Crocchette grain free per il cane: è una moda?
Un alimento commerciale grain free è davvero la scelta migliore per i nostri amici?
Circa 15 anni fa questi alimenti hanno iniziato a prendere piede con grande successo, proprio perché ai proprietari più attenti piaceva l’idea di dare un cibo che assomigliasse il più possibile alla dieta di un carnivoro selvatico. Senza carboidrati quindi che apportassero amido.
I mangimi grain free, però, non ne sono privi in realtà!
Anzi, per ottenere l’estrusione, il processo tecnologico che porta ad ottenere i croccantini, serve proprio una quota di amido. Senza il quale l’estrusione non può avvenire.
Nei mangimi grain free l’amido viene apportato dalle patate e spesso anche da quote importanti di legumi. Ma l’utilizzo di ceci, lenticchie e piselli in quantità elevate può condurre a diverse problematiche di tipo gastroenterico. Per la loro scarsa digeribilità e la presenza di fattori antinutrizionali.
Non bisogna nemmeno sottovalutare il fatto che i legumi contribuiscono ad innalzare il contenuto proteico di questi mangimi. Seppur con proteine di minor valore biologico rispetto a quelle animali, che sono poco utilizzabili dai nostri amici.
Storia del grain free
Questa tipologia di alimento per i nostri amici nasce in Canada e Nord America circa 15 anni fa.
In zone in cui il clima può essere particolarmente rigido. In origine, i grain free avevano una loro motivazione ben precisa, ossia quella di avvicinare questi mangimi alle condizioni di alimentazione naturale dei carnivori.
All’epoca, quando questi alimenti sono usciti per la prima volta sul mercato, i mangimi per cani presentavano sì una quota di carne. Ma erano composti soprattutto da cereali. Questo anche perché i primi estrusori non permettevano di arrivare a quote ridotte di amidi, come invece può accadere con macchinari più moderni.
La motivazione dietro questi nuovi prodotti era quindi quella di farli assomigliare il più possibile a ciò che un carnivoro mangia in natura. Ossia ad una preda. E in natura viene mangiato tutto della preda!
Quindi il muscolo, il grasso, ma anche il contenuto intestinale. Nello stomaco e nell’intestino di una preda, è possibile trovare infatti erba, frutta, ed anche qualche tubero. Ma di cereali, intesi come cariosside (seme) delle graminacee gli animali selvatici non ne mangiano poi così tanti, ed ecco perché in questi cibi non erano presenti cereali.
Questi ragionamenti, però, nei paesi di origine dei grain free avevano una loro logica. Soprattutto per categorie di animali con altissimi fabbisogni energetici, in un clima particolarmente rigido (pensiamo ai cuccioli in accrescimento, alle mamme in lattazione, ma soprattutto ai cani che dovevano lavorare sulla neve, come i cani da slitta). Per soddisfare i quali sarebbero serviti così tanti amidi da dare problemi di digeribilità.
Dunque i grain free sono nati per ottenere comunque un estruso ma con una elevata quota di proteine, tanti grassi (per sopperire agli elevati fabbisogni energetici) e tanta fibra (perché nel contenuto del tratto gastroenterico delle prede, i carnivori selvatici ne trovano comunque una discreta quantità).
I primi grain free in Italia
I primi mangimi grain free importati in Italia presentavano un elenco di ingredienti notevole (con almeno 4-5 fonti di proteine animali diverse). Una lunga lista di frutta, erbe fresche ed essiccate per un effetto prebiotico (erba medica, mela, ribes…).
Avevano quindi un elevato tenore proteico (arrivavano ad un 40-45% di proteine!) tanti grassi (30-35%) ma anche tante fibre (fino a 6-7 punti di fibra!). E questo affascinò subito i proprietari più attenti, desiderosi di fornire al proprio beniamino il cibo migliore possibile.
Il grandissimo successo dei grain free è da attribuire proprio all’impressione di alimentare il proprio animale con qualcosa di più “naturale” e più vicino alla sua fisiologia.
Ecco che tante aziende, in seguita a questo successo, iniziarono a produrre grain free.
Purtroppo, però, la carne è un ingrediente abbastanza costoso, e per diminuire i costi di produzione mantenendo alto il quantitativo proteico, alcune aziende ricorsero ai legumi: fonte sufficientemente economica sia di amidi, che di proteine.
Le etichette si allungarono ulteriormente con ceci, lenticchie rosse e verdi, piselli, ecc.
Questo espediente ha permesso di ridurre il quantitativo di carne utilizzata, mantenendo quindi i ricavi accettabili per una azienda. Ma le proteine dei legumi, oltre ad avere un basso valore biologico, non sono così semplici da utilizzare per un cane come quelle provenienti da fonti animali!
Fonti di amidi nelle crocchette grain free
Dobbiamo fare anche una considerazione sugli amidi apportati dai legumi. Si tratta prevalentemente di amilosio, che risulta meno digeribile rispetto all’amilopectina presente invece nei cereali.
Ecco che dunque, tra un mangime con tanti legumi ed uno con tanti cereali (per quanto anche questo non sia il massimo per i nostri carnivori domestici) sarà da preferire il secondo!
Dobbiamo anche ricordare che i legumi contengono elevate quantità di fattori antinutrizionali, che impediscono quindi il corretto assorbimento degli altri nutrienti presenti nella dieta.
Rischi degli alimenti grain free
Cani alimentati con questi mangimi hanno ben presto presentato alcuni problemi. Spesso producono un elevato quantitativo di feci, per la tanta fibra presente, ma possono manifestare anche vomito, feci poco formate, diarrea e meteorismo. Proprio perché la quota elevata di legumi li rende difficilmente digeribili per i nostri amici.
Alla lunga, l’utilizzo di questi cibi può portare quindi all’insorgenza di disbiosi.
Ma non solo: si è sospettato che i grain free con tanti legumi, abbiano causato in numerosi animali una forma di miocardiopatia dilatativa. Proprio dovuta all’azione antinutrizionale di questi ingredienti, ed alle fibre che forniscono (Nel 2018, la FDA – Food and Drug Administration- ha aperto una inchiesta al riguardo, proprio a seguito di numerosissime segnalazioni di miocardiopatia dilatativa di probabile origine alimentare, in seguito all’assunzione di grain free).
Più recentemente, alla luce di quanto detto sopra, le aziende hanno iniziato a produrre grain free con meno legumi, utilizzando come fonti di amidi le patate o la tapioca. Questi mangimi, per quanto non presentino particolari vantaggi rispetto ad un cibo contenente cereali, riducono comunque le problematiche dovute all’eccesso di legumi.
A chi dare un cibo grain free?
Bisogna contestualizzare dunque questa tipologia di alimenti. Un grain free di buona qualità, rispetto ad un altro cibo commerciale con meno proteine e meno grassi, può essere una buona soluzione per animali con problemi di ingestione e/o con fabbisogni energetici elevati.
In cui potremo coprire il fabbisogno energetico aumentato con un volume inferiore di alimento.
I cibi grain free che presentato una elevata quantità di proteine animali sono inoltre più appetibili rispetto ad un mangime che presenta più materie prime vegetali.
Ricordiamo ad ogni modo che grain free non significa, necessariamente, tante proteine: bisogna sempre leggere bene le etichette per valutare la qualità del prodotto.
In ogni caso, il mio consiglio è di evitare le etichette che presentano una lunga lista di legumi. Sia per non far incorrere i nostri amici in problematiche digestive, sia perché le proteine migliori per loro restano quelle di origine animale. Non ha inoltre senso, dal mio punto di vista, eliminare i cereali, che tutto sommato forniscono carboidrati che la maggior parte dei nostri cani sa ormai digerire discretamente, per dargliene altri scarsamente digeribili.
Articolo della Dott.ssa Silvia Bernabucci, DVM