Proteine idrolizzate

Cosa sono le proteine idrolizzate?

In questo articolo parleremo di proteine idrolizzate, cosa sono e come vengono prodotte?
C’è differenza tra prodotti monoproteici e idrolizzati? Quali sono i vantaggi nell’utilizzare cibi idrolizzati? Quando è consigliato darlo? Possono essere somministrati per tutta la vita o ci sono dei rischi?

Negli ultimi anni sempre più aziende mangimistiche per animali da compagnia si sono specializzate nella produzione di alimenti costituiti da proteine idrolizzate.
Questo tipo di alimento viene spesso scelto dal medico veterinario come prima opzione in tutti quei casi in cui si sospetta una reazione avversa al cibo.
Quando parlo di reazione avversa al cibo non intendo solo problemi dermatologici ma anche reazioni gastrointestinali che si possono manifestare con diversi sintomi clinici.

Cosa sono e come vengono prodotte le proteine idrolizzate?

Le proteine idrolizzate sono un insieme di amminoacidi e peptidi che si ottengono in seguito all’idrolisi di una fonte proteica, di origine animale o vegetale.
Il processo di idrolisi avviene tramite l’utilizzo di acidi o di enzimi e  possiamo paragonarlo a ciò che avviene nello stomaco dei nostri animali, così come nel nostro.

Nel momento in cui gli alimenti ingeriti raggiungono lo stomaco, l’acidità presente e la produzione di enzimi specifici fa si che le proteine alimentari vengano scomposte in peptidi sempre più piccoli. Fino ad ottenere piccoli amminoacidi che verranno poi assorbiti.

Potremmo definire quindi le proteine idrolizzate come proteine “predigerite”. Per questo risultano meglio tollerate a livello gastrointestinale in quei soggetti maggiormente sensibili o con difficoltà digestive, facilitando il lavoro dello stomaco e riducendo la risposta del sistema immunitario.

Il processo di idrolisi artificiale infatti, che può essere più o meno spinto, riduce gli amminoacidi in oligopeptidi che sono piccolissime catene a basso peso molecolare.
Queste molecole sono così piccole che non vengono riconosciute come allergene dal sistema immunitario. Ciò fa si che il rischio di allergie alimentari venga ulteriormente ridotto.

Le proteine maggiormente impiegate per la produzione di questi alimenti sono dei sottoprodotti di origine animale e vegetale, per lo più proteine che derivano dal pollo e dalla soia. Del pollo le parti che solitamente vengono utilizzate sono le penne e le piume. Materia prima molto vantaggiosa dal punto di vista economico per le aziende in quanto prodotto di scarto, perché non utilizzabile per altri scopi. 

Le proteine idrolizzate sono un insieme di amminoacidi e peptidi che si ottengo in seguito all’idrolisi di una fonte proteica che può essere di origine animale o vegetale e vengono utilizzate per produrre dei mangimi per cani e gatti.

C’è differenza tra i prodotti commerciali monoproteici ed idrolizzati?

Assolutamente sì, come già affrontato in questo articolo. Il cibo monoproteico è così chiamato perché composto da una singola proteina di origine animale, proteina non trattata con il processo dell’idrolisi. Quindi in casi di reazione avversa al cibo o di particolari allergie, il cibo monoproteico potrebbe non essere la scelta migliore come prima opzione per iniziare una dieta ad eliminazione o privativa. 

Quando è consigliato dare un cibo idrolizzato?

Le proteine idrolizzate sono consigliate in tutti quegli animali che presentano delle allergie o delle intolleranze alimentari, ancor più in quei soggetti che hanno problemi di digestione o patologie gastrointestinali specifiche.

Queste proteine, visto il pretrattamento di idrolisi vengono facilmente digerite ed assorbite. Inoltre visto il basso peso molecolare non si comportano come allergeni, quindi utilissime da un punto di vista diagnostico.

Possono essere somministrate per tutta la vita o ci sono dei rischi?

Il cibo idrolizzato dovrebbe essere dato principalmente a scopo diagnostico. Solitamente per circa 8 / 12 settimane o per un tempo utile fino a quando la sintomatologia clinica, parlando principalmente di problemi gastrointestinali e cutanei, scompare.

Se dopo questo tempo il cane o il gatto non presenta più reazioni indesiderate, possiamo dire che con molta probabilità aveva una reazione avversa al cibo. Molte persone e famiglie a questo punto, risolti i problemi più evidenti, preferiscono fermarsi, confondendo l’assenza di sintomi con il benessere del soggetto.

Il passo successivo che consigliamo sempre invece è quello di iniziare le prove di scatenamento, ovvero reintrodurre con uno schema preciso e dettagliato in modo graduale gli alimenti. Cercando così di capire qual è l’allergene alimentare scatenante la reazione avversa. 

La maggior parte delle aziende scrive che questo cibo può essere dato per l’intera vita del cane o del gatto, ad eccezione di alcune patologie che purtroppo a volte possono essere concomitanti nello stesso animale, per le quali invece è sconsigliato. Come ad esempio in corso di pancreatite- iperlipidemia- problemi epatici o problemi alle basse vie urinarie.

In questi casi è ancora più importante conoscere a quale alimento il vostro animale è sensibile. Per poter così dare un’alimentazione adeguata e di supporto per le patologie che lo affliggono. 

Cibo idrolizzato tutta la vita?

Come abbiamo visto, le aziende ci dicono che il cibo idrolizzato può essere dato tutta la vita. Ma, che tipo di cibo stiamo dando ai nostri animali? Queste proteine, che solitamente sono costituite da scarti come materia prima di partenza, subiscono diversi passaggi di lavorazione prima di arrivare alla forma idrolizzata, potenzialmente diventando un prodotto con scarso valore nutrizionale. 

In conclusione, ogni animale è un caso a se stante, non esiste la dieta ideale in assoluto, ma bisogna cercare di elaborare la dieta ideale per ogni singolo soggetto. Se l’alimentazione idrolizzata è l’unica con la quale il nostro cane o gatto riesce a stare bene, può essere una soluzione accettabile, anche se non ci esime da cercarne altre, senza “parcheggiarci” in una soluzione apparentemente comoda.

Nutrire è molto di più infatti e questi alimenti rappresentano nel tempo quanto meno uno scarsissimo stimolo di sapori e consistenze.

Non dargli solo da mangiare….Nutrilo!

Articolo della dott.ssa Francesca Parisi, DMV

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