia/intolleranza.

Come utilizzare una dieta monoproteica per diagnosticare una reazione avversa a cibo (RAC)

Dieta monoproteica si o no?


In caso di reazioni avverse al cibo (effettive o sospette) il cibo monoproteico può essere utilizzato per capire effettivamente quali siano gli alimenti che scatenano queste reazioni, che si possono manifestare con sintomi quali vomito, diarrea o prurito. In questi casi si procede con quella che viene definita “dieta privativa o ad esclusione”. Si sceglie quindi un monoproteico a base di una proteina mai mangiata prima d’ora dal cane o dal gatto e la si usa in modo appunto esclusivo per un periodo limitato (di solito 8-12 settimane a seconda del parere veterinario). Se ad esempio il prurito del cane migliora dopo introduzione di un alimento monoproteico, parleremo di forma responsiva all’alimento. La prova definitiva la abbiamo se reintroducendo altri alimenti, il nostro cane dovesse tornare ad avere la sintomatologia presentata in precedenza (dieta di provocazione). 

Come procedere dopo la dieta privativa

Diagnosticate le effettive RAC sarà possibile procedere con dieta varia evitando gli alimenti che hanno effettivamente causato reazione avversa. Sconsiglio infatti di proseguire con dieta monoproteica per lunghi periodi per svariati motivi. 

In medicina umana è ormai appurato che la dieta più sana è quella fresca e variata. 

La variabilità è fondamentale innanzitutto per motivi etologici: perché far mangiare al cane o al gatto lo stesso alimento per tutti i giorni della sua vita se non necessario?  

Inoltre variare permette di evitare accumuli di sostanze tossiche eventualmente presenti negli alimenti. Mangiare tutti i giorni un monoproteico al pesce ad esempio potrebbe predisporre ad accumulo di metalli pesanti. Anche la carne presenta le sue sostanze tossiche di accumulo purtroppo inevitabili quindi variare permette di evitare di accumulare quantità eccessive della stessa sostanza.

Mangiare variato stimola anche la variabilità a livello di microbiota intestinale mentre mangiare tutti i giorni lo stesso cibo causa ad un impoverimento della microflora, con conseguenti patologie cronico degenerative.

Come utilizzare i monoproteici nella dieta varia

Nell’ottica di una dieta varia gli alimenti monoproteici si possono utilizzare per far provare al cane o gatto gusti diversi. Come visto prima questo aiuterà il suo microbiota e la salute in generale. Attenzione solo ad un aspetto!

Le RAC possono manifestarsi a qualsiasi età quindi è importante tenere delle proteine “jolly” mai utilizzate nel caso un giorno si dovesse fare una dieta privativa. Quindi è importante evitare almeno qualche fonte proteica da tenere per ogni evenienza. E mi raccomando: se si decide per questo motivo di non dare ad esempio al cane crocchette o umidi a base di cervo e cavallo anche quando sceglierete i suoi snack dovrete verificare che queste proteine non siano contenute nemmeno lì altrimenti una futura prova ad esclusione potrebbe non essere attendibile.

Articolo della Dr.ssa Denise Pinotti, DVM

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Gli insetti nell’alimentazione commerciale del cane e del gatto

mercoledì, 19 Giugno 2024 by Gruppo Nutravet
Gli insetti nell'alimentazione commerciale del cane e del gatto

L’emergenza ambientale, l’esaurimento delle risorse, l’attenzione verso tipi di alimentazioni più sostenibili e la maggiore sensibilità alla tutela e benessere degli animali, ci fa guardare verso nuove risorse alimentari per noi e per i nostri amici a quattro zampe. 

In questo articolo parleremo  di diversi studi che riguardano l’utilizzo  degli insetti nel pet food commerciale, dei suoi benefici, dei suoi rischi e dei limiti per i consumatori

È interessante ricordare che gli insetti non sono affatto una novità nella dieta degli animali, poiché hanno sempre fatto parte dell’alimentazione del cane, del lupo e del gatto selvatico in ambiente naturale.

Gli insetti nel pet food commerciale

Attualmente in commercio esistono pochi cibi commerciali a base di insetti. Questi sono nati prevalentemente per l’esigenza di fornire una proteina “nuova” da utilizzare in corso di patologie specifiche, come quelle allergiche. C’è da dire, però, che la composizione attuale di molti di questi mangimi è rappresentata in prevalenza da legumi più che da insetti, quindi, bisogna far attenzione a quali soggetti destinare questi cibi. L’eccesso di legumi, nella dieta dei nostri animali, è sotto l’attenzione della comunità scientifica, con la correlazione di cardiomiopatie dilatative in razze predisposte. Ovviamente è ancora tutto in fase di studio ma, come si dice, “prevenire è meglio che curare”

Benefici

Se parlassimo di insetti come unico ingrediente di un alimento commerciale, di vantaggi ce ne sarebbero moltissimi. Gli insetti hanno molte proteine ad alto valore biologico, essendo una valida alternativa a farine di pesce o di soia. Pensate che il contenuto di aminoacidi essenziali nei grilli è paragonabile a quello delle uova, pollo, maiale e manzo. Gli olii ottenuti dagli insetti sono più ricchi di acidi grassi, flavonoidi e vitamina E, rispetto agli oli vegetali. Gli insetti grazie al loro “esoscheletro” hanno un’altissima concentrazione di calcio e fosforo. Ancora più interessante è sapere che gli insetti sono una fonte di sostanze, come l’acido ialuronico e le proteine antimicrobiche, che migliorano la risposta immunitaria e il microbioma del tratto digestivo.

Svantaggi

A controbilanciare i numerosi vantaggi dobbiamo considerare anche dei possibili rischi. Non possiamo attualmente escludere, per i nostri animali, possibili reazioni avverse, comprese quelle allergiche, verso le proteine d’insetto, che ancora non conosciamo bene e che, per assurdo, utilizziamo per escludere, a nostra  volta, “allergie “alimentari. Devono poi essere considerati i rischi legati alla contaminazione durante l’allevamento, il confezionamento, la cottura o la somministrazione degli insetti (parliamo di batteri, muffe, micotossine, metalli pesanti ed antibiotici). Interessante specificare che la chitina, un elemento che compone lo scheletro degli insetti, se non rimossa adeguatamente, rende gli insetti stessi poco digeribili.

Limiti per i consumatori e per i produttori

Per quanto oggi giorno siano molti i vantaggi nell’utilizzare gli insetti nell’alimentazione quotidiana, la loro accettazione, da parte dei consumatori dei paesi occidentali, rimane difficile come retaggio culturale. Da non trascurare anche la completa trasformazione che il mercato mondiale dovrebbe affrontare per produrre questo nuovo tipo di alimento. In conclusione, è interessante sapere che, ad oggi, esisterebbe una nuova risorsa alimentare che, oltre a tutelare il pianeta, potrebbe essere per assurdo un’alimentazione migliore rispetto ad altri tipi di alimenti attualmente presenti in commercio per i nostri animali. Come si dice, attenzione che “l’apparenza inganna”!

Articolo del dott. Carmine Salese, DMV

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L’approccio Fitoterapico nella modulazione del sistema immunitario degli animali

mercoledì, 05 Giugno 2024 by Gruppo Nutravet
approccio Fitoterapico

Nella cura e nella prevenzione delle malattie negli animali domestici, sempre più proprietari si rivolgono alla fitoterapia come alternativa naturale e complementare. Le piante fitoterapiche, ricche di principi attivi benefici, possono svolgere un ruolo significativo nell’immunomodulazione e nell’immunostimolazione. In questo articolo faremo chiarezza su questi due concetti, ci concentreremo maggiormente sulle piante che possono svolgere un ruolo significativo nel modulare la risposta immunitaria degli animali domestici.

Immunomodulanti vs. Immunostimolanti: una distinzione essenziale

  1. Gli immunostimolanti sono sostanze che aumentano l’attività in toto del sistema immunitario, tramite una serie di processi non specifici. Tuttavia, un’eccessiva stimolazione del sistema immunitario può portare a una risposta iperattiva, con conseguente infiammazione e danni ai tessuti.
  2. Gli immunomodulatori invece sono sostanze che agiscono in modo più sottile, regolando e bilanciando la risposta immunitaria, stimolando alcune componenti e inibendone delle altre. Questo approccio mira a rafforzare le difese immunitarie senza provocare un’eccessiva reattività. Gli immunomodulatori possono essere particolarmente utili in condizioni di iperattività o ipoattività del sistema immunitario.

Nella pratica clinica veterinaria gli immunomodulanti sono i più usati in quanto sono anche delle sostanze adattogene ovvero sono in grado di aumentare in maniera aspecifica la resistenza dell’organismo a stress di varia natura, sia fisica che psichica.

approccio Fitoterapico

Quali sono i Fitoterapici immunomodulanti più usati?

  • Eleuterococco noto anche come Ginseng Siberiano. Le sostanze attive del fitocomplesso si trovano nelle radici. E’uno degli adattogeni per eccellenza, migliora la risposta allo stress, aiuta l’organismo a superare la fatica cronica, utile nelle convalescenze in seguito a malattie debilitanti. Agisce in generale aumentando il numero dei linfociti T. 
  • Astragalus membranaceus pianta erbacea perenne, molto diffusa in Oriente. I principi attivi si trovano nelle radici. Utilizzato da sempre per la sua attività tonica generale, in caso di deficit immunitario, nelle convalescenze, nelle prevenzioni delle malattie respiratori croniche. Stimola la funzione fagocitaria, l’attività delle cellule Natural Killer e stimola la mielopoiesi (processo che avviene nel midollo osseo per favorire la produzione delle cellule del sangue: granulociti, monociti, piastrine e globuli rossi). 
  • Withania Somnifera nota come Ginseng Indiano, è una pianta che appartiene alla famiglia delle solanacee e cresce spontaneamente in India, in Pakistan, in alcune zone dell’Africa e in Italia si trova in Sicilia e in Sardegna. Ha proprietà adattogene, antidepressive e antistress. Utile nei soggetti sani stressati. Alcuni studi condotti in vitro hanno dimostrato le potenziali proprietà antitumorali degli estratti di Withania, questi hanno un’azione citostatica e citotossica nei confronti di diversi tipi di cellule maligne.
  • Juglans Regia ovvero il Noce comune. I principi attivi si trovano nelle radici, nelle foglie e nella corteccia. Ha un’azione immunomodulante sul microbiota intestinale, agendo come selezionatore e aumentando le difese di barriera della mucosa intestinale. Utilissima nei soggetti nati da parto cesareo e in tutti i casi di patologie croniche intestinali. Il noce ha anche altre proprietà: astringente, antisettico, cicatrizzante, antinfiammatoria. 
  • Uncaria Tomentosa è una pianta rampicante originaria della foresta peruviana e colombiana. I principi attivi si estraggono dalla corteccia e dalla radice. Ha un’azione antinfiammatoria, immunomodulante e antiossidante, utile nelle patologie infiammatorie articolari croniche. L’estratto di uncaria potenzia l’attività delle cellule Natural killer e dei linfociti T citotossici. In vitro aumenta inoltre l’attività delle cellule T gamma-delta, per questo è ampiamente studiata come nuova risorsa antitumorale. Infine può essere particolarmente utile nei soggetti con leucopenia in quanto diversi studi hanno evidenziato un aumento totale dei linfociti dopo la sua somministrazione.

 In conclusione, la fitoterapia può essere un’opzione sicura per una vasta gamma di patologie, sia come trattamento che come supporto alla medicina convenzionale. Tuttavia, le piante medicinali non sono prive di controindicazioni, quindi per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento sarà essenziale consultare sempre un veterinario esperto in fitoterapia.

Articolo della dott.ssa Francesca Parisi, DMV

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