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Cani e gatti possono seguire una dieta vegetariana o vegana?

giovedì, 31 Ottobre 2024 by Gruppo Nutravet
dieta vegetariana o vegana

Negli ultimi anni, sempre più persone hanno scelto di adottare diete vegetariane o vegane, non solo per sé stessi ma anche per i loro animali domestici. Tuttavia, quando si tratta di cani e gatti, la questione è più complessa e merita un approfondimento. In questo articolo, esploreremo i motivi per cui è importante riflettere bene prima di optare per una dieta a base vegetale per i propri animali, considerando sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici.

Cani e gatti sono carnivori: cosa significa?

Un aspetto fondamentale da comprendere è la natura carnivora di cani e gatti. Anche se il cane viene talvolta descritto come un onnivoro (perché può digerire piccole quantità di amidi), in realtà, scientificamente, è considerato un carnivoro opportunista. Il gatto, d’altra parte, è definito un carnivoro stretto, con necessità nutrizionali ancora più vicine ai suoi antenati predatori. Questo significa che, per natura, entrambi gli animali dipendono in gran parte da proteine di origine animale per ottenere i nutrienti di cui hanno bisogno.

Quando si parla di diete vegane o vegetariane per cani e gatti, alcuni potrebbero argomentare che i loro animali domestici sono in grado di digerire amidi (presenti anche nelle crocchette), e quindi potrebbero essere considerati onnivori. Tuttavia, la realtà è più complessa: la definizione di carnivoro o onnivoro non si basa solo su cosa l’animale può mangiare, ma anche sulle sue capacità metaboliche. I carnivori, come i cani e i gatti, ricavano il glucosio necessario per vivere prevalentemente dalle proteine animali, ricche di amminoacidi essenziali.

Differenza tra proteine animali e vegetali

Uno dei principali problemi nel somministrare una dieta vegetariana o vegana a cani e gatti è la differente composizione delle proteine di origine animale rispetto a quelle di origine vegetale. Le proteine vegetali, sebbene presenti in alimenti come la soia, sono povere di amminoacidi essenziali per i nostri animali domestici. Questo significa che, anche se il cane o il gatto consumano una quantità adeguata di proteine vegetali, non riusciranno a sintetizzare tutti i nutrienti di cui hanno bisogno.

Le carenze nutrizionali che derivano da una dieta a base vegetale possono essere molto gravi. Ad esempio, una dieta vegana per un gatto potrebbe portare a carenze di taurina, un amminoacido essenziale per la salute del cuore e della vista, mentre per i cani potrebbe esserci una mancanza di arginina e metionina, necessarie per il corretto funzionamento del metabolismo.

Altri fattori da considerare: fibre e microbiota intestinale

dieta vegetariana o vegana

Oltre alla composizione delle proteine, ci sono altri elementi da tenere in considerazione quando si sceglie una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti, come il contenuto di fibre e l’effetto sul microbiota intestinale. Le proteine vegetali, infatti, sono spesso accompagnate da elevate quantità di fibre e da fattori antinutrizionali, che possono ridurre l’assorbimento di nutrienti e influenzare negativamente la salute intestinale degli animali. Nei carnivori, un eccesso di fibre può velocizzare il transito intestinale, compromettendo ulteriormente l’assorbimento di nutrienti.

Ci sono anche casi documentati di animali che, seguendo una dieta vegana, hanno sviluppato gravi patologie. Ad esempio, si è verificato il caso di un cane che ha sviluppato una cirrosi epatica a causa della fermentazione alcolica a livello intestinale, probabilmente innescata dall’eccesso di fibre e carboidrati nella dieta.

Diete commerciali vegetariane e vegane: sono una soluzione?

Esistono sul mercato prodotti commerciali per cani e gatti che si presentano come vegetariani o vegani, solitamente arricchiti con integratori per cercare di bilanciare eventuali carenze. Tuttavia, anche in questo caso, la sicurezza a lungo termine di queste diete è ancora oggetto di dibattito.

Alcune aziende hanno condotto studi per verificare la completezza nutrizionale dei loro prodotti, ma questi studi sono stati generalmente di breve durata, insufficienti per valutare gli effetti a lungo termine. Inoltre, ricerche su alcune diete vegane per gatti hanno evidenziato carenze di nutrienti essenziali, come la taurina, mentre diete vegane per cani hanno mostrato squilibri di amminoacidi come arginina e metionina.

Il dilemma etico

Oltre alle questioni nutrizionali, è importante considerare anche l’aspetto etico. Molti proprietari scelgono di adottare una dieta vegana o vegetariana per i propri animali in buona fede, credendo di fare una scelta più rispettosa degli animali e dell’ambiente. Tuttavia, è fondamentale essere consapevoli dei rischi che questa decisione potrebbe comportare per la salute del cane o del gatto.

Forse una soluzione intermedia potrebbe essere valutare una dieta vegetariana, che includa uova o latticini, o considerare alternative come il pet food a base di insetti, un’opzione nutrizionalmente più adatta e più sostenibile.

Conclusioni

In definitiva, scegliere una dieta vegetariana o vegana per cani e gatti è una decisione che non dovrebbe essere presa alla leggera. È essenziale considerare sia gli aspetti nutrizionali che quelli etici, tenendo presente che cani e gatti sono carnivori per natura e hanno esigenze nutrizionali specifiche che devono essere soddisfatte. Prima di apportare cambiamenti significativi alla dieta del proprio animale, è sempre consigliabile consultare un veterinario esperto, per garantire che la salute del cane o del gatto non venga compromessa.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Premietti fatti in casa: come premiare in maniera sana e golosa i nostri pet

giovedì, 24 Ottobre 2024 by Gruppo Nutravet
Premietti fatti in casa: come premiare in maniera sana e golosa i nostri pet

I premietti fatti in casa a cosa servono? Chi possiede un cane sa quanto sia bello premiarlo, quanto sia appagante creare questo momento di condivisione delle risorse. A proposito di premio o di gratificazione vi siete mai chiesti come si può premiare un cane?

Il quadrifoglio della gratificazione

Premietti fatti in casa

Ci sono diversi modi per farlo: con il cibo, con il gioco, con la carezza o con una frase carina, infatti si parla del quadrifoglio della gratificazione. Ogni petalo del quadrifoglio va utilizzato con dovizia, nel momento giusto e con criterio in particolare nelle prime fasi della vita e dell’apprendimento. Ogni cane ha le sue preferenze. Per molti cani il gioco è il jackpot, per altri lo è il cibo, dobbiamo quindi imparare ad osservare e a capire il nostro cane.

Premietti fatti in casa: a cosa servono?

Il premio, qualunque esso sia, serve per fissare un comportamento richiesto o serve a far capire al cane, in fase di apprendimento, che sta lavorando nel modo corretto. Tutte le ricompense sono da utilizzare con sapienza in modo da capire l’ordine di importanza che avranno per quel cane.

Quindi non solo il cibo gratifica ma, il cibo è per la maggior parte dei cani una vera delizia, comoda per il proprietario da
portare in tasca e reperibile in qualsiasi supermercato o negozio specializzato.
Durante il mio lavoro di medico veterinario nutrizionista chiedo sempre ai proprietari se somministrano premietti industriali ai cani, questo perché prima di tutto
apportano parecchie calorie e secondo potrebbero contenere ingredienti magari non indicati per quel soggetto. Ad esempio i wurstel, che ai cani piacciono tantissimo e che sono usatissimi, sarebbero assolutamente da evitare sia per gli ingredienti diciamo poco nobili e sia per le possibili implicazioni sanitarie in particolare se dati crudi.

Oggi vorrei con voi approfondire questo discorso perché lo ritengo importante e inoltre vi vorrei
condurre verso la scelta di questi alimenti gratificanti aiutandoli ad acquistarli o meglio ancora
vorrei dirvi come produrli in casa.

Premietti fatti in casa: come sceglierli

Per quello che riguarda i prodotti industriali il primo consiglio è quello di leggere bene l’etichetta e
di non soffermarsi al solo packaging frontale che spesso può trarre in inganno. Pensate che se
trovate scritto “con anatra”, la legge permette di inserirne solo il 4%, viene da se che i restanti
ingredienti siano da ricercare nell’etichetta sul retro della confezione. Questi prodotti inoltre
contengono molti cereali e zuccheri nascosti che possono non essere indicati.

Detto questo credo che la carne essiccata pura al 100% sia in assoluto la migliore opzione, la si trova di tanti tipi diversi in particolare nei negozi specializzati. Questa tipologia di premio consente anche ai cani che fanno diete ad eliminazione o simil-chetogeniche di sgranocchiare qualcosa di sicuro, nutriente, che si può spezzettare in piccoli pezzi ed è inoltre facile da trasportare. Il processo di essiccazione è un metodo molto antico di conservazione della carne che consiste nell’eliminazione della maggior parte dell’acqua libera, quindi nel blocco dell’attività enzimatica, vien da se che non è quindi una cottura.

Possiamo produrre in casa la carne essiccata?

Certamente! La cosa migliore è munirsi di un essiccatore, ma non è l’unico metodo vediamo come fare:

Premietti fatti in casa: Metodo con l’essiccatore

Prima di tutto servono tagli di carne magra o comunque carne privata dal grasso perché il grasso trattiene acqua e non si secca. Acquistate carne di buona qualità e lavoratela velocemente in modo da ridurre al minimo la contaminazione e la proliferazione batterica.

La carne va tagliata a cubetti o a striscioline larghe circa 1 centimetro e spesse mezzo centimetro, vanno disposte distanziate, meglio su carta forno, nei cestelli dell’essiccatore in modo che l’essiccazione sia uniforme.

Si imposta un ciclo a 68 gradi per circa 8 ore. Una volta che si sono raffreddate e ben asciugate queste striscioline si possono conservare in un vaso di vetro per circa 30 giorni al riparo dalla luce e, cosa importante, NON in frigorifero perché si potrebbero ammorbidire e ammuffire.

Per una migliore conservazione possiamo metterle sottovuoto e in freezer. Vi ricordo che questa carne non è cotta ma è solo privata dell’acqua e che, per una migliore sanificazione, la si può mettere dopo averla essiccata qualche minuto nel forno a 100 gradi. Si possono essiccare anche i pesci di piccole dimensioni dopo averli eviscerati, vanno acquistati freschissimi in modo che il contenuto di istamina sia molto basso, disposti nell’essiccatore sopra la carta forno, impostando la funzione pesce o avviando un ciclo a 60 gradi per 10 ore.

Premietti fatti in casa: Metodo con il forno

Se non abbiamo un essiccatore possiamo tagliare la carne e disporla nel forno di casa sulla carta forno. Se si possiede un forno statico impostarlo a 100 gradi per 2 ore girando i pezzi a metà cottura e tenendo leggermente aperto lo sportello, se si possiede quello ventilato si imposta a 60 gradi per 6-8 ore sempre tenendo leggermente aperto lo sportello.

Consigli generali

Offriamo al nostro pet la carne essiccata senza esagerare perché ha una notevole densità calorica cioè contiene dalle 300 alle 400 kcal per 100 grammi. Nei cani in sovrappeso o di piccola taglia, soprattutto, dobbiamo considerarla e dosarla quando si formula una dieta. È un ottimo alimento utilizzabile come premietto gratificante, come snack, per i cani da lavoro, per gli sportivi e anche nei cuccioli.

Articolo della dott.ssa Monica Serenari, DVM

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I cani possono mangiare le patate?

giovedì, 17 Ottobre 2024 by Gruppo Nutravet
patate

Se ti sei mai chiesto se puoi condividere con il tuo cane le patate che hai nel piatto, sei nel posto giusto! Sono un alimento comune nelle nostre cucine, ma possono essere date anche ai cani? La risposta è sì, ma con alcune importanti precauzioni. Vediamo insieme quali sono i benefici, i rischi e i metodi giusti per includere questo tubero nella dieta del tuo cane.

Le patate e le loro proprietà nutrizionali

Le patate, originarie dell’America, appartengono alla stessa famiglia botanica di pomodori, peperoni e melanzane: le Solanaceae. Ne esistono tantissime varietà, e solo in Italia se ne coltivano oltre 30 tipi! Questi tuberi sono noti soprattutto per il loro alto contenuto di amido e fibre, in particolare nella buccia.

Una delle caratteristiche principali di questo alimento è l’elevato contenuto energetico. Infatti, 100 grammi di patate forniscono tra le 70 e le 85 calorie, rendendole un alimento molto più calorico rispetto a molte altre verdure. Questo le rende simili a cibi come la pasta e il pane per quanto riguarda l’apporto energetico, ma con una differenza: sono anche ricche di fibre.

Quando cotte correttamente, le patate risultano facilmente digeribili per i cani e possono offrire anche alcuni importanti benefici nutrizionali. Oltre all’energia, forniscono vitamine come la vitamina C, provitamina A, niacina (vitamina PP), oltre a minerali come potassio e zinco. Tuttavia, è essenziale prestare attenzione al modo in cui vengono preparate.

I rischi delle patate per i cani

Nonostante i benefici, ci sono anche alcuni rischi legati all’alimentazione dei cani con questo tipo di Solanaceae, soprattutto se non vengono preparate nel modo corretto.

  1. Apporto calorico eccessivo: Se dai al tuo cane le patate senza prestare attenzione alla quantità, il rischio è di farlo ingrassare. Esse sono infatti molto ricche di calorie e se offerte come snack o fuori pasto, possono contribuire all’aumento di peso. È sempre una buona idea consultare un veterinario o un esperto in nutrizione animale per inserire correttamente questo alimento nella dieta del tuo cane.
  2. Solanina: Uno dei rischi più importanti delle patate crude o mal cotte è la presenza di solanina, un alcaloide tossico che può causare problemi seri nei cani, come vomito o addirittura disturbi neurologici. La solanina si trova principalmente in quelle verdi o germogliate, perciò è fondamentale cuocerle bene prima di offrirle al tuo cane. La cottura elimina la maggior parte della solanina, rendendo le patate sicure.
  3. Indice glicemico: Se il tuo cane è diabetico, le patate potrebbero non essere l’alimento ideale. Questo perché hanno un indice glicemico elevato, il che significa che aumentano rapidamente i livelli di zuccheri nel sangue, un effetto da evitare nei cani con problemi di diabete. In questi casi, è meglio evitarle o inserirle in una dieta bilanciata e studiata appositamente da un esperto.

Come preparare le patate per il cane

patate

Ora che sappiamo che le patate possono essere sicure per i cani, come possiamo prepararle in modo corretto?

  1. Cuocile sempre: Mai dare al tuo cane patate crude. La cottura è essenziale per inattivare la solanina. Le patate possono essere cotte in vari modi: bollite, al vapore o al forno. Un metodo semplice e sicuro è bollirle in poca acqua e poi ridurle in purea con un frullatore, così da renderle più digeribili.
  2. Con o senza buccia?: Le patate possono essere date con la buccia, soprattutto se sono state cotte al vapore o bollite. La buccia è ricca di fibre, utili per il sistema digestivo del cane. Tuttavia, assicurati sempre che la buccia sia ben pulita.
  3. Patate al forno: Le patate al forno sono un’ottima opzione per il tuo cane, purché siano preparate in modo semplice. Puoi cuocerle con un po’ di rosmarino per dare sapore. Anche le patate arrosto sono una buona alternativa, purché non siano fritte.
  4. Cosa evitare assolutamente: Evita di dare al tuo cane patate fritte, chips o altri snack industriali. Questi alimenti sono troppo grassi e pesanti per il loro fegato, oltre ad essere poco salutari in generale. Quelle fritte, in particolare, possono causare problemi digestivi e sono sconsigliate per i cani.

Conclusioni

In definitiva, sì, i cani possono mangiare le patate, ma sempre con alcune accortezze. Se cotte e preparate correttamente, possono essere un’aggiunta gustosa e nutriente alla dieta del tuo cane. Tuttavia, è importante tenere a mente i rischi legati alla solanina, all’eccesso di calorie e all’indice glicemico, specialmente se il tuo cane soffre di determinate condizioni di salute come il diabete.

Ricorda sempre di consultare il veterinario prima di introdurre nuovi alimenti nella dieta del tuo cane, e fai attenzione a non esagerare con le quantità. Un po’ di patate cotte ogni tanto possono fare felice il tuo cane senza causare danni!

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Il primo vero alimento dei cuccioli è il colostro?

giovedì, 10 Ottobre 2024 by Gruppo Nutravet

Sembra una domanda banale ma non lo è, certamente il colostro è fondamentale per la sopravvivenza del neonato ma andiamo con ordine.

Cos’è il colostro?

Iniziamo questo viaggio dai primi momenti di vita e parliamo dell’alimento COLOSTRO. Il colostro è prodotto dalle ghiandole mammarie negli ultimi giorni di gravidanza fino ai primi 2 giorni dopo il parto. Apporta nutrienti importantissimi come: acqua, lipidi, carboidrati (lattosio e altri oligosaccaridi), proteine (caseine), enzimi digestivi, immunoglobuline materne e fattori di crescita che, pensate, fanno raddoppiare di peso l’intestino tenue del cucciolo nelle prime 24 ore di vita. La composizione esatta del colostro non è ancora del tutto conosciuta e nei vari studi mostra una certa variabilità. Questo importante alimento contiene inoltre una notevole quantità di vitamina E, A e D.

Le immunoglobuline contenute in questo importante alimento sono prevalentemente IgA, IgM, IgG e vengono assorbite passivamente dall’intestino del cucciolo solo per poche ore dopo la nascita. Nel cane il massimo assorbimento si ha nelle prime 15 ore, nel gatto è invece importantissimo che venga assunto nelle prime 12 ore perché le immunoglobuline colostrali successivamente diminuiscono molto.

La natura ha escogitato questo sistema per immunizzare passivamente i neonati visto che il passaggio delle immunoglobuline dal sangue materno al feto nei carnivori è molto scarso.  

Altra funzione importantissima del colostro è la funzione blandamente lassativa utile all’emissione del meconio (prime feci del neonato), aiuta l’escrezione della bilirubina e previene l’ittero neonatale. 

Il lattosio presente nel colostro è in assoluto la fonte di energia più importante per il neonato anche perché questo è l’unico carboidrato che riesce a digerire, gli altri oligosaccaridi presenti inoltre nel colostro servono per modulare il microbiota intestinale, impediscono la crescita dei patogeni e favoriscono lo sviluppo dei bifido batteri.

La barriera intestinale del neonato è incompleta e permeabile, questo consente l’assorbimento di tutti i nutrienti e dei fattori di crescita per i vari tessuti dell’organismo. 

Il colostro è sempre presente?

Il colostro può mancare per problemi materni come può succedere nelle cagne primipare stressate, nelle cagne con patologie sistemiche, in caso di distocia e nelle infiammazioni del tessuto mammario. I fattori legati ai cuccioli sono invece dovute a malformazioni che impediscono la normale suzione come la palatoschisi.

I neonati che non assumono colostro perdono calore e peso rapidamente, si indeboliscono, si disidratano, sono ipoglicemici, vanno incontro rapidamente ad infezioni, ad insufficienza cardiaca e a morte. 

Il colostro quindi è un prodotto non sostituibile se non somministrando il colostro di una cagna donatrice, in poche parole il latte artificiale non è assolutamente sufficiente in queste prime fasi della vita. L’assunzione o meno di questo importante nutriente ha un impatto significativo sullo sviluppo a lungo termine e sulla sopravvivenza  del neonato anche dopo lo svezzamento perché stimola lo sviluppo di molti organi oltre del tratto gastroenterico.

Conclusioni: il colostro è il primo alimento del cucciolo?

colostro

La risposta è no: il primo alimento è il LIQUIDO AMNIOTICO. 

Il liquido amniotico circonda e protegge il feto durante la gestazione, permette il normale sviluppo degli arti del feto consentendone i movimenti, permette lo sviluppo del polmone, garantisce al feto una temperatura costante, protegge il cordone ombelicale e ha proprietà antinfettive. Ma come dicevamo prima, è anche il primo alimento del feto. Appena il feto completa l’organogenesi dell’apparato digerente e inizia  a deglutire, inghiotte il liquido amniotico che va a controbilanciarne la produzione, pensate che un feto umano ne ingerisce 500 ml al giorno.

L’ingestione del liquido amniotico attiva l’apparato digerente del cucciolo, apporta nutrienti in particolare sali minerali, acidi grassi e proteine consente l’idratazione e la produzione di urine.

Articolo del Dr.ssa Monica Serenari, DMV

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Animali e invecchiamento

giovedì, 03 Ottobre 2024 by Gruppo Nutravet
Animali e invecchiamento

Quando un animale domestico comincia a manifestare i primi segni di invecchiamento, spesso ci troviamo completamente impreparati ad affrontare questa nuova fase della loro esistenza.

In questo articolo cercheremo di capire cosa significa “invecchiare”, quali sono i meccanismi alla base di questo processo fisiologico e come cambiano i fabbisogni degli Animali anziani, in modo da aiutarli ad affrontare questa fase della vita nel miglior modo possibile e raggiungere un invecchiamento di successo.

Perché è importante parlare di animali anziani

Negli ultimi anni, grazie alle migliori condizioni di vita, di cura e di alimentazione, stiamo assistendo ad un allungamento della durata della vita dei nostri animali domestici. Attualmente l’aspettativa di vita media, nei paesi occidentali, è di 13-14 anni per un cane e di 12-15 anni per un gatto.

L’aumento della popolazione geriatrica è collegato ad un aumento delle patologie correlate a questa fascia di età e, di conseguenza, delle spese veterinarie ad esse associate.

Inoltre, famiglie sempre più attente, richiedono, molto più che in passato, approcci di tipo “integrato” non solo curativi, ma anche di tipo preventivo. In quest’ottica, l’alimentazione e la nutraceutica rappresentano un’arma potentissima di prevenzione e di gestione delle patologie che possono colpire l’animale anziano.

Cosa si intende per invecchiamento

Animali e invecchiamento

Cominciamo con lo sfatare una delle credenze più comuni: l’invecchiamento non è una malattia!

L’invecchiamento è un processo fisiologico che interessa tutti gli esseri viventi e che inizia nel momento stesso della nascita. Ebbene sì, proprio a partire dal giorno in cui nasciamo le nostre cellule, i nostri organi e tessuti cominciano ad invecchiare, anche se i primi segni di senescenza cominciano a manifestarsi in maniera evidente solo dopo il raggiungimento della maturità.

Quando possiamo dire che il nostro animale sta diventando anziano?

Se nell’uomo abbiamo delle fasce di età bene definite, nei nostri Animali non è così semplice, in quanto l’invecchiamento è legato a fattori quali specie, razza e taglia dell’animale.

In linea di massima possiamo dire che, per i gatti, la soglia di invecchiamento è tra i 10 e i 12 anni, mentre per i cani dipende dalla taglia.  I cani di taglia piccola sono generalmente più longevi dei cani di taglia grande, mentre i cani di taglia gigante sono in assoluto i meno longevi.

Animali e invecchiamento

Nella tabella sono riportate le soglie di senilità in base alle caratteristiche sopra descritte. Attenzione: si tratta solo di stime che non vanno prese così rigidamente. Quello che fa davvero la differenza, in un cane anziano, è lo stile di vita e la presenza o assenza di patologie correlate.

Agendo in prevenzione, con una corretta alimentazione e integrazioni funzionali, possiamo far sì che il nostro Animale raggiunga quello che viene definito un “invecchiamento di successo”. Un invecchiamento solo anagrafico, non accompagnato da patologie invalidanti. 

Animali e invecchiamento di successo. Cosa cambia nell’organismo dell’animale anziano e quali sono le strategie nutrizionali per supportare questi cambiamenti?

Nell’animale anziano si verificano una serie di cambiamenti che dobbiamo prendere in considerazione quando impostiamo un piano alimentare:

  1. Dididratazione progressiva: l’organismo, invecchiando, tende a ridurre la sua capacità di mantenere un adeguato bilancio idrico. Per questo motivo, dobbiamo cercare di incoraggiare l’assunzione di acqua mediante l’utilizzo di fontanelle (sia per i gatti che per i cani). Prediligendo cibi commerciali umidi o, meglio ancora, una dieta fresca. Preparando dei brodi leggeri di carne e verdure con un pizzico di sale (se possibile) da aggiungere alla pappa. (ne parliamo qui: https://nutravet.it/lacqua-il-piu-importante-dei-nutrienti/ )
  2. Aumento del catabolismo: che porta a una perdita progressiva di massa magra, a una minor capacità di digestione ed assorbimento dei nutrienti e ad un ridotto metabolismo. Per questo motivo, la dieta dovrebbe prevedere un adeguato apporto energetico. Per evitare aumento di peso finanche all’obesità (condizione molto più frequente nei cani anziani rispetto ai gatti) e un adeguato apporto proteico. Le proteine, infatti, sono indispensabili per lo svolgimento di numerose funzioni organiche (tra cui il corretto funzionamento del sistema immunitario) e strutturali (costituzione delle masse muscolari). Per questo l’apporto proteico nel cane anziano, salvo rare eccezioni, non dovrebbe essere ridotto, ma addirittura aumentato. (ne parliamo qui 🡪 mettere il link al mio articolo sulle proteine, non ancora pubblicato). Per quanto riguarda i carboidrati, invece, in alcuni casi potrebbe essere utile una loro netta riduzione, soprattutto nei soggetti con tendenza al sovrappeso.
  3. Alterazioni del microbiota: essendo a tutti gli effetti un organo, il microbiota invecchia al pari di tutti gli altri organi. Questo invecchiamento porta ad un impoverimento della varietà di famiglie batteriche che lo compongono e quindi ad uno stato di disbiosi. Questa deve essere sempre valutato(puoi approfondire qui: https://nutravet.it/cose-la-disbiosi-intestinale/ ). Per supportare il microbiota, dal punto di vista nutrizionale, potrebbe essere utile un ponderato aumento di fibre ad azione prebiotica e l’aggiunta di probiotici, in modo ciclico o continuativo a seconda dei casi.
  4. Difficoltà digestive: possono essere una conseguenza della disbiosi e del ridotto metabolismo.  In particolare si potrebbero verificare difficoltà nella digestione dei grassi. Meglio prediligere grassi a media e corta catena, come l’olio di cocco, più digeribili e con proprietà benefiche nei confronti delle cellule del sistema nervoso, come dimostrato da alcuni studi.
    Ne parliamo qui: https://nutravet.it/olio-di-cocco-per-il-cane-cose-a-cosa-serve-e-come-usarlo/
  5. Aumento dei fenomeni ossidativi e irrigidimento delle membrane cellulari: in questo caso possono venirci in aiuto gli antiossidanti. Vitamina C e Vitamina E (utile in caso di animali in sovrappeso o con dermopatie), ma anche il Coenzima Q 10 (utile in caso di patologie metaboliche, come il Diabete o il Morbo di Cushing) e l’Acido alfa-lipoico (utile in caso di patologie neurologiche e cognitive). Gli acidi grassi omega tre, invece, nel cane anziano assumono una importanza particolare per il sostegno di reni e cellule nervose. Grazie alla loro attività antinfiammatoria e di mantenimento della fluidità delle membrane cellulari. (ne parliamo nel dettaglio qui: https://nutravet.it/acidi-grassi-essenziali-omega-3-e-omega-6-per-cane-e-gatto-perche-sono-importanti/ )

Animali e invecchiamento di successo. Quale dieta scegliere per l’animale anziano

La dieta dovrà essere scelta in base ad una serie di fattori legati allo stato clinico del vostro animale, ma anche alle esigenze dei familiari.

Pur non esistendo studi conclusivi che comparino la dieta fresca a una dieta industriale, per il fattore “aspettativa di vita”, possiamo affermare che la dietra fresca presenta numerosi vantaggi rispetto a quella industriale. Per esempio, la possibilità di essere cucita su misura sull’animale, come fosse un vestito sartoriale. Questo ci permette di adeguarla maggiormente alle esigenze del paziente, soprattutto laddove coesistano comorbilità (ovvero più patologie contemporaneamente).  Inoltre la dieta fresca, essendo più idratata, si presta meglio alle esigenze di un organismo che ha difficoltà a mantenere un corretto bilancio idrico.

Nel caso si decidesse di optare per una dieta commerciale, i mangimi umidi potrebbero essere preferibili. Questo grazie alla loro maggiore idratazione e alla loro maggior appetibilità. Attenzione ai mangimi “senior”, che spesso prevedono una riduzione proteica non necessaria e spesso dannosa. Se l’animale non presenta patologie particolari, possiamo tranquillamente orientarci verso un mangime di mantenimento per adulti, mentre in caso di patologie, occorre valutare bene con il proprio Medico Veterinario esperto in nutrizione, quale scegliere in base alle condizioni cliniche del paziente.

Articolo del Dr.ssa Marta Batti, DMV

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