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Il cane non vuole mangiare: quando preoccuparsi e cosa fare

giovedì, 17 Luglio 2025 by Gruppo Nutravet
Il cane non vuole mangiare

Chi ha un cane sa quanto sia frustrante e a volte anche preoccupante vederlo rifiutare il cibo. Soprattutto se di solito è un cane di buon appetito. Ma quando la mancanza di appetito è un semplice capriccio e quando invece è il campanello d’allarme di qualcosa di più serio?

In questo articolo vedremo quali sono le possibili cause del rifiuto del cibo, quando preoccuparsi davvero e come aiutare il cane a ritrovare l’appetito, con qualche trucco pratico e qualche consiglio utile sulla dieta.

Perché il cane non mangia?

Le ragioni per cui un cane può smettere di mangiare sono tante, e spaziano da motivi emotivi o ambientali fino a cause mediche più importanti. Ecco alcune delle più comuni:

  • Noia per il cibo sempre uguale
  • Stress o cambiamenti: traslochi, viaggi, arrivo di un nuovo animale o persona in casa
  • Effetti collaterali di alcuni farmaci (es. per problemi cardiaci)
  • Dolore alla bocca o ai denti
  • Nausea o disturbi digestivi
  • Patologie più serie: insufficienza renale, malattie epatiche, tumori

Come vedi, dietro lo stesso sintomo – il cane non mangia – si possono nascondere situazioni completamente diverse. Per questo è sempre importante valutare bene e, se necessario, consultare il veterinario.

Quando è il caso di preoccuparsi

Il cane non vuole mangiare

Un cane che salta un pasto ogni tanto potrebbe non avere nulla di grave. Ma se il rifiuto del cibo dura più di 24-36 ore, è bene rivolgersi al veterinario, anche in assenza di altri sintomi.

Ci sono però delle situazioni in cui è fondamentale agire subito:

  • Se il cane non mangia e ha vomito o diarrea, rischia disidratazione
  • Se noti nausea (salivazione, leccarsi il muso, leccare il vuoto)
  • Se il cane è più apatico o dorme molto più del solito
  • Se è un cucciolo sotto l’anno di età che rifiuta più di un pasto
  • Se beve più del normale, può essere un segnale di malattia cronica

In tutti questi casi, non aspettare, anche se il cane non sembra soffrire visibilmente. Meglio un controllo in più che uno in meno.

Come stimolare l’appetito del cane

Una volta esclusi problemi seri con il veterinario, puoi provare qualche strategia per invogliare il cane a mangiare:

  • Aggiungi un po’ di cibo umido alla ciotola di crocchette
  • Mescola piccole quantità di carne o pesce cotti in modo semplice
  • Spolvera del parmigiano grattugiato sopra il pasto
  • Bagna le crocchette con brodo tiepido, se sospetti dolore ai denti

Tutte queste soluzioni servono a stimolare l’olfatto e il gusto del cane, aiutandolo a riprendere confidenza con il cibo. Non dimenticare di lasciargli sempre acqua fresca a disposizione.

Cosa dargli da mangiare se continua a non mangiare?

Se il tuo cane ha già una storia di disappetenza, potresti valutare con il veterinario un’alimentazione più adatta alle sue esigenze:

  • Passare a un’alimentazione basata solo su cibo umido (ma completo!)
  • Offrire una dieta casalinga, cucinata o cruda, sotto controllo nutrizionale
  • Testare piccoli assaggi per capire cosa lo attira di più

Un petto di pollo alla piastra, condito con un pizzico di sale e pochissimo olio (di mais, ad esempio), può essere una buona partenza. Oppure una fettina magra di maiale ben cotta. Se il cane apprezza e mangia con gusto, potrebbe essere il momento giusto per passare a una dieta casalinga bilanciata, sempre con la guida di un veterinario esperto in nutrizione.

Conclusione

La mancanza di appetito nel cane non va mai presa alla leggera. Se si tratta di un episodio isolato e il cane sta bene, puoi provare qualche trucco in cucina. Ma se il problema si ripete, è associato ad altri sintomi o riguarda un cucciolo, non esitare a chiedere consiglio al veterinario.

Ricorda: alimentarsi bene è il primo passo per restare in salute, vale per noi e anche per i cani. A volte basta cambiare qualche abitudine per fare la differenza!

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Il cibo preferito del gatto: cosa lo fa davvero impazzire?

giovedì, 10 Luglio 2025 by Gruppo Nutravet
Il cibo preferito del gatto

Chi vive con un gatto lo sa bene: quando si parla di cibo, ogni gatto ha una sua idea precisa su cosa sia buono… e cosa no. Quello che per uno è una prelibatezza irresistibile, per un altro è un insulto personale. Ma esistono comunque alcuni alimenti che, più di altri, sembrano avere successo in generale. In questo articolo vedremo quali sono i cibi più amati dai gatti, con qualche consiglio utile su come proporli, in che quantità e con quali attenzioni.

Gusto personale e atteggiamento verso il cibo

Prima di parlare di “cibo preferito”, è importante sapere che non tutti i gatti sono uguali. Alcuni sono curiosi e assaggiano volentieri cose nuove (atteggiamento chiamato neofilia), altri invece sono molto diffidenti verso qualsiasi novità nella ciotola (si parla di neofobia). Ci sono poi gatti che, pur mangiando solo cibi già noti, amano variare spesso (atteggiamento antiapostatico).
Quindi non aspettarti che tutti i consigli che leggerai qui funzionino con il tuo gatto. Ma tentar non nuoce: potresti trovare una nuova delizia per il tuo felino!

Carne: il grande classico

Il cibo preferito del gatto

Non è una sorpresa: il gatto è un carnivoro stretto. Questo significa che ha bisogno di proteine animali e che la carne è tra i cibi più graditi. In particolare, pollo e manzo sono due opzioni generalmente molto apprezzate.
Il consiglio è di cuocere la carne leggermente, magari con un pizzico di sale (senza esagerare), e fare attenzione al taglio: un pezzetto tenero può essere accolto con entusiasmo, mentre un cubetto troppo compatto potrebbe essere rifiutato.
Attenzione alla carne di maiale, che va sempre cotta molto bene. In ogni caso, non superare i 20 grammi al giorno e chiedi sempre consiglio al veterinario prima di inserire carne fresca nella dieta quotidiana.

Alici e sarde: il richiamo del mare

Sia fresche che essiccate, le alici e le sarde sono tra i pesci che più stuzzicano il palato del gatto. Il loro odore intenso sembra catturare l’attenzione anche dei gatti più schizzinosi.
Se vuoi offrire pesce crudo, ricordati di congelarlo per almeno 4 giorni per evitare rischi legati all’Anisakis, un parassita molto diffuso nei nostri mari.
Un consiglio pratico: se dopo aver mangiato acciughe il gatto vomita una volta, non allarmarti. È una reazione abbastanza frequente e, se accade, evita di dargliele di nuovo.
Le dosi? Circa 20 grammi di pesce fresco o 6-7 grammi se essiccato sono più che sufficienti.

Tonno in scatola: sì, ma con moderazione

Il tonno è un altro cibo molto apprezzato, anche per l’alto contenuto di Omega-3. Ma attenzione: quello in scatola può contenere istamina e metalli pesanti, sostanze potenzialmente dannose.
Il consiglio è di usarlo come premio occasionale, non più di 2-3 volte al mese. Anche in questo caso, se scegli il tonno crudo o fresco, vale la regola del congelamento preventivo.

Cibo umido: il preferito tra i prodotti commerciali

Se parliamo di alimenti confezionati, la maggior parte dei gatti preferisce il cibo umido alle crocchette. Bustine, lattine e scatolette hanno una consistenza e un odore che stimolano di più il loro appetito.
Controlla sempre in etichetta che sia indicato “alimento completo”: significa che contiene tutti i nutrienti di cui il gatto ha bisogno. Se invece leggi “alimento complementare”, puoi darlo solo in piccole quantità (es. 20-25 grammi al giorno, anche se la confezione ne indica 100).

Yogurt e formaggi: una sorpresa gradita

Molti gatti amano lo yogurt. Il sapore leggermente acido lo rende interessante per il loro palato. Meglio scegliere yogurt naturale, intero e senza zuccheri o frutta aggiunta.
Un cucchiaino al giorno può andare bene, ma se noti feci molli, meglio sospendere.
Anche alcuni formaggi sono tollerati: tra i più indicati troviamo mozzarella, stracchino e parmigiano, da offrire in piccole dosi e non tutti i giorni. Evita assolutamente i formaggi erborinati (come il gorgonzola), che possono risultare tossici.

Maionese, pane e… croissant? Attenzione!

Sorprendentemente, ci sono gatti che vanno matti per cibi poco salutari, come la maionese, il pane o persino i dolci da colazione. Anche se può sembrare divertente vedere il gatto rubare un pezzo di cornetto, questi alimenti non sono adatti alla sua salute.
Il cioccolato, ad esempio, è estremamente tossico. Anche gli zuccheri e i lieviti dei dolci possono causare problemi.
Se proprio non resisti alla tentazione di condividere un “pezzettino”, che sia davvero minuscolo, al massimo una volta a settimana.
La maionese, pur non essendo salutare, è meno pericolosa a livello metabolico e può essere offerta in piccole quantità, ogni tanto.

Conclusioni

Ogni gatto è un mondo a sé. Alcuni mangerebbero solo pollo, altri adorano le alici, altri ancora ti seguono in cucina sperando in un cucchiaino di yogurt. Capire il cibo preferito del tuo gatto richiede pazienza, osservazione e un po’ di sperimentazione.
Ricorda però che, anche se certi cibi sono apprezzati, non vuol dire che siano sempre adatti o salutari.
Quando vuoi introdurre un nuovo alimento, fallo sempre in piccole quantità e osserva la reazione del gatto. Se hai dubbi, il veterinario – meglio ancora se esperto in nutrizione – è il tuo miglior alleato per costruire una dieta equilibrata e soddisfacente.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Cibo umido e crocchette: come posso mescolarli per cani e gatti?

giovedì, 26 Giugno 2025 by Gruppo Nutravet
Cibo umido e crocchette

Hai mai pensato di mescolare il cibo umido con le crocchette per rendere più gustoso il pasto del tuo cane o del tuo gatto, ma non sapevi se fosse la scelta giusta? Sei in buona compagnia: è una delle domande più comuni tra i proprietari di animali. In questo articolo, vedremo quando e come è possibile mescolare questi due tipi di alimenti senza creare squilibri nella dieta.

Cibo umido e cibo secco: che differenze ci sono?

Partiamo dalle basi. In commercio troviamo due grandi categorie di alimenti per cani e gatti: cibo secco (le classiche crocchette, o in alcuni casi cibi “essiccati a freddo”) e cibo umido, che include paté, bocconcini, sfilaccetti e altre varianti.

La differenza principale tra i due è il contenuto di acqua. Il cibo secco contiene in genere tra l’8% e il 10% di umidità, mentre l’umido arriva anche al 75-80%, a seconda del prodotto. Questa differenza influisce anche su altri aspetti: in linea generale, il cibo umido contiene meno amido e più proteine, e può risultare più appetibile, soprattutto per il gatto.

Posso mescolarli? Sì, ma con criterio

Cibo umido e crocchette

Sfatiamo subito un mito: mescolare cibo umido e crocchette non è un errore. Per anni si è diffusa la convinzione che questi due alimenti abbiano tempi di digestione troppo diversi e che per questo vadano tenuti separati. In realtà, questa preoccupazione non ha solide basi scientifiche.

Il punto fondamentale è la qualità e la completezza degli alimenti. Per capire se puoi mescolarli senza problemi, devi guardare bene l’etichetta. Se sia il cibo secco che quello umido riportano la dicitura “alimento completo”, allora puoi usarli insieme tranquillamente, purché tu tenga sotto controllo le quantità totali di calorie.

E se uno dei due è complementare?

In questo caso le cose cambiano un po’. Se uno dei due alimenti è etichettato come “alimento complementare”, significa che non è bilanciato da solo e non copre tutti i fabbisogni nutrizionali. Quindi, va usato solo in piccole quantità, come aggiunta o insaporitore. Di solito si consiglia di non superare il 20% della razione giornaliera con un alimento complementare.

Come calcolo le giuste proporzioni?

Facciamo un esempio pratico. Supponiamo che, in base alle indicazioni del produttore, il tuo cane abbia bisogno di:

  • 100g di cibo secco oppure
  • 380g di cibo umido

Puoi combinare le due fonti alimentari in questo modo:

  • ½ dose secco + ½ dose umido → 50g di crocchette + 190g di umido
  • ¾ dose secco + ¼ dose umido → 75g di crocchette + 95g di umido
  • ¼ dose secco + ¾ dose umido → 25g di crocchette + 285g di umido

L’importante è che, in totale, la quantità copra il fabbisogno calorico giornaliero del cane o del gatto. Se uno dei due alimenti è complementare, ricordati che puoi usarlo al massimo fino a 1/5 della razione giornaliera, altrimenti rischi di sbilanciare la dieta.

Vantaggi del mix

Mescolare cibo umido alle crocchette ha anche diversi benefici:

  • Migliora l’appetibilità: soprattutto il gatto, spesso selettivo, apprezza un pasto più profumato e morbido.
  • Favorisce l’idratazione: l’umido aiuta a introdurre più liquidi nella dieta, utile per entrambi, ma in particolare per il gatto, che tende a bere poco.
  • Rende il pasto più vario, aiutando a evitare l’insorgenza di abitudini troppo rigide o di noia nei confronti del cibo.

Attenzione alle reazioni individuali

Anche se mescolare cibo secco e umido non è dannoso, è comunque buona norma osservare come reagisce il tuo cane o gatto. Ogni animale ha la propria sensibilità: alcuni possono tollerare benissimo una dieta mista, altri potrebbero manifestare qualche disagio digestivo. In quel caso, meglio passare a una somministrazione alternata, ad esempio: umido al mattino e secco alla sera.

In sintesi

Ecco un riassunto delle regole d’oro:

  • Leggi sempre l’etichetta per verificare se il cibo è completo o complementare.
  • Se entrambi gli alimenti sono completi, puoi dosarli a piacere, seguendo le quantità caloriche totali.
  • Se uno è complementare, non superare il 20% della razione.
  • Mescolare cibo umido e secco non è dannoso, anzi, può essere molto utile.
  • Controlla la risposta individuale del tuo cane o del tuo gatto e adatta la dieta di conseguenza.

In conclusione, mescolare cibo umido e crocchette si può fare, con attenzione e buon senso. Non solo è una pratica utile per migliorare l’esperienza del pasto, ma può contribuire a un’alimentazione più varia, più idratante e più piacevole. Basta un po’ di organizzazione… e la ciotola sarà sempre una festa!

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Funghi per i cani: quelli commestibili per l’uomo sono davvero sicuri anche per i cani?

giovedì, 12 Giugno 2025 by Gruppo Nutravet
Funghi per i cani

I funghi sono ingredienti apprezzati nella dieta umana. Ma quando si tratta dei nostri amici a quattro zampe, la questione è più complessa. I funghi commestibili per noi sono davvero sicuri anche per i cani? Questa domanda merita un’analisi approfondita, soprattutto per i proprietari attenti alla salute dei propri animali.

La diversa sensibilità dei cani ai funghi

Una verità che molti proprietari ignorano è che cani e umani reagiscono in modo molto diverso alle stesse sostanze. Questo principio si applica perfettamente ai funghi. Secondo la North American Mycological Association (NAMA), mentre il 99% dei funghi ha poca o nessuna tossicità, l’1% altamente tossico può causare problemi potenzialmente letali nei nostri animali domestici.

Un dato sorprendente è che i cani sembrano avere un’attrazione particolare per alcuni dei funghi più pericolosi. L’Amanita phalloides e le specie di Inocybe, ad esempio, attirano i cani probabilmente a causa del loro odore di pesce. Non è solo una questione di attrattiva, ma anche di sensibilità: alcune sostanze come la muscarina, presente in specie di Inocybe e Clitocybe, possono essere letali per i cani mentre raramente causano fatalità negli esseri umani.

Funghi per i cani: quelli commestibili per l'uomo sono davvero sicuri anche per i cani?

Funghi specificamente pericolosi per i cani

Alcune specie di funghi meritano una particolare attenzione:

  • Amanita phalloides: conosciuta anche come “Tallo della Morte”, è letale sia per gli umani che per i cani.
  • Amanita muscaria e Amanita pantherina: contengono acido ibotenico e muscimolo, sostanze che raramente sono letali per gli umani ma possono causare la morte nei cani. È interessante notare che i cani spesso le consumano attratti dal loro odore di pesce.
  • Specie di Scleroderma: alcune possono essere mortali per i cani (e i maiali) ma non per gli umani, per ragioni ancora non completamente comprese dalla scienza.

Reazioni particolari e sintomi nei cani

I cani che ingeriscono funghi tossici mostrano reazioni specifiche. Nel caso dell’Amanita muscaria o Amanita pantherina, entrano tipicamente in un sonno profondo simile al coma alcune ore dopo l’ingestione. Il recupero avviene generalmente dopo circa 6 ore, ma può estendersi fino a 72 ore.

Un aspetto critico da considerare è che la somministrazione di atropina a un cane che ha consumato queste specie può intensificare il sonno comatoso, aumentando significativamente la possibilità di morte.

Per le intossicazioni da amatossine (presenti in funghi come Amanita phalloides, Amanita bisporigera o Amanita ocreata), i sintomi sono caratterizzati da:

  1. Un ritardo di 6-12 ore nella manifestazione dei sintomi 
  2. Gravi disturbi gastrointestinali
  3. Rifiuto di mangiare o bere

Molti cani muoiono ogni anno proprio a causa dell’ingestione di funghi contenenti amatossine.

I funghi commestibili sono davvero sicuri?

Alla luce di queste informazioni, è lecito chiedersi se i funghi commestibili per l’uomo siano effettivamente sicuri per i cani. La risposta richiede cautela: anche se un fungo è considerato sicuro per il consumo umano, non significa automaticamente che lo sia anche per i nostri animali domestici.

La diversa sensibilità dei cani a determinati composti presenti nei funghi suggerisce che anche specie normalmente non tossiche per l’uomo potrebbero provocare reazioni avverse nei cani. La mancanza di studi completi sulla sicurezza dei funghi commestibili nei cani rende difficile stabilire linee guida definitive.

Cosa fare in caso di sospetta intossicazione

Se sospetti che il tuo cane abbia ingerito funghi potenzialmente tossici, ecco i passi da seguire:

  1. Contatta immediatamente il tuo veterinario o un ospedale veterinario d’emergenza
  2. Se possibile, raccogli un campione dello stesso fungo o funghi dal luogo in cui sono stati trovati
  3. Conserva il materiale in un sacchetto di carta o carta cerata (non plastica) e refrigeralo fino all’esame
  4. Documenta dove sono stati raccolti i funghi, in caso di contaminazione da pesticidi o metalli pesanti

L’importanza della consulenza veterinaria specializzata

Considerando la complessità dell’argomento e i potenziali rischi, è fondamentale sottolineare che l’introduzione di qualsiasi tipo di fungo nella dieta canina dovrebbe avvenire esclusivamente sotto prescrizione medico veterinaria.

Non tutti i veterinari hanno una formazione approfondita in nutrizione. Per questo motivo, è consigliabile rivolgersi a un veterinario specializzato in nutrizione, in grado di valutare correttamente i rischi e i benefici potenziali legati all’introduzione di funghi nella dieta del tuo cane.

Conclusione

La questione della sicurezza dei funghi commestibili per i cani rimane in parte irrisolta. Mentre per noi umani molte specie di funghi rappresentano ingredienti sicuri e nutrienti, la diversa fisiologia dei cani e la loro particolare sensibilità ad alcuni composti fungini suggeriscono un approccio estremamente cauto.

La regola d’oro rimane quella di non permettere mai al proprio cane di consumare funghi trovati in giardino o durante passeggiate, e di introdurre funghi nella dieta solo sotto stretto controllo veterinario da parte di professionisti specializzati in nutrizione animale.

La salute del nostro fedele compagno a quattro zampe merita sempre la massima attenzione e il supporto di esperti qualificati, soprattutto quando si tratta di alimentazione e possibili sostanze tossiche.

Articolo della Dr.ssa Monica Serenari, DVM

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Il gatto anziano non mangia? Ecco cosa sapere (e fare)

giovedì, 05 Giugno 2025 by Gruppo Nutravet
Il gatto anziano non mangia

Se vivi con un gatto da tanti anni, è probabile che prima o poi ti sia trovato a fare i conti con un cambiamento nelle sue abitudini alimentari. In particolare, quando un gatto anziano smette di mangiare o riduce in modo significativo la quantità di cibo, è normale sentirsi preoccupati.

In questo articolo vediamo insieme quando è davvero il caso di preoccuparsi, quali segnali osservare con attenzione, e soprattutto cosa puoi fare, prima di tutto, a casa, e in secondo luogo con l’aiuto del veterinario.

Il gatto anziano non mangia: perché è così grave se un gatto non mangia

A differenza del cane, il gatto è un animale che non può permettersi lunghi digiuni. È un fatto metabolico: bastano pochi giorni senza cibo per andare incontro a problemi seri, come ad esempio la steatosi epatica, una condizione in cui il fegato si riempie di grasso e smette di funzionare correttamente.

In più, il gatto è un predatore… ma anche una preda. Questo significa che tende a mascherare i sintomi di malessere per non mostrarsi debole. Così può succedere che l’unico segnale evidente di qualcosa che non va, sia proprio il rifiuto del cibo.

Quindi, se un gatto anziano smette di mangiare, non aspettare: rivolgiti quanto prima al veterinario.

Quando oltre al cibo rifiuta anche l’acqua

Il gatto anziano non mangia

Se oltre a non mangiare, il tuo gatto smette anche di bere, la situazione si fa ancora più delicata. L’idratazione è fondamentale, e se non beve né assume liquidi dal cibo (per esempio attraverso l’umido), è molto probabile che ci sia una patologia sottostante da indagare.

Al contrario, anche un gatto che beve tanto ma non mangia può essere un segnale di qualcosa che non va, ad esempio una malattia renale cronica, una delle condizioni più frequenti nei gatti in età avanzata.

Il gatto anziano non mangia: Cosa puoi controllare a casa

Ci sono alcuni accorgimenti che puoi provare prima ancora di fare visite ed esami, soprattutto se il tuo gatto è in una fase iniziale di inappetenza.

1. Verifica l’ambiente dove mangia

Sembra banale, ma l’ambiente in cui il gatto mangia può fare una grande differenza. I gatti più anziani, ad esempio, potrebbero non riuscire più a raggiungere la ciotola se è posizionata in alto o in un luogo scomodo.

Prova a mettere la ciotola in un punto facilmente accessibile, magari su un piano basso e lontano dalle pareti. Ricorda che i gatti preferiscono controllare visivamente lo spazio mentre mangiano: se non si sentono al sicuro, potrebbero evitare del tutto il pasto.

2. Controlla la ciotola

Anche la forma e la pulizia della ciotola contano molto. I gatti preferiscono ciotole basse e larghe, o addirittura piattini, per evitare che le vibrisse tocchino i bordi. Inoltre, la ciotola dovrebbe essere lavata ogni giorno: odori residui o sporco possono bastare per far rifiutare il pasto, soprattutto a un gatto anziano più sensibile.

3. Prova a cambiare alimento

Anche se il tuo gatto ha sempre mangiato un certo tipo di crocchette o cibo umido, non è detto che le sue preferenze non cambino con l’età. Potresti provare:

  • A passare dal secco all’umido, o viceversa.
  • A offrire nuovi gusti o consistenze.
  • A scaldare leggermente il cibo per renderlo più appetibile.

Se noti un miglioramento temporaneo, ma poi tutto torna come prima, è comunque importante rivolgersi al veterinario: l’inappetenza potrebbe essere un segnale intermittente di una malattia più seria.

I campanelli di allarme da non ignorare

A volte l’inappetenza è solo la punta dell’iceberg. Ecco altri segnali da tenere d’occhio, soprattutto in un gatto anziano:

  • Perdita di peso: spesso difficile da notare, soprattutto se il gatto è sempre stato un po’ rotondetto. Può sembrare “più in forma”, ma è un segnale d’allarme.
  • Pelo in cattive condizioni: può diventare opaco, secco, o al contrario troppo grasso e untuoso, magari separandosi in ciocche.
  • Cambiamenti nel comportamento: miagolii insoliti, aumento della vocalizzazione o richieste di attenzioni più frequenti.
  • Sintomi fisici: vomito, rigurgito, stitichezza (più comune della diarrea nel gatto), letargia.

Cosa farà il veterinario

Se il gatto anziano continua a non mangiare o mostra uno dei segnali sopra, il veterinario inizierà con una visita clinica completa. Tramite la palpazione e l’osservazione del comportamento potrà capire se ci sono dolori o anomalie.

A seguire, probabilmente verranno consigliati alcuni esami del sangue, in particolare per valutare i valori renali, vista la frequenza della malattia renale cronica nei gatti anziani. Ma ci sono anche altre condizioni che possono dare inappetenza:

  • Malattie intestinali croniche
  • Linfoma
  • Problemi al fegato (epatopatie)
  • Triadite (infiammazione combinata di fegato, pancreas e intestino)
  • Malattie infettive

Se gli esami del sangue non danno risposte chiare, si potrà proseguire con controlli più approfonditi su cuore, tiroide o altri organi.

Conclusioni

Il gatto anziano che non mangia non è solo “capriccioso” o “vecchietto”. È un sintomo importante, che merita attenzione e indagini approfondite. Prima di pensare al peggio, puoi osservare e provare a modificare ambiente e alimentazione. Ma se la situazione non migliora in pochi giorni, non perdere tempo: una visita veterinaria può fare la differenza.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Dieta casalinga per cani: i vantaggi

giovedì, 29 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Dieta casalinga per cani e gatti

Negli ultimi anni sempre più proprietari stanno scegliendo di nutrire il proprio cane con una dieta casalinga, abbandonando crocchette e scatolette in favore di alimenti freschi, selezionati e preparati direttamente in casa. Ma quali sono i veri vantaggi di questo tipo di alimentazione? E perché così tante persone si stanno orientando in questa direzione?

Vediamolo insieme, punto per punto, sfatando anche qualche falso mito lungo la strada.

Controllo totale su ingredienti e qualità

Il primo e forse più evidente vantaggio della dieta casalinga è che sai esattamente cosa mangia il tuo cane. Nessun ingrediente misterioso, nessun sottoprodotto animale non meglio identificato, niente farine di dubbia provenienza. Sei tu a scegliere la carne, il pesce, le verdure, le uova, i cereali o le fonti di amido, tutto in base a quello che è più adatto al tuo cane.

Con una dieta casalinga puoi adattare la qualità degli alimenti al livello che ritieni più sicuro e salutare, esattamente come fai con il tuo cibo. Questo è particolarmente importante in un periodo in cui sempre più spesso si sente parlare di ritiri di prodotti industriali per contaminazioni o errori di produzione.

Adattamento personalizzato in base a età, peso, salute e stile di vita

Dieta casalinga per cani e gatti

Ogni cane è un individuo a sé. C’è il cane iperattivo che brucia tantissimo, quello più tranquillo che tende a ingrassare, quello anziano che ha bisogno di un supporto per le articolazioni, e quello con problemi digestivi che ha sempre avuto difficoltà con le crocchette.

La dieta casalinga permette di adattare in modo preciso i nutrienti in base alle reali esigenze del tuo cane.

Si può personalizzare il tipo e la quantità di proteine, ridurre o aumentare i grassi, bilanciare le fibre, aggiungere integratori specifici se necessari. Tutto ciò è quasi impossibile con un’alimentazione industriale, che per sua natura è standardizzata.

Maggiore digeribilità e appetibilità

Molti proprietari raccontano che, passando a una dieta casalinga, il cane ha iniziato a mangiare con più gusto. È normale: il cibo fresco ha un odore, un sapore e una consistenza completamente diversi rispetto a quello industriale, e anche i cani, come noi, apprezzano il buono.

Inoltre, gli alimenti freschi e cotti in modo semplice sono più digeribili, soprattutto per quei cani che soffrono di gonfiori, feci molli, alitosi o altri piccoli disturbi digestivi. In molti casi, una dieta casalinga ben formulata migliora visibilmente la qualità delle feci, la regolarità intestinale e anche l’alito.

Può migliorare la salute del cane

Una dieta casalinga ben bilanciata può contribuire in modo significativo a migliorare la salute generale del cane. Alcuni effetti che i proprietari notano più frequentemente sono:

  • Pelo più lucido e meno forfora
  • Migliore tono muscolare
  • Più energia durante la giornata
  • Diminuzione delle infiammazioni cutanee o gastrointestinali
  • Migliore risposta immunitaria

Questo succede perché con una dieta fresca e naturale si riducono spesso gli ingredienti pro-infiammatori o gli additivi presenti nel cibo industriale, favorendo invece nutrienti di alta qualità e ben assimilabili.

È utile anche in caso di patologie

Molti cani, purtroppo, si trovano a dover convivere con patologie croniche, come problemi renali, epatici, intestinali, allergie alimentari o sovrappeso. In questi casi, la dieta diventa una vera e propria terapia.

Con la dieta casalinga, è possibile costruire un piano alimentare su misura, scegliendo con precisione gli alimenti più adatti, le cotture più tollerate e gli integratori specifici. Questo approccio può affiancare le cure veterinarie e migliorare la qualità della vita del cane in modo concreto.

Sfatiamo un mito: no, non basta improvvisare

Attenzione però: una dieta casalinga non è semplicemente riso, pollo e carote!
Per essere davvero sana ed equilibrata, ha bisogno di essere formulata da un professionista, in modo che siano presenti tutti i nutrienti essenziali: proteine, grassi, carboidrati, vitamine e minerali nelle giuste proporzioni.

Proprio come per noi, anche per il cane un’alimentazione squilibrata nel tempo può portare a carenze importanti. Ma una volta impostato un buon piano, cucinare per il proprio cane diventa semplice e soddisfacente, oltre che estremamente benefico.

Un modo per prendersi cura del cane, anche a tavola

Infine, molti proprietari raccontano che preparare la pappa per il proprio cane diventa un gesto quotidiano di affetto e attenzione. È un momento in cui ci si sente più coinvolti, più partecipi del benessere del proprio cane.

Certo, richiede un po’ di tempo, un minimo di organizzazione e la disponibilità a imparare, ma i benefici in termini di salute e relazione sono davvero importanti.

Conclusione

La dieta casalinga, se fatta bene e con le giuste competenze, offre una lunga serie di vantaggi reali e tangibili per la salute del cane. Non si tratta solo di moda, ma di un approccio nutrizionale serio, consapevole e sempre più apprezzato da chi vuole il meglio per il proprio cane.

Parlane con il tuo veterinario o un nutrizionista esperto in alimentazione del cane e scopri se può essere la scelta giusta anche per te.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Disturbi alimentari nel gatto: quando il cibo diventa un problema

giovedì, 22 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Disturbi alimentari nel gatto

Chi vive con un gatto lo sa: il loro rapporto con il cibo può essere… complicato. C’è il gatto che mangia solo un preciso tipo di croccantino al gusto salmone di quella marca lì, e c’è quello che sembra sempre affamato e non si sazia mai. Alcuni comportamenti sono assolutamente normali per il gatto, altri invece possono nascondere disturbi alimentari veri e propri. In questo articolo proviamo a fare un po’ di chiarezza su quando preoccuparsi e, soprattutto, cosa fare.

Gatti selettivi o gatti con disturbi restrittivi?

Partiamo da un dato di fatto: i gatti sono schizzinosi. Alcuni sono neofobici, cioè evitano i cibi nuovi, mentre altri, più rari, sono neofili, ovvero amano assaggiare cose diverse. Altri ancora rientrano nella categoria “antiapostatici”, ossia iniziano a rifiutare un cibo semplicemente perché lo vedono troppo spesso nella ciotola. Tutto questo rientra in un comportamento normale per un gatto.

Il problema si pone quando il gatto mangia solo ed esclusivamente un determinato alimento, e rifiuta tutto il resto, anche a costo di digiunare per giorni. Questo comportamento, anche se il gatto apparentemente “mangia”, non è sano. Dietro può esserci una componente ansiosa o una patologia intestinale cronica. In questi casi, il consiglio è semplice: niente fai-da-te, meglio rivolgersi subito al veterinario. E mai, mai forzare un gatto lasciandolo senza cibo: per lui il digiuno prolungato può essere pericolosissimo.

Disturbi alimentari nel gatto: Anoressia e disoressia nel gatto

Diverso è il caso in cui il gatto smette completamente di mangiare o modifica improvvisamente le sue abitudini alimentari: parliamo di anoressia o disoressia. Se il problema è comparso da pochi giorni, potrebbe trattarsi di stress acuto, febbre o infezioni. Se invece il comportamento persiste, è fondamentale approfondire, perché i gatti, da predatori e prede che sono, tendono a nascondere i sintomi di malessere fino a quando la situazione non è seria.

Attenzione anche a dove mettete la ciotola: i gatti vogliono sentirsi sicuri mentre mangiano. Evitate angoli stretti, pareti vicine, o – peggio – la ciotola vicino alla lettiera. La posizione sbagliata può portare il gatto a mangiare di meno o a evitare del tutto il cibo.

Quando il gatto mangia troppo: polifagia e bulimia

Disturbi alimentari nel gatto

Un altro segnale da non sottovalutare è l’opposto: il gatto che inizia a mangiare troppo. In campo veterinario, si parla più spesso di polifagia che di bulimia. Questo comportamento può avere cause organiche importanti, come l’ipertiroidismo o il diabete mellito. In questi casi, oltre all’aumento dell’appetito, potreste notare altri segnali come aumento della sete, perdita di peso o comportamenti aggressivi se non riceve cibo.

Ma non sempre la polifagia ha origine fisica. Alcuni gatti cercano continuamente cibo per noia, ansia o bisogno di attenzioni. Oppure, mangiano troppo perché il cibo che ricevono è sbilanciato: troppe calorie, pochi nutrienti. Se un gatto non assume abbastanza proteine, tenderà a cercare altro cibo, anche se è già sazio da un punto di vista energetico.

Pica: quando il gatto mangia ciò che non dovrebbe

Avete mai visto un gatto mordicchiare o inghiottire tessuti, plastica o carta? Questo comportamento si chiama pica e non è mai da sottovalutare. Raramente può essere legato alla polifagia (ad esempio se il materiale è “sporco” di cibo), ma nella maggior parte dei casi segnala problemi intestinali cronici o ansia.

In queste situazioni si parla spesso di Asse Intestino-Cervello, cioè di quel legame strettissimo tra salute intestinale e benessere mentale. Per questo motivo, affrontare la pica richiede un approccio integrato: servono analisi veterinarie, valutazioni comportamentali e consigli nutrizionali mirati.

Polidipsia: se il gatto beve troppo

Anche se parliamo di cibo, non possiamo dimenticare l’acqua. Un aumento dell’assunzione di acqua, chiamato polidipsia, può essere il primo campanello d’allarme di patologie come insufficienza renale cronica, ipertiroidismo o diabete. Se notate che il vostro gatto va più spesso alla ciotola dell’acqua o urina più frequentemente, è il caso di prenotare una visita veterinaria.

Conclusioni

I disturbi alimentari nel gatto sono più comuni di quanto si pensi, ma anche facilmente sottovalutati. Capire se il nostro gatto ha solo gusti difficili o se dietro c’è un problema più serio richiede attenzione, osservazione e spesso il supporto di un veterinario. Ricordiamoci che ogni cambiamento, piccolo o grande, nelle sue abitudini alimentari non va mai ignorato.

La regola d’oro? Fidiamoci del nostro istinto: se qualcosa ci sembra strano, è meglio fare un controllo in più che uno in meno. Il nostro gatto non parla, ma comunica con i suoi comportamenti. Sta a noi imparare ad ascoltarlo.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Cane e ciliegie: può mangiarle?

mercoledì, 14 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Il cane può mangiare le ciliegie?

Le ciliegie, con il loro sapore dolce e succoso, sono un frutto amatissimo durante la stagione estiva. Ma ti sei mai chiesto se il tuo cane può mangiarle? È una domanda comune tra i proprietari di cani che desiderano condividere le delizie estive con i loro amici a quattro zampe. Vediamo insieme i benefici, i rischi e le precauzioni da prendere prima di dare questo frutto al tuo cane.

Benefici delle ciliegie per i cani

Le ciliegie sono ricche di nutrienti benefici che possono essere utili anche per i cani:

Antiossidanti: contengono vitamina C e beta-carotene, due potenti antiossidanti che aiutano a combattere i radicali liberi e a sostenere il sistema immunitario del cane.

Minerali: sono una buona fonte di potassio, che è essenziale per la funzione muscolare e nervosa.

Fibre: La fibra presente nelle ciliegie può aiutare a mantenere la salute digestiva del cane.

Rischi delle ciliegie per i cani

Il cane può mangiare le ciliegie?

Nonostante i benefici, le ciliegie presentano anche dei rischi significativi per i cani:

Nocciolo: Il rischio principale è rappresentato dall’ingestione del nocciolo. I noccioli contengono cianuro, che è tossico se ingerito in grandi quantità. Inoltre, i noccioli possono causare occlusioni intestinali, soprattutto nei cani di taglia piccola o media.

Zuccheri: contengono molti zuccheri naturali, che non sono ideali per la dieta dei cani. Un eccesso di zuccheri può portare a problemi digestivi e, a lungo termine, a condizioni come il diabete.

Effetto lassativo: come le prugne, hanno un effetto lassativo che può causare diarrea nei cani se consumate in grandi quantità.

Quante ciliegie dare al cane e come farlo

Se decidi di dare ciliegie al tuo cane, è importante farlo con moderazione e prendendo alcune precauzioni:

Rimozione del nocciolo: Assicurati sempre di rimuovere il nocciolo e il gambo prima di dare le ciliegie al tuo cane. Anche una piccola quantità di cianuro può essere pericolosa.

Quantità limitata: Per un cane di taglia piccola, una ciliegia ogni tanto può essere sufficiente. Per i cani di taglia media, una ciliegia al giorno può essere adeguata, mentre per i cani di taglia grande, si possono dare due o tre ciliegie al giorno, ma non tutti i giorni, per evitare fermentazioni intestinali.

Cosa fare se il cane mangia il nocciolo

Se il tuo cane dovesse accidentalmente mangiare una ciliegia con il nocciolo, è importante agire rapidamente:

Consulta il veterinario: Contatta immediatamente il tuo veterinario per ricevere consigli su cosa fare. Potrebbe essere necessario indurre il vomito o eseguire un’endoscopia per rimuovere il nocciolo.

Monitoraggio: Se il nocciolo è già passato nello stomaco, il veterinario potrebbe suggerire di monitorare il cane per segni di disagio o occlusione intestinale. Non aspettare che i sintomi peggiorino; un intervento tempestivo può prevenire complicazioni gravi.

Conclusioni

In conclusione, le ciliegie possono essere un’aggiunta occasionale alla dieta del tuo cane, ma solo se somministrate con attenzione. Rimuovi sempre i noccioli e limita la quantità di ciliegie per evitare problemi digestivi e di salute. Come sempre, consulta il tuo veterinario prima di introdurre nuovi alimenti nella dieta del tuo cane per garantire che siano sicuri e appropriati. Con le giuste precauzioni, puoi condividere il piacere di questo delizioso frutto estivo con il tuo cane, in modo sicuro e salutare.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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Latte in polvere per gattini: tutto quello che devi sapere

giovedì, 08 Maggio 2025 by Gruppo Nutravet
Latte in polvere per gattini

Chi ha un gatto lo sa: la vita con loro può riservare sorprese di ogni tipo, comprese situazioni in cui ci si ritrova con un gattino piccolissimo da accudire. Capita più spesso di quanto si pensi di imbattersi in un gattino neonato, magari con gli occhi ancora chiusi, abbandonato o orfano, e in quel caso sapere come nutrirlo correttamente può fare la differenza tra la vita e la morte.

Se ti stai chiedendo come comportarti in queste circostanze, partiamo da un concetto chiave: il latte in polvere per gattini è l’unica alternativa valida al latte materno, ma deve essere scelto con attenzione e somministrato nel modo giusto.

Il periodo neonatale: una fase cruciale

Le prime settimane di vita di un gattino sono critiche. Questo periodo si chiama fase neonatale e comprende i primi 20-25 giorni dopo la nascita. In questo lasso di tempo, il gattino si sviluppa molto rapidamente e acquisisce le prime difese immunitarie attraverso il colostro, il primo latte prodotto dalla madre nelle prime 36-48 ore dopo il parto.

Se il gattino non ha avuto accesso al colostro, è più esposto alle malattie, e va quindi seguito con ancora più attenzione, magari anche con il supporto di un veterinario.

Va detto che, quando possibile, la soluzione migliore resta quella di affidare il gattino a una gatta balia, ovvero una femmina che ha appena partorito e che potrebbe accettare il piccolo. È una pratica più diffusa di quanto si pensi e grazie ai social è diventato più facile trovare aiuto anche in questo senso.

Latte in polvere per gattini: perché è fondamentale

Latte in polvere per gattini

Veniamo al punto cruciale: no, il latte vaccino non va bene per un gattino. Anche se l’istinto potrebbe spingerti a scaldare una tazza di latte per neonati umani o quello da frigo che hai in casa, sappi che il latte della mucca è troppo povero di proteine e grassi e troppo ricco di lattosio per essere digerito dal gatto, che è un carnivoro stretto. Il risultato? Il rischio concreto di diarrea, disidratazione e perfino morte.

Il latte in polvere per gattini, invece, è formulato appositamente per soddisfare i fabbisogni nutrizionali del gatto appena nato: ha alta densità energetica, è povero di lattosio e ricco di proteine, grassi buoni, vitamine e aminoacidi essenziali.

Cosa deve contenere un buon latte in polvere per gattini?

Quando scegli un latte in polvere, controlla sempre l’etichetta. Ecco cosa non dovrebbe mancare:

  • Proteine almeno al 32-33% (su sostanza secca).
  • Grassi oltre il 30%.
  • Taurina, aminoacido essenziale per il gatto.
  • DHA (acido docosaesaenoico), un Omega-3 fondamentale per lo sviluppo cerebrale e cognitivo.

Se il DHA non è incluso, meglio integrarlo a parte. È fondamentale per uno sviluppo corretto del sistema nervoso.

Dove si compra?

Il latte in polvere per gattini si trova in:

  • Negozi per animali
  • Farmacie
  • Online (siti specializzati o marketplace generici)

Il costo non è proibitivo, ma se devi allattare più gattini, il consumo può diventare importante. Cerca sempre di scegliere un prodotto di qualità, anche se nelle prime ore potresti dover usare quello che trovi subito. Poi, però, è bene restare fedeli a una marca per evitare problemi digestivi dovuti al cambio improvviso.

Quanto latte somministrare?

Le dosi variano in base alla marca e sono sempre indicate in etichetta. L’importante è:

  • Suddividere le dosi in più poppate giornaliere (anche ogni 2-3 ore nelle prime settimane).
  • Non forzare mai il gattino: quando è sazio, smette spontaneamente.
  • Evitare di dare troppo latte in una sola volta per non rischiare indigestioni.

Verso le 2-3 settimane di vita, si può passare gradualmente a dare latte ogni 6-8 ore, fino all’inizio dello svezzamento.

Come si prepara e si somministra

Il latte in polvere va preparato al momento, sciogliendo bene la polvere in acqua calda ma non bollente. Può essere conservato ricostituito in frigo per 24-48 ore, ma va sempre scaldato a temperatura corporea prima dell’uso (35-37°C). Puoi fare la prova della goccia sul polso, proprio come si fa con i neonati umani.

Per la somministrazione:

  • Evita di tenere il gattino sdraiato sulla schiena.
  • Usa siringhe senza ago solo in emergenza.
  • Meglio procurarsi biberon con tettarelle adatte (ci sono in commercio tettarelle specifiche per gattini).
  • Il foro della tettarella deve essere della dimensione giusta: se troppo grande, il gattino rischia di affogarsi; se troppo piccolo, si stancherà prima di bere abbastanza.

Controlla anche che la tettarella sia priva di BPA, una sostanza chimica nociva (perturbatore endocrino) da evitare.

In conclusione

Allattare un gattino orfano è un gesto di grande generosità, ma richiede impegno, attenzione e conoscenza. Il latte in polvere per gattini è uno strumento essenziale per garantire loro una crescita sana, soprattutto nei primissimi giorni di vita. Basta scegliere bene, seguire le dosi e le indicazioni del produttore, e magari farsi aiutare da un veterinario per i primi tempi.

Ricorda: ogni gattino ha il suo ritmo e le sue esigenze, ma con un po’ di pazienza e le informazioni giuste, puoi davvero fare la differenza nella sua vita.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Il gatto annusa il cibo e non mangia, perché?

mercoledì, 30 Aprile 2025 by Gruppo Nutravet
Il gatto annusa il cibo e non mangia

Se hai un gatto, probabilmente ti è capitato almeno una volta di offrirgli del cibo, vederlo avvicinarsi alla ciotola, annusare con attenzione… e poi voltarsi e andarsene come se nulla fosse. E magari tu resti lì a chiederti: “Ma non aveva fame?” Tranquillo, non sei solo. Questo comportamento è piuttosto comune tra i gatti, e le ragioni possono essere più complesse di quanto sembri.

Il gatto annusa il cibo e non mangia: Gusti difficili e naso ipersensibile

I gatti non sono come i cani. Non mangiano “per fame” qualunque cosa trovino nella ciotola. Hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato, e per loro l’odore del cibo è fondamentale. Se qualcosa non li convince all’olfatto, anche solo un dettaglio, spesso decidono di non mangiare, anche se hanno lo stomaco che brontola.

Un cibo con un odore di grasso irrancidito, una nota acida o semplicemente una variazione rispetto all’odore abituale può bastare per far scattare il rifiuto. Questo vale anche per alimenti che magari sono ancora buoni dal punto di vista umano, ma che per un gatto risultano inaccettabili.

Il gatto non è un “ripulitore”

In natura, il gatto è un cacciatore solitario, e tende a mangiare subito la sua preda. Non conserva gli avanzi, né torna a finire qualcosa dopo ore. A differenza del cane, che ha una natura più “spazzina” ed è capace di mangiare cibo trovato e non proprio fresco, il gatto ha standard molto alti in fatto di freschezza e qualità dell’alimento.

Ecco perché un alimento che a noi sembra ancora perfettamente commestibile, per un gatto può essere considerato “vecchio” o alterato, solo in base all’odore.

Il gatto annusa il cibo e non mangia: quando l’odore dà fastidio: la nausea

Il gatto annusa il cibo e non mangia

Un’altra spiegazione molto comune di questo comportamento è la nausea lieve. Il gatto può mostrarsi interessato al cibo, avvicinarsi alla ciotola, ma poi l’intensificarsi dell’odore può innescare quella sensazione sgradevole che lo porta ad allontanarsi. Se questo succede con cibo che solitamente apprezza, è bene non sottovalutare il segnale e consultare il veterinario.

La nausea può essere il sintomo iniziale di molte patologie, anche serie. Meglio non aspettare troppo.

Quando è il caso di preoccuparsi?

Il digiuno nel gatto non va mai preso alla leggera. I gatti non sono animali adatti a digiunare a lungo e, soprattutto se in sovrappeso, possono sviluppare rapidamente una condizione molto pericolosa chiamata steatosi epatica.

Se il tuo gatto non mangia nulla per 24 ore, è il caso di contattare subito il veterinario. Se mangia pochissimo per due giorni consecutivi, anche in quel caso è il momento di agire.

Attenzione anche a eventuali altri sintomi associati, come:

  • difficoltà a urinare o assenza di urina nella lettiera,
  • aumento della sete o dell’urinazione,
  • diarrea,
  • vomito,
  • apatia o debolezza.

In presenza di questi segnali, non aspettare neanche 12 ore: portalo subito in clinica.

Cosa fare se il gatto non mangia

Capire cosa fare dipende molto dal contesto. Ecco alcune situazioni comuni:

1. Hai appena cambiato tipo di cibo?
È normale che il gatto sia diffidente verso qualcosa di nuovo. Prova a reintrodurre gradualmente il vecchio cibo insieme a quello nuovo. Serve pazienza.

2. Ha sempre mangiato quel cibo, ma ora non lo vuole più?
Potrebbe semplicemente essersi stancato. I gatti possono essere molto selettivi e cambiare preferenze nel tempo. Offrigli un’alternativa, ma senza insistere troppo.

3. Rifiuta tutto, anche il cibo che di solito adora?
Qui suona un campanello d’allarme. Se in più noti anche qualche sintomo fisico, vai dal veterinario senza indugi.

La regola d’oro

Un gatto che non mangia nulla per più di 24-48 ore è un’emergenza. Non pensare che sia solo un capriccio. Non forzarlo mai a mangiare cibo che rifiuta, ma non lasciare che il digiuno si prolunghi. Se non si trova una soluzione rapida, c’è il rischio che la sua salute venga compromessa seriamente.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Il cane non mastica il cibo, perché?

giovedì, 24 Aprile 2025 by Gruppo Nutravet
Il cane non mastica il cibo, perché

Chi vive con un cane lo sa: spesso mangia così in fretta che ci si chiede se abbia effettivamente masticato. A volte il pasto finisce prima ancora che noi abbiamo avuto il tempo di sederci a tavola! Ma perché i cani non masticano come facciamo noi? È un comportamento normale o c’è qualcosa da correggere? Vediamolo insieme.

Masticazione? Non come ce la immaginiamo noi

Prima di tutto, è importante capire che il cane non è progettato per masticare il cibo a lungo, come fanno gli esseri umani. I cani sono carnivori, e il loro modo di mangiare rispecchia la loro natura. Anche quando un cane mastica, lo fa in maniera molto diversa rispetto a noi: qualche morso veloce, poi via con la deglutizione.

Negli erbivori e onnivori, la masticazione è una fase importante della digestione, perché la saliva contiene enzimi (come l’amilasi) che iniziano a scomporre i carboidrati già in bocca. Nei cani, questo processo non avviene, perché non possiedono amilasi salivare. La loro digestione comincia davvero solo una volta che il cibo arriva nello stomaco.

Inoltre, i cani non hanno bisogno di “assaporare” ciò che mangiano per capire se è tossico o meno. I vegetali velenosi in natura, ad esempio, spesso hanno un sapore amaro facilmente riconoscibile. Ma per un carnivoro questa difesa naturale non serve molto. Quindi il cane tende a divorare il cibo, non a gustarlo.

Ma alcuni cani ingoiano tutto senza nemmeno un morso… perché?

Il cane non mastica il cibo, perché?

Una cosa è masticare poco, un’altra è non masticare affatto. E ci sono cani che, letteralmente, ingoiano il boccone intero. Vediamo alcune delle cause più comuni.

1. È un cane vorace

Questa è la causa più diffusa. Alcuni cani, per indole o per razza, hanno un approccio molto vorace al cibo. Pensiamo al Labrador: uno dei campioni in questo senso. In questi casi, il cane non ha un buon sistema di autoregolazione e tende a divorare tutto il pasto in pochi secondi, anche a rischio di ingoiare cose non commestibili, come plastica o carta.

Questo comportamento, se non gestito, può portare a problemi seri, come occlusioni intestinali, soprattutto se il cane ingoia oggetti interi senza masticarli. Anche se lo stomaco del cane è molto resistente e in grado di digerire anche pezzi di cibo molto grandi, non è fatto per gestire materiali non digeribili.

2. È ansioso

Alcuni cani mangiano rapidamente non per fame, ma perché sono stressati o ansiosi. Questo comportamento, a volte, può trarre in inganno: sembra fame, ma è una reazione emotiva. Un po’ come noi quando mangiamo compulsivamente per nervosismo.

In questi casi, l’ansia va affrontata alla radice. Le ciotole anti-ingozzamento (quelle a forma di labirinto) possono aiutare, ma non sono la soluzione al problema. Anzi, se usate senza lavorare sull’ansia vera e propria, possono aumentare la frustrazione del cane.

3. Ha dolore ai denti

Anche se meno frequente, è possibile che il cane eviti di masticare perché ha dolore in bocca. Problemi ai denti o alle gengive possono rendere la masticazione scomoda o addirittura dolorosa. In questi casi, il cane potrebbe tenere il cibo in bocca per qualche secondo, ma poi lo ingoia intero per evitare di masticare.

Cosa fare se il cane non mastica?

Prima di tutto, bisogna capire il motivo. Non tutti i cani che mangiano in fretta lo fanno per le stesse ragioni. Proviamo a porci alcune domande:

  • Il cane è sottopeso o in perfetta forma?
  • Ha fame perché mangia poco o è vorace anche se è in sovrappeso?
  • È tranquillo mentre mangia o mostra segni di ansia?
  • Come sono i suoi denti? Ha alito cattivo, gengive infiammate, difficoltà a masticare snack duri?

Rispondere a queste domande può aiutarci a inquadrare meglio la situazione. Ma se il dubbio persiste, è sempre meglio rivolgersi a un veterinario esperto in nutrizione.

Qualche strategia utile

Nel frattempo, ci sono alcune cose che puoi fare per aiutare il tuo cane a mangiare in modo più sereno e sicuro:

  • Evita di usare ciotole anti-ingozzamento a caso. Possono andare bene solo se inserite in un percorso più ampio di gestione dell’ansia o della voracità.
  • Suddividi il pasto in porzioni più piccole. Puoi offrirle una alla volta, magari distribuendole in diverse zone della casa, per rallentare la velocità di assunzione.
  • Usa il cibo come stimolo mentale. Nascondi piccole quantità di cibo in giochi interattivi o tappeti olfattivi per rendere il pasto un momento più “lento” e coinvolgente.
  • Se sospetti dolore, prova a offrire cibo umido o omogeneizzato. È più facile da deglutire e non richiede sforzo da parte dei denti.

In conclusione

Non tutti i cani masticano, ed è normale fino a un certo punto. Ma quando il comportamento diventa eccessivo, va osservato con attenzione. La velocità con cui un cane mangia può dirci molto sul suo stato fisico e mentale.

Indagare le cause con l’aiuto di un professionista può fare la differenza per la salute del cane, sia in termini digestivi che comportamentali. E ricordiamoci sempre che anche un comportamento semplice come il modo in cui un cane mangia può essere una finestra importante sul suo benessere.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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L’orario migliore per il pasto del cane

giovedì, 17 Aprile 2025 by Gruppo Nutravet
L'orario migliore per il pasto del cane

Quando dare da mangiare al cane? Questa è una domanda che molti proprietari si pongono, spesso senza trovare una risposta definitiva. L’orario migliore per il pasto del cane esiste davvero? Oppure si tratta solo di una questione di abitudine? Scopriamo insieme quali sono le migliori strategie per gestire l’alimentazione del cane in modo ottimale.

L’orario migliore per il pasto del cane esiste, ma la cosa più importante è la regolarità

Uno degli aspetti più importanti da considerare è la regolarità. I cani si abituano velocemente a una routine, quindi è fondamentale offrire loro il cibo sempre agli stessi orari. Questo aiuta a regolare il metabolismo, a prevenire problemi digestivi e a ridurre eventuali ansie legate al momento del pasto.

Meglio un pasto unico o più pasti al giorno?

In base all’età e alla taglia del cane, il numero di pasti giornalieri cambia:

  • Cuccioli (fino ai 6 mesi): hanno bisogno di tre o quattro pasti al giorno, poiché il loro metabolismo è veloce e necessitano di energia costante.
  • Cani adulti (dai 6 mesi in su): solitamente si tende a dar loro due pasti al giorno (mattina e sera). Alcuni proprietari preferiscono offrire un solo pasto al giorno, ma questa pratica non è sempre raccomandata.
  • Cani anziani: anche per loro è consigliabile mantenere almeno due pasti al giorno, magari scegliendo alimenti più digeribili.

L’orario migliore per il pasto del cane: mattina e sera

L'orario migliore per il pasto del cane

Il miglior orario per far mangiare il cane dipende molto dallo stile di vita del proprietario e dalle esigenze del cane. In generale, un buon schema è il seguente:

  • Colazione: tra le 7:00 e le 9:00 del mattino
  • Cena: tra le 18:00 e le 20:00

Questo schema permette al cane di avere energia durante il giorno e di digerire il cibo prima di andare a dormire.

Cosa evitare?

Ci sono alcune abitudini da evitare per non creare problemi digestivi al cane:

  • Non dare da mangiare subito prima o dopo una passeggiata intensa: l’attività fisica subito dopo il pasto può favorire la torsione gastrica, un problema molto serio, specialmente nei cani di taglia grande.
  • Evitare pasti irregolari o improvvisi cambi di orario: il cane si abitua a un certo ritmo e gli sbalzi possono causare stress o disturbi digestivi.
  • Attenzione agli spuntini fuori pasto: se il cane riceve troppi bocconcini tra un pasto e l’altro, potrebbe perdere l’appetito o avere problemi di peso.

Il ruolo della fame e della voracità

Alcuni cani tendono a ingoiare il cibo senza masticare, come se avessero sempre fame. Questo comportamento può derivare da diverse cause, come:

  • Voracità naturale: alcune razze, come il Labrador, hanno una predisposizione a mangiare velocemente.
  • Ansia o stress: un cane che si sente insicuro potrebbe ingoiare velocemente il cibo per paura che gli venga tolto.
  • Abitudine sbagliata: se ha sempre mangiato in fretta, potrebbe aver sviluppato questa tendenza.

Per ridurre la voracità, si possono adottare alcuni accorgimenti, come suddividere il pasto in più porzioni, utilizzare ciotole anti-ingozzamento o spargere il cibo sul pavimento per rallentare il consumo.

Conclusione

Non esiste un orario perfetto valido per tutti i cani, ma ci sono alcune linee guida da seguire per garantire il loro benessere. L’importante è mantenere una routine costante, suddividere i pasti in modo equilibrato e fare attenzione a eventuali segnali di ansia o problemi digestivi. Con qualche piccolo accorgimento, l’orario dei pasti diventerà un momento sereno e salutare per il cane e per il suo proprietario.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Cani e fragole: possono mangiarle?

giovedì, 10 Aprile 2025 by Gruppo Nutravet
Cani e fragole

Le fragole sono tra i frutti simbolo della primavera e dell’estate, amate per il loro sapore dolce e rinfrescante. Ma possiamo condividerle con il nostro cane? La risposta è sì, con le giuste precauzioni. Vediamo insieme i benefici, le controindicazioni, le quantità consigliate e un’idea gustosa per offrire le fragole al nostro cane in modo sicuro e divertente.

Benefici delle fragole per il cane

Le fragole non sono solo gustose, ma apportano anche alcuni benefici alla salute del cane. Questo frutto è composto principalmente da acqua e zucchero, con un apporto calorico contenuto (circa 27 kcal per 100 g).

Dal punto di vista nutrizionale, le fragole contengono:

  • Vitamina C: potente antiossidante che supporta il sistema immunitario.
  • Acido folico (vitamina B9): essenziale per la sintesi del DNA e la crescita cellulare.
  • Flavonoidi: composti antiossidanti che aiutano a contrastare lo stress ossidativo.

Questi elementi rendono le fragole utili nel contrastare i radicali liberi e supportare il benessere generale del cane. Tuttavia, anche se i benefici sono interessanti, bisogna prestare attenzione ad alcuni aspetti prima di offrire le fragole al proprio cane.

Controindicazioni delle fragole per il cane

Cani e fragole

Nonostante i benefici, ci sono alcuni casi in cui le fragole non sono adatte ai cani:

  • Rischio di allergie: le fragole sono considerate alimenti con un elevato potenziale allergizzante. Se il cane ha già manifestato reazioni allergiche ad altri alimenti, potrebbe essere sensibile anche alle fragole.
  • Contenuto di zuccheri: pur essendo zucchero naturale (fruttosio), il metabolismo del cane non è predisposto per grandi quantità di zuccheri. Un eccesso potrebbe causare disturbi digestivi.
  • Diabete: i cani diabetici dovrebbero evitare le fragole, a causa del loro impatto sulla glicemia.

Se dopo aver dato una piccola quantità di fragole il cane manifesta sintomi come prurito, arrossamenti, vomito o diarrea, è consigliabile sospendere immediatamente e consultare il veterinario.

Quantità consigliate di fragole per il cane

La chiave è sempre la moderazione. Se il cane non ha allergie o problemi di salute, si possono offrire fragole nelle seguenti quantità:

  • Cani di piccola taglia: massimo 1 fragola piccola (circa 20 g) al giorno.
  • Cani di taglia media o grande: fino a 2-3 fragole piccole o una fragola grande.

Le fragole devono essere sempre fresche e di stagione (da aprile a giugno) per evitare frutti trattati con pesticidi o conservanti.

Come dare le fragole al cane

Oltre a offrirle fresche e tagliate a pezzi, possiamo preparare un gelato sano e gustoso per rendere lo spuntino ancora più invitante.

Ricetta: Gelato alla fragola per cani

Ingredienti:

  • 1 banana matura
  • 200 g di fragole fresche
  • 100 g di yogurt bianco intero senza zucchero (o kefir)

Preparazione:

  1. Sbucciare la banana e tagliarla a rondelle. Lavare e tagliare le fragole a pezzi.
  2. Congelare la frutta per almeno 24 ore.
  3. Tirare fuori la frutta dal freezer e lasciarla riposare per un’ora.
  4. Frullare la frutta con lo yogurt fino a ottenere una crema omogenea.
  5. Servire subito o congelare per creare una consistenza simile al gelato.

Dosi consigliate:

  • Cani di piccola taglia: massimo 2 cucchiai a settimana.
  • Cani di taglia media o grande: fino a 4 cucchiai a settimana.

Se il cane ha problemi con i latticini, è possibile preparare la stessa ricetta senza yogurt, utilizzando solo la frutta congelata.

Conclusione

Le fragole possono essere un’ottima aggiunta alla dieta del cane, a patto di offrirle in quantità moderate e con le giuste precauzioni. Grazie ai loro benefici nutrizionali, possono contribuire al benessere del cane, ma è sempre importante monitorare eventuali reazioni avverse. Con una scelta consapevole e attenta, possiamo rendere più varia e gustosa l’alimentazione del nostro cane, rispettandone le esigenze nutrizionali.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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Patologia cardiaca e nutrizione: cosa può fare l’alimentazione

giovedì, 03 Aprile 2025 by Gruppo Nutravet
Patologia cardiaca e nutrizione

Le patologie cardiache che possono colpire i nostri amici a quattro zampe sono numerose e molto comuni. Una corretta diagnosi effettuata da uno specialista in cardiologia, seguita da una terapia personalizzata, rappresenta sicuramente il primo passo per rallentare la progressione della patologia e garantire al paziente un’ottima qualità di vita. Anche l’alimentazione, spesso sottovalutata, può sicuramente aiutare a raggiungere tale obiettivo.   

Patologia cardiaca: predisposizioni di razza

Patologia cardiaca e nutrizione

La nutrizione riveste un ruolo fondamentale nel paziente cardiopatico ed esistono integrazioni da non far mancare mai nella sua dieta.

Le patologie cardiovascolari che possono colpire i nostri animali da affezione sono numerose, sia congenite che acquisite e alcune di esse sembrano presentare una predisposizione di razza. In particolar modo sono predisposti a valvulopatie razze come ad esempio Cavalier King Charles Spaniel, Cocker Spaniel, Boxer, Bulldog inglese, Bouldogue francese, Pastore tedesco, Labrador, Golden Retriever, Beagle, Bassotto mentre sviluppano più comunemente cardiomiopatia dilatativa razze come Dobermann, Irish Wolfhound, Bullterrier, San Bernardo, Alano. Nel gatto, invece, le patologie cardiache più comuni sono le cardiomiopatie ipertrofiche e restrittive e anche in questa specie sembrano esistere delle predisposizioni di razza: Maine Coon, Ragdoll, American shorthair e Persiano rientrano tra quelle più colpite. Fino a poco tempo fa anche la cardiomiopatia dilatativa era di riscontro comune nei gatti, dovuta principalmente a una deficienza di Taurina (amminoacido essenziale in questa specie) nell’alimentazione.

Patologia cardiaca e nutrizione: la Taurina

La taurina, come abbiamo detto, nel gatto è un amminoacido essenziale, mentre nel cane può essere formato a partire da altri due: cisteina e metionina.

In caso di carenza di taurina si può sviluppare una cardiomiopatia dilatativa, che si risolve fortunatamente con la ripresa della somministrazione. La carenza può verificarsi se vengono assunti dal gatto alimenti per cani, che generalmente non sono supplementati di taurina, o in generale in caso di diete carenti di proteine di origine animale e non opportunamente integrate.

Patologia cardiaca e nutrizione: L-carnitina

Un’altra molecola fondamentale per il cuore è la L-carnitina, ancora una volta un amminoacido associato con cardiomiopatia dilatativa, in questo caso nel cane. La carnitina permette il trasporto dell’energia all’interno delle cellule cardiache e rimuove le molecole non più utilizzate per produrre quell’energia, che altrimenti diventerebbero tossiche. Anche in questo caso fortunatamente la patologia rientra nel momento in cui viene fornita una corretta integrazione di questo amminoacido.

Patologia cardiaca e nutrizione: potassio e magnesio

La concentrazione di potassio e magnesio può essere alterata dai comuni farmaci necessari per le patologie cardiache. Queste alterazioni però, se non controllate periodicamente, possono portare ad aritmie, diminuzione della contrattilità, grave debolezza del muscolo cardiaco e ad aumento degli effetti avversi degli stessi farmaci.

Gli alimenti per cani e gatti cardiopatici devono avere una normale concentrazione di potassio e magnesio, ma questi devono essere controllati periodicamente tramite esami del sangue.

Patologia cardiaca e nutrizione: sodio e cloro

Sodio e cloro sono responsabili, in associazione, dell’aumento della pressione sistemica. Poiché l’eliminazione renale del sodio è ridotta in caso di insufficienza cardiaca è importante controllare questi nutrienti.

Questo non significa eliminarli completamente, poiché sono fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo. I loro livelli devono però essere controllati e limitati già nei primi stadi della patologia cardiaca, per essere poi diminuiti ulteriormente nelle diverse classi di gravità.

Patologia cardiaca e nutrizione: proteine di origine animale

Nel caso di malattia cardiaca grave è inoltre molto importante che siano presenti adeguate quantità di proteine ad alto valore biologico, ossia di origine animale. Il cuore sottoposto a uno sforzo aumentato richiede una quantità aumentata di energia e di proteine per poter mantenere la sua omeostasi. È infatti comune nelle fasi più gravi della malattia assistere alla cosiddetta “cachessia cardiaca”: animali molto magri e debilitati per le richieste metaboliche non soddisfatte correttamente.

Patologia cardiaca e nutrizione: Gli acidi grassi Omega-3

Gli acidi grassi Omega3 (in particolare EPA e DHA) svolgono una importantissima funzione nel diminuire i mediatori infiammatori in caso di malattia cardiaca e riducono la cachessia, inoltre stabilizzano la membrana cellulare dei miocardiociti riducendo le aritmie.

EPA e DHA sono inoltre modulatori della pressione arteriosa sistemica, indipendentemente dalla presenza o meno di patologia cardiaca.

Patologia cardiaca e antiossidanti

Gli antiossidanti sono molecole in grado di ridurre i radicali liberi (ROS), molecole che si formano normalmente durante il metabolismo cellulare ma che possono danneggiare le membrane cellulari e il DNA. Durante le patologie cardiache i ROS aumentano ulteriormente, ed è quindi importante aiutare le normali difese dell’organismo a contenere il danno che possono causare. Gli antiossidanti “si fanno carico” dell’ossidazione causata da queste molecole, proteggendo quindi membrane e DNA dal danno ossidativo.

Patologia cardiaca e microbiota

Infine, come in molte altre patologie, il microbiota intestinale sembra avere un ruolo anche nella malattia cardiaca. Le alterazioni causate dal malfunzionamento del cuore inducono modifiche nella membrana intestinale e una conseguente disbiosi. Questa può portare all’aumento dei batteri patogeni a discapito di quelli benefici. È quindi utile sostenere anche la flora intestinale in tutti i casi di problemi cardiaci.

Come abbiamo visto è quindi molto importante supportare il cuore anche con l’alimentazione. 

Una giusta dieta, con l’aiuto della terapia farmacologica specifica, può riuscire a  modulare la patologia in ogni sua fase e a garantire un’ottima qualità di vita al nostro amico a quattro zampe.

Articolo della dott.ssa Laura Mancinelli, DVM

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I masticativi fanno bene al cane? Scopriamo i benefici e i rischi

giovedì, 27 Marzo 2025 by Gruppo Nutravet
I masticativi fanno bene al cane?

I masticativi sono tra gli snack più comunemente offerti al cane, ma sono davvero benefici? La risposta non è così semplice, poiché esistono diverse tipologie di masticativi, alcuni sicuri e salutari, altri che invece possono rappresentare un rischio. In questo articolo vediamo cosa sono i masticativi, quali scegliere e quali evitare.

Cosa sono i masticativi per cani

I masticativi sono snack pensati per essere masticati a lungo dal cane, favorendo il rilassamento e contribuendo, in alcuni casi, all’igiene orale. Tra i più diffusi troviamo:

  • Pelle essiccata di animali (bovini, pesci, ecc.)
  • Corna di cervo, bufalo o daino
  • Radici di alberi, come quella dell’albero del caffè
  • Ossa di pelle di bufalo, una delle scelte più popolari ma anche più discusse

Masticare è un’attività naturale per il cane e ha un effetto calmante. Tuttavia, non tutti i masticativi sono uguali: alcuni possono essere dannosi per la salute.

L’osso di pelle di bufalo: fa bene o fa male?

I masticativi fanno bene al cane? Scopriamo i benefici e i rischi

L’osso di pelle di bufalo è un masticativo molto diffuso, ma in realtà non ha nulla a che fare con un vero osso. Questi snack derivano dall’industria conciaria, subendo numerosi trattamenti chimici per essere conservati e resi appetibili. Durante la lavorazione:

  • Le pelli vengono trattate con sostanze chimiche per evitare la putrefazione
  • Vengono sbiancate con candeggina o acqua ossigenata
  • Sono addizionate con coloranti e appetizzanti artificiali
  • Spesso vengono incollate con adesivi per mantenere la forma

A causa di questi trattamenti, l’osso di pelle di bufalo dura a lungo, non si deteriora e il cane impiega molto tempo a finirlo. Tuttavia, i residui chimici e la colla presente lo rendono poco sicuro. Per questo motivo, è meglio evitarlo.

Rischi connessi con i masticativi

I masticativi possono essere un’ottima soluzione per il benessere del cane, ma bisogna fare attenzione ad alcuni rischi:

🔴 Soffocamento: qualsiasi masticativo può rompersi in pezzi di dimensioni pericolose, che il cane potrebbe ingerire interi. Questo può portare a soffocamento o blocchi intestinali. Per questo motivo, è importante dare i masticativi al cane solo quando è sotto supervisione.

🔴 Problemi digestivi: se somministrati in grandi quantità, anche i migliori masticativi possono causare disturbi digestivi e infiammazioni intestinali. Moderazione è la parola chiave!

🟢 Sicurezza alimentare: la maggior parte dei masticativi è trattata per prevenire contaminazioni batteriche, quindi il rischio di infezioni è basso. Tuttavia, scegliere prodotti di qualità riduce ulteriormente i pericoli.

Quali sono i masticativi più sicuri?

Selezionare il masticativo giusto è fondamentale per la salute del cane. Ecco alcune opzioni sicure:

✅ Pezzi di pelle bovina o di pesce: naturali, privi di additivi e difficilmente si rompono in pezzi pericolosi. La pelle di pesce, in particolare, è ricca di Omega-3, benefici per la salute.

✅ Corna di cervo o radici di alberi: resistenti e durevoli, molto apprezzate dai cani. Hanno un basso rischio di scheggiarsi e non contengono sostanze chimiche nocive.

🚫 Da evitare:

  • Ossa di pelle di bufalo, per i motivi già elencati
  • Ossa di ginocchio bovino fresche, che possono causare costipazione o frammentarsi in schegge pericolose

Conclusione

I masticativi possono essere un ottimo strumento per arricchire la vita del cane, fornendo un’attività appagante e rilassante. Tuttavia, è fondamentale scegliere prodotti di qualità, evitando quelli che possono essere pericolosi. Supervisionare il cane mentre mastica e offrire questi snack con moderazione garantirà il massimo beneficio in totale sicurezza.

Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM

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