Cosa deve mangiare un gatto sterilizzato?
La sterilizzazione è una delle procedure chirurgiche più comuni quando si parla di gatti.
E’ ben noto che la castrazione può influenzare la fisiologia e il comportamento, predisponendo i felini all’obesità.
Cosa dovrebbe mangiare dunque un gatto sterilizzato?
Affrontare in modo proattivo questi cambiamenti con strategie di gestione alimentare può contribuire a prevenire l’aumento di peso e le conseguenze negative associate.
Ricordiamo che anche i gatti castrati sovrappeso possono tornare al loro peso forma, ci vuole solo impegno e pazienza.
Gatti sterilizzati. Qualche dato.
Buona parte dei gatti domestici sono sterilizzati e i dati epidemiologici hanno dimostrato che la castrazione è un fattore di rischio per l’obesità nei gatti, specialmente nei maschi.
I gatti in sovrappeso sono più inclini a sviluppare certe patologie, tra cui diabete mellito, stitichezza, malattie ortopediche, alterazioni dell’emostasi, malattie del tratto urinario, lipidosi epatica e malattie cutanee.
Considerando che la maggior parte dei pazienti veterinari felini ha un fattore di rischio noto (lo stato di castrazione) per una malattia che potrebbe causare una significativa morbilità (l’obesità), sono indicate strategie volte alla prevenzione e, se necessario, all’intervento.
Ricordate sempre che il sovrappeso non è un semplice problema estetico!
Castrazione, aumento di peso e spesa energetica
Le relazioni tra l’assunzione di cibo, il peso corporeo e la spesa energetica dopo la castrazione sono complesse.
E’ più probabile che i gatti aumentino di peso quando vengono alimentati ad libitum dopo la castrazione, sviluppando aumento della massa grassa.
Infatti sono portati a mangiare di più e spesso muoversi di meno, con conseguente diminuzione della spesa calorica e aumento del peso corporeo.
In questi casi è quindi più adatto somministrare porzioni controllate di alimento durante la giornata.
Quanto deve mangiare un gatto sterilizzato?
La gestione alimentare del gatto castrato richiede un approccio individuale.
È importante evitare l’accesso illimitato al cibo, considerare la densità energetica del cibo, fornire una dieta adatta alla fase di vita e monitorare regolarmente la condizione corporea del gatto.
La determinazione del fabbisogno energetico dovrebbe basarsi sulle calorie ingerite normalmente prima dell’intervento, ma il grado di restrizione necessario per evitare l’aumento di peso è variabile e sottolinea l’importanza del monitoraggio e dell’aggiustamento.
Ci sono soggetti che anche se castrati si muovono molto, quindi non avranno bisogno di essere messi “a stecchetto”; al contrario, gatti già sedentari prima avranno la necessità di una riduzione delle calorie anche importante.
Come proprietari dei gatti dobbiamo conoscere l’importanza della restrizione alimentare immediatamente dopo la castrazione per evitare sovrappeso e obesità.
In questo caso la visita dal veterinario nutrizionista toglierà ogni dubbio: il medico preparerà la giusta dieta, che copra tutti i fabbisogni nutrizionali del paziente e che lo mantenga normopeso.
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Come scegliere la giusta alimentazione per cane e gatto?
La salute, si sa, parte anche dall’alimentazione.
Al di là della tipologia di dieta, a cosa dobbiamo prestare attenzione per scegliere la giusta alimentazione per cane e gatto?
L’alimentazione per cane e gatto gioca un ruolo fondamentale nella salute e nel benessere dei nostri animali domestici.
Una corretta alimentazione infatti fornisce loro tutti i nutrienti essenziali di cui hanno bisogno per crescere, mantenere un peso sano e sostenere una buona salute generale.
In questo articolo, esploreremo le linee guida di base per l’alimentazione di cani e gatti, inclusi i nutrienti chiave e le considerazioni speciali da tenere a mente.
Le esigenze nutrizionali dei cani
I cani sono carnivori opportunisti e hanno bisogno di una dieta bilanciata che comprenda proteine, grassi, vitamine, minerali, fibre e, in alcuni casi, carboidrati.
- Proteine: le proteine sono essenziali per la crescita e il mantenimento della massa muscolare, oltre a svolgere tante altre funzioni fondamentali per il benessere di tutto l’organismo.
Fonti di proteine ad alto valore biologico includono carne, pollame, pesce e uova - Carboidrati: i carboidrati non sempre sono tollerati e non sempre sono necessari, ma possono aiutarci in alcuni casi a fornire un’ottima fonte di energia e bilanciare la dieta laddove, in caso di patologie, sia necessaria una restrizione di altri nutrienti
- Grassi: i grassi sono una fonte concentrata di energia e hanno un ruolo strutturale e metabolico di primaria importanza.
Alcuni grassi, come il burro, sono anche un ottimo alleato per aumentare l’appetibilità in caso di palati particolarmente esigenti! - Vitamine e minerali: i cani hanno bisogno di una varietà di vitamine e minerali, come la vitamina A, la vitamina D, il calcio, il ferro e così via.
Micro e macronutrienti devono essere attentamente bilanciati sul singolo individuo, al fine di garantire il corretto apporto di sostanze nutritive attraverso l’alimentazione - Fibre: le fibre sono molto importanti per la salute del microbiota intestinale e quindi di tutto l’organismo.
Non devono mai mancare nella giusta percentuale e della giusta tipologia, per favorire una corretta digestione
Le esigenze nutrizionali dei gatti
I gatti sono carnivori obbligati e richiedono una dieta che rifletta questa necessità!
La loro alimentazione deve essere ricca di proteine animali di alta qualità e grassi nella giusta percentuale.
I carboidrati andrebbero il più possibile eliminati, così da rispettare la loro natura.
Ricordiamoci anche una piccola parte di fibre!
Alimentazione per cane e gatto, alcune considerazioni
- Età: i requisiti nutrizionali dei cani e dei gatti cambiano con l’età.
I cuccioli hanno bisogno di alimenti specifici per la crescita, mentre gli animali anziani potrebbero richiedere una dieta adatta alle loro esigenze metaboliche - Peso corporeo: mantenere un peso sano è fondamentale per la salute di cani e gatti.
Se il tuo animale è sovrappeso o obeso, potrebbe essere necessario adottare una dieta appositamente formulata per la gestione del peso.
Ricordiamoci che l’obesitá può essere causa di tante patologie! - Condizioni mediche: alcune condizioni mediche, come le sensibilità alimentari o patologie di varia natura, richiedono una dieta specifica.
È risaputo ormai che la dieta gioca un ruolo chiave nella prevenzione ma anche nella cura di molte patologie!
Conclusioni
L’alimentazione corretta è cruciale per la salute e il benessere dei cani e dei gatti.
Una dieta equilibrata, che soddisfi le loro esigenze nutrizionali specifiche, contribuirà a garantire una vita lunga e sana per i nostri amici a quattro zampe.
Indipendentemente dal tipo di dieta scelta (commerciale, casalinga, BARF, mista) è importante tenere sempre a mente le esigenze del singolo individuo e garantirgli un’alimentazione bilanciata per la sua fase di vita.
Ricorda sempre di consultare il tuo Medico Veterinario Nutrizionista per consigli personalizzati sull’alimentazione del tuo animale!
Articolo della dott.ssa Camilla Marchetti, DMV
- Pubblicato il Camilla Marchetti
Che pesce può mangiare il cane?
Il pesce è un alimento molto ricco di benefici, anche per il cane. Vediamo quindi in questo articolo quali sono i tipi di pesce che può mangiare il cane, come cucinarlo e come proporlo.
Purtroppo in Italia siamo mediamente poco abituati a mangiare prodotti della pesca, pur avendone una lunga tradizione. Il pesce, nelle sue varie versioni e tipi, è in realtà un ottimo alimento per il cane e uno di quelli che amo maggiormente come nutrizionista.
Sono tanti infatti i benefici dei prodotti ittici e anche se ha alcuni contro (non ultimi costo e odore) sono uno di quegli alimenti di cui faccio più fatica a fare a meno in una dieta fresca per il cane. Vediamo quindi quali sono i benefici che il nostro cane può trarre dal pesce, dato che sono davvero molti.
Benefici del pesce per i cani
I valori nutrizionali del pesce dipendono molto da quale tipo di pesce decidiamo dare al nostro cane, ma alcuni benefici sono presenti in tutti i tipi di pesce. In generale, possiamo dire che il pesce è ricco di proteine ad alto valore biologico per il cane. Anche se erroneamente il pesce è considerato spesso meno nutriente della carne per il cane, questo non è affatto vero.
Il pesce infatti viene digerito più in fretta della carne nella maggior parte dei casi, ma semplicemente perché presenta una minor quantità di tessuto connettivo, che rende più facile l’attacco enzimatico. Studi fatti in laboratorio infatti hanno dimostrato in particolare come alcuni tipi di pesce (merluzzo, sogliola, spigola, trota, dentice, orata e altri) siano da considerare molto digeribili, altri siano mediamente digeribili (tonno, palombo, pesce spada, sarde e alici) e altre ancora siano poco digeribili (sgombro e anguilla in particolare).
In generale comunque il pesce è molto ricco di proteine come abbiamo detto (circa un 20%) e grassi “buoni” (acidi grassi polinsaturi), la cui quantità dipende molto dal tenore di grasso del singolo pesce. In particolare i grassi del pesce, lo rendono un alimento molto interessante dal punto di vista nutrizionale. I grassi presenti infatti, tranne rare eccezioni come l’anguilla, sono grassi ottimi per la salute del nostro cane, essendo per la maggior parte EPA e DHA, acidi grassi della classe Omega-3. Questi due acidi grassi, EPA e DHA, hanno una forte azione antinfiammatoria e sono di grande aiuto per la prevenzione e il trattamento di diverse patologie del cane.
Che pesce può mangiare il cane?
Vediamo quindi quali pesci possiamo dare al cane. Come abbiamo visto sopra, in generale pesci più magri sono più digeribili. Per tutti i cani che hanno problemi di digestione quindi potrebbe essere preferibile utilizzare merluzzo, platessa, nasello assieme ad altri pesci bianchi e magri.
Al contrario, i pesci più grassi come il tonno o lo sgombro, sono adatti solo per i cani che hanno buone capacità digestive e che magari sono un po’ più schizzinosi di gusti. Grasso è buono infatti, come sappiamo molto bene!
Tutto il pesce azzurro inoltre (sarde, alici, sgombro, suri ed altri) è estremamente ricco di EPA e DHA, gli Omega-3 più sani che possiamo desiderare. Se il nostro cane quindi ha buone capacità digestive, cerchiamo sempre di scegliere pesci pescati, non allevati, appartenenti a questa famiglia, in modo da regalargli i benefici degli Omega-3.
Ultimo ma non ultimo, in generale cerco di evitare la prescrizione di pesce di allevamento, specialmente salmone, per il cane. Sebbene infatti il salmone sia un pesce teoricamente molto ricco di Omega-3, il tipo di allevamento che viene utilizzato tende a renderlo una fonte proteica poco sostenibile dal punto di vista ambientale. Inoltre, come tutti i pesci grassi e di grande mole (pesce spada, verdesca, tonno) il salmone presenta problemi di bioaccumulo di metalli pesanti.
Come dare il pesce al cane
A seconda del tipo di pesce e della dieta del nostro cane, dovremmo decidere come cucinare e preparare i nostri sani manicaretti. In generale, un ottimo metodo di cottura per il pesce da dare al cane è quello al vapore. Essendo in generale “racchiusi” da una pelle esterna infatti, questa cottura permette di sigillare all’interno i preziosi contenuti nutrizionali. I filetti invece, (così come anche altri tipi di pesce, se vogliamo farla un po’ più semplice) possono essere cotti in padella con poca acqua.
Un altro tipo di cottura sana del pesce per il cane è al forno ovviamente, magari con l’aggiunta di un rametto di rosmarino che rende sempre tutto più gustoso e che è un antiossidante naturale.
Una volta cotto, a meno che non si tratti di filetti, dovremmo però deliscare il pesce prima di darlo al nostro cane. Le lische infatti, specialmente dei pesci più grandi, possono essere un problema se dati a cani inesperti come i nostri.
Per quel che riguarda le quantità infine, il pesce può essere inserito nella dieta di un cane come principale fonte proteica, oppure può essere dato come piccolo extra. Nel primo caso, come ben sapete ormai, le quantità dipendono dal tipo di dieta e dal cane, per cui devono essere concordate con il medico veterinario esperto in nutrizione. Per quel che riguarda invece gli extra, consiglio vivamente (per i cani non allergici!) un pezzettino di pesce bianco della grandezza di una noce per cani di taglia piccola. Per cani di taglia grande possiamo pensare invece a 2 o 3 pezzettini di questa grandezza, potendo magari optare anche per pesce più grasso se sappiamo che il nostro cane digerisce senza problemi.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Cos’è la disbiosi intestinale?
Quante volte ci è capitato di sentire o leggere il termine disbiosi intestinale ed avere le idee confuse sul reale problema che affligge il nostro amico a quattro zampe?
La parola disbiosi non è va associata solo a patologie gastroenteriche acute e croniche ma anche a patologie sistemiche come la dermatite atopica, l’obesità, il diabete e le patologie uro-genitali.
Molto importanti sono anche le evidenze che associano la disbiosi a patologie neurologiche e alterazioni del comportamento (asse intestino-cervello).
In questo articolo scopriremo in cosa consiste la disbiosi intestinale, come poterla riconoscere ed eventualmente prevenire o correggere.
Disbiosi intestinale, partiamo dal microbiota
Come sappiamo bene, il microbiota intestinale è costituito da un insieme di microrganismi (batteri, virus, funghi,protozoi) che vivono nel tratto gastrointestinale e svolgono molteplici funzioni fondamentali per la salute dell’ospite e producono metaboliti che interessano altri organi, non solo il tratto gastrointestinale.
In condizioni di eubiosi, il microbiota intestinale è ricco e vario, composto da un elevato numero di specie diverse, che in cani e gatti appartengono soprattutto a quattro phyla principali:
- Firmicutes (comprende molti batteri produttori di importanti metaboliti e regolatori di vie metaboliche tra cui quelle degli acidi biliari e degli acidi grassi a catena corta), fondamentali per il mantenimento della salute intestinale e per la modulazione del sistema immunitario dell’organismo
- Bacteroidetes (include Prevotella e Bacteroides)
- Fusobacteria (comprende il genere Fusobacterium)
- Proteobacteria (comprende la famiglia delle Enterobatteriaceae)
La disbiosi intestinale rappresenta un’alterazione del numero e della composizione batterica del microbiota intestinale, in genere è caratterizzata dalla riduzione del numero di specie e della diversità microbica. Spesso si ha sovracrescita dei microrganismi appartenenti ad una sola oa poche specie, che prendono il sopravvento sulle altre. Contemporaneamente vengono modificate anche le quantità di sostanze prodotte da ceppi specifici, con una conseguente alterazione delle funzioni fondamentali del microbiota intestinale.
Un fattore importante da tener presente è che la disbiosi intestinale non rappresenta un sintomo da “sopprimere”, è indice di alterazione di quello che è un organo del loro organismo ossia il microbiota.
Le cause e le patologie predisponenti della disbiosi
– Enteropatie acute e croniche
– Infiammazione intestinale
– Genetiche (legate al sistema immunitario del soggetto)
– Predisposizione di razza (es. brachicefali ma anche Pastore tedesco, Yorkshire ecc)
– Invecchiamento
– Farmaci (antibiotici, antiacidi, antiparassitari ad uso orale, Fans, anestetici ecc)
– Ambiente, stress
– Diete non bilanciate o di scarsa qualità
– Parto cesareo
– Allattamento artificiale
Quali sono i sintomi di disbiosi intestinale?
Purtroppo a volte i sintomi possono essere molto aspecifici ma di solito si riferiscono tutti ad un’alterata funzionalità dell’apparato gastrointestinale come:
– Diarrea, feci troppo molli o troppo dure, presenza di muco
– Rumori intestinali, flatulenza, coliche
– Vomito, nausea, inappetenza, alitosi
– Ricerca di erba, coprofagia
– Tendenza ad ingerire corpi estranei
– Dermatiti ricorrenti
Cosa possiamo fare per prevenirla o correggerla?
Non esiste purtroppo una soluzione utile per tutti, spesso gli approcci sono molteplici e richiedono tanto tempo e pazienza. Bisogna essere disponibili a tentare, ma anche a sospendere, nel caso in cui la risposta non sia quella sperata.
- Dieta
La modulazione dietetica dovrebbe essere sempre parte del trattamento se non addirittura la parte da cui iniziare poiché non ha alcun impatto negativo sul microbiota intestinale.
- Probiotici
I probiotici hanno un effetto benefico sulla salute dell’ospite. Alcuni migliorano la funzionalità della barriera intestinale, altri modulano il sistema immunitario. Anche in questo caso c’è una notevole variabilità individuale nella risposta.
- Terapie olistiche (come omeopatia, omotossicologia, fitoterapia e micoterapia)
- Un altra possibilità terapeutica è il trapianto fecale o trapianto di microbiota (FMT)
- Antinfiammatori ed immunosoppressori
Anche se non è ancora chiaro se la disbiosi sia la causa o la conseguenza delle malattie infiammatorie intestinali è evidente che le due condizioni siano strettamente correlate.
Nei casi in cui il ritorno ad uno stato di equilibrio (eubiosi) può essere impedito dalla presenza di un grave stato infiammatorio cronico. In questo caso l’utilizzo di questi farmaci può permettere l’interruzione del ciclo infiammazione-disbiosi.
- Antibiotici
In alcuni casi possono essere necessari ma il loro utilizzo va valutato attentamente dato che hanno notevoli effetti collaterali. Le più recenti linee guida sconsigliano l’utilizzo di antibiotici in caso di diarrea e ricordano che un solo ciclo di antibiotici può alterare il microbioma per mesi/anni.
In conclusione
Concludendo possiamo affermare che la disbiosi è una condizione complessa che varia molto da animale ad animale. Da un punto di vista scientifico quello che sappiamo è la sua complessità e la richiesta di un approccio sistemico, olistico, spesso multidisciplinare.
Ogni paziente è unico come lo è il suo microbiota per cui sta al medico veterinario analizzare ogni singolo caso clinico e stabilire l’approccio che reputa più adatto a ristabilire l’eubiosi.
Articolo della dott.ssa Laura Mancinelli, DVM
- Pubblicato il Laura Mancinelli
Il ruolo del calcio: dieta e fabbisogni nelle varie fasi di vita
Il Calcio è un minerale che svolge numerose funzioni fondamentali nell’organismo. È coinvolto infatti nella contrazione muscolare, nella coagulazione del sangue, nella regolazione della permeabilità cellulare e nella trasmissione dell’impulso nervoso, non che nei meccanismi di contrazione e dilatazione dei vasi sanguigni.
È inoltre fondamentale per il corretto sviluppo e il mantenimento in salute di ossa e denti.
Ma i nostri animali, da dove prendono il calcio e quali sono le quantità che devono assumere per non incorrere in carenze o eccessi nutrizionali? Vediamolo insieme.
Calcio e dieta
In natura il lupo e i canidi selvatici ricavano il calcio necessario dalle ossa delle loro prede.
Ma l’alimentazione dei nostri carnivori domestici si è molto distanziata da quella “naturale”.
Sappiamo infatti che, eccezion fatta per un tipo di dieta chiamata BARF (di cui abbiamo parlato qui). Che prevede anche l’utilizzo di ossa polpose crude, l’utilizzo delle ossa nude o cotte è assolutamente sconsigliato per i nostri Animali.
E in questi casi, quindi, come fanno i ad assumere le giuste quantità di calcio?
Vediamolo insieme analizzando i vari tipi di dieta:
- DIETE COMMERCIALI SECCHE (CROCCHETTE) E UMIDI COMPLETI
in questi casi il calcio è aggiunto sotto forma di integratore, generalmente assieme ad altri minerali e vitamine, alla fine del processo produttivo.
Attenzione agli umidi, che potrebbero non essere “completi”, ma “complementari” ed in quest’ultimo caso, potrebbero non contenere fonti di calcio. - DIETA CASALINGA COTTA
in questo tipo di dieta, dove non possiamo somministrare ossa cotte, si utilizzano integratori (c.d. “mangimi complementari minerali”) di calcio. Come la farina di ossa o la polvere di gusci d’uovo essiccati, oppure integratori più completi, che contengono sia calcio che altri minerali e vitamine.
È quindi importante sottolineare che l’utilizzo di questi mangimi complementari, in una dieta casalinga, è fondamentale affinché la dieta sia bilanciata e non può essere evitato. Se non per brevi periodi e per motivi particolari, che devono però essere sempre valutati e tenuti sotto controllo dal Medico Veterinario nutrizionista che ha formulato la dieta.
Anche se nel piano nutrizionale fossero presenti alimenti particolarmente ricchi di calcio (come i formaggi, ad esempio) è molto improbabile che questi possano essere inseriti in quantità giornaliere sufficienti a coprire i fabbisogni del vostro animale - DIETA FRESCA CRUDA SENZA OSSA
anche in questi casi, non essendo presenti ossa nella dieta, il calcio andrà integrato tramite l’aggiunta di integratori (farina di ossa o gusci d’uovo, ad esempio) - DIETA BARF
questo è l’unico caso in cui, essendo presenti nella dieta le OP (Ossa Polpose), non sono necessarie ulteriori aggiunte di calcio
Calcio e fabbisogni
Si ma quanto calcio devono assumere i nostri carnivori domestici giornalmente?
La risposta è “dipende”.
I fabbisogni giornalieri di Calcio variano infatti in base a specie (cane/gatto), età (cuccioli/adulti/anziani) e stato fisiologico (gravidanza/allattamento).
Quando viene formulata una dieta, commerciale o casalinga che sia, i formulatori si rifanno, di solito, alle linee guida FEDIAF, che ci danno le indicazioni corrette dei fabbisogni di Calcio e di tutti gli altri nutrienti. In base a tutte le variabili sopra indicate.
È importante sottolineare che, oltre ai fabbisogni di calcio, c’è un altro parametro che va sempre valutato nella formulazione di un piano nutrizionale: il rapporto Calcio/Fosforo, che si deve mantenere entro certi range che variano a seconda dell’età e dello stato fisiologico.
Ecco perché spesso le quantità di integratore che indichiamo nelle diete possono variare da menù a menù e spesso non corrispondono alle dosi indicative che sono riportate nell’etichetta della confezione.
Fidatevi sempre delle indicazioni del vostro Nutrizionista, più che di quelle indicate nella confezione!
Errori più comuni da evitare
Fino a non molti anni fa, quando la nutrizione dei carnivori domestici era ancora un argomento poco conosciuto, era uso abbastanza comune, soprattutto negli allevamenti, somministrare delle supplementazioni di Calcio extra in situazioni particolari quali la crescita (soprattutto di cuccioli di taglia grande) la gravidanza e l’allattamento.
Tutte condizioni in cui si riteneva che “più calcio dò, meglio è”.
In realtà si è poi visto e dimostrato come un eccesso di calcio, in tutti questi casi, possa essere non solo inutile, ma addirittura nocivo. Provocando alterazioni ossee e articolari in cuccioli in crescita e favorendo, nelle femmine gravide, l’insorgenza di ipocalcemia post-partum, piuttosto che prevenirla.
Purtroppo questa usanza è ancora un po’ dura a morire, ma fortunatamente, con la giusta informazione, si stanno progressivamente abbandonando queste pratiche ormai obsolete.
Quindi, come fare a non provocare danni in un cucciolo in crescita o in una cagna o gatta in gravidanza?
Evitando il “fai da te” e le integrazioni non necessarie e affidandovi a un Medico Veterinario Nutrizionista che segua il vostro Animale durante tutto il percorso o, nel caso non ve la sentiste di intraprendere questo tipo di iter, utilizzando un buon prodotto commerciale completo e specifico per lo stato fisiologico del vostro animale.
Articolo della dott.ssa Marta Batti, DMV
- Pubblicato il Marta Batti
Dieta fresca nel cane e gatto con gravi patologie
In questo articolo tratteremo in chiave nutrizionale la gestione di un paziente malato con dieta fresca.
Daremo la definizione di paziente gravemente malato e parleremo delle differenze tra cane e gatto.
Affronteremo infine le diverse strategie per cercare di stimolare l’assunzione di cibo.
Molto probabilmente a chi da sempre condivide la propria vita con degli animali sarà capitato di dover gestire il suo pet in una situazione critica. Sia che si tratti di una malattia legata all’invecchiamento che di una patologia in particolare sentirsi incapaci di aiutare genera molta preoccupazione ed ansia.
Se ci pensiamo, proprio in questi momenti, il cibo diventa la chiave principale per accudire il proprio animale.
II paziente gravemente malato e la dieta fresca
Per paziente gravemente malato possiamo intendere un animale che progressivamente va incontro ad un peggioramento causato da una malattia che avanza (come un processo tumorale, una grave insufficienza renale, invecchiamento ecc ).
Oppure si parla di una malattia grave che potrebbe pian piano risolversi (ad esempio un soggetto che ha subito un trauma, ecc).
Infine possiamo parlare di animali che hanno una malattia cronica con forti ricadute (patologie cardiache, problemi intestinali cronici, ecc). Sono animali che potrebbero alimentarsi da soli ma che fanno fatica a farlo, perché magari hanno nausea. Oppure hanno fame ma non riescono ad arrivare da soli alla ciotola come nel caso di animali molto anziani o traumatizzati.
Alcune differenze tra cane e gatto in corso di patologia
Ricordiamoci che abbiamo davanti a noi due specie molto diverse.
Il cane malato molto spesso mostra una compliance alimentare molto più ampia, permettendoci spesso di imboccarlo e di provare a somministrare nuovi alimenti.
In molti casi offrire al proprio cane un nuovo cibo potrebbe essere lo stimolo giusto per farlo alimentare.
Il cambio di alimentazione va però sempre ponderato con il proprio medico curante, valutando rischi e benefici.
Spesso, anziché passare ad un cibo commerciale medicato per una specifica patologia (che sia gastrointestinale, renale ecc), buoni risultati possono essere ottenuti fornendo un pasto fresco, meglio ancora una proteina fresca.
Un cane difficilmente non apprezzerebbe della carne fresca.
Nel gatto malato la compliance alimentare è molto ridotta. Come spiegato in precedenti articoli, sono molti i fattori che influenzano l’assunzione di cibo nel gatto, come la consistenza dell’alimento, l’abitudine sin da piccolo a mangiare cibo fresco e il suo svezzamento. Sicuramente, sia per il cibo commerciale umido che per quello fresco, utile per il gatto è riscaldare l’alimento, per esaltare gli odori e stimolare l’appetito.
Quando parliamo del gatto non dimentichiamo l’effetto Garcia: l’associazione del cibo ad un evento sgradevole è molto accentuata nel gatto.
Quindi, se abbiamo in mente uno specifico alimento da utilizzare nel nostro gatto dopo la possibile guarigione, non utilizziamolo quando sta male. Altra cosa importante è non esagerare con l’alimentazione forzata.
Che proteina scegliere per la dieta fresca
Sicuramente una proteina digeribile ed appetibile potrebbe aiutarci. Anche selezionare un cibo mai mangiato o assunto raramente dal nostro animale, potrebbe giovare non solo sul suo appetito ma anche sull’intero organismo.
Le carni bianche come il tacchino (intolleranze ed allergie a parte) potrebbero essere utili al cane, mentre tagli più grassi come quelli di bovino nel gatto hanno più probabilità di successo.
Ricordiamoci di idratare l’alimento. Per i soggetti completamente immobili, cercare di :
- favorire lo svuotamento gastrico attraverso un aumento della frequenza dei pasti
- aggiungere in modo ponderato le fibre (giusto mix tra fibre solubili ed insolubili)
- fornire piccoli pasti ma molto energetici (in questo l’olio di cocco può darci una mano)
Come stimolare l’assunzione del cibo?
Compatibilmente con la patologia in atto, oltre a sostenere il paziente con terapie mirate (la cannabis medicinale ad esempio, antiemetici o altro) quando la condizione clinica lo permette, possiamo adottare diverse strategie alimentari, sfruttando proprio una dieta fresca:
- Cerchiamo di non cucinare eccessivamente la carne rendendola molto secca (il maiale invece deve avere sempre una cottura” a cuore”, ma questo ovviamente non significa stracotto!)
- Per il gatto può contare anche la forma e la consistenza del cibo (o meglio della proteina) che stiamo somministrando: cubetti, intera, a mousse, scottata, cruda, ecc
- Facciamo a parte un brodo di carne (in casi estremi anche con il dado pronto) e lo usiamo per condire il pasto (si può congelare in cubetti, scongelarlo e riscaldarlo ed utilizzarlo quando diamo il cibo)
- Utilizziamo sedano, origano, ed altre spezie (eccetto il prezzemolo, aglio e cipolla)
- Proviamo ad utilizzare lo snack preferito da polverizzare come parmigiano sul cibo
- In patologie come l’insufficienza renale, cerchiamo di ridurre la quantità di cibo aumentando le sue chilocalorie: molto apprezzato può essere il ghee o il burro chiarificato. Riesce a stimolare l’appetito ed a fornire molta energia senza rallentare lo svuotamento dello stomaco
- Non sovralimentare l’animale, ma stimare sempre le kcal complessive che deve mangiare. Se esageriamo, non sarà mai indotto a riprendere a mangiare spontaneamente
Possiamo concludere che la gestione alimentare di un paziente malato è strettamente correlata alla specie animale che stiamo andando ad aiutare. L’utilizzo di una dieta fresca in molti casi ci può essere d’aiuto.
Sapere come fornire una dieta diventa ancora più importante.
In corso di gravi tossicosi metaboliche o patologie gravi, difficilmente l’alimentazione da sola può aiutarci ma, applicare diverse strategie alimentari, potrebbe fornire al nostro animale una possibilità in più.
Articolo del dott Carmine Salese, DMV
- Pubblicato il Carmine Salese
Cani e mirtilli: una combinazione deliziosa e salutare
Sono sempre più numerosi i proprietari di cani che si preoccupano di offrire una dieta sana ed equilibrata ai loro animali.
Spesso mi vengono poste diverse domande che riguardano la frutta e mi è stato chiesto più volte se il cane può mangiare i mirtilli.
In questo articolo conosceremo meglio i mirtilli, scopriremo quali principi attivi contengono, perché vengono considerati un alimento nutraceutico e se possono essere inclusi nella dieta dei nostri amici a quattro zampe.
Cosa sono i mirtilli?
I mirtilli sono piccoli frutti succosi di forma sferica. Sono arbusti spontanei e possono essere di colore nero-azzurrognolo oppure rossi.
Sono noti per i loro numerosi benefici in quanto ricchi di antiossidanti.
Quali sono i principi attivi dei mirtilli?
- I mirtilli sono ricchi di antociani, dei glicosidi ricchi di antiossidanti. Gli antiossidanti proteggono le cellule dai danni causati dai radicali liberi, ovvero ci aiutano a combattere l’invecchiamento cellulare, a ridurre l’infiammazione e a supportare l’organismo in caso di malattie croniche.
- Contengono Vitamina C, una vitamina idrosolubile, l’antiossidante per eccellenza che aiuta il sistema immunitario e la salute in generale.
- Contengono Tannini, sostanze dotate di attività vasocostrittrice e blandamente antinfiammatorie.
- Infine sono ricchi di Pectina, fibra solubile utile per il coretto transito intestinale e come prebiotico.
Che differenza c’è tra il mirtillo nero e mirtillo rosso?
Il mirtillo rosso oltre a contenere tutti i principi attivi appena elencati ha una caratteristica in più che lo rende ampiamente utilizzato sia in medicina umana che in medicina veterinaria, ovvero contiene le proantocianidine (PAC).
Sono degli antiossidanti naturali che influenzano favorevolmente il processo infiammatorio, le ritroviamo in diverse fonti vegetali, ed in concentrazioni più alte proprio nei frutti rossi.
Gli estratti del mirtillo rosso americano contengono un livello standardizzato di proantocianidine, queste vengono utilizzate in moltissimi integratori per la prevenzione della cistite batterica in quanto sono capaci di competere con l’Escherichia coli (batterio nocivo, spesso responsabile di cistite) per l’adesione alla mucosa della vescica.
Contribuendo così a ridurre in modo significativo le infezioni del tratto urinario.
I cani possono mangiare i mirtilli?
La risposta è si, sono considerati dei frutti sicuri e possono essere uno spuntino salutare proprio per le innumerevoli proprietà benefiche elencate precedentemente.
Come per tutti gli alimenti nuovi, è sempre consigliabile introdurre i mirtilli gradualmente nella dieta del tuo cane per valutare eventuali reazioni avverse o intolleranze.
Ogni cane è un individuo unico e potrebbe reagire in modo diverso, alcuni cani potrebbero tollerare i mirtilli senza problemi, mentre altri potrebbero manifestare disturbi gastrointestinali o allergie.
Tuttavia essendo il mirtillo un frutto che contiene naturalmente zuccheri non bisogna eccedere.
Dosi eccessive potrebbero dare fermentazione e problemi gastrointestinali, come flatulenza e diarrea, specialmente in soggetti già predisposti.
In linea generale un cane in salute di piccola taglia può mangiare circa 3-4 bacche al giorno.
Consulta sempre il veterinario per consigli specifici sulla dieta del tuo cane. Offrire una dieta sana ed equilibrata al tuo amico a quattro zampe è un modo per prendersi cura della sua salute e del suo benessere generale.
Articolo della dott.ssa Francesca Parisi, DMV
- Pubblicato il Francesca Parisi
Cosa fare se il cane è inappetente d’estate
Succede anche al tuo cane di diventare inappetente con l’arrivo del caldo?
Devi sapere che è in buona compagnia.
Vediamo qualche piccolo accorgimento e qualche trucchetto per aiutare il tuo cane con l’arrivo del caldo.
Quando il cane è inappetente per il caldo
Succede molto spesso che con l’arrivo del primo caldo ad alcuni cani scompaia l’appetito.
Come proprietari ci allarmiamo subito quando questo succede, ma in realtà è un comportamento abbastanza normale che, se non associato ad altri sintomi, non deve preoccupare.
Ricorda che con l’arrivo del caldo in genere i cani si muovono meno e quindi si riduce anche la loro necessità di calorie giornaliere. Per essere più tranquillo, puoi tenere pesato il tuo cane settimanalmente: la maggior parte delle volte vedrai che non perde peso nonostante mangi meno.
Come stimolare l’appetito di un cane in estate
Ci sono dei piccoli accorgimenti che puoi mettere in atto per aiutare il tuo cane inappetente:
- Sfruttare le ore più fresche della giornata per proporre il cibo: colazione e cena sono in genere i pasti più graditi
- Scegliere dei cibi più freschi e appetitosi: anche noi umani in estate cambiamo le abitudini alimentari e cerchiamo cibi più freschi e ricchi d’acqua. Anche per il tuo cane vale la stessa cosa. Se sta mangiando crocchette potresti provare a cambiare con del cibo umido, se sta seguendo una dieta casalinga potresti provare ad aumentare la parte proteica riducendo carboidrati e grassi. Sicuramente il tuo veterinario nutrizionista ti saprà aiutare.
- Servire il cibo a temperatura ambiente: se fai una dieta casalinga, lascia raffreddare la porzione
- Aggiungere delle merende fresche e golose durante la giornata
Acqua sempre a disposizione
Fondamentale che non manchi mai l’acqua quando fa caldo.
E’ indispensabile per aiutare il tuo cane ad abbassare la temperatura corporea e rimanere idratato.
Può essere utile posizionare più ciotole in punti strategici e controllare che l’acqua sia sempre fresca e pulita.
Per rendere più golosa l’acqua puoi aggiungere un cubetto di brodo congelato, che rinfresca e insaporisce.
Quando preoccuparti se il cane è inappetente d’estate
L’inappetenza prolungata o seguita da alcuni sintomi, richiede la visita dal veterinario. In particolare se noti:
- Masticazioni a vuoto durante la giornata o la notte
- Rigurgiti giallastri al mattino
- Ricerca spasmodica d’erba
- Perdita di peso
In questi casi è opportuno contattare il veterinario per una visita e impostare una strategia adeguata.
Merende rinfrescanti
Nelle stagioni calde, puoi utilizzare qualche merenda idratante e rinfrescante. Ecco qualche esempio.
- Ghiaccioli per cani fatti in casa: prepara un brodo di carne o di ossa e versalo negli stampi per i ghiaccioli o nei cubetti per il ghiaccio e congela. Sono un’ottima idea per rinfrescare il tuo cane nelle giornate più torride
- Yogurt gelato: scegli uno yogurt naturale, senza zucchero o dolcificanti, riempi i cubetti del ghiaccio e riponi in freezer. Puoi servirlo come spuntino, una volta ogni tanto, senza esagerare.
- Polpette di carne fredde: una soluzione per combattere l’inappetenza è quella di fare delle polpette di carne, cotte in padella o al forno, da offrire fredde durante la giornata. Anche i più inappetenti non resisteranno.
- Cubetti di frutta rinfrescanti: taglia la frutta come anguria, melone o pesche a cubetti e mettili in freezer e poi offrili freschi al tuo cane. Attenzione a non darne troppa: la frutta estiva è molto zuccherina, quindi mai esagerare!
Se anche il tuo cane soffre il caldo e smette di mangiare, contattaci per una consulenza: troveremo insieme il modo per aiutarlo!
Articolo della dott.ssa Chiara Dissegna, DMV
- Pubblicato il Chiara Dissegna
Igiene orale del cane. Cosa è utile sapere?
La salute del nostro cane è strettamente correlata alla salute della sua bocca.
Una corretta igiene orale del cane è fondamentale per prevenire infezioni non solo della bocca, ma di tutto l’organismo. Vediamo insieme come eseguire la pulizia dei denti e quale è il ruolo della nutrizione nel mantenere l’igiene orale.
La placca è un deposito dentale composto da batteri, saliva e materiale alimentare che si forma subito dopo il pasto, è possibile rimuoverla con lo spazzolino in quanto non ancora adesa al dente.
Il tartaro invece si forma a seguito della mineralizzazione della placca dovuta al deposito di calcio.
E’ un materiale molto duro, non facilmente removibile dal dente. Per rimuoverlo è necessaria la detartrasi che consiste nell’ablazione del tartaro, eseguibile in strutture veterinarie con il cane in anestesia.
Per ritardare il momento della prima detartrasi e per allungare i tempi tra una detartrasi e la successiva il mezzo più efficace è la spazzolatura quotidiana dei denti per rimuovere la placca, prevenendo così la formazione di tartaro.
Igiene orale del cane. Come pulire i denti?
La pulizia quotidiana può essere eseguita con uno spazzolino a setole morbide o inizialmente anche con una garza. Oppure sono disponibili in commercio spazzolini “a ditale” che permettono un maggior comfort di spazzolatura essendo sprovvisti dell’asta rigida.
In commercio si trovano anche dentifrici per cani che possono essere utilizzati. Da evitare invece i dentifrici ad uso umano che contengono alcuni ingredienti potenzialmente dannosi per il cane, in primis lo xilitolo.
Come abituare il cane alla spazzolatura dei denti
E’ importante abituare il cane fin da cucciolo a questa pratica.
Si può iniziare con una garza o anche semplicemente muovendo il proprio dito sulle gengive e sui denti per abituarlo alla manualità. Al termine della spazzolatura è consigliabile inizialmente dare un piccolo premio in cibo in modo da creare un’associazione positiva e piacevole.
Una volta abituato alla spazzolatura sarebbe buona norma eseguirla tutti i giorni o almeno 3 volte a settimana.
Come aiutare l’igiene orale del cane con l’alimentazione
Esistono dei fattori predisponenti alla formazione di placca e tartaro ma la tipologia di cibo non sembrerebbe essere tra questi.
Se infatti esistono razze e soggetti geneticamente più predisposti allo sviluppo del tartaro l’utilizzo di cibi secchi o umidi non sembrerebbe contribuire in maniera significativa.
Per anni si è pensato che dare crocchette al cane aiutasse a prevenire la formazione di placca e tartaro ma in realtà i nostri cani, in quanto carnivori, masticano pochissimo le crocchette e spesso le ingoiano addirittura intere. La loro dentatura, infatti, è pensata per afferrare e suddividere in parti grossolane il cibo, non per triturarlo come gli erbivori.
Quindi un’alimentazione fresca o umida non sembrerebbe causare un aumento nella formazione di tartaro rispetto alle crocchette.
La prevenzione più efficace, come già detto, è la spazzolatura che deve essere sempre la priorità ma possiamo utilizzare in associazione anche qualche altro aiuto. Innanzitutto, i masticativi: carne essiccata, kong e corno di cervo possono essere un valido ausilio.
Inoltre, possiamo utilizzare l’olio di cocco che, se applicato regolarmente sui denti, ritarda la formazione del tartaro.
Articolo della dott.ssa Denise Pinotti, DMV
- Pubblicato il Denise Pinotti
Alimentazione dei cani in vacanza
Alimentazione dei cani in vacanza: qualche consiglio utile per mantenere una dieta equilibrata anche in ferie!
Con le vacanze alle porte molti proprietari si domandano come comportarsi per il pasto dei propri cani, specialmente nel caso di una dieta fresca. Come possiamo organizzarci al meglio?
Le vacanze sono un momento di relax e divertimento per tutta la famiglia, e i nostri amici a quattro zampe non dovrebbero essere esclusi da queste avventure. Quando si pianifica una vacanza con il proprio cane, è importante prendere in considerazione anche le loro esigenze alimentari.
In questo articolo esploreremo alcuni utili consigli sull’alimentazione dei nostri cani in vacanza, in modo da assicurare loro una dieta equilibrata anche lontano da casa.
1. Alimentazione dei cani in vacanza. Pianifica in anticipo
Prima di partire per le vacanze, è fondamentale pianificare l’alimentazione del tuo cane. Porta con te una quantità sufficiente del suo cibo abituale, preferibilmente suddiviso in porzioni giornaliere.
In questo modo, potrai garantire che il tuo cane mantenga la sua dieta anche durante il viaggio.
In caso di dieta casalinga, se si ha la possibilità di cucinare anche in ferie basterà procurarsi le materie prime e continuare la dieta come a casa.
In alternativa si possono portare le porzioni giornaliere surgelate.
Stessa cosa vale per la dieta BARF (i fornitori sono ormai diffusi ovunque su tutto il territorio nazionale e non).
2. Scegli cibi sicuri e di qualità
Le vacanze non sono il momento giusto per sperimentare!
Evita di dare al tuo cane avanzi da tavola o cibi che potrebbero causare disturbi digestivi, o di cambiare il suo stile alimentare subito prima del viaggio.
Consulta in anticipo il tuo Medico Veterinario Nutrizionista qualora fossero necessari dei cambi di alimentazione, così da avere il tempo di introdurre gli alimenti nuovi e verificare eventuali reazioni avverse.
3. Mantieni la routine
I cani sono animali abitudinari, quindi cerca di mantenere la stessa routine alimentare anche in vacanza.
Cerca di rispettare gli stessi orari dei pasti che il tuo animale segue a casa e offrigli il cibo in un luogo tranquillo e familiare.
Ciò aiuterà a evitare stress o disturbi digestivi legati a cambiamenti improvvisi nell’alimentazione.
4. Idratazione costante
Durante le vacanze, è essenziale garantire al tuo cane un’adeguata idratazione.
Assicurati di avere sempre a disposizione acqua fresca e pulita, soprattutto se ti trovi in luoghi caldi o se stai facendo attività fisica intensa.
Il mantenimento di una corretta idratazione è fondamentale per il benessere generale del tuo amico a quattro zampe. In caso di escursioni insieme non dimenticare mai di portare acqua in abbondanza!
5. Snack salutari per le avventure
Se desideri offrire al tuo cane qualche trattamento speciale durante le avventure vacanziere, opta per snack salutari e adatti alle sue esigenze alimentari.
Evita cibi troppo grassi, salati o zuccherati, poiché potrebbero causare problemi di salute.
Scegli invece snack appositamente formulati per i cani, che siano gustosi e allo stesso tempo nutrienti.
Anche in questo caso meglio non sperimentare e dare snack già utilizzati e che sappiamo essere ben tollerati.
6. Considera le esigenze particolari
Se il tuo cane ha esigenze alimentari particolari, come ad esempio sensibilità alimentari o intolleranze, assicurati di prendere le giuste precauzioni anche in vacanza.
Porta con te il cibo adatto alle sue esigenze o ricerca in anticipo negozi o siti che offrano cibi specifici.
È bene anche portarsi dietro eventuali probiotici ed integrazioni da utilizzare in caso di problematiche, sempre sotto consiglio del tuo Medico Veterinario Nutrizionista.
La salute e il benessere del tuo cane devono essere una priorità anche durante le vacanze!
7. E se in vacanza non posso continuare la dieta fresca?
Niente paura! Ci si puó prendere tutti un momento di pausa passando ad una dieta commerciale o organizzarsi per tempo con degli essiccati.
Ci sono molte alternative da prendere in considerazione!
Conclusione
Quando si tratta dell’alimentazione dei cani in vacanza, è importante prestare attenzione alle loro esigenze specifiche per garantire loro una dieta equilibrata e una buona salute.
Pianifica in anticipo, scegli cibi sicuri e di qualità, mantieni le routine, assicurati che il tuo cane rimanga adeguatamente idratato e offri snack salutari durante le avventure.
Ricorda sempre di consultare il tuo Medico Veterinario Nutrizionista per consigli personalizzati sull’alimentazione del tuo cane, in modo da garantire una vacanza felice e sana per tutta la famiglia.
Se hai bisogno di ulteriori informazioni o se hai altre domande, contattaci!
Articolo della dott.ssa Camilla Marchetti, DMV
- Pubblicato il Camilla Marchetti
Alimentazione del cucciolo: quanto è importante?
Quanto è importante l’alimentazione del cucciolo che sta crescendo?
Questo articolo esplorerà l’importanza dell’alimentazione durante l’accrescimento e come una dieta equilibrata può influenzare positivamente la salute e il benessere del cane.
Durante l’accrescimento, l’alimentazione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel benessere di un cane. Fornire una corretta alimentazione durante questa fase cruciale della vita è essenziale per garantire una crescita corretta e una vita da adulto forte e sano.
L’arrivo a casa: come gestire l’alimentazione del cucciolo?
L’arrivo di un cucciolo nella famiglia è un momento emozionante e uno dei compiti più importanti dei nuovi proprietari è garantire che il piccolo amico a quattro zampe riceva l’alimentazione adeguata per una crescita corretta e sana.
Ogni cucciolo ha delle specifiche esigenze nutrizionali che variano al variare della sua razza, dell’età, del peso e dello stato di salute generale.
Per questo motivo sarebbe sempre importante chiedere consiglio ad un medico veterinario nutrizionista, affinché formuli una dieta specifica adatta ad ogni fase del suo accrescimento.
Le razze di taglia grande e gigante, per esempio, hanno una tipologia di accrescimento diversa rispetto alle razze piccole e medie ed è importante saperlo e tenerne conto, in modo che l’animale abbia tutti i macro e micronutrienti necessari al suo sviluppo.
Quale dieta scegliere?
Se si vuole cambiare alimentazione al cucciolo è consigliato aspettare qualche giorno una volta arrivato a casa. Questo gli permetterà di ambientarsi e di prendere fiducia con i nuovi ambienti e con la nuova famiglia.
I pasti che vengono somministrati ad un cucciolo devono essere di alta qualità e devono essere bilanciati, sia che si scelga di somministrare una dieta commerciale (secca o umida), una dieta casalinga, mista oppure una dieta BARF.
Perché bisogna prestare così attenzione alla dieta durante questo periodo?
Durante l’accrescimento il corpo dell’animale richiede una quantità adeguata di nutrienti essenziali per sostenere lo sviluppo corretto. Questi nutrienti includono proteine, grassi, fibre, vitamine e minerali.
Le proteine sono fondamentali per la crescita dei tessuti e dei muscoli, i grassi sani sono importanti per lo sviluppo del cervello e del sistema nervoso, la fibra è necessaria per garantire un corretto transito gastrointestinale e per far sì che il microbiota intestinale dell’animale si sviluppi in maniera ottimale.
Le vitamine e i minerali aiutano invece a supportare la funzione immunitaria, il metabolismo, la formazione delle ossa e la salute generale dell’animale.
Un altro motivo è che durante questo periodo avviene lo sviluppo osseo e muscolare dell’animale. Durante l’accrescimento la corretta alimentazione svolge un ruolo cruciale proprio nello sviluppo dei muscoli e dello scheletro.
Una dieta correttamente bilanciata nel contenuto di calcio, fosforo, vitamina D e proteine aiuta a costruire ossa forti e promuove la formazione di muscoli sani.
È sempre importante che questi minerali e vitamine siano bilanciate per evitare che si sviluppino problematiche legate sia alla carenza che all’eccesso.
Alimentazione del cucciolo, sviluppo cognitivo e immunitario
Durante l’accrescimento, il cervello e il sistema nervoso attraversano una fase di sviluppo molto rapido.
Un’adeguata alimentazione, ricca di acidi grassi omega-3, vitamine del gruppo B e antiossidanti può favorire lo sviluppo cognitivo ottimale.
Gli omega-3, ad esempio, sono noti per sostenere la funzione cerebrale e migliorare la memoria e le capacità di apprendimento. Assicurarsi che l’alimentazione durante l’accrescimento includa questi nutrienti può avere benefici a lungo termine sulle capacità cognitive del cane.
Durante l’accrescimento, un sistema immunitario sano è fondamentale per proteggere l’organismo dai patogeni e per sostenere una buona salute generale nel lungo periodo, quando il cane diventa adulto.
Una dieta equilibrata, ricca di vitamine A, C, E, zinco e altri nutrienti immunomodulanti può aiutare a potenziare il sistema immunitario e ridurre il rischio di malattie.
L’alimentazione durante questo periodo, quindi, è fondamentale da tutti i punti di vista!
Ogni cane è unico e per questo motivo sarebbe importante che la dieta venisse studiata appositamente e che tenga conto delle sue peculiarità.
Articolo della dott.ssa Alice Chierichetti, DMV
- Pubblicato il Alice Chierichetti
Evitare gli errori comuni nell’alimentazione del coniglio
L’alimentazione del coniglio rappresenta un aspetto fondamentale per il mantenimento della salute e del benessere di questi animali erbivori.
Ecco perché è così importante evitare gli errori più comuni, per garantire una dieta sana e bilanciata.
In questo articolo esploreremo gli errori da evitare nell’alimentazione del coniglio e forniremo consigli su come garantire una dieta sana, vero e proprio strumento di prevenzione (e spesso anche di cura!)
Alimentazione del coniglio. Gli errori più comuni.
- Dieta a base di semi o pellet di bassa qualità: uno degli errori più comuni è alimentare il coniglio con un’abbondanza di semi o pellet di bassa qualità.
Questi alimenti sono troppo spesso ricchi di grassi e zuccheri, ma poveri di nutrienti essenziali per i conigli.
È importante optare per un alimento di alta qualità, specificamente formulato per loro, che contenga una giusta quantità di fibre, proteine e vitamine, a basso contenuto calorico.
In ogni caso gli alimenti commerciali, anche di buona qualità e con la corretta composizione, vanno considerati solo una piccola parte della razione giornaliera che deve sempre includere alimenti freschi e vari. - Mancanza di fibre: i conigli sono animali erbivori e hanno bisogno di una dieta molto ricca di fibre.
Un errore comune è non fornire una quantità sufficiente di fieno nella loro alimentazione quotidiana.
Il fieno di alta qualità, come il fieno di fleolo o anche di prato polifita, è essenziale per la salute digestiva dei conigli e per l’usura corretta dei denti, che crescono nel corso della vita proprio perché la loro è un’alimentazione abrasiva.
Offrire una quantità adeguata di fieno fresco e pulito ogni giorno è fondamentale. Il fieno deve essere sempre disponibile, sia di giorno che di notte. - Eccesso di verdure ad alto contenuto di zucchero: sebbene le verdure siano una parte importante della dieta dei conigli, alcune varietà ad alto contenuto di zucchero, come le carote, devono essere somministrate con moderazione.
Un errore comune è offrire troppe verdure “dolci”, che possono portare a problemi di salute come l’obesità e l’alterazione del microbiota intestinale con conseguenti alterazioni nell’aspetto delle feci.
Preferire sempre verdure a foglia verde, come le lattughe, il cavolo riccio, ma anche radicchio e indivia.
Limitare invece le verdure ad alto contenuto di zucchero a piccole quantità occasionali. - Cereali, semi grassi, dolciumi e cibi non adatti: alcuni famigliari possono commettere l’errore di offrire pane, biscotti, altri prodotti da forno e cibi non adatti ai conigli come spuntini o premi.
Sono inclusi cibi ad alto contenuto di zucchero, cioccolato o altri alimenti che possono essere tossici per i conigli o fonte di gravi patologie a carico dell’apparato digerente.
Per suggerimenti su spuntini sicuri e adatti la cosa migliore è chiedere al medico veterinario curante, che conosce la storia clinica del coniglio con cui viviamo. - Cambiamenti repentini nella dieta: i conigli sono sensibili a qualunque cambiamento nella loro alimentazione.
Un errore comune è introdurre nuovi alimenti o modificare bruscamente la loro dieta senza una transizione graduale. Questo può causare disturbi anche gravi, come la stasi gastro-intestinale.
Per apportare cambiamenti nella dieta del coniglio occorre sempre un passaggio graduale, nell’arco di dieci-quindici giorni, mescolando il nuovo cibo con quello vecchio.
Quando si modifica l’alimentazione del coniglio è fondamentale tenere sotto osservazione l’aspetto delle feci e assicurarsi che l’appetito sia conservato.
In caso di feci molli, diarrea o mancanza di appetito va consultato subito il proprio medico veterinario di fiducia.
In conclusione
Evitare gli errori nell’alimentazione del coniglio è fondamentale per la salute e il benessere a lungo termine. Assicuriamoci di fornire un’adeguata quantità di fieno, optando sempre per alimenti di alta qualità.
Limitiamo le verdure ad alto contenuto di zuccheri. Evitiamo frutta ed alimenti non adatti, come quelli a base di cereali e semi ad elevato contenuto calorico.
Ricordiamoci anche di introdurre qualunque cambiamento nella dieta in modo graduale.
Anche quando stiamo apportando miglioramenti rispetto alla dieta precedente.
Scegliamo verdure biologiche rispettando la stagionalità, offrendole sempre a temperatura ambiente e non di frigo.
Rispettiamo anche il fatto che il coniglio è una specie crepuscolare-notturna. In natura consuma la maggior parte del cibo di cui ha bisogno dal tramonto all’alba.
E soprattutto consultiamo sempre un medico veterinario esperto nella medicina del coniglio per avere consigli specifici sulla nutrizione di questi splendidi animali.
Con una dieta sana e bilanciata, fresca e varia, possiamo garantire agli erbivori come il coniglio una vita di qualità.
E ridurre molto l’incidenza di patologie fin troppo comuni!
Articolo della dott.ssa Cinzia Ciarmatori, DMV
Per saperne di più sul ruolo del microbiota per la salute del coniglio puoi leggere anche questo articolo.
- Pubblicato il Cinzia Ciarmatori
9 errori da non commettere nell’alimentazione del cane
Anche se i cani sono sempre molto pazienti con noi, ci sono alcuni errori nell’alimentazione del cane che dobbiamo assolutamente evitare. Ve ne elenco 9!
A volte sembra quasi troppo facile dare da mangiare ad un cane e sono sicura che molte persone non ci prestano ancora la dovuta attenzione. In generale infatti i cani sono “di bocca buona”, mangiano un po’ tutto quello che gli diamo e sono tanto pazienti con noi, permettendoci di sbagliare diverse volte senza grandi effetti collaterali (al contrario del gatto, più sensibile ai nostri errori!).
Vi sono però alcuni errori che davvero dobbiamo sforzarci di non fare nell’alimentazione del cane, in questo articolo ve ne elenco 9.
Dimenticare il primo nutriente: l’acqua!
Come sempre quando parlo di acqua, premetto che so che molti di voi lettori saranno tentati di passare oltre, considerandolo banale. In realtà, l’acqua è davvero il primo dei nutrienti e gli andrebbe data l’importanza che merita.
Controllate che il vostro cane abbia sempre acqua fresca a disposizione, a maggior ragione se anziano o malato. L’acqua deve essere, se possibile, con un residuo fisso non eccessivamente alto (penso all’acqua di alcune città italiane..!) ed essere contenuta in una ciotola pulita tutti i giorni.
Specialmente nella ciotola dell’acqua infatti si tendono a creare delle pellicole batteriche che dovete sforzarvi di rimuovere pulendo con una spugnetta abrasiva e poco detergente, tutti, tutti i giorni.
Fornire troppo o troppo poco cibo
Anche questo punto forse si parrà banale, ma è purtroppo una realtà. Devo dire che nella maggior parte dei casi, almeno nel nostro Paese, si tende semmai a dare un eccesso di cibo e non troppo poco.
Tipico italiano potremmo dire: “mangia bello di mamma, che sei deperito!”. Mi capita tutti i giorni di spiegare ai miei clienti che no, il loro cane non è affatto magro.
Mantenere il cane in forma, dando il corretto apporto calorico e di nutrienti è fondamentale per mantenerlo in salute. I cani sovrappeso e obesi infatti non solo vivono peggio di cani normopeso, ma vivono anche meno!
Somministrare sempre lo stesso cibo
Qui già sento il coro “ma come, a me hanno detto di dare sempre lo stesso cibo e non cambiare mai!”. Esatto, fino a pochi anni fa nella maggior parte dei casi i colleghi medici veterinari consigliavano questo e anche al giorno d’oggi può succedere.
Nonostante queste credenze siano dure da far tramontare definitivamente, abbiamo sempre più dati per ricordarci l’ovvio: nessun animale mangia tutti i giorni lo stesso cibo e neanche per il cane questa abitudine è salutare.
Mangiare cibo fresco e variato infatti sembra aiutare a prevenire diverse patologie, per quello che sappiamo oggi sicuramente quelle dermatologiche e probabilmente quelle intestinali croniche.
Sono personalmente pronta a scommettere che questi studi andranno avanti e ci porteranno all’evidenza dell’acqua calda come si direbbe. Mangiare sano e variato fa bene tanto a loro quanto a noi!
Se proprio non volete fare alimentazione fresca, cercate quindi di variare gli alimenti e di non proporre sempre gli stessi.
Fare cambi bruschi nell’alimentazione del cane (che mangia in modo monotono)
Dopo il punto precedente, non potevo non inserire questo.
Come molti sanno infatti, cani che mangiano tutti i giorni il medesimo alimento non possono cambiare da un giorno all’altro, pena sintomatologia gastrointestinale variabile.
In realtà, in questi casi, il mio consiglio è di guardare la luna e non il dito: se facendo un cambio brusco di alimentazione il vostro cane sta male, ha un intestino di cui prendersi cura!
Si tende a pensare infatti che “sia normale che succeda”.
Non lo è per il cane, come non lo sarebbe per noi. Per evitare questa situazione, vi aiuterà fare un’alimentazione fresca e variata, dove quindi non sia più necessario fare cambi graduali perché il vostro cane è già abituato a digerire diversi nutrienti.
Non percepire i campanelli di allarme
Come conseguenza, anche in questo caso, del punto precedente, vi voglio mettere in guardia riguardo i campanelli di allarme. Si tende a pensare infatti che alcuni atteggiamenti siano “normali” (vedi sopra), oppure comunque abitudinari per il cane.
Se il vostro cane ad esempio vomita a digiuno più di una volta ogni 6 mesi, non è normale!
Per voi lo sarebbe, vomitare ad esempio una volta a settimana? Non credo!
Altro esempio: mangiare erba. Il punto non è allontanarlo dall’erba, ma capire come mai ne ha tanto bisogno.
Per questo il consiglio è di non spegnere i campanelli di allarme, ma piuttosto prendervene cura, assieme al vostro medico veterinario.
Permettere indiscrezioni alimentari
Anche se il cane è un animale nato e evolutosi come spazzino, i nostri cani moderni, non abituati a variare la dieta, tendono ad avere una maggiore sensibilità ad una serie di indiscrezioni alimentari.
Se il vostro cane ha quindi un particolare appetito o magari una estrema abilità per aprire contenitori o sportelli (mi è capitato di vedere un mio paziente aprire persino la lavastoviglie!), dovrete fare particolare attenzione per evitare che possa mangiare cibo non controllato.
In particolare fate attenzione all’olio della frittura, magari lasciato incustodito qualche ora prima di buttarlo.
Dare cibo di bassa qualità
Se volete mantenere in salute il vostro cane, l’alimentazione è il primo modo per farlo.
Anche se fino a che sono giovani potreste non notare grandi differenze rispetto ad altri cani, dare un cibo di alta qualità è il miglior modo di farli invecchiare in salute.
Vi riassumo il punto: se il cibo che date costa poco, sicuramente è di bassa qualità.
Per risparmiare infatti le ditte la prima mossa che fanno è quella di ritagliare tutto il possibile sulle materie prime dell’alimento.
Il contrario però non è sempre vero purtroppo ovvero anche cibo di alta o altissima fascia di prezzo potrebbe essere di bassa qualità. In quel caso, dovrete imparare a leggere le etichette dei cibi commerciali per scegliere il miglior alimento per il vostro cane, oppure chiedere aiuto al vostro medico veterinario di fiducia.
Esagerare con gli snack
Come per altro, la misura fa la differenza. Se infatti dare alcuni piccoli snack durante la giornata può essere piacevole e fare parte della relazione che si costruisce con il cane, magari condividendo delle attività, esagerare con gli snack non fa bene. Non fa bene prima di tutto perché se esagerate con le calorie è un problema.
Inoltre, in generale, anche se il vostro cane non ingrassasse, bisogna vedere quanto sano è lo snack che state andando a dare (meglio essiccati).
Infine, anche se fossero non troppi e sani, comunque bisogna tenere a mente che potrebbero sbilanciare la sua nutrizione se ad esempio per mantenerlo in forma si andasse poi a diminuire il pasto normale.
Insomma, snack sì, ma con misura!
Non fargli fare dieta fresca
Sì, lo so, questo è un ultimo punto assolutamente discutibile.
Ci sono tanti cani che mangiano alimento commerciale tutta la vita e non posso dire ovviamente che si faccia male. Anzi, ci sono alcuni casi, dove effettivamente non si trovano altre soluzioni che alimenti ad esempio idrolizzati.
Eppure, non sono tanti questi casi, anche fra i miei pazienti che sono spesso multi-patologici. E quindi?
Come mai sarebbe un errore non fargli mangiare mai dieta fresca?
Prima di tutto perché privereste il vostro cane della gioia di mangiare cibo fresco, sano e saporito e voi della gioia di vederlo felice nel mangiare. Vi assicuro che anche solo per questo primo punto, è difficile tornare indietro una volta che si prova il cibo fresco.
Non perché il cane lo rifiuti, capiamoci bene, molte volte loro sono così pazienti da permettercelo. Ma perché noi soffriamo a vedere il suo muso nuovamente “stufo” di vedere sempre lo stesso alimento, giorno dopo giorno, nella ciotola.
Inoltre, alcuni studi recenti, come vi dicevo sopra, dimostrano che un’alimentazione fresca e variata incide positivamente sulla salute del cane. Quindi, perché non provare?
Ovviamente non vi improvvisate, chiedete consiglio al vostro medico veterinario e sappiate che sul sito della FNOVI (Federazione Nazionale Ordini e Medici Veterinari) esiste una lista ufficiale di medici veterinari esperti in nutrizione.
Articolo della dott.ssa Maria Mayer, DVM PhD per Kodami
- Pubblicato il Maria Mayer
Il diabete mellito nel gatto
Il diabete mellito nel gatto è una patologia piuttosto comune, strettamente correlata ad alimentazione e stile di vita. Per questo è importante modificare l’alimentazione del gatto diabetico per aiutarlo a guarire.
In questo articolo parleremo di diabete mellito. Cos’è, come riconoscerlo e come l’alimentazione rivesta un’importanza fondamentale. Sia come causa che nella cura: se riusciamo a diagnosticare la malattia ai suoi esordi, potremmo aver modo di curarlo, cambiando alimentazione.
Cos’è il diabete mellito?
Il diabete mellito è una patologia caratterizzata da una concentrazione costantemente elevata di glucosio nel sangue (iperglicemia) che può risultare pericolosa se non riconosciuta e appropriatamente trattata.
Il diabete mellito è legato ad un insieme di disturbi che causa l’incapacità del pancreas di secernere l’ormone insulina, oppure da un’incapacità dei tessuti di utilizzare l’insulina stessa.
Questo ormone infatti è necessario per tenere sotto controllo la concentrazione di glucosio nel sangue e permettere ai vari tessuti di utilizzare il glucosio per produrre energia.
Quali tipi di diabete mellito nel gatto?
Esistono diversi tipi di diabete mellito, classificabili in modo simile a quanto riportato in medicina umana.
Quasi tutti i soggetti appartenenti alla specie felina sviluppano il cosiddetto diabete mellito di tipo 2 (“non insulino-dipendente”). Caratterizzato da una perdita relativa e spesso reversibile della produzione di insulina e/o da una resistenza dei vari tessuti nei confronti dell’azione dell’insulina stessa.
Questa malattia è piuttosto comune (prevalenza nel gatto stimata tra lo 0,2 e 0,5%) ed è più frequente in soggetti anziani (> 8 anni), di sesso maschile, in sovrappeso/obesi. O in quelli appartenenti a specifiche razze (es. Burmese, Maine Coon, Blu di Russia, Siamese).
Il sovrappeso è senza dubbio il maggiore fattore di rischio per lo sviluppo di diabete mellito nel gatto.
Anche uno stile di vita sedentario o prettamente indoor, la somministrazione di particolari farmaci (es. cortisonici) e alcuni fattori genetici possono predisporre allo sviluppo di diabete mellito in questa specie.
Segni clinici indicativi di diabete mellito
I gatti malati si presentano tipicamente affetti da poliuria (eccessiva produzione di urina), polidipsia (eccesso nel bere), polifagia (aumento della fame) e da una progressiva perdita di peso (nonostante la condizione di obesità sottostante renda talvolta difficile identificare questo segno clinico).
In casi più gravi si possono evidenziare segni clinici riconducibili a una neuropatia diabetica. Con debolezza degli arti posteriori, incapacità di saltare e “plantigradia”, ovvero una postura anomala evidente sui posteriori. Oppure ad una chetoacidosi diabetica, ossia lo scompenso del diabete mellito caratterizzato da forte depressione, vomito e anoressia.
Come si effettua la diagnosi di diabete mellito nel gatto?
Il diabete si può diagnosticare evidenziando una condizione di iperglicemia persistente, presenza di glucosio nelle urine (glicosuria) e in presenza di segni clinici specifici precedentemente citati. Soprattutto l’aumento dell’assunzione di acqua e della produzione di urina.
Poiché lo stress, un evento comune nei gatti in visita dal Medico Veterinario, o la somministrazione di alcuni farmaci (es. cortisonici) possono essere una causa di iperglicemia, è importante valutare la glicemia nel corretto contesto clinico. Per non confondere una iperglicemia da stress con un diabete mellito.
Il Medico Veterinario potrebbe richiedere ulteriori indagini di laboratorio (esame delle urine con relativo esame batteriologico, esame emocromocitometrico, esame biochimico, emogasanalisi e valutazioni degli ormoni tiroidei). Ma anche esami strumentali come l’ecografia dell’addome al fine di escludere altre malattie concomitanti. Come acromegalia, infezione delle vie urinarie, ipertiroidismo, pancreatite, che possono aver scatenato o aggravare la condizione del diabete mellito.
Come modificare l’alimentazione del gatto diabetico
L’alimentazione nel gatto diabetico riveste un’importanza fondamentale, sia come causa che nella cura.
Il gatto infatti, essendo un carnivoro stretto, soffre di “tossicità da glucosio” ovvero lo zucchero nel sangue ha effetti deleteri sulla sua salute.
Cambiare alimentazione nelle fasi iniziali della patologia può portare persino ad invertirne il corso, ovvero guarire totalmente. In circa il 30% dei casi infatti i gatti diabetici possono ottenere una remissione della malattia.
Nel frattempo che il vostro medico veterinario imposta la terapia insulinica, la prima cosa da fare (sempre su indicazione del medico curante) è eliminare del tutto gli alimenti commerciali secchi, ricchi di amido e quindi di glucosio.
Scegliendo un cibo umido, ricco di proteine e grassi, possiamo infatti diminuire il carico glicemico post prandiale.
In generale il gatto diaberico che sta seguendo terapia insulinica dovrebbe mangiare due volte al giorno, in orari stabiliti. Dato che la terapia insulinica è basata su quanto l’animale mangia, è importante non variare quantità e qualità del cibo evitando extra.
Come va alimentato un gatto diabetico?
Il gatto diabetico dovrebbe mangiare da carnivoro, questo vuol dire prediligere cibo ricco di proteine di origine animale (carne e pesce), senza amido in nessuna forma (no patate, riso, cereali, zucchero).
Nell’alimentazione del gatto diabetico può essere presente verdura. La fibra infatti può aiutare il gatto ad assimilare più lentamente i principi nutritivi presenti nel cibo, abbassando di conseguenza il picco glicemico post prandiale. Attenzione però a non esagerare! Il suo intestino non è fatto per digerirne grandi quantità.
Anche se può sembrare ovvio, è importante lasciare sempre tanta acqua fresca a disposizione!
Gatto diabetico e alimentazione casalinga
L’alimentazione casalinga rappresenta l’alternativa ideale per il gatto diabetico. In questo caso il cambio di dieta potrebbe essere facilitato dall’aumentato appetito che caratterizza i gatti affetti da questa patologia soprattutto nelle prime fasi. In condizioni normali infatti, essendo il gatto un animale neofobico, risulta molto difficile fargli apprezzare nuovi alimenti.
Il gatto potrà mangiare quindi cibo fresco, composto da carne e pesce con una buona quantità di grassi, utili a scopo energetico al posto del glucosio. Verranno aggiunte integrazioni funzionali come gli Omega3 atti a contrastare l’infiammazione che favorisce l’avanzare di questa patologia.
Completano il tutto piccole dosi di verdure, mentre sarà vietata la somministrazione di frutta, poiché troppo ricca di zuccheri!
Articolo della dott.ssa Laura Mancinelli, DVM
- Pubblicato il Laura Mancinelli
La diarrea nel cane e nel gatto come gestirla al meglio
In questo articolo analizzeremo uno dei sintomi più comuni nei nostri animali da compagnia: la diarrea nel cane e nel gatto. Classificheremo i tipi di diarrea, parleremo delle cause che portano a questo sintomo e di come gestire un evento diarroico con o senza l’aiuto dell’alimentazione.
È difficile spiegare a chi non condivide la propria vita con un cane o un gatto quanto il sintomo diarrea possa dare preoccupazione. A volte si tratta di un problema cronico con cui il nostro animale convive, senza avere un peggioramento della qualità di vita. In altri casi invece la diarrea diventa un problema per l’animale e per il proprietario, che non riesce a gestirla.
Non è un sintomo da sottovalutare, soprattutto per chi vive in un centro storico o in una grande metropoli. Può provocare disagio sociale per l’intera famiglia.
Le tipologie di diarrea nel cane e nel gatto
Per aiutarci a gestire al meglio ansia e preoccupazione è importante saper riconoscere la tipologia di diarrea.
Si parla di diarrea acuta, quando oltre ad insorgere improvvisamente, perdura per pochi giorni. Ma quanti giorni? Non più di 5-7 giorni. Un dato importante per distinguerla dalla diarrea cronica, che dura da più di una settimana e può iniziare a destare preoccupazione.
Infatti, per quanto i fenomeni di diarrea acuta possano essere più allarmanti agli occhi di un proprietario (ma anche di un medico veterinario), spesso vengono arginati molto semplicemente senza la necessità di terapie farmacologiche vere e proprie.
Anche la “diarrea emorragica acuta” detta HGE (Acute Hemorrhagic Diarrhea Syndrome) va saputa distinguere. Alcuni studi dimostrano trattarsi di un fenomeno acuto, temporaneo e capace di rientrare del tutto da solo (autolimitante) senza l’utilizzo di antibiotico.
Ovviamente non deve essere accompagnata da febbre, grave abbattimento, scariche continue, età infantile a rischio malattie infettive. Né si deve trattare di animali anziani e debilitati.
In soggetti giovani/adulti, tendenzialmente sani con particolare sensibilità gastroenterica, il tempo di guarigione da questo sintomo è identico, con o senza antibiotico.
A volte invece di sangue possiamo trovare muco, che sta ad identificare colite.
Oppure feci completamente liquide dove il cibo non è stato per nulla assorbito.
Entrambe queste condizioni possono essere a loro volta acute o croniche e quindi vanno gestite in modo diverso.
Le cause di diarrea nel cane e nel gatto
Sono molteplici le cause di diarrea, prime tra tutte quelle alimentari.
Oltre ad aver mangiato un alimento non adatto, che si tratti di un cane o di un gatto, anche la razza può influenzare il tipo di reazione verso uno specifico cibo.
Non dimentichiamo che è “la dose che fa il veleno” e che spesso non conta solo cosa i nostri animali stanno mangiando, ma anche quanto e come.
Ecco che il pollo può generare diarrea nel cane non solo perché possibile fonte allergizzante, ma perché ne è stato mangiato troppo.
Oppure capita che un alimento fresco possa non generare sintomi gastroenterici, a differenza del suo corrispettivo commerciale.
Anche il passaggio repentino da un cibo all’altro può essere causa del sintomo.
La diarrea da cambio alimentare è fisiologica e nella maggior parte dei casi autolimitante.
Tra le tante ragioni, è da attribuire ad una necessità del microbiota intestinale di riadattarsi.
Ovviamente esistono anche cause di diarrea acuta/cronica non alimentari. Rappresentate da malattie infettive, parassitarie, autoimmuni, allergiche, chimiche, comportamentali, etc,
L’alimentazione in questi casi può essere una concausa e le terapie sono molto spesso farmacologiche
La gestione della diarrea nel cane e nel gatto
Partiamo dal concetto che l’utilizzo di antibiotici deve essere preso in considerazione solo in casi di estrema necessità e solo dopo approfondita valutazione medica.
L’uso ed abuso del farmaco in medicina (umana e veterinaria), insieme alle più recenti acquisizioni scientifiche, hanno modificato completamente l’approccio verso il sintomo diarrea.
Oggi infatti è importante imparare a trattare una diarrea acuta per quello che è, partendo dal cibo fino ad arrivare al parafarmaco e solo in casi particolari al farmaco.
Se il nostro animale sta assumendo pet food commerciale possiamo:
- In casi non estremamente acuti, lasciare il cibo attuale del nostro animale, andando a ridurne solo quantità e modificando la frequenza di somministrazione in piccoli pasti.
- In casi più intensi di diarrea acuta, utilizzare cibi iperdigeribili. Come cibi gastrointestinali o alimenti umidi a maggior contenuto di acqua
Se il nostro animale sta assumendo una dieta fresca casalinga gli approcci sono molteplici.
Sempre in base al soggetto, alla razza ed all’età. Anche la gestione nutrizionale del professionista che elabora il piano alimentare può essere molto diversa: si può scegliere di somministrare solo la fonte proteica, ridurre i grassi, dare solo una determinata fonte di carboidrati, aumentare o diminuire le fibre, etc.
Note di terapia
I parafamaci a disposizione per controllare la diarrea acuta sono molti.
Oltre all’impiego di probiotici si può ricorrere ad astringenti naturali a base di pectine, che richiamano acqua e aiutano a compattare le feci non formate.
Ne sono esempi i prodotti a base di farina di carrube. Una sostanza contenente anch’essa pectine che richiamano acqua, assieme ad acidi grassi insaturi, vitamine e sali minerali. Ricopre anche una funzione antibatterica, impedendo ai batteri di aderire alla parete intestinale.
Analoga funzione è anche quella della bentonite, un minerale naturale argilloso, che impedisce anche l’assorbimento di tossine.
Attenzione però a non abusare di questi prodotti: oltre a mascherare un sintomo che potrebbe essere cronico, possono ridurre nel lungo periodo anche l’assorbimento di sostanze nutritive.
Sempre tra i prodotti da banco ne esistono di ottimi anche per gestire condizioni più croniche.
La fibra solubile svolge sempre la funzione di richiamo dell’acqua dall’intestino al fine di compattare le feci. Importante nominare le cuticole/bucce macinate di psyllum, importante fibra ad azione prebiotica.
Anche in questo caso però attenzione: minimi eccessi possono provocare coliti!
Possiamo concludere dicendo che, anche se il sintomo diarrea può essere fonte di disagio e preoccupazione per il proprietario, saper riconoscere il tipo di diarrea e saperla contenere può ridurre il carico di stress emotivo ad essa correlata.
Senza mai dimenticare però di consultare il proprio medico veterinario di fiducia se il sintomo persiste o in caso di dubbio.
Articolo del dott. Carmine Salese, DMV
- Pubblicato il Carmine Salese