I cani possono mangiare i cachi? Una guida per i proprietari

L’autunno porta con sé una varietà di frutti deliziosi, tra cui i cachi, che molti di noi non vedono l’ora di gustare. Ma cosa fare se il nostro cane si mostra interessato a questo frutto dolce e succoso? I cachi sono sicuri per i cani? In questo articolo, esploreremo i benefici, i rischi e le modalità corrette per offrire questo frutto al nostro cane, mantenendo sempre la loro salute al primo posto.

Benefici del cachi per i cani

Il cachi, frutto della pianta Diospyros, è apprezzato per la sua dolcezza e le sue proprietà nutritive. Originario della Cina, questo frutto è ormai ampiamente diffuso anche in Italia, dove viene consumato soprattutto durante l’autunno. I cani, come noi, possono essere attratti dal suo sapore dolce, ma è importante sapere come somministrarlo correttamente.

Questi frutti sono ricchi di vitamina C e beta-carotene, due potenti antiossidanti che possono supportare il sistema immunitario del cane. Inoltre, contengono minerali essenziali come potassio, fosforo e magnesio, che contribuiscono al benessere generale dell’animale. Un altro aspetto positivo è la presenza di fibre, che possono favorire la salute intestinale del cane, sempre che siano consumate con moderazione.

I rischi associati al consumo di cachi

Nonostante i loro benefici, i cachi non sono privi di rischi per i cani. Innanzitutto, bisogna considerare l’alto contenuto di zuccheri di questo frutto. Con circa 65-70 kcal per 100 g, sono più calorici rispetto ad altri frutti come le mele. Gli zuccheri rappresentano circa il 16-18% del frutto, un dato importante da tenere in considerazione, soprattutto per i cani con predisposizione al sovrappeso o alla diabete.

Per i cani diabetici, infatti, è assolutamente sconsigliato a causa del suo elevato contenuto di zuccheri. Inoltre, nei cani che non sono abituati a consumare frutta, un’eccessiva quantità di cachi potrebbe causare disturbi gastrointestinali come flatulenza e feci molli.

Come dare il cachi al cane in sicurezza

I cani possono mangiare i cachi? Una guida per i proprietari

Se decidete di dare un po’ di cachi al vostro cane, ci sono alcune precauzioni da prendere. Prima di tutto, il frutto deve essere ben maturo, ma non eccessivamente. Un cachi troppo maturo è più ricco di zuccheri, mentre uno acerbo contiene tannini, che possono avere un effetto astringente e rendere il frutto difficile da digerire. Il cachi maturo è inoltre più lassativo, quindi va somministrato con molta moderazione.

È essenziale sbucciare il frutto e rimuovere il seme centrale prima di offrirlo al cane. Il seme può rappresentare un pericolo di soffocamento, specialmente per i cani più voraci. Dopo aver sbucciato e tagliato il cachi in piccoli pezzi, potete offrirne un piccolo assaggio al vostro cane, monitorando attentamente la sua reazione.

Quanto cachi può mangiare il cane?

La quantità giusta di cachi per un cane varia a seconda della taglia e della tolleranza individuale al frutto. Come regola generale, per i cani di piccola taglia, è consigliabile offrire solo un pezzettino grande quanto una falange del dito. Per i cani di taglia media o grande, si può arrivare a 2-3 pezzettini. In ogni caso, la moderazione è la chiave: troppi zuccheri possono fermentare nell’intestino del cane, causando flatulenza e altri problemi digestivi.

Se notate che il vostro cane manifesta sintomi come feci molli o disagio intestinale dopo aver mangiato i cachi, riducete la quantità o sospendete completamente la somministrazione.

Conclusione

In sintesi, i cachi possono essere un piccolo piacere da condividere con il vostro cane, a patto di seguire alcune semplici regole. Offrite il frutto in piccole quantità, ben maturo e senza semi, e osservate attentamente come reagisce il vostro amico a quattro zampe. Ricordate che, come per qualsiasi nuovo alimento, è sempre una buona idea consultare il veterinario prima di introdurlo nella dieta del vostro cane.

In questo modo, potrete godervi l’autunno insieme al vostro cane, gustando entrambi i deliziosi frutti di stagione senza rischi per la salute.

Articolo della Dr.ssa Maria Mayer, DVM

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