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Il gatto può mangiare il cibo del cane?

giovedì, 23 Ottobre 2025 by Gruppo Nutravet
Il gatto può mangiare il cibo del cane?

A chi vive con più animali è capitato almeno una volta: il gatto che si avvicina curioso alla ciotola del cane e comincia a sgranocchiare qualche crocchetta. La scena può sembrare innocua o addirittura divertente, ma la domanda che sorge spontanea è: il gatto può mangiare il cibo del cane?
La risposta è no, e non per un semplice capriccio veterinario, ma per precise ragioni biologiche e nutrizionali.

Cane e gatto: due carnivori molto diversi

Cane e gatto discendono entrambi da animali carnivori, ma nel corso della domesticazione hanno seguito percorsi evolutivi molto differenti.
Il cane è oggi definito carnivoro opportunista, cioè in grado di adattarsi a un’alimentazione variata che include anche fonti vegetali. Il gatto, invece, è un carnivoro stretto, cioè dipende completamente dai nutrienti di origine animale.

Questa distinzione è fondamentale: significa che il gatto ha bisogni nutrizionali specifici che il cane non ha, e che il cibo per cani non è in grado di soddisfare.

Perché il gatto non può mangiare cibo per cani

Il gatto può mangiare il cibo del cane?

La differenza principale riguarda alcuni nutrienti essenziali per il gatto, che invece non lo sono per il cane. Vediamo i principali.

  • Taurina: è un amminoacido che il gatto deve necessariamente assumere con il cibo, perché il suo organismo non riesce a produrne a sufficienza. La taurina è indispensabile per il buon funzionamento del cuore, della vista e del sistema nervoso.
    Il cane, invece, riesce a sintetizzarla autonomamente e per questo motivo molti alimenti per cani non contengono taurina aggiunta. Una dieta carente può portare nel tempo a cecità o cardiomiopatia dilatativa nel gatto.
  • Acido arachidonico: si tratta di un acido grasso essenziale che il gatto non è in grado di produrre da sé. Si trova in abbondanza nelle cellule animali, ma non sempre è presente nel cibo per cani, perché per il cane non è considerato un nutriente essenziale.
  • Tenore proteico: il gatto necessita di una quantità di proteine animali superiore rispetto al cane. Un alimento formulato per quest’ultimo potrebbe non garantire al gatto la giusta dose di proteine di alta qualità.

In sostanza, il cibo per cani non è tossico per il gatto, ma è sbilanciato per le sue esigenze e, se somministrato abitualmente, può causare carenze gravi.

Cosa succede se il gatto mangia cibo per cani

Se il gatto ruba qualche crocchetta ogni tanto, niente panico: non succederà nulla.
Il problema nasce solo se mangia regolarmente il cibo del cane o, peggio, se viene alimentato esclusivamente con quello.

Le carenze non si manifestano subito, ma con il tempo possono comparire sintomi come:

  • perdita di peso e di massa muscolare,
  • pelo opaco e crescita rallentata,
  • problemi cardiaci dovuti alla mancanza di taurina,
  • disturbi visivi fino alla cecità,
  • riduzione della fertilità.

Per questo motivo, un veterinario non consiglierà mai di sostituire l’alimento del gatto con quello del cane, neanche per brevi periodi.

Cosa fare se il gatto ha mangiato il cibo del cane

Se il gatto ha assaggiato o ha mangiato qualche boccone del cibo del cane, non è necessario preoccuparsi: non si tratta di una sostanza pericolosa né tossica.
Il rischio nasce solo nel lungo periodo, quindi non serve correre dal veterinario per un episodio occasionale.

Tuttavia, se il gatto tende spesso a rubare il pasto del cane, è bene capire come evitare che questo diventi un’abitudine.

Come evitare che il gatto mangi il cibo del cane

In generale, il gatto non trova il cibo del cane particolarmente appetitoso, proprio perché ha un sapore e un odore meno intensi.
Ma se vive in casa con un cane e non ha accesso costante al proprio alimento, può capitare che per fame decida di “accontentarsi”.

Ecco alcune soluzioni pratiche:

  • Separare le ciotole: posizionare il cibo del cane e del gatto in aree diverse della casa, possibilmente su piani differenti.
  • Alimentazione controllata: evitare di lasciare la ciotola del cane sempre piena. Dare pasti a orari precisi riduce le occasioni di “furti”.
  • Ciotole intelligenti: esistono modelli che si aprono solo quando riconoscono il microchip dell’animale autorizzato. In questo modo, solo il cane o solo il gatto potranno accedere al proprio pasto.

Cane e gatto: due specie, due esigenze

Cane e gatto possono condividere la casa, le coccole e persino il divano… ma non la ciotola.
La loro biologia è diversa, e ciò che è bilanciato per uno può essere carente per l’altro.

Un’alimentazione corretta e specifica per specie è la base per mantenere i nostri animali in salute, attivi e longevi.
Il gatto deve ricevere sempre cibo formulato per gatti, completo e bilanciato, in grado di fornire tutte le sostanze di cui ha bisogno — taurina compresa.

In fondo, rispettare le loro differenze non è una complicazione, ma un atto d’amore e di responsabilità.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Struvite nel cane e nel gatto: cause, prevenzione e il ruolo dell’alimentazione

giovedì, 02 Ottobre 2025 by Gruppo Nutravet
Struvite nel cane e nel gatto

L’urolitiasi, ovvero la formazione di calcoli nelle basse vie urinarie, è una condizione comune sia nei cani che nei gatti. Tra i diversi tipi di calcoli, quelli di struvite rappresentano una delle forme più frequenti. Ma perché si formano e come possiamo prevenirli?

Struvite: come si forma

Nei cani, i calcoli di struvite sono spesso associati a infezioni delle vie urinarie causate da batteri produttori di ureasi, come Staphylococcus, Proteus, Pseudomonas e Klebsiella. Questi batteri scindono l’urea in ammonio e bicarbonato:

  • L’ammonio si combina con magnesio e fosfato per formare la struvite.
  • Il bicarbonato aumenta il pH urinario, rendendo la struvite meno solubile e favorendone la precipitazione.

Nei gatti, invece, la struvite si forma più spesso in urine sterili, cioè senza infezioni batteriche, ma comunque alcaline.

Fattori predisponenti

Struvite nel cane e nel gatto

La formazione dei cristalli di struvite è favorita da:

  • Sovrasaturazione delle urine di magnesio, ammonio e fosfato.
  • Infezioni urinarie
  • pH urinario basico.
  • Diete inappropriate, soprattutto alimenti secchi o ricchi di magnesio o sostanze alcalinizzanti.
  • Scarso consumo di acqua, che concentra le urine e favorisce la cristallizzazione.

Il ruolo dell’alimentazione nella prevenzione e cura

Numerosi studi hanno dimostrato che una dieta mirata può essere decisiva sia per la prevenzione che per la gestione dei calcoli di struvite. Alcuni punti chiave:

  1. Aumentare l’apporto di acqua: urine più diluite riducono la sovrasaturazione di minerali.
  2. Limitare l’escrezione urinaria dei precursori tramite diete formulate specificamente per ridurre magnesio, ammonio e fosfato.
  3. Regolare il pH urinario: integratori leggermente acidificanti come la rosa canina (ricca di vitamina C) possono aiutare a mantenere le urine meno alcaline.
  4. Sostenere la salute intestinale: una dieta ricca di prebiotici e probiotici può ridurre la colonizzazione della vescica da parte di batteri intestinali.
  5. Ridurre l’infiammazione: integratori antinfiammatori come Omega-3 o fitoterapici (es. gemmoderivato di Ribes nigrum) possono alleviare i sintomi della cistite.
  6. Creare diete appetibili e personalizzate: per garantire il rispetto dei fabbisogni nutrizionali e il benessere a lungo termine dell’animale.

Studi scientifici confermano che un’alimentazione personalizzata, combinata con un adeguato apporto di liquidi, è efficace nel prevenire la recidiva dei calcoli di struvite nei cani e nei gatti.

Attenzione al fai-da-te

Ogni animale è diverso, quindi non improvvisare diete fai-da-te. La personalizzazione è fondamentale per equilibrare proteine, minerali e acqua, garantendo una dieta sicura ed efficace. Il consiglio di un Medico Veterinario Nutrizionista è sempre indispensabile

Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM

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Melatonina e microbiota intestinale: cosa significa per la salute di cani e gatti

giovedì, 18 Settembre 2025 by Gruppo Nutravet
Melatonina e microbiota intestinale

Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha scoperto un legame sorprendente tra melatonina, l’ormone che regola il ritmo sonno-veglia, e il microbiota intestinale, l’insieme dei miliardi di batteri che vivono nell’intestino. Queste scoperte non riguardano solo l’uomo: possono avere conseguenze importanti anche per la salute di cani e gatti.

In questo articolo spieghiamo in modo chiaro cosa sappiamo oggi su melatonina e microbiota, e perché questo legame potrebbe diventare sempre più importante per il benessere dei nostri animali.

Cos’è la melatonina e dove viene prodotta

La melatonina è conosciuta soprattutto come l’ormone del sonno, prodotta principalmente dalla ghiandola pineale nel cervello. Ma negli ultimi anni è stato scoperto che viene prodotta anche nell’intestino, dove svolge funzioni legate all’immunità, allo stress ossidativo e all’equilibrio metabolico.

In cani e gatti, così come nell’uomo, la melatonina non agisce solo sul ritmo circadiano (sonno-veglia), ma può influenzare la salute intestinale e, di conseguenza, molte funzioni dell’organismo.

Cos’è il microbiota intestinale di cani e gatti

Il microbiota intestinale è la comunità di microrganismi che vive nell’intestino. È formato soprattutto da batteri dei phyla Firmicutes e Bacteroidetes, che insieme rappresentano oltre il 90% del totale.

Un microbiota equilibrato aiuta a:

  • difendere l’organismo da batteri patogeni,
  • produrre sostanze benefiche come gli acidi grassi a catena corta,
  • mantenere integra la barriera intestinale,
  • regolare il sistema immunitario.

Quando questo equilibrio si rompe si parla di disbiosi, condizione collegata a problemi intestinali, metabolici e perfino neurologici.

Il legame tra melatonina e microbiota intestinale

Melatonina e microbiota intestinale

La relazione tra melatonina e microbiota è bidirezionale:

  • i batteri intestinali influenzano la produzione di melatonina, regolando enzimi e precursori necessari alla sua sintesi,
  • la melatonina, a sua volta, può modulare la composizione e la diversità del microbiota, favorendo la presenza di batteri benefici e limitando quelli dannosi.

Questa interazione contribuisce a mantenere l’omeostasi dell’organismo, ovvero l’equilibrio complessivo della salute.

Disbiosi, malattie e ruolo della melatonina

Studi scientifici mostrano che la disbiosi intestinale è collegata a diverse patologie:

  • malattie infiammatorie intestinali (IBD),
  • obesità e diabete,
  • disturbi neuropsichiatrici, come depressione e declino cognitivo,
  • alterazioni del ritmo circadiano, dovute a stress, jet-lag o disturbi del sonno.

In modelli animali, la somministrazione di melatonina ha migliorato la ricchezza e la diversità del microbiota, ridotto l’infiammazione intestinale e rinforzato la barriera mucosa.

Questi effetti sono promettenti anche per la salute dei cani e dei gatti, che possono soffrire delle stesse condizioni.

Cani, gatti e salute intestinale: cosa possiamo imparare

Per chi vive con cani e gatti, queste scoperte sottolineano un concetto chiave: la salute intestinale non riguarda solo la digestione, ma influisce su energia, comportamento, peso corporeo e difese immunitarie.

Interventi che sostengono la melatonina e il microbiota intestinale possono quindi avere effetti positivi anche sugli animali domestici. Tra questi:

  • una dieta bilanciata e ricca di fibre,
  • un corretto ritmo sonno-veglia, con ambienti bui e tranquilli durante la notte,
  • l’uso mirato di probiotici (su indicazione del veterinario).

Conclusioni

Il dialogo tra melatonina e microbiota intestinale è un campo di ricerca in rapida crescita. Anche se molti studi sono ancora in corso, le evidenze mostrano che sostenere questo equilibrio può avere benefici importanti non solo per l’uomo, ma anche per cani e gatti.

Mantenere sano il microbiota e favorire la naturale produzione di melatonina significa prendersi cura della salute intestinale e generale dei nostri animali, migliorando la loro qualità di vita.

Articolo della Dr.ssa Francesca Parisi, DVM

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Obesità nei cani e gatti: come la dieta funzionale migliora il metabolismo e l’infiammazione

giovedì, 11 Settembre 2025 by Gruppo Nutravet
Obesità nei cani e gatti

L’obesità è una delle patologie più diffuse tra i nostri animali da compagnia e rappresenta un fattore di rischio importante per numerose malattie croniche: diabete mellito, problemi articolari, patologie renali e ridotta aspettativa di vita. Spesso sottovalutata, non è solo una questione di “peso in eccesso”: l’obesità è un vero e proprio stato infiammatorio cronico che altera il metabolismo e peggiora la qualità della vita. Una dieta funzionale, fresca e personalizzata, supportata da integrazioni mirate, rappresenta oggi uno strumento chiave per il recupero del peso forma e per la modulazione dell’infiammazione.

L’obesità nel cane e nel gatto: un problema crescente

Negli ultimi anni la percentuale di cani e gatti obesi o in sovrappeso è aumentata in modo significativo. Le cause principali sono:

  • Eccesso calorico: diete troppo ricche di carboidrati e grassi di bassa qualità.
  • Scarso movimento: soprattutto nei gatti indoor e nei cani anziani.
  • Premi e snack fuori controllo: spesso non bilanciati dal punto di vista nutrizionale.
  • Fattori ormonali e genetici: alcune razze (es. Labrador Retriever nei cani, European Shorthair nei gatti) sono più predisposte.

Il sovrappeso, tuttavia, non è solo un problema estetico: è una condizione patologica che accorcia l’aspettativa di vita fino a 2 anni nei cani e compromette gravemente la salute del gatto.

Obesità e infiammazione: il legame metabolico

Il tessuto adiposo non è solo un deposito di grasso: è un organo endocrino attivo che produce molecole chiamate adipochine, molte delle quali hanno azione pro-infiammatoria.

Nei cani e gatti obesi si sviluppa una condizione di infiammazione cronica di basso grado, che porta a:

  • Resistenza insulinica → rischio di diabete mellito, soprattutto nel gatto.
  • Stress ossidativo → danni cellulari e invecchiamento precoce.
  • Alterazioni ormonali → difficoltà a perdere peso e mantenere il dimagrimento.
  • Compromissione immunitaria → maggiore predisposizione a infezioni e patologie croniche.

Per questo l’approccio nutrizionale deve andare oltre il semplice “taglio delle calorie”: bisogna modulare l’infiammazione e supportare il metabolismo.

La dieta funzionale: molto più di una riduzione calorica

Obesità nei cani e gatti

Una dieta funzionale personalizzata non è una “dieta dimagrante generica”, ma un piano alimentare che tiene conto di:

  • Specie e razza
  • Età e livello di attività
  • Patologie concomitanti (artrosi, insufficienza renale, diabete, disturbi intestinali)
  • Stato del microbiota intestinale

Gli obiettivi principali sono:

1. Apporto proteico di alta qualità

Le proteine di origine animale (carne, uova, pesce), caratterizzate da un alto valore biologico, non dovrebbero essere ridotte — salvo specifiche indicazioni mediche. Questo perché sia il cane, carnivoro opportunista, sia il gatto, carnivoro stretto, necessitano di proteine complete che contengono tutti gli amminoacidi essenziali di cui hanno bisogno, come ad esempio arginina, leucina, isoleucina e molti altri, in forme altamente biodisponibili.

Inoltre, le proteine rivestono un ruolo cruciale soprattutto durante le diete ipocaloriche: garantiscono infatti il mantenimento della massa muscolare, evitando che venga utilizzata come fonte energetica, e contribuiscono a sostenere e migliorare il metabolismo basale, favorendo così un dimagrimento sano ed efficace.

2. Riduzione dei carboidrati

I carboidrati non rappresentano nutrienti essenziali né per il cane né, ancor meno, per il gatto. Per questo motivo, nelle diete ipocaloriche è consigliabile ridurne in modo significativo l’apporto, privilegiando invece le proteine. Un eccesso di carboidrati, infatti, può provocare picchi glicemici, e contribuire all’accumulo di tessuto adiposo, ostacolando così il processo di dimagrimento.

3. Grassi “buoni” come carburante

Un ruolo importante nell’alimentazione dei cani e dei gatti in sovrappeso è svolto dai grassi di buona qualità. Tra questi, gli acidi grassi omega-3, in particolare EPA e DHA, sono noti per la loro capacità di ridurre l’infiammazione cronica, una condizione spesso associata all’obesità e ai disturbi metabolici. Allo stesso tempo, i grassi rappresentano una fonte di energia preziosa. In questo modo contribuiscono a mantenere un miglior equilibrio metabolico, favorendo la perdita di peso senza compromettere la vitalità dell’animale.

4. Fibre funzionali e microbiota

Le fibre come l’inulina, cuticola di psillio e i FOS, hanno la capacità di nutrire i batteri benefici dell’intestino, contribuendo a mantenere in equilibrio il microbiota. Inoltre la cuticola di psillio combina un’azione regolatrice del transito intestinale con una fermentazione moderata, capace di generare metaboliti utili (acidi grassi a catena corta SCFA) per la salute del colon e per il benessere generale. Un intestino sano non è importante solo per la digestione, ma incide anche sul metabolismo: un microbiota equilibrato può infatti sostenere la perdita di peso e contribuire a ridurre i processi di infiammazione cronica spesso associati all’obesità.

Il ruolo delle integrazioni nutrizionali

Oltre a una dieta fresca e bilanciata, è possibile ricorrere a integratori funzionali che supportano il percorso di dimagrimento. La scelta di questi integratori non dipende solo dall’obiettivo di ridurre il peso, ma tiene conto anche delle patologie spesso associate all’obesità nei pazienti. Tra tutti, alcuni risultano essenziali e svolgono un ruolo prezioso nel mantenimento della salute durante il percorso di perdita di peso:

  • Gli acidi grassi omega-3 provenienti dall’olio di pesce, come EPA e DHA, sono noti per la loro azione antinfiammatoria: riducendo l’infiammazione sistemica, che spesso accompagna l’eccesso di peso, contribuiscono a migliorare la salute metabolica e cardiovascolare dell’animale. 
  • Vitamina E e altri antiossidanti naturali aiutano a contrastare lo stress ossidativo, un processo che tende a intensificarsi negli animali obesi e che può danneggiare cellule e tessuti, rallentando i meccanismi di recupero.

Obesità e patologie correlate

Gestire l’obesità con una dieta funzionale significa prevenire o migliorare molte condizioni croniche:

  • Diabete mellito: più frequente nei gatti obesi.
  • Artrosi: il peso e l’infiammazione peggiorano il dolore articolare.
  • Malattie renali: l’infiammazione cronica accelera la progressione del danno renale.
  • Disturbi cutanei: cute seborroica, perdita di pelo, dermatiti ricorrenti.

Un approccio personalizzato: il valore del monitoraggio

La gestione dell’obesità non si esaurisce con una dieta standardizzata. Serve un percorso nutrizionale su misura, monitorato nel tempo con controlli del peso, della composizione corporea e degli esami clinici.

Ogni cane o gatto obeso è un paziente unico, con esigenze specifiche che devono essere valutate dal veterinario nutrizionista.

Conclusioni

L’obesità nei cani e gatti non è solo un eccesso di peso, ma una vera e propria malattia metabolica e infiammatoria. Una dieta funzionale e personalizzata, supportata da integrazioni mirate e da un corretto stile di vita, rappresenta lo strumento più efficace per ristabilire l’equilibrio metabolico, ridurre l’infiammazione e migliorare la qualità della vita dei nostri animali.

Articolo della Dr.ssa Francesca Parisi, DVM

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Cottura sottovuoto per cane e gatto: pratica, sana e semplice

giovedì, 11 Settembre 2025 by Gruppo Nutravet
Cottura sous vide per cane e gatto: pratica, sana e semplice

Chi ha un cane o un gatto e desidera offrirgli una dieta casalinga spesso si scontra con un ostacolo comune: la mancanza di tempo. Preparare porzioni fresche ogni giorno può sembrare complicato, soprattutto per chi ha una vita frenetica.
Ecco allora una soluzione sempre più apprezzata anche in ambito veterinario: la cottura sottovuoto. Questo metodo, nato in cucina professionale, permette di preparare pasti sani e pronti all’uso con grande risparmio di tempo, mantenendo al meglio nutrienti e sapore.

Cos’è la cottura sottovuoto

Si tratta di un metodo di cottura a bassa temperatura e in condizioni controllate, in cui il cibo viene inserito in sacchetti appositi, sigillato sottovuoto e immerso in acqua riscaldata da un dispositivo chiamato roner, che mantiene la temperatura costante per tutto il tempo necessario.

Questa tecnica consente di cuocere in modo uniforme, senza stracuocere, preservando gusto e nutrienti.

Perché il sottovuoto è ideale per cane e gatto

Rispetto ai metodi tradizionali, la cottura sottovuoto offre vantaggi pratici e nutrizionali importanti:

  • Migliora il trasferimento del calore e assicura cotture precise a cuore.
  • Allunga la conservazione degli alimenti, riducendo i rischi di ricontaminazione.
  • Mantiene inalterati sapore, vitamine e minerali, evitando dispersioni dovute a ossidazione o evaporazione.
  • Rende la carne più tenera e digeribile, rompendo i legami tra proteine, zuccheri e grassi.
  • Riduce la crescita batterica aerobica, aumentando la sicurezza alimentare.

In pratica, significa poter preparare grandi quantità di cibo in una sola volta e conservarle per settimane senza perdere qualità.

Cosa serve per iniziare

Cottura sous vide per cane e gatto: pratica, sana e semplice

Per cucinare sottovuoto per cane e gatto bastano pochi strumenti:

  • Macchina per il sottovuoto
  • Sacchetti alimentari specifici resistenti alla cottura a bassa temperatura
  • Roner per mantenere costante la temperatura dell’acqua
  • Un contenitore termico o una pentola capiente

Il costo iniziale si aggira tra i 100 e i 200 euro (per set casalinghi completi). L’unico materiale che dovrà essere acquistato periodicamente sono i sacchetti per la cottura e la conservazione.

Come funziona passo dopo passo

  1. Prepara le proteine (fresche o scongelate), pesando le quantità indicate nella dieta del tuo animale.
  2. Inserisci la carne o il pesce nei sacchetti, eventualmente con erbe o aromi consentiti.
  3. Esegui il sottovuoto con la macchina apposita.
  4. Immergi i sacchetti in acqua con il roner, impostando tempo e temperatura.
  5. A fine cottura, raffredda subito i sacchetti in acqua molto fredda o con ghiaccio per evitare proliferazioni batteriche.

Temperature e tempi consigliati

Per un sacchetto da circa 1 kg, questi sono i valori più utilizzati:

  • Pollo/Tacchino → 64°C per 4,5 ore
  • Manzo/Vitello → 66°C per 10 ore
  • Sarde o pesci piccoli → 45°C per 12 min
  • Salmone o merluzzo → 55°C per 40 min
  • Maiale → minimo 85°C per 10-12 ore (per sicurezza sanitaria)
  • Verdure → 90°C per 30 min (da frullare dopo la cottura)

Conservazione degli alimenti sottovuoto

Una volta raffreddati, i sacchetti possono essere conservati:

  • In frigorifero (2-4°C): carni fino a 15 giorni, pesce fino a 7 giorni.
  • In freezer: da 3 a 6 mesi.

Prima di servire, è sufficiente scongelare in frigo e riscaldare leggermente. Una volta aperto il sacchetto, il contenuto va consumato entro pochi giorni e conservato in un contenitore ermetico.

Conclusioni

La cottura sottovuoto per cane e gatto è una soluzione pratica e sicura per chi desidera offrire una dieta casalinga ma non ha tempo di cucinare ogni giorno.
Permette di preparare grandi quantità di cibo sano, conservarlo a lungo e avere sempre porzioni pronte. Inoltre, preserva nutrienti, sapore e digeribilità, con un impatto positivo sulla salute degli animali.

Se sei interessato a provare questo metodo, parla prima con il tuo veterinario esperto in nutrizione, così da impostare quantità, alimenti e tempi di cottura adatti al tuo cane o gatto.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Ricetta brodo di ossa per cane e gatto

giovedì, 04 Settembre 2025 by Gruppo Nutravet
Ricetta brodo di ossa per cane e gatto

Il brodo di ossa è un antico rimedio naturale che oggi trova nuova vita anche nell’alimentazione di cani e gatti, grazie alle sue proprietà nutritive e di supporto alla salute. Ricco di collagene, minerali e aminoacidi, questo preparato contribuisce al benessere dell’apparato digerente, delle articolazioni e al recupero in fasi di convalescenza o in pazienti anziani. Facile da realizzare con pochi ingredienti e seguendo semplici accorgimenti, può diventare un’integrazione preziosa nella dieta quotidiana, migliorando idratazione e apporto nutrizionale senza appesantire l’organismo.

Cosa c’è da sapere

È importante sapere che vanno utilizzate solo ossa di animali già presenti nella dieta del tuo cane/gatto (es. se il paziente mangia tacchino e vitello, evitare ossa di pollo o manzo) e che non bisogna mai aggiungere sale, cipolla, aglio o spezie.
Scopriamo qual è il modo migliore per prepararlo per i ostri cani e gatti.

La ricetta

Ingredienti di base

  • 1 kg circa di ossa crude (articolari, connettivali o carni con osso)
  • 2-3 L di acqua fredda
  • 1 cucchiaio di aceto di mele (serve a estrarre minerali e collagene dalle ossa)
  • Un pizzico di sale marino integrale

Preparazione

Ricetta brodo di ossa per cane e gatto
  1. Inserisci le ossa in una pentola capiente o slow cooker.
  2. Coprile con acqua fredda e aggiungi l’aceto di mele e un pizzico di sale.
  3. Lascia riposare 30-60 minuti prima di accendere il fuoco.
  4. Porta a ebollizione leggera, poi abbassa il fuoco e cuoci a lungo: Manzo: 24–48 ore; Pollo/tacchino: 12–24 ore; Pesce: 4–6 ore (usare solo teste e lische grandi, evitare spine sottili). I tempi di cottura si dimezzano se usi pentola a pressione. Un brodo NON perfetto può andarci bene, nel caso in cui sia impossibile cucinare per lungo tempo (esempio: in pentola a pressione manzo per 4 ore).
    Durante la cottura, se usi una pentola aperta, schiuma la superficie se necessario.
  5. Una volta terminata, filtra il brodo con un colino fine.
  6. Lascia raffreddare e elimina lo strato di grasso superficiale se presente.
  7. Versa in stampi per ghiaccio o silicone e congela.

Conservazione

  • In frigorifero: fino a 3 giorni
  • In congelatore: fino a 3 mesi
  • PORZIONI: salvo diversamente indicato sul tuo referto nutrizionale, usa porzioni da 10 ml per ogni kg di peso dell’animale al giorno (es. cane da 20 kg → 2 cubetti da 100 ml/die se stampo grande, oppure 2 da 10 ml se in mini-formato)

Accessori utili su Amazon

  • Stampi in silicone per cubetti piccoli (10–15 ml): https://amzn.to/3JA7ZTK
  • Stampi in silicone grandi (per cani taglia media e grande): https://amzn.to/3G8AmXR
  • Colino in acciaio a maglia fine: https://amzn.to/4kJUtuA
  • Aceto di mele non pastorizzato bio: https://amzn.to/43QAa8T

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Il gatto può mangiare la frutta? Guida completa per i proprietari

giovedì, 28 Agosto 2025 by Gruppo Nutravet
gatto può mangiare la frutta

Chi vive con un gatto sa bene che l’alimentazione è un tema delicato. Il gatto è un carnivoro stretto, quindi la sua dieta è naturalmente basata su carne e prodotti di origine animale. Tuttavia, alcuni gatti, magari incuriositi da quello che vedono nel piatto del proprietario, mostrano interesse anche per frutta e verdura. Ma quale frutta può mangiare un gatto? E in quali quantità?

Vediamo insieme i frutti sicuri, i benefici, quelli da evitare e come comportarsi in caso di ingestione di alimenti pericolosi.

Il gatto e la frutta: sì, ma con moderazione

Anche se la frutta non è un alimento necessario nella dieta del gatto, alcuni tipi possono essere consumati in piccole quantità senza problemi, purché il gatto li gradisca. Non tutti i gatti, infatti, mostrano interesse: alcuni si avvicinano curiosi, altri li ignorano del tutto.

La chiave è scegliere frutta sicura e offrirla nelle giuste dosi, evitando gli alimenti che possono essere tossici o difficili da digerire.

Frutti sicuri per il gatto e relativi benefici

Ecco alcuni esempi di frutta che il gatto può assaggiare:

  • Mela → Ricca di antiossidanti e pectine, utili come prebiotici per l’intestino. Quantità consigliata: un pezzetto grande quanto un’unghia di mignolo, 2-3 volte a settimana, senza semi e torsolo.
  • Pera → Fonte di lignina, una fibra che può aiutare in caso di stitichezza. Attenzione però agli zuccheri, soprattutto se il gatto è in sovrappeso.
  • Banana → Ottima fonte di potassio, indicata se il gatto ha perso liquidi a causa di vomito. È calorica, quindi massimo una piccola fetta una volta a settimana.
  • Frutta estiva (melone, anguria, pesche, albicocche, susine) → Idratante e ricca di antiossidanti. Va data sporadicamente per il contenuto di zuccheri, soprattutto ai gatti che amano esagerare.

Frutta da evitare assolutamente

Alcuni frutti sono tossici per il gatto e non devono essere somministrati in nessuna circostanza:

  • Avocado → La buccia e le foglie contengono persina, tossica per i gatti.
  • Uva → Può causare insufficienza renale acuta in alcuni soggetti, indipendentemente dalla quantità ingerita.

Cosa fare in caso di intossicazione

Se il gatto ingerisce alimenti pericolosi, bisogna rivolgersi subito al veterinario.

Portare rapidamente il gatto dal medico permette di valutare la gravità della situazione e intervenire prima che i danni diventino seri.

Conclusioni

Il gatto può mangiare la frutta, ma solo alcune varietà e in quantità ridotte. Non si tratta di un alimento indispensabile, ma se il gatto la gradisce, può essere un piccolo extra nutriente e idratante. È fondamentale sapere quali frutti sono sicuri e quali invece sono pericolosi per evitare rischi.

Quando si tratta di alimentazione, vale sempre la regola della prudenza: in caso di dubbio, meglio chiedere consiglio al veterinario prima di introdurre un nuovo alimento.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Il cibo preferito del gatto: cosa lo fa davvero impazzire?

giovedì, 10 Luglio 2025 by Gruppo Nutravet
Il cibo preferito del gatto

Chi vive con un gatto lo sa bene: quando si parla di cibo, ogni gatto ha una sua idea precisa su cosa sia buono… e cosa no. Quello che per uno è una prelibatezza irresistibile, per un altro è un insulto personale. Ma esistono comunque alcuni alimenti che, più di altri, sembrano avere successo in generale. In questo articolo vedremo quali sono i cibi più amati dai gatti, con qualche consiglio utile su come proporli, in che quantità e con quali attenzioni.

Gusto personale e atteggiamento verso il cibo

Prima di parlare di “cibo preferito”, è importante sapere che non tutti i gatti sono uguali. Alcuni sono curiosi e assaggiano volentieri cose nuove (atteggiamento chiamato neofilia), altri invece sono molto diffidenti verso qualsiasi novità nella ciotola (si parla di neofobia). Ci sono poi gatti che, pur mangiando solo cibi già noti, amano variare spesso (atteggiamento antiapostatico).
Quindi non aspettarti che tutti i consigli che leggerai qui funzionino con il tuo gatto. Ma tentar non nuoce: potresti trovare una nuova delizia per il tuo felino!

Carne: il grande classico

Il cibo preferito del gatto

Non è una sorpresa: il gatto è un carnivoro stretto. Questo significa che ha bisogno di proteine animali e che la carne è tra i cibi più graditi. In particolare, pollo e manzo sono due opzioni generalmente molto apprezzate.
Il consiglio è di cuocere la carne leggermente, magari con un pizzico di sale (senza esagerare), e fare attenzione al taglio: un pezzetto tenero può essere accolto con entusiasmo, mentre un cubetto troppo compatto potrebbe essere rifiutato.
Attenzione alla carne di maiale, che va sempre cotta molto bene. In ogni caso, non superare i 20 grammi al giorno e chiedi sempre consiglio al veterinario prima di inserire carne fresca nella dieta quotidiana.

Alici e sarde: il richiamo del mare

Sia fresche che essiccate, le alici e le sarde sono tra i pesci che più stuzzicano il palato del gatto. Il loro odore intenso sembra catturare l’attenzione anche dei gatti più schizzinosi.
Se vuoi offrire pesce crudo, ricordati di congelarlo per almeno 4 giorni per evitare rischi legati all’Anisakis, un parassita molto diffuso nei nostri mari.
Un consiglio pratico: se dopo aver mangiato acciughe il gatto vomita una volta, non allarmarti. È una reazione abbastanza frequente e, se accade, evita di dargliele di nuovo.
Le dosi? Circa 20 grammi di pesce fresco o 6-7 grammi se essiccato sono più che sufficienti.

Tonno in scatola: sì, ma con moderazione

Il tonno è un altro cibo molto apprezzato, anche per l’alto contenuto di Omega-3. Ma attenzione: quello in scatola può contenere istamina e metalli pesanti, sostanze potenzialmente dannose.
Il consiglio è di usarlo come premio occasionale, non più di 2-3 volte al mese. Anche in questo caso, se scegli il tonno crudo o fresco, vale la regola del congelamento preventivo.

Cibo umido: il preferito tra i prodotti commerciali

Se parliamo di alimenti confezionati, la maggior parte dei gatti preferisce il cibo umido alle crocchette. Bustine, lattine e scatolette hanno una consistenza e un odore che stimolano di più il loro appetito.
Controlla sempre in etichetta che sia indicato “alimento completo”: significa che contiene tutti i nutrienti di cui il gatto ha bisogno. Se invece leggi “alimento complementare”, puoi darlo solo in piccole quantità (es. 20-25 grammi al giorno, anche se la confezione ne indica 100).

Yogurt e formaggi: una sorpresa gradita

Molti gatti amano lo yogurt. Il sapore leggermente acido lo rende interessante per il loro palato. Meglio scegliere yogurt naturale, intero e senza zuccheri o frutta aggiunta.
Un cucchiaino al giorno può andare bene, ma se noti feci molli, meglio sospendere.
Anche alcuni formaggi sono tollerati: tra i più indicati troviamo mozzarella, stracchino e parmigiano, da offrire in piccole dosi e non tutti i giorni. Evita assolutamente i formaggi erborinati (come il gorgonzola), che possono risultare tossici.

Maionese, pane e… croissant? Attenzione!

Sorprendentemente, ci sono gatti che vanno matti per cibi poco salutari, come la maionese, il pane o persino i dolci da colazione. Anche se può sembrare divertente vedere il gatto rubare un pezzo di cornetto, questi alimenti non sono adatti alla sua salute.
Il cioccolato, ad esempio, è estremamente tossico. Anche gli zuccheri e i lieviti dei dolci possono causare problemi.
Se proprio non resisti alla tentazione di condividere un “pezzettino”, che sia davvero minuscolo, al massimo una volta a settimana.
La maionese, pur non essendo salutare, è meno pericolosa a livello metabolico e può essere offerta in piccole quantità, ogni tanto.

Conclusioni

Ogni gatto è un mondo a sé. Alcuni mangerebbero solo pollo, altri adorano le alici, altri ancora ti seguono in cucina sperando in un cucchiaino di yogurt. Capire il cibo preferito del tuo gatto richiede pazienza, osservazione e un po’ di sperimentazione.
Ricorda però che, anche se certi cibi sono apprezzati, non vuol dire che siano sempre adatti o salutari.
Quando vuoi introdurre un nuovo alimento, fallo sempre in piccole quantità e osserva la reazione del gatto. Se hai dubbi, il veterinario – meglio ancora se esperto in nutrizione – è il tuo miglior alleato per costruire una dieta equilibrata e soddisfacente.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Cibo umido e crocchette: come posso mescolarli per cani e gatti?

giovedì, 26 Giugno 2025 by Gruppo Nutravet
Cibo umido e crocchette

Hai mai pensato di mescolare il cibo umido con le crocchette per rendere più gustoso il pasto del tuo cane o del tuo gatto, ma non sapevi se fosse la scelta giusta? Sei in buona compagnia: è una delle domande più comuni tra i proprietari di animali. In questo articolo, vedremo quando e come è possibile mescolare questi due tipi di alimenti senza creare squilibri nella dieta.

Cibo umido e cibo secco: che differenze ci sono?

Partiamo dalle basi. In commercio troviamo due grandi categorie di alimenti per cani e gatti: cibo secco (le classiche crocchette, o in alcuni casi cibi “essiccati a freddo”) e cibo umido, che include paté, bocconcini, sfilaccetti e altre varianti.

La differenza principale tra i due è il contenuto di acqua. Il cibo secco contiene in genere tra l’8% e il 10% di umidità, mentre l’umido arriva anche al 75-80%, a seconda del prodotto. Questa differenza influisce anche su altri aspetti: in linea generale, il cibo umido contiene meno amido e più proteine, e può risultare più appetibile, soprattutto per il gatto.

Posso mescolarli? Sì, ma con criterio

Cibo umido e crocchette

Sfatiamo subito un mito: mescolare cibo umido e crocchette non è un errore. Per anni si è diffusa la convinzione che questi due alimenti abbiano tempi di digestione troppo diversi e che per questo vadano tenuti separati. In realtà, questa preoccupazione non ha solide basi scientifiche.

Il punto fondamentale è la qualità e la completezza degli alimenti. Per capire se puoi mescolarli senza problemi, devi guardare bene l’etichetta. Se sia il cibo secco che quello umido riportano la dicitura “alimento completo”, allora puoi usarli insieme tranquillamente, purché tu tenga sotto controllo le quantità totali di calorie.

E se uno dei due è complementare?

In questo caso le cose cambiano un po’. Se uno dei due alimenti è etichettato come “alimento complementare”, significa che non è bilanciato da solo e non copre tutti i fabbisogni nutrizionali. Quindi, va usato solo in piccole quantità, come aggiunta o insaporitore. Di solito si consiglia di non superare il 20% della razione giornaliera con un alimento complementare.

Come calcolo le giuste proporzioni?

Facciamo un esempio pratico. Supponiamo che, in base alle indicazioni del produttore, il tuo cane abbia bisogno di:

  • 100g di cibo secco oppure
  • 380g di cibo umido

Puoi combinare le due fonti alimentari in questo modo:

  • ½ dose secco + ½ dose umido → 50g di crocchette + 190g di umido
  • ¾ dose secco + ¼ dose umido → 75g di crocchette + 95g di umido
  • ¼ dose secco + ¾ dose umido → 25g di crocchette + 285g di umido

L’importante è che, in totale, la quantità copra il fabbisogno calorico giornaliero del cane o del gatto. Se uno dei due alimenti è complementare, ricordati che puoi usarlo al massimo fino a 1/5 della razione giornaliera, altrimenti rischi di sbilanciare la dieta.

Vantaggi del mix

Mescolare cibo umido alle crocchette ha anche diversi benefici:

  • Migliora l’appetibilità: soprattutto il gatto, spesso selettivo, apprezza un pasto più profumato e morbido.
  • Favorisce l’idratazione: l’umido aiuta a introdurre più liquidi nella dieta, utile per entrambi, ma in particolare per il gatto, che tende a bere poco.
  • Rende il pasto più vario, aiutando a evitare l’insorgenza di abitudini troppo rigide o di noia nei confronti del cibo.

Attenzione alle reazioni individuali

Anche se mescolare cibo secco e umido non è dannoso, è comunque buona norma osservare come reagisce il tuo cane o gatto. Ogni animale ha la propria sensibilità: alcuni possono tollerare benissimo una dieta mista, altri potrebbero manifestare qualche disagio digestivo. In quel caso, meglio passare a una somministrazione alternata, ad esempio: umido al mattino e secco alla sera.

In sintesi

Ecco un riassunto delle regole d’oro:

  • Leggi sempre l’etichetta per verificare se il cibo è completo o complementare.
  • Se entrambi gli alimenti sono completi, puoi dosarli a piacere, seguendo le quantità caloriche totali.
  • Se uno è complementare, non superare il 20% della razione.
  • Mescolare cibo umido e secco non è dannoso, anzi, può essere molto utile.
  • Controlla la risposta individuale del tuo cane o del tuo gatto e adatta la dieta di conseguenza.

In conclusione, mescolare cibo umido e crocchette si può fare, con attenzione e buon senso. Non solo è una pratica utile per migliorare l’esperienza del pasto, ma può contribuire a un’alimentazione più varia, più idratante e più piacevole. Basta un po’ di organizzazione… e la ciotola sarà sempre una festa!

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Toxoplasma GONDII, facciamo chiarezza

giovedì, 19 Giugno 2025 by Gruppo Nutravet
Toxoplasma Gondii

Il toxoplasma è un parassita intracellulare obbligatorio, Infetta tutti i vertebrati ha recettori che gli consentono di entrare in tutte le cellule dell’organismo. Infetta un terzo della popolazione mondiale con una prevalenza dal 12 al 90% a seconda delle zone, è inversamente proporzionale all’igiene, alle abitudini sanitarie e all’educazione.

Toxoplasma Gondii

Ha 3 fasi vitali molto diverse tra loro: sporozoiti, tachizoiti e bradizoiti.  

Gli sporozoiti si trovano nelle feci dei gatti infetti dopo 1-5 giorni dall’emissione. Perché si formino serve ossigeno, umidità e temperatura adeguata. Sono forme di resistenza. Sopravvivono nell’ambiente per anni e resistono alla maggior parte dei disinfettanti 

I tachizoiti sono le forme a rapidissima replicazione e invadono tutti i tessuti e, una volta raggiunti, diventano bradizoiti che replicano  lentamente

Il gatto è l’unica specie in cui il parassita compie il ciclo completo: enterico, epiteliale e sessuale. I felini domestici si infettano mangiando prede vive contenenti nelle loro carni i bradizoiti tessutali che, nell’intestino, diventano tachizoiti replicandosi nelle cellule della parete intestinale. Il toxoplasma all’interno degli enterociti compie anche il ciclo sessuale e successivamente compariranno le  oocisti nelle feci. Una volta emesse le feci diventano infettanti dopo 1-5 giorni. 

Gatto produce oocisti e le dissemina nell’ambiente solo per un periodo di tempo breve ( pochi giorni o settimane).

Cosa succede nell’uomo?

L’uomo si infetta mangiando carne cruda contenente bradizoiti, verdure crude o altri alimenti contaminati con oocisti provenienti da feci di gatto contenenti sporozoiti 

I bradizoiti o gli sporozoiti ingeriti, passano la lamina propria dell’intestino e come tachizoiti attraverso linfatici e sangue penetrano in tutte le cellule dell’organismo dove si replicano distruggendole

Successivamente la risposta immunitaria (umorale e cellulomediata) attenua la replicazione portando alla formazione delle cisti tissutali contenenti bradizoiti.

I segni e i sintomi sono: linfoadenopatia latero-cervicale, astenia, cefalea, mal di gola, dolori ossei e muscolari, febbre, epato-splenomegalia e nell’80% dei casi è subclinica o asintomatica.

Esistono poi casi di toxoplasmosi primaria complicati da sintomi gravi, quali corioretinite, encefalite, oltre a sintomi autoimmuni per causa di immunocomplessi che si depositano nei tessuti.

I bradizoiti non sono accompagnati da infiammazione e persistono per tutta la vita dell’ospite e si localizzano prevalentemente a livello di SNC, muscoli e organi interni. I bradizoiti sono sorvegliati dal sistema immunitario se “normalmente funzionante”mentre si possono riattivare durante terapie immunosoppressive o a seguito di patologie che danneggiano il sistema immunitario (AIDS).

Se la toxoplasmosi colpisce una donna in gravidanza possiamo avere:  prematurità, ritardo di accrescimento intrauterino, ittero, epatosplenomegalia, miocardite, polmonite ed eruzioni cutanee.

Il coinvolgimento neurologico nei neonati comprende corioretinite, idrocefalo, calcificazioni endocraniche, con microcefalia e convulsioni. La triade classica è costituita da corioretinite, idrocefalo e calcificazioni endocraniche.

Se l’infezione avviene nel primo trimestre di gravidanza, la trasmissione transplacentare sarà bassa (15%), ma la malattia nel neonato sarà più grave

Se l’infezione invece avviene durante il terzo trimestre di gravidanza, la trasmissione sarà alta (65%), il neonato sarà asintomatico alla nascita, ma con una incidenza più alta di avere sequele neurologiche croniche e ritardi di apprendimento rispetto a bambini non infetti.

Toxoplasma GONDII: Prevenzione

Questa infezione si previene con il test sierologico in previsione di una gravidanza (IgM, IgG). Nelle donne sieronegative o negli immunodepressi è bene evitare qualunque tipo di carne cruda o salata, in particolare di pecora, capra, maiale e cavallo, le carni più sicure sono pollo e manzo.

I bradizoiti sopravvivono per giorni/settimane nella carne mantenuta a temperatura ambiente o a 4°. Congelando la carne a -20° si inattivano in parte, la cottura a 66° per 20 minuti inattiva le cisti tissutali, mentre la salagione non uccide i parassiti.

  • Evitare verdure fresche, specie se provenienti da orti, evitare la geofagia.
  • Usare i guanti quando si lavora con la terra o quando si manipola carne cruda.
  • Bollire l’acqua se non sicura
  • Congelare la carne per 3 gg prima di cucinarla
  • Controllare in ambiente domestico mosche e scarafaggi che possono veicolare la toxoplasmosi a noi e ai nostri gatti.

Toxoplasma GONDII: E i nostri gatti?

Nel periodo della gravidanza, non alimentare i gatti con carne cruda e non consentire al gatto di cacciare in particolare topi e uccellini, specie i pettirossi che sono spesso infetti.

Pulire la lettiera tutti i giorni con i guanti usando acqua bollente e sapone, smaltire le feci in modo sicuro, utilizzare i sacchetti per lettiere 

Inutile testare i gatti perché, se sieronegativi, o non sono mai stati esposti, oppure potrebbero essere comunque nella fase di diffusione della malattia

I gatti, quindi per la sicurezza della gestante vanno tenuti in casa e alimentati con carne cotta e cibi industriali.

Articolo della Dr.ssa Monica Serenari, DVM

gattogravidanzatoxoplasma gondiitoxoplasmosi
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Il gatto anziano non mangia? Ecco cosa sapere (e fare)

giovedì, 05 Giugno 2025 by Gruppo Nutravet
Il gatto anziano non mangia

Se vivi con un gatto da tanti anni, è probabile che prima o poi ti sia trovato a fare i conti con un cambiamento nelle sue abitudini alimentari. In particolare, quando un gatto anziano smette di mangiare o riduce in modo significativo la quantità di cibo, è normale sentirsi preoccupati.

In questo articolo vediamo insieme quando è davvero il caso di preoccuparsi, quali segnali osservare con attenzione, e soprattutto cosa puoi fare, prima di tutto, a casa, e in secondo luogo con l’aiuto del veterinario.

Il gatto anziano non mangia: perché è così grave se un gatto non mangia

A differenza del cane, il gatto è un animale che non può permettersi lunghi digiuni. È un fatto metabolico: bastano pochi giorni senza cibo per andare incontro a problemi seri, come ad esempio la steatosi epatica, una condizione in cui il fegato si riempie di grasso e smette di funzionare correttamente.

In più, il gatto è un predatore… ma anche una preda. Questo significa che tende a mascherare i sintomi di malessere per non mostrarsi debole. Così può succedere che l’unico segnale evidente di qualcosa che non va, sia proprio il rifiuto del cibo.

Quindi, se un gatto anziano smette di mangiare, non aspettare: rivolgiti quanto prima al veterinario.

Quando oltre al cibo rifiuta anche l’acqua

Il gatto anziano non mangia

Se oltre a non mangiare, il tuo gatto smette anche di bere, la situazione si fa ancora più delicata. L’idratazione è fondamentale, e se non beve né assume liquidi dal cibo (per esempio attraverso l’umido), è molto probabile che ci sia una patologia sottostante da indagare.

Al contrario, anche un gatto che beve tanto ma non mangia può essere un segnale di qualcosa che non va, ad esempio una malattia renale cronica, una delle condizioni più frequenti nei gatti in età avanzata.

Il gatto anziano non mangia: Cosa puoi controllare a casa

Ci sono alcuni accorgimenti che puoi provare prima ancora di fare visite ed esami, soprattutto se il tuo gatto è in una fase iniziale di inappetenza.

1. Verifica l’ambiente dove mangia

Sembra banale, ma l’ambiente in cui il gatto mangia può fare una grande differenza. I gatti più anziani, ad esempio, potrebbero non riuscire più a raggiungere la ciotola se è posizionata in alto o in un luogo scomodo.

Prova a mettere la ciotola in un punto facilmente accessibile, magari su un piano basso e lontano dalle pareti. Ricorda che i gatti preferiscono controllare visivamente lo spazio mentre mangiano: se non si sentono al sicuro, potrebbero evitare del tutto il pasto.

2. Controlla la ciotola

Anche la forma e la pulizia della ciotola contano molto. I gatti preferiscono ciotole basse e larghe, o addirittura piattini, per evitare che le vibrisse tocchino i bordi. Inoltre, la ciotola dovrebbe essere lavata ogni giorno: odori residui o sporco possono bastare per far rifiutare il pasto, soprattutto a un gatto anziano più sensibile.

3. Prova a cambiare alimento

Anche se il tuo gatto ha sempre mangiato un certo tipo di crocchette o cibo umido, non è detto che le sue preferenze non cambino con l’età. Potresti provare:

  • A passare dal secco all’umido, o viceversa.
  • A offrire nuovi gusti o consistenze.
  • A scaldare leggermente il cibo per renderlo più appetibile.

Se noti un miglioramento temporaneo, ma poi tutto torna come prima, è comunque importante rivolgersi al veterinario: l’inappetenza potrebbe essere un segnale intermittente di una malattia più seria.

I campanelli di allarme da non ignorare

A volte l’inappetenza è solo la punta dell’iceberg. Ecco altri segnali da tenere d’occhio, soprattutto in un gatto anziano:

  • Perdita di peso: spesso difficile da notare, soprattutto se il gatto è sempre stato un po’ rotondetto. Può sembrare “più in forma”, ma è un segnale d’allarme.
  • Pelo in cattive condizioni: può diventare opaco, secco, o al contrario troppo grasso e untuoso, magari separandosi in ciocche.
  • Cambiamenti nel comportamento: miagolii insoliti, aumento della vocalizzazione o richieste di attenzioni più frequenti.
  • Sintomi fisici: vomito, rigurgito, stitichezza (più comune della diarrea nel gatto), letargia.

Cosa farà il veterinario

Se il gatto anziano continua a non mangiare o mostra uno dei segnali sopra, il veterinario inizierà con una visita clinica completa. Tramite la palpazione e l’osservazione del comportamento potrà capire se ci sono dolori o anomalie.

A seguire, probabilmente verranno consigliati alcuni esami del sangue, in particolare per valutare i valori renali, vista la frequenza della malattia renale cronica nei gatti anziani. Ma ci sono anche altre condizioni che possono dare inappetenza:

  • Malattie intestinali croniche
  • Linfoma
  • Problemi al fegato (epatopatie)
  • Triadite (infiammazione combinata di fegato, pancreas e intestino)
  • Malattie infettive

Se gli esami del sangue non danno risposte chiare, si potrà proseguire con controlli più approfonditi su cuore, tiroide o altri organi.

Conclusioni

Il gatto anziano che non mangia non è solo “capriccioso” o “vecchietto”. È un sintomo importante, che merita attenzione e indagini approfondite. Prima di pensare al peggio, puoi osservare e provare a modificare ambiente e alimentazione. Ma se la situazione non migliora in pochi giorni, non perdere tempo: una visita veterinaria può fare la differenza.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Dieta casalinga per cani: i vantaggi

giovedì, 29 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Dieta casalinga per cani e gatti

Negli ultimi anni sempre più proprietari stanno scegliendo di nutrire il proprio cane con una dieta casalinga, abbandonando crocchette e scatolette in favore di alimenti freschi, selezionati e preparati direttamente in casa. Ma quali sono i veri vantaggi di questo tipo di alimentazione? E perché così tante persone si stanno orientando in questa direzione?

Vediamolo insieme, punto per punto, sfatando anche qualche falso mito lungo la strada.

Controllo totale su ingredienti e qualità

Il primo e forse più evidente vantaggio della dieta casalinga è che sai esattamente cosa mangia il tuo cane. Nessun ingrediente misterioso, nessun sottoprodotto animale non meglio identificato, niente farine di dubbia provenienza. Sei tu a scegliere la carne, il pesce, le verdure, le uova, i cereali o le fonti di amido, tutto in base a quello che è più adatto al tuo cane.

Con una dieta casalinga puoi adattare la qualità degli alimenti al livello che ritieni più sicuro e salutare, esattamente come fai con il tuo cibo. Questo è particolarmente importante in un periodo in cui sempre più spesso si sente parlare di ritiri di prodotti industriali per contaminazioni o errori di produzione.

Adattamento personalizzato in base a età, peso, salute e stile di vita

Dieta casalinga per cani e gatti

Ogni cane è un individuo a sé. C’è il cane iperattivo che brucia tantissimo, quello più tranquillo che tende a ingrassare, quello anziano che ha bisogno di un supporto per le articolazioni, e quello con problemi digestivi che ha sempre avuto difficoltà con le crocchette.

La dieta casalinga permette di adattare in modo preciso i nutrienti in base alle reali esigenze del tuo cane.

Si può personalizzare il tipo e la quantità di proteine, ridurre o aumentare i grassi, bilanciare le fibre, aggiungere integratori specifici se necessari. Tutto ciò è quasi impossibile con un’alimentazione industriale, che per sua natura è standardizzata.

Maggiore digeribilità e appetibilità

Molti proprietari raccontano che, passando a una dieta casalinga, il cane ha iniziato a mangiare con più gusto. È normale: il cibo fresco ha un odore, un sapore e una consistenza completamente diversi rispetto a quello industriale, e anche i cani, come noi, apprezzano il buono.

Inoltre, gli alimenti freschi e cotti in modo semplice sono più digeribili, soprattutto per quei cani che soffrono di gonfiori, feci molli, alitosi o altri piccoli disturbi digestivi. In molti casi, una dieta casalinga ben formulata migliora visibilmente la qualità delle feci, la regolarità intestinale e anche l’alito.

Può migliorare la salute del cane

Una dieta casalinga ben bilanciata può contribuire in modo significativo a migliorare la salute generale del cane. Alcuni effetti che i proprietari notano più frequentemente sono:

  • Pelo più lucido e meno forfora
  • Migliore tono muscolare
  • Più energia durante la giornata
  • Diminuzione delle infiammazioni cutanee o gastrointestinali
  • Migliore risposta immunitaria

Questo succede perché con una dieta fresca e naturale si riducono spesso gli ingredienti pro-infiammatori o gli additivi presenti nel cibo industriale, favorendo invece nutrienti di alta qualità e ben assimilabili.

È utile anche in caso di patologie

Molti cani, purtroppo, si trovano a dover convivere con patologie croniche, come problemi renali, epatici, intestinali, allergie alimentari o sovrappeso. In questi casi, la dieta diventa una vera e propria terapia.

Con la dieta casalinga, è possibile costruire un piano alimentare su misura, scegliendo con precisione gli alimenti più adatti, le cotture più tollerate e gli integratori specifici. Questo approccio può affiancare le cure veterinarie e migliorare la qualità della vita del cane in modo concreto.

Sfatiamo un mito: no, non basta improvvisare

Attenzione però: una dieta casalinga non è semplicemente riso, pollo e carote!
Per essere davvero sana ed equilibrata, ha bisogno di essere formulata da un professionista, in modo che siano presenti tutti i nutrienti essenziali: proteine, grassi, carboidrati, vitamine e minerali nelle giuste proporzioni.

Proprio come per noi, anche per il cane un’alimentazione squilibrata nel tempo può portare a carenze importanti. Ma una volta impostato un buon piano, cucinare per il proprio cane diventa semplice e soddisfacente, oltre che estremamente benefico.

Un modo per prendersi cura del cane, anche a tavola

Infine, molti proprietari raccontano che preparare la pappa per il proprio cane diventa un gesto quotidiano di affetto e attenzione. È un momento in cui ci si sente più coinvolti, più partecipi del benessere del proprio cane.

Certo, richiede un po’ di tempo, un minimo di organizzazione e la disponibilità a imparare, ma i benefici in termini di salute e relazione sono davvero importanti.

Conclusione

La dieta casalinga, se fatta bene e con le giuste competenze, offre una lunga serie di vantaggi reali e tangibili per la salute del cane. Non si tratta solo di moda, ma di un approccio nutrizionale serio, consapevole e sempre più apprezzato da chi vuole il meglio per il proprio cane.

Parlane con il tuo veterinario o un nutrizionista esperto in alimentazione del cane e scopri se può essere la scelta giusta anche per te.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Disturbi alimentari nel gatto: quando il cibo diventa un problema

giovedì, 22 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Disturbi alimentari nel gatto

Chi vive con un gatto lo sa: il loro rapporto con il cibo può essere… complicato. C’è il gatto che mangia solo un preciso tipo di croccantino al gusto salmone di quella marca lì, e c’è quello che sembra sempre affamato e non si sazia mai. Alcuni comportamenti sono assolutamente normali per il gatto, altri invece possono nascondere disturbi alimentari veri e propri. In questo articolo proviamo a fare un po’ di chiarezza su quando preoccuparsi e, soprattutto, cosa fare.

Gatti selettivi o gatti con disturbi restrittivi?

Partiamo da un dato di fatto: i gatti sono schizzinosi. Alcuni sono neofobici, cioè evitano i cibi nuovi, mentre altri, più rari, sono neofili, ovvero amano assaggiare cose diverse. Altri ancora rientrano nella categoria “antiapostatici”, ossia iniziano a rifiutare un cibo semplicemente perché lo vedono troppo spesso nella ciotola. Tutto questo rientra in un comportamento normale per un gatto.

Il problema si pone quando il gatto mangia solo ed esclusivamente un determinato alimento, e rifiuta tutto il resto, anche a costo di digiunare per giorni. Questo comportamento, anche se il gatto apparentemente “mangia”, non è sano. Dietro può esserci una componente ansiosa o una patologia intestinale cronica. In questi casi, il consiglio è semplice: niente fai-da-te, meglio rivolgersi subito al veterinario. E mai, mai forzare un gatto lasciandolo senza cibo: per lui il digiuno prolungato può essere pericolosissimo.

Disturbi alimentari nel gatto: Anoressia e disoressia nel gatto

Diverso è il caso in cui il gatto smette completamente di mangiare o modifica improvvisamente le sue abitudini alimentari: parliamo di anoressia o disoressia. Se il problema è comparso da pochi giorni, potrebbe trattarsi di stress acuto, febbre o infezioni. Se invece il comportamento persiste, è fondamentale approfondire, perché i gatti, da predatori e prede che sono, tendono a nascondere i sintomi di malessere fino a quando la situazione non è seria.

Attenzione anche a dove mettete la ciotola: i gatti vogliono sentirsi sicuri mentre mangiano. Evitate angoli stretti, pareti vicine, o – peggio – la ciotola vicino alla lettiera. La posizione sbagliata può portare il gatto a mangiare di meno o a evitare del tutto il cibo.

Quando il gatto mangia troppo: polifagia e bulimia

Disturbi alimentari nel gatto

Un altro segnale da non sottovalutare è l’opposto: il gatto che inizia a mangiare troppo. In campo veterinario, si parla più spesso di polifagia che di bulimia. Questo comportamento può avere cause organiche importanti, come l’ipertiroidismo o il diabete mellito. In questi casi, oltre all’aumento dell’appetito, potreste notare altri segnali come aumento della sete, perdita di peso o comportamenti aggressivi se non riceve cibo.

Ma non sempre la polifagia ha origine fisica. Alcuni gatti cercano continuamente cibo per noia, ansia o bisogno di attenzioni. Oppure, mangiano troppo perché il cibo che ricevono è sbilanciato: troppe calorie, pochi nutrienti. Se un gatto non assume abbastanza proteine, tenderà a cercare altro cibo, anche se è già sazio da un punto di vista energetico.

Pica: quando il gatto mangia ciò che non dovrebbe

Avete mai visto un gatto mordicchiare o inghiottire tessuti, plastica o carta? Questo comportamento si chiama pica e non è mai da sottovalutare. Raramente può essere legato alla polifagia (ad esempio se il materiale è “sporco” di cibo), ma nella maggior parte dei casi segnala problemi intestinali cronici o ansia.

In queste situazioni si parla spesso di Asse Intestino-Cervello, cioè di quel legame strettissimo tra salute intestinale e benessere mentale. Per questo motivo, affrontare la pica richiede un approccio integrato: servono analisi veterinarie, valutazioni comportamentali e consigli nutrizionali mirati.

Polidipsia: se il gatto beve troppo

Anche se parliamo di cibo, non possiamo dimenticare l’acqua. Un aumento dell’assunzione di acqua, chiamato polidipsia, può essere il primo campanello d’allarme di patologie come insufficienza renale cronica, ipertiroidismo o diabete. Se notate che il vostro gatto va più spesso alla ciotola dell’acqua o urina più frequentemente, è il caso di prenotare una visita veterinaria.

Conclusioni

I disturbi alimentari nel gatto sono più comuni di quanto si pensi, ma anche facilmente sottovalutati. Capire se il nostro gatto ha solo gusti difficili o se dietro c’è un problema più serio richiede attenzione, osservazione e spesso il supporto di un veterinario. Ricordiamoci che ogni cambiamento, piccolo o grande, nelle sue abitudini alimentari non va mai ignorato.

La regola d’oro? Fidiamoci del nostro istinto: se qualcosa ci sembra strano, è meglio fare un controllo in più che uno in meno. Il nostro gatto non parla, ma comunica con i suoi comportamenti. Sta a noi imparare ad ascoltarlo.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Latte in polvere per gattini: tutto quello che devi sapere

giovedì, 08 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Latte in polvere per gattini

Chi ha un gatto lo sa: la vita con loro può riservare sorprese di ogni tipo, comprese situazioni in cui ci si ritrova con un gattino piccolissimo da accudire. Capita più spesso di quanto si pensi di imbattersi in un gattino neonato, magari con gli occhi ancora chiusi, abbandonato o orfano, e in quel caso sapere come nutrirlo correttamente può fare la differenza tra la vita e la morte.

Se ti stai chiedendo come comportarti in queste circostanze, partiamo da un concetto chiave: il latte in polvere per gattini è l’unica alternativa valida al latte materno, ma deve essere scelto con attenzione e somministrato nel modo giusto.

Il periodo neonatale: una fase cruciale

Le prime settimane di vita di un gattino sono critiche. Questo periodo si chiama fase neonatale e comprende i primi 20-25 giorni dopo la nascita. In questo lasso di tempo, il gattino si sviluppa molto rapidamente e acquisisce le prime difese immunitarie attraverso il colostro, il primo latte prodotto dalla madre nelle prime 36-48 ore dopo il parto.

Se il gattino non ha avuto accesso al colostro, è più esposto alle malattie, e va quindi seguito con ancora più attenzione, magari anche con il supporto di un veterinario.

Va detto che, quando possibile, la soluzione migliore resta quella di affidare il gattino a una gatta balia, ovvero una femmina che ha appena partorito e che potrebbe accettare il piccolo. È una pratica più diffusa di quanto si pensi e grazie ai social è diventato più facile trovare aiuto anche in questo senso.

Latte in polvere per gattini: perché è fondamentale

Latte in polvere per gattini

Veniamo al punto cruciale: no, il latte vaccino non va bene per un gattino. Anche se l’istinto potrebbe spingerti a scaldare una tazza di latte per neonati umani o quello da frigo che hai in casa, sappi che il latte della mucca è troppo povero di proteine e grassi e troppo ricco di lattosio per essere digerito dal gatto, che è un carnivoro stretto. Il risultato? Il rischio concreto di diarrea, disidratazione e perfino morte.

Il latte in polvere per gattini, invece, è formulato appositamente per soddisfare i fabbisogni nutrizionali del gatto appena nato: ha alta densità energetica, è povero di lattosio e ricco di proteine, grassi buoni, vitamine e aminoacidi essenziali.

Cosa deve contenere un buon latte in polvere per gattini?

Quando scegli un latte in polvere, controlla sempre l’etichetta. Ecco cosa non dovrebbe mancare:

  • Proteine almeno al 32-33% (su sostanza secca).
  • Grassi oltre il 30%.
  • Taurina, aminoacido essenziale per il gatto.
  • DHA (acido docosaesaenoico), un Omega-3 fondamentale per lo sviluppo cerebrale e cognitivo.

Se il DHA non è incluso, meglio integrarlo a parte. È fondamentale per uno sviluppo corretto del sistema nervoso.

Dove si compra?

Il latte in polvere per gattini si trova in:

  • Negozi per animali
  • Farmacie
  • Online (siti specializzati o marketplace generici)

Il costo non è proibitivo, ma se devi allattare più gattini, il consumo può diventare importante. Cerca sempre di scegliere un prodotto di qualità, anche se nelle prime ore potresti dover usare quello che trovi subito. Poi, però, è bene restare fedeli a una marca per evitare problemi digestivi dovuti al cambio improvviso.

Quanto latte somministrare?

Le dosi variano in base alla marca e sono sempre indicate in etichetta. L’importante è:

  • Suddividere le dosi in più poppate giornaliere (anche ogni 2-3 ore nelle prime settimane).
  • Non forzare mai il gattino: quando è sazio, smette spontaneamente.
  • Evitare di dare troppo latte in una sola volta per non rischiare indigestioni.

Verso le 2-3 settimane di vita, si può passare gradualmente a dare latte ogni 6-8 ore, fino all’inizio dello svezzamento.

Come si prepara e si somministra

Il latte in polvere va preparato al momento, sciogliendo bene la polvere in acqua calda ma non bollente. Può essere conservato ricostituito in frigo per 24-48 ore, ma va sempre scaldato a temperatura corporea prima dell’uso (35-37°C). Puoi fare la prova della goccia sul polso, proprio come si fa con i neonati umani.

Per la somministrazione:

  • Evita di tenere il gattino sdraiato sulla schiena.
  • Usa siringhe senza ago solo in emergenza.
  • Meglio procurarsi biberon con tettarelle adatte (ci sono in commercio tettarelle specifiche per gattini).
  • Il foro della tettarella deve essere della dimensione giusta: se troppo grande, il gattino rischia di affogarsi; se troppo piccolo, si stancherà prima di bere abbastanza.

Controlla anche che la tettarella sia priva di BPA, una sostanza chimica nociva (perturbatore endocrino) da evitare.

In conclusione

Allattare un gattino orfano è un gesto di grande generosità, ma richiede impegno, attenzione e conoscenza. Il latte in polvere per gattini è uno strumento essenziale per garantire loro una crescita sana, soprattutto nei primissimi giorni di vita. Basta scegliere bene, seguire le dosi e le indicazioni del produttore, e magari farsi aiutare da un veterinario per i primi tempi.

Ricorda: ogni gattino ha il suo ritmo e le sue esigenze, ma con un po’ di pazienza e le informazioni giuste, puoi davvero fare la differenza nella sua vita.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Il gatto annusa il cibo e non mangia, perché?

mercoledì, 30 Aprile 2025 by Gruppo Nutravet
Il gatto annusa il cibo e non mangia

Se hai un gatto, probabilmente ti è capitato almeno una volta di offrirgli del cibo, vederlo avvicinarsi alla ciotola, annusare con attenzione… e poi voltarsi e andarsene come se nulla fosse. E magari tu resti lì a chiederti: “Ma non aveva fame?” Tranquillo, non sei solo. Questo comportamento è piuttosto comune tra i gatti, e le ragioni possono essere più complesse di quanto sembri.

Il gatto annusa il cibo e non mangia: Gusti difficili e naso ipersensibile

I gatti non sono come i cani. Non mangiano “per fame” qualunque cosa trovino nella ciotola. Hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato, e per loro l’odore del cibo è fondamentale. Se qualcosa non li convince all’olfatto, anche solo un dettaglio, spesso decidono di non mangiare, anche se hanno lo stomaco che brontola.

Un cibo con un odore di grasso irrancidito, una nota acida o semplicemente una variazione rispetto all’odore abituale può bastare per far scattare il rifiuto. Questo vale anche per alimenti che magari sono ancora buoni dal punto di vista umano, ma che per un gatto risultano inaccettabili.

Il gatto non è un “ripulitore”

In natura, il gatto è un cacciatore solitario, e tende a mangiare subito la sua preda. Non conserva gli avanzi, né torna a finire qualcosa dopo ore. A differenza del cane, che ha una natura più “spazzina” ed è capace di mangiare cibo trovato e non proprio fresco, il gatto ha standard molto alti in fatto di freschezza e qualità dell’alimento.

Ecco perché un alimento che a noi sembra ancora perfettamente commestibile, per un gatto può essere considerato “vecchio” o alterato, solo in base all’odore.

Il gatto annusa il cibo e non mangia: quando l’odore dà fastidio: la nausea

Il gatto annusa il cibo e non mangia

Un’altra spiegazione molto comune di questo comportamento è la nausea lieve. Il gatto può mostrarsi interessato al cibo, avvicinarsi alla ciotola, ma poi l’intensificarsi dell’odore può innescare quella sensazione sgradevole che lo porta ad allontanarsi. Se questo succede con cibo che solitamente apprezza, è bene non sottovalutare il segnale e consultare il veterinario.

La nausea può essere il sintomo iniziale di molte patologie, anche serie. Meglio non aspettare troppo.

Quando è il caso di preoccuparsi?

Il digiuno nel gatto non va mai preso alla leggera. I gatti non sono animali adatti a digiunare a lungo e, soprattutto se in sovrappeso, possono sviluppare rapidamente una condizione molto pericolosa chiamata steatosi epatica.

Se il tuo gatto non mangia nulla per 24 ore, è il caso di contattare subito il veterinario. Se mangia pochissimo per due giorni consecutivi, anche in quel caso è il momento di agire.

Attenzione anche a eventuali altri sintomi associati, come:

  • difficoltà a urinare o assenza di urina nella lettiera,
  • aumento della sete o dell’urinazione,
  • diarrea,
  • vomito,
  • apatia o debolezza.

In presenza di questi segnali, non aspettare neanche 12 ore: portalo subito in clinica.

Cosa fare se il gatto non mangia

Capire cosa fare dipende molto dal contesto. Ecco alcune situazioni comuni:

1. Hai appena cambiato tipo di cibo?
È normale che il gatto sia diffidente verso qualcosa di nuovo. Prova a reintrodurre gradualmente il vecchio cibo insieme a quello nuovo. Serve pazienza.

2. Ha sempre mangiato quel cibo, ma ora non lo vuole più?
Potrebbe semplicemente essersi stancato. I gatti possono essere molto selettivi e cambiare preferenze nel tempo. Offrigli un’alternativa, ma senza insistere troppo.

3. Rifiuta tutto, anche il cibo che di solito adora?
Qui suona un campanello d’allarme. Se in più noti anche qualche sintomo fisico, vai dal veterinario senza indugi.

La regola d’oro

Un gatto che non mangia nulla per più di 24-48 ore è un’emergenza. Non pensare che sia solo un capriccio. Non forzarlo mai a mangiare cibo che rifiuta, ma non lasciare che il digiuno si prolunghi. Se non si trova una soluzione rapida, c’è il rischio che la sua salute venga compromessa seriamente.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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