Il cane non vuole mangiare: quando preoccuparsi e cosa fare
Chi ha un cane sa quanto sia frustrante e a volte anche preoccupante vederlo rifiutare il cibo. Soprattutto se di solito è un cane di buon appetito. Ma quando la mancanza di appetito è un semplice capriccio e quando invece è il campanello d’allarme di qualcosa di più serio?
In questo articolo vedremo quali sono le possibili cause del rifiuto del cibo, quando preoccuparsi davvero e come aiutare il cane a ritrovare l’appetito, con qualche trucco pratico e qualche consiglio utile sulla dieta.
Perché il cane non mangia?
Le ragioni per cui un cane può smettere di mangiare sono tante, e spaziano da motivi emotivi o ambientali fino a cause mediche più importanti. Ecco alcune delle più comuni:
- Noia per il cibo sempre uguale
- Stress o cambiamenti: traslochi, viaggi, arrivo di un nuovo animale o persona in casa
- Effetti collaterali di alcuni farmaci (es. per problemi cardiaci)
- Dolore alla bocca o ai denti
- Nausea o disturbi digestivi
- Patologie più serie: insufficienza renale, malattie epatiche, tumori
Come vedi, dietro lo stesso sintomo – il cane non mangia – si possono nascondere situazioni completamente diverse. Per questo è sempre importante valutare bene e, se necessario, consultare il veterinario.
Quando è il caso di preoccuparsi

Un cane che salta un pasto ogni tanto potrebbe non avere nulla di grave. Ma se il rifiuto del cibo dura più di 24-36 ore, è bene rivolgersi al veterinario, anche in assenza di altri sintomi.
Ci sono però delle situazioni in cui è fondamentale agire subito:
- Se il cane non mangia e ha vomito o diarrea, rischia disidratazione
- Se noti nausea (salivazione, leccarsi il muso, leccare il vuoto)
- Se il cane è più apatico o dorme molto più del solito
- Se è un cucciolo sotto l’anno di età che rifiuta più di un pasto
- Se beve più del normale, può essere un segnale di malattia cronica
In tutti questi casi, non aspettare, anche se il cane non sembra soffrire visibilmente. Meglio un controllo in più che uno in meno.
Come stimolare l’appetito del cane
Una volta esclusi problemi seri con il veterinario, puoi provare qualche strategia per invogliare il cane a mangiare:
- Aggiungi un po’ di cibo umido alla ciotola di crocchette
- Mescola piccole quantità di carne o pesce cotti in modo semplice
- Spolvera del parmigiano grattugiato sopra il pasto
- Bagna le crocchette con brodo tiepido, se sospetti dolore ai denti
Tutte queste soluzioni servono a stimolare l’olfatto e il gusto del cane, aiutandolo a riprendere confidenza con il cibo. Non dimenticare di lasciargli sempre acqua fresca a disposizione.
Cosa dargli da mangiare se continua a non mangiare?
Se il tuo cane ha già una storia di disappetenza, potresti valutare con il veterinario un’alimentazione più adatta alle sue esigenze:
- Passare a un’alimentazione basata solo su cibo umido (ma completo!)
- Offrire una dieta casalinga, cucinata o cruda, sotto controllo nutrizionale
- Testare piccoli assaggi per capire cosa lo attira di più
Un petto di pollo alla piastra, condito con un pizzico di sale e pochissimo olio (di mais, ad esempio), può essere una buona partenza. Oppure una fettina magra di maiale ben cotta. Se il cane apprezza e mangia con gusto, potrebbe essere il momento giusto per passare a una dieta casalinga bilanciata, sempre con la guida di un veterinario esperto in nutrizione.
Conclusione
La mancanza di appetito nel cane non va mai presa alla leggera. Se si tratta di un episodio isolato e il cane sta bene, puoi provare qualche trucco in cucina. Ma se il problema si ripete, è associato ad altri sintomi o riguarda un cucciolo, non esitare a chiedere consiglio al veterinario.
Ricorda: alimentarsi bene è il primo passo per restare in salute, vale per noi e anche per i cani. A volte basta cambiare qualche abitudine per fare la differenza!
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Il cibo preferito del gatto: cosa lo fa davvero impazzire?
Chi vive con un gatto lo sa bene: quando si parla di cibo, ogni gatto ha una sua idea precisa su cosa sia buono… e cosa no. Quello che per uno è una prelibatezza irresistibile, per un altro è un insulto personale. Ma esistono comunque alcuni alimenti che, più di altri, sembrano avere successo in generale. In questo articolo vedremo quali sono i cibi più amati dai gatti, con qualche consiglio utile su come proporli, in che quantità e con quali attenzioni.
Gusto personale e atteggiamento verso il cibo
Prima di parlare di “cibo preferito”, è importante sapere che non tutti i gatti sono uguali. Alcuni sono curiosi e assaggiano volentieri cose nuove (atteggiamento chiamato neofilia), altri invece sono molto diffidenti verso qualsiasi novità nella ciotola (si parla di neofobia). Ci sono poi gatti che, pur mangiando solo cibi già noti, amano variare spesso (atteggiamento antiapostatico).
Quindi non aspettarti che tutti i consigli che leggerai qui funzionino con il tuo gatto. Ma tentar non nuoce: potresti trovare una nuova delizia per il tuo felino!
Carne: il grande classico

Non è una sorpresa: il gatto è un carnivoro stretto. Questo significa che ha bisogno di proteine animali e che la carne è tra i cibi più graditi. In particolare, pollo e manzo sono due opzioni generalmente molto apprezzate.
Il consiglio è di cuocere la carne leggermente, magari con un pizzico di sale (senza esagerare), e fare attenzione al taglio: un pezzetto tenero può essere accolto con entusiasmo, mentre un cubetto troppo compatto potrebbe essere rifiutato.
Attenzione alla carne di maiale, che va sempre cotta molto bene. In ogni caso, non superare i 20 grammi al giorno e chiedi sempre consiglio al veterinario prima di inserire carne fresca nella dieta quotidiana.
Alici e sarde: il richiamo del mare
Sia fresche che essiccate, le alici e le sarde sono tra i pesci che più stuzzicano il palato del gatto. Il loro odore intenso sembra catturare l’attenzione anche dei gatti più schizzinosi.
Se vuoi offrire pesce crudo, ricordati di congelarlo per almeno 4 giorni per evitare rischi legati all’Anisakis, un parassita molto diffuso nei nostri mari.
Un consiglio pratico: se dopo aver mangiato acciughe il gatto vomita una volta, non allarmarti. È una reazione abbastanza frequente e, se accade, evita di dargliele di nuovo.
Le dosi? Circa 20 grammi di pesce fresco o 6-7 grammi se essiccato sono più che sufficienti.
Tonno in scatola: sì, ma con moderazione
Il tonno è un altro cibo molto apprezzato, anche per l’alto contenuto di Omega-3. Ma attenzione: quello in scatola può contenere istamina e metalli pesanti, sostanze potenzialmente dannose.
Il consiglio è di usarlo come premio occasionale, non più di 2-3 volte al mese. Anche in questo caso, se scegli il tonno crudo o fresco, vale la regola del congelamento preventivo.
Cibo umido: il preferito tra i prodotti commerciali
Se parliamo di alimenti confezionati, la maggior parte dei gatti preferisce il cibo umido alle crocchette. Bustine, lattine e scatolette hanno una consistenza e un odore che stimolano di più il loro appetito.
Controlla sempre in etichetta che sia indicato “alimento completo”: significa che contiene tutti i nutrienti di cui il gatto ha bisogno. Se invece leggi “alimento complementare”, puoi darlo solo in piccole quantità (es. 20-25 grammi al giorno, anche se la confezione ne indica 100).
Yogurt e formaggi: una sorpresa gradita
Molti gatti amano lo yogurt. Il sapore leggermente acido lo rende interessante per il loro palato. Meglio scegliere yogurt naturale, intero e senza zuccheri o frutta aggiunta.
Un cucchiaino al giorno può andare bene, ma se noti feci molli, meglio sospendere.
Anche alcuni formaggi sono tollerati: tra i più indicati troviamo mozzarella, stracchino e parmigiano, da offrire in piccole dosi e non tutti i giorni. Evita assolutamente i formaggi erborinati (come il gorgonzola), che possono risultare tossici.
Maionese, pane e… croissant? Attenzione!
Sorprendentemente, ci sono gatti che vanno matti per cibi poco salutari, come la maionese, il pane o persino i dolci da colazione. Anche se può sembrare divertente vedere il gatto rubare un pezzo di cornetto, questi alimenti non sono adatti alla sua salute.
Il cioccolato, ad esempio, è estremamente tossico. Anche gli zuccheri e i lieviti dei dolci possono causare problemi.
Se proprio non resisti alla tentazione di condividere un “pezzettino”, che sia davvero minuscolo, al massimo una volta a settimana.
La maionese, pur non essendo salutare, è meno pericolosa a livello metabolico e può essere offerta in piccole quantità, ogni tanto.
Conclusioni
Ogni gatto è un mondo a sé. Alcuni mangerebbero solo pollo, altri adorano le alici, altri ancora ti seguono in cucina sperando in un cucchiaino di yogurt. Capire il cibo preferito del tuo gatto richiede pazienza, osservazione e un po’ di sperimentazione.
Ricorda però che, anche se certi cibi sono apprezzati, non vuol dire che siano sempre adatti o salutari.
Quando vuoi introdurre un nuovo alimento, fallo sempre in piccole quantità e osserva la reazione del gatto. Se hai dubbi, il veterinario – meglio ancora se esperto in nutrizione – è il tuo miglior alleato per costruire una dieta equilibrata e soddisfacente.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Cibo umido e crocchette: come posso mescolarli per cani e gatti?
Hai mai pensato di mescolare il cibo umido con le crocchette per rendere più gustoso il pasto del tuo cane o del tuo gatto, ma non sapevi se fosse la scelta giusta? Sei in buona compagnia: è una delle domande più comuni tra i proprietari di animali. In questo articolo, vedremo quando e come è possibile mescolare questi due tipi di alimenti senza creare squilibri nella dieta.
Cibo umido e cibo secco: che differenze ci sono?
Partiamo dalle basi. In commercio troviamo due grandi categorie di alimenti per cani e gatti: cibo secco (le classiche crocchette, o in alcuni casi cibi “essiccati a freddo”) e cibo umido, che include paté, bocconcini, sfilaccetti e altre varianti.
La differenza principale tra i due è il contenuto di acqua. Il cibo secco contiene in genere tra l’8% e il 10% di umidità, mentre l’umido arriva anche al 75-80%, a seconda del prodotto. Questa differenza influisce anche su altri aspetti: in linea generale, il cibo umido contiene meno amido e più proteine, e può risultare più appetibile, soprattutto per il gatto.
Posso mescolarli? Sì, ma con criterio

Sfatiamo subito un mito: mescolare cibo umido e crocchette non è un errore. Per anni si è diffusa la convinzione che questi due alimenti abbiano tempi di digestione troppo diversi e che per questo vadano tenuti separati. In realtà, questa preoccupazione non ha solide basi scientifiche.
Il punto fondamentale è la qualità e la completezza degli alimenti. Per capire se puoi mescolarli senza problemi, devi guardare bene l’etichetta. Se sia il cibo secco che quello umido riportano la dicitura “alimento completo”, allora puoi usarli insieme tranquillamente, purché tu tenga sotto controllo le quantità totali di calorie.
E se uno dei due è complementare?
In questo caso le cose cambiano un po’. Se uno dei due alimenti è etichettato come “alimento complementare”, significa che non è bilanciato da solo e non copre tutti i fabbisogni nutrizionali. Quindi, va usato solo in piccole quantità, come aggiunta o insaporitore. Di solito si consiglia di non superare il 20% della razione giornaliera con un alimento complementare.
Come calcolo le giuste proporzioni?
Facciamo un esempio pratico. Supponiamo che, in base alle indicazioni del produttore, il tuo cane abbia bisogno di:
- 100g di cibo secco oppure
- 380g di cibo umido
Puoi combinare le due fonti alimentari in questo modo:
- ½ dose secco + ½ dose umido → 50g di crocchette + 190g di umido
- ¾ dose secco + ¼ dose umido → 75g di crocchette + 95g di umido
- ¼ dose secco + ¾ dose umido → 25g di crocchette + 285g di umido
L’importante è che, in totale, la quantità copra il fabbisogno calorico giornaliero del cane o del gatto. Se uno dei due alimenti è complementare, ricordati che puoi usarlo al massimo fino a 1/5 della razione giornaliera, altrimenti rischi di sbilanciare la dieta.
Vantaggi del mix
Mescolare cibo umido alle crocchette ha anche diversi benefici:
- Migliora l’appetibilità: soprattutto il gatto, spesso selettivo, apprezza un pasto più profumato e morbido.
- Favorisce l’idratazione: l’umido aiuta a introdurre più liquidi nella dieta, utile per entrambi, ma in particolare per il gatto, che tende a bere poco.
- Rende il pasto più vario, aiutando a evitare l’insorgenza di abitudini troppo rigide o di noia nei confronti del cibo.
Attenzione alle reazioni individuali
Anche se mescolare cibo secco e umido non è dannoso, è comunque buona norma osservare come reagisce il tuo cane o gatto. Ogni animale ha la propria sensibilità: alcuni possono tollerare benissimo una dieta mista, altri potrebbero manifestare qualche disagio digestivo. In quel caso, meglio passare a una somministrazione alternata, ad esempio: umido al mattino e secco alla sera.
In sintesi
Ecco un riassunto delle regole d’oro:
- Leggi sempre l’etichetta per verificare se il cibo è completo o complementare.
- Se entrambi gli alimenti sono completi, puoi dosarli a piacere, seguendo le quantità caloriche totali.
- Se uno è complementare, non superare il 20% della razione.
- Mescolare cibo umido e secco non è dannoso, anzi, può essere molto utile.
- Controlla la risposta individuale del tuo cane o del tuo gatto e adatta la dieta di conseguenza.
In conclusione, mescolare cibo umido e crocchette si può fare, con attenzione e buon senso. Non solo è una pratica utile per migliorare l’esperienza del pasto, ma può contribuire a un’alimentazione più varia, più idratante e più piacevole. Basta un po’ di organizzazione… e la ciotola sarà sempre una festa!
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Funghi per i cani: quelli commestibili per l’uomo sono davvero sicuri anche per i cani?
I funghi sono ingredienti apprezzati nella dieta umana. Ma quando si tratta dei nostri amici a quattro zampe, la questione è più complessa. I funghi commestibili per noi sono davvero sicuri anche per i cani? Questa domanda merita un’analisi approfondita, soprattutto per i proprietari attenti alla salute dei propri animali.
La diversa sensibilità dei cani ai funghi
Una verità che molti proprietari ignorano è che cani e umani reagiscono in modo molto diverso alle stesse sostanze. Questo principio si applica perfettamente ai funghi. Secondo la North American Mycological Association (NAMA), mentre il 99% dei funghi ha poca o nessuna tossicità, l’1% altamente tossico può causare problemi potenzialmente letali nei nostri animali domestici.
Un dato sorprendente è che i cani sembrano avere un’attrazione particolare per alcuni dei funghi più pericolosi. L’Amanita phalloides e le specie di Inocybe, ad esempio, attirano i cani probabilmente a causa del loro odore di pesce. Non è solo una questione di attrattiva, ma anche di sensibilità: alcune sostanze come la muscarina, presente in specie di Inocybe e Clitocybe, possono essere letali per i cani mentre raramente causano fatalità negli esseri umani.

Funghi specificamente pericolosi per i cani
Alcune specie di funghi meritano una particolare attenzione:
- Amanita phalloides: conosciuta anche come “Tallo della Morte”, è letale sia per gli umani che per i cani.
- Amanita muscaria e Amanita pantherina: contengono acido ibotenico e muscimolo, sostanze che raramente sono letali per gli umani ma possono causare la morte nei cani. È interessante notare che i cani spesso le consumano attratti dal loro odore di pesce.
- Specie di Scleroderma: alcune possono essere mortali per i cani (e i maiali) ma non per gli umani, per ragioni ancora non completamente comprese dalla scienza.
Reazioni particolari e sintomi nei cani
I cani che ingeriscono funghi tossici mostrano reazioni specifiche. Nel caso dell’Amanita muscaria o Amanita pantherina, entrano tipicamente in un sonno profondo simile al coma alcune ore dopo l’ingestione. Il recupero avviene generalmente dopo circa 6 ore, ma può estendersi fino a 72 ore.
Un aspetto critico da considerare è che la somministrazione di atropina a un cane che ha consumato queste specie può intensificare il sonno comatoso, aumentando significativamente la possibilità di morte.
Per le intossicazioni da amatossine (presenti in funghi come Amanita phalloides, Amanita bisporigera o Amanita ocreata), i sintomi sono caratterizzati da:
- Un ritardo di 6-12 ore nella manifestazione dei sintomi
- Gravi disturbi gastrointestinali
- Rifiuto di mangiare o bere
Molti cani muoiono ogni anno proprio a causa dell’ingestione di funghi contenenti amatossine.
I funghi commestibili sono davvero sicuri?
Alla luce di queste informazioni, è lecito chiedersi se i funghi commestibili per l’uomo siano effettivamente sicuri per i cani. La risposta richiede cautela: anche se un fungo è considerato sicuro per il consumo umano, non significa automaticamente che lo sia anche per i nostri animali domestici.
La diversa sensibilità dei cani a determinati composti presenti nei funghi suggerisce che anche specie normalmente non tossiche per l’uomo potrebbero provocare reazioni avverse nei cani. La mancanza di studi completi sulla sicurezza dei funghi commestibili nei cani rende difficile stabilire linee guida definitive.
Cosa fare in caso di sospetta intossicazione
Se sospetti che il tuo cane abbia ingerito funghi potenzialmente tossici, ecco i passi da seguire:
- Contatta immediatamente il tuo veterinario o un ospedale veterinario d’emergenza
- Se possibile, raccogli un campione dello stesso fungo o funghi dal luogo in cui sono stati trovati
- Conserva il materiale in un sacchetto di carta o carta cerata (non plastica) e refrigeralo fino all’esame
- Documenta dove sono stati raccolti i funghi, in caso di contaminazione da pesticidi o metalli pesanti
L’importanza della consulenza veterinaria specializzata
Considerando la complessità dell’argomento e i potenziali rischi, è fondamentale sottolineare che l’introduzione di qualsiasi tipo di fungo nella dieta canina dovrebbe avvenire esclusivamente sotto prescrizione medico veterinaria.
Non tutti i veterinari hanno una formazione approfondita in nutrizione. Per questo motivo, è consigliabile rivolgersi a un veterinario specializzato in nutrizione, in grado di valutare correttamente i rischi e i benefici potenziali legati all’introduzione di funghi nella dieta del tuo cane.
Conclusione
La questione della sicurezza dei funghi commestibili per i cani rimane in parte irrisolta. Mentre per noi umani molte specie di funghi rappresentano ingredienti sicuri e nutrienti, la diversa fisiologia dei cani e la loro particolare sensibilità ad alcuni composti fungini suggeriscono un approccio estremamente cauto.
La regola d’oro rimane quella di non permettere mai al proprio cane di consumare funghi trovati in giardino o durante passeggiate, e di introdurre funghi nella dieta solo sotto stretto controllo veterinario da parte di professionisti specializzati in nutrizione animale.
La salute del nostro fedele compagno a quattro zampe merita sempre la massima attenzione e il supporto di esperti qualificati, soprattutto quando si tratta di alimentazione e possibili sostanze tossiche.
Articolo della Dr.ssa Monica Serenari, DVM
- Published in Monica Serenari
Il gatto anziano non mangia? Ecco cosa sapere (e fare)
Se vivi con un gatto da tanti anni, è probabile che prima o poi ti sia trovato a fare i conti con un cambiamento nelle sue abitudini alimentari. In particolare, quando un gatto anziano smette di mangiare o riduce in modo significativo la quantità di cibo, è normale sentirsi preoccupati.
In questo articolo vediamo insieme quando è davvero il caso di preoccuparsi, quali segnali osservare con attenzione, e soprattutto cosa puoi fare, prima di tutto, a casa, e in secondo luogo con l’aiuto del veterinario.
Il gatto anziano non mangia: perché è così grave se un gatto non mangia
A differenza del cane, il gatto è un animale che non può permettersi lunghi digiuni. È un fatto metabolico: bastano pochi giorni senza cibo per andare incontro a problemi seri, come ad esempio la steatosi epatica, una condizione in cui il fegato si riempie di grasso e smette di funzionare correttamente.
In più, il gatto è un predatore… ma anche una preda. Questo significa che tende a mascherare i sintomi di malessere per non mostrarsi debole. Così può succedere che l’unico segnale evidente di qualcosa che non va, sia proprio il rifiuto del cibo.
Quindi, se un gatto anziano smette di mangiare, non aspettare: rivolgiti quanto prima al veterinario.
Quando oltre al cibo rifiuta anche l’acqua

Se oltre a non mangiare, il tuo gatto smette anche di bere, la situazione si fa ancora più delicata. L’idratazione è fondamentale, e se non beve né assume liquidi dal cibo (per esempio attraverso l’umido), è molto probabile che ci sia una patologia sottostante da indagare.
Al contrario, anche un gatto che beve tanto ma non mangia può essere un segnale di qualcosa che non va, ad esempio una malattia renale cronica, una delle condizioni più frequenti nei gatti in età avanzata.
Il gatto anziano non mangia: Cosa puoi controllare a casa
Ci sono alcuni accorgimenti che puoi provare prima ancora di fare visite ed esami, soprattutto se il tuo gatto è in una fase iniziale di inappetenza.
1. Verifica l’ambiente dove mangia
Sembra banale, ma l’ambiente in cui il gatto mangia può fare una grande differenza. I gatti più anziani, ad esempio, potrebbero non riuscire più a raggiungere la ciotola se è posizionata in alto o in un luogo scomodo.
Prova a mettere la ciotola in un punto facilmente accessibile, magari su un piano basso e lontano dalle pareti. Ricorda che i gatti preferiscono controllare visivamente lo spazio mentre mangiano: se non si sentono al sicuro, potrebbero evitare del tutto il pasto.
2. Controlla la ciotola
Anche la forma e la pulizia della ciotola contano molto. I gatti preferiscono ciotole basse e larghe, o addirittura piattini, per evitare che le vibrisse tocchino i bordi. Inoltre, la ciotola dovrebbe essere lavata ogni giorno: odori residui o sporco possono bastare per far rifiutare il pasto, soprattutto a un gatto anziano più sensibile.
3. Prova a cambiare alimento
Anche se il tuo gatto ha sempre mangiato un certo tipo di crocchette o cibo umido, non è detto che le sue preferenze non cambino con l’età. Potresti provare:
- A passare dal secco all’umido, o viceversa.
- A offrire nuovi gusti o consistenze.
- A scaldare leggermente il cibo per renderlo più appetibile.
Se noti un miglioramento temporaneo, ma poi tutto torna come prima, è comunque importante rivolgersi al veterinario: l’inappetenza potrebbe essere un segnale intermittente di una malattia più seria.
I campanelli di allarme da non ignorare
A volte l’inappetenza è solo la punta dell’iceberg. Ecco altri segnali da tenere d’occhio, soprattutto in un gatto anziano:
- Perdita di peso: spesso difficile da notare, soprattutto se il gatto è sempre stato un po’ rotondetto. Può sembrare “più in forma”, ma è un segnale d’allarme.
- Pelo in cattive condizioni: può diventare opaco, secco, o al contrario troppo grasso e untuoso, magari separandosi in ciocche.
- Cambiamenti nel comportamento: miagolii insoliti, aumento della vocalizzazione o richieste di attenzioni più frequenti.
- Sintomi fisici: vomito, rigurgito, stitichezza (più comune della diarrea nel gatto), letargia.
Cosa farà il veterinario
Se il gatto anziano continua a non mangiare o mostra uno dei segnali sopra, il veterinario inizierà con una visita clinica completa. Tramite la palpazione e l’osservazione del comportamento potrà capire se ci sono dolori o anomalie.
A seguire, probabilmente verranno consigliati alcuni esami del sangue, in particolare per valutare i valori renali, vista la frequenza della malattia renale cronica nei gatti anziani. Ma ci sono anche altre condizioni che possono dare inappetenza:
- Malattie intestinali croniche
- Linfoma
- Problemi al fegato (epatopatie)
- Triadite (infiammazione combinata di fegato, pancreas e intestino)
- Malattie infettive
Se gli esami del sangue non danno risposte chiare, si potrà proseguire con controlli più approfonditi su cuore, tiroide o altri organi.
Conclusioni
Il gatto anziano che non mangia non è solo “capriccioso” o “vecchietto”. È un sintomo importante, che merita attenzione e indagini approfondite. Prima di pensare al peggio, puoi osservare e provare a modificare ambiente e alimentazione. Ma se la situazione non migliora in pochi giorni, non perdere tempo: una visita veterinaria può fare la differenza.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Dieta casalinga per cani: i vantaggi
Negli ultimi anni sempre più proprietari stanno scegliendo di nutrire il proprio cane con una dieta casalinga, abbandonando crocchette e scatolette in favore di alimenti freschi, selezionati e preparati direttamente in casa. Ma quali sono i veri vantaggi di questo tipo di alimentazione? E perché così tante persone si stanno orientando in questa direzione?
Vediamolo insieme, punto per punto, sfatando anche qualche falso mito lungo la strada.
Controllo totale su ingredienti e qualità
Il primo e forse più evidente vantaggio della dieta casalinga è che sai esattamente cosa mangia il tuo cane. Nessun ingrediente misterioso, nessun sottoprodotto animale non meglio identificato, niente farine di dubbia provenienza. Sei tu a scegliere la carne, il pesce, le verdure, le uova, i cereali o le fonti di amido, tutto in base a quello che è più adatto al tuo cane.
Con una dieta casalinga puoi adattare la qualità degli alimenti al livello che ritieni più sicuro e salutare, esattamente come fai con il tuo cibo. Questo è particolarmente importante in un periodo in cui sempre più spesso si sente parlare di ritiri di prodotti industriali per contaminazioni o errori di produzione.
Adattamento personalizzato in base a età, peso, salute e stile di vita

Ogni cane è un individuo a sé. C’è il cane iperattivo che brucia tantissimo, quello più tranquillo che tende a ingrassare, quello anziano che ha bisogno di un supporto per le articolazioni, e quello con problemi digestivi che ha sempre avuto difficoltà con le crocchette.
La dieta casalinga permette di adattare in modo preciso i nutrienti in base alle reali esigenze del tuo cane.
Si può personalizzare il tipo e la quantità di proteine, ridurre o aumentare i grassi, bilanciare le fibre, aggiungere integratori specifici se necessari. Tutto ciò è quasi impossibile con un’alimentazione industriale, che per sua natura è standardizzata.
Maggiore digeribilità e appetibilità
Molti proprietari raccontano che, passando a una dieta casalinga, il cane ha iniziato a mangiare con più gusto. È normale: il cibo fresco ha un odore, un sapore e una consistenza completamente diversi rispetto a quello industriale, e anche i cani, come noi, apprezzano il buono.
Inoltre, gli alimenti freschi e cotti in modo semplice sono più digeribili, soprattutto per quei cani che soffrono di gonfiori, feci molli, alitosi o altri piccoli disturbi digestivi. In molti casi, una dieta casalinga ben formulata migliora visibilmente la qualità delle feci, la regolarità intestinale e anche l’alito.
Può migliorare la salute del cane
Una dieta casalinga ben bilanciata può contribuire in modo significativo a migliorare la salute generale del cane. Alcuni effetti che i proprietari notano più frequentemente sono:
- Pelo più lucido e meno forfora
- Migliore tono muscolare
- Più energia durante la giornata
- Diminuzione delle infiammazioni cutanee o gastrointestinali
- Migliore risposta immunitaria
Questo succede perché con una dieta fresca e naturale si riducono spesso gli ingredienti pro-infiammatori o gli additivi presenti nel cibo industriale, favorendo invece nutrienti di alta qualità e ben assimilabili.
È utile anche in caso di patologie
Molti cani, purtroppo, si trovano a dover convivere con patologie croniche, come problemi renali, epatici, intestinali, allergie alimentari o sovrappeso. In questi casi, la dieta diventa una vera e propria terapia.
Con la dieta casalinga, è possibile costruire un piano alimentare su misura, scegliendo con precisione gli alimenti più adatti, le cotture più tollerate e gli integratori specifici. Questo approccio può affiancare le cure veterinarie e migliorare la qualità della vita del cane in modo concreto.
Sfatiamo un mito: no, non basta improvvisare
Attenzione però: una dieta casalinga non è semplicemente riso, pollo e carote!
Per essere davvero sana ed equilibrata, ha bisogno di essere formulata da un professionista, in modo che siano presenti tutti i nutrienti essenziali: proteine, grassi, carboidrati, vitamine e minerali nelle giuste proporzioni.
Proprio come per noi, anche per il cane un’alimentazione squilibrata nel tempo può portare a carenze importanti. Ma una volta impostato un buon piano, cucinare per il proprio cane diventa semplice e soddisfacente, oltre che estremamente benefico.
Un modo per prendersi cura del cane, anche a tavola
Infine, molti proprietari raccontano che preparare la pappa per il proprio cane diventa un gesto quotidiano di affetto e attenzione. È un momento in cui ci si sente più coinvolti, più partecipi del benessere del proprio cane.
Certo, richiede un po’ di tempo, un minimo di organizzazione e la disponibilità a imparare, ma i benefici in termini di salute e relazione sono davvero importanti.
Conclusione
La dieta casalinga, se fatta bene e con le giuste competenze, offre una lunga serie di vantaggi reali e tangibili per la salute del cane. Non si tratta solo di moda, ma di un approccio nutrizionale serio, consapevole e sempre più apprezzato da chi vuole il meglio per il proprio cane.
Parlane con il tuo veterinario o un nutrizionista esperto in alimentazione del cane e scopri se può essere la scelta giusta anche per te.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Cane e ciliegie: può mangiarle?
Le ciliegie, con il loro sapore dolce e succoso, sono un frutto amatissimo durante la stagione estiva. Ma ti sei mai chiesto se il tuo cane può mangiarle? È una domanda comune tra i proprietari di cani che desiderano condividere le delizie estive con i loro amici a quattro zampe. Vediamo insieme i benefici, i rischi e le precauzioni da prendere prima di dare questo frutto al tuo cane.
Benefici delle ciliegie per i cani
Le ciliegie sono ricche di nutrienti benefici che possono essere utili anche per i cani:
Antiossidanti: contengono vitamina C e beta-carotene, due potenti antiossidanti che aiutano a combattere i radicali liberi e a sostenere il sistema immunitario del cane.
Minerali: sono una buona fonte di potassio, che è essenziale per la funzione muscolare e nervosa.
Fibre: La fibra presente nelle ciliegie può aiutare a mantenere la salute digestiva del cane.
Rischi delle ciliegie per i cani

Nonostante i benefici, le ciliegie presentano anche dei rischi significativi per i cani:
Nocciolo: Il rischio principale è rappresentato dall’ingestione del nocciolo. I noccioli contengono cianuro, che è tossico se ingerito in grandi quantità. Inoltre, i noccioli possono causare occlusioni intestinali, soprattutto nei cani di taglia piccola o media.
Zuccheri: contengono molti zuccheri naturali, che non sono ideali per la dieta dei cani. Un eccesso di zuccheri può portare a problemi digestivi e, a lungo termine, a condizioni come il diabete.
Effetto lassativo: come le prugne, hanno un effetto lassativo che può causare diarrea nei cani se consumate in grandi quantità.
Quante ciliegie dare al cane e come farlo
Se decidi di dare ciliegie al tuo cane, è importante farlo con moderazione e prendendo alcune precauzioni:
Rimozione del nocciolo: Assicurati sempre di rimuovere il nocciolo e il gambo prima di dare le ciliegie al tuo cane. Anche una piccola quantità di cianuro può essere pericolosa.
Quantità limitata: Per un cane di taglia piccola, una ciliegia ogni tanto può essere sufficiente. Per i cani di taglia media, una ciliegia al giorno può essere adeguata, mentre per i cani di taglia grande, si possono dare due o tre ciliegie al giorno, ma non tutti i giorni, per evitare fermentazioni intestinali.
Cosa fare se il cane mangia il nocciolo
Se il tuo cane dovesse accidentalmente mangiare una ciliegia con il nocciolo, è importante agire rapidamente:
Consulta il veterinario: Contatta immediatamente il tuo veterinario per ricevere consigli su cosa fare. Potrebbe essere necessario indurre il vomito o eseguire un’endoscopia per rimuovere il nocciolo.
Monitoraggio: Se il nocciolo è già passato nello stomaco, il veterinario potrebbe suggerire di monitorare il cane per segni di disagio o occlusione intestinale. Non aspettare che i sintomi peggiorino; un intervento tempestivo può prevenire complicazioni gravi.
Conclusioni
In conclusione, le ciliegie possono essere un’aggiunta occasionale alla dieta del tuo cane, ma solo se somministrate con attenzione. Rimuovi sempre i noccioli e limita la quantità di ciliegie per evitare problemi digestivi e di salute. Come sempre, consulta il tuo veterinario prima di introdurre nuovi alimenti nella dieta del tuo cane per garantire che siano sicuri e appropriati. Con le giuste precauzioni, puoi condividere il piacere di questo delizioso frutto estivo con il tuo cane, in modo sicuro e salutare.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Latte in polvere per gattini: tutto quello che devi sapere
Chi ha un gatto lo sa: la vita con loro può riservare sorprese di ogni tipo, comprese situazioni in cui ci si ritrova con un gattino piccolissimo da accudire. Capita più spesso di quanto si pensi di imbattersi in un gattino neonato, magari con gli occhi ancora chiusi, abbandonato o orfano, e in quel caso sapere come nutrirlo correttamente può fare la differenza tra la vita e la morte.
Se ti stai chiedendo come comportarti in queste circostanze, partiamo da un concetto chiave: il latte in polvere per gattini è l’unica alternativa valida al latte materno, ma deve essere scelto con attenzione e somministrato nel modo giusto.
Il periodo neonatale: una fase cruciale
Le prime settimane di vita di un gattino sono critiche. Questo periodo si chiama fase neonatale e comprende i primi 20-25 giorni dopo la nascita. In questo lasso di tempo, il gattino si sviluppa molto rapidamente e acquisisce le prime difese immunitarie attraverso il colostro, il primo latte prodotto dalla madre nelle prime 36-48 ore dopo il parto.
Se il gattino non ha avuto accesso al colostro, è più esposto alle malattie, e va quindi seguito con ancora più attenzione, magari anche con il supporto di un veterinario.
Va detto che, quando possibile, la soluzione migliore resta quella di affidare il gattino a una gatta balia, ovvero una femmina che ha appena partorito e che potrebbe accettare il piccolo. È una pratica più diffusa di quanto si pensi e grazie ai social è diventato più facile trovare aiuto anche in questo senso.
Latte in polvere per gattini: perché è fondamentale

Veniamo al punto cruciale: no, il latte vaccino non va bene per un gattino. Anche se l’istinto potrebbe spingerti a scaldare una tazza di latte per neonati umani o quello da frigo che hai in casa, sappi che il latte della mucca è troppo povero di proteine e grassi e troppo ricco di lattosio per essere digerito dal gatto, che è un carnivoro stretto. Il risultato? Il rischio concreto di diarrea, disidratazione e perfino morte.
Il latte in polvere per gattini, invece, è formulato appositamente per soddisfare i fabbisogni nutrizionali del gatto appena nato: ha alta densità energetica, è povero di lattosio e ricco di proteine, grassi buoni, vitamine e aminoacidi essenziali.
Cosa deve contenere un buon latte in polvere per gattini?
Quando scegli un latte in polvere, controlla sempre l’etichetta. Ecco cosa non dovrebbe mancare:
- Proteine almeno al 32-33% (su sostanza secca).
- Grassi oltre il 30%.
- Taurina, aminoacido essenziale per il gatto.
- DHA (acido docosaesaenoico), un Omega-3 fondamentale per lo sviluppo cerebrale e cognitivo.
Se il DHA non è incluso, meglio integrarlo a parte. È fondamentale per uno sviluppo corretto del sistema nervoso.
Dove si compra?
Il latte in polvere per gattini si trova in:
- Negozi per animali
- Farmacie
- Online (siti specializzati o marketplace generici)
Il costo non è proibitivo, ma se devi allattare più gattini, il consumo può diventare importante. Cerca sempre di scegliere un prodotto di qualità, anche se nelle prime ore potresti dover usare quello che trovi subito. Poi, però, è bene restare fedeli a una marca per evitare problemi digestivi dovuti al cambio improvviso.
Quanto latte somministrare?
Le dosi variano in base alla marca e sono sempre indicate in etichetta. L’importante è:
- Suddividere le dosi in più poppate giornaliere (anche ogni 2-3 ore nelle prime settimane).
- Non forzare mai il gattino: quando è sazio, smette spontaneamente.
- Evitare di dare troppo latte in una sola volta per non rischiare indigestioni.
Verso le 2-3 settimane di vita, si può passare gradualmente a dare latte ogni 6-8 ore, fino all’inizio dello svezzamento.
Come si prepara e si somministra
Il latte in polvere va preparato al momento, sciogliendo bene la polvere in acqua calda ma non bollente. Può essere conservato ricostituito in frigo per 24-48 ore, ma va sempre scaldato a temperatura corporea prima dell’uso (35-37°C). Puoi fare la prova della goccia sul polso, proprio come si fa con i neonati umani.
Per la somministrazione:
- Evita di tenere il gattino sdraiato sulla schiena.
- Usa siringhe senza ago solo in emergenza.
- Meglio procurarsi biberon con tettarelle adatte (ci sono in commercio tettarelle specifiche per gattini).
- Il foro della tettarella deve essere della dimensione giusta: se troppo grande, il gattino rischia di affogarsi; se troppo piccolo, si stancherà prima di bere abbastanza.
Controlla anche che la tettarella sia priva di BPA, una sostanza chimica nociva (perturbatore endocrino) da evitare.
In conclusione
Allattare un gattino orfano è un gesto di grande generosità, ma richiede impegno, attenzione e conoscenza. Il latte in polvere per gattini è uno strumento essenziale per garantire loro una crescita sana, soprattutto nei primissimi giorni di vita. Basta scegliere bene, seguire le dosi e le indicazioni del produttore, e magari farsi aiutare da un veterinario per i primi tempi.
Ricorda: ogni gattino ha il suo ritmo e le sue esigenze, ma con un po’ di pazienza e le informazioni giuste, puoi davvero fare la differenza nella sua vita.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Il gatto annusa il cibo e non mangia, perché?
Se hai un gatto, probabilmente ti è capitato almeno una volta di offrirgli del cibo, vederlo avvicinarsi alla ciotola, annusare con attenzione… e poi voltarsi e andarsene come se nulla fosse. E magari tu resti lì a chiederti: “Ma non aveva fame?” Tranquillo, non sei solo. Questo comportamento è piuttosto comune tra i gatti, e le ragioni possono essere più complesse di quanto sembri.
Il gatto annusa il cibo e non mangia: Gusti difficili e naso ipersensibile
I gatti non sono come i cani. Non mangiano “per fame” qualunque cosa trovino nella ciotola. Hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato, e per loro l’odore del cibo è fondamentale. Se qualcosa non li convince all’olfatto, anche solo un dettaglio, spesso decidono di non mangiare, anche se hanno lo stomaco che brontola.
Un cibo con un odore di grasso irrancidito, una nota acida o semplicemente una variazione rispetto all’odore abituale può bastare per far scattare il rifiuto. Questo vale anche per alimenti che magari sono ancora buoni dal punto di vista umano, ma che per un gatto risultano inaccettabili.
Il gatto non è un “ripulitore”
In natura, il gatto è un cacciatore solitario, e tende a mangiare subito la sua preda. Non conserva gli avanzi, né torna a finire qualcosa dopo ore. A differenza del cane, che ha una natura più “spazzina” ed è capace di mangiare cibo trovato e non proprio fresco, il gatto ha standard molto alti in fatto di freschezza e qualità dell’alimento.
Ecco perché un alimento che a noi sembra ancora perfettamente commestibile, per un gatto può essere considerato “vecchio” o alterato, solo in base all’odore.
Il gatto annusa il cibo e non mangia: quando l’odore dà fastidio: la nausea

Un’altra spiegazione molto comune di questo comportamento è la nausea lieve. Il gatto può mostrarsi interessato al cibo, avvicinarsi alla ciotola, ma poi l’intensificarsi dell’odore può innescare quella sensazione sgradevole che lo porta ad allontanarsi. Se questo succede con cibo che solitamente apprezza, è bene non sottovalutare il segnale e consultare il veterinario.
La nausea può essere il sintomo iniziale di molte patologie, anche serie. Meglio non aspettare troppo.
Quando è il caso di preoccuparsi?
Il digiuno nel gatto non va mai preso alla leggera. I gatti non sono animali adatti a digiunare a lungo e, soprattutto se in sovrappeso, possono sviluppare rapidamente una condizione molto pericolosa chiamata steatosi epatica.
Se il tuo gatto non mangia nulla per 24 ore, è il caso di contattare subito il veterinario. Se mangia pochissimo per due giorni consecutivi, anche in quel caso è il momento di agire.
Attenzione anche a eventuali altri sintomi associati, come:
- difficoltà a urinare o assenza di urina nella lettiera,
- aumento della sete o dell’urinazione,
- diarrea,
- vomito,
- apatia o debolezza.
In presenza di questi segnali, non aspettare neanche 12 ore: portalo subito in clinica.
Cosa fare se il gatto non mangia
Capire cosa fare dipende molto dal contesto. Ecco alcune situazioni comuni:
1. Hai appena cambiato tipo di cibo?
È normale che il gatto sia diffidente verso qualcosa di nuovo. Prova a reintrodurre gradualmente il vecchio cibo insieme a quello nuovo. Serve pazienza.
2. Ha sempre mangiato quel cibo, ma ora non lo vuole più?
Potrebbe semplicemente essersi stancato. I gatti possono essere molto selettivi e cambiare preferenze nel tempo. Offrigli un’alternativa, ma senza insistere troppo.
3. Rifiuta tutto, anche il cibo che di solito adora?
Qui suona un campanello d’allarme. Se in più noti anche qualche sintomo fisico, vai dal veterinario senza indugi.
La regola d’oro
Un gatto che non mangia nulla per più di 24-48 ore è un’emergenza. Non pensare che sia solo un capriccio. Non forzarlo mai a mangiare cibo che rifiuta, ma non lasciare che il digiuno si prolunghi. Se non si trova una soluzione rapida, c’è il rischio che la sua salute venga compromessa seriamente.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Il cane non mastica il cibo, perché?
Chi vive con un cane lo sa: spesso mangia così in fretta che ci si chiede se abbia effettivamente masticato. A volte il pasto finisce prima ancora che noi abbiamo avuto il tempo di sederci a tavola! Ma perché i cani non masticano come facciamo noi? È un comportamento normale o c’è qualcosa da correggere? Vediamolo insieme.
Masticazione? Non come ce la immaginiamo noi
Prima di tutto, è importante capire che il cane non è progettato per masticare il cibo a lungo, come fanno gli esseri umani. I cani sono carnivori, e il loro modo di mangiare rispecchia la loro natura. Anche quando un cane mastica, lo fa in maniera molto diversa rispetto a noi: qualche morso veloce, poi via con la deglutizione.
Negli erbivori e onnivori, la masticazione è una fase importante della digestione, perché la saliva contiene enzimi (come l’amilasi) che iniziano a scomporre i carboidrati già in bocca. Nei cani, questo processo non avviene, perché non possiedono amilasi salivare. La loro digestione comincia davvero solo una volta che il cibo arriva nello stomaco.
Inoltre, i cani non hanno bisogno di “assaporare” ciò che mangiano per capire se è tossico o meno. I vegetali velenosi in natura, ad esempio, spesso hanno un sapore amaro facilmente riconoscibile. Ma per un carnivoro questa difesa naturale non serve molto. Quindi il cane tende a divorare il cibo, non a gustarlo.
Ma alcuni cani ingoiano tutto senza nemmeno un morso… perché?

Una cosa è masticare poco, un’altra è non masticare affatto. E ci sono cani che, letteralmente, ingoiano il boccone intero. Vediamo alcune delle cause più comuni.
1. È un cane vorace
Questa è la causa più diffusa. Alcuni cani, per indole o per razza, hanno un approccio molto vorace al cibo. Pensiamo al Labrador: uno dei campioni in questo senso. In questi casi, il cane non ha un buon sistema di autoregolazione e tende a divorare tutto il pasto in pochi secondi, anche a rischio di ingoiare cose non commestibili, come plastica o carta.
Questo comportamento, se non gestito, può portare a problemi seri, come occlusioni intestinali, soprattutto se il cane ingoia oggetti interi senza masticarli. Anche se lo stomaco del cane è molto resistente e in grado di digerire anche pezzi di cibo molto grandi, non è fatto per gestire materiali non digeribili.
2. È ansioso
Alcuni cani mangiano rapidamente non per fame, ma perché sono stressati o ansiosi. Questo comportamento, a volte, può trarre in inganno: sembra fame, ma è una reazione emotiva. Un po’ come noi quando mangiamo compulsivamente per nervosismo.
In questi casi, l’ansia va affrontata alla radice. Le ciotole anti-ingozzamento (quelle a forma di labirinto) possono aiutare, ma non sono la soluzione al problema. Anzi, se usate senza lavorare sull’ansia vera e propria, possono aumentare la frustrazione del cane.
3. Ha dolore ai denti
Anche se meno frequente, è possibile che il cane eviti di masticare perché ha dolore in bocca. Problemi ai denti o alle gengive possono rendere la masticazione scomoda o addirittura dolorosa. In questi casi, il cane potrebbe tenere il cibo in bocca per qualche secondo, ma poi lo ingoia intero per evitare di masticare.
Cosa fare se il cane non mastica?
Prima di tutto, bisogna capire il motivo. Non tutti i cani che mangiano in fretta lo fanno per le stesse ragioni. Proviamo a porci alcune domande:
- Il cane è sottopeso o in perfetta forma?
- Ha fame perché mangia poco o è vorace anche se è in sovrappeso?
- È tranquillo mentre mangia o mostra segni di ansia?
- Come sono i suoi denti? Ha alito cattivo, gengive infiammate, difficoltà a masticare snack duri?
Rispondere a queste domande può aiutarci a inquadrare meglio la situazione. Ma se il dubbio persiste, è sempre meglio rivolgersi a un veterinario esperto in nutrizione.
Qualche strategia utile
Nel frattempo, ci sono alcune cose che puoi fare per aiutare il tuo cane a mangiare in modo più sereno e sicuro:
- Evita di usare ciotole anti-ingozzamento a caso. Possono andare bene solo se inserite in un percorso più ampio di gestione dell’ansia o della voracità.
- Suddividi il pasto in porzioni più piccole. Puoi offrirle una alla volta, magari distribuendole in diverse zone della casa, per rallentare la velocità di assunzione.
- Usa il cibo come stimolo mentale. Nascondi piccole quantità di cibo in giochi interattivi o tappeti olfattivi per rendere il pasto un momento più “lento” e coinvolgente.
- Se sospetti dolore, prova a offrire cibo umido o omogeneizzato. È più facile da deglutire e non richiede sforzo da parte dei denti.
In conclusione
Non tutti i cani masticano, ed è normale fino a un certo punto. Ma quando il comportamento diventa eccessivo, va osservato con attenzione. La velocità con cui un cane mangia può dirci molto sul suo stato fisico e mentale.
Indagare le cause con l’aiuto di un professionista può fare la differenza per la salute del cane, sia in termini digestivi che comportamentali. E ricordiamoci sempre che anche un comportamento semplice come il modo in cui un cane mangia può essere una finestra importante sul suo benessere.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
I masticativi fanno bene al cane? Scopriamo i benefici e i rischi
I masticativi sono tra gli snack più comunemente offerti al cane, ma sono davvero benefici? La risposta non è così semplice, poiché esistono diverse tipologie di masticativi, alcuni sicuri e salutari, altri che invece possono rappresentare un rischio. In questo articolo vediamo cosa sono i masticativi, quali scegliere e quali evitare.
Cosa sono i masticativi per cani
I masticativi sono snack pensati per essere masticati a lungo dal cane, favorendo il rilassamento e contribuendo, in alcuni casi, all’igiene orale. Tra i più diffusi troviamo:
- Pelle essiccata di animali (bovini, pesci, ecc.)
- Corna di cervo, bufalo o daino
- Radici di alberi, come quella dell’albero del caffè
- Ossa di pelle di bufalo, una delle scelte più popolari ma anche più discusse
Masticare è un’attività naturale per il cane e ha un effetto calmante. Tuttavia, non tutti i masticativi sono uguali: alcuni possono essere dannosi per la salute.
L’osso di pelle di bufalo: fa bene o fa male?

L’osso di pelle di bufalo è un masticativo molto diffuso, ma in realtà non ha nulla a che fare con un vero osso. Questi snack derivano dall’industria conciaria, subendo numerosi trattamenti chimici per essere conservati e resi appetibili. Durante la lavorazione:
- Le pelli vengono trattate con sostanze chimiche per evitare la putrefazione
- Vengono sbiancate con candeggina o acqua ossigenata
- Sono addizionate con coloranti e appetizzanti artificiali
- Spesso vengono incollate con adesivi per mantenere la forma
A causa di questi trattamenti, l’osso di pelle di bufalo dura a lungo, non si deteriora e il cane impiega molto tempo a finirlo. Tuttavia, i residui chimici e la colla presente lo rendono poco sicuro. Per questo motivo, è meglio evitarlo.
Rischi connessi con i masticativi
I masticativi possono essere un’ottima soluzione per il benessere del cane, ma bisogna fare attenzione ad alcuni rischi:
🔴 Soffocamento: qualsiasi masticativo può rompersi in pezzi di dimensioni pericolose, che il cane potrebbe ingerire interi. Questo può portare a soffocamento o blocchi intestinali. Per questo motivo, è importante dare i masticativi al cane solo quando è sotto supervisione.
🔴 Problemi digestivi: se somministrati in grandi quantità, anche i migliori masticativi possono causare disturbi digestivi e infiammazioni intestinali. Moderazione è la parola chiave!
🟢 Sicurezza alimentare: la maggior parte dei masticativi è trattata per prevenire contaminazioni batteriche, quindi il rischio di infezioni è basso. Tuttavia, scegliere prodotti di qualità riduce ulteriormente i pericoli.
Quali sono i masticativi più sicuri?
Selezionare il masticativo giusto è fondamentale per la salute del cane. Ecco alcune opzioni sicure:
✅ Pezzi di pelle bovina o di pesce: naturali, privi di additivi e difficilmente si rompono in pezzi pericolosi. La pelle di pesce, in particolare, è ricca di Omega-3, benefici per la salute.
✅ Corna di cervo o radici di alberi: resistenti e durevoli, molto apprezzate dai cani. Hanno un basso rischio di scheggiarsi e non contengono sostanze chimiche nocive.
🚫 Da evitare:
- Ossa di pelle di bufalo, per i motivi già elencati
- Ossa di ginocchio bovino fresche, che possono causare costipazione o frammentarsi in schegge pericolose
Conclusione
I masticativi possono essere un ottimo strumento per arricchire la vita del cane, fornendo un’attività appagante e rilassante. Tuttavia, è fondamentale scegliere prodotti di qualità, evitando quelli che possono essere pericolosi. Supervisionare il cane mentre mastica e offrire questi snack con moderazione garantirà il massimo beneficio in totale sicurezza.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Cibo umano per cani: cosa si può dare e cosa no
Condividere il cibo con il nostro cane è un gesto d’affetto spontaneo, ma non tutto ciò che mettiamo a tavola è adatto alla sua salute. In questo articolo vedremo quali alimenti possono essere dati con serenità, quali richiedono precauzioni e quali sono assolutamente da evitare.
L’evoluzione del cane e il cibo umano
L’uomo e il cane convivono da migliaia di anni, influenzandosi a vicenda anche dal punto di vista alimentare. Seppur discendente dal lupo, il cane si è evoluto come carnivoro opportunista, sviluppando una maggiore capacità di digerire alcuni amidi e adattandosi al cibo umano. Tuttavia, ciò non significa che tutto ciò che mangiamo sia adatto alla sua dieta.
Cibo umano per cani: Attenzione prima di iniziare!
Prima di elencare i cibi consentiti e quelli vietati, è importante chiarire alcuni punti:
- Il cibo umano non deve sostituire una dieta bilanciata per il cane.
- Alcuni alimenti possono essere adatti a un cane, ma non a un altro, in base a patologie o intolleranze.
- Per qualsiasi dubbio, è sempre meglio consultare un veterinario prima di introdurre nuovi alimenti.
Quale cibo umano si può dare al cane?

Ci sono alcuni alimenti che possiamo dare con maggiore tranquillità al nostro cane, ovviamente nelle giuste quantità e senza eccessi:
- Carne cotta: pollo, tacchino, manzo e maiale senza ossa e senza condimenti eccessivi.
- Pesce cotto: ricco di Omega 3, ma deve essere ben deliscato.
- Uova: ottima fonte di proteine, meglio cotte per evitare problemi batterici.
- Riso, pasta e patate: ben cotti e senza condimenti pesanti, possono essere un’ottima fonte di carboidrati.
- Formaggi freschi e yogurt: in piccole quantità e solo se il cane li tollera.
- Verdure: carote, zucchine, zucca e altre verdure cotte possono essere un’aggiunta salutare alla dieta.
Precauzioni da adottare
Anche quando diamo alimenti sicuri, ci sono alcune regole fondamentali da rispettare:
- Evitare ossa cotte: possono scheggiarsi e causare danni interni.
- Attenzione al sale e ai condimenti: niente cibi troppo salati, speziati o grassi.
- Limitare la frutta troppo matura: può fermentare e causare problemi intestinali.
- Adattare le porzioni alla taglia del cane: troppi extra possono sbilanciare la dieta e favorire il sovrappeso.
Cibi umani da evitare assolutamente
Alcuni alimenti che per noi sono innocui possono essere molto pericolosi per il cane. Ecco i principali cibi da non dare mai:
- Cipolla e aglio: possono causare anemia emolitica.
- Cioccolato: contiene teobromina, tossica per il cane.
- Uva e uvetta: possono provocare danni ai reni.
- Avocado: la buccia e il seme contengono sostanze tossiche.
- Alimenti zuccherati e dolci industriali: possono favorire il diabete e l’obesità.
- Cibi fritti e troppo grassi: possono causare pancreatite.
Conclusioni
Dare occasionalmente un boccone al proprio cane può essere un gesto d’affetto, ma deve essere fatto con consapevolezza. Meglio evitare di condividere cibo a caso e, se si vuole premiare il cane con qualcosa di speciale, scegliere tra gli alimenti sicuri o optare per snack specifici per cani. La sua salute è nelle nostre mani!
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Patologie della pelle e nutrizione: la storia di Amerigo detto “Rigo”
Amerigo è un Labrador Retriever color cioccolato, maschio intero, nato a Siracusa il 10/06/2019. Proviene da un allevamento riconosciuto con pedigree. Il cane è stato adottato a 13 mesi perché, una volta eseguite le lastre ufficiali, presentava displasia di secondo grado al gomito sinistro.
Arriva in famiglia a Ravenna nel 2020 già con mantello in brutte condizioni secco, schiarito, con forfora generalizzata che peggiorava dopo le passeggiate. Amerigo aveva anche sintomi gastroenterici e, dall’esame coprologico per flottazione, risultava affetto da anchilostomi, tricuridi e ascaridi. La terapia per questi parassiti dura 2 anni e sono stati fatti diversi trattamenti con farmaci antielmintici dalla collega curante perché non riusciva a negativizzarsi.
Patologie della pelle e nutrizione: cosa possiamo fare
A Maggio 2023, a seguito dell’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, la famiglia si è trovata in grandi difficoltà e Amerigo ha iniziato ad avere alopecia parziale a livello del collo e nelle zampe anteriori. Ha sviluppato delle cisti interdigitali con un importante eritema a causa di infezioni secondarie.
Il cane si lecca insistentemente i piedi, il pelo sul dorso è parecchio untuoso, cade a ciuffi e presenta forfora.
La curante prescrive shampoo terapia con diversi prodotti sebolitici e antimicotici e prescrive oclacitinib che porta ad un miglioramento del quadro dermatologico, purtroppo però se sospeso, il cane ricadeva.
La pododermatite e le cisti interdigitali sono patologie cutanee molto dolorose che, associate alla displasia del gomito, peggiorarono molto la qualità di vita di Amerigo, il cane infatti si sottraeva alle passeggiate, stava steso per lungo tempo e camminava solo se invogliato con biscottini e premietti.
Patologie della pelle e nutrizione: Anamnesi nutrizionale
All’adozione nel 2020 mangiava un cibo industriale di marca tedesca, successivamente inseriscono un monoproteico ma il cane prende peso e decidono di somministrargli una crocchetta per cani sovrappeso con problemi articolari, ma il cane presenta problemi intestinali. Una volta la settimana mangiava macinato di tacchino o maiale. Inoltre, la cute non migliorava e quindi il curante decide di prescrivere un commerciale a base di uova per problemi dermatologici che sta mangiando anche al momento della consulenza nutrizionale.
Amerigo mangia 3 volte al giorno circa 400 grammi di crocchette così suddivise: 100 grammi a pasto e gli ultimi 100 grammi vengono dati per convincerlo a camminare durante le passeggiate. Durante la giornata inoltre gli danno una decina di biscotti fatti in casa e un po’ di tutto dalla tavola. Con questo mangime l’intestino di Amerigo migliora ma lui prende peso, inoltre il quadro dermatologico continua a non migliorare.
Prima visita nutrizionale
Amerigo è sovrappeso alla prima visita è circa 46 kg ha un BCS di 6, un medio MCS e un peso forma di 43 kg non fosse altro per la sua malattia ortopedica. Ha un buon appetito, non ha episodi di vomito, ogni tanto mangia erba, carta, cartone e le feci del gatto. Le feci con le crocchette specifiche per la cute non sono più diarroiche anche se a volte è stitico. Amerigo mi è sembrato un cane sofferente, poco vitale, presentava numerose lesioni podali che gli alteravano l’andatura. Il gomito sinistro affetto da displasia, è aumentato di volume per la patologia articolare cronica che gli causa zoppia.
Questo è il quadro dermatologico:a livello delle zampe anteriori sono presenti cisti interdigitali arrossate e umide per il continuo leccamento, la cute tra i polpastrelli è umida ed eritematosa per le infezioni secondarie.
Amerigo ha anche diverse lesioni di piodermite superficiale localizzate in vari punti del muso, collo e nel dorso.
Terapia
In accordo con la famiglia di Amerigo iniziamo una dieta fresca low carb. La dieta prevede l’utilizzo di proteine come: pollo, tacchino, maiale, manzo e pesce bianco. L’inserimento delle proteine deve essere graduale inserendone una alla volta per capire se qualcuna non fosse ben tollerata. Come fonte di carboidrati ho utilizzato le patate e, come grassi, olio di girasole bio e olio di cocco. Le integrazioni funzionali prescritte sono: omega 3, vitamina E, PEA e fermenti lattici.
Al controllo dopo 1 mese Amerigo gradisce la nuova pappa, mangia con gusto, le feci sono formate, sono state inserite parte delle proteine prescritte e tutte sono state ben tollerate, la cute è migliorata il pelo è più lucido, meno secco, le varie lesioni cutanee sono migliorate ma la pododermatite continua ad essere sintomatica, il cane si lecca ed è ancora presente l’eritema.
La famiglia di Amerigo, pensando di far cosa gradita al cane, gli preparava dei biscottini con farina di ceci e mela che ho immediatamente sospeso inserendo carne essiccata in piccole quantità.
Al controllo a 3 mesi il cane è nettamente migliorato dal punto di vista dermatologico, unico neo da buon labrador, il controllo del peso risulta difficoltoso perché comunque la famiglia elargisce parecchi pezzetti di carne essiccata che ho lasciato riducendo le calorie della dieta.
Articolo della dott.ssa Monica Serenari, DVM
- Published in Monica Serenari
L’Asse Intestino-Cervello nel Cane e nel Gatto: Un Approccio Nutrizionale
Negli ultimi anni, il legame tra intestino e cervello ha attirato sempre più attenzione nel mondo scientifico, non solo per gli esseri umani, ma anche per i nostri cani e gatti. Questo legame, conosciuto come “Asse Intestino-Cervello” (GBA, Gut-Brain Axis), evidenzia come la salute intestinale possa influenzare il cervello e viceversa. In questo articolo esploreremo il ruolo della nutrizione nel mantenere questo delicato equilibrio nei nostri animali domestici.
Che cos’è l’Asse Intestino-Cervello?
L’Asse Intestino-Cervello è un sistema di comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale (SNC) e il sistema nervoso enterico (SNE) presente nell’intestino. Questo significa che il cervello e l’intestino “parlano” costantemente tra loro, influenzando non solo il benessere fisico, ma anche il comportamento e l’umore. Ad esempio, uno stress emotivo può causare problemi gastrointestinali e, allo stesso modo, una disbiosi intestinale (alterazione del microbiota) può avere effetti negativi sul comportamento e sulle funzioni cognitive.
Il Ruolo del Microbiota
Il microbiota intestinale è composto da trilioni di microrganismi che abitano l’intestino. Questi microrganismi svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute generale del cane e del gatto, inclusa la salute mentale. Quando il microbiota è in equilibrio, aiuta a prevenire l’infiammazione, regola il sistema immunitario e contribuisce alla produzione di neurotrasmettitori che influenzano l’umore, come la serotonina e il GABA.
Uno squilibrio nel microbiota intestinale, noto come disbiosi, può portare a una serie di problemi, tra cui infiammazione cronica, sindrome dell’intestino irritabile e disturbi comportamentali. La nutrizione gioca un ruolo cruciale nel mantenimento di questo equilibrio, influenzando direttamente la composizione del microbiota.
L’Influenza della Nutrizione sull’Asse Intestino-Cervello

La dieta è uno dei principali fattori che possono influenzare la salute intestinale e, di conseguenza, l’Asse Intestino-Cervello. Una dieta ricca di nutrienti specifici può favorire un microbiota equilibrato, ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Ecco alcuni elementi chiave da considerare:
- Grassi Essenziali (EPA e DHA): Gli acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, non solo hanno un’azione antinfiammatoria, ma nutrono anche la mucosa intestinale e favoriscono la diversità batterica. Inoltre, possono aumentare la produzione di batteri benefici come i Bifidobatteri e i Lattobacilli.
- Prebiotici e Probiotici: I prebiotici sono fibre che nutrono i batteri buoni presenti nell’intestino, mentre i probiotici sono microrganismi vivi che, se ingeriti in quantità adeguate, possono migliorare la salute intestinale e mentale. È stato dimostrato che alcuni ceppi di probiotici possono ridurre l’ansia e migliorare i sintomi depressivi nei cani e gatti con problemi comportamentali.
- Carboidrati e Fibre: Una dieta povera di carboidrati o che includa fibre vegetali può avere effetti benefici sul microbiota. Tuttavia, è importante scegliere attentamente le fibre, poiché alcune, come l’inulina, possono causare problemi digestivi se non gestite correttamente. Le fibre dovrebbero essere introdotte gradualmente e preferibilmente tritate, per facilitarne la digestione.
- Proteine: Anche le proteine giocano un ruolo cruciale. Le fonti proteiche di alta qualità, come carni bianche e pesce, possono avere un impatto positivo sulla salute intestinale. Inoltre, le diete monoproteiche, sebbene utili in caso di patologie specifiche come le enteropatie, dovrebbero essere somministrate solo per brevi periodi, per evitare un impoverimento del microbiota.
Strategie Nutrizionali per il Benessere Mentale
Quando si tratta di supportare l’Asse Intestino-Cervello nei cani e nei gatti, non esiste una soluzione universale. Ogni animale è unico e richiede un approccio personalizzato. Tuttavia, alcune strategie possono essere particolarmente utili:
- Dieta Variata: Offrire una dieta varia è essenziale per promuovere un microbiota sano e diversificato. Più varia è l’alimentazione, maggiore è la probabilità di mantenere un microbiota equilibrato, capace di supportare la salute mentale e fisica del cane e del gatto.
- Omega-3: Integrare la dieta con acidi grassi omega-3, come l’EPA e il DHA, può aiutare a ridurre l’infiammazione e migliorare il benessere mentale. Questi grassi essenziali sono particolarmente utili nei cani e gatti che presentano disturbi comportamentali o neurologici.
- Psicobiotici: Alcuni ceppi di probiotici, noti come psicobiotici, possono avere effetti benefici sul comportamento e sull’umore. Ad esempio, il Lactobacillus rhamnosus è stato associato a una riduzione dell’ansia nei cani.
Conclusione
L’Asse Intestino-Cervello rappresenta un’area affascinante e complessa della medicina veterinaria, che evidenzia quanto sia importante prendersi cura della salute intestinale per migliorare il benessere complessivo del cane e del gatto. Attraverso una dieta equilibrata e strategie nutrizionali mirate, possiamo supportare la salute mentale dei nostri animali e prevenire problemi comportamentali e gastrointestinali.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer















