Influenza aviaria: un rischio per cani e gatti che seguono la dieta BARF?
Introduzione
Negli ultimi giorni si stanno diffondendo articoli allarmanti riguardo la trasmissione del virus dell’influenza aviaria H5N1 ai gatti attraverso carne cruda infetta. Questo è un tema che preoccupa in particolare i proprietari di animali che seguono la dieta BARF. Proviamo a fare chiarezza.
Cos’è il virus H5N1?
Il virus H5N1 è un virus influenzale di tipo A che ha una predilezione per gli uccelli, ma può occasionalmente infettare altre specie, come cani, gatti e persino esseri umani. Tuttavia, come abbiamo tristemente imparato con il COVID-19, il salto di specie, noto come spillover, non è un evento comune e richiede particolari circostanze, come sovraffollamento, scarsa igiene e stretta vicinanza tra un animale infetto e un altro di una specie diversa.
Gli animali domestici più recettivi al virus H5N1 sono ovviamente tutti i volatili (es. pappagalli), a seguire furetti, quindi gatti e, per ultimi, i cani. Nel cane, per via di recettori cellulari diversi e più simili a quelli dell’uomo, il salto di specie è particolarmente improbabile, ma non impossibile.
Ogni virus ha specifiche modalità di trasmissione. Nel caso dell’H5N1, la trasmissione avviene principalmente per via aerea, attraverso le goccioline di saliva o secrezioni respiratorie di animali infetti. Si può trasmettere anche tramite contatto indiretto con superfici o mani contaminate, successivamente portate a contatto con le mucose (es. occhi).
Trasmissione all’uomo
Attualmente, la trasmissione del virus H5N1 dagli animali all’uomo attraverso l’ingestione di cibo contaminato è considerata improbabile. Ad oggi, non esistono casi documentati di infezione da H5N1 all’uomo per via orale tramite cibo, e le agenzie sanitarie internazionali (EFSA e OMS) confermano che la trasmissione avviene principalmente tramite contatto diretto con animali infetti o ambienti contaminati.
Il caso della carne cruda e i gatti
A partire dal 2023, alcune notizie hanno destato preoccupazione: uno studio polacco ha suggerito che alcuni casi di influenza aviaria in gatti domestici potessero essere ricondotti al consumo di carne di pollo cruda contaminata da H5N1. Tuttavia, questo studio presenta molte limitazioni importanti. Il virus è stato trovato in un campione di carne di pollo prelevato da un frigorifero domestico, ma la sua origine non è stata confermata. Potrebbe essere stato contaminato dopo la macellazione, durante il trasporto, o addirittura in casa. Inoltre, i gatti malati non sono stati definitivamente identificati come infetti da H5N1, e la carne analizzata non era necessariamente l’unica consumata.
Dunque, nonostante lo studio abbia rilevato la presenza di H5N1 in campioni di carne, non c’è certezza che sia stata questa a provocare la malattia nei gatti. Infatti, anche se il virus è stato isolato e coltivato in laboratorio, la correlazione tra carne cruda e malattia nei gatti rimane incerta.
I casi recenti negli Stati Uniti
A dicembre 2024, un nuovo report dell’EFSA ha evidenziato ulteriori casi sospetti di infezione nei gatti. Negli Stati Uniti, è stato addirittura ritirato dal mercato un lotto di cibo crudo per gatti dopo che due animali si erano ammalati. Uno di questi gatti, in Colorado, è risultato negativo all’influenza aviaria, mentre il secondo, a New York, è risultato positivo al virus H5N1. Quest’ultimo gatto è sopravvissuto, ma sembra aver infettato un altro gatto, Valentino, durante la sua permanenza in una clinica veterinaria. Valentino, già affetto da altre patologie come FIP e diabete, purtroppo non ce l’ha fatta. Nonostante la positività al virus, non è stato possibile confermare se la causa della morte fosse effettivamente l’influenza aviaria, dato il suo quadro clinico preesistente.
Questi casi rappresentano un’eccezione alla regola, dato che i salti di specie (da una specie all’altra) solitamente rappresentano un “fondo cieco” per il virus, che non riesce a diffondersi ulteriormente. Tuttavia, qui si è assistito a un possibile contagio tra gatti, anche senza le classiche condizioni di sovraffollamento o stretto contatto.
La Situazione in Italia

Fortunatamente, in Italia i controlli veterinari e di sicurezza alimentare sono estremamente rigorosi. Secondo quanto riportato da colleghi ispettori veterinari (grazie soprattutto al dr. Valerio Guiggi: è sempre un piacere parlare con te!), è altamente improbabile che carne di animali malati finisca sul mercato. Nel caso in cui si rilevi un focolaio di influenza aviaria, gli animali vengono immediatamente abbattuti e i prodotti derivati, come carne e latte, vengono distrutti per legge. Questo rende improbabile che carne contaminata possa essere utilizzata anche per l’alimentazione di cani e gatti, come accaduto negli Stati Uniti.
L’influenza aviaria è una patologia ad insorgenza e decorso molto rapido negli uccelli, che permette di individuare eventuali focolai già due-tre giorni dopo l’inizio dell’infezione. L’individuazione è molto precoce fa sì che se uccelli dello stesso allevamento fossero stati avviati alla macellazione qualche giorno prima della scoperta del focolaio, anche se già macellati non avrebbero la possibilità di raggiungere la commercializzazione: anche uccelli già macellati sarebbero quindi bloccati e non avviati al consumo umano. Questi animali non possono finire nemmeno nel circuito dei negozi BARF: non vengono infatti smaltiti come Sottoprodotti di Origine Animale di Categoria 3, unica categoria che può essere destinata alla produzione di alimenti per cani e gatti. Uccelli provenienti da allevamenti risultati positivi sarebbero smaltiti e avrebbero altre destinazioni, come la distruzione per incenerimento. Questo rende remota sia la possibilità di trasmissione a partire da carne ad uso umano, sia la possibilità di trasmissione a partire da carne venduta per l’alimentazione animale.
Ma cosa sappiamo veramente?
Gli spillover da uccelli a mammiferi, come gatti e cani, sono rari, ma non impossibili. Tuttavia, come confermato da vari studi, non ci sono ancora prove conclusive che l’influenza aviaria possa essere trasmessa attraverso il consumo di carne cruda o prodotti derivati (come il latte). Anche se i virus influenzali resistono bene al freddo, la trasmissione tramite carne congelata rimane solo un’ipotesi non dimostrata.
Prevenzione per proprietari di cani e gatti
Secondo l’EFSA, il rischio di trasmissione all’uomo attraverso il consumo di cibo contaminato è estremamente basso. Tuttavia, per minimizzare ogni possibilità di contagio per i nostri animali, è fondamentale adottare alcune misure preventive:
- Cottura della carne: Cuocere la carne cruda a una temperatura superiore a 60°C al cuore per almeno tre minuti garantisce la distruzione del virus.
- Igiene nella manipolazione del cibo: Usare guanti e lavarsi accuratamente le mani e gli utensili da cucina dopo la manipolazione della carne cruda.
- Scegliere carne da fonti sicure: Preferire carne proveniente da allevamenti italiani certificati, dove le misure di controllo sono particolarmente rigorose.
- Snack: attenzione, anche gli snack possono risultare contaminati. L’unico caso riportato nel cane in effetti riguarda proprio il consumo di uno snack a base di anatra essiccata. Anche in questo caso, preferire realtà locali e artigiane, che garantiscano sulla provenienza delle carni, è fondamentale.
Per chi segue una dieta BARF, la carne di avicoli italiani è considerata sicura, grazie ai severi controlli. La carne che ha cambiato completamente colore all’interno, che ha raggiunto una temperatura di 70-75°, può essere considerata completamente sicura. In alternativa, si può optare per carne di altre specie, come il coniglio, per ridurre ulteriormente i rischi.
Conclusioni
In sintesi, il rischio di trasmissione dell’influenza aviaria H5N1 attraverso carne cruda o prodotti derivati, come il latte, non è affatto certo dal punto di vista scientifico. Sebbene i casi di contagio tra gatti tramite carne cruda siano stati riportati, non esiste una prova definitiva che questa sia la causa principale delle infezioni. La cosa più importante è continuare a monitorare la situazione, seguendo le raccomandazioni degli enti sanitari e adottando tutte le misure igieniche necessarie. Per chi desidera minimizzare il rischio, la cottura della carne rimane una misura semplice ma efficace.
Bibliografia:
- https://www.izslt.it/influenza-aviaria/descrizione-malattia/
- https://www.efsa.europa.eu/en/topics/topic/avian-influenza
- Owusu, H., & Sanad, Y. M. (2025). Comprehensive Insights into Highly Pathogenic Avian Influenza H5N1 in Dairy Cattle: Transmission Dynamics, Milk-Borne Risks, Public Health Implications, Biosecurity Recommendations, and One Health Strategies for Outbreak Control. Pathogens, 14(3), 278. https://doi.org/10.3390/pathogens14030278
- Mostafa, A., Naguib, M. M., Nogales, A., Barre, R. S., Stewart, J. P., García-Sastre, A., & Martinez-Sobrido, L. (2024). Avian influenza A (H5N1) virus in dairy cattle: origin, evolution, and cross-species transmission. Mbio, 15(12), e02542-24.
- Rabalski L, Milewska A, Pohlmann A, Gackowska K, Lepionka T, Szczepaniak K, Swiatalska A, Sieminska I, Arent Z, Beer M, Koopmans M, Grzybek M, Pyrc K. Emergence and potential transmission route of avian influenza A (H5N1) virus in domestic cats in Poland, June 2023. Euro Surveill. 2023 Aug;28(31):2300390. doi: 10.2807/1560-7917.ES.2023.28.31.2300390. PMID: 37535471; PMCID: PMC10401914.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM scritto in collaborazione con il dottor Valerio Guiggi, medico veterinario specialista in ispezione degli alimenti.
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