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Pressati a freddo: sono davvero più salutari per il nostro pet?

giovedì, 05 Settembre 2024 by Gruppo Nutravet
Pressati a freddo: sono davvero più salutari per il nostro pet?

Se non possiamo offrire al nostro animale un cibo fresco, cercheremo sempre di trovare un cibo commerciale più adatto. Negli ultimi anni si sente spesso parlare di alimenti PRESSATI A FREDDO e di come questi possano essere più digeribili e salutari per il nostro amico. Ma è veramente così?

In questo articolo spiegheremo cos’è un pressato a freddo, la differenza con un croccantino estruso ed i reali vantaggi e svantaggi di questo alimento.

Interessante è cercare di soffermarsi sul tipo di tecnologia messa in pratica, che non sempre da un prodotto più digeribile per ogni animale o ne giustifica il reale costo finale. 

PRESSATI A FREDDO E LA DIFFERENZA CON UN ESTRUSO

 Per pressato a freddo intendiamo un cibo pellettato, ossia un cibo che si ottiene con una tecnologia chiamata pellettatura. Sfrutta un macchinario semplice chiamato pellettatrice, avente due rulli che premono il cibo contro una griglia e tramite l’attrito generano questo pellet. Qui si raggiunge una temperatura massima di 40-60 ‘ C con il solo “sfregamento” del cibo sulla griglia.  Il classico croccantino invece, viene estruso mediante un macchinario molto costoso e complesso chiamato estrusore. Qui il cibo viene amalgamato con l’acqua e sfruttando il calore del vapore a 90-100’C ed una grossa vite, si ottiene il croccantino.

Oltre all’ evidente differenza di calore utilizzata nei due processi di produzione la differenza sta nella materia prima utilizzata:

Nel cibo pellettato pressato a freddo bisogna partire necessariamente da un cibo che sia già disidratato, macinato e ridotto in farina, poco umido. In un croccantino estruso si possono anche utilizzare materie prime fresche come la carne (che come detto in altri articoli, non è sempre un vantaggio)

Per quanto riguarda i nutrienti, la pellettatura utilizzando basse temperature, non dovrebbe portare a perdita di nutrienti e non richiederebbe aggiunta di additivi a fine produzione. Il cibo estruso invece, una volta asciugato e “gonfiato”, viene additivato infine con vitamine e Sali minerali in modo da non essere più degradate dal calore.

VANTAGGI E SVANTAGGI DEL PRESSATO A FREDDO

Pressati a freddo: sono davvero più salutari per il nostro pet?

Il punto di forza del pressato a freddo è quello di non degradare le sostanze nutritive e non richiedere l’aggiunta a fine produzione di vitamine e Sali minerali come un croccantino estruso. Ma come abbiamo detto prima, deve necessariamente partire da materie prime che hanno già subito una disidratazione (come sarà avvenuta questa procedura?sono stati applicati comunque dei trattamenti hanno modificato la materia prima)

Ci sarebbe anche il vantaggio che la pellettatrice, costando molto meno di un estrusore, venga acquistata anche da realtà commerciali più piccole, definite di “nicchia”. Spesso però questi prodotti non costano meno di un classico croccantino estruso.

Il costo elevato è giustificato dalla loro alta digeribilità? Potendo utilizzare meno amido per le basse temperature (ricordate che c’è sempre amido anche in un pellettato!!) il cibo avrebbe anche più proteine e “galleggerebbe in un bicchiere d’acqua”. Per fortuna il nostro animale non si riduce ad un semplice bicchiere di acqua, ma è un organismo ben più complesso.

Usare meno amido non significa sempre facilitare la digestione. L’estrusione di un croccantino classico porta ad un processo chiamato gelatinificazione, che in molti animali rende l’amido più digeribile. Per assurdo, alcune razze con difficoltà a digerire gli amidi riescono ad utilizzare i loro pochi enzimi digestivi molto meglio su un prodotto cotto estruso piuttosto che pressato a freddo. Come lo capiamo? Andiamo a confrontare il volume e la quantità di feci del nostro animale e lì capiremo (feci=scarto). Per non parlare di alcuni pressati a freddo, dove l’ amido presente deriva solo da legumi.

Parlando di appetibilità, il pellettato non venendo appetizzato con grasso animale a fine produzione, spesso risulta meno gradito.

CONCLUSIONI

Ma allora questi pressati a freddo hanno troppi svantaggi? Assolutamente no! Esistono ditte molto affidabili, che selezionano bene le materie prime ed applicano una politica di trasparenza nel loro processo produttivo e dei loro ingredienti, usando amido prevalentemente derivato dalle patate e non dai legumi; studiano composizioni che rendano più appetibile il loro prodotto.

Se non si può scegliere un’alimentazione fresca e bilanciata ricordiamo sempre che “Non esiste l’alimento commerciale migliore per una cane ed un gatto, esiste l’alimento migliore per il nostro cane e il nostro gatto, in base al suo stato di salute, al suo comportamento, la sua natura, le sue abitudini e molto altro ancora”. Diffidiamo sempre da chi professa la verità assoluta!

Articolo del Dr. Carmine Salese, DMV

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I cani possono mangiare i cachi? Una guida per i proprietari

giovedì, 29 Agosto 2024 by Gruppo Nutravet

L’autunno porta con sé una varietà di frutti deliziosi, tra cui i cachi, che molti di noi non vedono l’ora di gustare. Ma cosa fare se il nostro cane si mostra interessato a questo frutto dolce e succoso? I cachi sono sicuri per i cani? In questo articolo, esploreremo i benefici, i rischi e le modalità corrette per offrire questo frutto al nostro cane, mantenendo sempre la loro salute al primo posto.

Benefici del cachi per i cani

Il cachi, frutto della pianta Diospyros, è apprezzato per la sua dolcezza e le sue proprietà nutritive. Originario della Cina, questo frutto è ormai ampiamente diffuso anche in Italia, dove viene consumato soprattutto durante l’autunno. I cani, come noi, possono essere attratti dal suo sapore dolce, ma è importante sapere come somministrarlo correttamente.

Questi frutti sono ricchi di vitamina C e beta-carotene, due potenti antiossidanti che possono supportare il sistema immunitario del cane. Inoltre, contengono minerali essenziali come potassio, fosforo e magnesio, che contribuiscono al benessere generale dell’animale. Un altro aspetto positivo è la presenza di fibre, che possono favorire la salute intestinale del cane, sempre che siano consumate con moderazione.

I rischi associati al consumo di cachi

Nonostante i loro benefici, i cachi non sono privi di rischi per i cani. Innanzitutto, bisogna considerare l’alto contenuto di zuccheri di questo frutto. Con circa 65-70 kcal per 100 g, sono più calorici rispetto ad altri frutti come le mele. Gli zuccheri rappresentano circa il 16-18% del frutto, un dato importante da tenere in considerazione, soprattutto per i cani con predisposizione al sovrappeso o alla diabete.

Per i cani diabetici, infatti, è assolutamente sconsigliato a causa del suo elevato contenuto di zuccheri. Inoltre, nei cani che non sono abituati a consumare frutta, un’eccessiva quantità di cachi potrebbe causare disturbi gastrointestinali come flatulenza e feci molli.

Come dare il cachi al cane in sicurezza

I cani possono mangiare i cachi? Una guida per i proprietari

Se decidete di dare un po’ di cachi al vostro cane, ci sono alcune precauzioni da prendere. Prima di tutto, il frutto deve essere ben maturo, ma non eccessivamente. Un cachi troppo maturo è più ricco di zuccheri, mentre uno acerbo contiene tannini, che possono avere un effetto astringente e rendere il frutto difficile da digerire. Il cachi maturo è inoltre più lassativo, quindi va somministrato con molta moderazione.

È essenziale sbucciare il frutto e rimuovere il seme centrale prima di offrirlo al cane. Il seme può rappresentare un pericolo di soffocamento, specialmente per i cani più voraci. Dopo aver sbucciato e tagliato il cachi in piccoli pezzi, potete offrirne un piccolo assaggio al vostro cane, monitorando attentamente la sua reazione.

Quanto cachi può mangiare il cane?

La quantità giusta di cachi per un cane varia a seconda della taglia e della tolleranza individuale al frutto. Come regola generale, per i cani di piccola taglia, è consigliabile offrire solo un pezzettino grande quanto una falange del dito. Per i cani di taglia media o grande, si può arrivare a 2-3 pezzettini. In ogni caso, la moderazione è la chiave: troppi zuccheri possono fermentare nell’intestino del cane, causando flatulenza e altri problemi digestivi.

Se notate che il vostro cane manifesta sintomi come feci molli o disagio intestinale dopo aver mangiato i cachi, riducete la quantità o sospendete completamente la somministrazione.

Conclusione

In sintesi, i cachi possono essere un piccolo piacere da condividere con il vostro cane, a patto di seguire alcune semplici regole. Offrite il frutto in piccole quantità, ben maturo e senza semi, e osservate attentamente come reagisce il vostro amico a quattro zampe. Ricordate che, come per qualsiasi nuovo alimento, è sempre una buona idea consultare il veterinario prima di introdurlo nella dieta del vostro cane.

In questo modo, potrete godervi l’autunno insieme al vostro cane, gustando entrambi i deliziosi frutti di stagione senza rischi per la salute.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Come rendere bellissimo il pelo del cane o del gatto con l’alimentazione

giovedì, 22 Agosto 2024 by Gruppo Nutravet
Come rendere bellissimo il pelo del cane o del gatto con l’alimentazione

Si sa, l’aspetto conta, anche per i nostri amati cani e gatti. Un pelo sano e lucente non solo rende il tuo animale esteticamente gradevole, ma è anche un indicatore di buona salute. L’alimentazione gioca un ruolo cruciale in questo, e scegliere gli alimenti giusti può fare una grande differenza. Vediamo insieme come rendere il pelo del cane o del gatto magnifico attraverso una dieta adeguata.

Il primo passo per rendere il pelo del cane e del gatto bello e sano: eliminare gli alimenti dannosi

Come rendere bellissimo il pelo del cane o del gatto con l’alimentazione

Molti cani e gatti sviluppano problemi di pelle e pelo a causa dell’alimentazione. Le allergie a certi ingredienti presenti nei cibi possono causare infiammazione e prurito. Inoltre, la bassa qualità delle materie prime di alcuni alimenti industriali può contribuire a un pelo opaco e fragile. Ad esempio, una conservazione scorretta delle crocchette in contenitori di plastica può portare alla perossidazione dei lipidi, causando problemi cutanei associati a diarrea e vomito.

Consiglio pratico: Se il tuo cane o gatto presenta forfora, rossore o prurito, consulta il veterinario per cambiare l’alimento a favore di uno più adatto.

Vitamina E: il Re degli antiossidanti

La Vitamina E è un gruppo di 8 composti liposolubili, tra cui l’alfa tocoferolo è il più utilizzato. È un potente antiossidante che protegge le membrane cellulari dai radicali liberi. Questa vitamina è essenziale non solo per la salute del pelo e della pelle, ma anche per il fegato.

Fonti di Vitamina E: La troviamo in molti alimenti di origine vegetale, soprattutto oli e cibi grassi come nocciole, mandorle, avocado (attenzione a non dare la buccia, il seme e le foglie), olio di mais, olio di girasole e olio di germe di grano. Gli oli sono facili da aggiungere alla dieta dei nostri cani e gatti, ovviamente con moderazione per evitare un eccesso di calorie.

Integrazione: La Vitamina E può essere somministrata anche come integratore in perle, dato che è molto sicura e non tossica. Iniziare l’integrazione 20-30 giorni prima di un evento speciale o fare 2-3 cicli di integrazione all’anno per mantenere un pelo sempre lucente.

Acidi grassi essenziali Omega-3

Gli acidi grassi Omega-3, in particolare EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), sono fondamentali per la salute del pelo. Cani e gatti non riescono a convertire efficacemente i precursori di origine vegetale, quindi gli Omega-3 devono essere di origine animale, come pesce o krill.

Fonti di Omega-3: Pesce grasso pescato (non allevato) con tutta la pelle, dato 1-2 volte a settimana, oppure integratori specifici in perle.

Integrazione: Per mantenere sano il pelo, oltre a pelle, articolazioni, sistema immunitario e nervoso, si consiglia di fare cicli di integrazione di un mese, 3-4 volte all’anno.

Zinco: un alleato prezioso

Lo zinco è un minerale importante per la crescita e la riparazione del pelo. La sua carenza può portare a pelle secca e squamosa, perdita di pelo e cicatrici.

Fonti di zinco: Carni rosse, pollame, pesce e uova. Anche alcuni legumi e cereali sono buone fonti.

Integrazione: Se la dieta del tuo cane o gatto non è sufficiente, si possono utilizzare integratori specifici, sempre sotto consiglio del veterinario.

Biotina: la vitamina della bellezza

La biotina, o vitamina B7, è essenziale per il metabolismo dei grassi e delle proteine, contribuendo alla salute della pelle e del pelo.

Fonti di biotina: Uova, fegato, lievito di birra e noci.

Integrazione: La biotina può essere integrata tramite compresse o polveri, migliorando visibilmente la lucentezza e la forza del pelo.

Conclusioni

Un’alimentazione corretta è fondamentale per avere un cane o un gatto con un pelo sano e lucente. Eliminare i cibi di bassa qualità, integrare vitamine e acidi grassi essenziali e fornire minerali come zinco e biotina sono passi cruciali. Consulta sempre il veterinario prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta del tuo animale. Con una dieta equilibrata e adeguata, il tuo cane o gatto non solo avrà un aspetto magnifico, ma godrà anche di una salute migliore.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Perché preferiamo gli alimenti cotti per i nostri cani e gatti, se in natura mangiano alimenti crudi?

giovedì, 15 Agosto 2024 by Gruppo Nutravet
Perché preferiamo gli alimenti cotti per i nostri cani e gatti, se in natura mangiano alimenti crudi?

Se sei un proprietario di cani o gatti, probabilmente ti sarai chiesto almeno una volta: perché mai diamo alimenti cotti ai nostri animali quando in natura mangerebbero tutto crudo? È una domanda legittima, considerando che cani e gatti sono carnivori e, in condizioni selvatiche, cacciano e mangiano le loro prede crude. Quindi, perché ci siamo allontanati così tanto da quello che sarebbe il loro comportamento naturale?

L’alimentazione dei cani e dei gatti in natura

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima comprendere cosa mangerebbero i nostri animali in natura. Sia cani che gatti sono carnivori, ma il loro processo di domesticazione ha avuto un impatto diverso sul loro comportamento alimentare.

I gatti sono stati influenzati molto meno rispetto ai cani. Originariamente, i gatti erano utilizzati per cacciare piccoli roditori e altri animali che minacciavano le scorte di cibo umano. Un gatto ferale, cioè un gatto domestico tornato selvatico, si adatta rapidamente a cacciare piccole prede come topi, uccelli, piccoli rettili e insetti. Il punto chiave qui è che il gatto mangia queste prede immediatamente dopo averle catturate, consumando alimenti crudi.

I cani, invece, hanno subito un processo di domesticazione molto più profondo. Da millenni, i cani si sono adattati a vivere vicino agli esseri umani, spesso nutrendosi degli scarti alimentari delle comunità umane. Questo ha modificato non solo il loro comportamento, ma anche la loro fisiologia, rendendoli in parte capaci di digerire amidi. Di conseguenza, un cane ferale tende a rimanere nelle vicinanze delle aree urbane e a mangiare ciò che trova, piuttosto che cacciare attivamente come farebbe un lupo.

Perché diamo alimenti cotti a cani e gatti?

Perché preferiamo gli alimenti cotti per i nostri cani e gatti, se in natura mangiano alimenti crudi?

La risposta principale è la sicurezza microbiologica. La cottura è il metodo più efficace per eliminare batteri e parassiti dagli alimenti, rendendo il cibo più sicuro per il consumo. Convivendo strettamente con noi, cani e gatti hanno ereditato molte delle nostre abitudini, compresa quella di consumare cibo cotto.

C’è anche un fattore legato al gusto. Gli alimenti cotti, in particolare le proteine, liberano aromi che stimolano l’appetito. Questo “profumino” attrae molto i cani e i gatti, che hanno un olfatto molto più sviluppato del nostro. Un gatto che non è stato abituato fin da piccolo a mangiare alimenti crudi potrebbe trovarli insipidi o poco appetibili.

I cani e i gatti possono mangiare carne cruda?

In generale, la risposta è sì, cani e gatti possono mangiare carne cruda, grazie alla loro evoluzione che ha dotato queste specie di meccanismi di difesa contro i pericoli microbiologici.

I gatti, ad esempio, hanno un istinto innato che li porta a selezionare solo cibo che ritengono sicuro. Un cibo servito alla temperatura di 35-38°C, simile a quella di una preda appena uccisa, sarà molto più appetibile per un gatto rispetto a una carcassa fredda. Inoltre, il sistema digestivo dei gatti è altamente acido, il che aiuta a ridurre la carica batterica nel cibo.

I cani, d’altra parte, sono noti per la loro robustezza. Possono ingerire alimenti che farebbero stare male la maggior parte degli altri animali, grazie a un sistema digestivo efficiente e a un intestino più corto che riduce il tempo di esposizione ai batteri.

Precauzioni quando si dà carne cruda a cani e gatti

Se decidi di alimentare il tuo cane o gatto con carne cruda, è fondamentale prendere alcune precauzioni. La carne dovrebbe essere previamente congelata per ridurre la carica parassitaria. Inoltre, è consigliabile scegliere tagli di carne interi piuttosto che carne macinata, poiché i tagli interi sono meno soggetti a contaminazione.

È importante evitare carne cruda di maiale o cinghiale, poiché esiste un rischio, seppur remoto, che cani e gatti possano contrarre la pseudorabbia, una malattia mortale per loro. Inoltre, se in famiglia ci sono persone immunodepresse, è meglio evitare di dare carne cruda al tuo animale per prevenire qualsiasi rischio di contaminazione.

Conclusioni

Dare alimenti cotti ai nostri cani e gatti è una scelta che deriva in gran parte dalla necessità di proteggere la loro salute e dalla nostra convivenza con loro. Tuttavia, la carne cruda può essere un’opzione valida, purché si prendano le dovute precauzioni. Se il tuo cane o gatto ama la carne cruda, potresti considerare l’adozione di una dieta BARF, ma sempre sotto la guida di un veterinario per garantire un’alimentazione equilibrata.

In definitiva, la decisione di dare cibo cotto o crudo ai nostri animali dipende da molti fattori, tra cui la loro salute, le nostre abitudini e le specifiche necessità alimentari. Quello che conta è garantire che i nostri cani e gatti ricevano una dieta sicura e nutriente che li mantenga in salute e felici.

Articolo della Dott.ssa Maria Mayer, DVM

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I cani possono mangiare il melograno?

giovedì, 08 Agosto 2024 by Gruppo Nutravet
I cani possono mangiare il melograno

Il melograno, un frutto antico e simbolo di fertilità e abbondanza, è noto per le sue molteplici proprietà benefiche. Ma ti sei mai chiesto se il tuo cane può mangiarlo? Non è una domanda così semplice come potrebbe sembrare. Vediamo insieme i benefici, le controindicazioni e il modo migliore per offrire questo frutto al tuo cane.

Benefici del melograno per il cane

Il melograno è conosciuto da tempi antichissimi per le sue proprietà curative e terapeutiche. Anche la medicina moderna ha confermato le sue incredibili attività antiossidanti, che possono avere benefici significativi su diversi apparati, anche per il cane. Ecco alcuni dei principali benefici:

Antiossidanti: questo frutto è ricco di provitamina A e vitamina C, entrambe con forti proprietà antiossidanti. Questi nutrienti aiutano a combattere lo stress ossidativo, che è particolarmente utile per i cani anziani, migliorando la loro qualità della vita.

Microelementi: Il frutto contiene importanti minerali come potassio, fosforo, sodio e magnesio. Questi elementi sono essenziali per la salute generale del cane, contribuendo a vari processi fisiologici.

Polifenoli e acido ellagico: Il melograno è ricco di polifenoli e contiene acido ellagico, che ha potenziali proprietà anticancro. Sebbene questa ipotesi debba ancora essere confermata in vivo, il suo effetto antiossidante è certo e aiuta a rallentare l’invecchiamento cellulare.

Azione rinfrescante e diuretica: Il melograno ha anche un effetto rinfrescante e diuretico, oltre a possedere proprietà gastroprotettive. Queste caratteristiche lo rendono un frutto molto interessante anche per il cane.

Rischi e controindicazioni del melograno per il cane

Nonostante i numerosi benefici, è importante essere consapevoli dei possibili rischi associati al consumo di melograno da parte dei cani.

Tannini: Il melograno contiene una notevole quantità di tannini, specialmente nella corteccia. I tannini possono avere effetti astringenti e, se consumati in grandi quantità, possono causare problemi gastrointestinali come costipazione. Anche se non ci sono report di tossicità specifica di questo frutto per i cani, è prudente limitarne il consumo.

Semi legnosi: Gli arilli del melograno, i piccoli chicchi che lo compongono, contengono semi legnosi. Questi semi possono essere difficili da digerire per i cani e, a causa del loro intestino di diametro minore rispetto al nostro, possono portare a costipazione se ingeriti in grandi quantità.

Come dare melograno al cane

I cani possono mangiare il melograno

Per sfruttare i benefici del melograno evitando i rischi, la soluzione migliore è offrire il succo del frutto anziché il frutto intero. Ecco come fare:

Spremuta di melograno: Usa uno spremiagrumi per estrarre il succo di questo prezioso frutto. Taglia il frutto a metà e spremilo come se fosse un’arancia. Questo metodo evita di frantumare i semi, riducendo il rilascio di tannini.

Dosi consigliate: Offri al tuo cane un cucchiaio di succo di melograno per ogni 10 kg di peso corporeo. Ricorda di non insistere se il cane non gradisce il sapore, che può essere acido e amarognolo.

Moderazione: Come con qualsiasi nuovo alimento, è importante introdurre il melograno gradualmente nella dieta del tuo cane e osservare eventuali reazioni avverse. Se noti segni di disagio, interrompi l’uso e consulta il veterinario.

Conclusioni

In sintesi, il melograno può essere un’aggiunta salutare alla dieta del tuo cane grazie alle sue proprietà antiossidanti, rinfrescanti e gastroprotettive. Tuttavia, è fondamentale somministrarlo correttamente per evitare possibili problemi gastrointestinali. Offrire il succo di melograno in quantità moderate è il modo migliore per sfruttare i benefici di questo frutto senza rischi. Come sempre, consulta il tuo veterinario prima di introdurre nuovi alimenti nella dieta del tuo cane per garantire la sua sicurezza e il suo benessere.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free: il caso clinico di Lucky

giovedì, 25 Luglio 2024 by Gruppo Nutravet
Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free

Nel 2018, la Food and Drug Administration statunitense (FDA) lancia un allarme ventilando una correlazione tra cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free, contenente legumi, in cani di razze non predisposte geneticamente a svilupparla.

La miocardiopatia dilatativa (DCM) è una patologia che compromette la funzione sistolica a causa della dilatazione delle camere cardiache con assottigliamento della parete ventricolare, mettendo a repentaglio la vita dell’animale.

Le razze di cane che sono geneticamente predisposte a sviluppare la DCM sono: dobermann, alano, boxer, terranova, cane da acqua portoghese, dalmata, levriero irlandese e cocker spaniel.

I sintomi della DCM nel cane dipendono dalla razza, dallo stadio di malattia e quelli più frequenti sono: perdita di appetito, abbattimento, riluttanza al movimento, mucose pallide, aumento della frequenza cardiaca, aumento della frequenza respiratoria, tosse, difficoltà respiratoria, collasso e svenimenti per aritmie. Nei casi avanzati è possibile l’edema polmonare, accumulo di liquidi in torace (versamento pleurico) e in addome (ascite). 

Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free: Il caso di Lucky

Lucky è un bouledogue francese maschio intero, caille, di 7 anni.

Anamnesi: Lucky ha sofferto di dermatiti, otiti e pododermatiti che si sono risolte da circa 1 anno con la somministrazione di un mangime commerciale grain free.

Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free

Nel settembre 2023 Lucky viene portato in urgenza in clinica per un grave scompenso cardiaco, viene stabilizzato in terapia intensiva e sottoposto alle indagini del caso: RX, ecocardio, Holter ed esami ematologici e biochimici. 

Cardiomiopatia dilatativa nel cane e alimenti grain free

La diagnosi cardiologica: scompenso cardiaco con quadro ipocinetico dilatativo con lievi rigurgiti centrali funzionali delle valvole a/v, dilatazione atriale sinistra e delle vene polmonari con indici sistolici ridotti. L’esame Holter evidenzia un ritmo sinusale con sporadiche ectopie ventricolari, rare sopraventricolari, no aritmie organizzate e non necessita di terapia antiartmica. 

Cardiomiopatia ipocinetica-dilatativa significa che il cuore di Lucky  ha una contrattilità diminuita, ha una parete sottile, è dilatato. Questa situazione è in prima ipotesi di natura nutrizionale/carenziale, infiammatoria, meno probabilmente genetica, tachiaritmica o ischemica.  Oltre agli esami ematici è stata valutata la troponina che è aumentata (0.43 ng/ml con valori normali di 0.03-0.013) ed è indicativa di danno miocardico, mentre la funzionalità tiroidea è normale. Lucky è stato dimesso con una serie di farmaci da assumere: pimobendan, furosemide, spironolattone e taurina. 

Visita nutrizionale richiesta per cardiomiopatia dilatativa dalla clinica veterinaria

Il personale della  clinica veterinaria curante richiede una mia consulenza nutrizionale. 
La visita nutrizionale: Lucky pesa 10 Kg con un peso ideale 13 kg, ha un BCS (body condition score) di 3/9 e una muscolatura molto scarsa. Nonostante tutto Lucky ha un buon appetito, ha rari episodi di vomito, cerca di mangiare erba quando esce, le feci sono formate anche se abbondanti a volte ha borborigmi intestinali e flatulenza. Non presenta pica o coprofagia ha qualche episodio di reflusso, ultimamente ha perso peso. Mangia da circa un anno un commerciale a base di piselli (63%) e proteine di insetto non bene specificate (22%) .

Imposto per Lucky una dieta casalinga a basso tenore di carboidrati con diverse proteine (pollo, manzo, tacchino, coniglio, trota, pesce bianco, cavallo e maiale), riso basmati, verdure, olio di girasole e olio di cocco. Come integrazioni funzionali prescrivo 1000 mg/al giorno di taurina, EPA, DHA, vitamine del gruppo B, vitamina E ed un integratore minerale e vitaminico per diete casalinghe.

Controllo dopo aver iniziato la dieta casalinga specifica

Primo controllo:  07/11/2023 Lucky inizia a prendere peso ora è 11.5 kg

Referto cardiologico: Evidente miglioramento della funzione sistolica. Scomparsa dei rigurgiti valvolari secondari, funzionali (permane minimo rigurgito mitralico). Normali i flussi anterogradi; normali pressioni atriali sx. Conclusioni: quadro di rimodellamento inverso parziale ma sostanziale. Continuare tutte le terapie in atto inalterate.

Secondo controllo dopo aver iniziato la dieta casalinga specifica

Secondo controllo 16/02/2024 Lucky pesa 12.5 kg.
Si evidenzia completo rimodellamento inverso con funzione sistolica ancora ai limiti inferiori ma prossima alla normalità. TVI aortico adeguato. Flussi mitralici anterogradi a normale profilo e velocita’. Completa scomparsa del rigurgito mitralico secondario. Si sospende Furosemide e Spironolattone. Continua Pimobendan inalterato. Prossima rivalutazione ecocardiografica tra 4 mesi nel Giugno 2024 (in previsione sospensione Pimobendan). 

I piselli nella dieta del cane

I piselli sono legumi provenienti da una pianta erbacea, Pisum sativum appartenente alla famiglia delle Fabacee o Leguminose. Ne esistono diverse varietà, lisci, rugosi, rampicanti, nani e medi. Molto versatili in cucina, sono gustosi, molto pratici da preparare, si trovano tutto l’anno, sono  utilizzati per la preparazione di primi e secondi piatti e cosa non di poco conto, sono molto economici.

I piselli sono molto utilizzati nell’alimentazione umana per le proprietà diuretiche, disintossicanti, antipertensive, abbassano il colesterolo, hanno un basso indice glicemico, sono molto più digeribili rispetto ad altri legumi e sono molto ricchi di fibre e di acido folico.

Valori nutrizionali: 100 grammi di piselli apportano 81 kcal, contengono 5.62 gr  di proteine, 13.48 gr di carboidrati, 0.3 gr di grassi e 4.5 gr di fibra.

Le proteine vegetali per un cane hanno le stesse caratteristiche di quelle animali?

Negli ultimi 20 anni i piselli sono entrati anche a far parte del pet food per la loro economicità, per il loro contenuto di proteine (circa il doppio dei cereali) e di fibre, per il loro basso indice glicemico e per il senso di sazietà che ne deriva.  Nel pet food le proteine dei piselli, quindi, andranno nel conteggio delle proteine totali (proteine gregge) aumentandolo con costi molto bassi. Ma le proteine vegetali per un cane hanno le stesse caratteristiche di quelle animali? La risposta è no.

Le proteine presenti nei piselli mancano di taurina e contengono una quantità limitata di cistina/cisteina e metionina oltre ad essere scarsamente digeribili. La scarsa digeribilità dei piselli è causata dalla presenza di raffinosio, un oligosaccaride che non riesce ad essere metabolizzato in zuccheri semplici nei carnivori domestici e che sembra essere implicato nello scarso assorbimento degli aminoacidi presenti. Come sappiamo, i cani sono in grado di produrre autonomamente la taurina partendo da altri aminoacidi contenenti zolfo come la cisteina e la metionina che, come abbiamo detto, nei piselli sono carenti.

La mancata assunzione o la scarsa produzione endogena di taurina causa rapidamente problemi a livello del muscolo cardiaco (circa un mese), inoltre questi cani hanno una perdita di acidi biliari primari che non vengono correttamente coniugati con la taurina, quindi non diventano secondari (acido taurocolico) e per questo motivo non vengono riassorbiti a livello intestinale, causando disbiosi e sintomi gastroenterici. La taurina è inoltre un aminoacido molto delicato, viene danneggiato sia con le alte che con le basse temperature.

La prevenzione è fondamentale

Essendo i sintomi della miocardiopatia dilatativa piuttosto tardivi, come possiamo capire se la malattia si sta sviluppando nei nostri cani in particolare se mangiano commerciali grain free contenenti grandi quantità di legumi in particolare di piselli?

Oggi abbiamo a disposizione diversi esami: il primo è la valutazione dell’ NT-ProBNP plasmatico, un suo aumento è un indice precoce di DCM nel cane importante quando la malattia è ancora asintomatica. Inoltre la valutazione della troponina (indice di danno miocardico) e l’esame Holter che ricerca di pericolose aritmie. Consiglio inoltre di integrare la dieta con taurina se sono utilizzati questi tipi di cibo commerciale anche in assenza di problematiche cardiache.

Ringraziamenti: 

ringrazio tutto il GRUPPO NUTRAVET in particolare la Dott.ssa MARIA MAYER, il personale delle CLINICA VETERINARIA CITTÀ  DI FORLÌ e la Dott.ssa CINI ILARIA per il materiale e l’aiuto.

Bibliografia:

Bokshowan E, Olver TD, Costa MO, Weber LP. Oligosaccharides and diet-related dilated cardiomyopathy in beagles. Front Vet Sci. 2023 Jul 24;10:1183301. doi: 10.3389/fvets.2023.1183301. PMID: 37565080; PMCID: PMC10411538.

Quilliam C, Reis LG, Ren Y, Ai Y, Weber LP. Effects of a 28-day feeding trial of grain-containing versus pulse-based diets on cardiac function, taurine levels and digestibility in domestic dogs. PLoS One. 2023 May 25;18(5):e0285381. doi: 10.1371/journal.pone.0285381. PMID: 37228111; PMCID: PMC10212094.

Articolo della Dr.ssa Monica Serenari, DVM

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Dieta monoproteica si o no?

giovedì, 11 Luglio 2024 by Gruppo Nutravet
Dieta monoproteica si o no?

Nell’alimentazione del cane e del gatto spesso si sceglie di utilizzare crocchette e umidi monoproteici, a fronte anche dell’ampia scelta di questi alimenti che ad oggi si trova nei negozi per animali. In realtà questi alimenti andrebbero utilizzati con uno scopo ben preciso, approfondiamo in questo articolo.

Un monoproteico è per definizione un alimento che contiene una sola fonte di proteina animale. L’aggettivo “animale” è d’obbligo, perché la percentuale di proteina grezza, espressa nei tenori analitici delle tabelle degli alimenti, comprende sia le proteine di origine animale che quelle vegetali, contenute ad esempio in legumi, cereali, ecc. Il consiglio, se si sceglie di utilizzare un monoproteico a scopo diagnostico come poi vedremo, è di accertarsi che anche la fonte di grassi animali sia la stessa della proteina. Quindi, ad esempio, un monoproteico al maiale dovrà contenere solo maiale come fonte di proteina animale e l’ideale sarebbe che fosse indicato anche “grasso suino”. Quello che invece accade in alcuni casi nei monoproteici è di ritrovare “grasso di pollo” in etichetta che potrebbe contenere anche piccole quote di proteine di pollo, potenzialmente in grado di scatenare una reazione avversa in cani con questa allergia/intolleranza.

Come utilizzare una dieta monoproteica per diagnosticare una reazione avversa a cibo (RAC)

Dieta monoproteica si o no?


In caso di reazioni avverse al cibo (effettive o sospette) il cibo monoproteico può essere utilizzato per capire effettivamente quali siano gli alimenti che scatenano queste reazioni, che si possono manifestare con sintomi quali vomito, diarrea o prurito. In questi casi si procede con quella che viene definita “dieta privativa o ad esclusione”. Si sceglie quindi un monoproteico a base di una proteina mai mangiata prima d’ora dal cane o dal gatto e la si usa in modo appunto esclusivo per un periodo limitato (di solito 8-12 settimane a seconda del parere veterinario). Se ad esempio il prurito del cane migliora dopo introduzione di un alimento monoproteico, parleremo di forma responsiva all’alimento. La prova definitiva la abbiamo se reintroducendo altri alimenti, il nostro cane dovesse tornare ad avere la sintomatologia presentata in precedenza (dieta di provocazione). 

Come procedere dopo la dieta privativa

Diagnosticate le effettive RAC sarà possibile procedere con dieta varia evitando gli alimenti che hanno effettivamente causato reazione avversa. Sconsiglio infatti di proseguire con dieta monoproteica per lunghi periodi per svariati motivi. 

In medicina umana è ormai appurato che la dieta più sana è quella fresca e variata. 

La variabilità è fondamentale innanzitutto per motivi etologici: perché far mangiare al cane o al gatto lo stesso alimento per tutti i giorni della sua vita se non necessario?  

Inoltre variare permette di evitare accumuli di sostanze tossiche eventualmente presenti negli alimenti. Mangiare tutti i giorni un monoproteico al pesce ad esempio potrebbe predisporre ad accumulo di metalli pesanti. Anche la carne presenta le sue sostanze tossiche di accumulo purtroppo inevitabili quindi variare permette di evitare di accumulare quantità eccessive della stessa sostanza.

Mangiare variato stimola anche la variabilità a livello di microbiota intestinale mentre mangiare tutti i giorni lo stesso cibo causa ad un impoverimento della microflora, con conseguenti patologie cronico degenerative.

Come utilizzare i monoproteici nella dieta varia

Nell’ottica di una dieta varia gli alimenti monoproteici si possono utilizzare per far provare al cane o gatto gusti diversi. Come visto prima questo aiuterà il suo microbiota e la salute in generale. Attenzione solo ad un aspetto!

Le RAC possono manifestarsi a qualsiasi età quindi è importante tenere delle proteine “jolly” mai utilizzate nel caso un giorno si dovesse fare una dieta privativa. Quindi è importante evitare almeno qualche fonte proteica da tenere per ogni evenienza. E mi raccomando: se si decide per questo motivo di non dare ad esempio al cane crocchette o umidi a base di cervo e cavallo anche quando sceglierete i suoi snack dovrete verificare che queste proteine non siano contenute nemmeno lì altrimenti una futura prova ad esclusione potrebbe non essere attendibile.

Articolo della Dr.ssa Denise Pinotti, DVM

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Gli insetti nell’alimentazione commerciale del cane e del gatto

mercoledì, 19 Giugno 2024 by Gruppo Nutravet
Gli insetti nell'alimentazione commerciale del cane e del gatto

L’emergenza ambientale, l’esaurimento delle risorse, l’attenzione verso tipi di alimentazioni più sostenibili e la maggiore sensibilità alla tutela e benessere degli animali, ci fa guardare verso nuove risorse alimentari per noi e per i nostri amici a quattro zampe. 

In questo articolo parleremo  di diversi studi che riguardano l’utilizzo  degli insetti nel pet food commerciale, dei suoi benefici, dei suoi rischi e dei limiti per i consumatori

È interessante ricordare che gli insetti non sono affatto una novità nella dieta degli animali, poiché hanno sempre fatto parte dell’alimentazione del cane, del lupo e del gatto selvatico in ambiente naturale.

Gli insetti nel pet food commerciale

Attualmente in commercio esistono pochi cibi commerciali a base di insetti. Questi sono nati prevalentemente per l’esigenza di fornire una proteina “nuova” da utilizzare in corso di patologie specifiche, come quelle allergiche. C’è da dire, però, che la composizione attuale di molti di questi mangimi è rappresentata in prevalenza da legumi più che da insetti, quindi, bisogna far attenzione a quali soggetti destinare questi cibi. L’eccesso di legumi, nella dieta dei nostri animali, è sotto l’attenzione della comunità scientifica, con la correlazione di cardiomiopatie dilatative in razze predisposte. Ovviamente è ancora tutto in fase di studio ma, come si dice, “prevenire è meglio che curare”

Benefici

Se parlassimo di insetti come unico ingrediente di un alimento commerciale, di vantaggi ce ne sarebbero moltissimi. Gli insetti hanno molte proteine ad alto valore biologico, essendo una valida alternativa a farine di pesce o di soia. Pensate che il contenuto di aminoacidi essenziali nei grilli è paragonabile a quello delle uova, pollo, maiale e manzo. Gli olii ottenuti dagli insetti sono più ricchi di acidi grassi, flavonoidi e vitamina E, rispetto agli oli vegetali. Gli insetti grazie al loro “esoscheletro” hanno un’altissima concentrazione di calcio e fosforo. Ancora più interessante è sapere che gli insetti sono una fonte di sostanze, come l’acido ialuronico e le proteine antimicrobiche, che migliorano la risposta immunitaria e il microbioma del tratto digestivo.

Svantaggi

A controbilanciare i numerosi vantaggi dobbiamo considerare anche dei possibili rischi. Non possiamo attualmente escludere, per i nostri animali, possibili reazioni avverse, comprese quelle allergiche, verso le proteine d’insetto, che ancora non conosciamo bene e che, per assurdo, utilizziamo per escludere, a nostra  volta, “allergie “alimentari. Devono poi essere considerati i rischi legati alla contaminazione durante l’allevamento, il confezionamento, la cottura o la somministrazione degli insetti (parliamo di batteri, muffe, micotossine, metalli pesanti ed antibiotici). Interessante specificare che la chitina, un elemento che compone lo scheletro degli insetti, se non rimossa adeguatamente, rende gli insetti stessi poco digeribili.

Limiti per i consumatori e per i produttori

Per quanto oggi giorno siano molti i vantaggi nell’utilizzare gli insetti nell’alimentazione quotidiana, la loro accettazione, da parte dei consumatori dei paesi occidentali, rimane difficile come retaggio culturale. Da non trascurare anche la completa trasformazione che il mercato mondiale dovrebbe affrontare per produrre questo nuovo tipo di alimento. In conclusione, è interessante sapere che, ad oggi, esisterebbe una nuova risorsa alimentare che, oltre a tutelare il pianeta, potrebbe essere per assurdo un’alimentazione migliore rispetto ad altri tipi di alimenti attualmente presenti in commercio per i nostri animali. Come si dice, attenzione che “l’apparenza inganna”!

Articolo del dott. Carmine Salese, DMV

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L’approccio Fitoterapico nella modulazione del sistema immunitario degli animali

mercoledì, 05 Giugno 2024 by Gruppo Nutravet
approccio Fitoterapico

Nella cura e nella prevenzione delle malattie negli animali domestici, sempre più proprietari si rivolgono alla fitoterapia come alternativa naturale e complementare. Le piante fitoterapiche, ricche di principi attivi benefici, possono svolgere un ruolo significativo nell’immunomodulazione e nell’immunostimolazione. In questo articolo faremo chiarezza su questi due concetti, ci concentreremo maggiormente sulle piante che possono svolgere un ruolo significativo nel modulare la risposta immunitaria degli animali domestici.

Immunomodulanti vs. Immunostimolanti: una distinzione essenziale

  1. Gli immunostimolanti sono sostanze che aumentano l’attività in toto del sistema immunitario, tramite una serie di processi non specifici. Tuttavia, un’eccessiva stimolazione del sistema immunitario può portare a una risposta iperattiva, con conseguente infiammazione e danni ai tessuti.
  2. Gli immunomodulatori invece sono sostanze che agiscono in modo più sottile, regolando e bilanciando la risposta immunitaria, stimolando alcune componenti e inibendone delle altre. Questo approccio mira a rafforzare le difese immunitarie senza provocare un’eccessiva reattività. Gli immunomodulatori possono essere particolarmente utili in condizioni di iperattività o ipoattività del sistema immunitario.

Nella pratica clinica veterinaria gli immunomodulanti sono i più usati in quanto sono anche delle sostanze adattogene ovvero sono in grado di aumentare in maniera aspecifica la resistenza dell’organismo a stress di varia natura, sia fisica che psichica.

approccio Fitoterapico

Quali sono i Fitoterapici immunomodulanti più usati?

  • Eleuterococco noto anche come Ginseng Siberiano. Le sostanze attive del fitocomplesso si trovano nelle radici. E’uno degli adattogeni per eccellenza, migliora la risposta allo stress, aiuta l’organismo a superare la fatica cronica, utile nelle convalescenze in seguito a malattie debilitanti. Agisce in generale aumentando il numero dei linfociti T. 
  • Astragalus membranaceus pianta erbacea perenne, molto diffusa in Oriente. I principi attivi si trovano nelle radici. Utilizzato da sempre per la sua attività tonica generale, in caso di deficit immunitario, nelle convalescenze, nelle prevenzioni delle malattie respiratori croniche. Stimola la funzione fagocitaria, l’attività delle cellule Natural Killer e stimola la mielopoiesi (processo che avviene nel midollo osseo per favorire la produzione delle cellule del sangue: granulociti, monociti, piastrine e globuli rossi). 
  • Withania Somnifera nota come Ginseng Indiano, è una pianta che appartiene alla famiglia delle solanacee e cresce spontaneamente in India, in Pakistan, in alcune zone dell’Africa e in Italia si trova in Sicilia e in Sardegna. Ha proprietà adattogene, antidepressive e antistress. Utile nei soggetti sani stressati. Alcuni studi condotti in vitro hanno dimostrato le potenziali proprietà antitumorali degli estratti di Withania, questi hanno un’azione citostatica e citotossica nei confronti di diversi tipi di cellule maligne.
  • Juglans Regia ovvero il Noce comune. I principi attivi si trovano nelle radici, nelle foglie e nella corteccia. Ha un’azione immunomodulante sul microbiota intestinale, agendo come selezionatore e aumentando le difese di barriera della mucosa intestinale. Utilissima nei soggetti nati da parto cesareo e in tutti i casi di patologie croniche intestinali. Il noce ha anche altre proprietà: astringente, antisettico, cicatrizzante, antinfiammatoria. 
  • Uncaria Tomentosa è una pianta rampicante originaria della foresta peruviana e colombiana. I principi attivi si estraggono dalla corteccia e dalla radice. Ha un’azione antinfiammatoria, immunomodulante e antiossidante, utile nelle patologie infiammatorie articolari croniche. L’estratto di uncaria potenzia l’attività delle cellule Natural killer e dei linfociti T citotossici. In vitro aumenta inoltre l’attività delle cellule T gamma-delta, per questo è ampiamente studiata come nuova risorsa antitumorale. Infine può essere particolarmente utile nei soggetti con leucopenia in quanto diversi studi hanno evidenziato un aumento totale dei linfociti dopo la sua somministrazione.

 In conclusione, la fitoterapia può essere un’opzione sicura per una vasta gamma di patologie, sia come trattamento che come supporto alla medicina convenzionale. Tuttavia, le piante medicinali non sono prive di controindicazioni, quindi per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento sarà essenziale consultare sempre un veterinario esperto in fitoterapia.

Articolo della dott.ssa Francesca Parisi, DMV

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Obesità nel cane e nel gatto

sabato, 06 Novembre 2021 by Gruppo Nutravet
Obesità cane e gatto

Come per l’uomo, anche per cane e gatto l’obesità è la patologia del secolo.

L’obesità nel cane e nel gatto è una patologia in sè e può causare molte altre patologie.

Vediamo come valutarla, che malattie può causare al nostro cane e gatto e soprattutto come sconfiggerla. 

Obesità nel cane e nel gatto

L’obesità è definita come un “eccesso di grasso corporeo tale da causare effetti avversi sulla salute”. 
Va quindi considerata a tutti gli effetti una patologia e purtroppo colpisce gran parte dei nostri cani e gatti.
In alcune zone del mondo arriverebbe a interessare il 60% dei nostri animali domestici.  

Vediamo insieme come riconoscere, comprendere, prevenire e trattare obesità e sovrappeso.

Come si valuta l’obesità?

Come capire se il proprio cane o gatto è in sovrappeso/obeso?

Sicuramente l’aiuto del proprio veterinario è fondamentale.
Esiste infatti un punteggio chiamato BCS (Body condition score) attraverso il quale è possibile stimare l’eccesso di peso del nostro animale domestico.

Attraverso una valutazione visiva e tramite la palpazione di alcuni distretti specifici il veterinario può attribuire un valore di BCS al suo paziente che va da 1 a 9.

Basandovi sulla tabella seguente potete farvi un’idea del punteggio in cui potrebbe rientrare il vostro animale e, di conseguenza, qual è l’eccesso di peso che dovrebbe perdere. 

Provided courtesy of the World Small Animal Veterinary Association (WSAVA).
Available at the WSAVA Global Nutrition Committee Nutritional Toolkit

Conseguenze dell’obesità

Molte persone purtroppo scambiano un animale “paffutello” per un animale in salute e coccolato.
Ma siamo veramente sicuri di fare il bene del nostro cane/gatto andando oltre un punteggio 5 di BCS?

Vediamo quali possono essere i principali effetti collaterali:

  • Malattie ortopediche con conseguente zoppia, dolore e intolleranza all’esercizio fisico (artrosi, rottura del legamento crociato, fratture, ecc)
  • Diabete, resistenza all’insulina, dislipidemia, lipidosi epatica
  • Pancreatite
  • Problemi respiratori (soprattutto nelle cosiddette razze “brachicefale come Bulldog, carlini, Boston terrier, ecc)
  • Ipertensione
  • Malattie dermatologiche, gastrointesinali e delle vie urinarie
  • Alcuni tipi di neoplasia
  • Aumento del rischio anestesiologico

Fattori predisponenti

Analizziamo ora i principali fattori predisponenti, iniziando da quelli legati al paziente: razza (Labrador e Beagle ad esempio tendono ad essere fortemente predisposti al sovvrappeso), sterilizzazione/castrazione, alcune patologie (ad esempio l’ipotiroidismo), animali molto voraci e microbiota intestinale alterato. 

Inoltre ci sono tutta una serie di “cattive abitudini” che possiamo modificare per aiutare il nostro animale a mantenere il peso-forma. Innanzitutto la sedentarietà: per un cane sarà importantissimo uscire in passeggiata anche più volte al giorno mentre per un gatto indoor è fondamentale creare un ambiente casalingo ricco di stimoli. 

Veniamo ora alla buona abitudini “a tavola”: non riempire la ciotola ogni volta che la si vede vuota (o addirittura mezza vuota!), fare attenzione al cibo dato dalla tavola ed evitare di far leccare i piatti al cane (anche quello “conta” nelle calorie giornaliere), non eccedere con snack e premietti. 

Purtroppo gran parte degli snack per cani e gatti che si trovano in commercio sono molto calorici e spesso anche poco salutari. Molto meglio della carne essiccata, dei pesciolini (ad esempio spratti) essiccati, yogurt intero bianco o le classiche gallette di riso o mais. Per quanto meno calorici, anche questi andranno dosati con moderazione soprattutto in un paziente che deve perdere peso. 

Come funziona una dieta ipocalorica

E quando il danno “è fatto”? Come fare a far dimagrire il nostro animale? Sicuramente rivolgendovi al vostro veterinario che imposterà un programma di perdita di peso “ad hoc” per voi. 

In linea generale se il vostro animale sta mangiando un alimento secco o umido commerciale è probabile che vi verrà consigliato il passaggio ad un alimento light, sterilised, obesity, moderate calorie, indoor. Tutte queste diciture indicano solitamente alimenti formulati con meno grassi e più fibra, mantenendo però un tenore proteico adeguato nonostante la diminuzione delle kcal. 

In un paziente che deve dimagrire dovrete seguire una grammatura specifica, da somministrare in più pasti al giorno e la bilancia da cucina è fondamentale. Alcuni studi infatti hanno dimostrato che bicchieri, tazze o comunque dosatori “fai da te” determinano un inaccuratezza che va dal 18 all’80%. Questo vuol dire che se il vostro cane deve mangiare 100 grammi di crocchette, anche se apponete accuratamente un segno sul bicchiere che usate per dosarle potreste arrivare a darne fino a 180 grammi, insomma quasi il doppio! 

Pesate sempre il cibo che date al vostro animale, soprattutto se si tratta di crocchette che, contenendo solo il 7-8% di acqua, sono molto concentrate. 

Monitorare il peso e la massa muscolare con regolarità è importante perché un piano dietetico ipocalorico abbia successo


Obesità nel cane e nel gatto, la dieta casalinga


Per questo motivo spesso la razione “dietetica”, per quanto corretta dal punto di vista calorico, può visivamente apparire piuttosto scarsa. Un’alternativa più voluminosa e appagante è rappresentata o dall’umidità o, ancora meglio, da una dieta casalinga fresca che offre una più ampia possibilità di variare in base alle esigenze del paziente.

Se invece il vostro cane o gatto segue già un’alimentazione casalinga questa andrà bilanciata dal medico veterinario nutrizionista in base al peso da raggiungere. Non si tratta solo di “tagliare le calorie” ma è fondamentale dosare correttamente macro e micronutrienti in modo che il vostro animale non rischi di incorrere in carenze. La sazietà è un altro fattore importante: per quanto a dieta il cane/gatto dovrà sentirsi sufficientemente sazio affinchè la dieta non diventi una fonte di stress. 

La perdita di peso andrà monitorata attraverso controlli seriali in cui il veterinario valuterà peso e BCS raggiunti così da apportare modifiche al piano nutrizionale quando necessario. Infine una volta raggiunto il “peso forma” che era stato stabilito la razione del vostro cane/gatto andrà nuovamente modificata per impostare un regime di mantenimento che gli permetterà di conservare il peso raggiunto.

Articolo di Denise Pinotti, DMV

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Il cane anziano. Come farlo vivere al meglio?

sabato, 06 Novembre 2021 by Gruppo Nutravet
Cane anziano

Ebbene sì, anche i nostri cani invecchiano, nessun cane rimarrà per sempre un cucciolo scatenato.

In questo articolo parleremo dell’anzianità, una fase di vita del nostro cane tanto importante quanto delicata.

Parleremo anche dei cambiamenti che avvengono e di come sostenere al meglio il nostro amico a quattro zampe.

Quando possiamo definire un cane “anziano”?

L’anzianità non è una patologia, ma è uno stadio della vita.

L’età in cui un cane diventa anziano dipende da diversi fattori tra cui la razza, ma soprattutto la taglia.
Infatti un cane di taglia piccola o media viene considerato anziano circa all’età di 7-10 anni, mentre un cane di taglia grande o gigante attorno ai 6-8 anni. 

Perché ci interessa stabilire quando un animale diventa anziano?

Ci interessa stabilire quando il nostro cane diventa anziano per riuscire a sostenerlo al meglio, per dargli tutte le attenzioni di cui ha bisogno.

Come i nostri nonni, anche il nostro cane avrà bisogno di diverse cure e di un amore da parte nostra ancora più grande!  


È importante mantenere in forma il cane anziano, anche per facilitare i suoi movimenti

Da che cosa ci accorgiamo che il nostro cane sta diventando anziano?

Ci sono diversi cambiamenti che possiamo notare nel nostro cane, cambiamenti del tutto normali:

  • Il pelo inizia a diventare grigio o bianco
  • La pelle diventa meno elastica
  • Insonnia o sonni prolungati
  • Dolore alle articolazioni
  • Difficoltà nella corsa o nel saltare sul divano
  • Diminuzione dell’udito e della vista
  • Tartaro e perdita dei denti
  • Aumento o perdita del peso

    Durante questo periodo l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale perché i fabbisogni nutrizionali di un cane anziano cambiano radicalmente. 

Come possiamo alimentare il nostro cane anziano al meglio?

Per sapere come alimentare il nostro cane anziano al meglio dobbiamo capire come sta invecchiando: potremmo avere davanti un “anziano giovincello” in gran forma, un cane con patologie concomitanti da tenere sotto controllo, un cane che tende ad ingrassare oppure a perdere peso; capire il soggetto che abbiamo davanti ci aiuterà a scegliere l’alimentazione migliore.  

Partiamo dalle proteine: a meno che il nostro cane non soffra di qualche particolare patologia, le proteine non devono spaventarci.
Il cane è un carnivoro e come tale ha bisogno di assumerle; l’unica accortezza che dovremmo avere è di somministrare proteine della carne e del pesce e non proteine dei legumi (perché sono proteine che il nostro cane digerisce con più difficoltà). 

Per quanto riguarda i grassi, il nostro cane anziano potrebbe avere difficoltà a digerirli, per questo motivo sarebbe meglio prediligere grassi a media e corta catena (come l’olio di cocco), a discapito di grassi a lunga catena come il burro, lo strutto e il lardo.
Via libera per i grassi insaturi, i grassi che vengono chiamati grassi “buoni”. 

La fibra, nell’animale anziano, ha una funzione prebiotica (mantiene in salute i batteri buoni dell’intestino) e aiuta a mantenere l’intestino regolare.
Solitamente gli anziani sono più stitici rispetto ai cani giovani, per questo motivo sarebbe bene aumentare la fibra all’interno del pasto (da prediligere verdure quali zucchine, carote e finocchi). 

E gli integratori? Somministrare al nostro cane anziano degli integratori può essere molto utile. 

Primi fra tutti gli omega 3, ovvero acidi grassi essenziali che svolgono tantissime funzioni all’interno dell’organismo.
Come l’azione antinfiammatoria che aiuta l’organismo ad affrontare al meglio l’invecchiamento.
Le fonti di omega 3 sono i pesci grassi (come il salmone, lo sgombro e l’orata), ma si trovano anche in capsule o sotto forma di olio.  

Altre integrazioni molto utili sono la vitamina C e la vitamina E, potenti antiossidanti; la vitamina C si trova facilmente in farmacia sotto forma di polvere da mettere direttamente nella pappa, mentre la vitamina E si trova in capsule. 

Per quanto riguarda il dolore alle articolazioni si possono utilizzare antinfiammatori fitoterapici quali la boswellia e la curcuma. 

Proprio perché gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta sana, varia ed equilibrata, prima di decidere di iniziare a somministrarli al tuo cane chiedi sempre consiglio al tuo Medico Veterinario oppure ad un Nutrizionista Nutravet.
Esistono appunto dei casi specifici che richiedono uno studio più dettagliato sull’individuo perché ogni cane è unico e il nostro compito è conoscerlo, sostenerlo e amarlo per far sì che rimanga con noi per più tempo possibile. 

anzianocanecurcumaVitamina CVitamina E
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