proteine

In viaggio con le proteine, dalla ciotola all’intestino

Sappiamo che le proteine sono i macronutrienti più importanti nella dieta di cane e gatto, ma ci siamo mai chiesti il perché di questa affermazione?

In questo articolo analizzeremo il viaggio delle proteine, dalla ciotola dei nostri carnivori fino all’interno del loro intestino e oltre, per capire cosa sono e a cosa servono queste molecole così importanti per la loro esistenza.

Proteine, una collana di perle preziose

Le proteine sono catene di aminoacidi, tenute insieme da legami covalenti, detti “peptidici”. Per semplificare, potremmo immaginarcele come delle collane di perle di lunghezze diverse, dove ogni perla è un aminoacido.

In natura esistono solamente 20 aminoacidi. Tutte le proteine, da quelle dei batteri a quelle degli organismi più complessi, sono costituite sempre dagli stessi 20 aminoacidi. In base a come questi vengono assemblati a formare la catena, prenderà forma una proteina diversa. 

Di questi 20 aminoacidi, più o meno tutte le specie sono in grado di sintetizzarne la metà (ovvero se li sanno produrre da soli). Gli altri devono invece essere necessariamente introdotti con la dieta e prendono il nome di “aminoacidi essenziali”. Gli aminoacidi essenziali non sono gli stessi in tutte le specie. Ad esempio la taurina è essenziale per il gatto, ma non per il cane. La carenza di questi aminoacidi essenziali nella dieta del cane e del gatto può provocare, nel tempo, disturbi del metabolismo proteico che possono causare alterazioni importanti della crescita e dello sviluppo.

Esattamente come per le collane di perle, che possono avere lunghezze diverse, anche per le proteine accade la stessa cosa. Ecco quindi che possiamo avere proteine molto corte (come ad es. l’Ossitocina, costituita solo da 9 aminoacidi) o molto lunghe (come la Connectina, presente nel tessuto muscolare, che di aminoacidi ne ha ben 33.000!).

Le proteine sono catene di aminoacidi, tenute insieme da legami covalenti, detti “peptidici”. Potremmo immaginarcele come delle collane di perle di lunghezze diverse, dove ogni perla è un aminoacido.

Da una proteina all’altra

La digestione delle proteine ingerite con la dieta inizia nello stomaco e prosegue nell’intestino tenue ad opera di specifici enzimi (proteasi) che staccano gli aminoacidi dalla catena, in modo che questi possano attraversare la parete intestinale per assorbimento, per poi essere riassemblati in nuove catene peptidiche. E quindi dar vita a nuove proteine che saranno utilizzate dai nostri animali sia a fini strutturali  (per costruire parti del loro organismo) che energetici (per produrre energia utile per i propri fabbisogni). 

Tuttavia i nostri carnivori domestici non sono in grado di sfruttare tutte le proteine a scopi energetici, ma possono farlo solo con quelle di origine animale. Per questo motivo, quando analizziamo l’etichetta di un mangime commerciale o la formula di una dieta casalinga, dovremmo prestare attenzione non solo alla percentuale totale di proteine (che è data dalla somma di proteine animali e vegetali) ma anche e soprattutto alla quantità di proteine animali, che dovrebbe sempre prevalere in modo importante su quelle di origine vegetale.

Proteine e funzioni biologiche

Le proteine, come già accennato, non vengono sfruttate solo a scopi energetici, ma hanno anche tutta una serie di funzioni strutturali e biologiche a cui spesso non pensiamo e su cui, invece, vale la pena riflettere.

Sono fatti di proteine tutti i muscoli, cuore compreso. Actina e miosina, infatti, assieme al collagene e all’elastina, sono le principali proteine con funzione strutturale. 

Ci sono poi proteine con funzioni di trasporto (come l’indispensabile emoglobina, che serve per trasportare l’ossigeno in tutto l’organismo), di difesa (tutti gli anticorpi, che ci proteggono dalle infezioni, sono proteine), di regolazione (gli ormoni sono molecole proteiche) e anche di riserva (come la caseina).

Le proteine sono quindi essenziali al corretto funzionamento di ogni organo e apparato e al mantenimento della connessione tra i sistemi, tanto cara alla PNEI. (ne parliamo qui).

Sono utili le diete a ridotto tenore proteico?

Da quanto detto fin qui, va da sé che ridurre le proteine nella dieta dei nostri carnivori domestici non è (quasi) mai una buona idea.

Cosa accade, infatti, se non forniamo una quantità sufficiente di proteine con la dieta? Accade che l’organismo, per preservare la sintesi delle proteine fondamentali per la sua sopravvivenza, non ricevendo una sufficiente quantità di aminoacidi attraverso la dieta, comincerà ad attingere alle riserve organiche, principalmente i muscoli (la c.d. “massa magra”) con conseguente instaurarsi di uno stato di deplezione muscolare detto “sarcopenia”, molto difficile, se non impossibile, da recuperare.

La sarcopenia si instaura spesso in soggetti anziani o con patologie oncologiche, renali e cardiache in fase avanzata. Ecco perché, anche in questi soggetti, la riduzione proteica nella dieta spesso non solo non è utile, ma può diventare addirittura controproducente, in quanto contribuisce ad un peggioramento della loro condizione, non solo per i motivi appena elencati, ma anche perché una dieta con poche proteine sarà una dieta molto poco appetibile per i nostri animali carnivori, spesso già disappetenti a causa della loro patologia. 

Anche in quella piccola percentuale di condizioni patologiche in cui, invece, una restrizione proteica si renda necessaria, come l’ insufficienza renale in fase avanzata (ne parliamo qui) o gli shunt epatici, l’entità di questa restrizione, così come la qualità delle proteine da utilizzare nella dieta, dovrebbero essere sempre ponderate e ragionate sul singolo caso e sul singolo soggetto. Sempre meglio se con il supporto di un Medico Veterinario esperto in Nutrizione.

Articolo della Dott.ssa Marta Batti, DMV

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