Come modificare la dieta dopo la castrazione
Dopo la castrazione o la sterilizzazione il metabolismo del cane cambia, con maggior tendenza ad accumulare peso. Vediamo come e quanto modificare la sua alimentazione per affrontare questa nuova fase della vita e supportarlo al meglio.
La castrazione/sterilizzazione determinano cambiamenti significativi nel metabolismo del cane.
A seguito di questo tipo di chirurgia, infatti, il fabbisogno calorico del cane diminuisce perché l’organismo, senza gli ormoni sessuali, inizia a consumare meno calorie e tende più facilmente ad accumulare peso. Anche riducendo l’apporto di cibo, si nota spesso un aumento dell’appetito e una minore propensione al movimento.
Il rischio, quindi, è duplice: più fame e meno energia spesa. Il sovrappeso e l’obesità infatti si instaurano quando il cane mangia più calorie di quante ne consumi.
In pratica, se l’energia introdotta con il cibo è maggiore di quella spesa per mantenere le funzioni vitali e per muoversi ogni giorno, l’eccesso si “trasforma” in grasso. Per questo motivo l’alimentazione dopo l’intervento non può rimanere la stessa, ma va ripensata con attenzione, parallelamente all’attività fisica.
Come cambia il fabbisogno calorico giornaliero

Dal punto di vista nutrizionale dopo la castrazione il fabbisogno calorico si riduce fino al 20-30% a seguito appunto del venir meno degli ormoni sessuali.
Questa percentuale può variare in base ad una serie di fattori, ad esempio la razza.
Razze già geneticamente maggiormente predisposte al sovrappeso (Labrador ad esempio) tenderanno a ingrassare più facilmente di altre, arrivando fino a quel 30% sopra indicato.
Ridurre la quantità di cibo o cambiare alimentazione?
Pensare che basti semplicemente diminuire le calorie di un 20-30% è sbagliato. All’interno della dieta, infatti, non contano solo le calorie ma anche le quantità di macro e micronutrienti.
Riducendo semplicemente la quantità del cibo precedente si abbassano sì le calorie, ma anche le proteine, le vitamine e i minerali con il rischio di carenze nutrizionali.
Non solo, spesso il volume del pasto risulta davvero esiguo. Immaginate un cane che prima della castrazione mangiava 3 pasti al giorno da 100 gr di crocchette. Rispettando la percentuale sopra riportata dovremmo praticamente eliminare un pasto (un terzo della sua dieta precedente).
E’ quindi consigliabile scegliere alimenti commerciali più proteici, pensati proprio per ridurre le calorie senza ridurre eccessivamente la quota proteica e mineralvitaminica, senza dimenticare una minor riduzione dei grammi della razione.
Alcuni (non tutti) gli alimenti light o sterilised sono proprio pensati con questa finalità.
Un’altra opzione può essere quella di affiancare alle crocchette anche degli umidi completi a basso contenuto di carboidrati oppure, ancora meglio, optare per un’alimentazione fresca ipocalorica formulata con il giusto equilibrio, senza eccedere con le calorie.
Quanto tempo dopo la castrazione cambiare la dieta
Spesso ci si preoccupa che il proprio cane possa aumentare di peso già dal giorno stesso della castrazione. In realtà non è necessario avere troppa fretta perché è necessaria qualche settimana dopo la chirurgia perché gli ormoni ancora circolanti si esauriscano.
Il momento giusto per cambiare alimentazione è quindi in genere dopo circa 1-2 mesi dall’intervento. La transizione al nuovo alimento deve sempre essere fatta in modo graduale, nell’arco di 7-10 giorni, per evitare stress o disturbi digestivi.
Come aumentare il consumo calorico
Come dicevamo sopra il movimento gioca un ruolo determinante. In particolare la passeggiata aiuta a bruciare calorie, stimola la massa magra e riduce il rischio di accumulo di grasso. Al tempo stesso è un attività che non rischia di causare sovraccarichi o infortuni. Quindi no a giochi sfrenati e rapidi, si ad allungare le camminate con il proprio cane.
Ma quanta attività? Almeno 1 ora di passeggiata al giorno, anche suddivisa in più uscite giornaliere è fondamentale per la nostra salute e per quella del nostro cane.
Articolo della Dr.ssa Denise Pinotti, DVM
- Published in Denise Pinotti
Ipotiroidismo nei cani anziani: l’importanza di nutrizione, integrazioni e melatonina
L’ipotiroidismo è una delle patologie endocrine più comuni nei cani anziani. Oltre alla terapia farmacologica, una dieta equilibrata, integrazioni mirate come l’utilizzo della melatonina coniugata possono migliorare significativamente la qualità della vita del cane. Nutrienti ad alto valore biologico, vitamine, minerali e acidi grassi omega-3 supportano il metabolismo, il sistema immunitario e la salute della pelle, contribuendo a ridurre i sintomi tipici dell’ipotiroidismo, mentre la melatonina aiuta a modulare indirettamente l’equilibrio ormonale.
Cos’è l’ipotiroidismo nei cani anziani?
L’ipotiroidismo è causato da una produzione insufficiente di ormoni tiroidei, che rallenta il metabolismo e influisce su numerosi apparati dell’organismo. Nei cani anziani i sintomi più comuni includono:
- Aumento di peso nonostante dieta invariata
- Letargia e scarsa tolleranza all’esercizio
- Alterazioni cutanee: pelo secco, caduta diffusa, cute ispessita
- Problemi digestivi: rallentamento intestinale, stipsi, digestione lenta
- Intolleranza al freddo
La diagnosi precoce è fondamentale per iniziare tempestivamente la terapia farmacologica sostitutiva. Tuttavia, la sola terapia farmacologica non sempre è sufficiente a migliorare tutti i sintomi, soprattutto quelli legati al metabolismo, alla pelle e al pelo.
Il ruolo della nutrizione

La dieta nei cani ipotiroidei deve essere studiata con attenzione. È importante fornire:
- Proteine di alto valore biologico
Proteine da fonti animali, meglio se fonti proteiche magre, per aiutare la digeribilità. Queste sono fondamentali per il mantenimento della massa muscolare e forniscono aminoacidi essenziali utili anche alla salute cutanea e al rinnovo del pelo.
- Grassi di qualità:
Nei cani con ipotiroidismo è comune riscontrare cute secca e pelo fragile. In questi casi, gli acidi grassi omega-3, in particolare EPA e DHA, svolgono un’importante azione antinfiammatoria generale e apportano benefici a livello di cuore, cervello e vista, articolazioni e sistema immunitario.
Gli omega-6, principalmente l’acido linoleico, sono invece essenziali perché il cane non può sintetizzarli autonomamente e devono quindi essere forniti attraverso la dieta. Questi nutrienti aiutano a mantenere pelle e pelo integri, contribuendo a una cute sana e a un mantello lucido e resistente.
- Carboidrati controllati:
L’eccesso di carboidrati, oltre a favorire sovrappeso, può indurre processi infiammatori e alterazioni della flora intestinale. In un cane ipotiroideo anziano è preferibile che i carboidrati non prevalgano su proteine e grassi di qualità.
Micronutrienti chiave:
- Selenio e zinco, essenziali per la sintesi e l’attivazione degli ormoni tiroidei, oltre ad agire sulla modulazione del sistema immunitario.
- Vitamina E, potente antiossidante che contrasta lo stress ossidativo a livello cellulare.
L’importanza delle integrazioni mirate
Accanto a una dieta equilibrata, le integrazioni possono fare la differenza:
- Probiotici e prebiotici, per migliorare la salute intestinale e l’assorbimento dei nutrienti
- Vitamine e minerali specifici, per supportare il sistema immunitario
- Omega-3 e Vitamina E, per ridurre infiammazione cutanea e secchezza
Melatonina coniugata come supporto ormonale
La melatonina coniugata può essere un valido supporto nei cani anziani ipotiroidei, poiché agisce come regolatore ormonale naturale. Aiuta a:
- Modulare indirettamente l’equilibrio dell’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide
- Migliorare il ritmo sonno-veglia, spesso alterato nei cani con ipotiroidismo
- Favorire la salute della pelle e del pelo attraverso effetti antiossidanti e regolatori del ciclo follicolare
Integrata in un piano nutrizionale bilanciato, la melatonina coniugata contribuisce a migliorare il benessere generale del cane e a supportare l’efficacia della terapia farmacologica.
Conclusioni
Gestire l’ipotiroidismo nei cani anziani significa adottare un approccio completo: terapia farmacologica + dieta personalizzata + integrazioni mirate. Questo permette di:
- Migliorare energia e vitalità
- Controllare il peso corporeo
- Favorire la salute della pelle e del pelo
- Ridurre disturbi digestivi
- Modulare l’equilibrio ormonale
Una gestione nutrizionale e integrativa attenta può fare la differenza nella vita quotidiana del cane anziano, migliorando non solo i parametri clinici ma anche il suo benessere generale.
Articolo della Dr.ssa Francesca Parisi, DVM
- Published in Francesca Parisi
Struvite nel cane e nel gatto: cause, prevenzione e il ruolo dell’alimentazione
L’urolitiasi, ovvero la formazione di calcoli nelle basse vie urinarie, è una condizione comune sia nei cani che nei gatti. Tra i diversi tipi di calcoli, quelli di struvite rappresentano una delle forme più frequenti. Ma perché si formano e come possiamo prevenirli?
Struvite: come si forma
Nei cani, i calcoli di struvite sono spesso associati a infezioni delle vie urinarie causate da batteri produttori di ureasi, come Staphylococcus, Proteus, Pseudomonas e Klebsiella. Questi batteri scindono l’urea in ammonio e bicarbonato:
- L’ammonio si combina con magnesio e fosfato per formare la struvite.
- Il bicarbonato aumenta il pH urinario, rendendo la struvite meno solubile e favorendone la precipitazione.
Nei gatti, invece, la struvite si forma più spesso in urine sterili, cioè senza infezioni batteriche, ma comunque alcaline.
Fattori predisponenti

La formazione dei cristalli di struvite è favorita da:
- Sovrasaturazione delle urine di magnesio, ammonio e fosfato.
- Infezioni urinarie
- pH urinario basico.
- Diete inappropriate, soprattutto alimenti secchi o ricchi di magnesio o sostanze alcalinizzanti.
- Scarso consumo di acqua, che concentra le urine e favorisce la cristallizzazione.
Il ruolo dell’alimentazione nella prevenzione e cura
Numerosi studi hanno dimostrato che una dieta mirata può essere decisiva sia per la prevenzione che per la gestione dei calcoli di struvite. Alcuni punti chiave:
- Aumentare l’apporto di acqua: urine più diluite riducono la sovrasaturazione di minerali.
- Limitare l’escrezione urinaria dei precursori tramite diete formulate specificamente per ridurre magnesio, ammonio e fosfato.
- Regolare il pH urinario: integratori leggermente acidificanti come la rosa canina (ricca di vitamina C) possono aiutare a mantenere le urine meno alcaline.
- Sostenere la salute intestinale: una dieta ricca di prebiotici e probiotici può ridurre la colonizzazione della vescica da parte di batteri intestinali.
- Ridurre l’infiammazione: integratori antinfiammatori come Omega-3 o fitoterapici (es. gemmoderivato di Ribes nigrum) possono alleviare i sintomi della cistite.
- Creare diete appetibili e personalizzate: per garantire il rispetto dei fabbisogni nutrizionali e il benessere a lungo termine dell’animale.
Studi scientifici confermano che un’alimentazione personalizzata, combinata con un adeguato apporto di liquidi, è efficace nel prevenire la recidiva dei calcoli di struvite nei cani e nei gatti.
Attenzione al fai-da-te
Ogni animale è diverso, quindi non improvvisare diete fai-da-te. La personalizzazione è fondamentale per equilibrare proteine, minerali e acqua, garantendo una dieta sicura ed efficace. Il consiglio di un Medico Veterinario Nutrizionista è sempre indispensabile
Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM
- Published in Laura Mancinelli
Discinesia Parossistica nel Cane: cosa c’entra l’alimentazione?
La discinesia parossistica è una condizione rara ma sempre più conosciuta in veterinaria. Si manifesta con episodi improvvisi di movimenti strani e involontari: il cane può irrigidirsi, tremare, perdere coordinazione o sembrare “bloccato”. Molti proprietari li confondono con crisi epilettiche, ma in realtà c’è una differenza importante: il cane non perde mai conoscenza durante l’episodio e resta vigile, anche se spaventato.
Negli ultimi anni, diversi studi hanno messo in evidenza un legame tra questa patologia e l’alimentazione, in particolare con il glutine, la proteina presente in cereali come frumento, orzo e segale.
Come si riconosce la discinesia parossistica

Gli episodi possono durare da pochi secondi a diversi minuti e compaiono senza preavviso. In alcuni cani si verificano a riposo, in altri dopo esercizio fisico o forte eccitazione. Alcune razze sembrano più predisposte, come Border Terrier, Labrador Retriever, Jack Russell e Cocker Spaniel, ma la patologia può comparire anche in altri cani.
Proprio perché i sintomi ricordano le convulsioni, la diagnosi non è semplice. Spesso il veterinario consiglia esami neurologici, analisi del sangue, risonanza magnetica o TAC per escludere altre patologie. Un consiglio utile per i proprietari è filmare gli episodi: il video può aiutare tantissimo il veterinario a riconoscere il problema.
Il ruolo dell’alimentazione e del glutine
Alcuni cani con discinesia parossistica hanno una sensibilità particolare al glutine. È stato dimostrato che il loro sistema immunitario reagisce in modo anomalo a questa proteina, provocando infiammazione che può coinvolgere anche il sistema nervoso.
In diversi studi, i cani risultati positivi ai test per la sensibilità al glutine hanno mostrato un netto miglioramento dopo l’introduzione di una dieta priva di glutine. In molti casi gli episodi sono diminuiti fino a scomparire del tutto entro 3–6 mesi.
La gestione: un lavoro di squadra
La discinesia parossistica non sempre risponde ai farmaci, ma spesso la dieta fa una grande differenza. Per questo motivo, se il veterinario sospetta una forma legata al glutine, può consigliare di provare un’alimentazione specifica.
È però molto importante non improvvisare: serve il supporto di due figure fondamentali:
- un neurologo veterinario, per confermare la diagnosi ed escludere altre malattie,
- un veterinario esperto in nutrizione, per studiare una dieta bilanciata, senza glutine e adatta alle esigenze del singolo cane.
Oltre a eliminare il glutine, in alcuni casi può essere utile arricchire la dieta con nutrienti che supportano il sistema nervoso, come omega-3, vitamina E e vitamine del gruppo B.
In conclusione
La discinesia parossistica è una patologia complessa ma gestibile. Capire che non si tratta di epilessia è il primo passo, e sapere che l’alimentazione può giocare un ruolo fondamentale è una grande opportunità per migliorare la qualità di vita del cane.
Se noti episodi sospetti nel tuo amico a quattro zampe, rivolgiti sempre a un veterinario: solo con una diagnosi accurata e il supporto di specialisti in neurologia e nutrizione sarà possibile trovare la strada giusta per il benessere del tuo cane.
Articolo della Dr.ssa Laura Mancinelli, DVM
- Published in Laura Mancinelli
Melatonina e microbiota intestinale: cosa significa per la salute di cani e gatti
Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha scoperto un legame sorprendente tra melatonina, l’ormone che regola il ritmo sonno-veglia, e il microbiota intestinale, l’insieme dei miliardi di batteri che vivono nell’intestino. Queste scoperte non riguardano solo l’uomo: possono avere conseguenze importanti anche per la salute di cani e gatti.
In questo articolo spieghiamo in modo chiaro cosa sappiamo oggi su melatonina e microbiota, e perché questo legame potrebbe diventare sempre più importante per il benessere dei nostri animali.
Cos’è la melatonina e dove viene prodotta
La melatonina è conosciuta soprattutto come l’ormone del sonno, prodotta principalmente dalla ghiandola pineale nel cervello. Ma negli ultimi anni è stato scoperto che viene prodotta anche nell’intestino, dove svolge funzioni legate all’immunità, allo stress ossidativo e all’equilibrio metabolico.
In cani e gatti, così come nell’uomo, la melatonina non agisce solo sul ritmo circadiano (sonno-veglia), ma può influenzare la salute intestinale e, di conseguenza, molte funzioni dell’organismo.
Cos’è il microbiota intestinale di cani e gatti
Il microbiota intestinale è la comunità di microrganismi che vive nell’intestino. È formato soprattutto da batteri dei phyla Firmicutes e Bacteroidetes, che insieme rappresentano oltre il 90% del totale.
Un microbiota equilibrato aiuta a:
- difendere l’organismo da batteri patogeni,
- produrre sostanze benefiche come gli acidi grassi a catena corta,
- mantenere integra la barriera intestinale,
- regolare il sistema immunitario.
Quando questo equilibrio si rompe si parla di disbiosi, condizione collegata a problemi intestinali, metabolici e perfino neurologici.
Il legame tra melatonina e microbiota intestinale

La relazione tra melatonina e microbiota è bidirezionale:
- i batteri intestinali influenzano la produzione di melatonina, regolando enzimi e precursori necessari alla sua sintesi,
- la melatonina, a sua volta, può modulare la composizione e la diversità del microbiota, favorendo la presenza di batteri benefici e limitando quelli dannosi.
Questa interazione contribuisce a mantenere l’omeostasi dell’organismo, ovvero l’equilibrio complessivo della salute.
Disbiosi, malattie e ruolo della melatonina
Studi scientifici mostrano che la disbiosi intestinale è collegata a diverse patologie:
- malattie infiammatorie intestinali (IBD),
- obesità e diabete,
- disturbi neuropsichiatrici, come depressione e declino cognitivo,
- alterazioni del ritmo circadiano, dovute a stress, jet-lag o disturbi del sonno.
In modelli animali, la somministrazione di melatonina ha migliorato la ricchezza e la diversità del microbiota, ridotto l’infiammazione intestinale e rinforzato la barriera mucosa.
Questi effetti sono promettenti anche per la salute dei cani e dei gatti, che possono soffrire delle stesse condizioni.
Cani, gatti e salute intestinale: cosa possiamo imparare
Per chi vive con cani e gatti, queste scoperte sottolineano un concetto chiave: la salute intestinale non riguarda solo la digestione, ma influisce su energia, comportamento, peso corporeo e difese immunitarie.
Interventi che sostengono la melatonina e il microbiota intestinale possono quindi avere effetti positivi anche sugli animali domestici. Tra questi:
- una dieta bilanciata e ricca di fibre,
- un corretto ritmo sonno-veglia, con ambienti bui e tranquilli durante la notte,
- l’uso mirato di probiotici (su indicazione del veterinario).
Conclusioni
Il dialogo tra melatonina e microbiota intestinale è un campo di ricerca in rapida crescita. Anche se molti studi sono ancora in corso, le evidenze mostrano che sostenere questo equilibrio può avere benefici importanti non solo per l’uomo, ma anche per cani e gatti.
Mantenere sano il microbiota e favorire la naturale produzione di melatonina significa prendersi cura della salute intestinale e generale dei nostri animali, migliorando la loro qualità di vita.
Articolo della Dr.ssa Francesca Parisi, DVM
- Published in Francesca Parisi
Obesità nei cani e gatti: come la dieta funzionale migliora il metabolismo e l’infiammazione
L’obesità è una delle patologie più diffuse tra i nostri animali da compagnia e rappresenta un fattore di rischio importante per numerose malattie croniche: diabete mellito, problemi articolari, patologie renali e ridotta aspettativa di vita. Spesso sottovalutata, non è solo una questione di “peso in eccesso”: l’obesità è un vero e proprio stato infiammatorio cronico che altera il metabolismo e peggiora la qualità della vita. Una dieta funzionale, fresca e personalizzata, supportata da integrazioni mirate, rappresenta oggi uno strumento chiave per il recupero del peso forma e per la modulazione dell’infiammazione.
L’obesità nel cane e nel gatto: un problema crescente
Negli ultimi anni la percentuale di cani e gatti obesi o in sovrappeso è aumentata in modo significativo. Le cause principali sono:
- Eccesso calorico: diete troppo ricche di carboidrati e grassi di bassa qualità.
- Scarso movimento: soprattutto nei gatti indoor e nei cani anziani.
- Premi e snack fuori controllo: spesso non bilanciati dal punto di vista nutrizionale.
- Fattori ormonali e genetici: alcune razze (es. Labrador Retriever nei cani, European Shorthair nei gatti) sono più predisposte.
Il sovrappeso, tuttavia, non è solo un problema estetico: è una condizione patologica che accorcia l’aspettativa di vita fino a 2 anni nei cani e compromette gravemente la salute del gatto.
Obesità e infiammazione: il legame metabolico
Il tessuto adiposo non è solo un deposito di grasso: è un organo endocrino attivo che produce molecole chiamate adipochine, molte delle quali hanno azione pro-infiammatoria.
Nei cani e gatti obesi si sviluppa una condizione di infiammazione cronica di basso grado, che porta a:
- Resistenza insulinica → rischio di diabete mellito, soprattutto nel gatto.
- Stress ossidativo → danni cellulari e invecchiamento precoce.
- Alterazioni ormonali → difficoltà a perdere peso e mantenere il dimagrimento.
- Compromissione immunitaria → maggiore predisposizione a infezioni e patologie croniche.
Per questo l’approccio nutrizionale deve andare oltre il semplice “taglio delle calorie”: bisogna modulare l’infiammazione e supportare il metabolismo.
La dieta funzionale: molto più di una riduzione calorica

Una dieta funzionale personalizzata non è una “dieta dimagrante generica”, ma un piano alimentare che tiene conto di:
- Specie e razza
- Età e livello di attività
- Patologie concomitanti (artrosi, insufficienza renale, diabete, disturbi intestinali)
- Stato del microbiota intestinale
Gli obiettivi principali sono:
1. Apporto proteico di alta qualità
Le proteine di origine animale (carne, uova, pesce), caratterizzate da un alto valore biologico, non dovrebbero essere ridotte — salvo specifiche indicazioni mediche. Questo perché sia il cane, carnivoro opportunista, sia il gatto, carnivoro stretto, necessitano di proteine complete che contengono tutti gli amminoacidi essenziali di cui hanno bisogno, come ad esempio arginina, leucina, isoleucina e molti altri, in forme altamente biodisponibili.
Inoltre, le proteine rivestono un ruolo cruciale soprattutto durante le diete ipocaloriche: garantiscono infatti il mantenimento della massa muscolare, evitando che venga utilizzata come fonte energetica, e contribuiscono a sostenere e migliorare il metabolismo basale, favorendo così un dimagrimento sano ed efficace.
2. Riduzione dei carboidrati
I carboidrati non rappresentano nutrienti essenziali né per il cane né, ancor meno, per il gatto. Per questo motivo, nelle diete ipocaloriche è consigliabile ridurne in modo significativo l’apporto, privilegiando invece le proteine. Un eccesso di carboidrati, infatti, può provocare picchi glicemici, e contribuire all’accumulo di tessuto adiposo, ostacolando così il processo di dimagrimento.
3. Grassi “buoni” come carburante
Un ruolo importante nell’alimentazione dei cani e dei gatti in sovrappeso è svolto dai grassi di buona qualità. Tra questi, gli acidi grassi omega-3, in particolare EPA e DHA, sono noti per la loro capacità di ridurre l’infiammazione cronica, una condizione spesso associata all’obesità e ai disturbi metabolici. Allo stesso tempo, i grassi rappresentano una fonte di energia preziosa. In questo modo contribuiscono a mantenere un miglior equilibrio metabolico, favorendo la perdita di peso senza compromettere la vitalità dell’animale.
4. Fibre funzionali e microbiota
Le fibre come l’inulina, cuticola di psillio e i FOS, hanno la capacità di nutrire i batteri benefici dell’intestino, contribuendo a mantenere in equilibrio il microbiota. Inoltre la cuticola di psillio combina un’azione regolatrice del transito intestinale con una fermentazione moderata, capace di generare metaboliti utili (acidi grassi a catena corta SCFA) per la salute del colon e per il benessere generale. Un intestino sano non è importante solo per la digestione, ma incide anche sul metabolismo: un microbiota equilibrato può infatti sostenere la perdita di peso e contribuire a ridurre i processi di infiammazione cronica spesso associati all’obesità.
Il ruolo delle integrazioni nutrizionali
Oltre a una dieta fresca e bilanciata, è possibile ricorrere a integratori funzionali che supportano il percorso di dimagrimento. La scelta di questi integratori non dipende solo dall’obiettivo di ridurre il peso, ma tiene conto anche delle patologie spesso associate all’obesità nei pazienti. Tra tutti, alcuni risultano essenziali e svolgono un ruolo prezioso nel mantenimento della salute durante il percorso di perdita di peso:
- Gli acidi grassi omega-3 provenienti dall’olio di pesce, come EPA e DHA, sono noti per la loro azione antinfiammatoria: riducendo l’infiammazione sistemica, che spesso accompagna l’eccesso di peso, contribuiscono a migliorare la salute metabolica e cardiovascolare dell’animale.
- Vitamina E e altri antiossidanti naturali aiutano a contrastare lo stress ossidativo, un processo che tende a intensificarsi negli animali obesi e che può danneggiare cellule e tessuti, rallentando i meccanismi di recupero.
Obesità e patologie correlate
Gestire l’obesità con una dieta funzionale significa prevenire o migliorare molte condizioni croniche:
- Diabete mellito: più frequente nei gatti obesi.
- Artrosi: il peso e l’infiammazione peggiorano il dolore articolare.
- Malattie renali: l’infiammazione cronica accelera la progressione del danno renale.
- Disturbi cutanei: cute seborroica, perdita di pelo, dermatiti ricorrenti.
Un approccio personalizzato: il valore del monitoraggio
La gestione dell’obesità non si esaurisce con una dieta standardizzata. Serve un percorso nutrizionale su misura, monitorato nel tempo con controlli del peso, della composizione corporea e degli esami clinici.
Ogni cane o gatto obeso è un paziente unico, con esigenze specifiche che devono essere valutate dal veterinario nutrizionista.
Conclusioni
L’obesità nei cani e gatti non è solo un eccesso di peso, ma una vera e propria malattia metabolica e infiammatoria. Una dieta funzionale e personalizzata, supportata da integrazioni mirate e da un corretto stile di vita, rappresenta lo strumento più efficace per ristabilire l’equilibrio metabolico, ridurre l’infiammazione e migliorare la qualità della vita dei nostri animali.
Articolo della Dr.ssa Francesca Parisi, DVM
- Published in Francesca Parisi
Cottura sottovuoto per cane e gatto: pratica, sana e semplice
Chi ha un cane o un gatto e desidera offrirgli una dieta casalinga spesso si scontra con un ostacolo comune: la mancanza di tempo. Preparare porzioni fresche ogni giorno può sembrare complicato, soprattutto per chi ha una vita frenetica.
Ecco allora una soluzione sempre più apprezzata anche in ambito veterinario: la cottura sottovuoto. Questo metodo, nato in cucina professionale, permette di preparare pasti sani e pronti all’uso con grande risparmio di tempo, mantenendo al meglio nutrienti e sapore.
Cos’è la cottura sottovuoto
Si tratta di un metodo di cottura a bassa temperatura e in condizioni controllate, in cui il cibo viene inserito in sacchetti appositi, sigillato sottovuoto e immerso in acqua riscaldata da un dispositivo chiamato roner, che mantiene la temperatura costante per tutto il tempo necessario.
Questa tecnica consente di cuocere in modo uniforme, senza stracuocere, preservando gusto e nutrienti.
Perché il sottovuoto è ideale per cane e gatto
Rispetto ai metodi tradizionali, la cottura sottovuoto offre vantaggi pratici e nutrizionali importanti:
- Migliora il trasferimento del calore e assicura cotture precise a cuore.
- Allunga la conservazione degli alimenti, riducendo i rischi di ricontaminazione.
- Mantiene inalterati sapore, vitamine e minerali, evitando dispersioni dovute a ossidazione o evaporazione.
- Rende la carne più tenera e digeribile, rompendo i legami tra proteine, zuccheri e grassi.
- Riduce la crescita batterica aerobica, aumentando la sicurezza alimentare.
In pratica, significa poter preparare grandi quantità di cibo in una sola volta e conservarle per settimane senza perdere qualità.
Cosa serve per iniziare

Per cucinare sottovuoto per cane e gatto bastano pochi strumenti:
- Macchina per il sottovuoto
- Sacchetti alimentari specifici resistenti alla cottura a bassa temperatura
- Roner per mantenere costante la temperatura dell’acqua
- Un contenitore termico o una pentola capiente
Il costo iniziale si aggira tra i 100 e i 200 euro (per set casalinghi completi). L’unico materiale che dovrà essere acquistato periodicamente sono i sacchetti per la cottura e la conservazione.
Come funziona passo dopo passo
- Prepara le proteine (fresche o scongelate), pesando le quantità indicate nella dieta del tuo animale.
- Inserisci la carne o il pesce nei sacchetti, eventualmente con erbe o aromi consentiti.
- Esegui il sottovuoto con la macchina apposita.
- Immergi i sacchetti in acqua con il roner, impostando tempo e temperatura.
- A fine cottura, raffredda subito i sacchetti in acqua molto fredda o con ghiaccio per evitare proliferazioni batteriche.
Temperature e tempi consigliati
Per un sacchetto da circa 1 kg, questi sono i valori più utilizzati:
- Pollo/Tacchino → 64°C per 4,5 ore
- Manzo/Vitello → 66°C per 10 ore
- Sarde o pesci piccoli → 45°C per 12 min
- Salmone o merluzzo → 55°C per 40 min
- Maiale → minimo 85°C per 10-12 ore (per sicurezza sanitaria)
- Verdure → 90°C per 30 min (da frullare dopo la cottura)
Conservazione degli alimenti sottovuoto
Una volta raffreddati, i sacchetti possono essere conservati:
- In frigorifero (2-4°C): carni fino a 15 giorni, pesce fino a 7 giorni.
- In freezer: da 3 a 6 mesi.
Prima di servire, è sufficiente scongelare in frigo e riscaldare leggermente. Una volta aperto il sacchetto, il contenuto va consumato entro pochi giorni e conservato in un contenitore ermetico.
Conclusioni
La cottura sottovuoto per cane e gatto è una soluzione pratica e sicura per chi desidera offrire una dieta casalinga ma non ha tempo di cucinare ogni giorno.
Permette di preparare grandi quantità di cibo sano, conservarlo a lungo e avere sempre porzioni pronte. Inoltre, preserva nutrienti, sapore e digeribilità, con un impatto positivo sulla salute degli animali.
Se sei interessato a provare questo metodo, parla prima con il tuo veterinario esperto in nutrizione, così da impostare quantità, alimenti e tempi di cottura adatti al tuo cane o gatto.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Ricetta brodo di ossa per cane e gatto
Il brodo di ossa è un antico rimedio naturale che oggi trova nuova vita anche nell’alimentazione di cani e gatti, grazie alle sue proprietà nutritive e di supporto alla salute. Ricco di collagene, minerali e aminoacidi, questo preparato contribuisce al benessere dell’apparato digerente, delle articolazioni e al recupero in fasi di convalescenza o in pazienti anziani. Facile da realizzare con pochi ingredienti e seguendo semplici accorgimenti, può diventare un’integrazione preziosa nella dieta quotidiana, migliorando idratazione e apporto nutrizionale senza appesantire l’organismo.
Cosa c’è da sapere
È importante sapere che vanno utilizzate solo ossa di animali già presenti nella dieta del tuo cane/gatto (es. se il paziente mangia tacchino e vitello, evitare ossa di pollo o manzo) e che non bisogna mai aggiungere sale, cipolla, aglio o spezie.
Scopriamo qual è il modo migliore per prepararlo per i ostri cani e gatti.
La ricetta
Ingredienti di base
- 1 kg circa di ossa crude (articolari, connettivali o carni con osso)
- 2-3 L di acqua fredda
- 1 cucchiaio di aceto di mele (serve a estrarre minerali e collagene dalle ossa)
- Un pizzico di sale marino integrale
Preparazione

- Inserisci le ossa in una pentola capiente o slow cooker.
- Coprile con acqua fredda e aggiungi l’aceto di mele e un pizzico di sale.
- Lascia riposare 30-60 minuti prima di accendere il fuoco.
-
Porta a ebollizione leggera, poi abbassa il fuoco e cuoci a lungo: Manzo: 24–48 ore; Pollo/tacchino: 12–24 ore; Pesce: 4–6 ore (usare solo teste e lische grandi, evitare spine sottili). I tempi di cottura si dimezzano se usi pentola a pressione. Un brodo NON perfetto può andarci bene, nel caso in cui sia impossibile cucinare per lungo tempo (esempio: in pentola a pressione manzo per 4 ore).
Durante la cottura, se usi una pentola aperta, schiuma la superficie se necessario. - Una volta terminata, filtra il brodo con un colino fine.
- Lascia raffreddare e elimina lo strato di grasso superficiale se presente.
- Versa in stampi per ghiaccio o silicone e congela.
Conservazione
- In frigorifero: fino a 3 giorni
- In congelatore: fino a 3 mesi
- PORZIONI: salvo diversamente indicato sul tuo referto nutrizionale, usa porzioni da 10 ml per ogni kg di peso dell’animale al giorno (es. cane da 20 kg → 2 cubetti da 100 ml/die se stampo grande, oppure 2 da 10 ml se in mini-formato)
Accessori utili su Amazon
- Stampi in silicone per cubetti piccoli (10–15 ml): https://amzn.to/3JA7ZTK
- Stampi in silicone grandi (per cani taglia media e grande): https://amzn.to/3G8AmXR
- Colino in acciaio a maglia fine: https://amzn.to/4kJUtuA
- Aceto di mele non pastorizzato bio: https://amzn.to/43QAa8T
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Il cane può mangiare l’anguria?
Quando arriva l’estate e le tavole si riempiono di frutta fresca e colorata, è naturale chiedersi se anche il cane possa gustare un pezzetto di anguria. Questo frutto dolce e dissetante, simbolo delle giornate calde, sembra perfetto per rinfrescarsi… ma fa davvero bene al cane? In questo articolo vediamo insieme benefici, possibili controindicazioni e consigli pratici per offrirla in sicurezza.
Valori nutrizionali dell’anguria
L’anguria (Citrullus lanatus) è originaria dell’Africa, ma ormai è comune in tutta Italia. È composta per circa il 93% da acqua e contiene pochissime calorie: solo 16 kcal per 100 grammi di polpa, meno della metà rispetto al melone. È quindi un frutto leggero, rinfrescante e idratante, ideale per le giornate calde.
Oltre all’acqua, apporta zuccheri naturali (circa 3,7 g ogni 100 g), una piccola quota di proteine e fibra, vitamine come vitamina C, vitamina A e alcune del gruppo B (soprattutto la B6), e minerali come potassio, magnesio e fosforo. Questi elementi contribuiscono al benessere generale e al corretto funzionamento dell’organismo.
I benefici dell’anguria per il cane

Grazie alla sua composizione, l’anguria ha proprietà idratanti e diuretiche. In estate può aiutare a reintegrare liquidi e sali minerali, soprattutto il potassio, che il cane può perdere in caso di episodi di vomito o diarrea.
Le vitamine C e A, insieme ad altri antiossidanti presenti nella polpa, hanno un ruolo nella protezione delle cellule dallo stress ossidativo, contribuendo alla prevenzione di alcune malattie degenerative.
Infine, essendo ipocalorica, può essere un’ottima opzione come piccolo premio, anche per cani che devono controllare il peso, purché venga somministrata con moderazione.
Quando evitare di dare anguria al cane
Anche se in molti casi l’anguria è sicura, esistono situazioni in cui è meglio evitarla:
- Problemi intestinali cronici → gli zuccheri dell’anguria possono fermentare e peggiorare diarrea o coliche.
- Diabete → l’apporto di zuccheri semplici può alterare i livelli di glicemia.
- Diete chetogeniche o simil-chetogeniche → in alcuni protocolli nutrizionali per patologie specifiche (come epilessia o problemi comportamentali), gli zuccheri semplici sono da escludere del tutto.
In caso di patologie o dubbi, è sempre meglio chiedere consiglio al veterinario prima di introdurre questo frutto nella dieta del cane.
Come dare l’anguria al cane in sicurezza
Se il tuo cane è sano e non ha controindicazioni, puoi offrirgli l’anguria seguendo alcune regole:
- Solo polpa rossa: elimina semi e buccia, che potrebbero causare disturbi o occlusioni.
- Evita la parte bianca vicino alla buccia: è più difficile da digerire.
- Piccole quantità: per un cane di taglia piccola (circa 5 kg) bastano 2-3 pezzetti grandi come una noce alla settimana; per cani di taglia media o grande, fino a 7-10 pezzetti, distribuiti in più giorni.
- Formati divertenti: puoi servirla fresca a cubetti o preparare gelati casalinghi frullando la polpa e congelandola in stampini, ideali per cani che amano i cibi freddi.
Conclusioni
Il cane può mangiare l’anguria, ma con le dovute attenzioni. È un frutto leggero, ricco d’acqua e vitamine, che può diventare un premio gustoso e rinfrescante nelle giornate calde. L’importante è rispettare le quantità, togliere semi e buccia, e valutare sempre eventuali condizioni di salute che potrebbero sconsigliarne l’uso.
Condividere un pezzetto di anguria con il proprio cane può essere un momento piacevole e divertente… ma sempre ricordando che la sua salute viene prima di tutto.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Se il cane mangia la cipolla: cosa sapere e cosa fare
Tra le varie intossicazioni alimentari che possono colpire il cane, quella da cipolla è tra le più comuni e spesso sottovalutate. Mentre molti proprietari si preoccupano del sale (che, nelle dosi abituali, non è un problema reale), pochi pensano alla cipolla, che invece è realmente pericolosa.
In questo articolo vediamo perché la cipolla è tossica, quali sono i sintomi, la dose pericolosa, e soprattutto cosa fare per prevenire e intervenire in caso di ingestione.
Perché la cipolla è tossica per il cane
Non solo la cipolla, ma tutte le piante appartenenti alla famiglia Allium (come aglio, scalogno, porro, erba cipollina) sono tossiche per cane e gatto.
La causa è la presenza di composti solforati, in particolare il tiosolfato, che ha un’azione ossidante. Dopo l’ingestione, queste sostanze danneggiano i globuli rossi provocando una grave anemia emolitica.
👉 La tossicità è maggiore con la cipolla cruda, ma anche la cipolla cotta può essere pericolosa, anche in quantità non elevate.
Sintomi di avvelenamento da cipolla

I sintomi non compaiono subito. Il danno ai globuli rossi inizia circa 24 ore dopo l’ingestione, ma il picco si manifesta dopo diversi giorni. Per questo a volte è difficile collegare i sintomi a ciò che il cane ha mangiato.
Tra 3 e 4 giorni dopo l’ingestione, possono comparire:
- Depressione e letargia
- Inappetenza (anoressia)
- Tachipnea (respirazione accelerata, per difficoltà di ossigenazione)
- Tachicardia (battito accelerato)
- Debolezza intensa
- Vomito e diarrea (non sempre)
- Ittero (mucose e sclere giallastre)
- Urine scure (color “Coca-Cola”, per emoglobinuria)
- In alcuni casi, odore di cipolla nell’alito o nelle urine
Se non trattata, l’anemia può causare danno renale grave, collasso e morte.
Quanta cipolla è tossica?
La sensibilità varia da cane a cane, ma indicativamente la dose tossica è circa 0,5% del peso corporeo.
Esempio: per un cane di 20 kg, 100 g di cipolla possono essere molto pericolosi.
Ma attenzione:
- Le cipolle crude sono più tossiche di quelle cotte
- La sensibilità individuale cambia (un cane anziano è più a rischio)
- Meglio non rischiare: qualsiasi ingestione sospetta va segnalata al veterinario
Cosa fare se il cane ha mangiato cipolla
Se scopri che il cane ha ingerito cipolla (o aglio, o altri Allium):
- Rivolgiti subito al veterinario
- Se l’ingestione è recente, può essere effettuata una lavanda gastrica
- Se è passato più tempo, il veterinario valuterà:
- Analisi del sangue (per valutare l’anemia e i segni di emolisi)
- Terapia di supporto (fluidi EV per proteggere i reni)
- Antiossidanti (vitamine C ed E)
- Trasfusioni nei casi più gravi
Come prevenire l’intossicazione da cipolla
La prevenzione è semplice: evitare che cane e gatto abbiano accesso ad aglio, cipolla e simili.
Attenzione in particolare a:
- Minestroni pronti (freschi, surgelati o in busta: spesso contengono cipolla)
- Omogeneizzati (alcuni contengono cipolla tra gli ingredienti)
- Avanzi di cucina (salse, soffritti, piatti pronti)
- Preparati per animali (controllare sempre l’etichetta)
E soprattutto: evitare di somministrare aglio al cane “per prevenire i parassiti”. Anche piccole quantità provocano stress ossidativo inutile.
In sintesi
- La cipolla è tossica per il cane (e per il gatto)
- Può causare anemia emolitica grave anche a distanza di giorni
- Non esiste una “dose sicura” per tutti i cani
- Qualsiasi ingestione sospetta richiede contatto immediato con il veterinario
- La prevenzione passa dal non somministrare alimenti contenenti cipolla o aglio
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
I cani possono mangiare i fagiolini? Ecco la guida completa
Tra le verdure estive più comuni ci sono i fagiolini: buoni, versatili e facili da cucinare. Ma possiamo condividerli anche con il cane? La risposta è sì, con qualche accorgimento.
In questo articolo vediamo benefici, rischi, come cucinarli e in che quantità offrirli al cane.
Fagiolini: verdura o legume?
Anche se fanno parte della famiglia delle Leguminose (come fagioli, piselli, ceci e fave), i fagiolini sono un po’ particolari. A differenza di altri legumi, si mangia l’intero baccello immaturo, non solo i semi interni.
Dal punto di vista nutrizionale, hanno poche proteine e molta acqua, quindi assomigliano più a un ortaggio che a un legume.
Benefici dei fagiolini per il cane

I fagiolini, dati in quantità adeguate, possono essere un ottimo alimento complementare nella dieta del cane:
- Ricchi di fibra (circa 3% su 100 g) → aiutano la salute intestinale e hanno funzione prebiotica.
- Basso contenuto calorico → ideali anche per cani in sovrappeso.
- Buon contenuto di acqua → hanno effetto rinfrescante e leggermente diuretico.
Ci sono rischi?
In generale, i fagiolini non sono tossici per il cane. Il rischio principale è legato solo alla quantità: se ne diamo troppi, la ricchezza di fibre può causare feci molli, muco o diarrea.
Come dare i fagiolini al cane
Un punto importante: mai dare i fagiolini crudi.
Anche se sono simili a un ortaggio, le fibre del baccello sono coriacee e difficili da digerire crude.
Il modo migliore per offrirli:
- Cottura in acqua bollente (come per noi).
- Un pizzico di sale in cottura può aiutare a preservare meglio i nutrienti.
- Cottura breve per mantenere le proprietà.
Per i cani con digestione più sensibile, si possono frullare dopo la cottura, anche se si perde l’effetto positivo della masticazione.
Evitiamo preparazioni elaborate o condite, a meno che non siano consigliate dal veterinario nutrizionista per un caso specifico.
Quanti fagiolini dare al cane
La quantità dipende dalla taglia e dall’apporto di fibre già presente nella dieta abituale.
Come linea guida:
- Taglia piccola: circa 10 g al giorno
- Taglia media: 20-30 g al giorno
- Taglia grande: fino a 50 g al giorno
Le dosi si intendono pesate a crudo e distribuite nell’arco della giornata.
👉 Se anche con queste quantità le feci diventano molli, sospendere e reintrodurre in quantità più basse dopo alcuni giorni.
In sintesi
- I fagiolini possono far parte della dieta del cane come integrazione vegetale.
- Sono leggeri, ricchi di fibra e poveri di calorie.
- Cottura sempre obbligatoria e quantità moderate per evitare disturbi intestinali.
- Perfetti come aggiunta alla dieta casalinga o come snack salutare, previa indicazione del veterinario.
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Quale frutta può mangiare il cane? La guida per non sbagliare
Quando arriva l’estate o si prepara uno spuntino veloce, viene quasi spontaneo voler condividere un po’ di frutta anche con il proprio cane. Ma è davvero una buona idea? E se sì, quanta frutta si può dare, e quale è sicura?
In questo articolo rispondiamo in modo chiaro e senza fraintendimenti, partendo da un principio fondamentale: il cane è un carnivoro. Questo vuol dire che la sua dieta non deve essere ricca di frutta, anche se alcuni frutti possono essere concessi come piccoli extra.
Il cane è un carnivoro: quindi, attenzione alle quantità
Il cane non è un piccolo umano. Anche se vive con noi, partecipa alla nostra vita quotidiana e sembra apprezzare le nostre abitudini alimentari, ha un metabolismo molto diverso dal nostro.
La frutta, anche se non tossica, deve essere sempre data con moderazione.
Mentre per noi una mela o una banana sono ottimi spuntini, per un cane anche pochi grammi possono fare la differenza. L’eccesso di zuccheri e fibre fermentabili può causare problemi intestinali anche seri, come gonfiore, flatulenza, borborigmi, coliche e diarrea.
Un esempio concreto?
Un cane piccolo come un Maltese dovrebbe mangiare al massimo 2-3 pezzettini grandi come una mandorla a settimana.
Un cane grande come un Rottweiler può arrivare a uno spicchio di mela ogni 7 giorni.
Sì, proprio così: così poca!
I frutti che il cane può mangiare (con moderazione)

Ecco una panoramica dei frutti che puoi offrire al tuo cane, sempre in quantità molto limitate:
- Mela e pera: poco zuccherine, tra le più sicure.
- Banana: ok, ma con parsimonia perché è più ricca di zuccheri.
- Pesche, albicocche, susine e ciliegie: rimuovi sempre il nocciolo, che può causare occlusioni intestinali o tossicità.
- Fragole e frutti di bosco: possono essere offerti, se graditi, ma sempre in piccoli pezzi.
- Melone e anguria: graditissimi in estate, ma molto zuccherini, quindi solo qualche cubetto.
- Cocco: poco zuccherino, ricco di fibre e grassi buoni. Una scelta interessante come snack sano.
Ricorda: anche se un frutto è permesso, non vuol dire che è necessario inserirlo nella dieta. Le vitamine e i nutrienti che servono al cane li troverai nei cibi specifici per lui.
Frutta da evitare assolutamente
Ci sono alcuni frutti che possono essere tossici o pericolosi per il cane, anche in piccole quantità:
- Uva e uvetta: possono causare insufficienza renale acuta.
- Avocado: buccia, seme e foglie sono tossici, e anche la polpa è sconsigliata.
- Fichi, fichi secchi e datteri: estremamente zuccherini, rischiano di causare fermentazioni intestinali gravi.
Anche se il cane sembra stare bene dopo averli mangiati, il rischio non va mai sottovalutato.
E se voglio condividere qualcosa con il cane? Alternative alla frutta
Molti proprietari trovano gioioso e naturale condividere il cibo con il proprio cane. Ma se la frutta non è la scelta ideale, cosa si può usare al suo posto?
Ecco alcune alternative sicure e nutrienti:
- Yogurt bianco o kefir: meglio se interi, senza zuccheri o edulcoranti.
- Pesciolini essiccati o polmone essiccato: snack naturali e proteici.
- Pezzetto di formaggio stagionato (es. parmigiano o grana): povero di lattosio, ma ricco di gusto e minerali.
Questi alimenti sono più adatti al metabolismo del cane, e permettono comunque di creare momenti speciali da condividere.
In sintesi: la frutta per il cane va bene, ma con buon senso
- Il cane può mangiare alcuni tipi di frutta, ma in quantità estremamente ridotte.
- Anche i frutti non tossici, se dati troppo spesso, possono causare problemi digestivi.
- Uva, avocado, fichi e datteri vanno evitati del tutto.
- È meglio usare snack pensati per il cane per condividere momenti di coccola, senza rischi.
Se ami il tuo cane, ricorda: saper dire di no è anche un atto d’amore.
Una dieta equilibrata, fatta su misura per lui, è il miglior regalo che puoi fargli. E se proprio vuoi offrirgli qualcosa di “speciale”, parlane con il tuo veterinario nutrizionista: ti aiuterà a trovare l’equilibrio tra salute e coccole!
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Quando cambiare il cibo al cane? Guida pratica per ogni fase della vita
Cambiare alimentazione al proprio cane non è solo una questione di gusti o di novità sul mercato: è un passaggio fondamentale che accompagna le diverse fasi della sua vita. Ma quando è davvero il momento giusto per farlo? E come affrontare il cambiamento senza causare problemi?
In questo articolo ti guidiamo tra i passaggi chiave, per capire quando e come cambiare l’alimentazione al cane in base alla sua età, taglia e stato di salute.
Cibo per cuccioli: quando iniziare?
Nei primi giorni di vita, il cucciolo si nutre esclusivamente di latte materno. Questo non fornisce solo nutrienti, ma anche protezione immunitaria. Se l’allattamento è naturale e completo (senza cesareo, senza antibiotici alla madre), è un ottimo punto di partenza per la salute futura del cane.
Lo svezzamento inizia tra la terza e la quinta settimana di vita, con l’introduzione graduale di cibo solido, formulato appositamente per cuccioli. Questo passaggio è delicato e spesso porta a piccole alterazioni intestinali (come diarrea lieve), che si possono gestire bene con fermenti lattici.
Il cibo per cuccioli ha alcune caratteristiche fondamentali:
- Ricco di proteine animali, per sostenere la crescita muscolare
- Maggiore apporto di calcio, utile per lo sviluppo scheletrico
- Alta densità calorica, perché un cucciolo ha bisogno di molta energia
Quando passare al cibo per adulti?

Uno degli errori più comuni è cambiare troppo presto. Il cucciolo ha bisogno di alimenti “Junior” fino al completamento della crescita, che non coincide con l’inizio dell’adolescenza.
La tempistica giusta dipende dalla taglia del cane:
| Taglia del cane | Età minima per passare al cibo adulto |
|---|---|
| Piccola (<10 kg) | Non prima dei 10 mesi |
| Media (10–25 kg) | Non prima dei 12 mesi |
| Grande (>25 kg) | Non prima dei 12–15 mesi |
Attenzione: se noti sovrappeso o problemi articolari, non significa che devi passare subito al cibo adulto! È meglio adattare la dieta, magari con l’aiuto di un veterinario nutrizionista, per ridurre le calorie ma mantenere proteine e calcio adeguati.
Cibo per adulti: cosa scegliere?
Quando arriva il momento di passare a un alimento per cani adulti, fai attenzione a:
- Proteine animali: devono essere la fonte principale. Evita cibi che “barano” con proteine vegetali (soia, piselli, ceci).
- No fobia dei cereali: le diete grain-free usano comunque amidi, spesso da fonti meno digeribili. I cereali e le patate, invece, possono essere più adatti.
- Omega-3: un buon alimento per adulti deve contenere EPA e DHA, utili per articolazioni, cute e sistema immunitario.
E soprattutto: verifica sempre che sulla confezione ci sia scritto “alimento completo”, per evitare carenze vitaminiche e minerali.
E quando passare al cibo per cani anziani?
La transizione alla dieta “senior” non va fatta troppo tardi. Anche qui, la taglia fa la differenza:
| Taglia del cane | Età consigliata per passare al cibo anziani |
|---|---|
| Piccola (<10 kg) | Attorno agli 11-12 anni |
| Media (10–25 kg) | Attorno ai 10-11 anni |
| Grande (>25 kg) | Attorno ai 9 anni, anche 7 anni per i giganti |
Caratteristiche del cibo senior:
- Ricco in proteine animali, per sostenere il muscolo e l’immunità
- Meno calorie, se il cane tende ad ingrassare
- Alto contenuto di Omega-3, utili per il cervello e per combattere l’infiammazione
- Più antiossidanti (Vitamina E, Zinco, Selenio) e fitoterapici, come Boswellia e Curcuma, utili per i problemi articolari
E con la dieta BARF?
Se segui una dieta fresca o BARF, sappi che anche in questo caso bisogna adattare la composizione in base all’età:
- Nei cuccioli, è essenziale evitare squilibri di calcio. Serve un professionista.
- Negli anziani, servono più vitamine e omega-3, soprattutto l’EPA (antifiammatorio) e il DHA (utile per il cervello).
- Organi come fegato e milza non devono mai mancare, specie in età critiche.
In sintesi: quando cambiare cibo al cane?
- Ogni fase della vita richiede un’attenzione particolare: non basta guardare l’età, bisogna valutare taglia, salute e crescita.
- Il cambio va fatto sempre in modo graduale, per evitare problemi intestinali.
- Consulta sempre il tuo veterinario di fiducia, specie se il cane ha patologie o bisogni specifici.
Cambiare alimentazione al momento giusto e nel modo giusto è un gesto d’amore che fa la differenza per il benessere del tuo cane.
Un cane che mangia bene è un cane che vive meglio… e più a lungo!
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Il cane non vuole mangiare: quando preoccuparsi e cosa fare
Chi ha un cane sa quanto sia frustrante e a volte anche preoccupante vederlo rifiutare il cibo. Soprattutto se di solito è un cane di buon appetito. Ma quando la mancanza di appetito è un semplice capriccio e quando invece è il campanello d’allarme di qualcosa di più serio?
In questo articolo vedremo quali sono le possibili cause del rifiuto del cibo, quando preoccuparsi davvero e come aiutare il cane a ritrovare l’appetito, con qualche trucco pratico e qualche consiglio utile sulla dieta.
Perché il cane non mangia?
Le ragioni per cui un cane può smettere di mangiare sono tante, e spaziano da motivi emotivi o ambientali fino a cause mediche più importanti. Ecco alcune delle più comuni:
- Noia per il cibo sempre uguale
- Stress o cambiamenti: traslochi, viaggi, arrivo di un nuovo animale o persona in casa
- Effetti collaterali di alcuni farmaci (es. per problemi cardiaci)
- Dolore alla bocca o ai denti
- Nausea o disturbi digestivi
- Patologie più serie: insufficienza renale, malattie epatiche, tumori
Come vedi, dietro lo stesso sintomo – il cane non mangia – si possono nascondere situazioni completamente diverse. Per questo è sempre importante valutare bene e, se necessario, consultare il veterinario.
Quando è il caso di preoccuparsi

Un cane che salta un pasto ogni tanto potrebbe non avere nulla di grave. Ma se il rifiuto del cibo dura più di 24-36 ore, è bene rivolgersi al veterinario, anche in assenza di altri sintomi.
Ci sono però delle situazioni in cui è fondamentale agire subito:
- Se il cane non mangia e ha vomito o diarrea, rischia disidratazione
- Se noti nausea (salivazione, leccarsi il muso, leccare il vuoto)
- Se il cane è più apatico o dorme molto più del solito
- Se è un cucciolo sotto l’anno di età che rifiuta più di un pasto
- Se beve più del normale, può essere un segnale di malattia cronica
In tutti questi casi, non aspettare, anche se il cane non sembra soffrire visibilmente. Meglio un controllo in più che uno in meno.
Come stimolare l’appetito del cane
Una volta esclusi problemi seri con il veterinario, puoi provare qualche strategia per invogliare il cane a mangiare:
- Aggiungi un po’ di cibo umido alla ciotola di crocchette
- Mescola piccole quantità di carne o pesce cotti in modo semplice
- Spolvera del parmigiano grattugiato sopra il pasto
- Bagna le crocchette con brodo tiepido, se sospetti dolore ai denti
Tutte queste soluzioni servono a stimolare l’olfatto e il gusto del cane, aiutandolo a riprendere confidenza con il cibo. Non dimenticare di lasciargli sempre acqua fresca a disposizione.
Cosa dargli da mangiare se continua a non mangiare?
Se il tuo cane ha già una storia di disappetenza, potresti valutare con il veterinario un’alimentazione più adatta alle sue esigenze:
- Passare a un’alimentazione basata solo su cibo umido (ma completo!)
- Offrire una dieta casalinga, cucinata o cruda, sotto controllo nutrizionale
- Testare piccoli assaggi per capire cosa lo attira di più
Un petto di pollo alla piastra, condito con un pizzico di sale e pochissimo olio (di mais, ad esempio), può essere una buona partenza. Oppure una fettina magra di maiale ben cotta. Se il cane apprezza e mangia con gusto, potrebbe essere il momento giusto per passare a una dieta casalinga bilanciata, sempre con la guida di un veterinario esperto in nutrizione.
Conclusione
La mancanza di appetito nel cane non va mai presa alla leggera. Se si tratta di un episodio isolato e il cane sta bene, puoi provare qualche trucco in cucina. Ma se il problema si ripete, è associato ad altri sintomi o riguarda un cucciolo, non esitare a chiedere consiglio al veterinario.
Ricorda: alimentarsi bene è il primo passo per restare in salute, vale per noi e anche per i cani. A volte basta cambiare qualche abitudine per fare la differenza!
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer
Cibo umido e crocchette: come posso mescolarli per cani e gatti?
Hai mai pensato di mescolare il cibo umido con le crocchette per rendere più gustoso il pasto del tuo cane o del tuo gatto, ma non sapevi se fosse la scelta giusta? Sei in buona compagnia: è una delle domande più comuni tra i proprietari di animali. In questo articolo, vedremo quando e come è possibile mescolare questi due tipi di alimenti senza creare squilibri nella dieta.
Cibo umido e cibo secco: che differenze ci sono?
Partiamo dalle basi. In commercio troviamo due grandi categorie di alimenti per cani e gatti: cibo secco (le classiche crocchette, o in alcuni casi cibi “essiccati a freddo”) e cibo umido, che include paté, bocconcini, sfilaccetti e altre varianti.
La differenza principale tra i due è il contenuto di acqua. Il cibo secco contiene in genere tra l’8% e il 10% di umidità, mentre l’umido arriva anche al 75-80%, a seconda del prodotto. Questa differenza influisce anche su altri aspetti: in linea generale, il cibo umido contiene meno amido e più proteine, e può risultare più appetibile, soprattutto per il gatto.
Posso mescolarli? Sì, ma con criterio

Sfatiamo subito un mito: mescolare cibo umido e crocchette non è un errore. Per anni si è diffusa la convinzione che questi due alimenti abbiano tempi di digestione troppo diversi e che per questo vadano tenuti separati. In realtà, questa preoccupazione non ha solide basi scientifiche.
Il punto fondamentale è la qualità e la completezza degli alimenti. Per capire se puoi mescolarli senza problemi, devi guardare bene l’etichetta. Se sia il cibo secco che quello umido riportano la dicitura “alimento completo”, allora puoi usarli insieme tranquillamente, purché tu tenga sotto controllo le quantità totali di calorie.
E se uno dei due è complementare?
In questo caso le cose cambiano un po’. Se uno dei due alimenti è etichettato come “alimento complementare”, significa che non è bilanciato da solo e non copre tutti i fabbisogni nutrizionali. Quindi, va usato solo in piccole quantità, come aggiunta o insaporitore. Di solito si consiglia di non superare il 20% della razione giornaliera con un alimento complementare.
Come calcolo le giuste proporzioni?
Facciamo un esempio pratico. Supponiamo che, in base alle indicazioni del produttore, il tuo cane abbia bisogno di:
- 100g di cibo secco oppure
- 380g di cibo umido
Puoi combinare le due fonti alimentari in questo modo:
- ½ dose secco + ½ dose umido → 50g di crocchette + 190g di umido
- ¾ dose secco + ¼ dose umido → 75g di crocchette + 95g di umido
- ¼ dose secco + ¾ dose umido → 25g di crocchette + 285g di umido
L’importante è che, in totale, la quantità copra il fabbisogno calorico giornaliero del cane o del gatto. Se uno dei due alimenti è complementare, ricordati che puoi usarlo al massimo fino a 1/5 della razione giornaliera, altrimenti rischi di sbilanciare la dieta.
Vantaggi del mix
Mescolare cibo umido alle crocchette ha anche diversi benefici:
- Migliora l’appetibilità: soprattutto il gatto, spesso selettivo, apprezza un pasto più profumato e morbido.
- Favorisce l’idratazione: l’umido aiuta a introdurre più liquidi nella dieta, utile per entrambi, ma in particolare per il gatto, che tende a bere poco.
- Rende il pasto più vario, aiutando a evitare l’insorgenza di abitudini troppo rigide o di noia nei confronti del cibo.
Attenzione alle reazioni individuali
Anche se mescolare cibo secco e umido non è dannoso, è comunque buona norma osservare come reagisce il tuo cane o gatto. Ogni animale ha la propria sensibilità: alcuni possono tollerare benissimo una dieta mista, altri potrebbero manifestare qualche disagio digestivo. In quel caso, meglio passare a una somministrazione alternata, ad esempio: umido al mattino e secco alla sera.
In sintesi
Ecco un riassunto delle regole d’oro:
- Leggi sempre l’etichetta per verificare se il cibo è completo o complementare.
- Se entrambi gli alimenti sono completi, puoi dosarli a piacere, seguendo le quantità caloriche totali.
- Se uno è complementare, non superare il 20% della razione.
- Mescolare cibo umido e secco non è dannoso, anzi, può essere molto utile.
- Controlla la risposta individuale del tuo cane o del tuo gatto e adatta la dieta di conseguenza.
In conclusione, mescolare cibo umido e crocchette si può fare, con attenzione e buon senso. Non solo è una pratica utile per migliorare l’esperienza del pasto, ma può contribuire a un’alimentazione più varia, più idratante e più piacevole. Basta un po’ di organizzazione… e la ciotola sarà sempre una festa!
Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM
- Published in Maria Mayer















